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Tian Guan Ci Fu - Il Nuovo Regno

Summary:

E' trascorso un anno dalla battaglia contro Jun Wu e Xie Lian puo' finalmente riabbracciare il suo San Lang, ma come disimparare un'astinenza che ha praticato con devozione per otto secoli?
Mu Qing e Feng Xin si uniscono nell'indagine su una serie di morti sospette, ma tornerà a galla un episodio del loro passato che avevano cercato di dimenticare e che li porterà finalmente a un difficile, ma necessario, confronto.
Un misterioso e affascinante uomo mascherato dichiara a Shi Qingxuan di essere un emissario del Regno Immortale, incaricato di rimetterlo in condizione di ascendere di nuovo. Ritrovare la perduta immortalità significherà perdere un pezzetto di cuore?
Doloroso è il passato che lega il Generale Ming Guang alla Maestra della Pioggia e tra loro regna il gelo: lui a disagio, lei incapace di fargli comprendere che non serba rancore. In mezzo, un sentimento vecchio di secoli imprigionato in una ragnatela di timori e rimpianti.
Mentre sullo sfondo si delinea l'assetto del Nuovo Regno e si elegge il Consiglio che dovrà governarlo, le vite dei protagonisti subiranno nuovi e sorprendenti mutamenti, nel tentativo di trovare il proprio posto nel nuovo ordine celeste e nel cuore di coloro che amano.

Chapter 1: Il Ritorno del Re Fantasma

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Ben trovati! 

A suggerirmi questo lungo racconto è stato il desiderio di avere un seguito a TGCF: capire se nello strano rapporto di odio/complicità tra Mu Qing e Feng Xin si potesse nascondere qualcosa di segreto. Se il ripensamento di Black Water che lo ha spinto a salvare Shi Qing Xuan dalla sua tremenda vendetta, celasse un sentimento diverso dal secolare rancore. Se quell'incallito donnaiolo di Pei Ming avrebbe finalmente trovato il grande amore. Di Xie Lian e Hua Cheng, grazie ai capitoli extra, sappiamo invece già molto: che si sono sposati e fanno sesso sfrenato, per esempio. Ma nel mezzo, dal ritorno di Pioggia Cremisi al matrimonio, cosa è accaduto?

Così, con qualche piccolo dettaglio riveduto e corretto rispetto alla novel originale (ad esempio io ho sempre creduto, e mi piace crederlo ancora, che lo scambio spirituale tra HC e XL sia avvenuto con baci non profondi— e sì, probabilmente sono l’unico idiota a pensarla così 😏), questa storia prende il via dal ritorno di Hua Cheng e si dipana capitolo dopo capitolo seguendo le vicende di tutti i personaggi così come li ho immaginati.

Ho cercato di rimanere il più possibile aderente all’originale per quanto riguarda il background dei protagonisti ma, assieme ad alcuni minimi adattamenti funzionali al racconto, è possibile che troviate anche qualche involontaria incongruenza, dovuta alla difficoltà di tenere a mente scenari e dettagli degli otto volumi della novel di MXTX, ricchissimi di situazioni e di particolari, non sempre facili da ricordare. Di questo mi scuso sin da ora.

Infine, non essendo supportato da un servizio di betaggio, è anche possibile (anzi, direi che è probabile) che qua e là troviate degli errori ortografici Vi sarei grato se me li segnalaste per poterli correggere, grazie mille.

A tutti voi, buona lettura 💙

 

 

**********

 

 

𝗧𝗜𝗔𝗡 𝗚𝗨𝗔𝗡 𝗖𝗜 𝗙𝗨
𝗜𝗹 𝗡𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗥𝗲𝗴𝗻𝗼

 

𝗖𝗮𝗽. 𝟭 - 𝗜𝗹 𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗥𝗲 𝗙𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮

 

Tre persone.
Tre vite.
Tre destini.

Un giorno due fili si erano incrociati con il suo, intrecciandosi e cambiando per sempre il corso della sua esistenza e anche quella di chi gli gravitava attorno.

In quella fitta trama, anno dopo anno e per centinaia di anni, si erano delineate gloria, disfatta, dolore, miseria, speranza e amore.
E infine fede. Incrollabile. Che lo aveva tenuto a galla in quel limbo di sentimenti inespressi.

Era stato un codardo, ma lui sarebbe tornato, di questo era certo, e allora sarebbe stato diverso. Non avrebbe più avuto paura di mostrargli apertamente ciò che provava. San Lang d'altronde non ne aveva mai avuta.

San Lang…
Il suo impavido Re Fantasma, la luce che finalmente aveva disperso le ombre che gravavano da sempre su di lui.

Da soldato era caduto in battaglia nella guerra civile tra Xianle e Yong'an, per lui.
Da fantasma era stato divorato dagli spettri evocati in un momento di follia, per lui.
Infine da Re Supremo si era annientato infondendogli tutto il suo mana perché potesse battere Jun Wu, per lui.

"È il mio più grande onore morire combattendo per te" gli aveva sussurrato tra le braccia, mentre il rosso dei suoi abiti sbiadiva a poco a poco.

"Avevi detto che non te ne saresti andato!" gli aveva gridato straziato.

"Io non ti lascerò mai. Tornerò Vostra Altezza."

Attraverso il velo di lacrime Xie Lian aveva visto le sue labbra muoversi un'ultima volta, ma non aveva udito uscirne alcun suono. E poi si era dissolto, frantumandosi in mille farfalle argentate che non potevano essere trattenute e che erano volate in alto trasportate dal vento.
Era rimasto impotente a guardarle fluttuare via, piangendo, con quelle ultime parole che non aveva potuto udire, ma che lui aveva ugualmente compreso, che avrebbero accompagnato da lì in poi la sua solitudine.
"Sarò per sempre il tuo credente più fedele."

 

Tre destini.

Hua Cheng.
Jun Wu.
Xie Lian.

Jun Wu era prigioniero.
Hua Cheng era scomparso.

Era rimasto solo lui.

 

"Fa male? Fa male?"
Il sangue esce a fiotti dal naso e dalla bocca, è frastornato dall'impatto devastante.
"Fa male?" Jun Wu lo guarda impassibile mentre lo sbatte ripetutamente contro la parete rocciosa.
"Si! Fa male!" latra Xie Lian, il volto del suo più implacabile nemico a pochi centimetri da lui.
"Cambierai percorso ora? Mi seguirai?" gli chiede, soddisfatto di quell'ammissione.
"Non lo farò!"
L'imperatore Celeste alza una mano e lo colpisce nuovamente. La testa di Xie Lian sbatte a terra con violenza.
"Te lo chiederò di nuovo", tuona Jun Wu. "Mi seguirai?"
Xie Lian tenta di sollevarsi, i capelli sporchi di terra e sangue gli coprono il viso.
Ruggisce: "NON LO FARÒ! NON TI SEGUIRÒ! PREFERISCO MORIRE!"
Jun Wu sembra impazzire. Lo solleva di peso, sta per sbriciolarlo contro la parete rocciosa...

Xie Lian si svegliò.

Nonostante la capanna fosse solo sommariamente riscaldata da una piccola stufa ed entrassero spifferi ovunque, era madido di sudore.
L' aveva fatto di nuovo. Ancora quell'incubo. Che però un tempo era stato reale. Ogni goccia versata di sangue e lacrime era stata reale.

Jun Wu lo aveva guidato, consigliato, protetto dall'invidia prima e dallo scherno degli altri ufficiali divini poi. Era stato come un padre, indulgente quando poteva e severo quando doveva. E come il peggiore dei padri aveva cercato di plasmarlo a sua immagine e somiglianza, interferendo, uccidendo, calpestando tutto ciò che si frapponeva tra lui e il suo obbiettivo, Xie Lian compreso.
Aveva cercato di trasformarlo in una copia di sé, odiato dalla sua gente come lo era stato lui da quella di Wuyong, guardandolo mentre i sudditi di Xianle gli trafiggevano il corpo con cento colpi di lama, agognando che lui ricambiasse con la stessa ferocia quell'odio, cosa che non era accaduta mai.
Fino alla resa dei conti, avvenuta un anno prima.
Il fatto che fosse stato reso inoffensivo, rinchiuso nelle profondità del monte Toglu e guardato a vista dal suo vecchio Precettore di Stato Mei Nianqing, non aveva riportato la pace nel suo cuore. Hua Cheng si era dovuto sacrificare perché ciò accadesse e questo più di ogni altra cosa lo aveva avvelenato dentro.

Si alzò, ravvivò il fuoco e mise a scaldare l'acqua per fare il bagno. Trascinò la tinozza sbilenca, che sembrava in ogni momento essere sul punto di cadere a pezzi, vicino al calore della stufa e quando fu il momento la riempì e vi si immerse.
Era l'inizio di una nuova giornata, uguale a tante altre in quei lunghi mesi in cui l'inverno aveva lasciato il posto alla primavera, la primavera all'estate, l'estate all'autunno e poi di nuovo all'inverno.
Avrebbe dovuto essere abituato allo scorrere del tempo, alla solitudine. Non avrebbe quindi dovuto pesargli così tanto il lento svolgimento delle sue giornate, ma dopo che quell'uomo con la perla rossa intrecciata tra i capelli gli si era affiancato, accompagnandolo e sostenendolo in ogni momento, mettendo a disposizione il suo immenso potere per lui, non era più così.
Quando qualcuno bussava alla porta il suo cuore faceva una capriola, per morire ogni volta che aprendola si trovava di fronte qualche strampalato abitante della Città Fantasma venuto a rendergli omaggio e recargli doni, oppure Mu Quing e Feng Xin o lo scalcinato ex Maestro del Vento venuti a convincerlo a lasciare quel posto inospitale per tornare alla Capitale Celeste a prendersi il posto che gli spettava.

Ormai non era più il dio dei rifiuti, il menagramo. Era il dio più forte del Regno, quello che aveva sconfitto un imperatore marziale vecchio di quasi duemila anni, quello che grazie al mana donatogli da Hua Cheng si era liberato dalle due catene maledette ritrovando l'antica energia spirituale, potente quanto quella di Jun Wu. Era colui che in quei mesi si era visto moltiplicare templi e credenti, prendendo il posto di quegli stessi dei che prima lo avevano deriso e poi erano caduti durante la fuga dalla Capitale Celeste. Un dio che nel segreto nelle case veniva venerato spesso in coppia assieme al Re dei Fantasmi.

Xie Lian era esattamente dove voleva essere. Distrutto il Santuario di Puqi, era quello il posto dove Hua Cheng l'avrebbe cercato e trovato. E non dubitava che prima o poi sarebbe tornato.

 

Dalla cima del Monte Taicang Xie Lian guardò la vallata. Era primo pomeriggio e faceva freddo. Le luci del villaggio sottostante iniziarono a brillare di rosso, la Festa delle Lanterne stava per entrare nel vivo.

Seduto sul carretto trainato da un bue, che aveva acquistato coi suoi sudati risparmi, iniziò a scendere per il sentiero, stringendosi addosso il pesante e logoro mantello bianco.
I ricordi dolceamari come sempre lo accompagnarono, invadendogli la mente. Non li scacciò, erano l'unica cosa che gli rimaneva di lui.
No, non l'unica. Guardò il filo spirituale di colore rosso legato al dito medio della mano sinistra. Glielo aveva legato Hua Cheng: finché fosse stato visibile e luminoso, significava che colui che era all'altro capo esisteva e stava bene. Emanava ancora un vago bagliore, nonostante tutto, ed era a quel filo che erano appese tutte le sue speranze.
Hua Cheng lo aveva atteso per 800 anni, lui lo avrebbe aspettato per altri 800 se necessario.

Si erano incontrati per la prima volta proprio durante un Festival di molti secoli prima. Lui era il Principe Ereditario di Xianle, Hong Hong'er invece era solo un bimbo pelle e ossa che durante la Cerimonia di Shangyuan era caduto dalle mura, sospinto dalla calca. Con un balzo lo aveva raggiunto e afferrato prima che si schiantasse a terra e si era sentito perforare dall'unico occhio che spuntava tra le bende che gli fasciavano il viso. Era un occhio che, nell'infantile innocenza, lo aveva fissato con un misto di stupore e fierezza.
Le loro linee si erano intrecciate allora, ma lui non lo sapeva ancora. Il bambino bendato, l'adolescente soldato, il fuoco fatuo, lo spettro Wu Ming e Pioggia Cremisi che ha Cercato il Fiore, che negli anni avevano attraversato la sua esistenza, erano tutti la stessa persona. Quella che lo aveva protetto, che lo aveva amato più della sua stessa vita, che era morta tre volte per lui. E per due volte era risorta.

Una lacrima scivolò sulle guance, l'ultima di tante, che si congelò sulla pelle fredda e pallida.

"Credi davvero che tornerà?" gli aveva chiesto Mu Quing un anno prima, prima di raggiungere gli altri sacerdoti divini per ricostruire il Regno Celeste distrutto da Jun Wu.
Xie Lian aveva risposto come se fosse una cosa ovvia: "Sì, certamente".
E ci credeva davvero, con tutte le sue forze. La pazienza era sempre stata una delle sue virtù e sapeva che era l’unica arma per non cedere allo sconforto.
E poi San Lang stesso gli aveva detto che sarebbe tornato.
"Non troverai mai nessuno più sincero di me."
Quindi perché non avrebbe dovuto fidarsi di lui proprio ora?

Quando arrivò al villaggio, mentre tutti si divertivano, passeggiando tra le bancarelle, gustando ciotole ricolme di Yanxiao o giocando agli enigmi nascosti nelle lanterne, lui faceva ciò che gli riusciva meglio, dopotutto aveva centinaia d'anni d'esperienza alle spalle.
Riempì un grande sacco con scarti d'ogni genere, che a casa avrebbe analizzato con calma per selezionare ciò che era rivendibile da ciò che non lo era, e poi si trascinò nuovamente su per la montagna. Era buio e il freddo ora si era fatto davvero pungente.
Mentre il bue si inerpicava stancamente su per il sentiero, all'improvviso in alto nel cielo comparve una lanterna, seguita da un'altra e un'altra ancora. Decine, anzi centinaia di lanterne si stavano innalzando come tante lucciole dalla cima della montagna.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Spronò il bue perché andasse più in fretta, poi non ce la fece più e, confidando nel fatto che sarebbe riuscito ad arrivare da solo al suo riparo, saltò giù dal carro e risalì quegli ultimi zhang alla velocità della luce.
Si bloccò quando vide davanti alla casupola una figura vestita di rosso con una lanterna in mano.
Hua Cheng lo guardò a sua volta e gli sorrise.
Xie Liang non riusciva a crederci.
Stava sognando? Si sarebbe svegliato se avesse provato a raggiungerlo?
Mosse un passo, poi un altro, sempre più veloce, infine correndo.
Hua Cheng lanciò in alto quell'ultima lanterna, che andò a far compagnia alle migliaia che illuminavano il cielo a giorno, e allargò le braccia pronte ad accoglierlo.
Xie Lian gli si buttò addosso, singhiozzando e stringendolo così forte che se fosse stato un mortale l'avrebbe disintegrato. Hua Cheng affondò il viso tra i suoi capelli, aspirando quel profumo che era stata la sua ragione di vita anche nella morte.

Xie Liang: "Non lasciarmi più!"

Hua Cheng: "Non ti lascio più".

"Resta per sempre al mio fianco".

"Non c'è altro posto dove vorrei stare".

"Ti amo San Lang".

"... ... "

Finalmente era riuscito a dirlo.

Xie Lian per la prima volta non si vergognò di esprimergli i suoi sentimenti.

Un piccolo, minuscolo cristallo scintillò alla luce delle lanterne, scivolando via velocemente sul viso di Hua Cheng bianco come la neve.

"Gege... Ti amo anch'io".

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

𝙈𝙖𝙣𝙖: energia spirituale, che infonde forza e potere.

𝙃𝙤𝙣𝙜 𝙃𝙤𝙣𝙜'𝙚𝙧: il nome con cui Hua Cheng si presenta a Xie Lian da bambino, anche se a suo dire è un soprannome, perché in realtà un nome vero non ce l'ha.

𝙁𝙚𝙨𝙩𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙇𝙖𝙣𝙩𝙚𝙧𝙣𝙚 (元宵节, yuánxiāo jié) festa che chiude il ciclo delle festività del Capodanno cinese, verso la prima metà di febbraio. Lo yuánxiāo è un dolce tipico che porta lo stesso nome e consiste in palle di riso bollite con un ripieno dolce (solitamente crema di sesamo, ma anche confettura di azuki o burro d'arachidi). È anche chiamata Shangyuan Festival.

𝘽𝙖𝙩𝙩𝙖𝙜𝙡𝙞𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙇𝙖𝙣𝙩𝙚𝙧𝙣𝙚: avviene due volte all'anno nel Regno Celeste, in autunno e in inverno, per vedere quante Lanterne di Benedizioni di Luce Eterna un dio riceve dai mortali e stabilire quindi chi è il dio più popolare. Per secoli, Jun Wu è sempre arrivato primo, tranne l'anno precedente a questa narrazione, quando vinse Xie Lian con 3000 lanterne lanciate dal tempio di Quiandeng (chiamato anche delle Mille Lanterne) costruito nella Città Fantasma. Ecco perché quando Xie Lian vede tutte quelle luci staccarsi dalla cima della montagna, realizza che il suo Re Fantasma è tornato. Nella novel originale, la battaglia delle lanterne, quando viene menzionata per la prima volta, è inserita della Festa di Metà Autunno che si svolge a cavallo tra settembre e ottobre, al termine della vicenda invece viene inserita dall'autrice durante il Festival delle Lanterne che cade intorno ai primi di febbraio. Nel primo dei capitoli extra viene confermato che la BdL si svolge effettivamente due volte all'anno in entrambe le festività.

𝙕𝙝𝙖𝙣𝙜: unità di misura che corrisponde a circa 3 metri. Quindi due zhang sono 6 metri e così via.

 

 

Notes:

Ed eccoci alla fine del primo capitolo 😊
Sarà così semplice per Hua Cheng e Xie Lian costruire quel rapporto che desiderano così tanto avere e che li porterà verso il matrimonio? Vedremo.

 

Ho un profilo Instagram dedicato (privato, accesso su richiesta attraverso il link sotto) dove pubblicherò di volta in volta alcune fanart ispirate ai capitoli, siete i benvenuti!

https://www.instagram.com/invites/contact/?igsh=yfi0vb7dyj8m&utm_content=ou4quf6

Chapter 2: Punto d'origine

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

Sul Monte Taicang, due figure si stavano inerpicando lungo il sentiero che conduceva fino a un altopiano, dove sorgeva una sgangherata casupola di legno, circondata da un orticello su un lato e da qualche albero spoglio sul davanti, in attesa della primavera per tornare a fiorire e nascondere la facciata di quell’umile abitazione.

Un tempo su quei pendii si stendevano grandi distese di aceri, ridotti in cenere dalla guerra che aveva contrapposto Xianle ai ribelli della Provincia di Yong’an e che, poco meno di un millennio dopo, erano rinati. Non erano più gli stessi davanti a cui Xie Lian e Mu Qing avevano coltivato, mentre Feng Xin vegliava su di loro allenandosi per diventare più forte e preparato, eppure lo scenario in qualche modo era rimasto simile ad allora, risvegliando ogni volta che li percorrevano ricordi più o meno gioiosi, più o meno dolorosi.

Su questo rifletteva pigramente Feng Xin, dio marziale del Sud-Est, mentre risaliva lo stradino affiancato dal collega con cui divideva il controllo del territorio meridionale.

In quella fredda giornata di sole, i suoi capelli castani, raccolti in una pratica crocchia, mandavano barbagli ramati sopra le sopracciglia folte perennemente aggrottate e gli occhi color miele, che in giornate così limpide sembravano dorati e risaltavano sulla carnagione della tonalità del grano. Un volto di una bellezza innegabile, sfrontata, su un fisico forte e vigoroso, con spalle ampie e petto solido, su cui indossava vesti dai toni caldi del marrone, del rosso e dell'oro.

Un uomo solare, audace e schietto. E se proprio bisognava trovargli un difetto… aah, quella bocca! Così mirabilmente disegnata, che andava lavata costantemente col sapone. Quando si lasciava trasportare, il suo gergo colorito sapeva far vergognare il più rozzo e ignorante dei popolani! 

Non avrebbe potuto essere più diverso da lui il dio marziale del Sud-Ovest: capelli scuri che teneva sciolti sulle spalle, se non per la sottile coda raccolta con un fermaglio d'argento; pelle nivea su cui spiccavano due occhi d'ossidiana, neri e intensi. Le labbra sottili erano spesso atteggiate a una smorfia di scherno o di sdegno, rendendo quella bellezza altezzosa e distante, al pari del suo atteggiamento: costantemente freddo, quando non apertamente sulla difensiva.

Mu Qing era stato spesso vittima di bullismo quando da ragazzo aveva servito Xie Lian, ma già molto prima era stato oggetto di attenzioni sgradite. Guardarsi le spalle, non fidarsi di nessuno e dubitare di tutto erano diventati comportamenti naturali per lui.

Eppure, nonostante la costante piega sdegnosa delle sue labbra, Mu Qing era bello. Aveva un fascino magnetico che il suo essere scostante rendeva ancora più attraente. Il suo ricercato modo di vestire, nei toni del nero e del blu, così diverso dagli altri marziali, lo faceva somigliare più a un dio civile che a un dio della guerra, con rari tocchi di colore, così come rari erano i suoi sorrisi.

E lui e Feng Xin sorrisi non se ne erano scambiati mai. 

No, non era del tutto corretto. 

Non se ne erano scambiati da dopo che… 

Ah, ma questa è una storia che andrà raccontata in un'altra occasione. 

Quel che intanto si può dire è 

che il tacito accordo di non belligeranza proseguiva da un anno senza grossi scossoni. 

Certo, spesso dovevano contare fino a dieci, persino fino a venti, per non lasciarsi scappare qualche frase provocatoria o battuta acida. Dopotutto, ottocento anni sono troppi per disimparare in poco tempo a non reagire in modo istintivo. Un po’ come insegnare a un cane e a un gatto a non soffiarsi addosso alla reciproca vista: era un lavoro difficile, che richiedeva pazienza e soprattutto la collaborazione di entrambi.

Quei due ci provavano davvero a collaborare.

A volte però, semplicemente era più forte di loro: una punzecchiatura, una frecciata, scappavano di bocca e il rischio di una rissa per sfogare in un colpo solo tutto il risentimento trattenuto in quei lunghi mesi era sempre dietro l'angolo.

Ma dove non si conteneva uno, riusciva a farlo l'altro e così, per il momento, tutto stava ancora andando più o meno bene.

Il mistero semmai era sulla causa di quel risentimento che faticavano tanto a tenere imbrigliato.

Ad esempio, quando era iniziato? Qual era stato il punto d'origine?

Se l'avessero chiesto a Xie Lian, avrebbe detto che non ce n’era uno, che erano sempre stati litigiosi da che li conosceva, ma solo perché la memoria a volte è ingannevole.

C'era stato in realtà un periodo assai remoto, quando Mu Qing era arrivato adolescente alla Corte dei sovrani di Xianle, in cui le cose erano state diverse.

Se però l'avessero chiesto ai due diretti interessati, avrebbero negato con vigore che quel periodo fosse mai esistito. Entrambi avevano voluto dimenticarlo, fingere che nulla fosse mai accaduto.

Non fosse stato per le sottili linee più chiare, appena percettibili, che attraversavano la schiena di Feng Xin, avrebbero potuto cancellare la storia e farla franca.

Ma, appunto, era rimasta una prova.

Feng Xin però quella ragnatela sulla schiena, che il mana acquisito nel tempo aveva reso impercettibile, non se la vedeva e il più delle volte neppure Mu Qing poteva, perciò era come se quelle cicatrici banalmente non esistessero. Quando al campo d'addestramento, dove Feng Xin non si preoccupava di allenarsi a volte a petto nudo, qualcuno aveva inizialmente osato porre domande, 𝘧𝘦𝘳𝘪𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢 era stata l'immancabile risposta.

La verità non poteva essere più distante, ma a conoscerla erano rimasti solo in due.

In tre, se si contava Xie Lian, che però ne conosceva solo mezza, e a dire il vero ricordava bene nemmeno quella.

Quanto agli altri due… come già detto, se di qualcosa si smette di parlare per ottocento anni, quel qualcosa semplicemente smette di esistere.

Il punto d'origine dunque era morto e sepolto sotto gli strati di polvere che gli otto secoli trascorsi avevano depositato su di esso. 

Nel frattempo, la ricostruzione del Nuovo Regno Celeste era iniziata e procedeva, seppur con una lentezza esasperante.

Feng Xin e Mu Qing, assieme a Pei Ming, oltre a Xie Lian ovviamente, erano gli dei più autorevoli rimasti in vita dopo la sconfitta di Jun Wu un anno prima.

Sembrava assurdo accostare le parole "𝘢𝘶𝘵𝘰𝘳𝘦𝘷𝘰𝘭𝘦" e "𝘟𝘪𝘦 𝘓𝘪𝘢𝘯" nella stessa frase, ma così era effettivamente. 

In quella battaglia, ma anche prima, avevano subito enormi perdite tra le schiere celesti. Di maestri elementali ne avevano persi ben tre: uno di loro, Ming Yi, si era infatti rivelato un impostore che aveva preso il posto dell'originale Maestro della Terra e che aveva ucciso il Maestro dell’Acqua Shi Wudu, togliendo successivamente i poteri a suo fratello il Maestro del Vento Shi Qingxuan, finito a mendicare nel regno dei mortali. 

In seguito la vecchia Corte era andata distrutta e molti altri dei, perlopiù civili, erano periti.

La più stimata tra le dee, Ling Wen, si era macchiata d'omicidio e tradimento e aveva avuto salva la vita solo perché troppo preziosa nel gestire con autorevolezza gli archivi del Regno. Bandirla avrebbe significato scavarti la fossa da soli, perciò era stata declassata e non le veniva ufficialmente riconosciuto più alcun potere. Questo però era vero solo sulla carta: nessuno poteva non continuare suo malgrado a provare un certo timore reverenziale nei suoi riguardi. Certe abitudini erano in sostanza difficili da eliminare del tutto. 

Delle divinità più rappresentative ne rimanevano alla fine appena una manciata: gli dei marziali del Nord e del Sud, affiancati da quelli dell'Est e dell’Ovest, la Maestra della Pioggia e Xie Lian, ed era proprio da quest'ultimo che, in silenzio, si stavano recando i nostri due generali. Dall'unica persona che li accomunava e aveva ancora la capacità di tenerli uniti.

Non era però per parlare della difficoltosa ricostruzione che stavano percorrendo quei chilometri in salita al freddo.

La sera prima avevano visto innalzarsi in cielo nuovamente ben più di tremila lanterne per il Principe Ereditario di Xianle. Tremilaottocentosettantuno, per la precisione.

Di queste, ottocentosettantuno provenivano dai vari templi sparsi sul territorio, che gli erano stati dedicati in seguito alle sue valorose gesta — e che continuavano ad aumentare di mese in mese. Si prevedeva che, alla Festa di Metà Autunno — se fossero finalmente riusciti a riorganizzarla — si sarebbe superata quota mille, cifra mai raggiunta neppure dal precedente Imperatore.

Tremila erano invece state lanciate dal Monte Taicang. Ed era questo ad averli spaventati.

Sapevano bene che gruppi di fantasmi facevano regolarmente visita a Xie Lian per rendergli omaggio. Sapevano anche che avevano iniziato a portare offerte al Tempio delle Mille Lanterne, a Ghost City dove, accanto alla bellissima statua del dio scolpita da Hua Cheng, era da poco apparsa anche quella del loro Re, perché potessero venerarli assurdamente in coppia.

Un abominio ai loro occhi, ma non era neppure quello a turbarli davvero.

Era l’attaccamento che il popolo di Hua Cheng mostrava verso Xie Lian che temevano seriamente. Un’assurda proiezione della devozione verso il loro capo che, prima o poi, avrebbe potuto spingerli verso l'idea di reclamare il Principe come una sorta di reggente.

E non volessero gli dei che, pur di colmare l'assenza di Pioggia Cremisi, Xie Lian finisse per prenderla davvero in considerazione!

Erano lì, dunque, per scongiurare tale eventualità.

Quelle tremila lanterne, che erano convinti fossero state lanciate dagli abitanti della Città Fantasma, per loro erano state un segnale chiaro e inequivocabile: gli spettri di quel regno immondo veneravano Xie Lian quasi quanto il loro Re.

Mu Qing sbuffò.

“Perché, spiegami… 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ non ti riesce di far coincidere la destinazione della matrice accorcia-distanza con quella catapecchia? È una rottura di scatole farsi a piedi tutto il sentiero!”

E il dio marziale del Sud-Ovest non mancò di sottolineare il proprio disappunto roteando gli occhi al cielo, come d’abitudine.

“Xie Lian lo fa tutti i giorni senza lamentarsi”, ribatté tranquillamente quello del Sud-Est.

“Ti sembro Xie Lian?”

Feng Xin si armò di tutta la pazienza che aveva a disposizione. Quando qualcosa disturbava il suo assetto meticolosamente preordinato, Mu Qing tendeva a diventare insofferente. E un Mu Qing insofferente era portato a cercare la provocazione. Così, per la quarta, o forse la quinta, volta in quei mesi, glielo spiegò di nuovo.

“La matrice necessita di una porta in cui entrare e una in cui uscire. Lo sai, 𝘤𝘢𝘻𝘻𝘰, 𝘭𝘰 𝘴𝘢𝘪! Vuoi forse piombare nel bel mezzo del salotto di Xie Lian? Sempre che sia possibile, perché se è stato furbo avrà messo dei sigilli alla casa.”

“Xie Lian non ha un salotto. E quella non la puoi chiamare casa.”

Era incredibile quanto sapesse essere pedante quando si metteva d’impegno.

"Non è questo il punto! L'unica altra porta è la baracca abbandonata ai piedi di questo cazzo di monte, non ci sono punti d'uscita più vicini, fattene una ragione! Invece di andare al campo ci alleniamo qui, cosa cambia?"

Feng Xin stava cercando di non perdere la calma.

Mu Qing se ne accorse e, intelligentemente, preferì lasciar cadere l'argomento. Esattamente come aveva già fatto le altre quattro o cinque volte.

Un anno prima sarebbe stata un'ottima scusa, una delle tante, per attaccare briga con lui e sfogare quel senso d'inferiorità costante che, nonostante lo status paritario che avevano alla Corte Celeste, non era riuscito a superare dai tempi in cui entrambi servivano da mortali alla Corte di Xianle.

Ma, appunto, le cose erano cambiate.

La sua infantile confessione, durante una fase di quella sanguinosa battaglia, quella in cui aveva blaterato a Xie Lian che il suo più grande desiderio era sempre stato potergli essere amico, era ancora scolpita nella memoria di Mu Qing.

Non poteva pensarci senza un accenno di vergogna. Ma, anche potendo tornare indietro, non avrebbe cambiato una virgola perché, grazie a quell'ammissione, aveva finalmente capito che Xie Lian non lo aveva mai considerato niente di meno.

Poco prima di quell'imbarazzante dichiarazione, gli era stato persino dimostrato: si trovava in bilico sulla spada tesa e infilata di punta nella roccia, sospeso su un baratro di lava incandescente, senza alcuna apparente possibilità di essere salvato, mentre Xie Lian e Feng Xin lo osservavano da troppo lontano per poter intervenire, affiancati da un Hua Cheng indifferente alla sua sorte.

All'improvviso, però, si era ritrovato la mano tesa di Sua Altezza, che aveva avuto la brillante idea di piantare Fangxin in mezzo alla lava e usarla come punto d'appoggio per saltarci sopra, raggiungerlo e tirarlo su. Era stato rischiosissimo. Nemmeno l'immortalità poteva salvarli dal magma e dagli spiriti risentiti che vi nuotavano dentro e, anche in quell'attimo disperato, non gli era sfuggita la preoccupazione che aveva visto sul volto esangue di Pioggia Cremisi per le sorti del suo dio, che stava davvero mettendo in gioco la vita per lui.

"Non solo io, ma anche Feng Xin ti considera un amico, anche se non te lo dirà mai, e so che in fondo tu ti consideri il suo. Non affrettarti a smentire, ti ricordo che ti sei buttato tra le fiamme per lui."

Se solo avesse saputo come stavano davvero le cose…

Però c'era del vero. Quando la Capitale Celeste stava andando letteralmente a fuoco e si era accorto che, nel fuggi-fuggi dei funzionari divini, il generale Nan Yang mancava all'appello, non ci aveva pensato due volte a tornare indietro per cercarlo. Aveva dovuto addirittura tramortirlo per portarlo via da quell'inferno.

Nel caos che era seguito, non aveva avuto modo di soffermarsi sul significato di quel gesto. Ma in seguito si era reso conto che, quando si era accorto che Feng Xin era rimasto nella Capitale in fiamme, aveva provato… Una sorta di disperazione. Un forte senso di mancanza e… sì, forse anche paura.

Paura di non trovarlo. O di trovarlo morto. Perché erano immortali, non invulnerabili. Nel cercarlo, senza inizialmente trovarlo, era stato sopraffatto dallo strisciante timore di dovergli dire addio per sempre.

Per un brevissimo attimo Mu Qing provò di nuovo la stessa, sgradevole, angoscia.

Guardò di traverso Feng Xin, che sembrò non accorgersi dell'improvvisa attenzione di cui era oggetto.

Erano completamente agli antipodi, eppure sembrava che uno non potesse esistere senza l'altro.

O almeno questo valeva per lui. Il mondo senza Feng Xin gli sarebbe sembrato molto meno interessante. Ma non era solo quello e lo sapeva. 

Di nuovo gli gettò un'occhiata in tralice, che stavolta, però, venne intercettata.

"Be', cos'altro c'è adesso?" disse spazientito Feng Xin, ignaro del piccolo tumulto interiore che certi ricordi avevano scatenato nell'altro e pronto invece a sostenere l'ennesimo inutile battibecco.

"Niente, avevi un'ape che ti ronzava intorno." improvvisò Mu Qing.

"Meglio di una delle farfalle di Hua Cheng."

"Dei non vogliano. Se ne stesse pure all'Inferno dov'è sicuramente finito."

"Sei un idiota. Se non era per lui col cazzo che io e te eravamo qui a lamentarci della salita."

"Non nego i suoi meriti. Ma lui e quel rapporto morboso che ha con Sua Altezza… mi mettono i brividi."

"Sì, be'… dopo aver visto la grotta di quei diecimila dei di pietra mette a disagio anche me, ma non ci riguarda.

“Come l'hai chiamata?” 

“Grotta dei diecimila dei di pietra, magari erano solo duecento, che ne so, era per dire.”

“No, bello, sul serio. 𝘎𝘳𝘰𝘵𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘪 𝘥𝘪𝘦𝘤𝘪𝘮𝘪𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘪. Rende bene l'idea, anche del fatto che quel fantasma è uno sciroccato.”

“Xie Lian è tutt'altro che stupido, è sopravvissuto otto secoli superando difficoltà alle quali sinceramente non so se io sarei riuscito a sopravvivere. Lui lo rende… 𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘷𝘢 felice e a me tanto bastava. Siamo d'accordo che merita un po' di felicità dopo tutto quello che ha passato, no?"

"Sì sì, figurati, chi dice il contrario. Ad ogni modo, Hua Cheng è andato. Xie Lian dovrà arrendersi all'inevitabile prima o poi, meglio prima che poi, possibilmente. Ci serve alla Corte Celeste."

"È passato solo un anno, troppo poco per iniziare già a dubitare del suo ritorno. Pioggia Cremisi è caparbio, ha inseguito Xie Lian per ottocento anni, non si arrenderà. Troverà il modo."

"In quel caso sarà felice di sapere di avere un nuovo seguace." Mu Qing lo guardò con disprezzo.

"Mi limito a rispettarlo. E a differenza tua gli riconosco ciò che gli spetta.

Soprattutto mi preoccupo per Xie Lian, che un mese dopo l'altro sta scivolando nell'apatia e, invece di ricoprire il ruolo che gli spetta in Cielo, langue qui sulla terra continuando a raccogliere rifiuti come quando era un derelitto bandito dal nostro regno."

"D'accordo, d'accordo! Sia lodato il Re dei Fantasmi!" gridò allora alle nuvole di passaggio. "Lunga vita a Hua Cheng, che possa tornare al più presto dal suo adorato Dio Marziale Incoronato di Fiori!"

"Abbassa la voce, buffone! Xie Lian ci sente benissimo e questa cazzo di valle ha l'eco."

Mu Qing sbuffò, ma poi tacque.

Mentre qualcuno, su alla capanna, accennò a un sorriso di scherno che non arrivò agli occhi, i quali parevano invece assai minacciosi.

Arrivati in vista dell'obiettivo, si fecero più rapidi nel coprire quegli ultimi 𝘻𝘩𝘢𝘯𝘨.

Giunti alla porta di quella stamberga che, pur dopo gli innumerevoli tentativi di abbellimento da parte del suo proprietario, rimaneva comunque quel che era, bussarono discretamente.

Ottocento anni di povertà avevano lasciato il segno.

Nonostante la possibilità di soggiornare alla Corte Celeste, di occupare il suo posto tra i sacerdoti divini e di dormire nel palazzo che avevano appena finito di ricostruire per lui, Xie Lian si ostinava a vivere da mendicante, come aveva accennato Feng Xin poco prima.

 

𝘚𝘦 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘲𝘶𝘪, 𝘏𝘶𝘢 𝘊𝘩𝘦𝘯𝘨 𝘴𝘪 𝘳𝘪𝘧𝘪𝘶𝘵𝘦𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘱𝘪𝘦𝘥𝘦 𝘪𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘵𝘶𝘨𝘶𝘳𝘪𝘰, 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘴𝘪 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰𝘳𝘢𝘯𝘦𝘢 𝘪 𝘥𝘶𝘦 𝘎𝘦𝘯𝘦𝘳𝘢𝘭𝘪.

 

Nessuno venne ad aprire e lo trovarono strano. Bussarono di nuovo, questa volta un po' più forte.

Dall'interno arrivò loro un flebile mugolìo.

Feng Xin: "Sua Altezza sta ancora dormendo?!"

"..."

"Forse si sente poco bene..." ipotizzò Mu Qing, consapevole dell'improbabilità, se non proprio dell'impossibilità, che una cosa del genere potesse effettivamente accadere a una divinità.

Dall'unica finestrella ricoperta di carta di riso non era ovviamente possibile sbirciare all'interno.

Potevano permettersi di entrare senza consenso?

Il dio del Sud-Ovest azzardò un'occhiata al dio del Sud-Est, che comprese subito le sue intenzioni.

Alzò le spalle: per lui andava bene dare un'occhiata e accertarsi che Xie Lian non stesse rantolando sul pavimento in fin di vita, magari attaccato da qualche demone. Era una frottola bella e buona, e lo sapevano: Xie Lian aveva sicuramente messo dei sigilli lungo tutto il perimetro e, fosse davvero stato così disattento, nessun demone ora che non aveva più le catene maledette a sopprimergli il potere spirituale, sarebbe riuscito a sopraffarlo. 

Nonostante ciò decisero che dovevano accertarsene prima di tornare sui loro passi.

Mu Qing appoggiò una mano sulla porta, sperando in cuor suo di non cogliere il Principe senz'abiti addosso. Erano passati secoli, letteralmente, dall'ultima volta che lo aveva visto svestito ed era troppa l'acqua fluita sotto i ponti perché potesse ora non sentirsi a disagio di fronte a una sua eventuale nudità.

Spinse il battente, appena appena. Giusto uno spiraglio in cui poter infilare la testa e… quello che vide andò decisamente al di là delle sue peggiori aspettative.

Si scansò di lato con un balzo e prese Feng Xin per un braccio.

"Vieni via!" ringhiò a bassa voce.

Feng Xin si liberò con uno strattone e si affacciò all'interno.

Dopo aver guardato fece un balzo di lato e si appiattì colpevolmente alla parete di legno, con gli occhi sbarrati e le labbra ridotte a una linea sottile.

"Cazzo!"

"..."

Si scambiarono uno sguardo allucinato, con gli occhi sanguinanti. 

"𝘏𝘢𝘰𝘥𝘦, andiamo via!" acconsentì Feng Xin, richiudendo piano la porta e allontanandosi a grandi passi verso il sentiero.

Mu Qing gettò un'ultima occhiata dietro di sé, scioccato e anche un po' preoccupato.

Fortunatamente non poté cogliere l'ennesima smorfia sardonica che, all'interno della casupola, si era dipinta sul volto di Hua Cheng.

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

Fangxin: la spada nera di Xie Lian, donatagli da Jun Wu e forgiata a sua insaputa con le ceneri dello stesso imperatore.

Generale Xuan Zhen: è il nome con cui Mu Qing è asceso al Regno Immortale.

Generale Nan Yang: è il nome con cui Feng Xin è asceso al Regno Immortale.

Hǎode (好的): hǎo (好) significa bene, ok. Si può usare durante una conversazione per riconoscere ciò che l'altra persona sta dicendo. Si può modificare leggermente il significato usando parole o interiezioni diverse dopo di esso: aggiungendo '的(de)' di seguito si intende accettare una richiesta o un suggerimento. (Fonte: digmandarin.com)

Le finestre nell'antica Cina: per rivestire le finestre si utilizzava la carta, realizzata per l'occasione con fibre più spesse per evitare rotture e imbevuta di olio per aumentarne la durata e la trasparenza. Nelle stagioni più miti le finestre potevano essere ricoperte di un tessuto a trama larga chiamato sha (garza) per migliorare la ventilazione tenendo al contempo lontani gli insetti e venne coniato il termine shachuang (zanzariera in garza). In alternativa veniva utilizzato il luo fatto di seta e in quel caso il termine per indicarlo era luochuang. (Fonte: CssToday.com).

Notes:

Ed eccoci alla fine del secondo capitolo e ritroviamo anche Feng Xin e Mu Qing, più o meno da dove li avevamo lasciati nell'opera originale. Quanto mi piacciono loro due, classico esempio di 𝘦𝘯𝘦𝘮𝘺 𝘵𝘰 𝘭𝘰𝘷𝘦𝘳𝘴, anche se in un intervista Mo Xiang Tong Xiu ha tenuto a precisare (ma chi gliel'ha chiesto!) che Feng Xin è etero. Sisi, credici 😂 Comunque,non è detto che qua trovino sorte migliore, gli ostacoli sono tanti. Caratteriali certamente, ma non solo... non sentite puzza di sporco segretuccio? Il famoso 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰 𝘥'𝘰𝘳𝘪𝘨𝘪𝘯𝘦 da cui sarebbe partito tutto. Intanto le barriere che hanno innalzato sti due fanno concorrenza alle famose bianche scogliere di Dover 😅 superarle richiederà doti da esperto alpinista (Messner, torna tra noi!!!) e tanta, ma tanta voglia di superare l'ostacolo. Mmmm, vedremo.
Vi piacciono le fanart dedicate ai capitoli? Ne troverete molte altre sul mio profilo Instagram privato, con accesso su richiesta al link sotto.
Alla prossima!

https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

Chapter 3: Una lezione... Divina

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

𝗖𝗮𝗽. 𝟯 - 𝗨𝗻𝗮 𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲... 𝗗𝗶𝘃𝗶𝗻𝗮. 


Non poteva sperare di iniziare la giornata in un modo migliore, scandalizzando quei due arroganti Funzionari Celesti. 
Il ghigno finì di spegnersi gradualmente sul volto di Hua Cheng e si sistemò meglio sullo scomodo giaciglio, per poter accogliere più comodamente Xie Lian nell'incavo del braccio. 
Che reazione esagerata, comunque. In fondo completamente erano vestiti, non è che avevano visto chissà cosa. Il solo essere abbracciati su una stuoia sotto una coperta bastava a sconvolgere quei due frigidi dei? 
Ghignò di nuovo e chiuse gli occhi, in attesa che l'altro si svegliasse. Lui non aveva bisogno di dormire, lo faceva raramente e più per abitudine che per altro, ma Xie Lian sì, anche se teoricamente gli sarebbe dovuto bastare molto poco, soprattutto ora che non aveva più le catene maledette che lo avevano reso debole quanto un mortale. Eppure erano già trascorse quasi dieci ore e, a parte un mugolìo inconsapevole al bussare dei due Dei Marziali, non aveva ancora dato segni di ripresa. Quanto si era sfiancato soffrendo per lui? Quante notti disturbate, se non in bianco, aveva trascorso? 

Non trovarlo la sera prima alla capanna lo aveva atterrito. 

In lontananza dalla vallata aveva scorto alcune lanterne salire in cielo e aveva capito in che periodo erano. Da spirito errante lo scorrere del tempo era stato vago e diverso, gli sembrava d'essere stato via un battito d'ali, ma chiaramente non era così. Forse qualche mese, a giudicare dallo spettacolo di luci che si stava svolgendo in quel momento, oppure un anno. Sperava non fosse stato di più. A questa possibilità il suo cuore si lacerò. Per quanto tempo lo aveva lasciato solo? 

La prima cosa che aveva fatto, quando si era materializzato nel Regno Mortale, era stato guardarsi la mano: il filo rosso risplendeva al dito medio e bastò quello a tranquillizzarlo. Non aveva potuto vegliare su di lui come avrebbe voluto, occorreva mana per essere anche solo un fuoco fatuo e lui non ne aveva più. Quando questo era pian piano aumentato, si era permesso una volta, una sola, di tornare da lui. Era giorno, e il velo di lacrime di Xie Lian non aveva permesso a quest'ultimo di scorgerlo mentre lui, per risparmiare mana e poter tornare prima possibile, era scomparso quasi subito. Vederlo piangere e sussurrare il suo nome l'aveva riempito di dolore e rabbia. Si era costretto a una sorta di catatonia per disperdere meno energia possibile e finalmente era riuscito a riprendere la sua forma, il suo corpo. 

Aveva creato dal nulla una lanterna dopo l'altra. Nessuno nell'Impero Celeste brillava più di Xie Lian e voleva che fosse chiaro a tutti, di nuovo. Le aveva liberate in aria e ben presto il cielo ne era stato saturo, illuminando a giorno l'altipiano dove sorgeva il rifugio del suo Gege e creando uno spettacolo senza pari. 
Gli era rimasta l'ultima in mano quando lo aveva finalmente scorto, alla fine del sentiero. Una soffice nuvola bianca incappucciata, che avanzava titubante un passo alla volta e che poi aveva iniziato a correre verso di lui. 
Vedere quella figura aggraziata ed eterea avvicinarsi velocemente gli aveva fatto provare un dolcissimo calore in mezzo al petto, dove non c'era un cuore che batteva, ma c'era comunque un cuore, il suo, destinato da sempre e per sempre a lui.
Aveva lanciato l'ultima lanterna e lo aveva atteso a braccia aperte, stringendolo come un naufrago allo scoglio che sa diverrà la sua unica salvezza. 
Era indescrivibile il tepore che aveva avvolto il suo corpo freddo nel sentirlo su di sé, nell'aspirare il suo odore, nel sentire la sua voce. 

Avevano trascorso molto tempo a parlare, ad accarezzare il volto, a stringersi le mani e stringersi addosso. Molto di più a godere nel silenzio della reciproca presenza. Tanti abbracci, tante coccole e un bacio, con cui avevano riempito almeno in parte il vuoto di quei mesi. 
Xie Lian in seguito aveva alzato il viso più volte, ma Hua Cheng aveva atteso pazientemente che trovasse il coraggio di farsi avanti lui questa volta, senza l'ipocrita scusa usata troppe volte di farsi porre il mana.
Era risultato chiaro che su questo ci sarebbe stato da lavorare e tante lezioni da impartire. Avevano già fatto enormi passi avanti trovandosi in quel giaciglio di fortuna insieme abbracciati, ma più in là Xie Lian pareva non avere il coraggio di andare, non di sua iniziativa almeno e non senza avere qualche bislacca scusa da addurre. 

Sospirò, guardandosi attorno. Nonostante l'immenso potere di cui disponeva nuovamente dopo la rimozione delle due catene maledette, Xie Lian si era mortificato al punto da chiudersi in una casetta di fortuna senza nemmeno un letto. 
Avrebbe dovuto insegnarli a godere della vita, perché non aveva senso essere immortali prostrando se stessi ancora e ancora, quando non ve n'era alcun bisogno. 

Lo strinse a sé ancora di più.
Con un cenno brusco concentrò energia nella mano e ravvivò il fuoco nella stufa, che iniziò a scoppiettare allegramente. 

Ci vuole un'altra ora buona perché Xie Lian finalmente desse segni di vita. Spalancò i suoi bellissimi occhi nocciola, che divennero radiosi quando realizzò la presenza di Hua Cheng accanto a lui. 

"Ho fatto un sogno bellissimo..."

"Mmm... raccontamelo".

"C'era un Re Supremo che lanciava tremila lanterne per un Dio Marziale e che dopo averlo fatto lo abbracciava, giurandogli che non lo avrebbe lasciato mai più".

"Che spudorato questo Re Supremo. Non teme la collera degli dei nell'aver colto il loro fiore più prezioso?"

"... "

Una piccola smorfia increspò la bella bocca di Xie Lian. 

"Agli altri dei non importa nulla di lui".

Hua Cheng si accigliò. "Credo di poter dire che questa volta ti sbagli Gege".

Xie Lian alzò una mano e la scosse freneticamente. "Non ha alcuna importanza, davvero!". Scusa, imbarazzato. "In ogni caso temono molto il Re Supremo. Non oserebbero mai adirarsi con lui, hanno già sperimentato la sua collera".

"E nel tuo sogno questo Dio Marziale cosa provava nell'appartenere al Re Supremo?".

"Sollievo. Gioia. E... ehm...". Le gote di Xie Lian si colorarono di un delizioso colore pesca. 

"E questo Dio Marziale come pensa di dimostrare al Re Supremo questi sentimenti, soprattutto quello a cui non riesce a dar voce?" 

Xie Lian alzò di scatto la testa dal suo petto, per incontrare lo sguardo furbo dell'altro. Le guance assunsero una tonalità più accesa. 

"Oh..." Degluti vistosamente. 

Hua Cheng attese. 

Xie Lian sperò con tutto il cuore che bastasse guardarlo per fargli capire che era disponibile. 
Per gli dei, ma non si era ripetuto che una volta che fosse tornato non si sarebbe più comportato da sciocco?! 

Avvicinò il suo volto arrossato a quello candido come la neve di lui, una mano aggrappata quasi con ferocia alle sue vesti vermiglie. 
Arrivò a un soffio dalla sua bocca ma ora che non poteva contare sulla scusa del mana in prestito, si era bloccato e non riusciva a chiudere quella impalpabile distanza, l'imbarazzo lo aveva paralizzato completamente. 

Hua Cheng lo sentì fremere tra le braccia, negli occhi incatenati ai suoi vide il desiderio, sulle labbra lucide un'implorazione. 

"San Laaang..." esalò. 

Hua Cheng mandò alle ortiche tutta la sua determinazione, la lezione per trasformare Xie Lian in un amante più coraggioso avrebbe dovuto essere rimandata. 
Chiuse quell'esigua distanza, premendo le labbra sulle sue.
Così avevano sempre fatto, così Xie Lian credeva che si facesse.
Ma quando sentì la sua lingua spingere e infine introdursi nella sua bocca, lo shock lo fece allontanare di scatto e spalancare gli occhi. 

"San Lang!!"

Hua Cheng alzò un sopracciglio, divertito. Forse dopotutto una lezione stava per impartirgliela lo stesso. 

"È così che si fa", ribatté con un tono quasi di scuse, palesemente falso e smascherato dal sorriso sornione che lo accompagnò. 

"Ah..." Xie Lian abbassò velocemente lo sguardo, colmo d'imbarazzo. 

"Gege vuole riprovare?" gli suggeri' Hua Cheng. 

Gli prese il mento tra le dita e gli sollevò di nuovo il viso. Se avesse avvertito resistenza lo avrebbe lasciato andare. Ottocento e più anni di totale, devota e assoluta astinenza necessitavano di altrettanta incrollabile pazienza.
Si avvicinò ancora a lui, ma nel posargli le labbra questa volta lo guardò. Ne studiò le reazioni, mentre di nuovo gli invadeva il soffice interno della bocca e catturava con dolcezza la sua lingua con la propria. 

"... ..."

Quando vide i suoi occhi farsi languidi e socchiudersi, quando lo sentì stringersi di più a lui, quando sentì la risposta della sua bocca sulla propria, allora si permise a sua volta di lasciarsi andare. 



Xie Lian rimase turbato, tremante nel vederlo avvicinarsi di nuovo. Ma si impone di non scansarsi. Doveva imparare tante cose, fin dalle più semplici. Averle viste per strada nei vicoli, conoscere  "i fatti" , non era la stessa cosa che farli e si era trovato totalmente impreparato. 
Quando le labbra di San Lang tornarono sulle sue e sentì di nuovo quell'intrusione, lo accolse un po' titubante. Occorsero non più di tre o quattro secondi però per scoprire che quel contatto così incredibilmente intimo era assolutamente... DIVINO! 
Gli si aggrappò con forza alle spalle, desiderando di averne di più. E lui non lo deluse, rimanendo nella sua bocca, sostenendolo con una mano sulla schiena e l'altra premuta su un fianco. 
Gustare il sapore di San Lang fu puro paradiso, nemmeno il nettare più pregiato offerto al Banchetto di Metà Autunno dall'Imperatore poteva competere. 

Abbracciati, stesi su quel letto così semplice e senza fronzoli, improvvisamente Xie Lian sentì una reazione provenire dall'altro, giù in basso e si accorse nello stesso istante di avere avuto la medesima reazione, sempre giù in basso.
Scattò via dalla stuoia, un salto degno del più agile tra i cerbiatti. 

Preso in contropiede, Hua Cheng rimase un attimo spiazzato, ma si riprese subito avendo capito il problema. 
Era già capitato, quando giocoforza si erano ritrovati incollati uno sull'altro chiusi in una bara di legno in balia del mare, entrambi colti alla sprovvista, entrambi a disagio ed entrambi d'accordo nel porre termine immediatamente a quell'incresciosa ancorché eccitante situazione, preferendo di gran lunga essere travolti dalla furia di un drago d'ossa piuttosto che dal loro ben più pericoloso ardore. 

Un passo alla volta. Era necessario a Xie Lian, ma anche a lui.
La sua apparente sicurezza nascondeva la stessa inesperienza dell'altro, anche se per motivi opposti e una ben diversa disposizione d'animo.
L'ascetismo per il primo aveva rappresentato una forma di coltivazione assai potente per raggiungere il più alto grado spirituale, per lui invece era stata semplicemente la consapevolezza di non volere nessun altro tra le braccia che non fosse Sua Altezza.
A differenza di Xie Lian però, lui non era puro né di spirito né di cuore. Non c'era quella deliziosa ingegnosità nella sua anima, non c'era quello sguardo fiducioso rivolto al mondo, calpestato, insultato, ma sempre pronto a tendere una mano. 
Lui aveva il cuore nero, dove spiccava un'unica chiazza di rosso rappresentata da quel  daoshi  che aveva ritrovato dopo un'attesa lunga secoli. Quel Principe Ereditario che salvandolo ottocento anni prima, lo aveva legato per sempre a sé. 
Non aveva fatto nulla di certe cose, ma era come se sapesse tutto. Lo avrebbe accompagnato, guidato, ma quella lezione, per il momento, era meglio si chiudesse lì.






"Perché non vuoi che usi i dadi?"

Avevano appena iniziato a scendere il sentiero di montagna e il freddo, pur essendo primo pomeriggio, era pungente molto più del giorno precedente, nonostante il sole splendesse alto. 

"Con una giornata così limpida perché toglierci il piacere di una rilassante passeggiata? E' mancata la tua presenza durante le mie lunghe camminate" disse Xie Lian, rivolgendogli un caldo sorriso e aggrappandosi al suo braccio. 
Hua Cheng ricambiò, annuendo. 

Normalità. Quella non era altro che la normalità di una qualsiasi coppia, a cui non era abituato, a cui non osava nemmeno credere. In quello Xie Lian era sicuramente più bravo di lui. Avevano tanto da imparare l'uno dall'altro. Si allungò per lasciargli un casto bacio tra i capelli castani, una parte dei quali come sempre legati in una piccola crocchia con un lungo nastro bianco.
A proposito di nastri...

"Ruoye?" domandò.

"Presente." Sollevò la manica e il nastro emerse appena, srotolandosi un poco, tremante, come a voler dare segno di sé. Al lieve tocco di Hua Cheng il tessuto vibrò piano, accennando una risposta, poi si ritrasse timidamente sotto gli strati della tonaca bianca.
"Come lo hai riparato? Mi sembrava fosse stato ridotto a brandelli»
«Ricordi bene. L’ha riparato Mu Qing appena si è ristabilito dalle ferite causate dalla lava. Quando serviva a Xianle era abile a rammentare e per fortuna con il trascorrere dei secoli non ha perso il talento. Le cuciture sono praticamente invisibili."
"Devo assolutamente ricordarmi di congratularmi con lui per le sue incontestabili doti nel ricamo."
Rise apertamente, con una sorta di perfida soddisfazione.

Non aveva dimenticato i trentatré dei che quel giorno di tanti secoli prima impedirono a Xie Lian di coltivare. Xie Lian era stato bandito per la prima volta, doveva mantenere le Loro Altezze i suoi genitori che non erano in grado di provvedere a sé stessi e doveva coltivare con impegno per riguadagnarsi l'ascesa. Aveva trovato una zona ricca di potere spirituale, ma poco dopo erano arrivati ​​quei Funzionari Celesti arroganti che avevano cercato di cacciarlo. Xie Lian aveva opposto resistenza, finché da dietro il gruppo non era spuntato proprio lui, Mu Quing, che gli aveva puntato contro una lama affilata e gli aveva detto di andarsene. Sconvolto, Xie Lian si era arreso. Vedere un compagno, credeva addirittura un amico, schierarsi contro di lui in quel modo era stato un duro colpo, ma non l'ultimo di quel giorno. Mentre se ne andava infatti, un vigliacco lo aveva spinto da dietro facendolo cadere nel fango e nessuno lo aveva aiutato a rialzarsi. Aveva guardato Mu Quing, ma questi si era voltato dall'altra parte. 

No, lui non aveva dimenticato, perché c'era, era lì, era presente. Un piccolo fuoco fatuo che lo vegliava e, nel suo modo limitato, cercava di proteggerlo. Se non apprezzava particolarmente Feng Xin, che almeno per lungo tempo ne aveva condiviso la sorte, Mu Quing si era invece guadagnato il suo assoluto disprezzo, appena mitigato dalla battaglia combattuta insieme fianco a fianco, appena intaccato dal palese desiderio di Xie Lian di lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare daccapo con i due, ora lì chiamava così, amici. 
Diventato un Supremo, una delle prime cose che aveva fatto era stato sfidare quei trentacinque dei. Solo due di loro erano sfuggiti alla sua vendetta, ed erano stati proprio i due Generali. Ora si rendeva conto che era stato meglio così. Xie Lian non glielo avrebbe perdonato. Ciò non toglieva che avrebbero dovuto fare molta attenzione, raramente concedeva seconde possibilità. 

"Ora che mi viene in mente..." 

Xie Lian gli rivolse uno sguardo interrogativo. 

"...Sono passati  quei due  stamattina".

L'altro non ebbe bisogno di chiedere di chi parlasse. 

"Perché non mi hai svegliato?"

"Avevi bisogno di riposare. Se fosse stato urgente ti avremmo contattato nel canale di comunicazione spirituale, no?"

"Strano allora che non lo hanno fatto nel frattempo" rifletté Xie Lian. 

"Non così strano, Gege. Hanno ficcato il naso dalla porta e sono scappati via scandalizzati".

"Eh? Perché... Oh..." Si portò una mano in fronte, arrossendo. 

"Dovrò mettere una sbarra a quella porta". Gli uscì un mezzo sorrisetto imbarazzato. 

"Non ce ne sarà bisogno. Ora che sono tornato, Gege ha davvero bisogno di continuare ad abitare in un posto tanto scomodo?"

"No, in effetti".

"Bene.che ne dici allora di andare intanto a dare un'occhiata al tuo santuario?"

"È rimasto un cumulo di macerie."

"Vediamo com'è la situazione" si limitò a rispondere Hua Cheng enigmatico. 

Quando due ore dopo arrivano all'ingresso del cortile che delimitava la parte esterna del piccolo monastero, Xie Lian rimase senza parole. 






 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'



𝘿𝙖𝙤𝙨𝙝𝙞: monaco taoista (dao = tao)

 

Notes:

Rieccoci! Non è adorabile l'infantile perfidia di Hua Cheng? E povero Lian Lian, che stravolto dal troppo dolore sopportato per la perdita del suo San Lang, finalmente può abbandonarsi al primo vero sonno ristoratore.
E invece, a proposito di baci... sisi, lo so già. Loro hanno limonato alla grandissima nella novel originale.
Non so perche', ma io invece ho sempre dato per scontato durante la lettura che XL e HC non si fossero mai baciati in modo "profondo", neppure al Tempio durante l'apertura del Monte Tonglu. Forse questo mio misunderstanding è stato per colpa di una cattiva percezione, o della non perfetta traduzione simultanea di Google che ho utilizzato all'epoca, o forse perche' trovavo assai strano che un uomo che comunque aveva calpestato questa terra per 800 lunghi anni vedendone (e vivendone) di cotte e di crude, da esperto spadaccino, precettore imperiale di gran prestigio e soldato di carriera, pur nella sua imposta castità potesse essere così assurdamente ignaro e ingenuo da non capire che limonare non poteva essere un semplice scambio di mana. Dunque nel mio immaginario i metri di lingua che, a quanto mi è stato detto Hua Cheng avrebbe infilato in bocca a Xie Lian, non ci sono mai stati. In questo mio racconto (che come e' evidente non tiene assolutamente conto dei capitoli extra originali) mi piace quindi pensare che per i due protagonisti ogni incontro da qui in avanti sara' una piacevole scoperta, limonate comprese 😎😂
Buon proseguimento!

Chapter 4: Dei, fantasmi e mortali alla corte del dio dei rottami

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

𝗖𝗮𝗽. 𝟰 - Dei, Fantasmi e mortali alla corte del dio dei rottami

 

 

"Non pensate nemmeno di non presenziare. Avete molto da farvi perdonare e io al contrario di Sua Altezza non sono uno che dimentica facilmente".

Tempo per Feng Xin di rimettere piede alla Nuova Capitale quella stessa mattina, dopo l'infelice sortita sul monte Taicang, che Hua Cheng lo aveva raggiunto attraverso il sistema di comunicazione spirituale. Naturalmente, dovendo scegliere, il Re Fantasma aveva preferito contattare lui piuttosto che Mu Qing. 

In realtà era un canale riservato agli dei, ma un anno prima le circostanze li avevano messi nelle condizioni di scambiarsi le password d'ingresso in caso d'emergenza, salvo che Hua Cheng la sua non l'aveva data. 

"Tanto non verrei mai a salvarvi" si erano sentiti dire con noncuranza ed entrambi gli dei marziali del sud si erano raggelati di fronte a una simile insolenza. Stranamente Xie Lian non si era opposto a questa disparità di trattamento, anzi era addirittura arrossito, e non ne avevano colto il motivo. In seguito Pioggia Cremisi si era dissolto svanendo nell'etere e a cambiare password i due Generali non avevano nemmeno pensato. 

"Non c'è bisogno di usare quel tono minaccioso, sarei venuto comunque" rispose Feng Xin sbuffando.  "Non posso parlare per conto di Mu Quing, ma non credo che solleverà obiezioni".

"Ci deve solo provare".

 "Continuerà ad essere sempre così tra noi?", Feng Xin tamburellò nervosamente sul bracciolo della comoda poltrona dietro al tavolo da lavoro, in cui aveva appena appoggiato le terga. "Dovremo continuare a guardarci da te e misurare ogni sillaba? Guardarci le spalle ad ogni passo?"

 "E non darmi mai una scusa, neanche la più piccola. Sì, esattamente", rispose l'altro.

 "Questo non farà certo bene a Xie Lian".

 "Un po' tardi per preoccuparti della sua sensibilità, non credi?".

 "Sono passati secoli! Abbiamo sbagliato, abbiamo cercato di fare ammenda, per Xie Lian è acqua passata, siamo di nuovo amici. Lui ora che sei tornato è sicuramente felice, perché non puoi lasciar perdere?", chiese esaperato.

"Lo stai domandando per lui, o piuttosto per te stesso?" fu la replica beffarda.

Feng Xin sospirò. 

Non l'avrebbe mai convinto, non si sarebbe mai fidato di loro. I due Generali invece, che lo temevano già solo per essere una feroce Calamità e inizialmente diffidenti verso l'ossessione che aveva per il Principe Ereditario, dopo aver assistito di persona al sacrificio compiuto per lui si erano dovuti ricredere. Quantomeno sui reali sentimenti che provava per Xie Lian. Assolutamente ricambiati, da quanto avevano potuto vedere.

"Parlerò con Mu Quing, ma ci saremo."

“Bene” e chiuse la comunicazione. 

Questo era accaduto poco prima che Xie Lian si riprendesse dalla lunga notte di sonno. Poi lui si era svegliato, si erano baciati e poi baciati ancora... e ad un certo punto il giovane cultore era saltato via in uno svolazzare di vesti bianche, come se fosse stato morso da una tarantola. 

Hua Cheng si era offerto di preparare un'abbondante colazione con un entusiasmo che andava al di là del mero tentativo di stemperare la tensione. Era l'unico in grado di mangiare il cibo cucinato da Xie Lian senza star male e per lui avrebbe inghiottito i chiodi, ma insegnargli a mettere insieme qualcosa di commestibile faceva parte di quelle attività che aveva mentalmente messo in lista per occupare il tempo che avrebbero trascorso insieme da lì al prossimo millennio. 

Successivamente gli aveva proposto una passeggiata giù alla valle, con l'intenzione di arrivarci con i suoi dadi, che costituivano la matrice con cui potevano spostarsi da un luogo all'altro al pari di quella degli dei, anzi meglio di quella degli dei, perché non necessitava di porte d'accesso né di compllicati array da disegnarvi sopra. Quando però Xie Lian aveva insistito per andarci a piedi, aveva dovuto entrare nella schiera per avvisare Feng Xin che avrebbero tardato. 

 

 

 

Lo sguardo meravigliato e commosso di Xie Lian ripagò tutti i presenti dell'enorme lavoro compiuto in quei mesi. 

Il candido monaco osservava il santuario completamente ricostruito. Più grande, più bello e sicuramente più solido.

I colori, forse... Un tripudio di rosso e verde che faceva male agli occhi ma, accidenti, che importanza aveva? Era comunque magnifico! 

Hua Cheng, nelle sembianze del giovane San Lang, venne salutato con gioia, poiché era stato di casa lì a Puqi fino a un anno prima.

Gli abitanti del villaggio vevano avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo, era stato un gran lavoratore, ore e ore ad aiutarli nei campi e persino ad effettuare riparazioni nelle loro abitazioni. Una forza della natura, un vero tesoro, al punto che avevano chiesto l'intercessione del taoista che lo ospitava per cercare inutilmente di maritarlo con qualche fanciulla del paese. Poi il monastero era crollato, erano entrambi scomparsi e loro tra le macerie avevano trovato tutto quell'oro. 

"Ma come... Chi... ....Tu!" si voltò verso 

San Lang con tono accusatorio. "Tu sei tornato molto prima di ieri!"

Lui rise e alzò le mani. 

"Questa volta Gege io non c'entro niente, è tutto merito loro" e indicò il folto gruppo di persone che provenivano dal villaggio. 

In mezzo, alcuni abitanti di Ghost City ai quali inizialmente venne riservata una certa diffidenza. Quelle maschere variopinte e gli abiti sgargianti erano sufficienti a far storcere il naso e a far nascere più di un interrogativo, senza che si arrivasse nemmeno lontanamente però ad intuire d'aver a che fare con dei fantasmi. Hua Cheng aveva detto loro chiaramente di non fare o dire nulla che potesse rivelare la loro vera natura, dovevano sembrare persone stravaganti e nient'altro. Era stato impossibile d'altronde evitare che prendessero parte all'inaugurazione, data la vicinanza che avevano dimostrato a Xie Lian in sua assenza e la venerazione che parevano aver sviluppato nei suoi confronti.

Tra loro si contavano anche alcuni dei, al cui fianco c'era Shī Qīngxuán con un piccolo gruppo di quei mendicanti che avevano contribuito alla salvezza della missione contro il Divino Imperatore.

Gli abitanti del villaggio attorniarono Xie Lian per accompagnarlo a visitare il santuario e raccontargli la storia di come fosse stato possibile riedificare quel luogo sacro, ma San Lang rimase fermo all'esterno per lasciarlo godere appieno di quel momento di gloria. 

Venne affiancato da Feng Xin. 

"Mi sono preso la libertà di invitare Il Generale del Nord Ming Guang, il Generale dell'Ovest Qí Yīng e quello dell'Est Láng Qiānqiū oltre al Maestro della Pioggia Yǔshī Huáng, dal momento che hanno tutti condiviso con noi i pericoli della battaglia contro Jun Wu. Láng Qiānqiū si scusa dell'assenza, ma è impegnato in missione all'estremo confine del territorio che non ha potuto abbandonare." 

Pioggia Cremisi approvò annuendo. 

"Onestamente", proseguì Feng Xin, "non credevo che sarebbero venuti. Rain Master è sempre molto occupata, Quán Yīzhēn è imprevedibile e il Generale Pei, bè... è il Generale Pei". Fece spallucce.

"Gli devono tutti la vita" si limitò a constatare l'altro, a braccia conserte, mentre osservava Xie Lian e il folto gruppo di persone che lo attorniava spostarsi di qua e di là nel sontuoso giardino per poi entrare nell'edificio.

"Sì e non lo dimenticheranno. Tutti quanti hanno voluto che i palazzi di chi ha contribuito alla sconfitta di Jun Wu venissero ricostruiti per primi e alla Corte Celeste ce n'è uno pronto che attende Sua Altezza, quando vorrà farvi ritorno. In fondo i suoi credenti sono aumentati a dismisura, per accontentarli tutti dovrà prendere del personale sotto di sè e dovrà-"

"Basta così", lo fermò San Lang spazientito. "Non è con me che devi parlare di questo".

"Qualcuno dovrà pure convincerlo!".

"Non sarò io quel qualcuno".

"Sei dunque così egoista?"

"Al contrario, non lo sono affatto. Lascerò come sempre che Sua Altezza decida spontaneamente ciò che ritiene meglio."

"È un dio celeste, un dio marziale. Cos'altro dovrebbe essere, se non questo?!"

"Libero", fu la risposta.

Vide Xie Lian fargli cenno dall'ingresso del santuario di raggiungerlo e si incamminò verso di lui. Era raggiante e questo gli scaldò il petto. 

Feng Xin lo seguì a distanza.

Xie Lian infilò un braccio sotto quello di San Lang e il gesto non passò inosservato. Se ai fantasmi e agli gli dei era ormai chiaro il rapporto che c'era tra i due, i mortali presenti invece osservarono curiosi l'intima confidenza tra il sacerdote taoista e Xiao Hua. 

Erano nate molte storie dopo la disfatta dell'Imperatore, su cui si scrivevano romanzi e rappresentazioni teatrali e in tutte queste, oltre alle eroiche gesta, in parallelo si narrava del tenero sentimento germogliato tra il Dio Marziale Incoronato di Fiori e Pioggia Cremisi che ha Cercato il Fiore.

Già allora gli abitanti del villaggio si erano chiesti se per caso non vi fosse un collegamento tra la sparizione improvvisa dei due e le storie sulla catastrofe che aveva sconvolto il Paradiso. Ora guardandoli se lo stavano di nuovo chiedendo, ma non avrebbero mai osato dirlo ad alta voce, anche perché il viso angelico di Xiao Hua mal si conciliava con l'idea che avevano loro del feroce Re dei Fantasmi, e quel monaco dall'aria così dimessa meno ancora era accostabile alla celestiale e al contempo formidabile figura del dio marziale che aveva sconfitto il perfido imperatore.

Va detto che agli dei non era consentito mostrarsi agli umani. Lo scontro di un anno prima però ad un certo punto aveva visto interagire dei e mortali assieme, sovvertendo tutte le regole. L'identità di Xie Lian si era inevitabilmente palesata a tutti coloro che avevano fatto parte della schiera con cui avevano bloccato gli spettri risentiti inviati da Jun Wu e i mendicanti avevano così anche scoperto che il loro compagno Maestro Feng era stato a sua volta, un tempo, un immortale.

Quel pomeriggio alla fine non a tutti era chiaro chi fosse chi, anche se non fu difficile indovinare che la straordinaria bellezza dei quattro Generali e della donna distinta che li accompagnava appartenesse a qualche presunta divinità. La deferenza e il timore impedirono però di fare domande inopportune e si limitarono a gongolare all'idea di essere partecipi di un evento così fuori dal comune. 

Mentre osservavano gli interni del santuario, davanti a San Lang e Xie Lian si parò Pei Ming. 

"Vostra Altezza, non ho ancora avuto modo di omaggiarvi adeguatamente. Sono felice che siate tornato tra noi" e lo salutò avvolgendo il pugno della mano destra nel palmo della sinistra con un lieve inchino. 

Xie Lian ricambiò il gesto. 

"Il piacere è mio Generale, sono grato della vostra presenza".

Pei Ming si volse allora verso Hua Cheng.

"Non credevo sarebbero mai uscite dalla mia bocca queste parole, ma non mi dispiace affatto vedere che siete tornato". Chinò la testa in segno di rispetto e Hua Cheng fece altrettanto, aggiungendo ironico: "A quanto pare mi sono dimostrato meno peggio del vostro Divino Imperatore".

"A quanto pare." rispose Pei Ming sullo stesso tono.

Seguirono i saluti estasiati di uno stazzonato Shī Qīngxuán, che per l'occasione era riuscito a trovare un pezzo di sapone con cui lavarsi e far lavare i poveracci che lo avevano accompagnato, anche se gli abiti erano rimasti sporchi e consunti.

Con incredibile entusiasmo li racchiuse entrambi in unico abbraccio, mettendo il Re Fantasma in seria difficoltà prima di vedersi strappare un sorriso indulgente. Benché pettegolo e ciarliero infatti, il fu Maestro del Vento era stato il solo a prendere le parti di Xie Lian una volta asceso, senza timore di mettersi in posizioni talvolta scomode per difenderlo. Grazie a lui Xie Lian non si era sentito troppo solo, di questo Hua Cheng gli era grato e solo a nome di ciò gli aveva consentito di mettergli le mani addosso.

Vederlo ridotto così però, uno straccione che mendicava assieme ai suoi nuovi compari, continuava a disturbarlo e sapeva che era un sentimento condiviso da Xie Lian. 

I saluti della Maestra della Pioggia, furono più discreti e pacati, così come quelli di Quán Yīzhēn, mentre Feng Xin e Mu Quing decisero di tenersi temporaneamente in disparte.

Approfittando di un momento di calma, Xie Lian si volse verso il ragazzo al suo fianco.

"San Lang, vuoi spiegarmi?" e fece un gesto col braccio ad indicare l'enorme e affollata sala delle offerte.

"Te lo ripeto Gege, non c'entro niente, davvero. Sono tornato ieri, non sapevo se nel frattempo tu avessi ricostruito il santuario, così ti ho cercato qui. Ho trovato tutto questo e sono rimasto spiazzato quanto te, sono entrato e ho trovato un uomo che stava sistemando delle offerte sull'altare. Era uno dei paesani, mi ha riconosciuto e mi ha abbracciato felice che il Piccolo Hua fosse di nuovo tra loro." Rise e scosse la testa.

"A proposito, l'aiuto che hai dato al Regno Celeste è diventato di dominio pubblico, sono molti i credenti che ti sei guadagnato anche nel mio villaggio."

"Forse allora è grazie a ciò che questo umile è riuscito a tornare così in fretta."

"In fretta? Un anno lo chiami in fretta?"

"Gege allora come chiamerebbe i miei 800 anni d'attesa?"

Xie Lian scosse freneticamente una mano. 

"Hǎole hǎole, ho capito. In realtà sei stato molto veloce."

Diede una piccola stretta al suo braccio. 

"Poi che è successo? Racconta."

"Gli ho chiesto chi avesse ricostruito il tempio e dal retro a quel punto è sbucato il capo villaggio. Ha detto che subito dopo che si sono calmate le acque sono venuti a togliere i detriti per ricostruire il santuario, hanno trovato i lingotti d'oro che ti aveva donato il Dio Marziale dell'Ovest e con una parte di essi hanno ricostruito il santuario, confidando nel tuo ritorno. L'altra parte è stata custodita per poterteli riconsegnare appena possibile".

"Aaah, dovrò convincere di nuovo Quán Yīzhēn a riprenderseli allora".

Sospirando si grattò pensieroso un sopracciglio.

"È ricco e di quell'oro non sa che farsene, evidentemente nessun altro nonostante il suo rango elevato lo ha trattato col rispetto che merita, a parte te. È stato il suo modo per sdebitarsi. Digli solo di non farlo più, che non ne accetterai altro. Vedrai che basterà."

Scoccò un'occhiata proprio in direzione del suddetto, che stava bevendo qualcosa in compagnia di una signorina senza maschera, di bell'aspetto. Si era certamente accorto che era un fantasma, ma non sembrava importargliene.

"Comunque ho capito che tu non ne sapevi ancora nulla" proseguì, "e che quindi sarebbe stata una splendida sorpresa. Il capo villaggio allora si è preso in carico di organizzare una vera e propria inaugurazione e il mio compito alla fine era solo quello di condurti qui dopo essermi accordato questa mattina con Feng Xin mentre dormivi. Sospettavo che avremmo anche trovato dei fantasmi, mantenere un segreto a Ghost City è pura utopia e nel mio Regno pare tu abbia maturato un certo seguito."

"Grazie. Grazie di cuore". Sollevò il viso su di lui e Hua Cheng maledì in quel momento la folla che li circondava. Dovette distogliere l'attenzione da quelle labbra tentatrici per non cedere al desiderio di caricarselo in spalla e tentare una precipitosa fuga nei boschi vicini.

"Chi se lo sarebbe mai aspettato che un giorno avremmo assistito a una scena così assurda?" disse invece, indicando col mento fantasmi, dei e mortali mischiati tra loro a chiacchierare sorseggiando chi un tè, chi una coppa di vino, chi semplice acqua calda.

"Dobbiamo ringraziare Jun Wu per questo", ridacchiò Xie Lian.

"Alla prossima occasione non mancherò" rispose l'altro sarcastico.

Xie Lian si staccò da lui per andare a ringraziare nuovamente il capo villaggio per il lavoro svolto e il sontuoso rinfresco e il suo posto venne preso da Shī Qīngxuán.

"Vi state divertendo?" chiese allegramente a San Lang, che rimaneva in disparte a braccia conserte tenendo d'occhio la situazione. Temeva che la presenza di esponenti di tutti e tre i regni nello stesso luogo potesse farsi pericolosa da un momento all'altro, anche se nulla lo stava facendo presagire.

"È abbastanza piacevole" rispose distrattamente.

"Non sia mai che facciate trasparire un po' di entusiasmo". Shī Qīngxuán mise un piccolo broncio.

"Prometto di regalarti il mio migliore sorriso se ricomincerai a coltivare con l'obbiettivo di ascendere di nuovo".

"Eeh?" Arrossì vistosamente sotto la capigliatura arruffata. "A Pioggia Cremisi importa qualcosa del destino di un dio caduto?"

"Non sono io forse il paladino degli dei caduti?"

"Di uno, senz'altro. Ma dell'altro..." C'era una nota malinconica nella sua voce.

"Anche dell'altro, se è un vero amico del primo".

Un sorriso aperto e sincero illuminò il bel volto di Shī Qīngxuán che arrivò a toccargli i bellissimi occhi verdi. 

"Lo sono!", ma il suo volto si incupì subito nell'aggiungere: " Ma sono asceso senza merito e pertanto temo dovrò continuare a scontare la mia giusta pena".

"Non dico che sia sbagliata la pena, ma che sia sbagliato non riprovarci, dimostrando alla fine di meritare quel posto alla Corte Celeste".

Non è che Hua Cheng si fosse improvvisamente affezionato a quel bizzarro personaggio, o forse sì, ma solo un po’. Sapere invece che quando Xie Lian fosse rientrato nel suo regno avrebbe presto o tardi ritrovato un alleato sincero, oltre ai quattro Generali marziali presenti di cui non era sicuro fino a che punto potesse fidarsi, lo avrebbe tranquillizzato non poco. 

Si chiese quanto sapesse Shi Qingxuan della sua collaborazione con Acque Nere Affonda-Barche. Fin dal primo momento era stato partecipe del piano di Hè Xuan per smascherare il dio celeste che aveva usurpato il suo posto alla Corte Immortale, quindi si poteva dire che aveva un certo grado di responsabilità nella triste sorte toccata al Maestro del Vento.

Xie Lian aveva intuito che tra lui e Hè Xuan c'erano stati degli accordi, che era coinvolto non proprio marginalmente, e aveva preferito non indagare oltre il necessario. 

"Ci sono faccende in cui Gege è meglio che non si immischi" gli aveva detto la prima volta che lo aveva ospitato nella residenza a Ghost City.

Probabilmente il suo dio aveva deciso che quella era una di quelle faccende.

Shī Qīngxuán intanto se ne era andato pensieroso verso il buffet e lo guardò arrivare zoppicando fino a un grande vassoio di Táng chǎo shān zhā. 

Aveva dato una spiegazione piuttosto vaga di come si fosse ridotto in quello stato e si chiese perché quelle fratture fossero state trascurate al punto da diventare un invalidità permanente. Poteva tornare in quelle condizioni ad essere una divinità? Il suo egoismo lo aveva portato ad illudere Fēng Shī più di quanto fosse legittimo? 

"Vedo che ti stai integrando bene" chiosò una voce dietro di lui. "Hanno dimenticato tutti molto facilmente cosa sei veramente".

Hua Cheng non ebbe bisogno di voltarsi, riconobbe la voce.

"Loro forse hanno la memoria corta. Io no".

Mu Qing prese un sorso di tè dalla coppa che teneva in mano.

"Stai diventando monotono". Il dio sapeva di camminare su una lastra di ghiaccio sottilissima. "Io non devo dimostrare niente a nessuno, sicuramente non a te. Xie Lian può contare su di me e certamente io su di lui, puoi accettarlo oppure no, la cosa non mi riguarda".

"Non mi dire... Il gattino sta arruffando il pelo!" Rise. "Bravo, dimostri carattere a sfidare me, molto più che a puntare una lama su un uomo già in ginocchio, un uomo che pretendi di chiamare amico". Il sorriso si era spento, la voce si era fatta tagliente.

"Ho rispetto per quello che c'è tra voi due, ma in che modo il mio rapporto con Xie Lian, passato o presente, ti riguarderebbe?"

"In nessuno in verità, se questo rapporto d'ora in poi sarà onesto e corretto. In modi che non puoi nemmeno immaginare se invece non lo sarà".

Rimasero in silenzio per un po', prima che Mu Qing da dietro avanzasse al suo fianco, continuando a sorseggiare il suo tè. 

Osservarono Xie Lian, che nel modesto mantello bianco di lana passava da un fantasma a un dio a un mortale, profondendosi in ringraziamenti per aver partecipato all'inaugurazione del santuario. Brillava di luce propria come un sole.

Mu Qing non lo vedeva così da quando era un adolescente che coltivava al tempio di Xianle e si esibiva sulla piattaforma interpretando un dio guerriero, senza nessun altro pensiero che non fosse apparire splendente al suo popolo.

"Sono contento per lui che tu sia tornato" disse a denti stretti, prima di andarsene verso i Generali Ming Guang e Qi Ying.

Hua Cheng sorpreso alzò un sopracciglio, poi un angolo della bocca prese una lieve piega verso l'alto. 

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

Le password: il sistema di comunicazione spirituale necessita di una parola o di una frase chiave per consentire l'ingresso nel canale, quella di Xie Lian è "Recita il Sutra dell’Etica mille volte", quella di Hua Cheng l'autrice non l'ha mai rivelata, dicendo in un intervista che deve rimanere un segreto. Lo stesso Hua Cheng spiega nel romanzo: "è perché voglio che nessuno mi raggiunga che ho appositamente impostato la password su quella frase" (però con Hè Xuan sappiamo che comunicava regolarmente attraverso l'array privato 🤷‍♂️). Diciamo che, dagli indizi certi che abbiamo, è sicuramente una frase formata da due parti che Xie Lian considera (o considerava a quel tempo) inappropriato dover ripetere, mentre Jun Wu (che ne era venuto a conoscenza) l'ha trovata “divertente”. Largo alla fantasia quindi 😁

𝗗𝗶𝗮𝗻𝘅𝗶𝗮 (殿下): Sua Altezza

Xiao Hua: "Piccolo Hua". È il soprannome che i paesani hanno dato a Hua Cheng, di cui hanno molta stima per l'instancabile aiuto che ha generosamente elargito ogni qual volta era di passaggio a Puqi. Hua Cheng non si presenta a loro col suo vero aspetto di Re Fantasma, ma nella forma di San Lang adolescente. 

Hǎo le (好了): Hăo significa “buono”, in una risposta assume il valore di “ok, va bene”. L'emozione di quel “va bene” è determinata dalla particella successiva, in questo caso “le”, che trasmette un tono un po’ infastidito, come se si accettasse qualcosa anche se non piace per darci un taglio. Due volte di seguito (Hǎole hǎole) viene spesso usato per interrompere una situazione scomoda, come a intendere "basta così, è abbastanza". 

(Fonte: Digmandarin.com) 

 

𝗦𝗮𝗹𝘂𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗣𝗲𝗶 𝗠𝗶𝗻𝗴: avvolgere il pugno della mano destra nel palmo della sinistra è il tipico saluto che si scambiano gli appartenenti alle scuole di arti marziali.

Bevande: fin dall'antichità è usanza bere acqua calda secondo i precetti della medicina tradizionale cinese, anche durante le stagioni temperate. Secondo questi precetti, l'organismo per mantenere il benessere dei propri organi non deve mai raffreddarsi. 

Táng chǎo shān zhā: palline bianche che sembrano rivestite di brina grazie alla copertura di zucchero granuloso, che contrasta con il sapore acidulo e la consistenza pastosa del frutto, rendendo queste palline invitanti come le ciliegie. Si preparano a partire dal frutto fresco, ripassato brevemente in padella dove sarà stato sciolto lo zucchero assieme ad acqua e qualche goccia di aceto. 

Fēng Shī: in cinese Maestro/Signore del Vento. 

 

Notes:

E di nuovo eccoci!
Certo che Feng Xin e Mu Qing non possono proprio farcela con Hua Cheng 😣 Feng Xin almeno ci prova, Mu Qing invece a suo rischio e pericolo lo sfida, gli piace corteggiare la morte 😅
Chi non vorrebbe qualcuno che ti fa una sorpresa come quella di Hua Cheng a Xie Lian (a parte me, che non amo le sorprese, ma vabbè). Gli abitanti del villaggio sono stati così attenti (e onesti) nei confronti del loro 𝘥𝘢𝘰𝘴𝘩𝘪. Ora Xie Lian è davvero amato da tutti e lui dovrà abituarsi a tutto questo improvviso affetto 😂
E c'è spazio anche per un siparietto romantico all'ombra del nuovo santuario, quanto ci piace San Lang versione diciassettenne arrapato 😂😂
Alla prossima!

Chapter 5: Pioggia Cremisi nel dominio di Acque Nere

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

Quella sorta di inaugurazione sembrava lontana dal volgere al termine e Hua Cheng decise di averne abbastanza di gente che gli si piantava a fianco, ognuno con qualcosa da dire.

 Raggiunse Xie Lian: "Quando Gege vuole andarsene mi trova pronto".

"Ma sono ancora tutti qui. Non sarebbe scortese?"

"Lo sarebbe, sì. Ma temo di aver raggiunto e ampiamente superato il mio limite di sopportazione per oggi".

Avvicinò le labbra al suo orecchio, solleticandolo ad ogni parola: "Se però Gege vorrà, lo attenderò più tardi nella mia residenza".

"No!" Xie Lian afferrò la sua mano e lo trattenne con vigore. 

"Non lasciarmi, per favore..."

L'iniziale sorriso sul volto di San Lang si spense nel momento esatto in cui si rese conto del terrore dipinto sul suo volto.

Si sciolse dalla presa per afferrarlo per la mano e trascinarlo verso il capo villaggio, a cui chiese se la zona adibita ad abitazione del monaco taoista sul retro fosse vuota e agibile.

 "Certo, è chiusa a chiave e non è consentito agli ospiti entrarvi", rispose l'uomo.

 "Datemi la chiave, per favore."

"Sì, sì, certamente".

Gliela porse e San Lang trascinò nuovamente per mano uno sconcertato Xie Lian nel privè, incurante degli sguardi curiosi che li seguirono.

Quando si chiuse la porta alle spalle, schiacciò Xie Lian contro di essa e lo baciò con forza. Ci fu un attimo di smarrimento e poi Xie Lian si aggrappò alle sue spalle e ricambiò con lo stesso ardore.

Fu solo dopo un bastoncino d'incenso che si separarono per riprendere fiato.

"Devi stare tranquillo Gege. Puoi dividerti da me per qualche ora, non me ne andrò, non ti lascerò di nuovo. Ti aspetterò al Palazzo del Paradiso. Ora occupati dei tuoi ospiti e riprendi il tuo ruolo all'interno di questa comunità, fai con calma. Bè, magari non troppa, non farmi attendere eccessivamente. Sono ancora qui e già mi manchi".

Lo strinse in un lungo abbraccio, che Xie Lian sembrò restìo a sciogliere. Poi dovette arrendersi e le vesti rosso acero scomparvero dietro la porta.

Lui si trattenne ancora un po' per ricomporsi, prima di tornare dagli ospiti, e venne subito intercettato da un allegro Shī Qīngxuán.

 "Vostra Altezza, mi sembra l'occasione migliore per ricordarvi la promessa fatta lo scorso anno a tutti i volontari che si offrirono per trattenere gli spiriti risentiti inviati da Jun Wu".

"Ma certo! Riso e pollo, se non sbaglio".

"Riso e pollo, esattamente".

"Vogliamo organizzarlo tra un mese? Il Tempio ora è abbastanza solido e grande per ospitare tutte quelle persone, anche se staremo comunque un po' stretti".

"Affare fatto! Farò subito girare la voce".

"Molto bene. Ah, per favore aspetta..."

"Eh?"

"Volevo parlarti della tua attuale condizione..."

"Non ce n'è bisogno Altezza. Ci ha già pensato il vostro San Lang a darmi una piccola lavata di capo. Non credevo importasse a qualcuno che io tornassi o meno a far parte delle schiere celesti, a parte voi ovviamente. Sappiate che ci penserò. Seriamente, lo farò."

"Ah, sì, ehm... Bene, bene." Si grattò un sopracciglio e annuì ripetutamente.

Doveva ricordarsi di ringraziare San Lang per aver essersi interessato alle sorti del Dio del Vento, non era così cinico come gli piaceva apparire e sospettava che, nonostante la sua naturale avversione per gli abitanti del Regno Immortale, tra le pochissime eccezioni rientrasse proprio Shi Quingxuan.

 

 

Hua Cheng si stava dirigendo sull'Isola delle Acque Nere

In seguito all'uccisione da parte di Black Water del Maestro dell'Acqua Shi Wudu, la barriera che impediva l'ingresso in quella parte del Mar Cinese Meridionale si era dissolta assieme a tutti i blocchi magici che avevano reso una trappola il territorio di Hè Xuan. Rimaneva però intatto il filtro che divideva il mondo immortale da quello umano: così come La Città Fantasma di Hua Cheng, anche l'isola delle Acque Nere non era visibile all'occhio dei mortali, se non espressamente voluto dai loro Signori. 

In base agli accordi presi molto tempo prima, Hè Xuan poteva entrare e girare a suo piacimento a Ghost City, ad eccezione della residenza personale di Chéngzhǔ dove si entrava solo se invitati, stessa libertà e stesse restrizioni erano concesse alla Calamità Vestita di Rosso.

Il suo arrivo dunque non venne in alcun modo ostacolato. I soldati di guardia al limitare della foresta, a qualche centinaio di metri dalla spiaggia dove lo avevano portato i dadi, si limitarono ad avvisare il padrone del maniero dell'inaspettata visita. Hua Cheng non li vide, ma ne percepì l'insidiosa presenza, così come quella dei fantasmi all'ombra della fitta vegetazione, che rimasero a loro volta quietamente nascosti. 

 

Dopo la scoperta dell'assassinio dell'Ufficiale Celeste Ming Yi, Maestro della Terra, Jun Wu aveva emesso un mandato di cattura per Hè Xuan. Per un periodo questi si era dato alla macchia, lasciando il territorio e facendo perdere le proprie tracce. Poi però la città di Gu nel Monte Tonglu si era riaperta e si era scoperto che L'imperatore dei Cieli e la Calamità Vestita di Bianco Bai Wuxian erano la stessa persona, così era tornato e aveva permesso a Pioggia Cremisi di spostare la battaglia nelle sue acque per poter contare sulle risorse della Calamità del Mare.

In seguito, data la truffa perpetrata ai danni del Paradiso da parte di Shi Wudu e dato l'aiuto concesso in battaglia da Black Water, il mandato era stato annullato dal governo temporaneo, istituito alla Capitale Celeste per poter ricostruire il regno. In cambio il Fantasma si impegnava formalmente a tenersi a distanza sia da detto regno che dai suoi affari. 

Hua Cheng invece, in virtù di quello stesso aiuto, gli aveva parzialmente condonato l'enorme debito in denaro che aveva contratto con lui nel corso di centinaia d'anni. 

Ora c'era però un altro favore che Hua Cheng doveva chiedergli. 

 

 

Era stato fatto accomodare in una grande sala dai muri di un tetro grigio, con pochi arredi. Un divano al centro con davanti un tavolino basso, alcuni quadri alle pareti così privi di colore da sembrare in bianco e nero e pochi, ma raffinati, mobili. L'unica traccia di calore proveniva dalle fiaccole appese ai muri, troppo poco per disperdere quelle ombre inquiete e il gelo che permeava l'ambiente.

Al centro di tutto, in piedi con le mani intrecciate dietro la schiena, un uomo alto quanto Hua Cheng, completamente vestito di nero, sulla cui tunica spiccavano, ai bordi, decorazioni di onde marine a filo argentato. Egualmente d'argento erano la cintura che gli cingeva la vita e le vambrace ai polsi. I capelli nerii, con riflessi verde-blu che ricordavano l'ala di un corvo, erano raccolti in una coda alta chiusa da un fermaglio, che incorniciava un volto di un pallore estremo su cui le labbra risultavano ben disegnate ma esangui, quasi violacee. Nonostante cio' era bello, con lineamenti regolari dal fascino inquietante, su cui spiccavano due occhi dalle profonde iridi grigie.

Hua Cheng sapeva che quegli occhi potevano essere accesi da una furia distruttiva che si sarebbe rivelata nei riflessi rossi come braci ardenti, diventando così l'unica macchia di colore su quella figura altrimenti oscura, ma in quel momento erano solo placidi e vagamente incuriositi.

"A cosa debbo l'onore?" Chiese Hè Xuan. 

"Intanto potresti rendere questo posto meno deprimente", rispose Hua Cheng guardandosi intorno.

"Magari dovrei adottare il tuo stile, con tutto quel rosso e oro. Sai che pesantezza" ribattè l'altro.

 Hua Cheng abbozzò una smorfia ironica.

"D'accordo, saltiamo i convenevoli. Sono qui per Shi Qingxuan".

L'altro alzò un sopracciglio.

"Hai avuto la tua vendetta, ma ora sta pagando l'unico che è stato messo in mezzo suo malgrado". Hua Cheng non sorrideva più.

Nel sentire quelle parole, Black Water fremette. Al pari della voce di Hua Cheng, anche il suo volto si indurì.

 "Ha avuto salva la vita e di questo può già ringraziare. Ha avuto il coraggio di mandare te a perorare la sua causa? E tu da quando in qua ti preoccupi di aiutare un ex funzionario celeste?" Rispose quindi sprezzante.

Non gli toglieva gli occhi di dosso mentre il suo ospite si aggirava lentamente per la grande sala.

"Seriamente, un po' di colore alla tua residenza non guasterebbe", prese tempo Hua Cheng.

Davvero, che diavolo ci faceva lì? Quasi si pentì di essersi immischiato. Chi era in fondo Wind Master per lui? Con una sventagliata aveva persino propagato un incendio e distrutto la sua residenza! Ma poi pensò a quell'abbraccio affettuoso, alla preoccupazione di Xie Lian…

Hè Xuan rimase silenzioso. Aspettò che palesasse chiaramente i suoi intenti. Doveva essere una questione assai spinosa se persino la Devastazione Cremisi cincischiava.

Hua Cheng stava osservando un quadro alla parete a sfondo marino, lugubre quanto la sala che lo ospitava.

 "Shi Wudu ha pagato con la vita per le sue azioni sconsiderate. Vorrei chiederti un favore personale che riguarda suo fratello minore.

"Un favore personale, nientemeno... Mi concedi la libertà di darti dell'idiota anche solo per aver pensato di metterti in gioco per un dio, anzi un mortale ora, a causa del tuo amante Celeste? Perché è del Principe Ereditario di Xianle che si parla, prima ancora che di Shi Qingxuan, suppongo. È l'unico che possa portarti ad azioni così sconsiderate". 

Black Water fece un ghigno che spiccò feroce sul volto pallido. "A proposito di azioni sconsiderate... Bentornato tra noi Blood Rain, come hai trovato l'aldilà?".

Questi si voltò e lo fissò glaciale. L'altro proseguì, sedendosi su un lato del divano.

"Capisco che quasi un millennio d'attesa per poter rivedere il proprio amato possa portare a perdere la testa, ma da te non mi aspettavo una tale dimostrazione di debolezza" e questa volta non c'era ironia nelle sue parole.

A gambe accavallare, la tunica nera aperta che lasciava scoperti i pantaloni e un paio di stivali entrambi neri, era quasi tutt'uno col resto dell'ambiente.

Com'era scoperta l'intenzione di Hè Xuan di prendersi una piccola rivincita sul Re della Città Fantasma, seppur insignificante come quella.

Hua Cheng gli concesse quella minuscola soddisfazione senza controbattere.

Lasciò che i toni rimanessero leggeri e discorsivi quando chiese: "E dimmi, in cosa mi mostrerei debole? È forse da ritenersi una debolezza aiutare una persona che lotta per la giustizia? O colpita ingiustamente da colpe altrui?"

"Se tu fossi un abitante dell'Impero Celeste ti direi di no. Ma dal momento che sei una Devastazione, è una contraddizione in termini".

"Lascia che ti ponga una domanda allora: perché hai deciso di lasciar vivere Shi Quingxuan?"

Hè Xuan si sentì preso in contropiede. Poteva non rispondere e cacciarlo, ma era un comodo alleato da non inimicarsi ed era anche curioso di sapere cosa lo avesse spinto fin lì, dato che non erano soliti scambiarsi visite di cortesia.

Si prese del tempo per formulare una risposta adeguata a quella domanda che, una volta esaurita la furia cieca della vendetta di un tempo, anche lui si era posto. Perché non aveva ucciso entrambi i fratelli? 

Uno aveva architettato il piano, l'altro ne aveva tratto vantaggio.

 "Shi Qingxuan ha beneficiato di un privilegio", disse infine, "ma lo ha fatto in maniera del tutto inconsapevole. Se all'inizio pensavo che non fosse un'attenuante, poi ho semplicemente pensato che invece lo fosse."

"Sei anche tu una Devastazione. Avevi l'opportunità di uccidere entrambi i fratelli in un colpo solo, visto che erano la causa dello sterminio della tua famiglia e del tuo essere un fantasma piuttosto che un dio. Invece uno è morto e l'altro è salvo. Chi si è mostrato debole dunque?" Lo sfidò.

 "Cosa cazzo vuoi Xuè Yu?" Hè Xuan si alzò di scatto andandosi a piantare a un palmo dal naso di Hua Cheng. Le braci sopite nei suoi occhi diventarono rosse, come una vampata di calore a dissipare il gelo delle iridi grigie.

"Cosa - vuoi - da - me?" Scandì lentamente, faticando a controllare la rabbia nella voce.

 Hua Cheng non batté ciglio. Aveva già vinto la battaglia e l'altro non se ne era neppure accorto.

 "Perché lo hai salvato?" Ripeté, questa volta in modo più pacato, fissandolo dritto negli occhi.

 "Che importanza ha! Anche così ho ottenuto la mia rivalsa, quello sciocco ha perso tutto ciò che aveva!" Esclamò Black Water con un gesto impaziente della mano, voltandosi e tornando sul divano.

Prese tempo per calmarsi e poi fece un altro gesto, invitando questa volta l'ospite ad accomodarsi accanto a lui.  

Hua Cheng lo assecondò. 

Utilizzando la matrice di comunicazione, il padrone di casa fece comparire un servitore, anch'esso pallido e vestito di grigio.

"Posso offrirti qualcosa?" Chiese a Hua Cheng.

"Sono a posto, grazie".

"Portami un tè" ordinò per poi congedarlo con un cenno della mano, ma ebbe un ripensamento:

"Anche dei pasticcini".

Con un "Sì, mio Signore", il servitore fece un inchino e scomparve.

 Bere e mangiare erano attività superflue per un fantasma, solo frutto di abitudini acquisite da mortali, e Hè Xuan queste abitudini le aveva ben radicate.

"Allora, perché lo hai salvato?" riprese Hua Cheng.

Dopo quello che parve un silenzio interminabile, alla fine Hè Xuan decise di parlare.

 "Perché chiedermi qualcosa che credi già di sapere?"

Hua Cheng attese, quindi Hè Xuan continuò.

"Sono stato per decenni alla Corte Celeste sotto le mentite spoglie del Maestro della Terra. Inizialmente sono stato accolto con freddezza dagli altri dei, tranne..."

"Tranne da Shi Quingxuan", terminò l'altro per lui.

"Già. Era appiccicoso oltre ogni ragionevole sopportazione. Si era convinto che avessi bisogno di lui per integrarmi. Si comportava come se..."

"... Foste amici?".

"Follia pura".

"Piantala. È con me che stai parlando. Abbiamo lavorato insieme per anni io e te alle spalle della Corte Celeste e non mi è certo sfuggito. Voglio sentirtelo dire".

Se Hè Xuan non avesse dovuto contare sulla sua indulgenza, per via della restante parte del debito di una certa consistenza che gli rimaneva da saldare, l'avrebbe semplicemente fatto accompagnare alla porta con l'invito a non ripresentarsi mai più, ma aveva le mani legate.

 Pioggia Cremisi era sempre rimasto a cuccia nel suo regno, avevano lungamente collaborato e aveva funzionato perché ognuno si faceva i fatti suoi, non erano amici e si limitavano l'uno ad accettare e rispettare l'esistenza dell'altro. Quello che aveva di fronte ora invece stava diventando una vera spina nel fianco.

"Che tu sia maledetto Hua Cheng! Perché tutto questo? Perché ora?" Gli occhi mandavano scintille.

Hua Cheng ovviamente non si fece intimidire. Non era nel suo territorio e questo lo limitava, non aveva inoltre interesse a farsi nemico il Re Fantasma del Mare. Se però giocava bene le sue carte non sarebbe accaduto e avrebbe ottenuto ciò che voleva.

"Dillo" lo incitò ancora, "Qual è il vero motivo per cui l'hai salvato?"

Black Water inaspettatamente si arrese a quell'insistenza e si lascio' andare a una risata amara.

 "Ah, Xuè Yu... Già, perché, mi chiedi... Dunque, perché…”, parve riflettere. “Perché quello sciocco ragazzino, quel vanesio, quel pettegolo, quell'essere etereo dalla voce troppo squillante in fondo era diventato... Sì... Ah..." Premette la radice del naso tra le dita. "... Un amico?".

Finalmente l'aveva ammesso. Con lui, ma soprattutto con se stesso.

Non l'aveva ucciso perché non avrebbe mai potuto. 

Gli aveva comunque fatto del male, in molti modi. Si era accanito con una ferocia senza pari, facendolo soffrire molto più di quanto non avesse sofferto Shi Wudu, il vero responsabile di tutto.

Lo aveva torturato.
Aveva permesso che esseri disgustosi banchettassero col suo corpo in una fetida galera.
Gli aveva ucciso il fratello davanti agli occhi e aveva goduto di ogni singolo grido di folle dolore che quella vista aveva strappato dalla sua bocca.
Una volta arrivato al culmine della sua vendetta, aveva completamente perso la ragione e più il sangue dei due fratelli scorreva, più si esaltava.
Era semplicemente impazzito. 

 "All'inizio Shi Qingxuan era solo il viatico per essere ammesso nella ristretta cerchia degli dei che contano, ma poi...", continuò, quasi rivolto più a sé stesso che all'altro. 

"...poi come non farsi coinvolgere dalla sua allegria e dalla sua spontaneità? Ne so qualcosa", termino' Hua Cheng. 

"Era... È tutto quello che io non sono e non sono mai stato. Qualcuno potrebbe dire che due persone così diverse non avrebbero potuto assolutamente andare d'accordo, invece eravamo solo due facce opposte di una stessa medaglia. Ma non gliel'avrei mai detto, mai e poi mai."

Per un attimo Hè Xuan sembro' perdersi nei ricordi.

"Dovevo tenerlo a distanza. Quando ho scoperto che era proprio lui la persona che stavo cercando, che mi aveva soppiantato nel Regno Celeste derubandomi dell'opportunità di avere un destino migliore per me e per la mia famiglia, ho creduto davvero di detestarlo, ma poi suo fratello ha cercato di strangolarlo e in quel momento ho reagito d'istinto, l'ho bloccato e gli ho spezzato le braccia."

Si volto' di nuovo verso Hua Cheng, la rabbia gli distorceva i bei lineamenti, le iridi di un pericoloso rosso sangue.

"Quanto ho odiato Shi Wudu e quanto ancora lo odio, quanto lo vorrei vivo per poterlo smembrare di nuovo!"

Hua Cheng non rimase indifferente alla ferocia delle ultime parole e del tono con cui erano state pronunciate, ma volle ignorarle. Dopotutto Shi Wudu non sarebbe risorto per creare altri problemi, quindi nemmeno Acque Nere ne avrebbe creati.

"Ti manca?" Chiese invece a bruciapelo, riferendosi a Shi Qingxuan.

Dall'altra parte arrivò un ammutolito silenzio. Poi Hè Xuan scoppiò in una risata, che a Hua Cheng parve forzata.

"Sei pazzo completamente, chissenefrega di Shi Qingxuan! E poi pensi di essere diventato il mio confessore? Te lo chiedo di nuovo Xuè Yu, che cazzo sei venuto a fare qui?"

"Hēi shuǐ, siamo rimasti solo noi. Bai Wuxian è imprigionato, Qi Rong è disperso, forse morto, chi lo sa e a chi importa poi, tanto è feccia. Io e te siamo gli unici Supremi rimasti. Lungi da me fare il sentimentale, ma se non collaboriamo e ci sosteniamo a vicenda avremo vita breve, soprattutto se pensiamo che dalla Fornace presto o tardi uscirà una nuova Calamità, magari un altro Bai Wuxian giusto per farti un esempio. O potrebbe anche ascendere un nuovo dio, più potente di tutti gli altri, che proverà a spazzarci via." Mentre parlava accavalló le lunghe gambe fasciate in un paio di pantaloni beige. Stava sparando a caso, cercando di solleticare l'ego del Fantasma Nero. In quel momento non gli interessava affatto del futuro di Hè Xuan, gli interessava solo portare la sua attenzione dove desiderava. 

"Quanto sei melodrammatico". Sbuffo' l'altro per tutta risposta. "Comunque, ammettiamo che tutto questo possa diventare vero... Comporta l'obbligo che ti racconti i fatti miei? Saresti per caso disposto a fare altrettanto?"

"Se ne andasse della vita o della sorte di Xie Lian, sì. Ma dal momento che non è lui quello ridotto a fare lo straccione e a mendicare per le strade per un tozzo di pane..."

"Di che vai blaterando?"

Hua Cheng lo guardò attentamente. He Xuan sembrava sinceramente disorientato.

"Vuoi davvero farmi credere che non conosci la sorte toccata all'ex Dio del Vento?"

"L'ho privato dei suoi poteri e l'ho mollato nel Regno Mortale. Non mi sono più interessato a lui, te l'ho detto".

"Allora sappi che è ridotto piuttosto male. Rispondere alla preghiere, risolvere i drammi quotidiani dei mortali e assolvere alle missioni era ciò che sapeva fare meglio, ha sempre avuto buon cuore e spirito d'iniziativa, uno dei pochi onesti in un impero di ufficiali marci fino al midollo, gente che tu hai conosciuto bene vestendo in incognito i panni del Maestro della Terra. Quelle qualità lo hanno reso forte in Paradiso, ma debole una volta privo di poteri. È l'ombra di se stesso e nonostante ciò ancora sorridente".

"Non ne avevo idea e comunque non mi interessa. È vivo, i miei famigliari sono morti, ho preso una vita per quattro vite, lui è stato fortunato e non c'è altro da dire. Mi spieghi invece una volta per tutte perché TU sei qui??"

"Perché puoi fare qualcosa per aiutarlo. Siete stati amici, più o meno, lo hai appena ammesso. Sei l'unico che può spingerlo di nuovo sulla strada giusta. È nato per essere un dio. Se c'è qualcuno che merita d'essere lassù oltre a Xie Lian è lui, lo sai meglio di chiunque altro".

"Stai scherzando spero! Ho staccato la testa dal collo del fratello davanti ai suoi occhi, cazzo! E lo rifarei milioni di volte! Pensi che potrebbe mai accettare anche solo che gli ricompaia davanti alla faccia? Chi ti dice poi che IO voglia farlo? Ha quel che si merita, è la vita che gli sarebbe probabilmente toccata se Shi Wudu non avesse mescolato le carte dei nostri destini!"

"Permettimi..." e prima che l'altro avesse modo di capirne le intenzioni, Hua Cheng allungò le dita di una mano a toccargli una tempia. In quel preciso istante quella che pareva quasi una scarica elettrica attraversò il corpo del Signore delle Acque Nere, facendolo sussultare. Un flusso costante e vorticoso di immagini passò da Hua Cheng a Hè Xuan. Dopo nemmeno un fēnzhōng il primo ritirò le dita e l'altro si afflosciò su se stesso. 

Quando rialzò la testa non riuscì a dire nulla. Aveva visto Shi Quingxuan così come era nei ricordi di Hua Cheng ed era rimasto sconvolto. Lo aveva dunque lasciato libero di vivere perché finisse ridotto così? Non vi era più nulla del divino Maestro Elementale, del bellissimo ragazzo che aveva conosciuto.

"Vattene". Disse Black Water, alzandosi bruscamente.

Hua Cheng sapeva quand'era il momento di uscire di scena, perciò si alzò.

"Ti condonerò completamente il debito che hai con me, se lo aiuterai".

Hua Cheng si stupì della sua stessa generosità, ma Xie Lian era molto preoccupato per l'amico e lui non voleva che il suo adorato avesse dei dispiaceri, se poteva evitarlo. Era disposto a tutto. 

"Se mai fossi così stupido da assecondarti" rispose Black Water, "una cosa del genere non la farei certo per avere qualcosa in cambio. E non lo farò, non ci penso nemmeno. Shi Qingxuan sta pagando il giusto prezzo per la morte dei miei genitori, di mia sorella e della mia fidanzata".

Sembrava volesse convincere più se stesso che Hua Cheng.

Quest'ultimo nel voltargli la schiena aveva un'espressione beffarda. Il seme era stato piantato. Come già accennato, sapeva d'aver vinto la battaglia senza che Black Water nemmeno se ne fosse accorto.

 Si avviò verso la porta, alzando una mano in un vago cenno di saluto. 

Prima di arrivare alla maniglia, il battente si aprì e un servitore scivolò nel salone silenziosamente. Con un lieve inchino gli passò a fianco reggendo un vassoio su cui era poggiata una pregiata teiera bianca con dipinti dei dragoni blu, accompagnati da una tazza della stessa squisita fattura.

Hua Cheng non poté fare a meno di pensare che, rispetto all'arredamento, il padrone di casa almeno sulle ceramiche aveva gusti più raffinati. 

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

𝗫𝘂𝗲 𝘆𝘂 (血雨): in cinese Pioggia di Sangue

Hēi Shuǐ (黑水): in cinese Acque Nere

Fornace: si intende il Monte Tonglu in cui, dopo una lotta fratricida tra fantasmi, potrebbero morire tutti o sopravviverne uno solo, il più forte e il più feroce, un futuro Re Fantasma. 

Fēnzhōng: equivale a un minuto.

Chéngzhǔ: in cinese Maestro della Citta'

Confini dei vari regni di TGCF: In quanti ci siamo chiesti dove sono ambientate le vicende di TGCF? Sicuramente si parla delle Pianure Centrali, ma è un riferimento piuttosto vago. Così ho impiegato un po’ del mio tempo a cercare una corrispondenza tra i luoghi indicati dalla novel e quelli realmente esistenti. Ebbene, quelle trovate sono effettivamente poche, ma ci sono e me le sono fatte bastare. Aggiungendo un pizzico di logica e anche un po' di fantasia, ho creato la "presunta" mappa di Tian Guan Ci Fu. 

Se volete darci un'occhiata, l'ho pubblicata sul mio profilo Instagram, vi metto il link sotto (è privato, accesso su richiesta). 

 

https://www.instagram.com/invites/contact/?igsh=yfi0vb7dyj8m&utm_content=ou4quf6

 

Notes:

Ben ritrovati!
Qui abbiamo un'insolita iniziativa di Hua Cheng che lascia esterrefatto, e non proprio contento diciamolo, il povero Hè Xuan (povero?🤔 A legnate ti dovrebbero prendere, altroché 😆)
Ma lo sappiamo, lo fa solo per il suo Gege, che rivorrebbe al suo fianco il Maestro del Vento (e ammettilo Hua Hua, che in fondo Shi Qing Xuan ti sta un po' simpatico 😂).
Quello che Hua Hua non sa è che a volte un'apparentemente innocua intromissione può trasformarsi in una bomba a orologeria OMG 😱

Se vi piacciono le fanart dedicate ai capitoli ne trovate molte altre sul mio profilo Ig privato, accessibile su richiesta, link sotto.

Alla prossima!

https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

Chapter 6: Il Consiglio dei Cinque

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

 

Quando il cibo e le bevande si esaurirono terminarono anche le chiacchiere e la folla che aveva partecipato ai festeggiamenti al santuario di Puqi iniziò a disperdersi. 

Erano già a metà dello xu shi, Xie Lian chiuse le stanze private, lasciando a disposizione dei fedeli l'ambiente sacro con l'altare e la nuova effige in pietra del dio, che aveva preso il posto del dipinto di Hua Cheng. 

Tirò fuori da una manica la coppia di dadi rossi che San Lang gli aveva donato prima di scendere dal monte Taicang.

Non aveva importanza che numero uscisse, doveva limitarsi a lanciarli e pensare a un qualsiasi posto della Città Fantasma che volesse visitare. Erano dadi intrisi di energia risentita, funzionavano solo se li lanciava Xie Lian e solo se la meta era da o per Ghost City.

Lui e Hua Cheng erano gli unici a disporre di una matrice per poter entrare nel dominio fantasma, a nessun altro quell'espediente era consentito. Il resto del mondo doveva necessariamente usare le proprie gambe o il dorso di muli e cavalli, ma nessun artefatto magico poteva portare altri che loro dentro quei confini. Era il modo più facile per Pioggia Cremisi per tenere sotto controllo il territorio e il variegato guazzabuglio che andava e veniva in quella pittoresca città. 

Xie Lian si ritrovò a poche centinaia di metri dall'uscita est della città. Per un anno era come se avesse avuto un velo sugli occhi e ovatta nelle orecchie e godette di quel momento di folle e colorata confusione.

La Città Fantasma era Il gioiello più prezioso nella corona del Regno dei Fantasmi, il confine tra Yin e Yang, l'insidiosa sede del potere di Hua Cheng. A modo suo era bella, vibrante e ironicamente viva. 

I fantasmi si accalcavano nelle strade, urlando tra le bancarelle che vendevano cibo discutibile e cianfrusaglie strane. Gli edifici magnifici e opulenti, dalle pagode ai palazzi, si ergevano imponenti, l'aria odorava di fiori, cibo e sangue. Un posto solo per i fantasmi, dove potevano essere se stessi senza danneggiare gli umani, o gli umani danneggiare loro. La Città Fantasma era un rifugio per loro e un bizzarro divertimento per demoni e divinità celesti a caccia di qualche emozione o losco affare, nella vana illusione di sfuggire alla sorveglianza di Hua Cheng. 

A mano a mano che si allontanava, gli schiamazzi gioiosi e sguaiati si affievolirono, per lasciar spazio al frinire dei grilli. Pochi passi ed erano già visibili le luci di Paradise Manor, ristrutturata dopo il penoso incendio causato tempo addietro proprio da lui con la complicità di Shi QingXuan.

Un'altra vita.

Prima che scoprisse quanto fosse importante per lui San Lang. 

L' edificio non si poteva di certo definire sobrio, ma era a modo suo elegante. Le guardie all'ingresso avevano l'ordine di lasciarlo sempre passare, che il loro Signore fosse presente o meno, e quando entrò ebbe la medesima sensazione delle volte precedenti, ovvero di trovarsi in un ambiente molto ricco e costoso. 

Non era ancora mai stato nelle stanze private di Hua Cheng al secondo piano, venne dunque preso in carico da un giovane subordinato, che gli fece strada. Ovunque si girasse c'era un pezzo d'antiquariato: un vaso antico, uno strumento a corda, una spada. Lussuosi tappeti di velluto rivestivano i corridoi, il resto era legno pregiato. Tutto questo lo aveva però già notato quando vi era stato in precedenza, mentre indagava per conto di Jun Wu sulla scomparsa del Maestro della Terra. 

Percorsero diversi corridoi e una scalinata fino all'ala privata di Hua Cheng. Si fermarono di fronte a una robusta porta di palissandro squisitamente intarsiata e lì il servitore lo lasciò con un breve inchino.

La porta era socchiusa ed entrò, percorrendo il corridoio fiocamente illuminato.

L' appartamento comprendeva una sala da pranzo, un ampio salotto riccamente arredato e due stanze da letto con annesse stanze da bagno private, una per il signore del maniero e una per un eventuale ospite. Non uno a caso, ma l'unico che Hua Cheng avrebbe voluto tenersi così vicino. Ospite che quella sera aveva intenzione di saltare direttamente nel suo letto, rendendo tutto sommato inutile quell'accortezza. 

Xie Lian si fermò di fronte alla camera da cui filtrava una lama di luce.

Sbirciando dentro venne colpito da un tripudio di rosso, i tendaggi, sia al baldacchino che alle finestre, il copriletto e i tappeti, tutto richiamava il colore del sangue. 

Hua Cheng sedeva a gambe incrociate sul grande letto. Aveva tolto gli stivali e la tunica color acero e indossava solo i pantaloni e la casacca color sabbia sbottonata sul collo, concentrato sul libro che teneva in mano. I capelli gli erano parzialmente scivolati sul viso e sembrava un comune mortale che stesse ingannando il tempo, se non fosse che era davvero troppo bello per essere un comune mortale.

Xie Lian fu sopraffatto dall'emozione. 

Era tornato. Lui era davvero tornato ed era lì ad attenderlo.

Cos'aveva fatto per meritare tanta devozione da parte sua?

Gli si strinse il cuore. Deglutì a fatica e fece scorrere completamente la porta, annunciando così la sua presenza.

Hua Cheng alzò il volto. 

"Gege finalmente è arrivato. Stavo cominciando a preoccuparmi".

Mise giù il libro e lo guardò con aspettativa. 

Xie Lian lo raggiunse, rimanendogli in piedi davanti. Gli passò le dita tra i capelli e pensò davvero che non c'era cosa o persona al mondo più bella di quella che ora gli stava di fronte. 

Gli circondò il collo con le braccia e si avvicinò alla sua bocca. 

I baci con cui si erano prestati il potere spirituale erano stati uno schiudere le labbra premute le une alle altre, lasciando che il mana vi scivolasse attraverso. Quella cosa della lingua non la sapeva. Chi avrebbe potuto dirglielo? Con chi avrebbe mai potuto parlarne? D'altronde San Lang era stato un gentiluomo e, pur camuffando furbescamente i suoi baci da scambi d'energia, non aveva osato spingersi oltre.

Quando tra loro era accaduto la prima volta, sotto la superficie del lago mentre dava la caccia al feto fantasma, era stato scioccante, troppo perché potesse davvero trarne piacere, ma in seguito ogni volta che ci aveva ripensato gli erano corsi brividi lungo la schiena. C'era un'infinità di modi, il più semplice dei quali, e il più utilizzato, era darsi un cinque con la mano, ma quel Supremo aveva scelto di baciarlo. Anche se sul momento non era stato in grado di apprezzarlo, poi aveva dovuto ammettere che lo desiderava ancora, che sperava accadesse di nuovo. Lo guardava di sottecchi e, pur restìo ad ammetterlo anche con se stesso, voleva che lo rifacesse. Così si erano ritrovati naufraghi sull'isola di Acque Nere Affonda-Barche, Hua Cheng era privo di sensi e lui… bè, ancora non sarebbe stato in grado di dire quanta consapevolezza c'era stata nel suo gesto “altruistico”. Davvero non ricordava che i fantasmi non respiravano e perciò non avevano bisogno della respirazione bocca a bocca? Davvero ignorava che a un Re Fantasma non occorreva il flebile sottilissimo filo di energia spirituale che lui poteva a malapena concedergli? Certo che lo sapeva, solo che aveva preferito autoingannarsi e l'impaccio alla fine era stato tale che neppure allora ne aveva tratto il giusto piacere. Poi San Lang lo aveva addirittura rimproverato, dicendogli che aveva sbagliato tutto e di non ripetere quel gesto con altri per non rischiare di danneggiarli, e l'imbarazzo a quel punto era stato totale. Gli aveva persino creduto, quanto era stato ingenuo santi dei, finche' la verità nascosta in quelle parole era pian piano salita in superficie: San Lang avrebbe ucciso chiunque avesse anche solo sfiorato le sue labbra! 

"Perché quel sorriso, Gege? Sembri un gatto che ha appena ingoiato un topolino."

“Vecchi ricordi”. mormorò sorridendo. Gli sfiorò il viso col suo respiro e sentì le braccia di lui stringersi attorno ai fianchi. 

“Piacevoli si direbbe, dalla tua espressione.”

“…Sì.” Rispose roco, arrivando a sfiorargli la bocca con la propria. "Posso?"

Hua Cheng, con gli occhi già offuscati di desiderio: "Non devi mai chiedermelo, fallo e basta".

Allora Xie Lian posò le labbra su quelle di lui, ma dopo averle premute per un po', non seppe più che cosa fare. 

Si staccò.

"San Laaang..." gemette frustrato. 

"Così, Gege. Segui me".

Gli si avvicinò e con la punta della lingua disegnò i contorni delle sue labbra poi, lentamente, le fece schiudere e la spinse al loro interno. Istintivamente con la propria Xie Lian assecondò subito quel gioco di umidi intrecci. 

Gemette di nuovo quando Hua Cheng si staccò, guardandolo malizioso. 

"Ora tu Gege".

"..."

Xie Lian assunse un'espressione concentrata e Hua Cheng dovette sforzarsi di non ridere del lieve cipiglio che gli si era disegnato in mezzo alla fronte. 

Il Dio Marziale fece passare di nuovo le dita tra i serici capelli neri per attirarlo piu' vicino. Iniziò a passare la lingua sulle labbra del fantasma, che dovette stringere i pugni per non ribaltarlo sul letto sotto di sé. 

Dopo quelli che parvero secondi interminabili, in cui con la punta Xie Lian non si limitò alle labbra ma percorse anche il mento, alternando il tocco a piccoli morsetti assecondando l'istinto, si fece coraggio e penetrò l'interno della sua bocca senza incontrare la minima resistenza. Hua Cheng gli andò subito incontro per avvolgerlo e Xie Lian perse la bussola.

Si lamentò frustrato quando Hua Cheng impose un nuovo distacco tra loro. 

"Gege impara in fretta.", lo lodò.

"Ho un ottimo maestro..." farfugliò Xie Lian, già fiaccato dal languore che gli aveva invaso le membra.

Voleva di più, oh dei se voleva di più!

Tuttavia... 

Gli uscì un involontario sospiro e Hua Cheng gli prese il mento tra le dita per osservarlo. 

"Cosa ti turba?"

"Ah... Nulla, nulla!" si schernì Xie Lian, ma il soffuso rossore che improvviso gli salì al volto fu rivelatore. 

"Niente deve impensierirti. Tutto quello che succederà sarà solo quando, e se, lo vorrai. Non è così importante quanto poterti tenere tra le braccia e respirare il tuo respiro".

Xie Lian lo raggiunse sul letto e si abbandonò su di lui, rassicurato da quelle parole, ma non da se stesso. Era il proprio corpo ad essere traditore e San Lang era tutt'altro che sprovveduto, si era certamente accorto dell'estenuante battaglia che i suoi sensi stavano combattendo con i suoi timori. Con infinito amore stava cercando di tranquillizzarlo e metterlo a suo agio, senza dire troppo né troppo poco. 

Xie Lian aveva fondamentalmente due motivi che intaccavano il coraggio di buttarsi in quella che già sapeva sarebbe stata una meravigliosa scoperta, ma solo uno di questi rappresentava il vero ostacolo, l'altro lo aveva già archiviato da tempo: avrebbe intrapreso un altro metodo di coltivazione, meno potente certo, perché nulla come l'ascetismo potenziava lo spirito ma, ora che templi e credenti stavano aumentando sulla scia dello scontro vittorioso con Jun Wu, con un prevedibile incremento una volta tornato ad esaudire le preghiere a tempo pieno, il mana che gli sarebbe derivato avrebbe compensato quello perso dedicandosi a una coltivazione più debole. 

L'altro, il vero impedimento, era la paura. Paura di un'intimità fisica che non aveva mai avuto, nemmeno con una donna, nemmeno con se stesso per la verità. Paura di essere sommerso in maniera incontrollabile da sensazioni su cui non avrebbe avuto controllo ma anche quella, contraria, di non essere in grado di provarne abbastanza per colpa di una completa castità troppo a lungo praticata. 

Questi e altri erano i turbinosi pensieri che lo affliggevano. Disimparare l'astinenza sarebbe stato un processo lento, graduale e temeva che San Lang non sarebbe stato abbastanza paziente. Avrebbe finito per cercare altrove il suo piacere? 

Eppure quando alzò lo sguardo su di lui, con gli occhi lucidi e un delizioso rossore sul viso, vide solo un'immensa devozione. 

"Cos'ho fatto per meritarti?" Sospiró sul suo petto.

Hua Cheng gli prese il mento tra le dita e lo alzò per guardarlo negli occhi. 

"Sono io che mi domando se riuscirò mai ad essere all'altezza. Non sarò mai abbastanza degno di questo tuo amore, ma ci proverò in ogni modo, non dubitarne mai."

"San Lang... San Lang... tu sei tutto ciò che il mio cuore agognava da tempo senza neppure saperlo. Sei esattamente così come devi essere, nulla deve cambiare di te, sei perfetto così come sei.”

"Non sono perfetto. Né bello, né puro come Gege e questo non posso cambiarlo".

Xie Lian gli prese il viso tra le mani, fissandolo leggermente accigliato.

"Tu sei la creatura più bella che io abbia mai conosciuto. Come puoi anche solo pensare il contrario? Come puo credere di non esserlo?"

"Ah, Xie Lian... Tu accarezzi il mio cuore con dita dolci e calde come miele". 

Hua Cheng a occhi chiusi strofinò le guance fredde sui palmi caldi del suo dio.

Era forse la prima volta, o sicuramente una delle poche, in cui il Fantasma aveva pronuncisto il suo nome.

"Dillo ancora". 

"Uhm? Cosa?"

"Il mio nome. Ha un sapore così dolce sulle tua labbra... dillo ancora".

"Xie Lian..." 

Un brivido lo percorse. Che suono diverso aveva, detto da lui. 

"Non potrebbe mai essere nessun altro oltre a te, San Lang". Gli rispose stringendosi di più a lui e baciandolo di nuovo, spingendolo in avanti fino a crollare distesi. 

Era stata una giornata piena e intensa e più tardi si addormentarono così, vestiti e abbracciati, mentre la Città Fantasma era un brulicare di vita nonostante fosse sera inoltrata. Una città che non dormiva mai, come i suoi abitanti. 

 

 

Quando Xie Lian si svegliò, nel grande letto avvolto da tendaggi scarlatti, era solo. San Lang però lo aveva avvisato che probabilmente non lo avrebbe trovato quella mattina. 

Le porte scorrevoli che separavano la camera  dalla stanza da bagno erano parzialmente aperte e alzando la testa poté vedere all'interno una vasca a pavimento riempita d'acqua fumante. Sorrise per quelle attenzioni e sì stiracchiò. 

Sì tolse gli abiti ormai stazzonati e vi si diresse, rimanendo senza fiato: marmo lucido di un tenue beige screziato, con piante di bougainville e monstera che regalavano un splendido tocco di colore. 

Si immerse, godendo per ogni centimetro di pelle che veniva a contatto con l'acqua piacevolmente calda. 

Qualcuno entrò in camera.

"Gege svegliati, io devo andare a sbrigare affari ai confini del Regno, ti ho preparato il b-" e notando il letto vuoto, si voltò istintivamente verso il bagno, avvedendosi dell'uomo nudo dentro la vasca.

Vi fu lo sbarrare d'occhio dell'uno e lo sguazzare imbarazzato dell'altro, che si rannicchiò tentando inutilmente di scomparire.

Hua Cheng si spostò immediatamente, per nascondersi alla vista del povero Xie Lian. 

"Perdonami Gege, credevo dormissi ancora."

"E io che te ne fossi già andato, ma non è nulla, niente davvero, sono solo uno sciocco!"

E in effetti si sentiva tale per quella reazione scomposta, ma non poteva farci niente, era stato colto di sorpresa.

"Io... Vado".

Hua Cheng se ne ando' precipitosamente più di quanto fosse stato nelle sue iniziali intenzioni, senza dargli quel bacio di buon risveglio che si era pregustato fin da quando aveva lasciato il letto quella mattina.

Uscendo dal palazzo la mano inconsapevolmente salì alla fronte, l'immagine delle spalle nude di Xie Lian che spuntavano dall’acqua gli riapparve nella mente e sentì una contrazione allo stomaco. 

[Aah, non riuscirò a lavorare bene oggi!]

Scosse la testa e scacciò l'immagine. 

Gli si affiancò una figura con una maschera bianca in volto e una tunica scura, i capelli castani raccolti in una lunga treccia. 

"Qualcosa vi turba?" gli chiese l'ufficiale Luna Calante. 

"Sì, ma è... un turbamento positivo, in un certo senso".

Dietro la maschera Yin Yu ebbe un lieve sorriso. Non era difficile intuire il motivo di tale "piacevole" inquietudine nel suo Signore quella mattina.

 Dopo più di un anno d'assenza l'aveva rivisto per la prima volta la sera prima, di ritorno dal Regno delle Acque Nere. Nel frattempo, pur non avendo ricevuto ordini in tal senso, Xiàxián Yuè Shǐ non aveva avuto dubbi che il suo Signore avrebbe voluto che custodisse adeguatamente il tempio e gestisse la residenza principale dove soggiornava e intratteneva i suoi affari. Era stato certo del ritorno di Chéngzhǔ né più né meno di Xie Lian. 

"Ordini per quest'oggi?" Chiese, mentre al loro passaggio la popolazione fantasma ne acclamava il ritorno.

E fu così che iniziò la loro giornata. 

 

 

Xie Lian aveva programmato per quella mattina il rientro al Nuovo Regno.

In quello vecchio era abituato a passare inosservato nelle migliori circostanze, oggetto di scherno nelle peggiori, perciò si era preparato mentalmente a mantenere una calma olimpica, rendendosi sordo e cieco a qualsiasi occhiata o commento. 

La Corte aveva una strada principale: il Viale del Dio Marziale. Sebbene nel regno mortale ci fossero molte di queste strade costruite in onore di Jun Wu, esse erano solo copie sbiadite di quella vera nei Cieli.

Fu con stupore che, percorrendo l'esatta riproduzione di quel lungo viale, divenne oggetto di attenzione e sguardi prolungati di tutt'altro tenore rispetto a quanto ricordava. 

I più sfacciati gli andarono incontro salutandolo come una vecchia conoscenza finalmente ritrovata, gli altri ebbero il buon gusto di limitarsi a un rispettoso inchino e uno sguardo d'ammirazione verso quel bistrattato dio degli scarti che infine si era rivelato il più forte e valoroso tra loro. 

"Hǎole hǎole, vi prego..." borbottò Xie Lian, rosso come un papavero.

Dalla parte opposta stava venendogli incontro Feng Xin, seguito a poca distanza da Mu Quing. 

"Ben arrivato Vostra Altezza", lo salutò il primo con un cenno del capo. 

"Piantala. Dalla mia terza ascensione hai sempre usato il mio nome e così fino alla tua ultima... Uhm, diciamo penultima... visita sul Monte Taicang."

A quel non troppo velato accenno alla sortita della mattina precedente, Feng Xin avvampò.

Quando Mu Quing li raggiunse, Xie Lian alzò  perentoriamente una mano. 

"Il mio nome, niente titolo."

Dando uno sguardo rapido in direzione del congestionato Feng Xin, Mu Quing rispose bruscamente: "Non avevo affatto l'intenzione di usarlo".

"Molto bene allora. Conducetemi in visita alla nuova Capitale. Da ciò che vedo è rimasto più o meno tutto uguale a prima, avete fatto un lavoro grandioso."

Salita l'imponente scalinata in marmo del Grande Palazzo Marziale, vennero lasciati passare da due vice-dei del Regno di Mezzo di guardia all'enorme portone, che venne loro aperto con deferenza. E fu qui che Xie Lian vide la grossa distinzione rispetto a prima. I due generali gli avevano effettivamente accennato qualcosa in passato ma, preso dallo sconforto per la scomparsa di Hua Cheng, non aveva prestato loro troppa attenzione. 

In fondo alla lunga e maestosa sala, non vi era più un trono, ma cinque, identici, uno a fianco all'altro, a cui si accedeva salendo gli otto gradini di un soppalco di candido marmo. 

Xie Lian annuì impercettibilmente. 

Feng Xin spiegò: "Noi e i sopravvissuti eravamo tutti d'accordo che non sarebbe stato più sicuro avere una sola persona alla guida del Regno. Se l'individuo in cui tutti riponevamo cieca fiducia ha potuto dimostrarsi tanto infido e crudele, come possiamo essere certi che non capiterà di nuovo?"

Xie Lian assentì nuovamente. 

"Così per la ricostruzione abbiamo preso le redini in mano noi due assieme al generale Ming Guan, col benestare dei pochi altri funzionari rimasti, ma poi abbiamo dovuto necessariamente eleggere i quattro rappresentanti che siederanno ai lati dell'Ufficiale Divino Centrale. 

"Ufficiale Divino Centrale?"

"Niente di che, un riconoscimento di facciata. Il suo voto sulle decisioni e la sua opinione varrà quanto quella degli altri quattro, solo che lui non è passato per l'elezione, non ce n'era bisogno", specificò Mu Quing. 

"Parliamo di un Consiglio, insomma".

"Esattamente".

"E l'ufficiale centrale dicevi che non è stato eletto?"

"No. Il titolo è puramente onorifico, assegnato come riconoscimento e scevro di potere aggiuntivo. Quanto alla sua presenza nel Consiglio, non vi sono stati dubbi da parte di alcuno su di lui, era semplicemente scontato che ci fosse".

Xie Lian cercò di immaginare chi si potesse trattare. 

Mu Quing roteò gli occhi al cielo. L'ingenuità di Xie Lian a volte era davvero irritante.

"..."

Rimasero entrambi a fissarlo intenzionalmente.

"... ..."

Finalmente la verità si fece strada attraverso la nube della propria ingenuità. 

"Bù bù bù!" Esclamò agitando la mano. "C'è un grosso fraintendimento!"

Ma a quel punto nella sala vuota la voce profonda di Pei Ming riecheggiò dall'ingresso.

"Siete unanimemente considerato il salvatore del Regno Superiore e pertanto vi è stato solo tributato il giusto merito, Altezza".

Con il suo incedere autoritario ed elegante, il Generale del Nord si avvicinò a loro. Dietro, placidamente e senza fretta, molto distanziata da chi la precedeva, stava sopraggiungendo anche la Maestra della Pioggia. 

"Per come si erano messe le cose non sapevamo se questo giorno sarebbe mai arrivato, ma ora che siete qui occuperete il posto che vi spetta".

Il tono di Pei Ming sembrava non ammettere repliche. 

Fino a un anno fa erano tutti ansiosi di schiacciarmi sotto i loro stivali come un grumo di fango, ora mi sento ordinare di occupare il posto più prestigioso nel Nuovo Consiglio Celeste. Come sono cambiate le cose! 

"Generale, la vostra attitudine a dare ordini vi qualifica per quel ruolo assai più di me" fece Xie Lian inchiodandolo con lo sguardo. 

"Mi scuso, non volevo darvi l'impressione-..."

"Generale, abbiamo rischiato la vita insieme e vinto insieme, queste formalità lasciamole da parte".

Pei Ming rispose con un cenno del capo e anche Yǔshī Huáng annuì. E fu a lei che Xie Lian si rivolse. 

"Deduco che i quattro eletti siete voi?"

"Esattamente. Ho già avvisato i tre generali che i numerosi impegni sul mio territorio non mi permetteranno di essere sempre presente".

"E noi vi abbiamo risposto che sarà richiesta la presenza di tutti e cinque i membri solo sulle decisioni estremamente urgenti, quelle che riguardano la sicurezza del regno o il declassamento di un Funzionario. Per il resto verrete se potrete. Non siete l'unica che gestisce un territorio ed è oberato di doveri" fu la risposta seccata di Pei Ming.

Xie Lian aveva notato molto tempo prima la sottile tensione tra quei due, già ai tempi dello scontro con Jun Wu, subito dopo che il Generale Ming Guan era stato portato in salvo proprio dalla Rain Master sul dorso del suo maestoso toro nero.

Inizialmente aveva creduto che il problema fosse collegato al fatto che il Maestro fosse una donna, cosa che aveva in realtà sconcertato un po' tutti perché prima di allora nessuno aveva mai veduto il suo vero aspetto. Aveva dunque pensato che questo dettaglio avesse turbato parecchio Pei Ming, nonostante il valore dimostrato dall'altra sul campo. O forse era stato esattamente a causa di quello: non era forse un impenitente donnaiolo un po' maschilista? Quando il Generale Ming Guan aveva avuto a che fare con donne di potere, si era divertito a sottometterle nel proprio letto e la sua bellezza e il suo carisma glielo avevano reso assai facile. La Maestra della Pioggia però era una dea: non solo lui non avrebbe osato posarle addosso uno sguardo di troppo e meno che rispettoso, ma neppure Yǔshī Huáng avrebbe mai potuto interessarsi a lui in tal senso, pensò. 

Era stato San Lang a rivelargli che i due avevano avuto un passato sanguinoso nel Regno Mortale. Il fatto che nonostante ciò Yushi Huang fosse accorsa in aiuto del marziale era dunque più di quanto l'orgoglioso Pei Ming potesse aspettarsi e tollerare. 

"Che intenzioni hai allora?" Feng Xin tornò a rivolgersi a Xie Lian. 

"Ho davvero una scelta?" rispose questi. 

"No, non ce l'hai."

"Ecco, appunto". Xie Lian non sapeva se ridere o piangere.

Il ritorno di San Lang lo aveva messo nella giusta disposizione d'animo per tornare finalmente nel Regno per riprendere il suo posto di Funzionario Divino, seguire i suoi fedeli e le loro preghiere a tempo pieno ed essere a tutti gli effetti il dio marziale che era. Prendere parte però al Consiglio che avrebbe governato la Nuova Capitale sarebbe stato, prima che un onore, un ostacolo alla relazione con Hua Cheng. Quando avrebbero mai trovato il tempo di vedersi, impegnati come sarebbero stati su fronti diametralmente opposti? Lui poteva addentrarsi nella Città Fantasma a piacimento, i suoi abitanti sapevano di non avere motivo di temerlo e lo rispettavano in quanto compagno del loro Signore (in realtà lo definivano sfacciatamente moglie, ma preferiva ignorare quell'insignificante dettaglio). Pioggia Cremisi invece era ancora molto temuto dagli dei e non gli sarebbe mai stato consentito un libero accesso, se non espressamente autorizzato e scortato.

Non che lui non avrebbe potuto fregarsene e andare avanti e indietro di nascosto, l'aveva già fatto e l'avrebbe fatto ancora volendo, ma da componente del Consiglio, come avrebbe potuto Xie Lian permetterlo? E in effetti, date le strane e subdole alleanze che Hua Cheng intesseva per portare avanti i suoi interessi e consolidare il proprio potere, non avrebbe potuto coprirlo senza venir meno alla propria integrità, né San Lang a onor del vero l'avrebbe preteso. 

Come se i suoi pensieri fossero stati trascritti su un libro aperto nel momento stesso in cui si erano formati, Feng Xin tenne a precisare: "Siamo in cinque, ognuno metterà a disposizione singolarmente un po' del proprio tempo da dedicare alle scartoffie di Ling Wen e alle tediose lamentele degli Ufficiali, non sarà troppo oneroso in termini di impegno. Potrai... ehm... godere comunque di molto tempo libero". Non riuscì a guardare Xie Lian in faccia mentre lo diceva. 

Xie Lian arrossì, Mu Quing alzò gli occhi al cielo, Pei Ming si dipinse una smorfia divertita e Rain Master annuì di nuovo. 

Mentre gli ultimi due si congedarono, i due Generali del Sud lo condussero fuori dalla Sala Marziale per le strade della Capitale Immortale, fino a giungere alla perfetta copia del Palazzo di Xianle. Sarebbe stata, come la precedente, la residenza del Principe Ereditario ogni qual volta si fosse recato alla Corte. 

A Xie Lian quasi si fermò il cuore nel ritrovarsi ancora di fronte alle vestigia del suo glorioso passato, sebbene fosse solo la replica di una replica nella quale aveva già soggiornato in passato. Ma non ci avrebbe mai fatto l'abitudine. 

"Rimanga tra noi... Potrai ospitare Hua Cheng qui ogni qual volta lo desideri, purché non gli sia consentito uscire da queste mura, aggirarsi per il Regno e interagire con chicchessia. Questo finché non commetterà passi falsi che ci facciano tornare sulla decisione".

"Eh? Oh... Cosa ne pensano gli altri due membri del Consiglio?"

"Ovviamente quando ho parlato di decisione era sottointeso che era stata presa tra tutti di comune accordo. Il rimanga tra noi era riferito a noi cinque".

"Quindi la mia vita privata è stata oggetto di una votazione in Consiglio?"

"Solo in maniera informale, visto che non c'è stata una ratificazione ufficiale, ma in definitiva sì, è così. D'altro canto ti sei scelto il Re dei Fantasmi come amante, non puoi biasimarci".

Il volto di Xie Lian si incendiò e agitò in aria le mani. 

"Ma noi non siamo-"

"Non lo vogliamo sapere!" Esclamarono gli altri due in coro, voltandosi simultaneamente per uscire in fretta e furia dalla residenza. 

Xie Lian sospirò. 

Noi ancora non siamo... 

Cos'erano in effetti?

Una coppia, certamente. Ma amanti? Se quella parola significava ciò che intendeva lui, allora no, non lo erano. 

Non ancora. 

 

 

GLOSSARIO e CURIOSITÀ

 

Xu Shi 戌時: Il sistema tradizionale di misurazione del tempo in Cina è chiamato Ganzhi 干支, sviluppato migliaia di anni fa e alla base anche dello zodiaco cinese. Il sistema divide un giorno in 12 parti, ciascuna delle quali è chiamata shichen 時辰. Uno shichen è composto da due ore, Xu Shi corrisponde al periodo che va dalle 19,00 alle 21,00 e l'animale che lo rappresenta è il cane.

Xiàxián Yuè Shǐ 下弦月使: in cinese letteralmente "inviato dell'ultimo quarto di luna", o come lo conosciamo noi Ufficiale della Luna Calante, al secolo Yin Yu, ex Dio Marziale dell'Ovest bandito e ucciso da Jun Wu, ora fedele assistente di Hua Chéng.

Chéngzhǔ 城主: Signore della Città in cinese. 

Bu 不: tradotto generalmente come il nostro "no", in realta' significa "non" e viene effettivamente usato a volte (ma non sempre, dipende dalla grammatica della frase) come negazione. 

Regno di Mezzo: si affianca al Regno Superiore, ovvero la Corte Celeste. È la classificazione che suddivide gli dei effettivi, che diventano tali dopo aver affrontato e superato la cosiddetta tribolazione, da quelli che invece sono in attesa di diventarlo o sono semplici galoppini alle dipendenze dei vari funzionari divini. 

Otto gradini: Otto è il numero degli immortali della mitologia cinese, ritenuto il più fortunato in quanto simile al simbolo d'infinito e poiché echeggiante di "prosperità" e "ricchezza". Più numeri 8 ci sono e meglio è: per questo l'88 viene considerato portatore di doppia gioia e il numero 88888888 è il più desiderato come numero di telefono o di targa.

Pei Ming/Hyushi Huang: Si conoscono da quando erano mortali, lui generale in capo all'esercito del regno di Xuli e lei una dei 16 figli del sovrano del Regno di Yushi. Quando scoppiò la guerra, Pei Ming inventò uno stratagemma con cui attirare fuori dal palazzo il sovrano di Yushi e costringerlo a uccidersi per avere in cambio salva la vita di un folto gruppo di ostaggi. Ma a presentarsi al cospetto di Pei Ming fu Yushi Huang, che si suicidò come pattuito. Mentre esalava gli ultimi respiri, la principessa ascese al Regno Celeste.

 

Notes:

Ma quanto è bella Ghost City? E come ci si trova bene Xie Lian, sembra già pronto a diventarne il signore e padrone accanto al suo San Lang 😂

"Perché quel sorriso, Gege? Sembri un gatto che ha appena ingoiato un topolino." Eh, Xie Lian ha avuto tempo per metabolizzare i ricordi del poco tempo trascorso con Hua Hua prima che scomparisse e mica è scemo (non del tutto almeno 😅) si è accorto d'essere stato un po' preso in giro, beata ingenuità 😂

Gege, è arrivato il momento di recuperare il tempo perduto, coraggio💪💪

Alla prossima!

Chapter 7: Una marionetta senz'arti

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

Erano passati 10 giorni da quando Hua Cheng, con una faccia da schiaffi senza eguali, si era autoinvitato sulla sua isola. 

Dopo svariati tentennamenti e ripensamenti Hè Xuan era infine approdato alla decisione di vedere con i propri occhi le reali condizioni dell’ormai non più Maestro del Vento.  

Hua Cheng gli aveva detto che mendicava per le strade della vecchia Città Imperiale di Xianle, che era una pozza assai grande dove cercare un piccolo pesciolino. In quella pozza, rinominata Cangcheng sotto il Regno di Yong'an, ce lo aveva lasciato lui dopo avergli tolto i poteri e assassinato il fratello, dopodiché si era ritenuto soddisfatto e se ne era completamente lavato le mani.

Credeva di conoscere abbastanza bene le risorse di Shi Qingxuan per ritenere che se la sarebbe cavata in ogni caso. Invece quello stolto si era arreso al suo destino, quello antico, quello da cui Shi Wudu aveva voluto iniquamente strapparlo, quello che da vivo aveva già scontato lui per entrambi. 

"Idiota" aveva pensato. Lo pensava ancora.

Lo aveva definito un mediocre, che aveva compiuto un percorso in Paradiso che con le sue sole forze non sarebbe mai stato in grado di raggiungere, ma aveva mentito. Aveva vissuto impersonando la parte del Maestro della Terra troppo a lungo per fingere di non sapere il valore di quel ragazzo con cui aveva condiviso momenti, giornate, missioni. Si era addirittura fatto convincere da lui a trasformarsi in una donna, cazzo!

Gli rodeva che quel valore lo avesse capito Pioggia Cremisi prima di lui. 

Girò per la Città Imperiale tutto il giorno, senza risultato. Lui, abituato al caldo del Sud, pativa particolarmente il clima che in quel periodo dell'anno si abbatteva in quelle zone.

Si strinse nell'elegante mantello nero bordato di pelliccia e nel farlo spostò lo sguardo nei vicoli laterali che oltrepassava a mano a mano.

Stavano avanzando le prime ombre della sera e non si avvide di un ostacolo davanti a sé. Lo urtò con una certa irruenza. 

Si levò un lamento seguito da un tonfo. Quando, sorpreso, Hè Xuan abbassò lo sguardo, vide a terra un mucchietto di stracci sormontato da una capigliatura scura e arruffata. 

Si chinò per accertarsi che quella cosa sporca e maleodorante non si fosse ferita e gli sfiorò una spalla. 

In quell'istante seppe. 

La sensazione che le sue dita gli trasmisero era antica di quattrocento anni, forse di più. 

La cosa alzò il volto e si rivelò essere un giovanotto assai malconcio, dagli inequivocabili occhi verdi. 

Hè Xuan distolse i suoi immediatamente.

Era in grado di riconoscerlo? Nelle sue vere sembianze Shi QingXuan lo aveva visto per poco ed era sotto shock, frastornato. Si sarebbe ricordato di lui? 

Abbassò il viso facendo ricadere ciuffi di capelli neri davanti agli occhi. 

"Vi chiedo umilmente scusa", stava borbottando intanto la creatura cenciosa, mentre tentava di tirarsi su. Hè Xuan gli porse una mano per aiutarlo, ma l'altro la rifiutò. 

"Vi sporcherei", si giustificò, timoroso d'offenderlo.

“Non dire sciocchezze” e gli afferrò la mano, aiutandolo a risollevarsi. "Sono io che dovrei scusarmi, non guardavo dove camminavo" e fu allora che si avvide che aveva il braccio innaturalmente storto. Così come, una volta in piedi, vide che non riusciva a mantenere una posizione eretta. Pareva avere una gamba più corta dell'altra. 

"Oh dei!" imprecò tra sé. Nemmeno l'espediente mentale di Hua Cheng lo aveva preparato alla cruda realtà. 

"Vi ringrazio per l'aiuto. Avreste un soldo per un povero mendicante affamato?" e come d'abitudine porse una mano, a testa china.

Hè Xuan lentamente, al rallentatore, prese una moneta di rame e gliela posò sul palmo. Le dita magre e sudice si strinsero energicamente sul soldo e il mendicante si affrettò a tornare zoppicando nella direzione da cui era venuto. 

Hè Xuan faticava a capacitarsi. E fu con la mente non del tutto sgombra che si guardò intorno e, tanto velocemente quanto silenziosamente, raggiunse il mendicante alle spalle e con un colpo di taglio sul collo lo fece stramazzare. Prima che cadesse a terra lo afferrò e se lo caricò in spalla.

Il fatto che un fantasma non avesse bisogno di respirare non impediva agli odori di penetrargli le narici e dovette fare uno sforzo sovrumano per non perdere i sensi di fronte a quella violenza olfattiva. 

La notte lo inghiottì assieme al fagotto inerme, nella totale indifferenza dei tanti disperati che, come Shi Qingxuan, lottavano ogni giorno per arrivare vivi a quello dopo. 

 

 

ShiQingxuan aveva ripreso i sensi dopo uno xiăoshī, ma era rimasto stordito dal colpo e si era a malapena accorto di essere stato adagiato su un sofà opportunamente protetto da un telo. 

Con la gola secca, aveva accettato senza far domande una tazza d'acqua tiepida. Quando stava per chiedere dove fosse, era ripiombato in un sonno profondo indotto dalla sostanza disciolta nella tazza. 

Non aveva riaperto gli occhi quando era stato immerso da due servitori nella tinozza di legno colma d'acqua fumante e strofinato vigorosamente alla presenza di Black Water, che era rimasto tutto il tempo girato verso la finestra dopo aver lanciato un'occhiata fugace al corpicino inerme, impressionato da quell'estrema magrezza.

Li aveva invece sbarrati con un grido lacerante quando aveva sentito un dolore atroce provenire dalla gamba offesa.

Aveva messo a fuoco in fondo al letto un uomo in nero, con una maschera d'argento sugli occhi e una mano protesa verso di lui. Quella mano si era mossa nell'aria in un brusco gesto di torsione e una frazione di secondo dopo era arrivato uno schiocco all'articolazione che lo aveva fatto nuovamente gridare, al punto che aveva perso nuovamente i sensi.

Black Water aveva ringraziato il fato che aveva donato nuovamente l'oblio a quel disgraziato, a cui stava rompendo le ossa per permettere che si risaldassero nel modo appropriato.

Dopo aver agito sulla gamba, era toccato al braccio e questa volta Shi Qingxuan fortunatamente non si era ripreso.

Aveva provveduto personalmente a riallineare gli arti correttamente, fasciandoli e fissandoli con un pezzo di legno perché si mantenessero in posizione, successivamente aveva aperto una bottiglietta di celadon ponendola accanto alle ferite, da cui era fuoriuscito un fumo azzurro del tutto simile a quello in uso tra gli dei. Solo che qui si trattava di un mortale ed era tutt'altro che certo che la guarigione sarebbe stata egualmente rapida.

Prima di tutto questo gli stracci che aveva avuto indosso erano stati gettati via e bruciati, così come il telo su cui era stato temporaneamente adagiato, perché si era rivelato essere pieno di pulci e pidocchi che infatti avevano lasciato segni inequivocabili sulla candida pelle dell'ex dio.

Dopo il bagno, mentre dormiva beatamente, un servitore aveva trattato i lunghi capelli castani con un'apposita polvere parassitaria. Quando aveva armeggiato con i lacci che tenevano strette le braghe per effettuare la stessa operazione sui peli pubici, Hè Xuan si era di nuovo voltato verso la finestra con discrezione, per tornare poco dopo a compiere quel martirio sulle sue ossa. 

 

 

"Come puoi esserti arreso così al tuo destino? Perché non hai lottato per riemergere?" Mormorò Hè Xuan, seduto accanto a lui, addormentato sotto uno strato di coltri in una stanza dai muri grigi e dal pavimento nero.

Per la primissima volta si ritrovò a pensare che un tocco di colore forse davvero non sarebbe stato così male.

Lo osservò a lungo. I capelli erano stati pettinati ed erano sciolti, sparsi sul cuscino. Il volto rilassato era tornato pulito e, anche se incredibilmente scarno e dall'aspetto poco sano, lasciava trapelare ancora quei delicati lineamenti che lo avevano contraddistinto nel periodo del suo massimo splendore.

Dalle coperte spuntavano solo le spalle nascoste da una camiciola nera, da cui era scomparsa, come dal resto del corpo, la muscolatura che per così tante mattine avevano allenato insieme nei campi dell'Impero Celeste. Erano praticamente rimasti solo ossa e tendini. 

Ho fatto una cosa molto, molto stupida portandolo qui. Non ci ho riflettuto abbastanza. Anzi non ci ho riflettuto affatto. L' ho rapito per la seconda volta e anche se l'ho fatto per il suo bene non mi ringrazierà. Prima o poi capirà chi si cela dietro questa maschera, sempre che non lo capisca subito guardandosi intorno. Posso solo sperare di avere il tempo di assolvere al compito che mi sono prefissato. Per il resto, potrà continuare ad odiarmi, ma avrò la coscienza pulita.

Lasciò la camera e scese le scale, togliendosi la maschera e gettandola sul ripiano di un mobile. In un anno quelle stanze avevano subito notevoli cambiamenti. Trovata un effimera pace dello spirito dopo la vendetta compiuta, la sua predisposizione d'animo era stata tale da fargli decidere di arredarla e far somigliare quel luogo a una vera casa. Nonostante le sue migliori intenzioni, in seguito alle quali aveva addirittura cambiato il colore dei muri esterni da nero a grigio, quel maniero era però rimasto opprimente, perché era l'esatto specchio del suo mondo interiore. Spento. Buio.

Cominciò a capire il punto di vista di Hua Cheng, anche se tutto il rosso di cui si circondava lui era a suo avviso altrettanto soffocante.

Era stato una sola volta nella sua residenza alla Città Fantasma, incatenato nelle segrete della reggia, e quel tripudio di cremisi e oro gli aveva dato alla testa. 

Finché era stato accecato dall'odio e dal sentimento della vendetta, il nero era l'unico colore che aveva sentito suo, era dentro di lui e lo voleva anche fuori da lui. Poi aveva staccato la testa a Shi Wudu ed era apparsa qualche sfumatura di colore, molto vaga, sbiadita e appena riconoscibile.

Ora che aveva portato lì Shi Qingxuan e lo stava curando, stranamente vedeva brillare il verde. Lo vedeva bene. Non sfocato, non desaturato, ma un bel verde lucente. Come quello dell'erba e delle foglie. 

Come quello dei suoi occhi. 

Le sottili labbra violacee presero una piega amara. Shi Qingxuan si sarebbe svegliato, probabilmente l'avrebbe riconosciuto e tutto sarebbe tornato nero, profondo e infinito. 

Era seccante ammetterlo, ma essere stato il Maestro della Terra aveva portato un po' di luce nell'oscurità, all'inizio.

A volte, non spesso ma era capitato, aveva dimenticato perché era lassù alla Capitale Celeste. Shi Qingxuan era riuscito a farglielo dimenticare. Era dopo quei momenti che diventava più scontroso nei suoi riguardi, più duro, più distante. Non doveva permettergli di distoglierlo dalla ricerca dei responsabili del cambiamento del suo destino e invece a volte era accaduto e lo aveva detestato per questo. Ma quando lo aveva dimenticato era stato bello, vedeva i colori e ne godeva, come quando era un mortale, prima che le disgrazie si succedessero a una a una e ogni membro della sua famiglia perisse anzitempo. 

Attraverso la schiera diede ordine alla cucina di preparare i pasti per due, poi uscì e fece una ricognizione del terreno circostante. 

Il maniero era circondato da una fitta foresta, dentro cui si nascondevano centinaia di piccoli fantasmi che fungevano da deterrente per qualunque mortale o immortale fosse riuscito ad approdare indenne sull'isola. Se era vero che le barriere maledette che impedivano la navigazione in quelle acque erano cadute con la morte di Shi Wudu, era anche vero che esse continuavano ad essere infestate da scheletri di draghi d'acqua e di enormi pesci velenosi, che costituivano la sua avanguardia difensiva. Solo una persona a quanto pareva era in grado di bypassarla ed era Hua Cheng con i suoi fottuti dadi, giusto per venirgli a rompere le scatole sulla faccenda di Shi Qingxuan. Ovviamente se avesse voluto avrebbe potuto impedirgli di avvicinarsi in qualsiasi momento e rendere quei dadi inutilizzabili, ma preferiva non irritarlo inutilmente, almeno finché non avesse rappresentato una minaccia. 

Era sera quando rientrò al maniero.

Un servitore lo aggiornò sulle condizioni del paziente al piano superiore, che si era agitato nel sonno senza però svegliarsi. 

Hè Xuan lo raggiunse e si chiuse la porta della funerea camera alle spalle, sedendosi su una comoda poltrona in un angolo in fondo al letto. Da dove si trovava, i tendaggi in pregiata seta grigia occultavano parzialmente la vista di quel corpo esanime. Si permise di tenere calata la maschera e si accinse a  leggere il libro che si era portato dietro. Accavallò le lunghe gambe e si immerse nella lettura. 

 

 

Shi Qingxuan aprì lentamente gli occhi. 

Dove si trovava? 

Aveva ricordi confusi. Voltò la testa per guardarsi intorno e una fitta gli attraversò le tempie, ma avvezzo alla pericolosa vita di strada riusci a non emettere un suono che tradisse il fatto che era sveglio. 

Mise a fuoco un sontuoso letto circondato da tendaggi cinerei. Doveva essere sera o notte, perché dalla finestra non arrivava luce e l'unico chiarore proveniva da una lanterna posta su un tavolino addossato alla parete di fronte. 

Fu in quel momento che lo vide. 

Una figura avvolta in una tunica nera, con qualche scintillio sulla veste. Era elegantemente seduto in un angolo, con una mano sorreggeva un libro mentre nell'altra teneva qualcosa che il tendaggio non gli permetteva di mettere ben a fuoco, era qualcosa che però emetteva bagliori argentei alla luce fioca della lanterna. 

L'uomo, perché di un uomo si trattava, aveva le lunghe gambe accavallate, la veste si era aperta lasciando intravedere cosce toniche fasciate in pantaloni neri infilati in un paio di stivali dello stesso colore. La mano che reggeva il libro era snella, mortalmente pallida, con dita lunghe. Era una bella mano. 

Il volto invece non riusciva a vederlo.

Era indeciso se palesare il proprio risveglio, quando iniziò a prendere coscienza di una serie di dolori che si stavano facendo via via più intensi. Una delle due fonti sembrava essere la gamba destra, l'altra il suo braccio sinistro. 

"Mhf..." il gemito gli uscì involontario e vide la figura in fondo al letto avere un sussulto. Capì cos'aveva tenuto nell'altra mano nel momento in cui, posando il libro, si era portato l'oggetto agli occhi e aveva armeggiato con i legacci.

Era una maschera. 

L'uomo si alzò e si portò di fianco al letto, dove la coltre era parzialmente tirata. 

"Ben svegliato."

Una voce calda, a dispetto dell'apparenza freddezza emanata dalla sua persona. 

Col volto sofferente per il dolore, che si era fatto largo nella sua coscienza fino a raggiungere l'apice, Shi QingXuan balbetto un flebile "C-chi sei?".

La figura in nero esitò. 

"Chi vorresti che fossi?"

"Q-qualcuno... Qualcuno che non v-vuole farmi del male.” farfugliò in risposta. 

"Allora siamo già partiti col piede sbagliato, perché temo di avertene fatto parecchio.”

Di nuovo 

“Mi dispiace."

Quella voce... Gli era forse familiare? C'era qualcosa... Ma il dolore stava diventando insopportabile, Shi Qingxuan non riusciva a ragionare lucidamente. 

"T-ti prego dammi q-qualcosa, sto-sto male!" Il ragazzo tremava visibilmente. 

L'uomo in nero portò le dita a una tempia e poco dopo entrò un servitore, a cui diede un ordine, e poco dopo questi tornò con un vassoio che conteneva una boccetta, una brocca d'acqua e una tazza. 

Dopo aver disciolto un po' del contenuto della boccetta nella tazza d'acqua, Hè Xuan si avvicinò e gliela porse. 

"Bevi. È un potente analgesico, farà passare il dolore e ti indurrà il sonno, hai bisogno di riposare".

Shi QingXuan avrebbe voluto fare altre domande e avere la risposta a quella già fatta, ma non ci sarebbe riuscito con quell'afflizione, quindi bevve e strinse i denti aspettando che facesse l'effetto promesso. 

"Perché... Perché c-ci sono parti del mio c-corpo che fanno così male?"

"E’ colpa mia, ho dovuto. Ma credimi, è stato per il tuo bene". 

Sembrava ci fosse rammarico nel suo tono, ma come poteva esserci rammarico in qualcuno che gli aveva deliberatamente causato ferite tali da fargli provare un simile supplizio? 

La testa di Shi Qingxuan vorticava, le domande si attorcigliavano al dolore e al nero di quella camera appena rischiarata dalla lanterna.

Poi, finalmente, l'oblio sopraggiunse di nuovo, a salvare la sua mente dalla follia. 

 

 

Quando riaprì gli occhi era giorno, quale parte del giorno non riusciva a capirlo. Dalla finestra con le tende parzialmente aperte penetrava una luce tenue, come se quel lato dell'edificio fosse esposto all'ombra. 

E di nuovo quelle domande, le stesse: dov'era? Da quanto tempo si trovava lì? E chi era l'uomo vestito di nero che la sera prima era in quella camera? 

Quando cercò di alzarsi, una lieve fitta unita ad un senso di costrizione lo bloccò subito.

Provò a muovere le braccia. Quello destro uscì da sotto le coperte senza problemi e fu così che si accorse di avere addosso una camiciola nera a maniche lunghe. Troppo lunghe. Doveva appartenere al padrone di casa, che gli era sembrato piuttosto alto. Lui il nero non lo avrebbe mai indossato di sua iniziativa, ma aveva imparato ad amarlo addosso a Ming Yi. e a odiarlo associandolo a Black Water.

Nel pensare quel nome un flash scattò nella sua testa, ma fu così rapido e improvviso che non riuscì ad afferrarlo in tempo. 

Come mosse il braccio sinistro di nuovo arrivò una piccola scarica di dolore, allora con l'altro scostò la coperta e si avvide della fasciatura steccata. Era il braccio che gli era rimasto semi paralizzato e inerme ormai da tempo. Cos'era successo? 

Scoprì di più il copriletto e vide la sua gamba destra nella medesima situazione.

Dunque i suoi arti deformi erano fasciati e sofferenti, anche se non doloranti come la sera prima. Cosa poteva significare?

Domande che andavano ad aggiungersi alle precedenti. 

"Vedo che questa mattina ti senti meglio" esordì una voce dalla porta, che lo strappò bruscamente dalle sue elucubrazioni. 

Ancora quell'incredibile sensazione di familiarità... ma forse era perché gli aveva parlato mentre era privo di sensi e ora in qualche modo gli sembrava di riconoscerlo? 

L'uomo in nero entrò e si chiuse la porta alle spalle, appoggiandosi negligentemente contro lo scrittoio. Indossava sempre la maschera sugli occhi. 

"Come va?"

"Sono confuso. Ho molte domande".

"Risponderò ad ognuna, se posso".

"Perché sono qui? Ero per strada, non so quanto tempo fa ormai, mentre ora sono ferito in questa camera tetra. E l'uomo che ho di fronte in questo momento è mascherato e molto inquietante. Sono prigioniero?"

"Non lo sei. Una volta che ti sarai ristabilito, potrai andartene se vorrai. Ma spero che tu non lo faccia. Non subito almeno".

"Sono venuto via con te di mia volontà? Non lo ricordo".

Hè Xuan sospirò. 

"No, in realtà ti ho colpito e ti ho caricato in spalla".

Shi QingXuan non si aspettava tanta brutale sincerità e deglutì spaventato. 

"V-vuoi uccidermi?!"

"Dopo aver perso tempo a farti spidocchiare e a curarti gli arti storpi, sarei un pazzo o uno sciocco" rise, una risata forzata, impersonale. "E non ti ho già detto che una volta guarito sarai libero di andartene?"

Shi QingXuan si toccò i capelli. Erano sciolti sulle spalle, morbidi e profumati come non li ricordava da tempo. Si toccò il viso: non gli prudeva e non sentiva più i pomfi delle punture degli afidi, la pelle era liscia e morbida. 

"La cura che ti ho dato è riservata agli esseri immortali, ma anche se meno rapidamente farà effetto anche su di te. Le imperfezioni della pelle sono state facili da sistemare, gli arti però sono un'altra questione. Per quelli occorreranno un paio di settimane, forse meno per il braccio. Poca cosa comunque rispetto ai normali tempi di guarigione di un mortale".

"Hai usato una cura per gli immortali... Sei dunque un dio? Io lo sono stato, ma non mi sembra di conoscerti".

O forse invece lo conosceva e non lo ricordava?

Strisciante, la sensazione che gli stesse sfuggendo qualcosa d'importante si fece strada in lui. 

Chi era quell'uomo? 

Rimase in attesa della risposta. 

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

Xiăoshī (小时): Nel sistema di misurazione del tempo in Cina equivale a un'ora. 

"Incatenato nelle segrete della reggia": ricordo che per secoli Hè Xuan si è finto Maestro della Terra. Quando il vero Earth Master riuscì a dare l'allarme e Jun Wu mandò Xie Lian e Shi Qingxuan a indagare alla Città Fantasma, Acque Nere (già da tempo in combutta con Hua Cheng) con la sua collaborazione inscenò la farsa della prigionia e della liberazione ad opera dei due ufficiali divini. 

Città Imperiale: era il nome della capitale di Xianle sotto il regno degli Xie. Con la loro sconfitta e la salita al potere di Yong'an, la città è stata chiamata Cangcheng. Questo dettaglio viene menzionato, nella versione revisionata del romanzo, nel Libro 1 da Lang Qianqiu alla presenza di Xie Lian e Shi Qingxuan, subito dopo essere usciti dal Gambler's Den. 

 

Celadon: è un tipo di ceramica proprio della Cina a partire dal II secolo d.c. che successivamente si è diffuso in tutto l’Estremo Oriente, caratterizzato da un un rivestimento vetroso traslucido – di colore verde o blu-grigio, che ricorda la Giada. 

 

 

 

 

Sul mio profilo Instagram (privato, richiesta con link sotto) varie fanart dedicate ai capitoli. 

https://www.instagram.com/invites/contact/?igsh=yfi0vb7dyj8m&utm_content=ou4quf6

 

Notes:

Ben ritrovati!

Ma cosa diavolo ha combinato Hè Xuan? Millemila modi per affrontare la questione e lui che fa? Sbam, picchia il povero Shi Qingxuan e lo rapisce caricandoselo in spalla. Cioè, da Neanderthal con furore 🤦‍♂️ Però diciamolo, da Acque Nere non ci aspettavamo niente di meno 😅😂 solo che secondo me non si mette tanto bene, ma non saprei dirvi per chi dei due 🤔

Non ho un betaggio di supporto, segnalatemi voi eventuali errori ortografici o di qlsiasi altro tipo, provvederò alla correzione immediata 🙏

Alla prossima!

Chapter 8: Il colore delle labbra, il calore nel petto e altre considerazioni

Summary:

E' trascorso un anno dalla battaglia contro Jun Wu e Xie Lian puo' finalmente riabbracciare il suo San Lang, ma come disimparare un'astinenza che ha praticato con devozione per otto secoli?
Mu Qing e Feng Xin si uniscono nell'indagine su una serie di morti sospette, ma tornerà a galla un episodio del loro passato che avevano cercato di dimenticare e che li porterà finalmente a un difficile, ma necessario, confronto.
Un misterioso e affascinante uomo mascherato dichiara a Shi Qingxuan di essere un emissario del Regno Immortale, incaricato di rimetterlo in condizione di ascendere di nuovo. Ritrovare la perduta immortalità significherà perdere un pezzetto di cuore?
Doloroso è il passato che lega il Generale Ming Guang alla Maestra della Pioggia e tra loro regna il gelo: lui a disagio, lei incapace di fargli comprendere che non serba rancore. In mezzo, un sentimento vecchio di secoli imprigionato in una ragnatela di timori e rimpianti.
Mentre sullo sfondo si delinea l'assetto del Nuovo Regno e si elegge il Consiglio che dovrà governarlo, le vite dei protagonisti subiranno nuovi e sorprendenti mutamenti, nel tentativo di trovare il proprio posto nel nuovo ordine celeste e nel cuore di coloro che amano.

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

 

 

 

“Sei dunque un dio?”, gli aveva chiesto Shi Qingxuan, “Io lo sono stato, ma non mi sembra di conoscerti".

Eppure era vero anche il contrario: pensava sì di non conoscerlo, ma non gli era nemmeno del tutto estraneo. 

Forse era quella la spiegazione per cui quell'uomo così misterioso sembrava tanto familiare. Probabilmente lo aveva incrociato quando era un attendente del Regno di Mezzo e non aveva fatto troppo caso a lui. Anche se così, a occhio e pur con il volto parzialmente occultato, non pareva certo il tipo da passare inosservato, con quei capelli dai riflessi cangianti, le spalle ampie e l'altezza considerevole. 

"Non puoi conoscermi, sono asceso da poco", confermò alla fine l'oggetto della sua analisi. "Questo è il mio primo compito per la Nuova Corte Celeste, trovare il  vecchio Maestro del Vento e rimetterlo in sesto perché possa ascendere di nuovo". Il tono di Hè Xuan risultò più duro di quanto fosse stato nelle sue intenzioni.

Mentiva. Di nuovo. A lui. 

Certo, a fin di bene questa volta. Ma stava davvero facendo la cosa giusta? Quante volte ancora poteva appellarsi al fine che giustifica i mezzi? 

Ma non era certo quello il momento dei ripensamenti. Nell'istante in cui Shi Qingxuan aveva aperto gli occhi all'interno del suo palazzo, l'ingranaggio si era messo in moto irreversibilmente. 

"È uno scherzo?" stava intanto dicendo Shi Qingxuan

"Bù shi".

Shi Qingxuan non riusciva a vedergli bene gli occhi dietro quella maschera, da cui poter capire se lo stava prendendo in giro oppure no. 

"Perché qualcuno dovrebbe ancora interessarsi a me?"

"Saranno a corto di personale, cosa vuoi che ti dica... Io ho un compito e devo portarlo a termine e ti sarei grato se non volessi complicarmi la vita. Ho bisogno di dare un impressione positiva al Consiglio dei Cinque.”

"Cos'è il Consiglio dei Cinque?"

"Il Regno Celeste non ha voluto rischiare di ritrovarsi un secondo Jun Wu, così ora a governarlo c'è un gruppo di dei, tra cui quello che credo sia un amico tuo."

"Hè Xuan?!? Ma come può un fantasma-" Shi Qingxuan si fermò bruscamente, mentre l'altro si era improvvisamente sollevato dal tavolino a cui era appoggiato con indolenza. Stava ora ritto e rigido a pugni serrati, fissandolo con una tale intensità che per un'attimo pensò di aver scorto dietro la maschera degli strani bagliori.

"..."

"Perché hai nominato Black Water?!" Tuonò. "È lui il primo amico che ti viene in mente? Lui non è mai stato tuo amico!" E se ne andò, chiudendosi con violenza alle spalle la porta dipinta di nero.

Shi Qingxuan rimase di sasso.

Era sicuramente stato l'effetto residuo del potente analgesico a fargli confondere l'ovvio nome di Xie Lian con quello di Hè Xuan. Perché l'uomo mascherato aveva ragione: Hè Xuan alias Ming Yi si era finto un amico, ma non lo era mai stato davvero, e dopo aver ucciso così brutalmente suo fratello non avrebbe mai potuto nemmeno diventarlo. Un'amicizia profonda e sincera come quella tra un feroce fantasma e un dio, o un ex dio nel suo caso, poteva essere possibile una volta sola nell'universo e quell'unica occasione era già stata presa da Xie Lian e Hua Cheng.

Perché però quello strano ufficiale divino ne era rimasto così turbato? Forse dopo la sua recente ascensione gli avevano raccontato la vicenda di Ming Yi e aveva imparato a considerare Black Water un nemico pericoloso? O forse era diventato un buon amico di Xie Lian e si era sentito offeso per lui dalla sua gaffe?

Quale che fosse la spiegazione, la reazione gli parve esagerata e se ne dispiacque.

 

 

Hè Xuan si era precipitato fuori dalla camera da letto a corto di fiato.

Molto sciocco da parte sua, ripensandoci mentre saliva le scale dietro al servitore che portava il vassoio della colazione. Avrebbe dovuto avere più controllo sulle sue reazioni se non voleva che il piano naufragasse subito, ma era stato colto in contropiede in un modo impossibile da prevedere. 

Anche di fronte all'evidente contraddizione di piazzare una Calamità in un Consiglio Celeste, alla parola "amico" Shi QingXuan aveva pensato a lui per primo. Inconsapevolmente, quindi sinceramente. 

Aveva avuto una stretta allo stomaco che gli aveva mozzato il respiro ed era stata questa reazione, più ancora delle già sconvolgenti parole, che gli avevano fatto precipitosamente lasciare la stanza per rifugiarsi nella propria. Che gli era sembrata stranamente diversa. Sempre grigia e nera, perché quelli erano i colori con cui era arredata, ma non piatta come lo era stata fino a poco prima, uno schizzo a matita senza profondità. Vide sfumature, vide contorni, vide ombre. Dettagli come la polvere che danzava in un cono di luce che filtrava dalle tende apparvero nitidi come mai prima d'allora.

Rimase imbambolato a guardare le piccolissime particelle di pulviscolo rincorrersi tra loro, finché si riscosse e avvertì una strana sensazione di calore spandersi dall'interno. Lievissima, ma mai provata nella sua vita immortale. 

Si appoggiò con le mani al cassettone sovrastato da un imponente specchio in bronzo e vide la propria immagine riflessa. Gli occhi erano celati dalla maschera, ma le sue labbra erano ben visibili. E parevano meno esangui. 

 

 

Aveva ancora un sacco di domande e aveva perso l'opportunità di avere subito delle risposte, o così credeva Shi Qingxuan. In realtà, poco più di un dopo, il dio si ripresentò. Dietro di lui entrò il servitore con il vassoio della colazione, il quale prima lo aiutò a sollevarsi seduto, sistemandogli i cuscini, poi glielo appoggiò sulle ginocchia. 

"Cerca di finire tutto", disse Hè Xuan apparentemente tranquillo, mentre l'attendente lasciava la stanza. "Se asseconderai, uhm... il volere del Cielo, avrai bisogno di tutte le forze che sarai in grado di racimolare. Ascendere non è cosa facile e non è neppure scontata. Certo la si può... manipolare..." Fece fatica a continuare, il tasto era dolente. "... Ma non si può creare un'ascensione dal nulla, come ben sai. Non è detto nemmeno che tu ne sia degno alla fin fine, ma ci proverai comunque e io..."  [...che sono un perfetto imbecille] pensò tra sé, "... Ti aiuterò".

Shi QingXuan annuì distrattamente, mentre intaccava con ingordigia le leccornie sul vassoio. Hè Xuan si sedette sulla poltrona all'angolo e attese paziente la successiva raffica di domande che sarebbero senz'altro arrivate una volta riempito lo stomaco. Lo osservò ingurgitare tutto quello che conteneva il vassoio e gli partì un mezzo sorriso, pensando che avrebbe potuto gareggiare con lui in fatto di voracità. Lo ricordava più morigerato, ma la malnutrizione patita in galera da mortale gli permise di comprendere fin troppo bene il suo stato d'animo attuale. Mangia ora più che puoi perché non saprai quando, e se, arriverà il prossimo pasto. 

"Ho voce in capitolo?" Disse ad un certo punto Shi QingXuan, pulendosi la bocca con una tovagliolo. "O dovrei accettare con cieca obbedienza gli ordini della Corte, pena un'altra maledizione o chissà che altro? È stato Xie Lian a decidere tutto questo senza nemmeno degnarsi di chiedermi cosa ne pensassi? Eppure ci siamo incontrati non molto tempo fa e gli avevo risposto che dovevo rifletterci!"

In quel momento la spensierata gaiezza dell'antico Maestro del Vento era solo un lontano ricordo. Era indignato, si sentiva tradito da Sua Altezza. 

Ecco un'altra reazione inaspettata, pensò spazientito Hè Xuan. Invece di ringraziare per l'opportunità, si lamentava! 

"Il Consiglio dei Cinque non si è ancora insediato ufficialmente, ma so che il Principe Ereditario di Xianle è entrato a farne parte meno di una settimana fa, è possibile che tu abbia visto Sua Altezza prima di quella data?" Obbiettò. 

"Da quanto sono qui?"

"Dalla sera dell'altro ieri".

"Allora credo di averlo incontrato forse una decina di giorni fa".

"Quindi non poteva ancora sapere quali decisioni il Consiglio avrebbe preso".

"Giusto. Ma dopo avrebbe dovuto cercarmi per parlarmene, invece di scomodare un dio e farmi addirittura rapire!"

"Ma ti fa così schifo essere ripulito, rifocillato e poter dormire in un letto soffice e caldo?"

"Certo che no, è solo che..."

"Solo che... Cosa? Sputa il rospo, anche se so già cosa dirai".

"Visto che pensi di sapere tutto, dillo tu allora".

"Non stai forse pensando che la misericordia piovuta dall'alto sia immeritata? Che le tue colpe sono tali da non meritare redenzione? Da spingerti verso il baratro dell'esistenza perché per te non c'è altro futuro che questo e che nessuno, amico o nemico, deve arrogarsi il diritto di alleggerirti la pena?"

Shi QingXuan rimase scioccato. Era esattamente ciò che pensava! Ma come faceva lui a sapere di quel malessere che aveva dentro dopo aver scoperto di essere asceso senza merito, per di più a discapito di un disgraziato che aveva scontato la maledizione al posto suo? Disgraziato il cui risentimento aveva trasformato in Supremo, in una Calamità potente, in un Re Fantasma temibile quanto Pioggia Cremisi.

Acque Nere Affonda-Barche. 

Shi QingXuan non riuscì a proferir parola e rimasero per un po' in silenzio. 

"Quel che è fatto è fatto" sentenziò alla fine Hè Xuan. "Non ha senso continuare a rimuginarci sopra, tanto più che mi risulta che un anno fa tu sia... stato graziato da Black Water."

"Chi lo sa cosa volesse fare realmente..." sospirò il Maestro Fēng. 

Hè Xuan stava per farsi di nuovo del male, lo sapeva. 

"Cos'avresti voluto che facesse?" Gli chiese dunque.

Si aspettava che l'altro rispondesse "amicizia", "che fosse un vero amico" o una cosa così. 

Invece inaspettatamente Shi QingXuan disse: "Che non mi avesse mentito fin dall'inizio". 

E mentirgli era quello che stava facendo anche adesso, di nuovo. 

 

 

 

Non tornò più da lui per quel giorno e lasciò che fossero i suoi aiutanti ad alternarsi per sopperire a tutte le sue necessità.

Passò quella notte completamente in bianco. In quanto fantasma non ne avrebbe risentito, ma chiudere gli occhi per cinque o sei ore rendeva l'eternità più tollerabile e ormai era diventata un'abitudine quasi come ingozzarsi di cibo. 

Non avrebbe dovuto cedere all'impulso. Non avrebbe dovuto trascinarlo a casa sua e tentare quell'assurda operazione di salvataggio, ma era tardi per pentirsene.

Imporglielo era stato l'unico modo possibile, altrimenti a tirarlo fuori dalla melma in cui era affondato ci avrebbe pensato il Principe Ereditario di Xianle molto tempo prima. Ormai che c'era quindi, tanto valeva provare ad arrivare fino in fondo. 

Cosa poteva succedere alla fine?

A pensare al peggio del peggio, Shi Qingxuan lo avrebbe riconosciuto, si sarebbe scatenato un dramma e riaperta una vecchia ferita, sarebbe scappato e tornato a mendicare, ma con almeno due braccia e due gambe sane. Lui invece avrebbe imparato a farsi i cazzi suoi, ma con la coscienza a posto. 

Invero c'era anche un'altra possibilità, che però non lo sfiorò nemmeno talmente era inconcepibile. Se solo gli fosse saltato in mente che le cose avrebbero potuto prendere quella piega assurda, assolutamente impensabile, se l'avesse davvero presa in considerazione, avrebbe sicuramente riportato Shi QingXuan alla vecchia Città Imperiale quella notte stessa, scaraventandolo sul primo marciapiede utile. 

 

 

 

Shi QingXuan fece suo il detto di Confucio "è meglio accendere una piccola candela che maledire l'oscurità.” Pertanto il mattino seguente, quando l'uomo in nero venne a svegliarlo, gli elargì un sorriso allegro, deciso a fare buon viso a cattivo gioco. Per due settimane sarebbe comunque stato impedito dalle stecche agli arti, tanto valeva cercare di non inimicarsi il padrone di casa. 

"Ci ho pensato tutta questa notte, sai?" Esordì dopo averlo salutato. 

"A cosa?"

"Al tuo nome. Ieri ho scordato di chiedertelo".

Né lui ci aveva pensato ad inventarsi un nome. Che stupido! 

"Hè Sheng" sparò così su due piedi. Si avvide subito però del potenziale errore: quello era il sio onorifico da vivo, di quando il sangue gli circolava ancora nelle vene, molto simile tra l'altro a quello vero. Era possibile che QuingXuan lo conoscesse e facesse gli inevitabili collegamenti? 

E lui in effetti parve riflettere. 

"Mi è familiare, proprio come il tuo aspetto. È davvero possibile che io ti abbia visto quando ancora facevi parte del Regno di Mezzo?"

"Probabile".

L' altro assenti, accettando la spiegazione. 

"E questo posto così tetro è tuo?"

Si coprì la bocca con la mano. 

"Duìbùqǐ, sono uno stupido e parlo a vanvera, mi capita spesso". Era arrossito vistosamente sotto quello sguardo che non vedeva, ma che ugualmente lo metteva a disagio. 

"Non preoccuparti. E comunque dovrai starci per poco".

"Definisci poco".

"Due settimane per guarire, due mesi di allenamento intensivo per potenziare la muscolatura e allenare la resistenza. Col mana che ti infonderò di volta in volta due mesi saranno come sei. Impostate le basi sarai libero. Di vanificare tutto e tornare a crogiolarti nell'autocommiserazione, o di darti da fare per guadagnarti l'ascesa. Potrebbe volerci un anno, o dieci, o non accadere mai. Questo è quanto".

Shi QuingXuan fece segno di sì con la testa e gli elargì un altro sorriso. 

"Allora d'accordo. Ci proverò. Ormai sono qui, che ho da perdere? Ringrazia Xie Lian da parte mia. E anche Hua Cheng, immagino c'entri anche lui".

"Mh". Hè Xuan arrivò alla porta. 

"Tornerai a farmi visita più tardi?" Chiese Shi QuingXuan. 

"Vuoi che torni?"

"Mi piacerebbe"

"E sia, allora. Nel pomeriggio dovrei riuscire a ritagliarmi del tempo per te".

"Grazie".

Hè Xuan rispose con un grugnito incomprensibile. 

"Da domattina inizierai ad alzarti e a camminare. Sarà un po' faticoso all'inizio". 

"La fatica non mi spaventa!" e si batté orgogliosamente la mano sul petto. 

"Sì, lo so"

"Come puoi saperlo se non mi conosci?" 

"..."

Shi QuingXuan alzò un sopracciglio sospettoso. 

"Perché non ti togli la maschera, He Sheng? Perché non vuoi che veda il tuo volto?"

"Ci sono cose che non amo mostrare", rispose gelido. 

"Ho fatto un'altra gaffe, vero? Temo dovrai farci l'abitudine, parlo spesso a sproposito", ridacchiò imbarazzato, con un lieve rossore sulle gote. 

Nonostante l'aspetto emaciato, in quel momento e in quell'espressione del viso He Xuan ritrovò il Maestro del Vento che conosceva, quello impertinente, scanzonato, che brandiva il frustino per sottolineare le proprie argomentazioni e lo guardava con quegli stessi occhi e in quello stesso modo. 

Non rispose e lasciò la stanza. 

[L' ho davvero offeso questa volta. Ma perché la mia bocca si apre prima di essersi collegata al cervello? Forse ha delle cicatrici che non vuole mostrare e la cosa è per lui fonte di vergogna e io sono soltanto uno stupido!

Il ragazzo si abbandonò tra le lenzuola, sconfortato. Era sempre stato facile per lui attrarre simpatie e andare d'accordo con le persone, ma quello strano ufficiale divino pareva inspiegabilmente fuori dalla sua portata. 

 

 

 

Shi Qingxuan non era tipo da provare rancore e rimanere a lungo arrabbiato, così tra sé ringraziò Pioggia Cremisi e Xie Lian, il primo perché ritenne che solo a lui poteva essere venuta l'idea estrema del rapimento, mentre al secondo era certamente toccato l'arduo compito di convincere il Consiglio dei Cinque a privarsi di un dio e mettere in scena quel complesso piano di recupero. Non vedeva l'ora che quei due mesi passassero per poterlo fare di persona. 

Magari non così velocemente, dopotutto. 

Quell'insolito dio dall'aspetto più demoniaco che celestiale lo incuriosiva molto e voleva conoscerlo meglio. Se fosse riuscito ad ascendere di nuovo, avrebbero potuto persino diventare amici. Gli sarebbe piaciuto tanto tornare a condividere la vita quotidiana con qualcuno, come aveva fatto col Maestro della Terra. 

Già, sempre lì alla fine tornava.

Non aveva importanza da dove i pensieri partissero, poteva conoscere in anticipo dove, prima o poi, sarebbero approdati. 

Acque Nere aveva finto un'amicizia alla quale lui aveva creduto davvero, mentre era stata una menzogna dall'inizio alla fine. Di poca consolazione era il fatto che in ultimo lo aveva salvato dalla follia di Shi Wudu, il quale una volta capito di non avere scampo aveva cercato di strangolarlo mentre era legato e impossibilitato a difendersi. Era stato proprio Hè Xuan a liberarlo, spezzando le braccia a suo fratello, anche se probabilmente non l'aveva salvato per pietà, ma solo per non guastare il suo piano originale di vendetta.

Nonostante non potesse biasimarlo per aver voluto la loro disfatta, non sarebbe però mai riuscito a cancellare l'immagine della Devastazione mentre, nella sua terrificante follia, strappava la testa del fratello dal collo con la sola forza delle mani. E quegli occhi, così rossi, così feroci che lo fissavano, lo incendiavano e sembravano volerlo divorare... Ricordava solo quelli con incredibile chiarezza. Tutto il resto del suo volto era come filtrato da un velo di nebbia. 

 

 

 

“Aaaaaahhhh!” 

Shi QingXuani si svegliò di soprassalto. Aveva avuto un incubo. Si portò la mano al petto e artigliò la camiciola nera per tentare di calmare il respiro. E lo vide lì, in fondo al letto, con una mano alla colonna del baldacchino. Una figura nera che per un attimo gli fece paura. Che per un istante gli sembrò... Chi, in effetti? 

"Ti sei addormentato e hai saltato il pranzo. Vuoi mangiare ora?" chiese Hè Xuan con voce piatta. Era lui la causa di quell'incubo, ne era certo. Come era certo che Shi Qingxuan stesse ancora scontando il crimine di suo fratello, molto più di quanto meritasse.

Avrebbe voluto poter riportare in vita il Maestro dell'Acqua solo per ucciderlo di nuovo, ma molto più lentamente e solo dopo un'infinita serie di torture. E poi ricominciare, ancora e ancora, in un circolo infinito, e fargli carico anche di ciò che Qingxuan stava pagando per lui. 

"Oh sì... Sì, certo. Grazie".

"Un brutto sogno?"

"Orrendo. Qualcuno che mi ha fatto del male e riesce a farmene ancora dopo tanto tempo." Gli occhi di Shi Quingxuan si velarono di rabbia e paura al ricordo di quegli occhi di brace e della bestialità riflessa in essi. 

Le nocche di He Xuan strette intorno alla colonna sbiancarono. Vi fu uno scricchiolìo del legno e a quel suono sinistro allentò la presa, prima di rischiare di sbriciolarlo e far crollare il baldacchino.

"Ci sono cose per cui non esiste perdono, suppongo. Da entrambe le parti." replicò gelido prima di andarsene e lasciarlo solo. 

Era così? Si chiese Feng Shi. 

Non poteva esserci perdono, non ci sarebbero state seconde possibilità? 

No, la sua esistenza non si sarebbe mai più incrociata con quella di Black Water, quel falso Earth Master che lo aveva ingannato così a lungo senza scrupolo alcuno, non si sarebbero mai più rivisti. 

Se però il destino fosse stato così crudele da metterli nuovamente uno di fronte all'altro, quale sarebbe stato il sentimento che avrebbe potuto scaturire in entrambi?

Il disprezzo? La paura? 

Si morse un labbro. 

La nostalgia? 

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

Bù Shi: Non è/non lo è. È la combinazione tra bu 不 (non) e shi 是(verbo essere). Da notare che pur trovando shi anche nel cognome di Qingxuan, sono trascritti con un carattere diverso e hanno un diverso significato (vedi sotto).

Feng Shi 风师: Maestro del Vento (Fēng 风= vento, Shī 师 = Maestro). 

Kè 刻: unità di misura del tempo che indica un quarto d'ora. 

Duìbùqǐ 对不起:  "Mi dispiace". Esprime delle scuse dirette ed è comunemente usato in situazioni quotidiane, appropriato sia per contesti formali che informali. Per le situazioni formali può essere anche idoneo bàoqiàn 抱歉 tipo in ambito lavorativo se ci si rivolge a un superiore, oppure quando le scuse sono avanzate in forma scritta. 

Devastazione: è il più elevato grado di pericolosità in cui è stato classificato Hè Xuan assieme alle altre due Calamità Hua Cheng e Bai Wuxian in base ai loro poteri, alle loro capacità e quindi alla loro potenziale distruttività. Solo la quarta Calamità Qi Rong è di grado inferiore, un'Ira, ritenuto comunque fonte di grossi problemi data la sua apparente assenza di empatia e la totale imprevedibilità che fanno di lui un soggetto certamente fastidioso, ma anche allarmante. È stato inserito nel gruppo esclusivamente per raggiungere il numero quattro, a detta degli dei più facile da ricordare rispetto al tre. È possibile che dietro al numero, associato a queste personalità così temute, ci sia l'assonanza tra il quattro e la parola morte, che in entrambi i casi si scrive si ma con carattere diverso e anche diversamente accentate: 四 Sì = quattro, 死 Sǐ = morte. 

 

 

Notes:

Ma ciaooo!

che filo sottile quello su cui, da opposte direzioni, camminano Shi Qingxuan e Hè Xuan.
"È lui il primo amico che ti viene in mente? Lui non è mai stato tuo amico!" dice Black Water. Eh no. Forse non lo era Hè Xuan, ma lo è stato e a lungo Ming Yi e lui e Acque Nere sono la stessa persona, almeno dal punto di vista di Shi Qingxuan.
Non so cosa ne pensate voi, ma quel filo si assottiglia di capitolo in capitolo 😅.

 

Se siete arrivati fin qui e questa storia vi sta piacendo, un kudos è il modo giusto per dirmelo 💙

 

Alla prossima!

Chapter 9: Ottocento anni non sono abbastanza per dimenticare

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

Xie Lian era in ansia. 

Non era normale per Shi QingXuan sparire per così tanti giorni senza dare sue notizie, perlomeno questo era quello che gli stavano dicendo gli altri mendicanti con cui il Maestro Feng condivideva la misera quotidianità. Si erano in effetti mostrati assai perplessi di fronte al prolungarsi di quell'assenza e se erano confusi loro, figurarsi se poteva non preoccuparsi lui. 

Forse avevo atteso troppo a muoversi. O forse lui e San Lang lo avevano spaventato insistendo nel volerlo convincere a ritentare l'ascesa e se ne era andato altrove. 

Nei giorni precedenti lui e Hua Cheng non avevano avuto modo di ritagliarsi molto tempo da trascorrere insieme, riuscendo ad incontrarsi solo una volta al santuario di Puqi. Tra un bacio e un abbraccio Xie Lian aveva trovato il modo di introdurre anche una discussione su Shi QingXuan e sulla sua situazione precaria. 

Circa due settimane dopo la sua prima visita al Nuovo Regno, dopo aver trascorso la notte e la mattinata seguente al santuario di Puqi per occuparsi dei bisogni dei fedeli, Xie Lian era rientrato alla Capitale Celeste per avanzare una proposta agli altri quattro membri. 

Non erano ancora riusciti ad organizzare una data per ufficializzare la formazione del Consiglio dei Cinque. C'era stata finora solo quella specie di elezione sommaria, organizzata in fretta, senza badare troppo alle formalità e alla quale lui, uno dei componenti, non era nemmeno stato invitato.

Nessuno però aveva protestato.

La popolazione divina era stata decimata, chi era rimasto aveva il suo bel da fare a prendersi cura dei propri fedeli e al contempo non trascurare i doveri nel regno, perciò se c'era qualcuno disposto a sobbarcarsi l'onere di guidarli tutti fuori da quel pasticcio era il benvenuto. Se quel qualcuno erano i cinque Ufficiali che li avevano salvati da morte certa per mano del loro ex protettore, allora non c'era proprio niente da sindacare, neppure sul fatto che non era stata ancora allestita la cerimonia per rendere ufficiale la nomina. 

"Aiutare l'ex Maestro del Vento?" fece dubbioso Pei Ming. "Era un impostore, anche se non per colpa sua. Credi davvero che sarebbe in grado di ascendere con le sue sole forze? È rimasto storpio tra l'altro e temo che si possa fare ben poco per quello. Se però vuoi perderci del tempo dietro, io personalmente non ho nulla in contrario, puoi fare come vuoi purché non ti distolga dalle questioni della Capitale."

"Mi interessava più che altro la vostra opinione", ribatté Xie Lian. 

"Allora la mia opinione è che dovresti lasciar perdere.", rispose Pei Ming, facendogli così capire che da parte sua non ci sarebbe stato nessun aiuto in tal senso. 

Lo stesso Feng Xin si mostrò incerto.

"Anche a me sembra un'impresa disperata. Shi QingXuan mi piace, ma temo non basti l'entusiasmo per riuscire nell'impresa che hai in mente."

"È una colossale cazzata, chiamiamo le cose col loro nome.” intervenne a quel punto Mu Qing brusco. “Giusto qualche giorno fa pensavi che non avresti avuto abbastanza tempo da dedicare al tuo San Lang e ora vuoi buttarti in un impresa senza speranza, sconsiderata e inutile, che ti toglierà buona parte di quel tempo?"

"La tua delicatezza come sempre è commovente.”, ironizzò Feng Xin. Mu Qing stava per replicare quando Xie Lian con un perentorio gesto della mano lo bloccò. 

"Basta così, ho capito. Studierò la situazione e vedrò se e cosa si può fare. Prima andrò a trovare Shi QingXuan, sarebbe tutto inutile se lui per primo non è disposto a-". Venne interrotto da una voce che proveniva dall'ingresso della Sala Marziale.

"Generali!"

Una figura vestita di nero si stava avvicinando rapidamente a loro, reclamandone l'attenzione. 

Ling Wen. 

"Consiglieri, c'è un problema nel Regno Mortale che richiede l’attenzione di alcuni di voi."

"Di che si tratta?" Domandò Pei Ming. 

"Non riguarda direttamente voi Generale Ming Guan, la situazione che ha messo in allarme il mio palazzo arriva dai territori del Sud-est, dalla Provincia di Jiangxi precisamente".

"Ah, molto bene. Credo di potermi congedare allora".

Fece il saluto marziale con pugno nel palmo e se ne andò. 

"A quanto pare c'è del lavoro per me". Feng Xin fece un passo avanti per prendere la pergamena che Ling Wen stava porgendo. 

"Generale Nan Yang, credo che potreste aver bisogno d'aiuto questa volta. Il caso, dai pochi dettagli trapelati, sembrerebbe presentare notevoli complessità" e guardò intenzionalmente verso Mu Qing. 

"Mhf." Feng Xin diede un'occhiata di sbieco al collega con cui condivideva la giurisdizione sul sud del Paese. Questi si strinse nelle spalle, come a dire "se proprio devo".

Feng Xin allora chiese: "Quali sarebbero questi dettagli che sarebbero trapelati, dunque?"

A quel punto Xie Lian ritenne a sua volta di non aver più motivi per rimanere e fece per lasciare l'edificio, con l'intenzione di scendere all'ex Città Imperale di Xianle per parlare con Shi QingXuan. 

Arrivato a pochi passi dal portone, sentì Feng Xin gridargli dietro: "Se mi libero in fretta ti vengo a dare una mano per quella cosa!"

Mu Quing lo fissò. Il fumetto che aveva sulla testa recava scritto "𝘭𝘦𝘤𝘤𝘢𝘤𝘶𝘭𝘰”.

Xie Lian fece un sorriso e un cenno d'assenso e se ne andò. 

Raggiunse Il Regno Mortale, con l'intenzione di trovare l'ex Wind Master e organizzare il famoso pranzo che aveva promesso un anno prima e che avrebbero dovuto preparare insieme al santuario, ma scoprì che Shi QingXuan non era nel covo dove si radunava di solito assieme ai compagni. Lo cercò per le strade che era solito bazzicare, invano.

Era quasi sera quando tornò al riparo dei senzatetto. Era più affollato rispetto a prima, quegli straccioni evidentemente avevano concluso la loro giornata e si apprestavano a consumare insieme lo scarno pasto e a sistemare i poveri giacigli per la notte, uno sull'altro per tenersi caldi. 

Passò da uno all'altro chiedendo di Shi QingXuan, ma nessuno lo vedeva da giorni. Finché uno di loro, un po' più partecipe degli altri, riuscì ad aggiungere qualche dettaglio. Aveva visto per l'ultima volta il maestro Feng esattamente una settimana prima, poi lì non ci era più venuto, o perlomeno non lo aveva più incrociato ed era insolito, poiché da un anno o giù di lì si vedevano praticamente tutte le sere e tutte le mattine. 

"Dunque ho motivo di preoccupazione", chiese conferma Xie Lian. 

"Temo di sì, Daozhang. Non è da lui assentarsi. È un uomo che ama la compagnia e rifugge la solitudine".

"Ah, lo so, lo so! Grazie, mi siete stato di grande aiuto. Passate al mio santuario un giorno, se vi va. Voi e vostri amici troverete sempre accoglienza".

"Non mancheremo. Il Maestro Feng prima di sparire così misteriosamente ci aveva ricordato del famoso pranzo che offrirete nel vostro santuario e... Bè, c'è una certa aspettativa, ecco". Il giovane mendicante arrossì sotto lo strato di sporco sul viso. 

"Appena troverò Shi Qing Xuan vi prometto che lo organizzeremo, non temete. Non vengo mai meno alla parola data".

Il mendicante annuì e si inchinò. 

Quando uscì da quel luogo fetido, uno dei tanti edifici in rovina, Xie Lian riprese a respirare normalmente. Capiva la povertà, lui stesso vi aveva sguazzato per secoli, ma come poteva il Maestro del Vento aver rinunciato alla bellezza e alla raffinatezza che lo avevano sempre contraddistinto per ridursi a supplicare per un tozzo di pane e vestito di stracci? 

Contattò Hua Cheng attraverso il canale di connessione spirituale. 

"San Lang, abbiamo un problema", esordì. 

"Buonasera anche a voi Vostra Altezza" rispose ironico. 

"Ah, ehm... Sì. Buonasera, San Lang". Si portò una mano alla fronte. La preoccupazione per l'amico lo aveva reso suo malgrado scortese. 

Hua Cheng immaginò l'imbarazzo di Xie Lian e quest'ultimo lo sentì distintamente accennare una bassa risata. Non poté non provare un brivido di piacere nell'udirla. Hua Cheng era come la droga ricavata dal papavero di cui aveva tanto sentito parlare, che lo rendeva suo schiavo pur senza catene. 

"Che tipo di problema?"

"Eh?"

"Hai detto che abbiamo un problema, Gege. Di che si tratta?. 

"Ah sì, giusto. Shi QingXuan è scomparso. Da una settimana, secondo gli altri mendicanti, che dicono anche che non è da lui allontanarsi dal covo per più di qualche ora durante la giornata".

"Mmm... Allora è lui ad avere un problema, non noi" puntualizzò Hua Cheng. 

"Sono preoccupato. Gli è certamente successo qualcosa".

"Credi non sia un allontanamento volontario?".

"Penso di no. Girano così tanti malintenzionati... E con la vita che fa lui incontrarli non è certo difficile".

"Dove sei diretto ora?"

"Sto andando al santuario".

"Vuoi che ti raggiunga?"

"Potresti?"

"Ancora con queste domande sciocche? Se hai bisogno trovo il modo".

"Ma sei così indaffarato..."

"Anche Gege lo è, eppure non dubito che troverebbe del tempo per me. Forse mi sbaglio? Non mi sto comportando nel modo giusto con Gege?"

Xie Lian avvertì una nota d'incertezza nella sua voce e gli dispiacque aver risvegliato l'antica insicurezza di San Lang. 

"Ah, no, no... Forse sono solo stato abbandonato troppe volte e non oso avere aspettative elevate." si affrettò a spiegare. 

"Allora stasera questo umile proverà nuovamente a convincere Gege che le sue aspettative devono arrivare a toccare il sole e ancora non si avvicineranno alla realtà."

Xie Lian arrossì. Lo salutò frettolosamente e da quel momento iniziò a provare il familiare fremito dell'attesa che precedeva sempre un loro incontro. 

 

 

 

L' ex Città Imperiale distava da Puqui qualche ora di cammino per un comune mortale, un paio o anche meno per un immortale che poteva percorrere quella distanza a velocità molto superiore. Anche così però per Xie Lian era troppo tempo, sarebbe morto per la troppa emozione lungo la strada, così disegnò un array e in pochi secondi arrivò dritto al santuario. Per prima cosa raccolse le offerte sull'altare del tempio, poi andò nel suo appartamento e si preparò un bagno caldo in cui versò un olio profumato che gli avrebbe ammorbidito la pelle. Gliel'aveva dato il Generale Xuan Zhen, presentandosi alla porta del suo palazzo celeste una mattina, con la scusa che era un ottimo lenitivo per la stanchezza. In un insolito impeto di apprensione per Sua Altezza, e il suo nuovo status di 𝘮𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦 di Pioggia Cremisi, Mu Qing aveva solamente accennato ad "altri possibili usi" quando ormai era già sull'uscio per andarsene. Era stato il suo evidentissimo imbarazzo che aveva fatto capire a Xie Lian quale fosse quell'utilizzo alternativo, il vero motivo in verità che si celava dietro quella visita inaspettata. Era avvampato, desiderando di poterlo colpire con quella stessa boccetta mentre si richiudeva velocemente il portone alle spalle. 

Comunque in seguito, quando aveva ripreso a respirare normalmente, aveva apprezzato, se non proprio il gesto, certamente la preoccupazione per lui da cui esso era scaturito, così atipica per lo scorbutico Dio del Sud-Ovest.

Da quando Mu Qing un anno prima gli aveva confessato di aver sempre desiderato che il loro rapporto fosse basato su una vera amicizia, a cui aveva risposto candidamente che nonostante tutto lui lo aveva sempre considerato un amico, sembrava che provasse imbarazzo. Era tornato ad essere il riccio di sempre, solo di poco meno scontroso di come lo ricordava. Ora che avrebbero lavorato gomito a gomito per gestire il Regno Celeste, forse si sarebbe finalmente convinto ed abituato ad avere con lui un legame più saldo e sincero. 

Con Feng Xin era stato tutto più semplice. Forse perché dopo la distruzione di Xianle avevano condiviso l'esilio facendo la fame insieme, affrontando per un periodo le innumerevoli difficoltà a cui la loro nuova condizione di rifugiati li aveva sottoposti. Si erano sfiancati ogni giorno per racimolare qualche moneta con cui sfamare se stessi e le due altezze reali che languivano nascosti, incapaci di fare alcunché, tra le quattro mura in cui erano rinchiusi per non farsi riconoscere dai soldati di Yong'an che pattugliavano le strade. Poi per colpa di Bai Wuxian lui aveva dato di matto e Feng Xin se ne era andato, forse intimamente grato d'avere una scusa per liberarsi da quel fardello che rappresentavano ormai i tre Reali.

A Feng Xin così come a Mu Quing, dal momento in cui erano stati banditi, era stato più volte rivolto l'invito a rimanere nel Regno Celeste, dove le loro doti erano ampiamente riconosciute e molte divinità li avrebbero presi volentieri al loro servizio. 

Mu Quing aveva una madre povera da mantenere, forse era anche il meno forte tra loro nel dover sopportare ulteriormente altre difficoltà, soprattutto dopo aver subito per anni al servizio di Xie Lian il bullismo prima di suo cugino Qi Rong e degli inservienti più anziani della corte, e poi dei discepoli del Tempio Huangji. Così si era rifiutato di seguirli. Feng Xin invece aveva tribolato a lungo al suo fianco, ma alla fine era stato abbandonato anche da lui. 

Poteva in fondo biasimarli per aver scelto di privilegiare se stessi? Non sarebbe stato egoista da parte sua pretendere che sacrificassero il loro futuro per calarsi nell'abisso che si era scavato da solo? No, non poteva, e non lo aveva fatto. 

Hua Cheng sì, lui li biasimava. Aveva il dente particolarmente avvelenato proprio nei confronti di Mu Qing: il suo astio aveva origini ancora più antiche della storia, già grave ai suoi occhi, dei trentatré funzionari divini che avevano maltrattato Xie Lian. Risaliva addirittura alla guerra in corso tra Xianle e Yong'an. Mu Qing all'epoca era un valoroso vice-generale di Xianle, Hua Cheng un ragazzino imberbe che voleva arruolarsi per servire il suo adorato Principe. Mu Qing però lo aveva cacciato in malo modo: "Sei soltanto un moccioso, non sei affatto utile a Taizi Dianxia, ​​lo appesantiresti solamente, l'esercito non ha bisogno di spazzatura come te!"

Mu Qing non sapeva neppure adesso a chi in realtà avesse rivolto quel brusco congedo. Se ne sarebbe probabilmente vergognato, anche se all'epoca le sue parole non avevano voluto essere cattive, ma solo salvare un ragazzino dal morire troppo giovane su un campo di battaglia. Lo aveva fatto con lui così come con tanti altri. 

Xie Lian aveva cercato di spiegarlo a San Lang, soffriva nel vederlo sempre così rigido e ostile verso Mu Qing, ma non c'era stato verso. Ottocento anni erano un lungo periodo per metabolizzare i sentimenti, sia positivi che negativi, e immaginava che, come l'affetto che provava per lui, anche il rancore per il generale avesse messo radici profonde nel suo animo. 

Chissà se quei due erano già partiti per la provincia di Jiangxi. Ling Wen aveva detto che le scarne informazioni ricevute da quei territori parevano orientare il caso verso la classificazione "complicato". Motivo per cui, anche se teoricamente avrebbe dovuto occuparsene il solo Feng Xin in quanto Generale del Sud-Est, aveva ricevuto il supporto anche di quello del Sud-Ovest. 

Che strano rapporto avevano quei due. Dopo ottocento anni molti ricordi erano andati per sempre, altri solo sbiaditi, ma altri ancora erano ben impressi nella sua memoria. E ricordava benissimo che quando Mu Qing aveva preso servizio come suo assistente personale, Feng Xin lo aveva preso sotto la sua ala. Nessuno osava avvicinarsi a Mu Qing all'epoca, che non aveva ancora raggiunto il pieno sviluppo muscolare che invece aveva già il precoce Feng Xin. Poi un giorno era cambiato tutto. Dall'oggi al domani erano arrivati ai ferri corti, non avrebbe saputo dire di preciso quando né certamente il perché. Aveva provato a domandare cautamente, ma le risposte erano state ogni volta: "perché è un'idiota" da uno, oppure "perché è un essere totalmente inutile" dall'altro.  Alla fine si era semplicemente arreso, concentrandosi sulla coltivazione che poco dopo aveva intrapreso al tempio del guoshi Méi Niànqīng, e dove sarebbe riuscito a far ammettere, con non poche difficoltà, anche Mu Qing come discepolo a tutti gli effetti. 

Le cose tra loro due non erano affatto cambiate nei secoli in cui aveva fatto perdere le proprie tracce. Continuavano a detestarsi con tutto il cuore. 

Eppure non si lasciavano mai indietro. C'erano sempre, tra una frecciata e un insulto, l'uno per l'altro. Quindi perché continuavano a respingersi così platealmente?

Xie Lian proprio non li capiva e aveva rinunciato a provarci da tempo. Però ogni tanto, in momenti d'ozio come quello e con la mente libera di vagare, il pensiero pigramente tornava a bussare, senza avere la pretesa di dargli la risposta che mancava. Semplicemente compariva e svaniva veloce e leggero, come un battito d'ala di una delle farfalle argentate di Hua Cheng. 

 

La lavanda stava svolgendo egregiamente il proprio dovere. Sentì scivolare via la tensione dai muscoli e l'effluvio floreale rilasciato dal vapore stava rilassando anche la mente sempre di più. Troppo forse, perché perse la cognizione del tempo e improvvisamente sentì bussare alla porta della piccola stanzetta da bagno. 

"Gege, sei lì dentro?"

San Lang! 

Oh dei, si era assopito nella tinozza!

Sguazzò in piedi schizzando acqua ovunque, sperando che San Lang non entrasse mettendolo in imbarazzo. 

San Lang non lo fece, gli disse invece che lo avrebbe atteso in cucina. 

"Hai già mangiato Gege?" Gli gridò mentre si affaccendava con una pentola. 

"Non ancora in effetti. Temo d'essermi addormentato in acqua".

"Oh. Allora la tua pelle sarà profumata ancor più del solito stasera".

"..."

Il viso e il collo di Xie Lian avvamparono all'idea dei centimetri di pelle che San Lang avrebbe dovuto scoprire per sentire appieno quel profumo. 

Bastava che posasse le labbra sul suo collo per scatenare reazioni che lo spaventavano oltre misura e, prima che riuscisse ad imporre alla sua mente di mantenere la calma, puntualmente scattava all'indietro e chiedeva pietà. 

Non una sola volta aveva visto rabbia o frustrazione sul volto di San Lang, solo un sorriso rassicurante o uno sguardo pieno d'amore. Ma cosa accadeva quando non trascorrevano le notti insieme? Non sarebbe stato più che legittimo che andasse a sfogare i propri istinti naturali con qualcun altro? Una donna magari? 

Tuttavia...

Non poteva tollerare l'idea di altre mani che lo spogliavano, altre dita che lo toccavano, altre labbra che lo baciavano. 

Gli uscì un gemito. Lui sì che era frustrato e non riusciva a nasconderlo. 

"Tutto bene Gege? Mi è sembrato di sentire un lamento".

“𝘚𝘩ì”. Che vergogna! Aveva capito che si era appena eccitato pensando a lui? 

"Bene allora. Sto per cucinare le succulente uova che hai lasciato qui sul tavolo, prepara lo stomaco", rispose San Lang. 

Sembrava tranquillo e Xie Lian sospirò di sollievo. Ma solo perché non poté vedere il ghigno malizioso che si era dipinto sulla bella bocca di Hua Cheng mentre apparecchiava la tavola.

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

Shì: affermazione, sì. 

Mu Quing e Hua Cheng: l'episodio dell'iniziale cacciata di un Hua Cheng ad opera di Mu Quing dal campo di battaglia è stata spiegata in un'intervista dalla scrittrice Mo Xiao Tong Xiu.

 

Notes:

E rieccoci qui.
Dite la verità, non avete pensato tutti la stessa cosa? Del (ex) maestro del Vento non gliene frega niente a nessuno, della serie 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘱𝘢𝘱𝘢 𝘴𝘦 𝘯𝘦 𝘧𝘢 𝘶𝘯 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰, argomento tra l'altro piuttosto attuale 😅
"Allora è lui ad avere un problema, non noi" puntualizza pure Hua Cheng, che ogni tanto fa riemergere il suo lato bastardo, salvo tornare prontamente a cuccia. Io in uno scenario in cui Xie Lian pianta Hua Cheng per fare nuove esperienze non ci vorrei davvero essere, t'immagini che Armageddon ti scatena il Supremo, che la definizione di Devastazione non gli renderebbe giustizia 😣😣
Ma pensiamo positivo 😅 tanto lo sappiamo che Xie Lian non andrà da nessuna parte, San Lang è una lenza, conosce mille e cento modi per distrarre e divertire il suo Gege, ancora tutti da scoprire 😜

Alla prossima!

Chapter 10: I Generali del Sud in missione a Jiangxi

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

"Che la benedizione dell'Ufficiale Divino sia con voi." Ling Wen congiunse le mani sovrapposte davanti a sé, con un breve inchino. 

"Nulla è impossibile". Risposero simultaneamente i due Generali del Sud e uscirono dal palazzo della Dea della Letteratura, per scendere nel Regno Mortale. 

La matrice accorcia-distanza disegnata da Nan Yang li portò al confine nord del territorio di Jiangxi. 

"In che posto siamo?" Chiese Mu Qing guardandosi intorno. Boschi da un lato, un grande lago dall'altro. 

"Quello laggiù" e Feng Xin indicò il fiume che in lontananza confluiva nel grande bacino, "è il Chang Jiang, questo enorme lago è il Poyang".

"Ne ho sentito parlare, ma sembra più una gigantesca palude che un lago" commentò l'altro, osservando l'enorme distesa, intersecata di corsi d'acqua e punteggiata da colline sormontate da villaggi. 

"Già, dovresti vederlo in estate, la regione viene completamente allagata e le colline diventano praticamente isole". Replicò placidamente Feng Xin, una punta orgoglio nella voce nel descrivere quella peculiarità di una parte della sua giurisdizione. 

Accortosi dell'atmosfera stranamente rilassata che si stava creando, Mu Qing si irrigidì e replicò in modo sbrigativo, quasi sgarbato: "Sì bè, non siamo qui in vacanza, sbrighiamoci. Dove siamo diretti?" e iniziò ad avanzare. 

Feng Xin strinse le labbra contrariato, ma per quella specie di tacito accordo raggiunto dopo che avevano lottato ed erano sopravvissuti insieme nello scontro con Jun Wu, si astenne dal liberare la risposta piccata che aveva sulla lingua. Ogni volta che sembrava potessero avere uno scambio d'opinioni come due persone civili, l'altro finiva per fare lo stronzo e non sembrava casuale, pareva proprio farlo apposta. Voleva a tutti i costi tenerlo a distanza.

Nonostante gli otto secoli trascorsi, certe cose Mu Qing pareva proprio non volerle dimenticare. Lui invece sì, aveva cercato di lasciarsi tutto alle spalle. Ricordare faceva male, male come quelle frustate, come quegli occhi di gelida ossidiana quando lo aveva liberato dai ceppi. Si era sbagliato su di lui e non avrebbe certamente commesso quel madornale errore una seconda volta, ma comportarsi in maniera perlomeno neutra dopo tutto quel tempo avrebbe dovuto rappresentare la normale evoluzione di quel rapporto conflittuale che, vuoi o non vuoi, li vedeva strettamente legati nel servire il regno immortale. Invece Mu Qing, nonostante gli evidenti sforzi nel voler collaborare a non creare ulteriori conflitti, sembrava in egual modo intenzionato a mantenere tra loro una distanza siderale. 

Lo seguì. "Rallenta, cazzo. Non sai nemmeno dove stai andando".

"Sto andando dritto, perché si può solo andare dritto" rispose l'altro acido, indicando la strada che stavano percorrendo. "Sei tu che non hai risposto alla mia domanda".

Feng Xin sospirò. "Stiamo andando a Jiujiang, è a un paio di gōnglǐ da qui. I casi di uccisione si sono verificati quasi tutti nei dintorni di questo villaggio, alcuni anche in quello vicino ma in misura molto minore, secondo la pergamena che mi ha dato Ling Wen. Ma non c'è molto di più, dovremo parlare con gli abitanti per avere maggiori dettagli".

Mu Qing assentì e prese la forma di Fu Yao, il suo alter ego. Feng Xin fece altrettanto e prese le sembianze di Nan Feng. In realtà gli alias erano solo più giovani con abiti e capigliatura diverse, ma abbastanza simili agli originali da non aver ingannato a lungo Xie Lian, colui per il quale avevano creato quella sorta di cloni. Sarebbero stati sufficienti a fuorviare i mortali però, che altrimenti attraverso statue e dipinti avrebbero potuto, benché fosse una possibilità remota, riconoscere i due dei marziali nella loro indubbia bellezza e perfezione.

Vigeva ancora la regola, infranta per la verità in svariate occasioni, che le divinità non dovessero mostrarsi mai col loro vero aspetto ai mortali, quindi Fu Yao e Nan Feng in quel caso avrebbero impersonato due semplici forestieri capitati per caso in città. 

Raramente in ottocento anni era capitato che avessero dovuto lavorare insieme, non più di una decina di volte, e tutte quante le gravi faccende si erano rivelate futili paure esagerate a dismisura dagli abitanti dei villaggi colpiti, risoltesi in poche ore di trasferta, il ché aveva ridotto al minimo le possibilità di attrito tra i due. Quel particolare caso che li aveva portati nella provincia di Jiangxi probabilmente non avrebbe fatto eccezione. 

Avvolti nei mantelli bordati di pelliccia, mantennero un ostinato silenzio per tutto il percorso fino alle porte del villaggio, che venne interrotto dal laconico "ci siamo" di Nan Feng. 

Percorsero la grande strada principale in uno stato di forte perplessità. 

"È un villaggio molto grande questo, è normale che a quest'ora del giorno la via sia quasi deserta e non vi sia segno d'attività?" domandò Fu Yao, guardandosi intorno. 

"Direi di no" rispose l'altro, osservando alcuni carretti che parevano esser stati abbandonati in fretta e furia con i buoi ancora attaccati, negozi e locali vuoti e solo una portantina che stava filando velocemente parecchi metri davanti a loro, trasportata da quattro robusti servitori. 

Proseguirono a passo svelto finché non iniziarono a vedere del movimento molto più avanti, all'imbocco di una strada laterale. 

Si affrettarono seguendo la cacofonia di urla, pianti e strepiti, che trovò il suo apice nel cortile di una casa, affollato come non mai. 

"Che sta succedendo?" chiese Nan Feng ad un uomo che sostava ai margini della calca che tentava di sbirciare all'interno dell'edificio, trattenuta da quattro o cinque individui che, dalle uniformi tutte uguali, parevano essere funzionari dell'ordine. 

"Hanno trovato il corpo del Vecchio Ling. Ucciso, pare".

"Ucciso come?"

"Allo stesso modo degli altri, dicono qui".

"Temo di non capire".

"Ma voi chi siete?"

"Mi chiamo Nan Feng e questo è il mio collega Fu Yao. Siamo qui di passaggio, diretti a sud verso Nanchang. Cerchiamo un posto di ristoro dove fermarci per una notte o due per poterci riposare, ma non abbiamo trovato nessuno in giro a cui chiedere".

"Certo che no. Questa mattina le grida della domestica di Ling hanno richiamato tutti quanti. Sembra che quando questa notte si è recata al servizio del Vecchio Ling, non si sia accorta di nulla pensandolo in camera addormentato come sempre, e che lo abbia trovato all'alba riverso sul letto, senza vestiti e completamente prosciugato, esattamente come gli altri".

"𝘗𝘳𝘰𝘴𝘤𝘪𝘶𝘨𝘢𝘵𝘰? E quanti 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪?”

"Lao Líng è il sesto. Il primo cadavere dissanguato è stato rinvenuto nel villaggio vicino, gli ultimi cinque qui da noi. Alcuni, come lui" e indicò col mento l'abitazione, "io li conoscevo bene. Povera donna, alla sua età fare una scoperta del genere... Le ci vorrà un bel po' per riprendersi".

"Capisco, grazie".

Si allontanò di qualche passo e abbassò la voce verso Fu Yao. 

"Dobbiamo riuscire a vedere i corpi".

"Sì e abbiamo solo due modi. O ci introduciamo di notte nell'ufficio governativo della contea e troviamo il corpo per esaminarlo, o ci qualifichiamo come vice-dei incaricati dell'indagine e come sai in quest'ultimo caso verremmo sommersi dalle preghiere d'intercessione di tutti i cittadini del villaggio e non avremo un attimo di respiro".

"Scelta obbligata, direi".

"Esattamente".

Entrambi si riavvicinarono tentando di cogliere informazioni qua e là, finché ad un certo punto la folla si aprì e dall'ingresso uscì un uomo distinto, che poteva essere il magistrato della contea, seguito da due funzionari dell'ordine pubblico e altri individui che su una barella di legno trasportavano un corpo coperto da un lenzuolo. Quando questi ultimi arrivarono alla loro altezza, poterono osservare una mano che spuntava da sotto il tessuto.

Era di un innaturale e spettrale bianco, sicuramente dissanguato, non di certo 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘤𝘪𝘶𝘨𝘢𝘵𝘰 come descritto poco prima. 

Ci volle un'altra buona mezz'ora prima che l'eccitazione della popolazione scemasse e le attività riprendessero regolarmente.

Fu Yao si fece indicare una locanda e si diressero verso la  𝘓𝘢𝘯𝘵𝘦𝘳𝘯𝘢 𝘙𝘰𝘴𝘴𝘢, prendendovi alloggio. Salirono nelle loro stanze per ritrovarsi dopo pochi minuti all'ingresso, da cui uscirono per cercare una sala da tè. Ne trovarono una poco lontana e si accomodarono in un tavolo appartato. 

Fu Fu Yao a iniziare:

"Facciamo il punto di ciò che sappiamo: uno," ed enumerò con le dita, "non è il solito falso allarme".

Cenno positivo dall'altro. 

"Due, una mano come quella che abbiamo intravisto non è del tipo che si può riscontrare comunemente in un decesso per cause naturali. L' aspetto confermerebbe quel che ha detto il tipo con cui abbiamo parlato, ovvero che la vittima non aveva più una goccia di sangue in corpo.

"Ma ha anche detto "𝘱𝘳𝘰𝘴𝘤𝘪𝘶𝘨𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪". Credi sia stato un banale errore dettato dall'ignoranza?"

"Penso di sì", poi alzò un altro dito. "Tre: sono molti i demoni che si nutrono di sangue mortale. Questo non ci aiuta".

"Parliamo di almeno una decina di specie e non è nemmeno detto che le conosciamo tutte".

"Vero. Motivo per cui Ling Wen sarà felice di sapere che per una volta non ha sbagliato ad etichettare la missione come complessa. Se le sei vittime, o perlomeno le ultime cinque in questo villaggio, sono state uccise tutte con le stesse modalità, ci troviamo di fronte a un demone assai pericoloso e violento".

"O più d'uno" mormorò Nan Feng, assorto. "Sai cosa trovo strano? Che dopo aver fatto una vittima a Nanchang il demone si sia spostato a nord decidendo di preferire il sapore degli abitanti di Jiujiang".

"In effetti non è molto coerente".

"Bene, più tardi parlerò col locandiere per fermare la stanza almeno per tre notti, poi vedremo. Intanto andiamo a farci un giro e vediamo dove tengono i cadaveri in attesa di essere analizzati. Poi stanotte faremo una visita al Vecchio Ling". 

"𝘌𝘯". Fu Yao finì velocemente il suo tè e si alzò, seguendo Nan Feng fuori dal locale. Passeggiarono lungo la via maestra guardandosi intorno e osservando i volti dei passanti, tentando di scorgere qualche tratto o sguardo sospetto. Ottennero solo di essere guardati con sospetto a loro volta, essendo forestieri. 

"Temo dovremo chiedere a qualcuno. Qui nei paraggi la camera mortuaria certamente non c'è", fece Fu Yao. 

"Niente di strano. Non è il genere di attività che metteresti sotto il naso delle persone. È possibile che sia in qualche vicolo laterale. E laggiù", Nan Feng indicò a un incrocio più avanti, "ho notato un paio di persone con dei fiori in mano che hanno preso tutti la via a sinistra".

“Allora andiamo". Fu Yao scattò in avanti.

L'altro gli si affiancò e, come aveva intuito, svoltando a sinistra dell'incrocio trovarono un capannello di persone di fronte a un portone scrostato. Un uomo, presumibilmente un discepolo del medico legale, stava loro spiegando di non poterli fare entrare e di lasciare i fiori all'ingresso accanto al muro. Ci avrebbero pensato loro a consegnarli ai parenti del defunto. 

Fu Yao: "Hǎo , non facciamoci notare più dello stretto necessario, torniamo indietro. Verremo stasera".

Fecero dietrofront e tornarono alla locanda. 

Si ritrovarono più tardi, all'ingresso della stessa. Fuori era buio, la sala era affollata per la cena e nessuno fece troppo caso a loro. All'esterno, per lo stesso motivo, le strade erano semi deserte. 

Arrivati di fronte all'obitorio, Nan Feng ci mise un attimo per abbattere con un'ondata d'energia spirituale la sbarra di legno che bloccava le porte. 

Fu Yao schioccò le dita e, in una frazione di secondo, sul suo palmo apparve una sfera di luce che illuminò l'ambiente, nient'altro che un lungo corridoio ai lati del quale c'erano diverse porte. Iniziarono ad aprirle una ad una, finché non arrivarono a quella dove trovarono ciò che cercavano. 

Disteso su un tavolo, protetto sopra e sotto da diversi strati di lenzuola macchiate, c'era un corpo. 

Si avvicinarono cautamente.

Quando con uno strattone fecero scivolare giù il lenzuolo che lo occultava, lo trovarono esattamente come se lo erano immaginato dopo averne intravisto la mano quella mattina, ma ben diverso rispetto alle dettagliate descrizioni che avevano nel frattempo sentito circolare tra i cittadini e alla locanda.

Era un uomo chiaramente dissanguato, la pelle era totalmente incolore e non si intravedevano le vene azzurre che normalmente avrebbero dovuto sporgere sotto pelle di un cadavere di giornata, ma la muscolatura era intatta e il viso era rilassato, tanto che pareva dormisse. 

"Le descrizioni sono contrastanti. Più d'uno ha parlato di corpi disidratati, che confermerebbero tra l'altro quanto detto dal tizio con cui abbiamo parlato stamattina, ma questo non lo è. Potrebbe non essere la vittima di stamattina?" Commentò Fu Yao accigliato.

Nan Feng: "Le altre stanze sono vuote, a parte le ultime due che non siamo arrivati a controllare". 

"Allora lo faccio subito".

Fu Yao tornò poco dopo scuotendo la testa. 

"Allora è senza dubbio il nostro uomo. Non ci sono ancora incisioni, quindi non è stato certamente dissanguato dal medico legale". Riprese Nan Feng. 

"Potrebbe trattarsi di un 𝘬𝘶𝘦𝘪-𝘫𝘪𝘯".

"Direi di sì, se fossero solo due o tre casi o se le uccisioni avvenissero a distanza di almeno tre mesi l'una dall'altra. Ma in questo caso..."

"In questo caso troppo cibo e troppo ravvicinato per un solo vampiro. Più di uno quindi." 

"O qualcos'altro..."

"D'accordo, qui direi che abbiamo finito. Torniamo  alla locanda, ceniamo e riparliamone domattina a mente fredda".

Nan Feng annuì

 

 

Si guardarono bene dal consumare il pasto insieme quella sera. Una volta che Mu Qing ebbe dichiarato a chiare lettere che avrebbe mangiato per conto proprio in camera, Feng Xin ne approfittò per scendere nella sala sottostante per unirsi ai pochi ospiti rimasti a quell'ora tarda. Magari sarebbe riuscito ad estorcere anche qualche informazione qua e là. 

Gli andò meglio del previsto, perché prima trovò il locandiere ben disposto alle chiacchiere, al punto che mentre consumava la sua abbondante cena l'altro stette seduto con lui al tavolo per un bastoncino d'incenso. Dietro domande abilmente indirizzate, quello gli sciorinò allegramente tutto ciò che sapeva sui casi, una serie di informazioni che potevano essere più o meno utili alla loro indagine. 

Poi, nemmeno dieci minuti dopo che l'oste se ne fu andato, una delle cameriere iniziò a fargli gli occhi dolci. La cosa divenne evidente, e anche un po' imbarazzante, quando gli portò del vino di riso "𝘰𝘧𝘧𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘢". Quando lui accettò, la ragazza esitò guardandolo con intenzione e allora disse tra sé:

𝘉è, 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩è 𝘯𝘰?

La sala oramai contava solo due altri avventori, già serviti da un'altra cameriera, quindi le chiese: "vi va di riposarvi un attimo e omaggiarmi della vostra compagnia?"

Dal momento che era esattamente ciò che andava cercando, la giovane non perse tempo e accettò l'invito ringraziandolo. 

Fu così che Nan Feng seppe che era una delle figlie del proprietario di nome Mei Mei, la quale iniziò una danza fatta di frasi e discorsi civettuoli in mezzo a cui lui riuscì ad infilare anche un paio di domande mirate sulle vittime degli omicidi. Gli venne perlopiù ripetuto ciò che aveva già sentito, le versioni nei dettagli salienti coincidevano tutte, compresi gli aggettivi usati per descrivere lo stato delle vittime: prosciugati, disidratati, addirittura rinsecchiti, e i conti non tornavano con il cadavere che giaceva in obitorio. Era però emerso un fatto interessante che andava assolutamente approfondito con Fu Yao. 

Come fosse stato chiamato, l'elegante figura di un giovane uomo con lunghi capelli castano ramato legati in una coda alta, si palesò improvvisamente accanto alla ragazza. E fu con un ringhio basso e vibrante che Fu Yao le disse: "Signorina, credo stiate occupando il mio posto".

Nan Feng seguì esterrefatto la scena. Fu Yao pareva di ghiaccio, non fosse stato per qualcosa negli occhi che interpretò come furia omicida nei confronti della povera cameriera. La quale si alzò velocemente profondendosi in scuse e allontanandosi nelle cucine. L’alterego del generale del Sud-Ovest prese il suo posto e puntò occhi feroci su di lui. 

"Spero di non averti rovinato il divertimento", disse acidamente. 

"Può darsi", rispose Nan Feng provocatorio, sostenendo il suo sguardo. Che diavolo era quell'atteggiamento? Fosse stato chiunque altro avrebbe pensato ad un amante geloso. Perciò era piuttosto confuso. 

"Stai... Dicendo... Che te la volevi portare a letto?" boccheggiò Fu Yao allargando gli occhi. 

In realtà Feng Xin non aveva avuto alcuna intenzione di portarsi in camera quella giovane donna, per quanto disponibile gli fosse parsa, ma vedere Mu Qing così incomprensibilmente infastidito dalla cosa risvegliò il suo lato bastardo. Le labbra assunsero una piega ironica quando ribatté: "Perché non dovrei volerlo? Ti ricordo che io non coltivo come te e Xie Lian, anzi a questo punto come te e basta. Sei rimasto l'unico dio vergine, temo. Che spreco, 𝘵𝘴𝘬..." e scosse la testa fintamente sconsolato. 

"Sei un maledetto idiota!" e Fu Yao si alzò ribaltando la sedia, lasciando la sala e risalendo a passo svelto le scale per i piani superiori".

Nan Feng sospirò. Ok, forse aveva esagerato, ma davvero non capiva la sceneggiata che si era appena svolta. Vero che non si frequentavano e pertanto nemmeno si interessavano della vita privata l'uno dell'altro, ma davvero Mu Qing trovava così strano che volesse accompagnarsi ad una donna di tanto in tanto, dal momento che non coltivava? 

L' anno prima l'aveva visto piuttosto sconvolto anche nello scoprire che era stato con Jian Lan e che il figlio da lei avuto era suo. Bè, in realtà ne erano rimasti sconvolti tutti, lui per primo. Ma Mu Qing era stato per settimane a pungolarlo su quella cosa ad ogni occasione utile, che dal momento che erano entrambi impegnati nella ricostruzione del Regno Celeste si erano presentate a cadenza quasi quotidiana. 

Che fosse invidioso perché a lui non era consentito concedersi questo genere di piaceri? Se persino Xie Lian vi aveva potuto rinunciare, poteva solo ritenere Mu Qing uno sciocco nel voler a tutti i costi perseverare in quel tipo di coltivazione. 

L'unica cosa che, pur affacciandosi perfida alla mente, si rifiutò di prendere in considerazione, fu la gelosia. Mu Qing lo detestava, che non avesse 𝘲𝘶𝘦𝘭  genere di interesse per lui era chiaro, quindi c'erano decine di spiegazioni ma sicuramente non quella. 

Qualcosa però lo aveva fatto incazzare e per il bene suo e della missione era meglio capire cosa. 

Salì le scale a due a due e fece per bussare alla porta della sua camera, sennonché il trambusto all'interno lo bloccò. Rumori di oggetti scagliati e frantumati. Sembrava che stesse distruggendo la stanza. 

Senti uno scalpiccìo di passi lungo le scale e vide spuntare la faccia rubiconda del proprietario della locanda, trafelato e parecchio preoccupato. 

Gli andò incontro, fermandolo con una mano sul petto. 

"Mi scuso per il mio... uhm... amico, ma evidentemente ha bevuto qualche bicchiere di troppo, ora entro e lo calmo. Intanto prenda queste" afferrò la mano dell'oste e vi lasciò cadere una certa quantità di monete di rame. 

"Per ripagare i danni. Se non fossero sufficienti riparliamone domattina". 

L'oste sembrò soddisfatto, ma con cipiglio lo avvertì: "Vedete di calmarlo, o dovrò obbligarvi ad andarvene".

"Certamente. Di nuovo le mie scuse". Attese che l'oste sparisse giù per le scale e si lanciò alla porta di Mu Qing. 

"Aprimi idiota! Smetti di fare tutto questo casino!" E batté un pugno sulla parete. Ovviamente avrebbe potuto benissimo aprirla con la forza, ma sperava di non dover arrivare a tanto.

Nel frattempo si erano aperte le porte di due camere lungo il corridoio, da cui erano usciti un uomo assonnato e un'altro molto arrabbiato. Li rassicurò, scusandosi e invitandoli a rientrare. 

"Maledizione Mu Qing! Stiamo dando spettacolo! Smettila subito e parliamone!"

"Vattene via, non ti riguarda minimamente!" arrivò brutalmente da dietro la porta.

Come no! Pensò Feng Xin, ancora nelle fattezze del suo semi-dio. 

Di nuovo rumore di ceramica in frantumi. 

Appoggiò la mano sull'anta scorrevole, indeciso. L' aveva certamente sigillata con una matrice di blocco, non aveva senso provarci. Invece, sotto la pressione delle dita, il pannello iniziò a muoversi di lato. 

Nan Feng rimase interdetto e aggrottò le sopracciglia. Non l'aveva chiusa?! Forse lui allora voleva... 

Ma ogni pensiero venne spazzato via dal caos che regnava all'interno. 

"... ... "

Mu Qing, riprese le reali sembianze, era rosso in volto, scarmigliato e incredibilmente arrabbiato. Così diverso dall'algido e sprezzante generale che era solito vedere da ottocento anni a quella parte, neppure durante le tante risse avute con lui nel mezzo della Capitale lo aveva mai visto così fuori di sé. Gli occhi sprizzavano scintille mentre lo guardava stagliarsi sul vano della porta. 

Nan Feng tornò ad essere Feng Xin, labbra schiuse pronte a dire qualcosa. Ma cosa? Che non era mai stato così bello come in quel momento? Che era sexy da morire? Che lo avrebbe sbattuto sul letto seduta stante, se non fosse stato certo di diventare anch'egli un mucchio di cocci se solo avesse osato sfiorarlo con un dito?

Ottocento anni potevano sembrare lunghi per tante cose, ma non lo erano abbastanza per dimenticare. Difatti ricordava molto bene com'era stato preso in giro da lui e nemmeno Mu Qing poteva averlo scordato. 

Nessuno aveva dimenticato, nessuno lo avrebbe mai fatto, nemmeno tra mille anni ancora. 

Doveva rapidamente allontanarsi da lì.

"Probabilmente dovrai altre monete all'oste, oltre a quelle che gli ho già dato. Da' una sistemata qua dentro, ci vediamo domattina a colazione, ci sono novità sul caso". E se ne andò.

Fece appena in tempo a chiudersi la porta alle spalle che udì qualcosa sbattere con violenza contro di essa, producendo nuovamente il rumore fragoroso di qualcosa che andava in pezzi. Per fortuna l'oggetto non aveva perforato il rivestimento di carta, che sembrava piuttosto spesso e robusto. 

Feng Xin rientrò nella propria camera. Attraverso la parete non udì più alcun suono, ma quella notte non riuscì ugualmente a chiudere occhio. 

 

 

 

GLOSSARIO E CURIOSITÀ

La Benedizione dell'Ufficiale Divino: nell'opera originale è 天官赐福, 百无禁忌 ovvero 𝘛𝘪𝘢𝘯 𝘨𝘶𝘢𝘯 𝘤𝘪 𝘧𝘶, 𝘣𝘢𝘪𝘸𝘶𝘫𝘪𝘯𝘫𝘪 che sta pressappoco (a seconda delle traduzioni) per "Benedetto dal funzionario celeste, non ci sono tabù". È una frase benaugurante che significa che con l'aiuto divino nulla è impossibile e ogni impresa potrà essere compiuta. 

Chang Jiang: nome con cui i cinesi chiamano il fiume Yangtze, che è più comunemente usato dagli occidentali. 

Gōnglǐ: 1 gōnglǐ equivale a 1 chilometro.

En (嗯) equivalente a “Mmh” inteso come affermazione. 

Kuei-jin: demone in qualche modo assimilabile al vampiro occidentale, ma stanziato nell'Asia Orientale, che succhia energia vitale attraverso il sangue o il respiro. Il nome è un mix tra cinese (kuei, fantasma) e giapponese (jin, persona). Non esiste nella mitologia cinese, ma fa parte dell'universo fantasy di World of Darkness, ambientazione per giochi di ruolo a tema horror. 

Mei Mei: normalmente è un soprannome che in Cina viene dato alle sorelle minori, ma in taluni casi è un termine affettuoso paragonabile al "baby" inglese o al nostro "dolcezza". In questo caso è stato usato come nome proprio. 

Medicina legale: Le prime tracce scritte di autopsie in Cina risalgono al 1247. Song Ci, medico e magistrato, ha scritto “Hsi Yüan Lu” (Come lavare via i torti), un manuale di istruzioni su come condurre indagini medico-legali, esaminando i cadaveri e determinando l’epoca e la causa della morte. L'autore mette, insieme alle testimonianze riguardanti molti casi storici di scienza forense, la propria esperienza di 4 mandati presso le Alte Corti della Cina nel periodo della Dinastia Song ed è considerato il primo testo riguardante la medicina forense, tradotto in molte lingue come Inglese, Tedesco e Francese. (Fonte: Simlaweb.it) 

Sistema monetario: Sotto il primo imperatore della dinastia Qin apparve la moneta chiamata “banliang”, di metallo povero (generalmente bronzo), a forma rotonda nella parte esterna, con il foro quadrato al centro, di varie grandezze, mai più mutata fino alla fine della dinastia Qing, nel 1911 del secolo scorso. Il periodo delle Dinastie Tang e Song (618-1279) è generalmente considerato un’epoca di grande sviluppo culturale ed economico per la Cina: con l'aumento del commercio, la domanda di denaro crebbe enormemente e venne utilizzato anche il rame. Il primo uso della carta moneta invece fu avviato dai mercanti: per evitare di dover trasportare migliaia di pesanti monete per lunghe distanze, in tarda epoca Tang (circa 900 d.C.) iniziarono a scambiare ricevute dai negozi di deposito dove avevano lasciato denaro o beni. Nel 1020 il governo Song assunse il controllo del sistema, producendo la prima carta moneta emessa dal governo al mondo.

(Fonte: afe.easia.columbia.edu) 

 

 

 

Profilo Instagram (privato, richiesta con link sotto) con fanart dedicate ai capitoli. 

https://www.instagram.com/invites/contact/?igsh=yfi0vb7dyj8m&utm_content=ou4quf6

 

Notes:

Ed eccoci alla fine di questo decimo capitolo 😊
Ma sti due che se ne vanno a zonzo insieme a risolvere misteri? Non so se Ling Wen abbia avuto una grande idea suggerendo loro di collaborare, e loro che poi hanno addirittura accettato non sono stati più lungimiranti. Ma magari filerà tutto liscio 🤥🤭
Sì, come no... Non li conoscessimo 😂

Questo è ciò che pensiamo fino a metà capitolo. Per tutta l'altra metà passiamo il tempo a congratularci per aver avuto l'occhio più lungo di Ling Wen 🤣
Ma c'è ben altro che bolle in pentola qui 😳
Mu Qing fa una scenata ben diversa dalle sue solite e Feng Xin è interdetto, perché vorrebbe credere a un attacco di gelosia ma non osa sperarci. Il che ci porta a un'altra domanda? Ma cosa c'è, o c'è stato, tra questi due che non sappiamo?
Non resta che aspettare il prossimo capitolo.

Chapter 11: L'inizio di tutto e la fine di tutto

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

(Attenzione: presenza di linguaggio volgare a sfondo sessuale) 

 

 

Regno di Xianle, circa 800 anni prima. 

 

Mu Qing stava spazzando la stanza del principe ereditario. Era stato fortunato a trovare quattro mesi prima un lavoro presso Sua Altezza, condizioni di vita migliori, paga migliore e compagnia migliore. Gli stallieri presso cui lavorava prima non erano stati teneri con lui, un ragazzo in sboccio dall'aspetto ancora delicato, poco mascolino, quasi femmineo. Se da un lato questo aveva attirato commenti beceri e scherzi pesanti, dall'altra si era anche ritrovato vittima di sgradevoli approcci sessuali, che fino a quel momento era sempre riuscito a gestire. Tranne una volta, che se non fosse stato per un altro stalliere avrebbe subito uno stupro in piena regola. Da tempo oramai non era in grado di dormire più di un'ora di fila senza svegliarsi di soprassalto, temendo un'aggressione.

Un' opportunità come poche dunque quella di poter servire a Corte: avrebbe potuto vestire bene, dormire in un letto soffice e  poter chiudere gli occhi serenamente. 

Non era stato proprio così in realtà.

Se il Principe Xie Lian si era rivelato un ragazzo gentile e rispettoso, e la sua guardia del corpo Feng Xin un tipo davvero interessante anche se lo intimidiva parecchio, suo cugino Qi Rong era invece di una perfidia senza eguali. E purtroppo non era l'unico. Il privilegio ottenuto e il suo aspetto apparentemente indifeso lo rendevano vittima dell'invidia e dei tentativi di rivalsa dei giovani che avevano mirato a quello stesso privilegio, o al dileggio dei cortigiani che nei suoi modi educati ravvisavano il tentativo di ergersi alla pari dei veri nobiluomini.

Tutti sapevano che era stato Xie Lian a sceglierlo, dopo aver visto uno stalliere aver alzato impunemente la frusta su di lui. Questo, invece di smuovere le anime a pietà, ai più meschini era parsa la prova che era solo un ragazzino perfido che aveva tentato la scalata alla gerarchia di Corte usando la carta della compassione, tanto abile da impietosire Sua Altezza.

Per fortuna il 90% delle volte era con Xie Lian e Feng Xin, l'altro 10% se la doveva cavare da solo, ma rispetto agli stallieri tutto sommato i cortigiani erano ben poca cosa. 

Feng Xin nel frattempo aveva deciso che doveva allenarsi almeno due ore al giorno con loro al campo d'addestramento. Era presente quando ne aveva parlato col principe, sottolineando che dovevano metterlo nelle condizioni di sapersi difendere da solo. 

"La Corte Vostra Maestà è crudele con chi è indifeso. Se il nostro Mu Qing saprà difendersi fisicamente, acquisterà anche fiducia in se stesso e non avrà timore di rispondere a tono a chi si permette di osteggiarlo".

Xie Lian si era detto d'accordo. Così, da tre settimane, tutti i giorni in tarda mattinata, aveva preso ad allenarsi per due ore assieme agli altri due, anche se era Feng Xin a seguirlo personalmente. 

La spada che usava, che all'inizio era sembrata pesantissima, ora lo era un po' meno. I suoi muscoli stavano acquisendo resistenza e Feng Xin lo rassicurava spesso che tempo pochi mesi avrebbero iniziato a irrobustirsi e ad essere più visibili. 

A volte Feng Xin aveva una o due ore di libertà e gliele dedicava, così una sera col permesso di Xie Lian, Feng Xin lo aveva portato a bere in una locanda interna alle mura di Xianle. Mu Qing aveva rifiutato l'invito per lo stesso motivo per cui non era mai riuscito a metterci piede prima: era troppo costosa e a lui i soldi servivano per aiutare la madre vedova.

Feng Xin aveva insistito: avrebbe offerto lui, ma Mu Qing almeno una volta alla locanda Hěn Hàochī ci doveva entrare.

Un insistenza che sarebbe costata cara, che avrebbe rappresentato un drammatico punto di svolta nelle loro vite. 

Mu Qing era completamente digiuno di mondanità, era la prima volta che entrava in un locale e in uno per di più abbastanza sobrio: niente gentaglia ubriaca, niente linguaggio volgare, solo un basso brusio e qualche risata, e lui aveva proprio voglia di rilassarsi.

Feng Xin fisicamente sembrava avere due o tre anni più di lui, un uomo fatto, non si sarebbe mai detto che tra loro c'era appena un anno di differenza. Quando non era presente Xie Lian il suo linguaggio faceva impallidire (e a volte quella lingua sfuggiva al suo controllo anche in presenza del principe) ma Mu Qing alle stalle, anche se ci era rimasto poco, aveva sentito di peggio e non si scandalizzava di certo. In realtà pendeva dalle sue labbra, adorava la sua compagnia, la sicurezza di sé che emanava, il suo bell'aspetto. Era tutto ciò che sentiva di non essere e che non sarebbe stato mai.

Non si chiedeva se c'era anche dell'altro, se aveva un significato il fatto che lo cercasse spesso con lo sguardo. O se ne avesse il fatto di rimanerci male se non lo vedeva per troppe ore di fila. Non se lo chiedeva semplicemente perché non sapeva di doverlo fare. Era felice quando lo incontrava, di più se riusciva a passarci del tempo insieme, i perché e i per come non lo interessavano. 

Fino a quella famosa sera. 

Erano usciti dalla locanda un'ora e mezza dopo, leggermente brilli, sicuramente euforici. Feng Xin, più avvezzo all'alcol, subiva pazientemente gli assalti giocosi dell'altro, che ad un certo punto gli si era persino avvinghiato al braccio. Si erano appena immessi in un vicolo deserto e poco illuminato per accorciare la strada del ritorno, quando erano stati aggrediti da dietro. Erano in quattro e mentre uno aveva tenuto fermo Mu Qing, gli altri tre si erano accaniti su Feng Xing. Mu Qing aveva gridato il suo nome e aveva scalciato per liberarsi, mentre Feng Xin, che era stato colto di sorpresa, era stato bloccato e preso a calci e pugni fino a perdere i sensi. Questo aveva inorridito Mu Qing che aveva nuovamente gridato il suo nome, finché un pugno nello stomaco e uno in testa lo avevano fatto piombare nell'oscurità. 

Quando aveva ripreso i sensi, non era stato in grado di realizzare da quanto fossero a terra, ma vedere Feng Xin apparentemente privo di vita lo aveva sgomentato. 

Dolorante alla testa e al petto si era trascinato verso di lui e lo aveva chiamato e scosso, finché finalmente aveva aperto gli occhi. 

La prima cosa che era uscita dalla bocca di Feng Xin era stata una bestemmia, ma per Mu Qing sentire la sua voce energica fu la cosa più bella del mondo. 

"Oh, dei! Sei vivo!" Aveva esclamato sollevato. 

"Più o meno." In effetti era piuttosto malconcio. 

"Siamo vicini alle stalle, vieni. Ti porto lì, così ci riposiamo un attimo e cerchiamo di rimetterci in sesto".

Mu Qing, nonostante la differenza di peso e altezza, si era allacciato il braccio di Feng Xing dietro il collo tenendolo per il polso, gli aveva passato il proprio dietro la schiena per sorreggerlo e cercato di sostenerlo mentre, un passo alla volta, raggiungevano le stalle della Corte.

A quell'ora c'erano solo uno o al massimo due stallieri di guardia e Mu Qing sapeva che chi faceva il turno di notte di solito dormiva della grossa con una giara di vino accanto. Dovevano solo cercare di essere silenziosi. 

I due box in fondo alla stalla, uno per lato, erano utilizzati per immagazzinare la paglia pulita per i cavalli e era stato lì che Mu Qing lo aveva condotto, facendolo distendere sul pagliericcio. L' odore non era dei migliori, ma Feng Xin non era delicato e lui ci si era abituato molto tempo prima. 

Mu Qing era scivolato seduto accanto a lui. La tempia gli pulsava, lo stomaco gli doleva, ma non aveva altri segni visibili. I bellissimi lineamenti di Feng Xin invece erano un mosaico di lividi e striature di sangue. 

"Ti hanno... fatto del male?" chiese quest'ultimo a Mu Qing e lui capì cosa intendesse veramente. 

"No, cioè mi hanno preso a pugni, ma nient'altro. Credo ce l'avessero più con te che con me".

"Questo senza dubbio. Ne ho riconosciuti due".

"Cosa volevano da te?"

"Avvisarmi di stare lontano dalla moglie di uno di loro probabilmente."

"Oh, tu... Hai un'amante?" La sua delusione era dipinta in volto. 

"Ma che dici! Io non ce l'ho una ragazza e di certo non andrei mai con una donna sposata. È lei che coglie ogni occasione per girarmi intorno. L' altro ieri le ho detto chiaramente che doveva smetterla, perché avrebbe finito per crearmi problemi. 

"E infatti, guarda cos'è successo." disse Mu Qing, incredibilmente sollevato nel sapere che Feng Xin non si vedeva con nessuna. 

"En. Sono sicuro che c'entra lei. Per vendicarsi d'averla respinta chissà cos'è andata a dire al marito. Lui è uno sciocco, innamorato e geloso, e invece di confrontarsi con me da uomo a uomo mi ha teso un agguato".

Mu Qing si era alzato per andare a prendere in un baule delle pezze linde e un secchio d'acqua pulita. Si era messo in ginocchio accanto a Feng Xin e dopo aver bagnato e strizzato una delle pezze aveva cercato di passarla delicatamente sul suo viso, ma lui gli aveva afferrato il polso, mettendosi faticosamente seduto. 

"Che pensi di fare ragazzino?" Aveva chiesto diffidente. 

"Hai solo un anno più di me, non darti tante arie. Sto cercando di pulirti le ferite, sei conciato piuttosto male, sai?".

Feng Xin: "Pff... Scommetto che qualsiasi donna mi troverebbe ugualmente attraente" e lo aveva lasciato andare. 

"Forse anche qualche uomo" era stata la replica, solo apparentemente indifferente, di Mu Qing. Un lieve rossore sulle guance però lo aveva tradito. 

Feng Xin si era limitato a studiarlo senza rispondere, mentre con estrema attenzione e senza incrociarne lo sguardo, il ragazzo gli ripuliva il sangue che stava iniziando a rapprendersi. 

"Uno di quegli uomini potresti forse essere tu?" Aveva allora osato chiedere l’armigero, senza alcuna traccia d'ironia. 

"Ma che dici!" Si era schernito Mu Qing alzando gli occhi, ma quando aveva visto l'intensità di quelle iridi color cannella puntate su di lui, uno sciame di farfalle improvvisamente aveva iniziato a sbattere le ali nel suo ventre e si era sorpreso della sua stessa audacia. "Forse...", aveva concesso, girandosi per prendere una pezza pulita e poter nascondere il volto. 

Feng Xin lo aveva fermato, afferrandogli una spalla e costringendolo a voltarsi di nuovo verso di lui. 

"Se è così, voglio sentirtelo dire" aveva detto roco, agganciandone lo sguardo. E Mu Qing si era sentito perduto. Aveva avuto chiaro in quel momento ciò che provava, ciò che voleva. 

"Ti... Ti trovo... Attraente", aveva balbettato, ormai paonazzo. 

"Solo questo? Io trovo attraente Xie Lian, ma non mi fa incespicare quando parlo, né arrossire." La mano era salita dalla spalla a prendergli il mento, aveva cercato i suoi occhi. 

"Mhm? Allora?"

"Perché lo vuoi sapere? Che t'importa?"

"Potrebbe importarmi invece. Più di quel che pensi." La voce di Feng Xin si era addolcita, era calda, e le farfalle di Mu Qing parevano volersi far strada verso l'esterno attraverso la sua pelle, tanto si agitavano frenetiche dentro di lui. 

"Dimmelo Mu Qing", aveva sussurrato a pochi centimetri dalle sue labbra. 

"Mi... Mi piaci. T-tanto." Oh dei, perché non riusciva a tenere ferma la voce? Perché i suoi occhi sembravano volerlo divorare? Perché il calore leggermente alcolico del suo respiro era così inebriante?

"Dimostrami quanto, Mu Qing. Oppure vattene e dimentichiamo questa conversazione".

A Mu Qing si era mozzato il respiro, il battito impazzito del suo cuore gli era rimbombato nelle orecchie. Aveva annullato l'esiguo spazio tra le loro labbra, in uno sfiorarsi leggero come una piuma, delicato come un fiore. 

"Ah ah ah, guarda chi c'è! Lo dicevo io che questo qui era una femmina mancata, vogliosa di farsi sbattere alla prima occasione! Non te l'avevo detto io?" 

All'entrata del box due stallieri che Mu Qing conosceva bene, soprattutto perché uno di loro era quello che aveva cercato in passato di abusarlo, lo stavano guardando dall'alto in basso, deridendolo. 

"È pronto a farsi scopare tra la paglia come una sguattera! Ma perché non provi il mio di cazzo, Mu Qing? È sicuramente più grosso e più lungo di quello del tuo amichetto, ahahah!"

Feng Xin, ancora leggermente stordito da ciò che stava accadendo prima della sgradevole interruzione, era stato lento a reagire, ma non Mu Qing, che pieno di vergogna si era alzato di scatto ed era corso via facendosi largo in mezzo ai due stallieri, riuscendo a divincolarsi quando uno dei due aveva provato a trattenerlo per un gomito. 

"Ma come, piccolo!" gli aveva gridato dietro uno dei due, "perché lasci la festa sul più bello? Con noi tre a sbatterti a turno ti saresti divertito da matti a prenderlo nel-" ma era stato troncato da un pugno che gli era atterrato dritto in bocca, frantumandogli alcuni denti. 

Feng Xin, seppur ancora dolorante, si era alzato e non ci aveva pensato un attimo. Né a reagire, né alle conseguenze della reazione. 

Il mozzo era caduto a terra sanguinante e quando l'altro aveva tentato la fuga, lo aveva afferrato per la collottola trascinandolo indietro, colpendolo con un pesante pugno sulla sommità del capo e facendolo stramazzare a terra. 

Si era piegato su di lui: 

"Ciò che avete visto qui stasera non uscirà da questo box. Perché se sentirò in giro una sola parola sporca su Mu Qing io vi cercherò, vi troverò e vi farò pentire d'aver parlato. Mi conoscete. Anche se sono solo un ragazzo, sono temuto quanto un guerriero adulto e anche di più. Non vi conviene provocarmi."

"Ti denunceremo alla corte per quello che ci hai fatto. Verrai frustato!" Aveva gridato tremante lo stalliere. 

"Fai quello che devi, non temo il dover rispondere delle mie azioni. Ma tu ricorda bene ciò che ho detto. Se qualcosa su ciò che avete visto esce di qui, vi farò marcire al dìyù, parola mia".

Quella notte Feng Xin non aveva rivisto Mu Qing. La mattina dopo lo aveva cercato per parlargli, ma era chiaro che l'altro faceva di tutto per evitarlo. Cogliendo un occasione, lo aveva sorpreso da dietro, chiamato e afferrato per un braccio. Mu Qing si era voltato di scatto, facendo poi un salto all'indietro nel riconoscerlo, gridando istericamente: "Non mi toccare!", poi era corso via. 

Feng Xin ci era rimasto malissimo. 

A mezzogiorno era stato arrestato dalle guardie del Re con l'accusa di aver aggredito i due stallieri, arrecando in particolare a uno di loro gravi e irreparabili danni. Era stato portato al cospetto del sovrano e condannato a venti frustate. Nessuno aveva nominato Mu Qing e Feng Xin si era sentito sollevato che i due stallieri l'avessero preso sul serio. 

La disperata intercessione di Xie Lian presso il Re aveva ottenuto la riduzione delle frustate da venti a dieci, ma per Feng Xin furono dolorose comunque, non ne aveva mai ricevute prima, era sempre stato un esempio di rettitudine e, quando venne scoccata la nona, era vergognosamente svenuto. La decima non l'aveva sentita. 

Il Re aveva ridotto il numero di frustate, ma aveva imposto che la punizione venisse eseguita al campo d'addestramento, dove sarebbe rimasto legato per un'ora esatta al pallido sole di quel tardo pomeriggio di aprile, sotto gli occhi di chiunque si fosse trovato a passare di lì. 

In ginocchio con solo i pantaloni e gli stivali addosso, i polsi legati ciascuno a un palo piantato di lato, Feng Xin poco dopo si era ripreso. Non sapeva da quanto era appeso, il dolore alla schiena era atroce e gli aveva fatto girare la testa. Ad un certo punto era stato sovrastato da un ombra: si trattava dello stalliere che aveva fatto stramazzare con un colpo alla testa. 

"Te l'avevo detto che l'avresti pagata!" Aveva esclamato con un ghigno. "Come ci si sente ad essere fatti a brandelli dalla frusta per aver difeso un pezzente ingrato? Perché se conosco Mu Qing, sta pur certo che non ti ringrazierà. Spero che almeno nel frattempo tu sia riuscito ad allargargli per bene quel bocciolo che ha in mezzo al sedere."

"Non l'ho toccato, idiota. Lui non è..." ebbe un conato improvviso e vomitò ai piedi dello stalliere, mancandogli di poco gli stivali. 

"Tutto questo e non te lo sei nemmeno scopato? Allora fattelo dire, qui l'unico idiota sei tu" e se ne era andato ridendo sguaiatamente. 

Era stata un altra ombra che poco dopo, stagliandosi sul terreno, gli aveva nuovamente fatto rialzare la testa. Il cuore aveva accellerato i battiti, ma il sorriso che che gli stava nascendo sulle labbra era morto prima ancora di prendere forma. Lo sguardo di Mu Qing era ostile. Non c'era l'emozione, la dolce timidezza della sera prima. 

"... Sta pur certo che non ti ringrazierà..."

Si era visto osservato a sua volta. Senz'altro stava notando il viso pesto per le botte ricevute la sera prima e la schiena ferita, ma certamente non poteva vedere il suo cuore che stava lentamente iniziando a sanguinare.

Gli era piaciuto fin dal primo momento Mu Qing, gli era sembrato un cucciolo abbandonato che aveva risvegliato il suo istinto protettivo, finché aveva capito che non era solo voglia di proteggerlo ciò che aveva sentito. Era qualcosa di più profondo, più coinvolgente, così diverso da ciò che aveva provato fino ad allora per le tante belle ragazze che gli giravano intorno. Aveva nascosto quei sentimenti, li aveva soffocati. Era sempre stato bravo a schermare i pensieri e le emozioni, non avrebbe mai, mai osato esternare quel tipo di interesse nei suoi riguardi e così avrebbe continuato ad essere, se la sera prima non gli avesse lui stesso fatto capire d'essere ricambiato. 

"... Sta pur certo che non ti ringrazierà..."

Aveva atteso. Ed era arrivata un'altra sentenza, un castigo peggiore di quello impartitogli dal Re. 

"Quel che è accaduto ieri sera non è mai successo". 

Non tanto le parole, era stata la voce. Gli occhi. Distanti, freddi come la neve con cui in quell'inverno da poco trascorso avevano creato soffici palle, che si erano lanciati mentre correvano insieme verso il campo d'allenamento. 

Poi Mu Qing si era piazzato dietro di lui, e solo allora Feng Xin con la visuale libera aveva scorto Xie Lian avvicinarsi lentamente. 

Aveva sentito i lacci di cuoio allentarsi e il polso scivolare fuori di peso, poi era toccato all'altro. Mu Qing lo stava liberando per ordine del Principe Ereditario. 

"Oh Feng Xin, mi dispiace tanto, mi dispiace davvero!" Xie Lian gli aveva porto prima dell'acqua, poi una casacca pulita che con un gesto della mano l'altro aveva rifiutato. Xie Lian non si era offeso, aveva capito che lo sfioramento del tessuto sulle ferite avrebbe aggiunto dolore a dolore e aveva ritratto la mano. 

"Ce ne andremo. Chiederò a mio padre di poter anticipare il trasferimento al tempio del Monte Taicang a quest'anno invece del prossimo. Se mi dice di sì, vi porterò via da qui, tutti e due."

Feng Xin aveva lanciato uno sguardo obliquo a Mu Qing, che aveva distolto il suo. 

Era stata l'ennesima secchiata d'acqua gelida ed era arrivata nitida una consapevolezza: quel ragazzo sarebbe stato la sua eterna condanna, a cui c'era un solo modo di sopravvivere. Indurire il suo cuore.

Le labbra si erano strette, gli occhi assottigliati. 

"Hai davvero intenzione di portarti dietro questa palla al piede? Il ragazzino qui attirerà solo problemi, tutto inutile lavoro in più per me." E muovendosi a fatica aveva indicato Mu Qing con un cenno della testa, mentre con circospezione cercava di infilare un passo dopo l'altro per uscire dal recinto. 

Xie Lian aveva allargato gli occhi. Anche Mu Qing in verità, ma quest'ultimo si era ripreso subito, rispondendo sprezzante: "L'unico che per ora ha creato problemi qui sei tu" e aveva fatto dondolare una delle manette di cuoio tra le dita lunghe e magre. 

Feng Xin si era girato inferocito, ma Xie Lian lo aveva trattenuto con una mano sul petto. 

"Hǎole, hǎole. Finitela!" E si avviò verso il Palazzo Reale. Agli altri due non restò che seguirlo, Feng Xin dietro agli altri a qualche passo di distanza, sofferente a ogni guizzo dei muscoli. 

"Come ci si sente ad essere fatti a brandelli dalla frusta per aver difeso un pezzente ingrato?"

La risposta era ovvia: come qualcuno che aveva ingenuamente consegnato il suo cuore nelle mani di un'altra persona, che gliel'aveva sbriciolato senza pietà.

 

******

 

Dopo essere scappato dalle scuderie Mu Qing era tornato in camera piangendo.

Quelle volgarità uscite dalla bocca dello stalliere... Se le era sentite ripetere da sempre. Cambiavano le parole, a volte i toni, ma il significato era sempre quello. La sua delicata bellezza, quei lineamenti non ancora induriti dal pieno sviluppo della maturità sessuale, da sempre attiravano su di sé sgradite attenzioni, in particolare da quando suo padre era morto. Era un miracolo che fosse scampato a una vera e propria violenza fisica, ma giusto perché il fato era sempre provvidenzialmente intervenuto. Non aveva dubbi che qualcuno prima o poi avrebbe finito per sopraffarlo e il sollievo provato entrando al servizio di Xie Lian non era traducibile a parole.

Il passato quella sera però era tornato di nuovo a tormentarlo, le parole laide a graffiarlo, le schifose attenzioni di adulti in fregola a lambirlo.

Non poteva, non poteva! Non di nuovo, non anche lì, dove si era sentito finalmente al sicuro! 

Talmente al sicuro che si era permesso di lasciarsi andare. Con lui, con Feng Xin, di cui non aveva paura, di cui sapeva di potersi fidare. Che gioia, che doloroso e al tempo stesso delizioso struggimento aveva provato quando lui aveva dimostrato di ricambiarlo, quando le loro labbra si erano toccate! 

Ma era un'attrazione proibita e lui si era permesso troppo stupidamente di dimenticare come "quella cosa", se fatta tra uomini, non potesse essere romantica bensì solo volgare, sporca e bestiale, come gli era stato sempre sbattuto in faccia. 

Non sapeva cos'era accaduto dopo essere fuggito via dalla stalla, ma quando Feng Xin aveva cercato di parlargli il mattino dopo era ancora spaventato e confuso. Il suo futuro e quello di sua madre dipendevano da come si sarebbe giocato la carta fortunata che il destino gli aveva messo in mano. Poteva compromettere tutto per un sentimento contro natura?

Oh, sapeva bene che gli uomini tra loro facevano spesso quelle cose, le aveva viste coi suoi occhi alle stalle e anche prima, quando aveva lavorato da un fabbro, ne aveva visto il figlio farsi sbattere al muro di nascosto da un cliente e dai sospiri di entrambi era sembrato un godimento reciproco. Quando il cliente aveva iniziato a girare intorno anche a lui, aveva buttato lì casualmente d'essere già l'amante di un cavaliere al servizio del Re e tanto era bastato per tenerlo a bada. Ma erano cose che, appunto, si facevano di nascosto, che divenivano oggetto di dileggio e riprovazione se fatte alla luce del sole. Quello aveva sempre visto e sentito, quella era l'esperienza che ne aveva lui. E non era forse stato pesantemente umiliato lui stesso la sera prima con parole irripetibili? 

No, no! Era sbagliato. Era tutto sbagliato! 

Più tardi era venuto a conoscenza da un avvilito Xie Lian dell'arresto e della condanna inflitta dal Re a Feng Xin.

Nascosto dietro a un albero aveva guardato l'esecuzione, piangendo a dirotto per ogni singola frustata, soffrendo non quanto lui, ma con lui.

Quando era stato lasciato lì da solo, appeso, avrebbe voluto avvicinarsi, sederglisi accanto, scusarsi per essere stato la causa del suo dolore, ma aveva visto arrivare lo stalliere, quello meno malconcio tra i due che Feng Xin aveva picchiato dopo che lui era scappato.

Aveva udito le sue parole. 

Solo uno sfiorarsi di labbra aveva dato a quel miserabile motivo di pensare che fosse diventato il giocattolo sessuale della giovane guardia del corpo, era stato reso nuovamente oggetto di scherno scurrile e umiliante e Mu Qing non aveva avuto dubbi che lo stalliere avrebbe fatto girare quel succoso pettegolezzo. Non aveva idea di quanto convincente fosse stato Feng Xin nell'assicurarsi il silenzio dei due.

Per Mu Qing da quel momento ogni gesto o parola gentile tra loro sarebbe stata tramutata nella prova di una relazione colpevole, finché qualcuno non avesse deciso un giorno di puntare ufficialmente il dito e portare la questione all'attenzione di Sua Maestà il Re. Quel pallido e magro ragazzino era certo che ai suoi detrattori tutto sarebbe parso lecito pur di buttarlo giù dalla posizione raggiunta con tanta sofferenza. 

Seduto dietro l'albero, mentre lo stalliere se ne andava, Mu Qing era stato certo che la cosa sarebbe presto o tardi arrivata alle orecchie dei Reali e non aveva dubbi che le Loro Maestà non avrebbero tollerato certi comportamenti licenziosi da qualcuno deputato all'accudimento di un futuro coltivatore, la cui virtù principale sarebbe consistita proprio nell'astinenza sessuale in un tempio di soli uomini. 

Aveva visto un unico modo per troncare le chiacchiere sul nascere, per evitare di offrire anche solo una vaga scusa che potesse alimentare il fuocherello acceso dal suo sconsiderato comportamento della sera prima. 

Così aveva fatto il giro del recinto del campo d'allenamento ed era stato intercettato da Xie Lian. 

"Oh, piccolo Mu Qing, anche tu sei preoccupato per il nostro prode armigero?"

"Affatto, Vostra Altezza. Al contrario penso che chi alza le mani per futili motivi debba avere la giusta punizione", aveva risposto rigidamente, ma con la morte nel cuore. 

"Come sei duro Mu Qing. Siete amici, non soffri per lui? Io soffro per lui". Lo sguardo di Xie Lian era velato di infinita pena. 

"Non siamo amici, Maestà. Trovo che sia un ragazzo rozzo e volgare. Non apprezzo particolarmente la sua compagnia in realtà, mi limito a tollerarla".

Oh dei, come faceva male dire quelle bugie! 

Xie Lian lo aveva guardato incerto.

"Perché stai dicendo sciocchezze? Non è affatto così" aveva insistito il principe, stupito per l'improvviso cambio di posizione del piccolo attendente. 

Mu Qing aveva preferito non ribattere, stringendosi nelle spalle e distogliendo lo sguardo. Allora Sua Altezza si era limitata a dirgli, un po' duramente:

"L'ora è trascorsa, va’ a liberarlo."

Mu Qing era scattato in avanti velocemente, per raggiungere Feng Xin prima di Xie Lian. Poche centinaia di metri, in cui aveva rivolto per l'ultima volta uno sguardo straziato al corpo seminudo e inerme appeso ai pali, prima di tramutarlo in una espressione sprezzante, quella che non si sarebbe più tolto dal volto. 

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

Dìyù 地狱: inferno. Nel folklore cinese è un luogo popolato da vari esseri demoniaci. La maggior parte di questi demoni sono basati sui rākṣasa o yakṣa indiani e hanno qualche somiglianza con gli oni giapponesi.

 

Notes:

Oooh ed eccolo qua il punto d'origine accennato nel secondo capitolo, ecco da dove nasce questo rapporto così burrascoso tra i due. Ora anche il povero Mu Qing ha una giustificazione per il suo essere così... Uhmm... ispido? Però, povero Feng Xin, che ha pagato per entrambi e si porta ancora addosso i segni della bastardata del generale del sud-ovest. Vuoi non aver voglia di spaccargli la faccia quando lo incontri per le vie della Capitale? E come potrebbe Mu Qing non aver voglia di fare altrettanto, disprezzando l'uomo che ha messo a nudo la sua più sordida debolezza?
Però questi ragazzi ora meritano un po' di miele 🍯🍯🍯

Alla prossima!

Chapter 12: Cuori imprigionati, cuori feriti

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

Quella mattina Mu Qing tardò a scendere. Si era svegliato con un forte mal di testa dovuto alla posizione rigida e scomoda in cui si era addormentato, ovvero seduto a terra in un angolo.

Aveva pianto.

Non aveva versato una lacrima dalla morte di sua madre e, prima di quella, l'ultima volta era stata quando aveva chiuso il suo cuore all'amore ottocento anni prima, ma questo Feng Xin non lo avrebbe mai saputo, non avrebbe mai dovuto, per nessuna ragione, venirne a conoscenza.

Oramai erano nemici, avversari. Leali, corretti in reali situazioni di pericolo, ma nella vita di tutti i giorni avevano imparato a girarsi alla larga. Se si incrociavano non riuscivano ad avere una conversazione normale senza che a uno dei due salisse l'istinto di dominare l'altro, a parole prima e puntualmente con le mani poi.

Non avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, che fare a botte con lui, trovarselo sotto o sopra pronto a colpirlo o essere colpito, gli dava una soddisfazione che rasentava il piacere fisico e che non sapeva spiegare a parole. Era la brama di rivalsa, si era sempre detto, ma dopo che la sera prima gli argini emotivi erano crollati, forse era arrivato il momento di ammettere che c'era dell'altro. 

Aveva sepolto i suoi sentimenti per Feng Xin fino a quasi dimenticarsene. La guerra combattuta contro Yong'an aveva aiutato molto in quel senso, troppo impegnati a sopravvivere e a non soccombere per occuparsi di altro. Da lì in poi disprezzarsi era diventata un'abitudine, una di quelle cose che, fattasi routine, diventava naturale come respirare. Questo finché Feng Xin non aveva davvero bisogno di lui. Allora accorreva senza nemmeno rifletterci, come se ce l'avesse scritto nel sangue, e l'altro aveva sempre fatto lo stesso.

Quando si erano formate le prime crepe in quel perfetto, eppur così precario, equilibrio? 

Gli sembrava fosse andato tutto bene fino alla comparsa sulla scena di Pioggia Cremisi con il suo sfacciato amore per Xie Lian. Non aveva avuto timore di mostrarlo al mondo intero, così sicuro di sé e dei suoi sentimenti da non temere giudizi, rispondendo con affilatissimi sguardi ironici o feroci, a seconda dei casi, a chi osava anche solo lanciare un'occhiata di sbieco.

Quello aveva creato la prima, microscopica incrinatura.

Era stato sempre in quel periodo che era venuto a conoscenza, come tutti del resto, che Feng Xin dopo la sconfitta di Xianle aveva avuto una relazione con la prostituta di un bordello, di cui pareva all'epoca essersi infatuato. Oltre alla convinzione che le donne lo ripugnassero, chissà perché aveva sempre creduto che, come lui, avesse col tempo semplicemente rinunciato ad amare. Quindi scoprire che aveva fatto sesso, e che probabilmente lo faceva ancora, era stata la seconda frattura, più profonda, in quella gabbia di pietra in cui aveva rinchiuso e protetto il suo cuore. 

Che sciocco presuntuoso era stato! Per la prima volta aveva avuto un cedimento, per la prima volta si era interrogato sulla sua condotta, per la prima volta aveva sentito affondare nel petto la fredda lama della gelosia. E poi anche quella della nostalgia, di quel qualcosa che avrebbe potuto essere e non aveva permesso che fosse. 

Lo doveva ammettere: nonostante la sofferenza di Xie Lian gli dispiacesse, lo aveva sollevato la sparizione di Hua Cheng un anno prima. Finalmente le cose sarebbero tornate al loro posto, aveva meschinamente pensato. Lui e Xie Lian avrebbero continuato a coltivare ancora allo stesso modo, niente che stesse a ricordargli costantemente quello a cui aveva rinunciato in un giorno di primavera di molti secoli prima. Tutto come prima.  

Invece Pioggia Cremisi era tornato. E se prima Xie Lian aveva fatto un minimo sforzo per nascondere quel che c'era tra loro, ora lo sbatteva in faccia a tutti. Anche a lui. 

Non era più riuscito a fermare i pensieri che vorticosamente avevano iniziato a rincorrersi, tenendolo sveglio la notte e distratto di giorno, torturandolo senza tregua. Si chiedeva come sarebbero state le cose con Feng Xin, se invece di cedere subito alla paura delle conseguenze, avesse avuto il coraggio di parlarne con lui. Facile pensarci ora, con ottocento anni d’immortalità addosso, ma allora era solo un ragazzino spaventato, con troppe brutte esperienze alle spalle e troppe responsabilità davanti.

Ora invece… Come sarebbe stato arrendersi a Feng Xin? Di fronte alla sfrontatezza di Pioggia Cremisi e Xie Lian, qualcuno avrebbe forse osato criticarli? E poi avrebbero dovuto per forza metterlo in piazza? Erano perfettamente in grado di nasconderlo, volendo.

Già, volendo. 

Gli sembrava abbastanza chiaro che Feng Xin quel capitolo, anzi l'intero libro, lo aveva chiuso definitivamente qualche centinaio d'anni prima, quando di fronte alle grazie della bellissima Jian Li si era lasciato travolgere da quelle sensazioni di cui lui aveva solo sentito parlare e di cui non conosceva minimamente la portata. Cosa si provava ad abbandonarsi tra le braccia di qualcuno?

Quanto avrebbe voluto ricordare le emozioni di quella sera, quando aveva timidamente appoggiato le labbra su quelle di lui. Ma non le rammentava. Aveva fatto così tanto per scacciarne il ricordo che alla fine gli era rimasto il gesto, ma nulla delle emozioni che l'avevano accompagnato. Ed era con quell'angoscia d'aver perso qualcosa d'importante che si era addormentato quella notte, con le guance bagnate. 

E tutto solo perché la sera prima aveva deciso che non valeva più la pena giocare a quel gioco dopo ottocento anni. Solo che non era un gioco. Era la sua vita. Le loro vite. Era sceso in sala per fare un primo microscopico passo, più euforico di quanto fosse mai stato nella sua secolare esistenza. Voleva provare a tastare il terreno e vedere se, sforzandosi un po', poteva riuscire a rendere gradevole la reciproca compagnia, giusto due parole e una bevuta, con l'ovvia scusa del caso che stavano seguendo. Avrebbe tenuto la lingua a freno e addolcito la voce. Ce la poteva fare. Quantomeno ci poteva provare e vedere come andava. Ed eccolo lì Feng Xin invece, a fare gli occhi dolci a una serva che aveva senz'altro puntato a portarsi in camera quella notte. Quante volte, ora si chiedeva, si era portato a letto una sgualdrinella senza che lui ne sapesse niente?

Stupido! Stupido! 

Aveva pensato seriamente che Feng Xin avesse mai provato un briciolo di sincero interesse per lui? Che non mirasse quella sera, quando erano ancora due ragazzini, solo a scoparselo come avevano cercato di fare tutti gli altri? Il futuro generale del Sud-Est non si era forse adeguato troppo facilmente e velocemente nel ricambiare la sua ostilità secoli prima? 

Chissà quante donne e magari anche uomini si era scopato nel frattempo! 

Aaah, che vergogna! La sera prima aveva perso completamente la testa, reagito d'impulso, rendendosi ridicolo, e l'altro aveva pensato bene di dargli il colpo di grazia. 

"Sei rimasto l'unico dio vergine, temo. Che spreco, tsk..."

Quanta derisione e disprezzo in quelle parole!

Uno sciocco, ecco cos'era. Non avrebbe dovuto cedere così, di schianto, a quei sentimenti che era stato tanto bravo a nascondere fin quasi ad annullarli. Com'era accaduto? Com'era stato possibile?

Aveva sfogato la rabbia distruggendo la camera, rendendosi se possibile ancora più ridicolo, perché lui lo aveva visto e, forse, aveva persino capito. 

Oh dei, fate che non abbia compreso, che io possa conservare ancora un briciolo di dignità!

Sentì bussare alla porta e si sollevò con fatica da terra. 

"Mu Qing, sei sveglio?"

Cazzo, lui! No! Non adesso, non subito! 

"Shì". 

"Posso entrare?" La voce di Feng Xin era stranamente incerta. 

"𝘉𝘶 𝘬𝘦 𝘺𝘪” secco. "Mi sto cambiando, ti raggiungerò di sotto".

Un esitazione. "Hǎo ba".

Mu Qing senti i passi che si allontanavano. Aveva bisogno di ricomporsi, di rimettere insieme i pezzi e soprattutto inventarsi una storia. Per alcuna ragione Feng Xin doveva intuire l'origine del suo malessere della sera prima. 

 

 

Per la seconda volta il locandiere gli chiese se poteva servirgli qualcosa nell'attesa, di nuovo Nan Feng rifiutò cortesemente.

Guardava le scale con insistenza. Prima di parlare di ciò che aveva scoperto dalla cameriera, voleva chiarire con Mu Qing quanto accaduto.

Non era lui quello della sera prima, non lo era assolutamente. Già non aveva avuto un senso la scenata al tavolo, ma la totale perdita di controllo in camera era davvero fuori dalla grazia degli dei.

Poteva mai essere che fosse stato... Geloso?

Aaah, ma che sciocchezze andava pensando, era Mu Qing dopotutto. Coltivava in astinenza da ottocento anni, gelosia, amore e sesso per lui erano inesistenti e non lo aveva mai visto cedere di un millimetro. E poi... gelosia per lui? Quando mai? Ne aveva avute di possibilità di tornare sulla propria decisione di fingere che non ci fosse stato niente tra loro, invece al contrario aveva colto ogni occasione possibile per tenerlo a distanza. Il messaggio era stato lampante fin da subito e lui non era certo uno che amava umiliarsi o supplicare.

Così aveva voluto Mu Qing e così era stato.

Era risultato fin troppo chiaro che quella sera nelle stalle c'era stato da parte sua un fraintendimento: al piccolo Mu Qing evidentemente piaceva giocare, nessuno stupore che si fosse trovato sempre in mezzo ai guai e fosse stato oggetto di laide attenzioni, se sbatteva le sue lunghe ciglia nere con tanta superficialità.

Anche se, a dirla tutta, non gliel'aveva mai visto fare con nessun'altro. Né prima, né dopo.

Ma che ne poteva sapere lui? Non stavano mica insieme tutto il giorno.

Di certo col tempo era diventato l'uomo

un bellissimo uomo

più freddo e sprezzante che avesse mai conosciuto, con chiunque. Bè, magari con lui di più. Aveva finito per scordare com'era quando lo aveva conosciuto, non ci aveva più pensato. Lo stava facendo ora e ricordava che, anche se normalmente timido e riservato, con lui e Xie Lian era inizialmente rilassato e spensierato,  addirittura allegro e chiacchierone. Una vita fa. Otto o nove vite fa, almeno.

Era cambiato da quel giorno?

L' oste e la figlia lo guardavano perplessi dalla porta delle cucine scuotere la testa da solo. Si scambiarono un'occhiata e una smorfia come a dire "è un po' toccato" e poi tornarono ognuno ai propri compiti. 

Finalmente dopo un'attesa di mezz'ora Fu Yao spuntò sulle scale. Nan Feng si permise di osservarlo da lontano per qualche secondo. Impeccabile, con il tipico portamento altéro che gridava al mondo "statemi lontano", lo sguardo freddo e distante, bello in maniera impossibile anche sotto le spoglie acerbe del suo giovane ufficiale junior. 

Dei, non ce la posso fare.

Nan Feng distolse lo sguardo e lo rivolse agli appunti sul caso che aveva buttato giù nell'attesa. 

Alzò gli occhi solo quando sentì strisciare la sedia di fianco a lui. 

"Già mangiato?" Chiese Fu Yao scontrosamente, senza salutarlo. 

"No, aspettavo i tuoi comodi". Stesso tono. 

"Mhf" bofonchiò l'altro con la solita espressione sdegnosa. 

La figlia del proprietario, che si era avvicinata sorridente per servirli, venne letteralmente incenerita dallo sguardo scuro e minaccioso di Fu Yao. 

Per evitare che scappasse a gambe levate senza prendere le ordinazioni, Nan Feng le elargì un sorriso solare chiedendo un congee con miele e frutta secca. 

"Due" mugugnò Fu Yao, questa volta fulminando lui. 

Quando si fu allontanata, Nan Feng attacco:

"A cosa ho assistito ieri sera?"

"Niente che ti riguardi, mostrami gli appunti."

"Eccome se mi riguarda! Innanzitutto che ci piaccia o no dobbiamo lavorare a questa missione insieme e gradirei un po' meno tensione, giusto un pizzico".

Vide l'altro stringere i pugni sul tavolo. 

"E poi non sei stato per niente gentile con quella povera ragazza, non mi stupirei se ti sputasse nella ciotola prima di servirtela".

L'alter ego del generale del Sud-Ovest era a un bivio. Poteva scoprire le carte e dirgli: "Ero geloso di lei" e dare il via a una conversazione che avrebbe potuto portare chissà dove, oppure consentire all'orgoglio di avere la meglio. 

Cosa scelse? 

"Mi dispiace. Ho permesso alla mia situazione personale di prendere il sopravvento".

Nan Feng lo fissò. Il cuore accelerò il battito. Cosa stava dicendo? Era davvero possibile che... 

"Prima di scendere in sala ieri sera, mi ha contattato uno dei miei vice-dei attraverso il canale spirituale. Uno sfacciato, che si è messo in testa di sedurmi. Ieri sera ha semplicemente oltrepassato il limite mandandomi fuori di testa".

La cascata d'acqua fredda che precipitò su Nan Feng non avrebbe potuto essere più gelida nemmeno se fosse scesa direttamente dai monti di Gusu. Avvertì le sue speranze schiantarsi al suolo con un tonfo. 

"Anche se pratico l'ascetismo, sono pur sempre un uomo con degli istinti naturali, sai di che parlo". Proseguì Fu Yao fissandolo con perfida malizia. In realtà nel fondo di quegli occhi c'era cattiveria, c'era voglia di rivalsa, di ferire com'era stato ferito. Non riuscì a capire se c'era riuscito, perché il generale Nan Yang era bravo tanto quanto lui a nascondere le emozioni e tutto ciò che gli rivolse fu infatti una blanda alzata di spalle. 

"Dovresti cacciarlo" fu tutto quello che commentò. 

"Sarà la prima cosa che farò al mio rientro, quando è troppo è troppo. Nessuno può permettersi di ostacolare la mia coltivazione". Alzò gli occhi su di lui. "Nessuno." sottolineò. 

Si fissarono per un lungo attimo, l'aria satura di parole non dette. 

"D'altro canto il mio comportamento è stato deplorevole e me ne dispiaccio. Porgerò le mie più profonde scuse al locandiere", terminò. 

"E alla figlia, magari".

"È solo una sguattera succhiacazzi" replicò Fu Yao con distaccato disprezzo. 

Nan Feng sbarrò gli occhi. Non era da Mu Qing essere scurrile, semmai il contrario: spesso era egli stesso oggetto dei suoi aspri rimproveri quando si lasciava andare a qualche oscenità. 

Fu Yao però lo ignorò volutamente e Nan Feng preferì non commentare oltre.

Mu Qing aveva messo in chiaro due cose, la prima:  provava attrazione fisica come chiunque e nonostante ciò era fedelmente e incrollabilmente dedito alla sua coltivazione, senza alcuna intenzione d'interromperla. La seconda: in tutte le reazioni scomposte delle ultime ore lui non c'entrava assolutamente niente. 

Dopo otto secoli si era permesso di sperare di nuovo, solo per poco, per una notte soltanto. Per vedersi di nuovo sbattere la porta in faccia. Almeno questa volta non gli aveva permesso di leggergli nel cuore, non gli aveva consentito d'umiliarlo. 

Provvidenzialmente arrivò la zuppa di congee, servita direttamente dall'oste, che lanciò a Fu Yao un'occhiata risentita. 

"Vi chiedo scusa per il disagio che vi ho causato ieri sera." fece allora il giovane, falsamente ossequioso. "Prego di voler fare un conteggio dei danni e farmi sapere se occorre che vi rimborsi altro, oltre e ciò che avete già avuto". 

"Il vostro amico qui ha già provveduto abbondantemente, vi ringrazio. Vi chiedo solo che non si ripeta". 

"Non accadrà, ve lo garantisco".

"Molto bene. La mia gratitudine." E dopo un rapido inchino si allontanò. 

"Un' esibizione esemplare, una recita perfetta" lo schernì Nan Feng. 

Fu Yao fece teatralmemente roteare una mano al petto con un lieve inchino, a ricevere il dubbio apprezzamento con altrettanta irrisione. 

In quel momento Nan Feng ricordò perfettamente perché lo aveva odiato per quegli ottocento lunghi anni. 

Mu Qing era la persona più falsa e ingannevole che esisteva al mondo e per un attimo, per poche ore, lui lo aveva semplicemente scordato. 

 

 

Lo stomaco chiuso, entrambi non riuscirono a teminare la zuppa, consumata fin lì in un silenzio tombale, rotto esclusivamente dal vociare degli altri avventori, nonostante fosse indubbiamente tra i migliori congee gustati nel Regno Mortale. 

Fu Fu Yao a romperlo, dopo che una cameriera, ma non la figlia del proprietario questa volta, venne a portare via le scodelle. 

"Allora, qual è la novità che dicevi di avere?" Chiese, cercando di imprimere alla domanda il suo solito tono indifferente. 

"Sì, giusto". L' altro sfogliò gli appunti. "Ecco ciò che ho saputo. Quello del Vecchio Ling pare sia l'unico corpo di Jiujiang ritrovato al chiuso, in casa. Le altre quattro vittime di questo villaggio sono state ritrovate nel bosco. 

"Mhm, interessante. I Kuei-Jin però non fanno distinzioni tra uccidere all'aperto o al chiuso".

"Esatto. Quindi è necessario capire se uno di loro può essere responsabile di tutti e sei i casi o se abbiamo a che fare con due demoni differenti. 

"Come vuoi procedere?"

"Abbiamo il corpo del Vecchio Ling dissanguato, ma non disidratato. Dobbiamo scoprire se sono tutti nelle stesse condizioni. Dalla prima vittima, presumiamo quella di Nanchang, è passato solo un mese, le carcasse non dovrebbero essersi deteriorate troppo".

"Fammi indovinare. Ci tocca scavare al cimitero?" Una smorfia di disgusto alterò le belle labbra di Fu Yao. 

"Sono apertissimo ad altre opzioni" Nan Feng alzò un sopracciglio. 

"Gāisǐ! In 800 anni una cosa così non mi è mai capitata! "

"Concordo. Il mio entusiasmo è pari al tuo, ma a parte raccogliere ulteriori testimonianze, che sarebbe una perdita di tempo in buona sostanza, non vedo altro modo".

Fu Yao si accigliò e non rispose. 

Rimasero a rimuginare, finché al semidio dell'Ovest venne un'idea. 

"E se prendessimo le sembianze dei medici legali? Meglio ancora, del medico e del magistrato che ieri mattina sono usciti dalla casa di Lǎo Ling? Ci rechiamo al cimitero e chiediamo al custode di disseppellire il corpo della penultima vittima perché lo richiedono le indagini, lo confrontiamo con quello che abbiamo visto ieri sera e ci facciamo un'idea".

Attese la reazione di Nan Feng, che non tardò ad arrivare. 

"Sarebbe una cazzo di ottima idea, se non fosse che non abbiamo le capacità mutaforma di Jun Wu o Hua Cheng, occorre molto più potere spirituale di quello che abbiamo noi per assumere le apparenze di persone molto diverse dal nostro aspetto originale". Non c'era ironia nel suo tono, l'idea sarebbe stata davvero buona se fossero riusciti ad applicarla. 

"Lo so bene! Ma quante possibilità ci sono che il becchino si sia ritrovato a tu per tu con qualcuno che non fosse un parente del defunto in questi anni? Camuffiamoci con parrucche e baffi finti e non dovremmo avere problemi."

"D'accordo, in fondo che abbiamo da perdere? Proviamoci. Se qualcosa va storto c'è sempre il piano B".

Fu Yao: "Giusto, pensiamo anche a un piano B".

Nan Feng: "Il piano B c'è già ed è scavare. In quel caso meglio fare prima un salto nel Regno Celeste a prendere la pala del Maestro della Terra, con queste temperature il terreno è troppo duro".

"Quel posto lo stiamo ricostruendo noi e t'assicuro che la pala non è mai saltata fuori. Ora che ci penso però, potrebbe averla Quan Yzhen. Sì, probabilmente ce l'ha lui, ha conservato tutto ciò che apparteneva a quell'ufficiale bandito che è stato ucciso da Jun Wu."

"Stai parlando di quel fantasma che ora è il braccio destro di Hua Cheng, Yin Yu? Sì, è possibile, ma auguriamoci semplicemente che il tuo piano funzioni, sarebbe meno complicato."

Fu Yao: "I miei piani funzionano sempre".

"Come no..." Lo scetticismo di Nan Feng era palese. 

"Cosa vorresti dire?" Fu Yao lo trafisse con lo sguardo. 

"Io? Niente, figurati. Mi inchino al tuo genio indiscusso, che comunque riconosci solo tu" lo provocò Nan Feng, al solo scopo di dargli fastidio. 

"Credi forse di essere migliore? Ma certo, ti sei sempre sentito superiore a me", ribatté infatti l'altro già sul piede di guerra. 

Nan Feng stava per lanciarsi nella solita vecchia trita battaglia verbale, solo per poter sfogare la frustrazione di quelle ultime ore, e sembrava che Fu Yao non aspettasse altro, come se la tacita tregua stabilita dopo la morte di Jun Wu non importasse più a nessuno dei due. Con un sospiro, che mise fine alla battaglia interiore appena combattuta, Nan Feng riuscì però a trattenersi. 

"Non ho voglia di litigare già di prima mattina" fece stancamente e si alzò. "Andiamo al cimitero e vediamo cosa ne caviamo".

Fu Yao non sapeva se arrabbiarsi o ringraziarlo. Scelse di non replicare e lo seguì fuori dalla locanda. 

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼’

 

𝘉𝘶 𝘬𝘦 𝘺𝘪 不可以: In cinese "non puoi".

Hǎo ba 好吧: Si usa di solito per accettare una richiesta o un suggerimento con cui non si è molto d'accordo, un’accettazione un po’ forzata diciamo. Ba dopo hǎo comunica lo scarso entusiasmo di quel va bene. (Fonte: Digmandarin.com) 

Congee:  Zuppa di riso consumato solitamente a colazione o a pranzo, che può essere condita con frutta o carne. Gāisǐ! (该死!): Accidenti! Dannazione! Intesa come esclamazione di forte disappunto. 

Gusu: uno dei territori dove, nell'universo di un’altra opera della scrittrice Mo Xiao Tong Xiu, Mo Dao Zu Shi, si muovono altri due celebri personaggi, Lán Wàngjī e Wèi Wúxiàn

Notes:

Non so voi, ma io immagino Fu Yao come un cucciolo di barboncino fulvo che ringhia a denti scoperti, ommioddio mi piega in due 🤣

E rieccoci dunque alla fine di questo capitolo assai teso. Dopo aver scoperto nel precedente l'origine del loro essere così 𝘴𝘱𝘪𝘯𝘰𝘴𝘪 l'un con l'altro (eddai, lasciatemi passare l'eufemismo 😂) c'è la resa dei conti, cioè avrebbe dovuto esserci ma Mu Qing si è tirato indietro. Ormai è chiaro, lui prova ancora qualcosa e ora rimugina sui 𝘸𝘩𝘢𝘵 𝘪𝘧 (un po' tardivamente? Otto secoli dopo eh, quando il 𝘮𝘦𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘵𝘢𝘳𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘢𝘪 assume un nuovo significato 😅). Quanto a Feng Xin, non immagino cosa possa voler dire dopo 800 anni tornare a sperare e ricevere una nuova secchiata gelida, che è sempre meglio di dieci frustate comunque 🤔

 

Se siete arrivati fin qui e questa storia vi sta piacendo, un kudos è il modo giusto per dirmelo 💙

 

Bene, finito anche questo capitolo. Ci ritroviamo al prossimo 👋

Chapter 13: I sospetti di Shi Qingxuan e le certezze di Pioggia Cremisi

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

"Qualcuno che mi ha fatto del male e riesce a farmene ancora dopo tanto tempo." 

"Ci sono cose per cui non esiste perdono, suppongo. Da entrambe le parti." 

Era stato il loro ultimo scambio di battute, finito piuttosto bruscamente con un Hè Sheng uscito precipitosamente dalla sua camera. Shi Qingxuan non lo aveva più rivisto da allora.

Lo aveva offeso in qualche modo? Aveva ripercorso quel breve scambio ancora e ancora, ma oggettivamente non c'era nulla che avesse detto o fatto che giustificasse l'improvviso cambio d'umore del dio e il suo repentino allontanamento.

Un dio ben strano, continuava a ripetersi, chiedendosi quali meriti lo avessero portato ad ascendere. Certamente non il buon carattere, pensava.

Durante la convalescenza la sua mente aveva avuto un sacco di tempo a disposizione per vagare libera, così aveva azzardato tra sé le ipotesi più disparate. Forse era successo qualcosa su al Regno Celeste che aveva richiesto la sua presenza, ma essendo un dio appena asceso, di che utilità avrebbe potuto essere? Non doveva ancora avere così tanti templi e credenti da rivestire un qualche peso alla Capitale. Oppure… non lavorava per Xie Lian e non era affatto un dio e lui era stato semplicemente rapito?

Bu bu bu, che vado a pensare?! 

Quale malato di mente lo avrebbe tolto dalla strada per prendersi il disturbo di rimetterlo in sesto?

Un predatore sessuale, gridava la sua fervida fantasia. Ti sta rimettendo a lucido per farti lavorare in qualche bordello di lusso per soli uomini! 

Oddio, quante brutte cose aveva sentito su quei posti. Lui e i compagni di strada si erano sempre guardati le spalle a vicenda per evitare di finire schiavi della tratta della prostituzione da cui nessuno, si diceva, tornava più indietro. Si diventava bambole nelle mani di uomini pervertiti che le usavano da soli o in gruppo per il loro sporco divertimento, abusate finché le bambole non si rompevano e venivano quindi fatte a pezzi e gettate via perché nessuno potesse ritrovarle. Oppure impazzivano molto prima e si suicidavano, l'unico vero modo per sfuggire a quelle torture, e anche in quel caso i corpi venivano fatti sparire, togliendo loro il conforto di essere ritrovati dai parenti per ottenere una degna sepoltura e l'occasione di riposare in un luogo dove poter essere ricordati in modo tangibile da chi li aveva amati. Se lui era lì significava che chi doveva guardargli le spalle non era stato tanto bravo. 

Gli venne un brivido. Era davvero possibile che…

Ma dai, che stupidaggine!

Hè Sheng aveva usato la boccetta del farmaco miracoloso per accellerare la sua guarigione e questo era in possesso solo degli dei e nemmeno di tutti, solo degli ufficiali marziali. E si tornava a Xie Lian.

Si scoprì a tirare un sospiro di sollievo. 

Però il medicinale non sembrava proprio lo stesso. 

Ecco che ci risiamo! Basta, Qingxuan! Basta! Stai impazzendo qui da solo, accidenti! 

Ma era davvero nelle mani di un neo-dio per conto della Capitale Celeste? Ne era sicuro all'80%, ma per l'altro 20% sospettava che ci fosse qualcosa di molto strano in tutta quella faccenda. Perché Xie Lian avrebbe dovuto agire di nascosto in quel modo? E perché non si faceva vedere? Si fidava così tanto di un nuovo asceso da non ritenere necessaria la sua presenza? 

Di notte si addormentava sempre con quei pensieri in testa, mentre si svegliava la mattina ripetendosi che nessun altro oltre a Xie Lian avrebbe avuto interesse a rimetterlo in piedi e in forze, che invece di dubitare avrebbe dovuto ringraziare e che non spettava a lui giudicare le misteriose vie scelte dal Consiglio dei Cinque per tentare di riportarlo in auge.

Dove sono i luogotenenti di Hè Sheng? Perché oggi non arrivano? Se non parlo con qualcuno finirò per perdere la ragione! 

I servitori, vicedei pensò a quel punto, avevano ricevuto istruzioni ben precise: farlo alzare dal letto e non rispondere a nessuna delle domande che poneva loro. Considerato che la gamba steccata non rendeva semplice muovere dei passi senza barcollare e che col braccio imbragato anche sorreggersi sulle stampelle era difficoltoso, la sua frustrazione nel frattempo era cresciuta a dismisura di pari passo ai dubbi, ma almeno la loro presenza serviva a distrarlo, spezzando quel circolo vizioso di pensieri lugubri e molto poco confortanti. 

 

Dopo una settimana di totale dedizione al programma di recupero, che il personale di Hè Sheng gli fece scrupolosamente seguire, una mattina si svegliò avvertendo immediatamente qualcosa di diverso nell'aria.

Aleggiava un profumo, incerto, vago, che da sotto le coperte non capì se era reale o solo la coda del sogno da cui si era appena destato e che non ricordava già più. Una fragranza che gli ricordava vagamente il mare, gli agrumi. Era piacevole, era...

Era lui! 

Sollevò il busto e Hè Sheng era proprio lì, seduto nel solito angolo che lo fissava. 

Era inquietante. Eppure gli diede un inspiegabile sollievo rivederlo. 

"Buongiorno". Voce profonda, di nuovo così stranamente familiare da solleticargli fastidiosamente, e inutilmente, un remoto angolo della memoria. 

"Buon... giorno", articolò incerto. 

Hè Sheng si alzò e aprì le tende, lasciando penetrare i raggi di sole che a fine febbraio in quella zona del Sud rendeva l'aria già tiepida. 

"Ho saputo che hai fatto progressi. Ora cammini appoggiandoti ai bastoni senza barcollare".

Shi QingXuan riuscì solo a fare un cenno di sì con la testa, improvvisamente intimidito. Poi sì fece coraggio. 

"Do-dove sei stato tutto questo tempo?" 

"Sono un dio, credi di essere il mio unico impegno?"

"Già, certo." Si schiari la voce, a disagio. Perché Hè Sheng sembrava così freddo e distante?

"Mi è mancata un po' di conversazione. I tuoi vicedei non sono stati molto loquaci.", riprese per spezzare il silenzio. Detestava i silenzi. 

"I miei vice-...? Ah, già... Non è loro compito farti compagnia, se hai delle domande devi rivolgerle a me."

"Ma tu non c'eriiii!" Si lagnò il ragazzo sul letto con un espressione sconsolata e un po' buffa. Le labbra di Black Water si stirarono involontariamente in un inizio di sorriso, che però prontamente ricacciò indietro. 

"Ora sono qui. Chiedimi quello che vuoi".

"Voglio uscire. I tuoi servitori mi hanno impedito di mettere il naso fuori dal palazzo. E poi vorrei capire perché le finestre e la porta dell'altro lato di questa magione sono sbarrate. Che c'è al di là? Un cimitero? Un covo di mostri? Cosa?"

"Non c'è nulla. Assolutamente nulla. Apri la porta e, se non lo sai, fai un passo in avanti e precipiti nel vuoto".

Hè Xuan questa se l'era preparata in anticipo. Era inevitabile che sarebbero arrivate delle domande scomode prima o poi. Aprire l'ingresso principale del maniero equivaleva a trovarsi nel giro di poche centinaia di metri di fronte al Lago delle Acque Nere e alla prigione dove suo fratello era morto e lui stesso era stato tenuto prigioniero in condizioni terribili. Per quanto stordito e scioccato all'epoca, ed era solo grazie a questo che finora non era riuscito a collegare i puntini, non avrebbe potuto non ricordare quei luoghi e ricondurli alla famigerata isola, vanificando i suoi sforzi. 

"Davvero? Certo che questo sembra più in posto da fantasmi che da dei". Commentò a sorpresa il ragazzo dal letto. 

Era possibile sbiancare più di quanto già non fosse? Evidentemente sì, perché Hè Xuan era impallidito ulteriormente di fronte all'ingenua perspicacia dell'altro.

Si ripeté di nuovo di essere stato un folle a mettere su quel teatrino.

"Non sono un tipo particolarmente allegro." Si giustificò a denti stretti. 

"Dici?" Risolino.

"Tra poco arriverà uno dei miei..." gli venne un brivido di disgusto, "...vicedei... per aiutarti a vestirti, poi ti porterò in giardino e al campo d'allenamento. Se tutto procede come da programma, tra una settimana saremo in grado di toglierti le stecche."

Lo sguardo felice che gli rivolse Shi Qingxuan gli trasmise suo malgrado un calore che, dopo un fugace attimo di piacere, gli diede fastidio. Ricordò allora la debolezza della settimana precedente, quando si era ritrovato coinvolto in una sgradevole conversazione in cui aveva finito per cercare una sorta d'assoluzione per i crimini commessi contro di lui. Perché avrebbe dovuto sentire il bisogno di ciò? La cosa lo aveva ripugnato e aveva preferito assecondare l'improvviso bisogno d'allontanarsi da lì. Aveva lasciato quell'isola per un'altra, più lontana e più piccola, la stessa in cui era rimasto nascosto fino ad alcuni mesi prima. Era stata una settimana di pace, quella pace che da quando Hua Cheng era andato a fargli visita ormai non conosceva più.

Odiare Shi QingXuan e suo fratello, era stato il propellente che lo aveva alimentato per centinaia d'anni. E a mano a mano che si erano delineati i contorni di quell'intricata messinscena messa su da Shi Wudu, aveva permesso a quell'odio di crescere ogni giorno, ogni decennio, ogni secolo di più. Com'era stato facile accogliere le attenzioni del giovane Maestro del Vento, quasi troppo facile. Non aveva dovuto faticare: nonostante si mostrasse seccato per il suo morboso attaccamento, se lo ritrovava sempre appiccicato addosso e, solo ora poteva ammetterlo e non certo serenamente, quel dio elementale troppo ingenuo aveva finito per entrargli dentro. Più le sue radici penetravano, più lui cercava di respingerlo, tuttavia...  Si sorprendeva a cercarlo con gli occhi, ne sentiva persino la mancanza, quasi senza nemmeno rendersene conto. Gli riempiva una vita svuotata di tutti i sentimenti, perché già colma dell'unico che aveva importanza dalla sua rinascita come fantasma: la vendetta.

Alla fine non si era e non gli aveva concesso alcuna indulgenza finché, troppo tardi, aveva scoperto che Shi QingXuan era completamente ignaro delle macchinazioni del fratello. Ciò lo assolveva? Sì in realtà, ma quando finalmente erano arrivati alla resa dei conti era talmente pieno di quella rabbia a cui poter dare finalmente uno sfogo, di quella follia che lo aveva privato della ragione, che non gli aveva fatto sconti se non quello di poter continuare a vivere. Dopodiché Shi QingXuan era semplicemente sparito dalla sua vista e dalla sua vita, assumendosi il peso di quel destino sfortunato e infame che avrebbe dovuto affliggerlo fin dall'inizio, quello che ormai aveva già pagato lui per entrambi quand'era ancora vivo. 

Si era quasi scordato di lui in quell'ultimo anno, impegnato a nascondersi prima e a riprendere le redini del suo dominio poi. Si era circondato di personale, fantasmi con doti specifiche ereditate dalla loro esistenza passata, aveva quindi istituito una linea di difesa e controllo del territorio per evitare spiacevoli visite da parte soprattutto di ufficiali celesti e, più in generale, da qualsiasi creatura soprannaturale che avesse avuto la malsana idea di avventurarsi non invitato sulla sua isola. Aveva reso più vivibile la sua residenza, preso dei luogotenenti a capo dei quali erano stati messi Xiao Bao e Huang Yichèn, insomma aveva avuto parecchio da fare, abbastanza da dedicare a Feng Shi a malapena qualche fugace pensiero, sempre scacciato come un insetto molesto. Aveva voluto convincersi che averlo lasciato in vita era stato un gran dono date le circostanze, che averlo reso nuovamente mortale fosse una punizione giusta e equa. Finché Hua Cheng non glielo aveva mostrato per quel che era diventato realmente: una larva o poco più. Un parassita della società. Povero, sporco, storpio. 

Era stata una stilettata dritta al cuore. L'odio per quel ragazzo dunque era stato solo un'illusione che aveva creato per darsi una ragione in più per perseguire la propria vendetta? Non ci credeva, non era possibile. Eppure Hua Cheng, che non era uno stupido, doveva aver capito la verità prima di lui, se no non sì sarebbe nemmeno scomodato a venire fin li per perorare la causa di Shi Qingxuan. 

Ora non sapeva se ringraziare Pioggia Cremisi per avergli concesso la possibilità di rimetterlo in carreggiata, ripulendosi così la coscienza, o maledirlo per averlo spinto a cacciarsi in quel casino. Propendeva più per la seconda. 

"Non ti andrebbe di rimanere?" C'era un tono implorante nella richiesta di Shi QingXuan, che lo riportò al presente. 

Da dietro la maschera d'argento Hè Xuan rimase ad osservarlo per il tempo che ci metteva un gabbiano a compiere un tuffo in mare e riemergere con un pesciolino nel becco. 

"D'accordo". Gli concesse. Si avvicinò al letto e gli scostò le coperte. 

Shi QingXuan indossava il tradizionale zhong yi bianco che Hè Xuan aveva fatto acquistare subito dopo il suo arrivo. A parte il fatto che i suoi erano troppo lunghi e larghi, trovava che il nero non rendesse giustizia alla sua naturale luminosità. 

Gli porse la mano per aiutarlo a scendere dal letto, ma quel caldo contatto gli diede una sensazione così strana che dovette sforzarsi per non ritirarla. 

Shi QingXuan notò l'improvviso irrigidimento dell'uomo e questo lo mise nuovamente a disagio. Sembrava così infastidito! Trovava così atroce toccarlo? 

Non si preoccupava ormai da tempo di ciò che la gente pensava di lui, gli sguardi inorriditi dei passanti a cui chiedeva l'elemosina avevano presto smesso di disturbarlo, ma stranamente avrebbe voluto vedere benevolenza su quel volto in particolare, invece di quei lineamenti contratti. Era pulito, spidocchiato, persino profumato, eppure Hè Sheng sembrava provare ugualmente ribrezzo. Non avrebbe saputo come altro chiamare quella smorfia che gli storceva le belle labbra. Belle ma... esangui. Quasi violacee. Come quelle...

Un lampo, una connessione. 

Poi tutto svanì prima che i suoi neuroni potessero fare i giusti collegamenti. 

Sì, quel dio continuava ad avere qualcosa di molto familiare. 

Hè Sheng lo lasciò per porgergli i bastoni per sorreggersi e Shi QingXuan si sollevò, non senza fatica. 

"Ti va di scendere a fare colazione insieme a me?" Gli chiese Hè Xuan, col tono di chi era completamente indifferente alla risposta. Questo scoraggiò ancora un po' l'ex Maestro del Vento, il sollievo provato poco prima nel rivederlo spazzato via completamente. 

Si limitò ad assentire. 

Black Water chiamò um servitore per aiutarlo a lavarsi e cambiarsi e scese per attenderlo in sala da pranzo. 

Si guardò intorno. Non c'era un filo di polvere in giro, ma era tutto grigio e nero. La luce che penetrava dalle finestre non intaccava minimamente quella spettrale atmosfera. Per la prima volta questo lo crucciò. Avrebbe voluto offrire a Shi QingXuan un ambiente più vivace, se non proprio allegro, perlomeno non così funereo. Ci si era trovato a suo agio fino a poco tempo prima, perché ora lo irritava? 

Quando Huang Yichèn fece entrare Shi QingXuan, Acque Nere era già seduto al tavolo riccamente imbandito. L'altro venne fatto accomodare all'estremità opposta. Indossava un hanfu piuttosto semplice, bianco e verde acqua come i suoi occhi, che faceva parte della lunga lista di acquisti che aveva lasciato in mano allo stesso Huang Yichèn. Quella tonalità di verde la associava automaticamente a Shi Qingxuan, che l'aveva sempre prediletta. 

Senza una parola Hè Xuan attaccò la prima portata finendo in poco tempo di spazzolare tutto ciò che aveva davanti. L'altro commensale per un po' riuscì a tenergli testa, ma il suo stomaco non si era ancora riabituato a ricevere tanto cibo in un colpo solo e dovette arrendersi molto prima. 

"Ma dove metti tutto quel ben di dei, Hè Sheng? Non ho mai visto nessuno mangiare così!" Shi QingXuan rise, anche se non era del tutto vero. Ming-Xiong aveva avuto lo stesso vorace appetito. A quel ricordo la risata si spense. 

Hè Sheng lo notò e attese.

Aveva intuito i pensieri di Shi Qingxuan e temette fosse arrivato il momento di quell'inevitabile collegamento neuronale, che solo per un caso fortuito non c'era ancora stato.

Il ragazzo invece continuò a rimestare con i bastoncini nel piatto, indeciso se infilarsi un altro baozi in bocca. 

"Mi alleno e consumo, quello che farai anche tu dalla prossima settimana.” Rispose allora, rilassandosi. “Che ne dici di uscire a fare due passi e intanto vedere il campo? Così inizierai a familiarizzare con l'ambiente".

"Oh sì, magari!" Shi Qingxuan si rianimò. Finalmente una bella notizia! 

 

 

I giardini risultarono così poco curati che non bastava il sole ad abbellirli. In quel maniero tutto pareva lasciato al caso, eppure aveva le potenzialità di una reggia, perciò Shi QingXuan non capiva un tale abbandono.

Glielo chiese. 

Hè Xuan però a tal proposito poteva solo mentire. Poteva forse dirgli che quel palazzo, e tutto ciò che ne faceva parte, era una rappresentazione esteriore di ciò che aveva dentro di sé? 

"È solo una struttura presa in prestito per la tua riabilitazione, non te ne preoccupare." liquidò Acque Nere sbrigativamente. 

Ma il ragazzo, mentre arrancava al suo fianco con le stampelle, non sembrava convinto. Quel posto rispecchiava in tutto e per tutto il suo proprietario: lugubre, smorto, ma al contempo affascinante, inquietante in modo stranamente... Oh, dei! Stava per pensare "eccitante"?

Gli lanciò un'occhiata di traverso. Era più alto di lui e aveva spalle decisamente più larghe e braccia più muscolose, da quel poco che poteva intuire attraverso l'hanfu  nero e argento.

Gli riportò alla mente di nuovo Ming Yi. Stessa notevole altezza, quasi la stessa corporatura, stessa predilezione per i colori scuri, ma volto completamente diverso. Ming Yi aveva la pelle di una tenue tonalità color pesca, laddove Hè Sheng aveva il pallore di un cadavere. I capelli del primo erano color terra, mentre quelli del secondo erano di un nero profondo che emettevano riflessi cangianti come le squame di un pesce... 

Boom!

Di nuovo un lampo, un tentativo di associazione che bloccò Shi QingXuan sul posto, ma che ancora fallì e si disperse troppo velocemente.

Gli scappò un gemito esasperato. 

"Che c'è?" Il Supremo si voltò a guardarlo. 

"Niente, niente!" Agitò le mani imbarazzato. "Solo continuo ad avere strani guizzi nella mia testa, qualcosa che dovrei ricordare, ma che proprio mi sfugge".

Non notò lo sguardo penetrante dell'altro.

"Lascia perdere."

"Come, prego?" 

"Sto dicendo, lascia perdere. Qualsiasi cosa sia, la tua mente sta cercando di ricacciarla indietro, forse perché sono ricordi sgradevoli. Cerca di concentrarti solo sul qui e ora".

"En, forse hai ragione".

Erano usciti dagli squallidi giardini per arrivare alla recinzione che circondava il campo d'allenamento, con una struttura adiacente che probabilmente conteneva delle attrezzature. 

"In che posto ci troviamo? Alla Città Imperiale ricordo che faceva molto più freddo... Perché qui sembra già primavera?"

Maledizione! Sta iniziando a fare le somme.  

"Non siamo molto lontani, in verità. È solo un insolito periodo di caldo anticipato. Goditelo e basta". E liquidò la questione. 

Shi QingXuan non era mai uscito all'aperto in compagnia dei due vicedei e solo ora si era accorto dell'anomalia nel clima, ma la spiegazione sembrava ragionevole e non insistette.

Non si sentiva in pericolo, anzi. La presenza di Hè Sheng gli dava conforto e persino piacere. Si stava prendendo cura di lui e questo da solo bastava a rassicurarlo, avrebbe solo voluto che vi fosse una reciproca cordialità, presumendo che avrebbero trascorso parecchio tempo insieme. invece lo scopriva spesso a serrare i pugni, le labbra o le mascelle come se cercasse di trattenere il fastidio. Era chiaro che non aveva scelto di essere lì e che la cosa lo mettesse costantemente di malumore, ma non era nemmeno colpa sua, non lo aveva mica deciso lui! 

"Credo che proveremo a togliere le fasciature al braccio già oggi", gli disse improvvisamente Hè Sheng, mentre camminavano lentamente intorno al recinto. 

"Così presto? Avevi detto tra una settimana".

"A quanto pare il mio mana ha accelerato molto più del previsto la guarigione degli arti. Vedo che riesci a portare le stampelle senza difficoltà".

"Mi libererai anche la gamba allora?"

"Potrei, ma preferisco lasciarle ancora qualche giorno. Dovrà sostenere il peso del tuo corpo in salti e allunghi, meglio non rischiare".

Vennero raggiunti da Xiao Bao, che sussurrò qualcosa all'orecchio di Hè Xuan che lo colse palesemente di sorpresa. 

Si congedò da Shi QingXuan, lasciandolo in compagnia dello stesso Xiao Bao e rientrò in casa dirigendosi in salotto, dove in piedi trovò ad attenderlo Hua Cheng. 

"Che inaspettato onore Xué Yu, due volte in meno di un mese. Accomodati e fai come fossi a casa tua". C'era molta ironia nel suo tono. 

"Rimango in piedi, grazie", rispose rigido Hua Cheng. "Che fine ha fatto Shi QingXuan?"

"Prego?"

"Dai, piantala. Vengo qui a parlarti di lui, ti sconvolgo mostrandoti le sue attuali condizioni -perché eri sconvolto e non provare a negarlo- e lui poco dopo sparisce. Puff, nessuna traccia da una decina di giorni. Allora? Con le buone o con le cattive?" L' occhio d'onice si strinse. 

"Come siamo bellicosi già di mattina!” Lo sbeffeggiò l'altro. “Non hai motivo di preoccuparti. Lui in effetti è qui", ammise candidamente. 

"Dannazione!” Esclamò Hua Cheng. “Come ce lo hai trascinato su quest'isola? E soprattutto come ce lo stai trattenendo? È senz'altro l'ultimo posto dove rimarrebbe di sua volontà!"

"È una storia lunga e Shi QingXuan sta rientrando da una passeggiata sul retro, usciamo verso il lago e ti spiegherò tutto".

Hè Xuan diede istruzioni a Huang Yichèn di sbarrare lingresso dietro di loro e condusse Hua Cheng verso il lago, non prima che quest'ultimo avesse rilasciato, non visto, un paio delle sue farfalle argentate all'interno del maniero. I suoi occhi e le sue orecchie, che avrebbero smentito o confermato qualsiasi cosa gli avrebbe raccontato il fantasma nero di lì a poco. 

 

 

"Per i bastardissimi dei, lo hai rapito?!" Poche cose potevano davvero sorprendere Pioggia Cremisi e Acque Nere poté vantare quel piccolo primato. 

"En. Non c'era altro modo".

Hua Cheng fece per aprire bocca, ma la richiuse di scatto.

Era vero. Non sarebbero mai riusciti a convincerlo a darsi una seconda opportunità.

Ma addirittura rapirlo!

Bè, ad essere onesti Hè Xuan in fatto di rapimenti aveva una certa esperienza. 

"Se gli hai torto un capello..." lo minacciò. 

"Non l'ho nemmeno sfiorato. Cioè, se non contiamo che all'inizio ho dovuto spezzargli un braccio e una gamba."

Hua Cheng divenne una maschera di ghiaccio, i muscoli fremettero pronti a colpire. 

"Calma!" Lo prevenne Black Water. "Dovevo risistemargli gli arti, come ben sai si erano saldati male e, così com'era, ascendere di nuovo sarebbe stata pura utopia. Con il mio mana e la somministrazione della medicina spirituale il braccio è già a posto e la gamba lo sarà a breve".

L'altro lo guardò in un sorpreso silenzio per un po'.

"Hai decisamente superato le mie aspettative." Disse infine. "Sapevo che avevi un debole per lui, in verità avevo giocato proprio su quello, ma arrivare a tanto... Del resto visto quel che hai fatto per vendicarti, non dovrei nemmeno stupirmi." Scosse la testa ancora incredulo. 

"Ti ricordo che allora per buona parte del tempo sei stato mio complice. E comunque", puntualizzò seccato, "Io non ho un debole per lui. Tu vaneggi sulla scia di quest'assurda infatuazione che ti sei preso per Il Principe Ereditario di Xianle. Semplicemente so riconoscere un'ingiustizia e ciò che ho commesso in passato su Shi Qingxuan lo è."

"Come vuoi".

Non c'era peggior cieco di chi non voleva vedere e Hua Cheng preferì sorvolare anche sulla definizione poco lusinghiera che aveva dato della sua relazione con Xie Lian.

Hè Xuan stava negando l'evidenza, un giorno avrebbe scoperto quel che lui aveva già compreso da quando lo aveva visto nei panni di Earth Master. Ovvero che era in grado di provare dei sentimenti positivi, non solo distruttivi.

Il loro passato li aveva forgiati fino a trasformarli nei temibili Re Supremi che erano attualmente, ma mentre lui era stato spinto ad emergere dal calderone del Monte Tonglu per amore, era l'odio quello che aveva reso Hè Xuan ciò che era. In vita era stato maledetto e la sua debolezza di semplice mortale aveva fatto soccombere sia lui che i suoi famigliari. Non si sarebbe mai concesso altri cedimenti, men che meno di provare amicizia. Non per qualcuno che non avrebbe mai potuto ricambiarla. Shi Qingxuan era l'unico, da quando conosceva Black Water, che era riuscito quasi a toccargli l'anima. Quasi. Perché il solo avvicinarsi a quella fiamma alla fine l'aveva bruciato.

Il tentativo di rimediare di Acque Nere era un grosso rischio e non era sicuro di quanto ne fosse consapevole, presto o tardi Shi Qingxuan avrebbe scoperto la sua identità, come prevedeva che avrebbe reagito? Hè Xuan non lo avrebbe mai ammesso, forse nemmeno ne era del tutto consapevole, ma stava mettendo in gioco tutto se stesso in quella rischiosa puntata. Se i dadi fossero stati sfortunati, chi poteva dire quello che sarebbe accaduto dopo? 

 

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

Il profumo di Hè Xuan: Shi QingXuan avverte al risveglio la fragranza di Black Water, l'ho associata a Neroli Portofino di Tom Ford. 

Zhong Yi: Si tratta di una casacca incrociata e un pantalone (perlopiù bianchi) che si indossavano solitamente come primo strato dei numerosi che componevano il vestiario dell'epoca. Venivano usati anche come indumento per dormire. 

Hanfu: è un abito tradizionale cinese (originario della dinastia Han, 206 a.c./220 d.c.), utilizzato durante gran parte del periodo precedente alla dinastia Qing. Fu utilizzato per quasi 4000 anni e resistette fino alla fine della dinastia Ming intorno alla metà del 1600.

 

Notes:

Eccoci alla fine del tredicesimo capitolo! Shi Qingxuan sembra sempre sul punto di collegare i puntini, di capire finalmente che quello strano personaggio che si spaccia per un dio (ahah, avrebbe davvero dovuto esserlo in origine, non è vero?) è invece l'esatto opposto, che lui conosce molto bene! Per ora naviga nel limbo, avvolto dalla nebbia che lo shock provato tra le grinfie di Black Water un anno prima gli ha pietosamente calato sulla coscienza. Al prossimo 𝘣𝘰𝘰𝘮 lo riconoscerà finalmente?
E Hua Cheng! Che dire? Di solito è sempre un passo avanti a tutti, ma questa volta Hè Xuan è riuscito a sorprenderlo. Magari diventerà suo complice (di nuovo 😱) o cercherà di fargli cambiare idea, chissà.

Vi piacciono le fanart dedicate ai capitoli? Ne troverete molte altre sul mio profilo Instagram privato, con accesso su richiesta, vi lascio il link sotto. Alla prossima!

https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

Chapter 14: Schegge di vetro in un cuore di pietra

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

"Come lo hai convinto a rimanere?", chiese Hua Cheng.

"Con questa". Black Water tirò fuori la maschera d'argento dalla manica. 

"Mh, capisco. E non ha riconosciuto nulla?" Fece roteare l'indice indicando l'ambiente circostante. 

"Ho sbarrato l'ingresso e le finestre che danno su questo lato del maniero. Gli ho detto che si è reso necessario perché al di fuori c'è una specie di dimensione ultraterrena o una cosa del genere e se ci mette piede rischia di precipitare nel nulla cosmico. Può accedere solo al retro della residenza, che non gli è altrettanto familiare."

"Astuto".

Hua Cheng all'improvviso si portò quello stesso indice alla tempia.

"Ma non abbastanza, temo!", esclamò allarmato.

Allungò deciso un braccio in avanti, in un assoluta concentrazione, il palmo della mano emise un bagliore. 

 

Shi QingXuan era rientrato e aveva congedato Xiao Bao, dicendo che avrebbe atteso seduto in salotto il ritorno di Hè Sheng. Era solo un espediente per liberarsi di lui. C'era una curiosità che gli prudeva sotto pelle e quella era una buona occasione per grattarla via. 

Una volta sparito Xiao Bao, si alzò a fatica appoggiandosi alle stampelle, percorse il corridoio fino all'ingresso del lato proibito della residenza e provò a forzare l'apertura del portone d'ingresso, ma ovviamente era bloccato.

Però aveva tanta energia spirituale.

Mise la mano sulla serratura finché non sentì un clangore metallico. Rise felice per quel piccolo successo e per la prima volta da mesi e mesi gli mancò essere un dio. Non si accorse dietro di sé dello svolazzare di una farfalla d'argento, ma aprendo il pesante portone vide invece il vuoto totale davanti a sé, un nero fumoso foriero di pericolo. Non fece in tempo a formulare mezzo pensiero che una forza invisibile lo sospinse all'indietro facendolo cadere sul pavimento, mentre i battenti si richiudevano con un tonfo e si udì nuovamente il rumore della serratura che scattava in posizione di chiusura. 

 

Hua Cheng abbassò la mano. 

"Che sta succedendo?" Chiese Black Water allarmato. "Cos'hai appena fatto?"

"C'è che hai fatto le cose a metà. Hai sottovalutato la curiosità del tuo pupillo, è meglio tornare indietro."

Hè Xuan lo seguì. "Di che parli?"

"Shi QingXuan ha appena cercato di aprire il portone che tu avevi sbarrato e ci è riuscito grazie al mana che gli hai prestato. Stava per mandare a monte il tuo bel piano, ma avevo lasciato le mie farfalle di sentinella e ho potuto creare l'illusione di quel vuoto che gli hai detto esserci dall'altra parte, così adesso credo che se ne starà buono per un po’."

"Gāisǐ! È sempre stato un maledetto ficcanaso." imprecò il Re Fantasma del Mare, con lo sguardo oscurato. Si rimise la maschera e comunicò con i due servitori attraverso la connessione mentale, rimproverando Xiao Bao per aver lasciato solo l'ospite. 

"Vallo a riprendere e portalo in camera sua, sbrigati!"

"Si, mio Signore".

"Suppongo di doverti ringraziare" disse poi a Hua Cheng. 

"Semmai è il contrario. Hai preso un'iniziativa difficile e moralmente discutibile, motivo per cui Xie Lian dovrà esserne tenuto all'oscuro almeno per il momento, ma penso che tu abbia davvero trovato l'unico modo per salvare Shi Qingxuan. Quindi grazie per essersene fatto carico, perché se lui ti scopre, lo sai… ci saranno conseguenze."

"Il tuo timore in realtà è una certezza per me, ma non sono i suoi ringraziamenti che cerco dopotutto, solo una forma di giustizia. Lui ha vissuto la mia vita a sua insaputa, perché gli è stato imposto. Era giusto che gli venisse tolta la divinità, ma non lo era da parte mia metterlo nelle condizioni di ridursi in uno stato disumano senza l'opportunità di poterla riconquistare onestamente. Sto rimediando a questo soltanto, che mi sia grato o meno non ha alcuna importanza.

"Shi Qingxuan non si limiterà a non esserti grato". 

"Non mi interessa ciò che penserà o dirà. Non siamo amici, non lo siamo mai stati. Non perderò nulla, perché non ho nulla da perdere".

Hua Cheng tenne per sé i suoi dubbi. Il conflitto che stava chiaramente dilaniando Hè Xuan, anche se lui lo negava ostinatamente, alla fine era solo affar suo. 

"Non ti sei fatto riconoscere, d'accordo, ma come hai fatto a trattenerlo senza doverlo mettere ai ceppi?"

"Pensa che abbia ricevuto l'incarico dal nuovo Consiglio per conto di Xie Lian."

"Ti sei spacciato per un dio? Per tutti gli dei, sei completamente pazzo, ma se funziona avrai la mia riconoscenza. Ed ero serio quando ti ho detto che chiuderò il tuo debito."

"Mhf! Da ciò capisco che sei certo che mi esploderà tutto in mano."

"Abbastanza" ridacchiò, per poi tornare subito serio. "Io in questa cosa ti appoggerò, non ne farò parola con Xie Lian, a meno che non ci arrivi da solo e mi ponga domande esplicite, in quel caso non potrò né vorrò mentirgli.”

Hè Xuan gli lanciò un'occhiata diretta, gli occhi ridotti a due fessure. “Ti consiglio di tenerlo alla larga da me.” disse aspramente.

Hua Cheng ignorò la minaccia. Forse Black Water non temeva Sua Altezza, un errore che a Jun Wu era costato caro, ma se avesse dovuto schierarsi allora il Supremo del Mare avrebbe dovuto fare i conti con entrambi e non avrebbe avuto alcuna possibilità di uscirne vincente. Era troppo sperare che non si dovesse arrivare a tanto? Xie Lian in fondo era un uomo mite e ragionevole, Shi Qingxuan anche, e le intenzioni di Acque nere erano onorevoli, lo avrebbe testimoniato.

E Gege lo avrebbe ucciso. Sì, questa volta lo avrebbe dissolto con le sue stesse mani.

Gāisǐ! 

“Penso che questa cosa possa funzionare,” attaccò invece, a dispetto dei suoi dubbi, “ma stiamo giocando col fuoco, stiamo manipolando una persona. Se anche alla fine ottenessi il risultato voluto, Shi Qingxuan potrebbe comunque sentirsi violato. Nei suoi diritti innanzitutto, ma persino nel suo corpo, potrebbe non perdonartelo mai. Io posso anche sbattermene, finché la cosa non mi tocca personalmente attraverso Xie Lian, ma tu..."

"Io cosa? Per me è esattamente lo stesso. Non amo ripetermi, ma ora che la mia vendetta si è consumata è solo una questione tra me e la mia coscienza, quel che invece deciderà di fare lui non sarà un mio problema una volta che se ne andrà fuori da quest'isola".

Erano arrivati e Xiao Bao aprì loro il portone per farli entrare e lo richiuse, questa volta con un sigillo magico, e non sarebbe bastato un mana prestato per oltrepassarlo. Si scusò inchinandosi profondamente e Black Water gli ringhiò contro un paio di rimproveri. Condusse Hua Cheng in salotto e fece chiamare Shi QingXuan. 

"Ah, a proposito... Lui mi conosce come Hè Sheng, dio appena asceso alla Corte Celeste".

"Hè Sheng?" Alzò il sopracciglio. "Ti piace flirtare col pericolo".

In risposta solo una smorfia. 

Poco dopo, accompagnato da Xiao Bao, entrò Shi QingXuan. 

"Pioggia Cremisi!" Esclamò felice, vedendolo. Gli stampellò incontro, facilitato dal fatto che nel frattempo gli era stata tolta la fasciatura al braccio, che ora Hua Cheng vide muoversi normalmente, non più storto né paralizzato.

Fortunatamente non poté essere abbracciato a causa dei bastoni, e di questo l'uomo in rosso si felicitò intimamente, ma lo confortò mettendogli amichevolmente una mano sulla spalla. 

"So che i primi giorni sono stati difficili. Come te la stai cavando?"

"Oh, questo dio così sbiadito mi sta tiranneggiando, ma guardate!" E stava lasciando cadere una stampella, che Hè Xuan afferrò al volo, per mostrargli il braccio ora sano.

"Vedo, vedo. Questo dio così sbiadito sta lavorando bene!" si lasciò andare a una fragorosa risata e Hè Xuan rispose con un'espressione insofferente. 

"So che ci siete voi e Sua Altezza dietro quest'operazione così drastica. Immagino alla fine di dovervi ringraziare."

I due Re Fantasma si scambiarono una rapida occhiata in tralice.

"Non devi. Ma se vuoi, il più bel ringraziamento per lui sarebbe che completassi il programma che ti ha organizzato Hè Sheng e da lì iniziassi a coltivare".

"Ce la farò. Il peggio credo sia passato", alludendo probabilmente al dolore e al fastidio delle fratture. 

"Non credo proprio ragazzo! Quando ti metterò sotto con gli allenamenti ti farò ricredere." Lo riprese Black Water. 

"Accidenti, mi ricordi tanto il mio vecchio amico Ming Yi. Non l'hai conosciuto, era il Maestro della Terra prima... prima di..." ed esitò. 

Cough Cough! 

Hua Cheng tossicchiò per distogliere l'attenzione di Shi QingXuan. 

"Bene, è il momento che io mi congedi. Porterò a Gege i tuoi saluti" e finse di non notare il disgusto sul volto di Hè Xuan a quel nomignolo. 

"Solo una cosa" lo fermò Shi QingXuan. 

"Mh?"

"Potreste dire a questo" e indicò l'altro Supremo col pollice, "di togliersi la maschera? Qualsiasi sia il suo aspetto a me non importa, vorrei poterlo guardare finalmente in viso".

"Evidentemente ha un valido motivo per non volersi mostrare. Che ti piaccia o no, dovrai rispettare il suo desiderio di riservatezza, Wind Master."

"Uff..." sbuffò l'altro. "Era tanto che non mi sentivo chiamare come una divinità, sapete? È bello".

"Allora torna ad esserlo" disse Black Water severo a braccia conserte. 

"Potrebbero volerci molti anni, potrebbe non bastarmi la vita intera" fu la sconsolata risposta. 

"Ma ci proverai con tutte le tue forze ed è questo che ci si aspetta da te."

"Shì!"

"Vorresti adesso andare ad avvertire Huang Yichèn di servire il pranzo? Per favore."

"Vado."

Hè Xuan attese la sua uscita di scena, poi rivolto a Blood Rain: "Rimani a farci compagnia?"

"Uhm, è forse l'inizio di un'amicizia?" Fece l'altro sarcastico. 

"Solo doverosa cortesia".

"Così mi ferisci. Sarà per un'altra volta allora, quando me lo chiederai più gentilmente." E ridendo se ne andò. 

Hua Cheng venne scortato da due soldati di Acque Nere fino alla spiaggia e da lì lanciò i dadi per tornare a Paradise Manor. Era sollevato e preoccupato al tempo stesso dalla situazione inaspettata che aveva trovato sull'isola. Per riabilitare il Maestro del Vento rischiavano di uscirne tutti con le ossa rotte. 

 

I giorni successivi trascorsero con Shi Qingxuan che venne portato a turno da Xiao Bao e Huang Yichen nell'armeria per insegnargli a maneggiare la spada. La collezione di Hè Xuan non eguagliava lontanamente quella di Hua Cheng (quella che, ricordò con un forte senso di colpa, avevano mandato in fumo proprio lui e Xie Lian) ma era comunque piuttosto ricca e la prima volta, il giorno dopo la visita di Pioggia Cremisi, i due subordinati insieme discussero sulla spada più idonea e il tipo di esercizi con cui farlo iniziare. Lui pensò bene di rimarcare che non era stato un dio marziale e che per ascendere non era richiesto che sapesse usare la spada, ma venne completamente ignorato. Gli era comunque chiaro che doveva rafforzare entrambe le braccia, soprattutto quella rimasta a lungo immobile e così, da seduto, trascorse la mattina facendo prima un riscaldamento degli arti superiori, poi gli venne messa in mano una jian che, nonostante fosse un modello sottile e non troppo pesante, gli fece crollare il braccio a terra dopo pochi secondi sotto il peso del solido metallo. 

"Aaah! Volete davvero che tenga sospesa questa cosaaa?" Si lagnò il ragazzo. 

"Poche storie Maestro del Vento". La voce arrivò dalla porta dell'armeria. La figura eretta e austera di Hè Sheng si stagliava tra le scorrevoli spalancate. 

"È troppo pesante! Non riesco a tenerla sollevata, come potrei addirittura maneggiarla?. 

"L'esercizio serve a questo, Baiyù."

"..."

Shi Qingxuan si sorprese e arrossì scioccamente sentendo quel soprannome. 

"Avanti, poche storie, è la spada più leggera che esista, stai facendo perdere tempo ai miei attendenti. Huang Yichèn, con me.  Xiao Bao, stai con il ragazzo fino all'ora di pranzo, domani vi darete il cambio" e se ne andò seguito dal servitore, ma Shi Qingxuan era rimasto fermo a una sola parola, a quel nomignolo con cui l'aveva soprannominato.

Baiyù. La prima parola carina che gli aveva rivolto.

"D'accordo, riproviamo. Una così piccola spada, che sarà mai!". Una nuova determinazione lo animò e non si lamentò più finché non arrivò l'ora del pranzo. Scoprì nel frattempo dal refrattario Xiao Bao, che Huang Yichen era anche il responsabile dei pasti della magione. 

"Sicché il cuoco è lui È davvero bravo." lo lodò. 

"En.”

Non si lasciò scoraggiare dalla poca propensione alle chiacchiere del vice-dio.

“Avrà un gran da fare se deve occuparsi anche di cucinare.” rifletté. 

“Non è da solo. Sono tanti.”

"Una brigata di cuochi per una persona sola?" insistette. 

"Su quest'isola vivono una cinquantina di persone che si suddividono tra soldati di guardia al territorio e attendenti che si occupano del maniero, delle stalle e delle esigenze del padrone."

"Padrone? Chiamate il vostro dio padrone?"

Pur avendo commesso una terribile gaffe, Xiao Bao non si scompose. 

"Un nome vale l'altro." rispose brevemente, mentre gli sosteneva il braccio sinistro che impugnava la spada per costringerlo a tenerlo sollevato senza cedere. 

"Comunque siete dei, dotati di una spiritualità tale per cui mangiare e dormire vi è secondario. Un esercito di cuochi mi pare esagerato, anche se devo ammettere che il vostro capo ha dimostrato un considerevole appetito."

"Siamo... uhm... comunque umani, anche se immortali, dovresti saperlo bene."

Xiao Bao stava camminando sulle uova, rischiava di dire qualcosa di sbagliato da un momento all'altro e non voleva nuovamente essere rimproverato per colpa di quello sciocco.

"Non ricordi già più come funziona?" disse allora. "Possiamo fare ciò che facevamo prima e, grazie al mana, goderne di più e meglio. Tu però scommetto che non te la sei goduta, eh? Lo sai che possiamo fare l'amore e provare piacere in modi che da umani non avremmo nemmeno sognato?" Questo, pensò Xiao Bao, forse lo avrebbe imbarazzato abbastanza da farlo tacere, anche se probabilmente si trattava di una falsità. Non aveva idea di quanto è come facessero sesso gli dei, ma era sicuro del fatto che alla maggior parte dei fantasmi quell'attività era preclusa, non possedendo sufficiente potere spirituale. 

Shi Qingxuan, alle espressioni fare l'amore e provare piacere, arrossì penosamente. In vita sua non aveva mai parlato con nessuno di quelle cose, fatte poi men che meno. Sentirne parlare da un quasi estraneo lo turbò e Xiao Bao pensò soddisfatto d'averlo finalmente zittito.

"Eh, Xiao Bao! Quante parole mi hai detto tutte insieme!" proseguì invece l'altro nervosamente, mentre gli veniva fatta passare la spada da una mano all'altra per ripetere le sospensioni. 

"Mhn."

Shi Qingxuan sospirò, la loquacità dell'altro pareva già essersi esaurita.

Mentre il tempo scorreva nell'eseguire gli esercizi di resistenza, pigramente tornò su quelle parole. 

Fare l'amore. 

Provare piacere. 

Valeva anche per Hè Sheng? Sembrava così algido, così distante da certe debolezze. Non riusciva ad immaginarlo mentre... 

E invece la sua mente lo immaginò.

Disteso su lenzuola di seta, la maschera sugli occhi, la bocca sensuale piegata in una smorfia ironica, il petto bianco scultoreo, i capelli neri che scivolavano sulle spalle, le gambe muscolose fasciate dai pantaloni neri... 

"Maestro del Vento, lasciate la spada per favore", lo richiamò Xiao Bao, ma l'altro non parve sentirlo, lo sguardo perso nel nulla e la mano destra che serrava l'elsa con le nocche sbiancate, tenendola puntata dritta davanti a sé, verso quello stesso nulla. 

"Maestro del Vento, per favore...". Provò a sciogliergli le dita, che  però con insolita forza rimasero chiuse sull'elsa. 

"Che succede?" Chiese una voce nota dalla porta. Allora Shi Qingxuan si riscosse e la jian venne improvvisamente lasciata cadere, mancando di un soffio il piede di Xiao Bao. 

"Shi Qingxuan, ma che stai combinando?" Hè Xuan li raggiunse e nel parlare gli mise una mano sulla spalla. 

Shi Qingxuan, scosso dal tonfo dell'arma rovinata a terra, alzò lo sguardo. Hè Sheng era vestito come sempre, hanfu e vambrace nere e argento. Ma lui quelle vambrace le aveva appena viste serrate su avambracci nudi e muscolosi e... 

"Dei, mi dispiace, mi dispiace!" Si chiuse il volto tra le mani sperando di nascondere la vergogna. 

Hè Xuan lo guardò esterrefatto al pari di Xiao Bao. 

"Cosa mi sono perso?"

"Niente di ché, mio Signore, non saprei davvero cosa passa in quella testolina" Xiao Bao si strinse nelle spalle. 

"D'accordo, forse è solo stanco, per oggi può bastare." Aiutò Shi Qingxuan ad alzarsi dalla sedia, mentre Xiao Bao afferrava le stampelle. Lo prese per un gomito e gli circondò la vita con un braccio per sostenerlo, ma il ragazzo fece uno scatto immediato all'indietro come se si fosse scottato, inciampando sulla sedia e cadendo a terra. 

He Xuan e Xiao Bao guardarono attoniti quel volto imporporato e gli occhi sbarrati. 

Hè Xuan fece un cenno col capo e Xiao Bao, dopo aver rimesso a posto la sedia e avervi appoggiato le stampelle sopra, si dileguò. 

Fissò dall'alto per qualche secondo quello scomposto mucchietto di vesti e capelli, chiedendosi perché sembrasse così imbarazzato e sconvolto. 

Forse aveva sottovalutato l'impatto che l'improvviso cambiamento aveva avuto su quell'esserino ancora pelle e ossa. Esserino che per inciso non era molto più basso di lui, ma infinitamente più fragile. Non lo aveva aiutato abbastanza, dimostrandosi troppo distaccato e poco empatico. Aveva deciso tutto lui, si era imposto con la forza, lo aveva portato via dalla vita a cui era abituato per rinchiuderlo tra quattro tetre mura a fare qualcosa che era sì per il suo bene, ma su cui non gli aveva concesso diritto di scelta. Doveva cercare di ammorbidirsi e rendergli le cose più facili. 

Che ironia. Lui era la causa di ciò che quel ragazzo era diventato, così come Shi Qingxuan era stato l'indiretta e inconsapevole causa di quel che era diventato lui. In mezzo scorreva così tanto risentimento che "ammorbidirsi" era un termine quanto mai inappropriato, ma non era stato Shi Qingxuan a chiedere di essere portato lì, perciò a lui spettava almeno l'onere di rendergli le cose il meno complicate possibile. 

Allungando una mano verso il giovane a terra, lo vide ritrarsi leggermente. 

Perché tanta ritrosia? Che stesse sospettando la sua vera identità? 

Si accovacciò davanti a lui, con un ginocchio a terra, senza sfiorarlo. 

Quelle iridi, che divennero sospettosamente lucide, erano come cristalli di Andara e lui volle trattenersi dallo strofinare un pollice sotto quelle lunghe ciglia, per asciugare quell'inizio di lacrime orgogliosamente trattenute. Una di queste però sfuggì e rotolò sulla guancia di giada e lui non poté fermare la propria mano. Lo sguardo si addolcì suo malgrado e Il tocco fu estremamente delicato nel raccogliere e portare via la goccia scivolata giù. 

Shi Qingxuan tremò al contatto, provando un denso e rassicurante calore, e chinò il viso facendosi accogliere da quella mano in cerca di conforto. Perché la vicinanza di quel dio gli era così familiare? 

Hè Xuan rimase spiazzato nel ritrovarsi il viso di lui accoccolato sul suo palmo e stava per scostarsi, ma ricordò  nuovamente a se stesso di dover essere meno scorbutico. 

"Sei sopraffatto Shi Qingxuan, lo capisco. Mi dispiace non esserti stato di supporto nel modo giusto, ho sottovalutato l'impatto che tutto questo sta avendo su di te", cercò di tranquillizzarlo, la voce profonda e leggermente roca.

Il suo respiro freddo e dolce sfiorava la pelle del volto accaldato di Shi Qingxuan, provocandogli brividi lungo la nuca. Sembrava un cerbiatto spaventato e Hè Sheng fece la cosa più naturale e al contempo inaspettata che si potesse immaginare. Lo circondò con le braccia e lo strinse a sé. 

Shi Qingxuan rimase scioccato e d'istinto tentò di respingerlo, ma lui non gli permise di liberarsi. Quel corpo era solido come una roccia e venne colto a tradimento da uno strano e piacevole languore. Smise di lottare e si abbandonò su quel petto ampio con un sospiro. Con nessuno aveva mai condiviso una simile intimità.

Era piacevole. 

Hè Xuan improvvisamente si sentì circondare da un paio di braccia magroline e fu in quel momento che prese coscienza della sua improvvisa debolezza. 

Sbagliato! Sbagliato! 

Si tirò indietro, cercando di non essere troppo brusco, e si sciolse da quella stretta. Un senso di nausea lo prese alla bocca dello stomaco. 

Non sarebbe più dovuta accadere una cosa del genere. Mai più.

Poteva essere gentile senza toccarlo, perché toccarlo era strano. 

Shi Qingxuan, sentendosi allontanato, provò una spiacevole sensazione di freddo. 

Quanto avrebbe dato per potergli vedere gli occhi, leggervi ciò che stava provando. Stava avvertendo il suo stesso tumulto interiore?

Allungò una mano verso la maschera d'argento, ma istantaneamente Black Water gliela bloccò, stringendola nella sua.

"No" disse solo. 

Gli lasciò la mano e si alzò, portandosi dietro di lui. Gli infilò le mani sotto le ascelle e lo aiutò a rimettersi in piedi, passandogli le stampelle.

In silenzio Shi Qingxuan venne riaccompagnato nella sua stanza. 

Hè Sheng, passando per i corridoi, ebbe la stessa sensazione di qualche tempo prima. Colori più nitidi, dettagli più chiari di tutto quello che lo circondava. Vide una minuscola crepa sulla parete, un impalpabile filamento di ragnatela in un angolo in alto,  in un dipinto colse un particolare insignificante che non aveva mai notato prima.

Arrivati in camera gli disse solo di riposarsi un po' prima del pranzo, poi se ne andò nella sua. 

Si buttò sull'imponente letto grigio, accolto dagli innumerevoli cuscini, e chiuse gli occhi. Perfida, la mente gli ripropose le immagini di quanto accaduto poco prima, ma non paga le accompagnò alle sensazioni provate in quel momento. Hè Xuan sentì una contrazione allo stomaco. 

Si alzò di scatto dal letto, irritato, ma prima di uscire di nuovo dalla stanza poté accorgersi di quanto brillante e vivido fosse il rosso del vaso cinabro sullo scrittoio. 

 

GLOSSARIO e CURIOSITÀ

 

Baiyù (白玉): Giada bianca. 

Jian: spada dritta a doppio taglio. Le versioni storiche a una mano hanno lame che arrivano a 80 centimetri di lunghezza. Esistono anche versioni a due mani più grandi e pesanti, utilizzate per l'allenamento da molti stili di arti marziali cinesi (Fonti: varie, dal web). 

Cristallo Andara: tipo di vetro classificato come ossidiana, che si  caratterizza per i suoi colori vivaci, che vanno dal traslucido all'opaco e sono disponibili in varie tonalità come verde, blu, viola e rosa. Il vetro Andara viene spesso lucidato e modellato in varie forme come sfere, punte o gioielli. (Fonte: it.geologyscience.com) 

Serrature: anche se la novel originale non è ambientata in un periodo storico ben definito e vengono miscelati dettagli di svariate epoche, ho collocato detto periodo (che si snoda ricordiamo nell’arco di 800 anni) tra la dinastia Han, che inizia nel 206 a.C. e la dinastia Song che si chiude nel 1279 d.C. È certo che non esistessero serrature meccaniche all'epoca, che si stima sarebbero arrivate dopo il XIII sec. forse grazie a  Marco Polo, quindi si tratta di una piccola licenza in funzione del racconto.

 

 

Notes:

Bentornati!
C'è mancato un pelo che il piano di Acque Nere andasse all'aria, meno male Hua Cheng che scaltramente non lascia mai niente al caso.
Solo che adesso Black Water ha anche un'altro problema: gestire quelle emozioni che la vendetta ha sepolto sotto tonnellate di odio e risentimento.
La vedo dura.
Invece quel "cucciolo" di Shi Qingxuan? Sì, tra virgolette, perché ricordo che l'ex dio del Vento è alto quasi quanto Hè Xuan (1, 86 cm contro 1,89 cm, riportano le fonti) e l'anime ce lo mostra con una muscolatura di tutto rispetto (quando si toglie gli abiti da donna nel palazzo di Hua Cheng, ricordate?). Ma dopo un anno passato per strada versione accattone, magro e affamato, come non pensare a lui come a un esserino indifeso bisognoso di cure e affetto (e amore, tanto, tanto amore)?
Intanto li lasciamo così, sorpresi nello scoprirsi così sensibili l'uno all'altro, poi chi vivrà vedrà.
Alla prossima!

(Non scordate che se vi piacciono le fanart su di loro, ne trovate altre sul mio profilo privato Instagram, basta fare richiesta al link qui sotto 😉) 💙
https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

Chapter 15: Lavori in corso

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

La luce proveniente dalla finestra  svegliò Xie Lian. Il sole ancora basso all'orizzonte regalava un'atmosfera rarefatta che ben si conciliava con quel risveglio lento e appagante. 

Non aprì gli occhi, ma avvertì il suo corpo solido, le loro gambe intrecciate, il braccio che lo avvolgeva. Sentì il suo aroma, un cocktail tra la reminiscenza di un profumo orientale, legnoso e speziato, e l'odore naturale della pelle, che era solo suo e che trovava eccitante e rassicurante al tempo stesso. 

Si avvinghiò ancora di più a lui, strofinando la guancia sul suo petto, contro la stoffa della veste intima.

La presa del braccio si rafforzò. Anche Hua Cheng era sveglio. 

Xie Lian alzò il volto su di lui e incontrò un occhio profondamente nero che lo stava fissando, ma poi il fantasma fece un gesto brusco col capo per far scivolare giù i capelli a coprire la cicatrice su quello mancante.

Scoperto e indifeso nel suo unico punto debole.

Xie Lian non distolse lo sguardo, alzò una mano a scostargli la ciocca, a sfiorargli la pelle delicata non più protetta dalla benda, la testimonianza della sofferenza patita dall'uomo. 

Il suo uomo. 

Si sollevò, fino a posarvi sopra le labbra. Lo sentì irrigidirsi e poi pian piano rilassarsi. 

"Amo tutto di te, non nascondermi niente".  Mormorò sulla pelle martoriata, trasmettendogli la vibrazione delle sue parole. 

Hua Cheng lo strinse di più, scostando il volto e nascondendolo nell'incavo del suo collo. 

"Gege, come puoi amare quest'essere così imperfetto?" Il tormento era percepibile nella sua voce, quella di un Supremo Re Fantasma così forte eppure così incredibilmente fragile. Una fragilità che Hua Cheng mostrava solo a lui.

La sua eterocromia era stata il cruccio di una vita, la base dell'incertezza che aveva a lungo minato la percezione del suo aspetto esteriore. Incertezza che pian piano era scemata per lasciar spazio alla consapevolezza della propria avvenenza. Eppure di fronte a Xie Lian, alla sua bellezza eterea, pura e perfetta, si sentiva ancora quel ragazzino sporco e difettoso che gli era caduto tra le braccia. 

"Che domande sciocche di prima mattina!" Xie Lian rise, affondando la bocca sulla massa di capelli neri e aspirandone l'aroma.

"Gege oggi mi prende in giro". Era imbronciato. 

"Gege oggi ti ama più di ieri e meno di domani".

"Voglio già che sia domani"

"Sarà sempre domani".

Hua Cheng alzò il viso su di lui e Xie Lian lo baciò. Aveva imparato a farlo bene, nel modo giusto, perché non facevano altro che quello. 

"Aaah Gege, la tua lingua è capace di uccidere in molti modi e preferisco di gran lunga questo!" gli disse sulle labbra. 

"San Laaang!" Xie Lian arrossì. "Sei tu che ne fai un uso così spudorato! Certe parole finiranno per annodartela!"

"E non hai ancora idea di quali magie posso farle compiere.", aggiunse malizioso e gli catturò nuovamente la bocca. 

Brividi percorsero la schiena di Xie Lian, un intenso formicolio gli invase il ventre. Si aggrappò a lui e si fece adagiare sul letto, accogliendone il peso sopra di sé. Hua Cheng tracciò sul collo scie di baci infuocati e come dotato di vita propria il suo corpo si inarcò per incontrare quello di lui e le loro eccitazioni si toccarono attraverso la stoffa sottile. 

Una scossa intensa e devastante percorse Xie Lian in tutto il suo metro e ottanta e boccheggiò come se gli avessero sottratto l'aria. 

"Sa... San Lang..." Lo richiamò, cercando di allontanarlo da sé, improvvisamente spaventato dalla piega che stava prendendo la situazione. 

Hua Cheng parve non udirlo e continuò a lasciare tracce umide sulla candida pelle, allargando con le dita la casacca bianca fino a scoprirgli la spalla, racchiudendola tra i denti in un morso non troppo delicato. 

Fu un piccolo dolore che infiammò i lombi di Xie Lian, che sentì la mente iniziare ad andare alla deriva. Prima che ciò accadesse del tutto esclamò con più decisione: "San Lang!" e lo spinse con forza di lato.

"..."

"De-devo andare alla Capitale. Mi aspettano", si giustificò, scivolando velocemente giù dal letto e barcollando quando cercò di mettersi in piedi. Sperò che San Lang non ricordasse che in realtà era atteso alla Capitale Immortale non prima di tre ore. 

San Lang lo ricordava, ma non disse nulla.

Lo osservò lasciare il letto, fuggire sarebbe stato il termine più appropriato, per chiudersi nella stanza da bagno. 

Hua Cheng si riadagiò, cercando di placare il tumulto interiore. Se il suo cuore fosse stato vivo i battiti gli avrebbero squarciato il petto, se i polmoni avessero funzionato i suoi respiri sarebbero stati affannosi.

Era difficile tenere a bada le intense sensazioni che la vicinanza del suo dio gli causava ed era tutto nuovo anche per lui. 

Sospirò e gli uscì involontario un gemito strozzato. 

Xie Lian lo udì attraverso la porta chiusa e si nascose il viso tra le mani. 

Oh dei! Lo desidero così tanto! Perché non riesco a lasciarmi andare! Cosa c'è che non va in me?

La stanza da bagno aveva due accessi. Poteva uscire in corridoio e andare in cucina a mettere sul fuoco l'acqua che sarebbe servita per lavarsi, ma ci ripensò e decise che utilizzare l'acqua fredda del catino nell'angolo avrebbe corroborato lo spirito e soffocato le fiamme nel suo corpo. 

Un bastoncino d'incenso più tardi tornò in camera, ma Hua Cheng non c'era. Erano spariti anche i vestiti e la benda nera che vi era appoggiata sopra. 

Un sottile velo di lacrime gli appannò la vista. Cercò di trattenerle stringendo i pugni. 

Se ne era andato. Lo aveva fatto arrabbiare. 

Un dolore sordo si irradiò in mezzo al petto, portò una mano al torace e artigliò la veste. Era un immortale, perciò non stava avendo un attacco cardiaco, vero? Eppure scivolò in ginocchio, pensando che forse anche un dio poteva morire di dolore: quante volte si poteva perdere il proprio amato senza che il cuore finisse per spezzarsi in due, sanguinando fino a donare la pace eterna a un’anima così provata? 

"Gege, la colazione è pronta" Hua Cheng si affacciò alla porta della camera con un sorriso e Xie Lian ebbe un mancamento. 

Non se n'era andato! Non lo aveva lasciato! 

Non ci ragionò sopra, semplicemente si lanciò tra le sue braccia aggrappandosi a lui. 

Sentendo le spalle scosse da un singhiozzo, Hua Cheng gli alzò il mento con un dito. Vide il volto rigato di lacrime. 

Non ci fu bisogno di spiegazioni.

"Gege... Calmati. Non vado da nessuna parte. Non ti lascio. Te lo ripeterò tutte le volte che vuoi, abbi fiducia in me."

"E tu sii paziente con me." Mormorò sul suo petto. 

Lui gli posò un bacio sulla tempia. "Xie Lian..." 

L' essere chiamato per nome con quell'intensità  fece tremare il dio. 

"... Se per farti rimanere tutta l'eternità con me tu mi chiedessi di rinunciare a qualcosa... a quella cosa... Lo farei. Niente è più importante che averti ritrovato e averti al mio fianco. Vorrei non vederti più piangere per il timore che me ne sia andato per sempre. Non ti abbandonerei per nulla al mondo."

"Lo dici come se io mi dovessi sentire obbligato a... Ma io invece… lo desidero! Oddei!" Il volto si imporporò. "Non parliamo di questo ora, vuoi?" e affondò di nuovo il viso nell'ampio torace di San Lang. 

Xie Lian era pieno di vergogna ad affrontare quel discorso, non vi era abituato. Per ottocento anni coltivare, ascendere, combattere e sopravvivere erano stati i soli argomenti di conversazione affrontati con chiunque gli avesse rivolto la parola. Una volta sola, prima di incontrarlo, aveva dovuto affrontare i tormenti di un corpo acceso dal desiderio ed era stato a causa dei Land of the Tender che, intossicandolo col loro polline, lo avevano costretto a ferirsi profondamente con la spada per non soccombere al subdolo richiamo dei demoni. Allora non lo sapeva, ma il giovane soldato di guardia alla caverna in cui si era rifugiato era Hua Cheng. Wu Ming. Lui c'era sempre stato. 

San Lang si sciolse dall'abbraccio e lo prese per mano. 

"Ora vieni, non c'è niente di meglio di una buona colazione per ritemprare lo spirito. Non ti dispiace se invece più tardi scaldo l'acqua per lavarmi, vero? Io e il freddo di prima mattina non andiamo d'accordo." Un sorriso furbo. 

Xie Lian arrossì di nuovo. Non c'era davvero nulla che potesse sfuggirgli! 

 

 

Passò le due ore successive ad accogliere i fedeli assieme a Hua Cheng che, riprese le abituali sembianze di Xiao Hua, si era ritagliato la mattinata libera e tra un credente e l'altro aveva ripulito il cortile e tagliato la legna da ardere, mentre Xie Lian sistemava le offerte e osservava l'interno del santuario con occhio critico. 

"Cosa ti turba Gege?" Chiese il giovane San Lang rientrando, trovandolo assorto di fronte alla statua che riproduceva in maniera discreta le sue fattezze, posta a lato dell'altare. 

"Mi manca la tela che avevi dipinto e messo sopra il vecchio altare, ricordi?"

"Certamente, era l'immagine di Huā Guān Wăn Shén, il Dio Marziale Incoronato di Fiori. Era così che ti ricordavo da bambino. Così che ti avevo conosciuto". 

"En. Mi manca molto. Era importante per me. L'avevi fatta tu."

"Non ti piace la statua che hanno scolpito i paesani?"

"Sì, è carina, abbastanza somigliante... ma non è la stessa cosa. Mi sembra solo... fredda, senz'anima. Invece quel dipinto sembrava... Non so come spiegarlo...".

"... Vivo. Esattamente come lo sembrano le statue che ho scolpito sul monte Tonglu, vero? Amore e devozione non sono la stessa cosa e possono produrre risultati differenti. Io per Gege provo entrambi," e lo abbracciò da dietro, "perciò le mie opere saranno sempre più belle di quelle di chiunque altro."

"Amo la tua modestia, San Lang." Xie Lian rise. 

"Questo umile ammette di provare un certo orgoglio per le sue opere d'arte."

"San Lang ne ha ben ragione."

"Ma non puoi offendere i tuoi fedeli sostituendo la statua".

"Certamente no." Sospirò sconfortato. 

"Bene, adesso però è ora davvero che tu salga alla Capitale Immortale Gege. Se non ti dispiace rimango qui e ti aspetto."

Lo fece voltare e attese la risposta, che ebbe dal luccichìo felice delle calde iridi nocciola. 

 

 

Il suo palazzo, come gli aveva detto Feng Xin la prima volta che aveva rimesso piede alla Corte Celeste, era stato tra i primi ad essere edificati. Se quelli dei cinque Consiglieri erano dunque più o meno stati ultimati, c'era ancora un sacco di lavoro da fare per terminare la ricostruzione della Capitale.

Jun Wu aveva decimato una parte delle divinità e la mano d'opera, peraltro non tutta qualificata, scarseggiava. Se tre dei cinque generali se la cavavano abbastanza bene con i lavori manuali, gli altri due non erano totalmente inesperti. Quán Yīzhēn era un apprendista volenteroso, svelto ad imparare e a eseguire, ma occorreva perdere tempo a insegnargli. Láng Qiān Qiū, rientrato dalla missione nel suo territorio, era altrettanto volenteroso ma assai più maldestro: come Xie Lian, era nato principe e vissuto a corte circondato dal lusso, ma al contrario del suo ex precettore non aveva dovuto imparare l'arte di arrangiarsi nei secoli successivi. Sapeva combattere e sapeva farlo molto bene, non per niente il suo maestro d'armi era stato proprio Xie Lian, ma la carpenteria decisamente non era il suo forte. Alcuni dei civili erano assai capaci, altri meno, nel complesso erano troppo pochi perché i lavori potessero procedere spediti. Se tutti avevano un tetto seppur incompleto sulla testa, il doversi anche dedicare alle preghiere dei fedeli rallentava di molto le opere. 

Xie Lian si guardò intorno. Non era cambiato praticamente nulla dal primo giorno che vi aveva messo piede. Le stesse impalcature, lo stesso stadio dei lavori. Anche a quello bisognava trovare una soluzione.

Come se la Celeste Dimora avesse misteriosamente avuto consapevolezza della difficile situazione, si era messa in una sorta di stand by e le ascese si erano interrotte. Il che era un bene da un lato e un male dall'altro: meno edifici da edificare nell'immediato, ma anche meno mano d'opera a disposizione. 

Quando c'era Jun Wu ricordava che i palazzi apparivano dal nulla. Il terremoto che avete provocato lui quando era asceso la terza volta, ad esempio, aveva disintegrato i pilastri dorati delle residenze di molti Ufficiali Divini, tegole e mattoni erano andati in frantumi. Chi aveva subìto i danni più ingenti si era dovuto arrangiare con rifugi provvisori, che erano comunque palazzi dorati belli e pronti come quello che gli aveva mostrato Ling Wen in un punto in cui fino a tre giorni prima, lo aveva dichiarato lei, non vi era assolutamente nulla. Palazzi il cui "costo" veniva comunque addebitato sottoforma di meriti che finivano nelle casse dell'Imperatore, che poi li reinvestiva elargendoli sottoforma di premi ai più degni tra le divinità, e che andavano a rafforzare i poteri spirituali. Non era forse così che Xie Lian aveva cancellato il debito di otto milioni e ottocentottanta mila meriti accumulato proprio con quella tumultuosa ascesa? La sua prima missione sul Monte Yu Jun ne aveva estinto una buona parte, poi aveva scoperto che Feng Xin si era accollato la parte che gli era stata addebitata per la ricostruzione del suo palazzo e la riparazione della campana che era crollata su Mu Qing. E il resto? Quando Ling Wen lo aveva rassicurato che la pendenza era stata completamente estinta, un veloce calcolo gli aveva suggerito l'intervento in sordina dell'Imperatore. Non che quel premio non l'avesse meritato. Immaginò semplicemente che, essendo già al centro delle sgradite attenzioni degli altri  sacerdoti divini, Jun Wu l'avesse fatto in silenzio per preservarlo da altri pettegolezzi. Perché Jun Wu aveva una predilezione per lui e questo era risultato  chiaro a tutti fin dalla prima ascesa. Solo che predilezione era un termine che poi si era rivelato inesatto. Fissazione, ossessione, erano sostantivi senz'altro più azzeccati. 

Ad ogni modo, come facessero i palazzi ad apparire dal nulla e quanto c’entrasse Jun Wu in questo, era rimasto un mistero. All'epoca pensavano tutti semplicemente che l'Imperatore avesse poteri illimitati e li mettesse al loro servizio, non si erano posti troppe domande: erano ricchi, privilegiati, protetti e felici, gli dei non chiedevano altro.

Questa volta i funzionari divini avevano potuto contare invece solo sulla loro prestanza fisica e sulle capacità acquisite da mortali, perché sembrava che la Capitale Celeste, sparito Jun Wu, avesse perso quella sorta di capacità auto-rigenerativa che era stata una sua peculiare caratteristica. I loro poteri erano certamente utili: era possibile sollevare colonne, posizionare pareti, adagiare tetti con la sola forza del mana, ma tutte quelle cose andavano prima costruite e assemblate e nessuno di loro era in grado di farle apparire dal nulla. 

Poteva osare chiedere di nuovo aiuto a San Lang per supportare le fecce divine, come le chiamava lui, avendo perso la vita quando l'aveva fatto l'ultima volta?

Assolutamente no. 

Però all'appello ora mancavano anche i due Generali del Sud in missione a Jiangxi e i lavori avrebbero subito un ulteriore rallentamento. 

Il Generale Ming Guan perlomeno era più paziente di quanto non lo fossero gli altri due con i vari funzionari civili che gli si affaccendavano intorno. Lo trovò nei pressi di un palazzo quasi terminato. Dalla posizione occupata doveva essere quello del futuro Maestro dell'Acqua. 

Per la prima volta lo vide senza l'impeccabile abbigliamento marziale e rimase abbastanza impressionato dal suo aspetto: indossava una casacca chiara senza maniche aperta sul davanti fino alla sommità del petto, che lasciava esposti le braccia e parte del torace lucidi di sudore. I pantaloni non più coperti dalla lunga tunica gli fasciavano le gambe muscolose e i capelli neri, su cui il sole rifletteva delle sfumature color mogano, erano parzialmente fermati in alto, mentre il viso dai tratti forti e regolari era segnato dalla polvere. Nel complesso un fisico imponente e bello da vedere. 

Con la coda dell'occhio Xie Lian colse un movimento impercettibile in lontananza, in alto alla sua sinistra, sulla torre della campana. Una figura in verde stava eretta e pareva osservare quello stesso spettacolo. Era troppo lontana per capire chi fosse, anche se in effetti, quei colori... 

La figura parve avvedersi d'essere studiata, perché saltò giù e sparì alla sua vista. 

Xie Lian avrebbe giurato d'aver riconosciuto la Maestra della Pioggia. 

"Xie Lian, buongiorno". Pei Ming lo saluto da lontano. 

"Buongiorno. Sono qui per dare una mano, datemi ordini".

"C'è l'imbarazzo della scelta. Ho lasciato Quán Yīzhēn con un paio di vice-dei e un altro paio di dei civili al palazzo del futuro Maestro della Terra. Potete andare a vedere che combinano e tenerli in riga. Il Dio Marziale dell'Ovest ha un debole per voi, sarà obbediente come uno schiavetto, vedrete" e rise. 

"Mi si è solo affezionato" si affrettò a precisare Xie Lian imbarazzato. 

"E non volevo intendere altro, Vostra Altezza" ghignò, "anche perché Hua Cheng potrebbe scuoiarlo vivo muovendo appena un dito, se avesse anche solo il sospetto che il generale dell’Ovest mira ad altro che al vostro affetto fraterno". Il ghigno si aprì in un'altra fragorosa risata. Poi tornò serio. "È un bene averlo come amico e non come nemico, Pioggia Cremisi intendo. Vi dobbiamo anche questo, immagino". 

Per Xie Lian la parola amico era stata usata da Pei Ming con un po' troppa leggerezza, ma non lo contraddisse, preferendo assentire e cambiare discorso. 

"Mi è sembrato di vedere poco fa la Maestra della Pioggia osservarvi da lontano, è stata qui stamattina?"

"No e certamente vi siete sbagliato, non poteva essere lei. Non perderebbe mai il suo preziosissimo tempo osservando me che lavoro. Sua Signoria", e il tono divenne sprezzante, "è troppo piena di sé per interessarsi a qualcosa che non siano i campi e il bestiame del suo territorio, pff!" e considerò chiuso l'argomento.  

Xie Lian lo lasciò lavorare e andò a cercare Quán Yīzhēn. 

 

 

 

Il Regno del Cielo esisteva da molto prima di Jun Wu e sarebbe esistito molto dopo di loro. Nessuno sapeva, a meno di voler dare retta alle leggende, come e quando fosse nato e ad opera di chi. Ciò che sapevano gli era stato raccontato dall'unico sopravvissuto dei quattro vassalli dell'Imperatore, nonché successivamente precettore di Xie Lian, Mei Niangqing. Da lui erano venuti a conoscenza di come la generazione precedente di ufficiali divini fosse stata spazzata via da colui che poi si era insediato sul trono attendendo pazientemente l'ascesa di nuovi dei. Nonostante la sua fosse una mente clamorosamente instabile, Jun Wu era riuscito come imperatore celeste a trovare un suo equilibrio e il Paradiso era stato a lungo un luogo equo e giusto sotto la sua guida. Poi aveva conosciuto Xie Lian e da lì una crescente ossessione per quel bellissimo e talentuoso giovane, che vedeva esattamente uguale a lui, lo aveva fatto precipitare in una sorta di lucida follia, abilmente nascosta dietro i modi composti e solenni.

Il Regno dunque esisteva da molto prima di Jun Wu, pareva perdersi nell'infinito del tempo e, cosa altrettanto inspiegabile, lì non pioveva mai ed era sempre primavera. Non faceva mai né troppo caldo né troppo freddo, il cielo era perennemente azzurro con qualche sporadica bianca e soffice nuvola, perché la maggior parte di esse si trovava in basso, sotto di loro. Quando era un mortale gli piaceva guardare le nuvole rincorrersi in cielo, gli piaceva stare al chiuso nelle giornate di pioggia e adorava giocare con la neve. Poi... Bè, poi c'era stata la guerra e in seguito era mancato qualcuno con cui condividere quel divertente passatempo. 

La forzata e artificiosa primavera celeste non lo attirava, ma avrebbe presto dovuto riabituarcisi. La sua presenza lì era fondamentale come quella di tutti gli altri. 

Si soffiò via dalla faccia una ciocca di capelli che era sfuggita alla crocchia e si sollevò da terra, dov'era stato piegato tutta la mattinata a dipingere alcuni pannelli finemente cesellati, che sarebbero stati utilizzati nelle dimore celesti come pareti divisorie.

Intorno a lui dèi e vicedei che in vita avevano avuto competenze nell'edilizia si affaccendavano trasportando col mana assi, pannelli, pietre, blocchi da scolpire e materiale vario che in buona misura erano stati recuperati dalle macerie del regno distrutto. 

Contattò Hua Cheng attraverso il sistema di comunicazione spirituale per avvisarlo che non sarebbe riuscito a ritagliarsi una pausa, dato che erano così indietro. 

"C'è qualcosa che posso fare per aiutarti, Gege?"

"A parte fornire manodopera a buon mercato dal Regno Fantasma?" Xie Lian rise. "Temo di no purtroppo. Ma puoi tenerti libero per cena. Questo solleverebbe di molto la mia giornata".

"Ci proverò."

Xie Lian tornò a concentrarsi sul grosso pannello a terra. La lacca si era asciugata velocemente e lo girò con l'aiuto di Láng Qiān Qiū.

I rapporti col Dio Marziale dell'Est, seppur non proprio rilassati, erano col passare del tempo sempre meno sostenuti. L'aver scoperto la verità sulla morte dei genitori aveva alleggerito la posizione di Xie Lian ai suoi occhi, ma rimaneva comunque e indiscutibilmente sua la mano che aveva impugnato la spada con cui era stato trafitto il Re di Yong'an, suo padre. Difficile passarci sopra, anche se le motivazioni erano state più che valide e quella decisione aveva salvato migliaia di vite. Il tempo aggiusta tutto, si diceva, e forse bisognava solo aver pazienza. Xie Lian d'altronde era un campione di pazienza. 

"Vostra Altezza, se non vi dispiace mi fermerei brevemente", disse Láng Qiān Qiū.

"Mi troverai qui al ritorno".

"Voi non vi riposate?"

"Ho iniziato più tardi, non occorre che mi fermi, per ora".

"Sarò di ritorno tra meno di uno xiăoshī".

"En".

Xie Lian alzò poi gli occhi verso il Generale dell'Ovest, la cui inconfondibile chioma riccia a stento trattenuta dal fermaglio d'argento spiccava tra polvere e legno.

"Quán Yīzhēn, perché non ne approfitti anche tu per fare una pausa?"

Il giovane dio alzò la testa verso di lui. "Se non vi fermate voi, non lo farò neppure io".

Xie Lian si grattò un sopracciglio, perplesso. Quel ragazzo lo preoccupava.  La sua devozione era esagerata, se si pensava che era scaturita appena da un piccolo gesto di cortesia fatto durante una Festa delle Lanterne, non era certo di meritarla. 

"D'accordo, allora che ne dici di sgranchirci le gambe? Solo una breve passeggiata, poi se non hai fame torniamo al lavoro."

"Non ho fame."

"Capito. Andiamo allora."

Xie Lian non avrebbe voluto interrompere il lavoro, ma il generale Qi Ying era lì da più tempo di lui e aveva sicuramente bisogno di una pausa. 

Fecero un breve giro dei dintorni e Xie Lian si meravigliò quando arrivarono in una zona che non ricordava d'aver visto nel vecchio regno. Ciliegi in fiore, ponticelli sospesi su piccoli ruscelli, giardini in cui le rocce erano strategicamente posizionate secondo la filosofia del 𝘧𝘦𝘯𝘨 𝘴𝘩𝘶𝘪, tutto era minuziosamente stato studiato per creare armonia ed equilibrio. 

"Chi ha ideato questo delizioso angolo verde?" S'informo Xie Lian. 

Quan Yizhen fu felice di rispondere e di essere di una qualche utilità al suo dio preferito, così si lanciò in una dettagliata disamina del lavoro pianificato e realizzato da uno degli dei minori con un evidente spiccato talento per la progettazione d'esterni. Purtroppo era l'unico spazio che quella divinità era riuscita a portare a compimento, poiché era dovuto correre in aiuto del palazzo di Ling Wen, anch'esso sottodimensionato dalle circostanze. 

Fu una passeggiata di breve durata, al termine della quale senza indugi Quán Yīzhēn tornò al suo lavoro, che consisteva nell'assemblare elementi strutturali costituiti da staffe di legno poste ad incastro utilizzando la tecnica Dougong. Glielo avevano insegnato due vice-dei che erano stati al servizio del Maestro della Terra e carpentieri da mortali, ora anch'essi temporaneamente impiegati al palazzo di Ling Wen. Era un lavoro duro e non semplice, ma il giovane generale lo aveva imparato bene ed era efficiente e volenteroso. Xie Lian quindi tornò al suo, spennellando il retro del pannello con la lacca. La sua logora tunica era chiazzata in più punti, ma non se ne preoccupò, sarebbe stata un'ottima scusa per disfarsene. 

Certo, se il Maestro della Terra fosse stato ancora tra loro, sarebbe stato di grande aiuto. 

Però... il Maestro della Terra in realtà era vivo! Quello vero, quello originale, effettivamente era morto, ma era stato sostituito prima ancora di ascendere da Acque Nere Cattura-Barche! E lui era vivo e vegeto! Il falso Ming Yi il suo lavoro l'aveva svolto egregiamente, si era fatto una certa fama tra i mortali e aveva raccolto credenti e templi in tutta la Cina al punto da arrivare tra i primi dieci alla Battaglia delle Lanterne, surclassando persino i Generali di Est e Ovest. Era un potente Re Fantasma ed era stato un eccellente divinità, meglio di lui solo Jun Wu. Hua Cheng avrebbe potuto eguagliarli e forse persino superarli, ma nessuno sarebbe mai stato in grado di saperlo con certezza. Quando il guoshi Méi Niànqīng aveva rivelato che Hua Cheng aveva ricevuto la chiamata al Regno Celeste e l'aveva rifiutata, saltando giù per tornare all'interno del Monte Tonglu dove si stava ancora combattendo per la supremazia tra i fantasmi, si era a lungo chiesto perché mai avesse fatto una cosa del genere. In fondo la battaglia era appena cominciata, come poteva essere certo d'uscirne vincitore? Aveva avuto un anno per rimuginarci e la risposta era arrivata da sé, cristallina: Hua Cheng voleva regnare all'Inferno, non servire in Paradiso. Conoscendolo, alla fine si poteva dire che era stata una scelta abbastanza ovvia, anche se rischiosa.

Comunque Black Water non li avrebbe mai aiutati, neppure se lo avessero implorato e questo non sarebbe mai successo. L'unico che poteva convincerlo era proprio Hua Cheng, ma Xie Lian non aveva intenzione di coinvolgerlo.

Discorso chiuso. 

 

 

𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

Sapone: Nel III secolo nacque in Cina il 𝘧𝘢𝘨𝘪𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘢 𝘣𝘢𝘨𝘯𝘰 (澡豆), una specie di sapone preparato appositamente con polvere di fagioli bianchi, cinque piante e fiori essiccati profumati, erbe medicinali, albume d'uovo, pancreas di maiale e farina, che non aveva solo lo scopo di pulire, ma anche di nutrire la pelle. Qui sotto un moderno esempio di 𝘧𝘢𝘨𝘪𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘢 𝘣𝘢𝘨𝘯𝘰. 

(Fonte: viewofchina.com) 

Profumo di Hua Cheng: Per lui mi sono ispirato a Noir Extreme di Tom Ford. 

Eterocromia: si tratta di una differente colorazione delle iridi. Hua Cheng aveva l'iride dell'occhio destro rossa come sangue, questo fin da bambino lo aveva reso oggetto di scherno, motivo per cui si copriva l'occhio con bendaggi per tentare di nasconderlo. Quando rimase dieci anni nel monte Tonglu a combattere per la supremazia tra i fantasmi, si cavò l'occhio per incastonarlo nella sua scimitarra, E-Ming, creando un'arma maledetta e potentissima temuta a suo tempo persino dallo stesso Jun Wu. 

Dougong: (o bracketing) è un sistema strutturale di mensole di legno ad incastro utilizzato nell'architettura tradizionale cinese per sostenere i tetti e trasferire il peso della copertura, del solaio, ecc. I "Dou", che sono i blocchi portanti, e i "Gong", che sono i bracci delle mensole, sono collegati tramite incastri a mortasa e tenone. Il Dougong svolge un ruolo cruciale sia per l'integrità strutturale che per gli elementi decorativi dell'architettura cinese, in particolare negli edifici di alto rango come palazzi e templi. La tecnica Dougong risale addirittura al periodo della prima metà della dinastia Zhou Orientale, tra il 770 e il 476 a.C. I blocchi ad incastro venivano assemblati tra loro solo tramite falegnameria, senza l'utilizzo di colle o chiodi e rendeva l’edificio anche più resistente ai terremoti. Sotto, un esempio

(Fonte: instructables.com) 

Citazione: “Ti amo più di ieri meno di domani”, frase della poetessa francese Rosemonde G. Rostand. 

Citazione: «Meglio regnare all'Inferno, che servire in Paradiso» dal poema epico "Paradiso perduto" di John Milton.

 

Notes:

Ma che risveglio piccante per i Hualian! Peccato che Gege sia ancora così insicuro, ma ragazzi, cos'è Hua Cheng! Un mostro, sì... ma di dolcezza e comprensione. Idolo 👏

Invece i lavori alla Corte Celeste languono, certo che la pretesa di avere Acque Nere a lavorare per il Regno immortale mi sembra un tantino pretenziosa, eh Xie Lian? Dubito tra l'altro che rivedendolo gli dei rimarrebbero indifferenti, è vero che ha contribuito alla sconfitta di Jun Wu, ma la presa in giro del Maestro della Terra credo che ancora bruci 😎

E ritroviamo due vecchie conoscenze: Quan Yizhen e Lang Qianqiu, alle prese con la ricostruzione della Capitale. Vedere le divinità martellare e scalpellare come operai qualsiasi non ha prezzo, è uscita un pezzettino della mia anima proletaria 😂
A proposito: perché le ascensioni si sono bloccate e il Regno Celeste ha perso il potere di auto rigenerarsi? Era davvero tutto e solo merito di Jun Wu? Sarebbe un bel problema in quel caso, ma magari c'è dell'altro... 🤔

Bè, immagino che lo scopriremo presto. Alla prossima!

Chapter 16: Il ritorno di Sua Altezza che Piacque agli Dei

Summary:

E' trascorso un anno dalla battaglia contro Jun Wu e Xie Lian puo' finalmente riabbracciare il suo San Lang, ma come disimparare un'astinenza che ha praticato con devozione per otto secoli?
Mu Qing e Feng Xin si uniscono nell'indagine su una serie di morti sospette, ma tornerà a galla un episodio del loro passato che avevano cercato di dimenticare e che li porterà finalmente a un difficile, ma necessario, confronto.
Un misterioso e affascinante uomo mascherato dichiara a Shi Qingxuan di essere un emissario del Regno Immortale, incaricato di rimetterlo in condizione di ascendere di nuovo. Ritrovare la perduta immortalità significherà perdere un pezzetto di cuore?
Doloroso è il passato che lega il Generale Ming Guang alla Maestra della Pioggia e tra loro regna il gelo: lui a disagio, lei incapace di fargli comprendere che non serba rancore. In mezzo, un sentimento vecchio di secoli imprigionato in una ragnatela di timori e rimpianti.
Mentre sullo sfondo si delinea l'assetto del Nuovo Regno e si elegge il Consiglio che dovrà governarlo, le vite dei protagonisti subiranno nuovi e sorprendenti mutamenti, nel tentativo di trovare il proprio posto nel nuovo ordine celeste e nel cuore di coloro che amano.

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

 

 

 

Sarà stato pure un dio marziale, ma quando Xie Lian quella sera tornò al santuario lo fece trascinando i piedi. Non si era concesso neppure una pausa in tutta la giornata, il risultato era stato aver dipinto la maggior parte dei pannelli divisori, trasportando quelli asciutti nelle varie dimore in cui avrebbero dovuto essere collocati, mentre quelli rimasti da tinteggiare gli sarebbero toccati l'indomani mattina. Aveva ricevuto complimenti perfino da Pei Ming e, accidenti, odiava dover ammettere che gli avevano fatto piacere. Il ricordo del suo malcelato disprezzo di un anno prima, durante l'udienza nella Grande Sala Marziale che riguardava la biasimevole condotta del suo vice-dio Pei Xu a Ban Yue, era ancora vivo nella sua mente e, trattandosi di un dio così temuto e potente, se ne era molto dispiaciuto.

Le cose ovviamente ora erano diverse. Pei Ming aveva riconosciuto il suo valore e pareva non essersi minimamente risentito per essere stato superato da Sua Altezza nella gerarchia dei Cieli, si era mostrato in realtà una persona aperta e leale e di certo Xie Lian non era tipo da serbare rancore: avrebbe dovuto provarlo per troppe persone e odiare era scomodo e faticoso, per non dire inutile. Era felice di avere un alleato come Pei Ming e persino Hua Cheng non aveva niente da ridire su di lui, a parte il fatto ovviamente che faceva parte della schiera degli ufficiali celesti, che il Supremo definiva in modo lapidario 𝘴𝘱𝘢𝘻𝘻𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 per come avevano trattato in passato il suo Gege. 

 

Xie Lian avrebbe dovuto lavorare molto di più per mettersi in pari. Mentre si struggeva sul Monte Taicang per l'amore perduto, i lavori alla Corte Celeste erano infatti iniziati e proseguiti senza che lui avesse mosso un dito. Non vi era stato biasimo, tutti sapevano del sacrificio e del prezzo pagato da Tài Zǐ Diànxià, e Mu Qing e Feng Xin non avevano mancato di ricordarlo nell'unica  occasione in cui qualcuno aveva osato domandarsi perché il dio dei rottami non partecipasse alla ricostruzione del regno. Anche quell'epiteto era stato prontamente zittito: chiunque avesse osato pronunciarlo di nuovo se la sarebbe dovuta vedere con i tre generali del Sud e del Nord, perché quella volta anche Pei Ming era stato presente e si era unito all'aspro rimprovero rivolto allo sciocco dio civile che s'era fatto sfuggire quell'empietà. Se poi ci fosse stato anche quello dell'Ovest Quan Yzhen, sarebbero davvero volati gli stracci. Ma di tutto ciò Xie Lian non sapeva nulla, né all'epoca gli sarebbe interessato.

Entrò nel cortile del santuario, le cui porte in inverno venivano tenute chiuse, ma mai sbarrate, per poter essere accessibile ai fedeli in qualsiasi momento. Di notte forse sarebbe stato meglio tenerle serrate, ma lui non poteva esserci sempre e allora chi avrebbe aperto loro la mattina? Inoltre, con un pizzico di onestà, bisognava ammettere che quando Xie Lian era a Puqi, gli piaceva dormire senza l'assillo di doversi svegliare all'alba per aprire i portoni, soprattutto se lo faceva tra le braccia di Crimson Rain. 

Spinse il battente ed entrò. L'ambiente risultò solo appena un po' meno freddo rispetto all'esterno, grazie alle candele le cui tremule fiammelle illuminavano fiocamente la statua del Dio Marziale dei Fiori, l'altare e... Oh, dei! 

Xie Lian rimase immobile pietrificato di fronte al grande dipinto appeso sopra l'altare. Raffigurava se stesso nel ricco e variopinto costume indossato il giorno della parata per la festa di Shangyuan. Era ancora più bello e saturo di colori di quanto non fosse stato il precedente andato distrutto. 

L' emozione e la stanchezza presero il sopravvento e Xie Lian crollò in ginocchio sul pavimento, mordendosi un pugno per non piangere. L'ennesima prova d'amore del suo Re Fantasma era lì di fronte a lui. 

Dalla porticina laterale, che collegava l'ambiente aperto ai visitatori da quello privato, si affacciò Hua Cheng. 

"Gege..." vedendolo a terra, non sapeva se stare fermo o raggiungerlo. Poi Xie Lian alzò il volto a guardarlo, rivolgendogli il sorriso più grato che gli avesse mai visto e allora si mosse verso di lui, sollevandolo e circondandolo con le braccia. 

"Devo pensare che il mio regalo ti sia piaciuto, Vostra Altezza?" gli sussurrò all'orecchio. 

"Oh, San Laaang!" gli affondò il viso nel petto, cercando di ritrovare un po' di contegno. 

"Lo prendo per un sì."

"Come potresti mai dubitarne?" Alzò gli occhi lucidi e dorati come il miele.

Hua Cheng lo baciò sui capelli, poi scese sulla guancia e infine raggiunse la dolcezza della sua bocca, in un lungo e travolgente bacio. La voglia di sollevarlo e adagiarlo sull'altare lo assalì di prepotenza, ma ebbe pietà della stanchezza di Xie Lian e invece lo scostò da sé, osservandolo critico. 

"Non è sangue, vero?" disse, indicando le chiazze rosse sulla veste candida, approfittandone per recuperare l'abituale compostezza. 

"Bù shì. È solo lacca cinabro". Abbassò lo sguardo per nascondere la fiamma della passione che gli aveva acceso le guance. Nonostante la spossatezza, se Hua Cheng lo avesse davvero trascinato sull'altare, forse... 

"Ah, bene. Andiamo, sembri sfinito." Lo spinse invece delicatamente verso il piccolo appartamento. "Ho tenuto il cibo in caldo, ma non posso fermarmi questa notte."

Xie Lian rimase deluso. 

"Ho una trattativa in corso che devo sbrigare al Gambler's Den", spiegò Hua Cheng rimanendo sul vago. 

Xie Lian era dispiaciuto, ma non indagò oltre e annuì, seguendolo verso la cucina. La tavola era apparecchiata e una pentola era perfettamente incastrata sulla stufa, all'interno della quale le braci non ancora spente avevano mantenuto caldo il maiale brasato preparato da Hua Cheng. 

Si ritrovò con l'acquolina in bocca mentre si accomodava a tavola e lo trovò succoso e squisito, seguito da una fetta di torta di giuggiole portata, spiegò lui, da una giovane donna del villaggio che aveva sentitilo pregare perché potesse dare presto un figlio al neo-sposo. 

"Mhm, avevo già spiegato agli abitanti del villaggio che non è il genere di richieste che può esaudire la divinità onorata in questo santuario."

"Puoi sempre passarla al Dio Marziale del Sud-Est" e scoppiò in una risata.

Feng Xin infatti, prima che avesse il titolo Nan Yang, era chiamato Ju Yang. In origine il nome avrebbe dovuto essere scritto con i sinogrammi che significavano "Completamente Luminoso", ma una volta un monarca trascrivendo la targa del tempio che gli aveva dedicato tracciò i caratteri sbagliati e Ju Yang prese il significato di "straordinaria mascolinità". Da allora Feng Xin si ritrovò un corposo numero di credenti donne che si rivolgevano a lui per questioni amorose e matrimoniali, cosa che essendo un dio marziale non lo inorgogliva particolarmente e lo aveva reso oggetto di prese in giro soprattutto da parte di Mu Qing. 

Xie Lian inclinò leggermente il capo e nascose un sorrisetto dietro la mano.

"Non essere cattivo", lo rimproverò. San Lang rispose con una smorfia e attaccò la sua porzione di torta. 

 

 

Quello stesso pomeriggio, mentre dipingeva il ritratto di 𝘛𝘢𝘪𝘻𝘪 𝘠𝘶𝘦 𝘚𝘩𝘦𝘯, Hua Cheng aveva contattato Feng Xin attraverso la schiera, chiedendogli di organizzargli un incontro con Pei Ming. 

"Cosa ti fa pensare che siamo tutti disponibili a scattare sull'attenti appena ci chiami?" gli aveva risposto l'altro, infastidito. 

"Perché di solito non perdo il mio prezioso tempo con la spazzatura celeste per delle sciocchezze di poco conto."

Feng Xin strinse un pugno nel sentire quella deliberata offesa. Ma non era Mu Qing e, seppur con fatica, riuscì a ignorarla. 

"Come se noi invece ce l'avessimo." Ribatté. 

"Piantala di frignare, ho una proposta da farvi. Ne parlerei direttamente con te ma so che sei impegnato a Jiangxi con quell'altro."

"Allora contatterò Pei Ming e ti farò sapere, risentiamoci tra uno xiăoshī".

Hua Cheng aveva concluso il dipinto poco prima del tramonto. Una piccola, minuscola macchia di vernice verde gli aveva imbrattato la manica sinistra strappandogli un'espressione di disappunto e non aveva avuto tempo per tornare a Paradise Manor per cambiarsi, perciò si era messo direttamente ai fornelli per preparare la cena. Sicuramente non aveva a disposizione più di un sichèn, forse meno, prima che Xie Lian tornasse dalla Capitale Immortale. 

Coccolarlo, vezzeggiarlo, farlo sentire finalmente amato come meritava d'essere. Questo ora era lo scopo della sua vita. E godeva di ogni singolo minuto dedicato a lui. 

Aveva nel frattempo ricontattato Feng Xin, che gli aveva comunicato l'assenso di Pei Ming all'incontro. Aveva dettato ora e luogo e aveva atteso il rientro del suo divino compagno, con cui aveva trascorso la serata per poi salutarlo con un lungo bacio. 

Ora, dietro la leggera trasparenza delle tende rosse di seta, seduto sul suo palco al Gambler's Den, attendeva impaziente l'arrivo del Generale Ming Guan. 

 

 

Il Gambler's Den incombeva davanti a lui, imponente, con la sua facciata cremisi luminosa e oscena. Era sgargiante. Era sinistro.

Cartelli pendevano dai massicci pilastri all'ingresso principale: "il denaro prima della vita, i guadagni prima della vergogna", scarabocchiati in una calligrafia atroce.

Pei Ming era teso ma anche estremamente curioso: non aveva mai avuto modo di interagire in maniera diretta con Pioggia Cremisi, ma da quando lo aveva scoperto alleato piuttosto che avversario, seppur con le sue egoistiche motivazioni, aveva iniziato a trovarlo un personaggio interessante. Ancor di più lo era l'attaccamento morboso, al limite del malato, che sembrava provare per il Dio Marziale Coronato di Fiori. Un elemento tutto da scoprire insomma, al di là delle inutili storielle che giravano su di lui, ma da non sottovalutare. Mai. 

Entrò al Gambler's Den. 

Dentro era un manicomio. Fantasmi di ogni tipo e rango, di ogni dimensione e forma, belli e brutti, mascherati e non. Gridavano, bevevano, facevano scommesse, offrendo come garanzia cose come gli arti, la libertà e la stessa vita.

Un'imponente scalinata conduceva ad un palco celato da tende rosse semitrasparenti. Dietro di esse una figura seduta, indistinta, la cui identità non era ignota ad alcuno.

A quel punto Pei Ming non sapeva che fare. Salire? Attendere? 

Era per la prima volta nel territorio di Hua Chéngzhǔ, non si poteva permettere passi falsi. 

Decise di attendere. 

Un cameriere senza maschera, con un bell'aspetto e capelli viola legati in una lunga e voluminosa treccia, gli si fece incontro e, dopo un leggero inchino, lo invitò con una certa formalità a seguirlo.

Uscirono da una porta per ritrovarsi in una sala ampia, ma molto meno caotica e più raffinata della precedente. Venne fatto accomodare ad un tavolo appartato. 

Non c'era lo stesso rumoroso caos, bensì una musica soffusa proveniente da un angolo lontano, dove delle stravaganti donne fantasma suonavano alcuni strumenti producendo un sottofondo estremamente rilassante mentre altre, in sontuosi abiti color glicine che non lasciava molto all'immaginazione, seguivano il ritmo in un ballo corale etereo e sensuale. Chissà perché si era fatto l'idea che lì a Ghost City fossero tutti mostri deformi e spaventosi. Invece sia il cameriere che le ballerine erano piuttosto attraenti, anche se non si poteva dire lo stesso delle musiciste. Da esteta, da amante del bello, non poteva non notare dettagli come quelli. Così come non poté non soffermarsi ad ammirare lui. 

Hua Cheng teneva spostata con la mano la tenda in pesante velluto rosso dell'ingresso secondario da cui era arrivato, che probabilmente era collegato al palco in cui sedeva poco prima.

Si fissarono. 

Mentre lasciava ricadere la tenda, raggiungendolo lentamente e fermandosi solo pochi attimi per dare istruzioni ad un altro cameriere, Pei Ming ne valutò con calma il fisico e poi il volto, dove la benda stranamente non ne deturpava l'armonia, ma semmai aggiungeva un tocco di fascino selvaggio a quei lineamenti altrimenti perfetti.

Poteva comprendere l'attrazione che  Xie Lian provava per quel fantasma, anche se ovviamente non la condivideva. Per lui era difficile capire come ci si potesse innamorare tra due persone dello stesso sesso, ma quello dopotutto pensò non fosse affar suo. 

"Generale Ming Guan... Benvenuto".

Pei Ming si alzò. 

"Pioggia Cremisi..." 

Hua Cheng gli fece cenno di sedersi e fece altrettanto. 

"Non ero mai stato qui. Nella vostra città, intendo".

"Piuttosto strano in effetti, considerata la familiarità che hanno invece molti vostri colleghi con il mio regno".

"Non sono tipo che va a caccia di inutili seccature"

"A meno che non si tratti di donne." Hua Cheng la buttò lì sarcastico. Ovvio il riferimento a Xuan Ji che, abbandonata da Pei Ming, si era uccisa e trasformata in un fantasma deforme al servizio di un'altra Calamità, Qi Rong, e aveva ucciso numerose spose sul monte Yu Jun. Il fatto divenne la prima missione di Xie Lian per conto di Jun Wu dopo la sua terza ascesa. Fu finalmente l'occasione per Hua Cheng di incontrare di nuovo il suo dio. 

Pei Ming alzò le spalle. "Per alcune può esserne  valsa la pena". 

Hua Cheng pensò che le spose uccise dalla gelosia di Xuan Ji non sarebbero state d'accordo, ma pensò anche che all'epoca non poteva neppure essere immaginato il livello di follia che avrebbe raggiunto quella donna a causa dell'ossessione per il bel comandante di Xuli. Però pensò che sì, vista l'attitudine del Generale ed essendo una storia durata più a lungo delle altre, dovesse esserne valsa davvero la pena. 

Il cameriere li interruppe per prendere l'ordine. 

Il Generale si rivolse al padrone di casa. 

"Cosa mi consigliate?"

Hua Cheng rifletté un attimo. 

"Vi fidate di me?" Chiese. 

"Fiducia... una parola grossa, ma in questo voglio accordarvela. Stupitemi."

Hua Cheng si rivolse al cameriere ordinando due cocktail dal nome incomprensibile, per poi rivolgergli nuovamente l'attenzione. 

"Spero non mi facciate scherzi. Non vorrei ritrovarmi a bere un distillato di sangue di maiale". E Pei Ming accompagnò l'affermazione con una smorfia disgustata. 

"In effetti è quello più richiesto, qui." Hua Cheng rise di gusto. "Ma no, generale, non temete. Ho ordinato un alcolico più consono ai vostri gusti".

"E cosa ne sapete dei miei gusti?" 

"Mi piace credere di saper leggere le persone".

"Bene allora, vediamo fin dove è capace di spingersi la vostra onniscenza. Volete intanto accennare al perché avete chiesto al Generale Nan Yang di vedermi? Confesso che sono curioso".

Hua Cheng si rilassò sulla piccola poltrona, lasciò che la musica tornasse ad avvolgerli, prendendosi qualche secondo. Nel frattempo il cameriere tornò con i cocktail. Sembravano uguali, in una tazza di ceramica bianca e rossa alta, stretta in fondo e più larga in cima. Il liquido contenuto era di uno strano colore che oscillava tra il verde e il giallo. All'interno vi erano due fette di mela verde e grossi frammenti di qualcosa, che all'ospite sembrò un qualche tipo di strana ceramica trasparente o forse quarzo. L' odore forte e amaro del baijiu sovrastava, ma non era sgradevole. 

Pei Ming alzò uno sguardo dubbioso.

"Mancate di coraggio, Generale?" Lo canzonò Hua Cheng. 

"Bere minerali col rischio che qualche frammento mi si conficchi in gola sarebbe inutilmente fastidioso. È per irridermi che mi avete fatto venire fin qui, Xuè Yǔ? 

"Non sono minerali, è ghiaccio. Un'idea del nostro esperto. Solo il meglio per i nostri ospiti più illustri." concluse con un vezzoso svolazzo della mano. 

"Ghiaccio all'interno di una bevanda?" Chiese stupito Pei Ming. 

"Già. La mantiene fredda più a lungo e, a detta del nostro oste, il ghiaccio quando si scioglie si mescola con la base alcolica del drink, attenuando la morsa dell'alcol e rendendo il gusto più amabile. Non posso che dirmi d'accordo, quel non-morto è stato il miglior acquisto di questo locale. Prego, assaggiate e giudicate da voi".

Pei Ming notò che i frammenti si erano velocemente rimpiccioliti, confermando che non poteva trattarsi di alcun minerale sospetto. Ne prese un sorso e la freschezza della bevanda, unita al mix di sapori, gli colpì il palato. 

"Dei santissimi, avete ragione. È... strano, diverso, ma... accattivante. Molto, molto piacevole. Baijiu e vediamo, cos'altro... certamente mela... e anche limone, mi pare".

"Esattamente. Contiene baijiu, liquore alle mele, succo di mela e succo di limone, non so in che parti perché il nostro esperto è piuttosto geloso delle sue ricette". 

"Complimentatevi con lui da parte mia, questa cosa del ghiaccio nelle tazze me la segno".

"Lo farò, ne sarà più che lieto. E ora risponderò alla vostra domanda di poco fa. 

E prima di iniziare si portò la tazza alle labbra. 

 

 

Era stata creata una matrice di comunicazione che comprendeva esclusivamente i cinque membri del Consiglio. 

La mattina dopo la visita al Gambler's Den, Pei Ming richiese la presenza di tutti nella schiera. Quando questo avvenne, Xie Lian era a tavola a consumare un sostanzioso pasto per affrontare la lunga e dura giornata di lavoro che lo attendeva alla Corte. Svegliarsi senza San Lang a fianco gli aveva riempito il petto di nostalgia. Aveva una voglia assurda di essere stretto da lui e annusarne l'odore. 

Feng Xin e Mu Qing erano appena usciti dalla locanda in cui alloggiavano per recarsi al cimitero di Jiujiang. Parvero subito di cattivo umore, più del solito. Tornarono indietro per sistemarsi in un tavolo d'angolo, dando istruzioni all'oste di non venire disturbati. Nell'attesa, si guardarono aggressivi, ma poi Mu Qing spostò lo sguardo altrove, perché l'intensità dell'altro pareva volergli scavare dentro e temeva di non aver sepolto abbastanza bene quel groviglio d'emozioni che improvvisamente era riemerso dal profondo della sua anima. 

 

Yushi Huang era nella sua residenza a Yushi, davanti allo specchio della camera da letto, con un dito che sfiorava la lunga e sottile cicatrice che le marchiava la gola. Era ascesa mentre esalava l'ultimo respiro dopo essersela autoinflitta. Consumava quella specie di rito tutte le mattine da un anno a quella parte, cercando di  ricordare a sé stessa perché, e per colpa di chi, fosse stata obbligata a quel sacrificio. Era necessario imporsi quella tortura ogni maledetto giorno, perché il suo cuore pareva smemorato e la stava conducendo su un sentiero accidentato. Quando sentì in testa quella voce, la sua voce, aggrottò le delicate sopracciglia scure.

Sospirò e si sedette sul letto.

 

 

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧𝗔'

 

Tai𝘻i Yue Shen 太子悦神: Sua Altezza che Piacque agli Dei.

Classifica degli dei: l'unica graduatoria che viene fornita dalla scrittrice risale alla gara delle lanterne che si svolse durante un Festival di Metà Autunno. Sorvolando sull'exploit di Xie Lian grazie alle tremila lanterne lanciate da Hua Cheng, abbiamo Jun Wu † al primo posto, ma l'imperatore in realtà non partecipava mai alla gara data l'ovvia e inarrivabile supremazia, di conseguenza il primato passa al secondo classificato che è il Maestro dell'Acqua Shi Wudu †, dietro di lui Pei Ming. 

𝗣𝗮𝘀𝘁𝗶 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗶𝗱𝗶𝗮𝗻𝗶: la maggior parte delle persone tra le dinastie Zhou e Han, consumava solo due pasti al giorno: lo 早食zǎoshí (cibo mattutino) veniva consumato intorno alle 9 del mattino e lo 大食dàshí (cibo abbondante) veniva consumato intorno alle 4 del pomeriggio. Fu durante la dinastia Song (960-1279 d.C.) che i canonici 3 pasti al giorno presero piede per quasi tutti coloro che potevano permetterseli. 

Ding e Li: pentole in bronzo (per nobili e reali) o in terracotta (per il popolo) per brasare/arrostire (ding) o cuocere a vapore (li) principalmente in epoca Shang e Zhou (1600 a.C. - 256 a.C.). Rotondi a tre gambe oppure rettangolari a quattro gambe, erano utilizzati anche nelle cerimonie rituali e in quel caso erano decorate. Rappresentavano anche uno status sociale, più se ne possedevano e più elevato era considerato il rango dell'individuo. (Fonte: China.org.cn) 

Sotto, un esempio di ding rituali. 

Per risparmiare legna, i cinesi tagliavano il cibo in piccoli pezzi, così il cibo poteva cuocere più velocemente, senza sprecarla in lunghe cotture. Ciò significava anche che era più facile mangiare il cibo con le bacchette. (Fonte: chinesefoodgeo.weebly.com). 

In epoca Han si diffusero le stufe in terracotta che potevano essere sia piccole che di grandi dimensioni ed erano alimentate a legna. Le pentole si adattavano perfettamente alle aperture in cima alla stufa, questa aderenza aiutava a sfruttare il combustibile del fuoco in modo efficiente e consentiva una cottura ad alta temperatura. Sotto, un esempio. 

Dall'epoca Han la stufa si è evoluta e in alcune aree rurali della Cina è ancora possibile osservare delle stufe in muratura con le aperture per inserire le pentole a incastro che abbiamo visto utilizzare a Xie Lian nel donghua. 

Sotto, un esempio reale di stufa molto simile a quella presente nel santuario di Puqi. 

Pei Ming e Xuan Ji: Xuan Ji era un generale del regno di Yushi. Durante la guerra tra Yushi e Xuli, incrociò le lame sul campo di battaglia contro Pei Ming. Dopo essere stata sconfitta divenne prigioniera e poi amante del generale nemico, il quale aveva messo però in chiaro che non intendeva prendere con lei un impegno a lungo termine. Questo la portò alla follia: si spezzò le gambe e in seguito si suicidò, diventando un fantasma rancoroso e potente. 

Pei Ming e Yushi Huang: Si incontrarono per la prima volta quando Pei Ming, generale di Xuli, visitò il Regno di Yushi come parte di una delegazione del proprio Paese e ebbe modo di approfondire amichevolmente la conoscenza con la ragazza salvandola da una situazione imbarazzante per cui venne invece derisa dai fratelli. Poco dopo, scoppiò la guerra tra Xuli e Yushi. Pei Ming chiese al sovrano di Yushi, per salvare degli ostaggi, di uscire e di essere giustiziato per risparmiarli. Yushi Huang si offrì volontaria per essere eletta sovrano e potersi quindi presentare di fronte al generale e ai suoi soldati rispettando i patti. Si giustiziò tagliandosi la gola davanti a lui, soddisfacendo così la richiesta. Ascese poi al Regno Celeste come Maestra Elementale della Pioggia proprio mentre stava per esalare l'ultimo respiro. Da allora Pei Ming si è sentito sempre a disagio in sua presenza, sebbene Yushi Huang stessa non abbia mai serbato rancore, anzi un certo numero di volte nella novel originale salva la vita di Pei Ming e gli offre persino la sua spada da usare in battaglia, cosa che però lui rifiuterà categoricamente. Pei Ming è però anche noto per il fatto che ama proteggere le donne e si vergogna quando è lui la causa della loro sofferenza, perciò essendo entrambi divinità non riesce a non essere scontroso nei confronti di Rain Master a causa del disagio che prova. Nella versione revisionata del romanzo, la ship Pei Ming/Yushi Huang è stata resa canonica. È stato rivelato che il Generale prova un interesse sentimentale verso la Maestra della Pioggia, apparentemente però non ricambiato da lei. 

 

Notes:

Ed eccoci di nuovo qui 😊
Spero apprezziate le pillole di antica cultura cinese sparse qua e là per i capitoli.
Intanto abbiamo appena scoperto che l'algida compostezza di Rain Master è solo una facciata che nasconde sentimenti abilmente celati. E certo, con uno come Pei Ming chi mostrerebbe la faccia? Lui poi non ha mai nascosto di disprezzarla, quindi posso solo dire quanto mi dispiace che la Maestra della Pioggia si strugga così per lui.
Invece abbiamo l'ennesima conferma dell'amore di San Lang per Gege: una bella gigantografia della sua divinità nel suo massimo splendore e Xie Lian sarà contento di riavere un'immagine di sé sull'altare delle offerte dipinta dal suo amato.
Chissà cosa li aspetta più avanti 🤔
Se vi sono piaciute fin qui le fanart dedicate ai capitoli, ne troverete moltissime altre sul mio profilo Instagram, richiesta al link qui sotto ⬇️

https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

Alla prossima 💙

Chapter 17: Un dio sulla bocca di tutti

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

"Bene, ci siamo tutti," esordì Pei Ming, "allora cominciamo. È noto quanto siamo rimasti indietro con la ricostruzione della Corte Celeste. Il numero degli Ufficiali si è ridotto drasticamente e non tutti hanno le capacità che sono necessarie per far avanzare velocemente i lavori. Qualcuno però ieri sera ci ha offerto il suo aiuto. Mi sto riferendo a Pioggia Cremisi".

"Eh?? No, non se ne parla!" Tuonò subito Mu Qing. Feng Xin alzò gli occhi su di lui, un sopracciglio incurvato verso l'alto. 

Xie Lian ammutolì. "Ma...ma..." tentò, poi tacque perché in realtà era senza parole. Perché non ne sapeva niente?! 

"Interessante. Per quale motivo lo farebbe?" Chiese pacatamente la Maestra della Pioggia, incuriosita più che allarmata. 

"Gliel'ho chiesto, ma non me l'ha detto, mi ha solamente risposto di non fare domande inutili."

"Sì, sarebbe proprio da lui. Perché però si è rivolto a te e non direttamente a Sua Altezza?" Chiese ancora Rain Master con logica ineccepibile. 

"Che ne so, chiediglielo direttamente se ci tieni tanto a saperlo." rispose Pei Ming, infastidito. 

"Temo di saperne meno di voi, non avevo idea che Sa-... Ehm… Che Hua Cheng fosse disponibile ad aiutare nuovamente i funzionari divini." Si infilò in bocca un cucchiaio di zuppa, sempre più sconcertato. 

Pei Ming: "Scusa, ma non dormite insieme?" 

A Xie Lian andò di traverso il congee. Tossì penosamente cercando di respirare nuovamente. 

"Cazzo, un po' di tatto, per gli dei!" lo rimproverò Feng Xin scuotendo la testa, mentre osservava il color vermiglio salito alle orecchie di Mu Qing. 

"Che ho detto di male? Lui e Hua Cheng sono fidanzati, no?” ribadì il dio marziale del Nord, "E per quel che vale, per me sono una gran bella coppia."

Mu Qing a quelle parole alzò la testa di scatto, incontrando gli occhi di Feng Xin fissi su di lui. 

"È vero, sembrano fatti l'uno per l'altro." approvò Rain Master, scandendo le parole lentamente come d'abitudine. 

Xie Lian ritrovò la voce, sentendosi fortunato che nessuno potesse vedergli il viso in fiamme, e proruppe con veemenza:

"Potrebbe la mia vita privata non essere argomento di  conversazione? La mia gratitudine!" Aggiungendo poi, borbottando: "Comunque, grazie."

Si portò una mano alla fronte, pieno di vergogna. 

Feng Xin andò in suo soccorso. 

"Torniamo alla proposta di Hua Cheng, tutto il resto non sono cazzi nostri. Dunque, finché ne trae vantaggio Sua Altezza sono disposto a scommettere sulla bontà delle sue intenzioni. Perciò io approvo."

"Non verrebbe ovviamente da solo", specificò a quel punto Pei Ming, "porterebbe una squadra di… Uhm… diciamo fidati fantasmi molto capaci e volenterosi, una ventina in tutto credo."

"Cosa?! Ma stiamo scherzando?!” Mu Qing aveva gli occhi fuori dalle orbite. “Generale Ming Guan, parliamo sul serio di far entrare… quanti? Venti, trenta fantasmi nel Regno Celeste? Non ci è bastato avere Acque Nere che ci spiava di nascosto e riferiva tutto a Blood Rain? Ne vogliamo altri tra i piedi a combinare casini?"

"Non avrebbero nulla da spiare, senza Jun Wu e i suoi sotterfugi non c'è nulla che possa interessare a Sa- ... a Hua Cheng. Per una volta Mu Qing credo che tu debba mettere la tua diffidenza da parte." intervenne a quel punto Xie Lian. 

"Sì", aggiunse Pei Ming, "Credo anch'io che Pioggia Cremisi lo faccia solo perché ha a cuore il suo futuro sposo, senza secondi fini".

Generale, perché continuate a mettermi in imbarazzo?! 

Xie Lian sperò che il commento di Pei Ming passasse inosservato. 

"Sono d'accordo col Generale" approvò Feng Xin, piantando gli occhi in quelli di Mu Qing di fronte a lui. "Quando i sentimenti di una persona sono così chiari, così evidenti, senza trucchi o inganni, perché dubitare delle sue intenzioni?" 

Ti prego lascia perdere Feng Xin!

pensò il Principe Ereditario, sconsolato. Scansò la zuppa, l'appetito ormai svanito. 

Mu Qing si senti trafitto dalle iridi tempestose di Feng Xin. Avvertì un distinto rimescolìo nello stomaco e deglutì penosamente, chiedendosi se vi fosse stato un riferimento a loro due, a lui. 

Non poteva essere, non esisteva. Perché il suo subconscio doveva continuare ad interpretare gli atteggiamenti dell'altro Generale del Sud in modo completamente sbagliato?

Venne richiamato alla realtà da Pei Ming, che riprese la parola. 

"L'unica cosa che mi da pensiero è cosa chiederà in cambio questa volta il Re dei Fantasmi."

Feng Xin: "Non gliel'hai chiesto? È un tipo stravagante, tremo al pensiero." 

"Certo che gliel'ho chiesto. Mi ha risposto che ci deve ancora riflettere".

"Merda", brontolò l'altro. "È dalla sera del suo ritorno che sopportiamo il suono incessante di quel che rimane della nostra campana, ci sta perforando i timpani quotidianamente per ricordarci che è tornato, ora mi chiedo cosa gli verrà in mente." Si afferrò il ponte del naso con due dita. "Xie Lian ti prego, la campana è rotta e fa un suono insopportabile, convincilo a smettere."

Xie Lian abbozzò un sorriso. "Daccordo, gli parlerò".

"Alla fine non me ne preoccuperei troppo." Intervenne Yushi Huang, tornando sull'argomento della riunione. "Se dobbiamo mettere sui piatti della bilancia il vantaggio del suo aiuto e le sue bizzarrie, il primo ha un peso decisamente maggiore. "

Suo malgrado Pei Ming si trovò a darle mentalmente ragione, ma non volle darle la soddisfazione e perciò tacque.

Fu Xie Lian ad appoggiarla con un "Sono d'accordo."

"In effetti... Siamo con l'acqua alla gola", confermò anche il generale Nan Yang. 

"Bene allora. Dal momento che non è possibile essere tutti presenti fisicamente qui alla Capitale e che invero si tratta di una questione che richiede la partecipazione di ognuno, propongo di metterla ai voti in questo istante".

Dopo un assenso corale si procedette e la proposta di Hua Cheng fu approvata all'unanimità. Sotto lo sguardo penetrante di Feng Xin, anche Mu Qing si era arreso votando a favore, seppur a denti stretti: in fondo era onestamente convinto che un suo voto contrario sarebbe stato dettato solo dall'antipatia reciproca per il Re Fantasma più che da una reale sfiducia nei suoi riguardi. 

Al termine, i due dei marziali del Sud si alzarono ed uscirono dalla locanda. Il silenzio era il loro principale nemico e in silenzio uscirono, senza più guardarsi in faccia fino all'arrivo al cimitero. 

 

 

Xie Lian trascorse quella giornata come la precedente, solo più distratto.

Per prima cosa era passato al palazzo di Ling Wen per chiedere notizie di Shi Qingxuan. Aveva comunicato la scomparsa del ragazzo già da qualche giorno, chiedendole di sguinzagliare i suoi seguaci alla ricerca di qualche traccia nel Regno Mortale. Ling Wen gli aveva fatto notare come il suo palazzo fosse come sempre oberato di lavoro e pertanto difficilmente in grado di occuparsi di pratiche che non riguardassero direttamente il Regno, ma gli disse anche che avrebbe fatto il possibile. Il possibile quindi era stato fatto, come gli riferì quella mattina, ma purtroppo non era bastato: nel Regno Mortale dell'ex Dio del Vento non c'era traccia. 

Certo, come poteva Shi Qingxuan lasciare tracce nel Regno Mortale, se si trovava rinchiuso nel Regno Fantasma di Acque Nere? Ma Ling Wen questo non poteva saperlo e nemmeno Sua Altezza. 

 

Xie Lian aveva indossato la stessa veste del giorno precedente, aveva pensato che tanto valeva continuare ad imbrattare quella, piuttosto che sporcarne un'altra. Il suo guardaroba era piuttosto limitato e non era ancora riuscito a trovare l'occasione per rinnovarlo.

Era deluso che San Lang lo avesse scavalcato, non chiedendogli un parere prima sul proporre il proprio aiuto agli altri dei. Certo era una cosa buona, un'offerta generosa, ma avrebbe comunque voluto che ne parlasse con lui invece di doverlo scoprire in maniera così spiacevole, mentre veniva fatto oggetto di congetture sulla sua intimità. 

Le ore passarono lentamente. Seduto a terra dipingeva con estrema precisione dei decori floreali su un pannello divisorio di solido legno e resistette svariate volte alla tentazione di contattare Hua Cheng, dispiaciuto al tempo stesso che nemmeno lui avesse provato a cercarlo. 

Si era infine fatto il tramonto, era inginocchiato a lavare i pennelli in un secchio pieno d'acqua, quando finalmente Hua Cheng si fece vivo. 

"Ti va di vederci al tempio di Qiandeng, Gege? Credo di aver bisogno di qualche lezione aggiuntiva di calligrafia."

"Io invece credo di meritare una spiegazione". Xie Lian era accigliato. Il suo tono non era arrabbiato, ma era chiaro che non fosse neppure contento. 

Un lieve sospiro rassegnato giunse dall'altra parte. "Sì, d'accordo". 

 

Xie Lian stava ancora salutando i fantasmi che lo avevano incrociato e accompagnato allegramente di fronte all'ingresso del tempio, quando si richiuse il massiccio portone alle spalle. 

Trovò San Lang appoggiato all'altare a braccia conserte, serio in volto, senza il solito sorriso di benvenuto. 

Un occhio disattento avrebbe potuto leggere, in quel volto granitico, del risentimento o dell'irritazione. Chi sapeva osservare bene, avrebbe scorto nella rigida postura i veri sentimenti di Hua Cheng: ansia e preoccupazione all'idea di aver contrariato il suo dio. 

Xie Lian gli si fermò davanti ed evitò i preamboli. Era tutto il giorno che ci rimuginava e aveva bisogno di una spiegazione. 

"Perché non me l'hai detto? Non mi è piaciuto venirlo a sapere così."

"Avete tutti quanti bisogno di me." Sentenziò Hua Cheng in risposta, suonando involontariamente arrogante.

Le sopracciglia di Xie Lian si aggrottarono, anche se rimase in silenzio. 

"Intendevo dire" si corresse subito l'altro, "che avete bisogno di aiuto e che sono il solo a potervelo dare, ma tu non me l'avresti mai chiesto."

"Come, prego?" Xie Lian era sbalordito. 

"Mi sbaglio forse? Dopo un anno lassù sono ancora a metà strada, Gege sa di poter contare su di me e nonostante ció non mi ha chiesto aiuto. Così ho deciso di prendere l’iniziativa."

"Potevi semplicemente parlarmi delle tue intenzioni, ne avremmo discusso."

"Per dirmi di no? Che mi ero già sacrificato abbastanza? Che la mia disponibilità mi era già costata la vita? Che non dovevo sentirmi obbligato ad aiutare per forza la Corte Celeste per poter di riflesso aiutare Gege?"

Xie Lian si morse il labbro. Erano le esatte parole che si era ripetuto nella testa proprio per convincere se stesso a non rivolgersi a lui per chiedergli sostegno. Lo conosceva così bene? 

"Amo te più di quanto detesti loro, Gege. Se aiutarli significa aiutare te, ne sono felice. Non dispiaciuto, o costretto. Se per farlo devo scavalcarti, lo faccio, ma ora per favore non essere arrabbiato con me per questo, ti prego. Non lo sopporterei."

Nell'occhio sano e nella voce di Hua Cheng c'era un velo di sconforto che spaccò il cuore di Xie Lian, che annullò la distanza tra loro e andò ad abbracciarlo stretto. I muscoli di lui, tesi fino a quel momento, si sciolsero nel ricambiare l'abbraccio, il sollievo evidente nel sospiro tra i suoi capelli. 

"Aah, Vostra Altezza..."

"San Lang... San Lang... Mi conosci meglio di quanto io conosca me stesso."

"Non so se questo è vero Gege, ma so che ti amo più d'ogni altra cosa al mondo. Non c'è nulla che non farei per te e sarebbe sempre col cuore traboccante di gioia.”

"Ti amo anch'io, lo sai vero? Perché Pei Ming ad esempio sembra saperlo. Anche Feng Xin pare esserne al corrente e persino la Maestra della Pioggia." Gli mostrò il volto arrossato. 

"Mi dispiace che siano stati tanto sciocchi da metterti a disagio." Hua Cheng si irrigidì nuovamente. 

"Mi hanno messo in difficoltà, è vero, ma non come pensi. In realtà erano tutti ansiosi di rassicurarmi che loro… ecco… uhm… approvano.” Un sospiro. “Il Generale del Nord era addirittura entusiasta. Oh dei...". Nascose il viso nel petto di lui con un risolino imbarazzato, aspirando il suo profumo caldo e speziato che gli era mancato così tanto. 

"Idioti".

"Sono stati carini."

"Idioti."

"... ma carini."

"Pfft..."

"Piuttosto, hai preparato pennelli e inchiostri? Non ti eserciti da più di un anno e sono sicuro che ne avrai un disperato bisogno".

"Veramente la mia era solo una scusa per-"

"Ahahah, San Lang non ci provare! Dopo cena ti applicherai seriamente nella calligrafia senza fare storie!"

Hua Cheng non sapeva se ridere o piangere. "Sei un dio senza cuore, Gege."

"E tu un Re Fantasma molto indisciplinato."

Abbracciati andarono sul retro del tempio, dove consumarono una cena sontuosa fatta arrivare appositamente da Paradise Manor. Subito dopo tornarono all'altare dove giacevano inutilizzati da tempo fogli e pennelli. Hua Cheng si mise a macinare l'inchiostro, Xie Lian ne approfittò per spazzare e mettere in ordine il materiale per la calligrafia, dopodiché trascorsero più di un'ora ad esercitarsi in quell'arte in cui il principe ereditario eccelleva, mentre il Supremo pareva assolutamente e irrimediabilmente negato. 

“Gege, San Lang è stanco e chiede una pausa. Dianxia può concedere a questo umile un po’ di benevolenza?” sollevando uno sguardo pateticamente affranto sul dio. 

“Sei senza vergogna, San Lang!” Non poté fare a meno di scoppiare a ridere di fronte all'espressione da cucciolo triste che Pioggia Cremisi era riuscito a tirare fuori per impietosirlo. “Lo sai che non funziona, vero?” Gli baciò la punta del naso. “Ti concederò di smettere solo perché hai fatto qualche progresso e voglio premiarti.”

“Aaah, Gege è così buono, così infinitamente compass-”

“Basta per favore, finiscila con questa stucchevole recita, hai già vinto!” A Xie Lian stava prendendo un attacco di risa perché il fantasma aveva iniziato a prodursi in una serie di facce buffe che trovava esilaranti. Hua Cheng dal canto suo aveva visto troppe volte e troppo a lungo Xie Lian disperato, arrabbiato, sconfortato, e aveva bisogno di vederlo sereno e di renderlo felice in qualunque modo gli fosse concesso. 

Ripulito l’altare, trascorsero il resto della serata in camera da letto. Hua Cheng si limitò a tenerlo abbracciato e a baciarlo e quando Xie Lian si strinse a lui facendo le fusa come un gatto provò, diversamente dalle volte precedenti, a resistere e a non scendere in esplorazione della deliziosa pelle diafana e delicata del suo collo. Questo infatti lo avrebbe inevitabilmente condotto via via sempre più giù e sapeva ormai quale sarebbe stata la reazione del compagno, non voleva più metterlo in difficoltà. 

"Fai il bravo.” Gli disse dunque. “Non voglio che poi scappi e vai a passare la notte chiuso in bagno." Gli baciò una tempia.

Il sangue del Principe era già come lava fusa. Voleva di più e lo temeva anche, ma era spiacevole che fosse San Lang a mettere un freno alle effusioni per non doverne subire le conseguenze dopo. Quelle ritirate li lasciavano entrambi profondamente insoddisfatti e finivano per viaggiare all'indietro invece che in avanti. 

Xie Lian pensò che era un passo che prima o poi doveva fare.

No, non doveva. Lui in realtà voleva farlo. Il pulsare tra le sue gambe e la virilità indurita gli parlavano in un linguaggio chiaro e avrebbe voluto assecondare quelle naturali reazioni con tutto se stesso, ma ora era San Lang che sembrava non volerlo più... 

Oh dei! 

Era abbattuto e faticò enormemente a trattenere le lacrime, così nascose il viso nell'incavo del braccio che lo stava stringendo. Le dita artigliarono la veste da notte di seta rossa e a quel punto lui chiese: "Tutto bene Gege?".

Non si fidò della propria voce ed emise un "Mh-mh" accompagnato da un vago cenno affermativo. 

"Buona notte Gege." mormorò allora, la guancia candida posata sul suo capo. 

"Buona notte San Lang". E Xie Lian si rannicchiò ancora di più. 

 

 

La mattina seguente Hua Cheng pareva il solito Hua Cheng, ma Xie Lian certamente non era il solito Xie Lian. Era pensieroso, taciturno. Un'ombra di occhiaie sul bellissimo volto rivelava una notte trascorsa ad agitarsi nel letto. Pioggia Cremisi, dopo le prime che non aveva pensato di contare, aveva iniziato a fare il calcolo delle volte che lo aveva sentito rigirarsi. Centosessantasette. Significava che se Xie Lian era sprofondato in un inquieto dormiveglia, lui non aveva proprio chiuso occhio. 

Si salutarono col consueto affetto, ma Hua Cheng era preoccupato. Aveva sbagliato a frenare la sua appassionata irruenza la sera prima? Ma era difficile anche per lui. Iniziare e poi interrompersi bruscamente era diventato estenuante. Era sincero quando aveva detto che sarebbe stato disposto a rinunciare alla parte fisica del loro rapporto, purché però ricevesse collaborazione in tal senso, altrimenti si sarebbe dissipato per la quarta volta molto prima di veder arrivare la primavera! 

 

 

Xie Lian arrivò di buon ora al santuario di Puqi. Attraversò la sala delle preghiere, fermandosi davanti all'altare ad ammirare sé stesso nel dipinto di Hua Cheng, che faceva bella mostra appeso alla parete. Il sorriso enigmatico, l'aura di trascendenza che emanava, tutto contribuiva a ricordare che a quel tempo brillava come un sole. Anche i colori sgargianti dell'abito comunicavano gioia e sicurezza e inoltre sembrava piacere particolarmente a Hua Cheng, che ne aveva impresso nella memoria ogni singolo dettaglio, ogni velo, ogni nastro... 

Quando arrivò alla Nuova Capitale, in lui stava già prendendo forma un'idea bizzarra.  Quella sera lasciò il lavoro un po' prima e fece nuovamente visita a Ling Wen, questa volta per chiedere un informazione sulle varie qualifiche divine. Ottenuto ciò che voleva, cercò il dio, anzi la dea, che faceva al caso suo. Lei fu ben felice di collaborare con Sua Altezza e lo trattenne per circa una mezz'ora. Quando Xie Lian fu soddisfatto del risultato si congedò, con l'avvertimento da parte della funzionaria che, considerato il gran da fare, avrebbero potuto incontrarsi nuovamente non prima di due settimane. 

Quella sera Hua Cheng fu costretto nel suo regno da affari interni, così Xie Lian rimase alla Capitale Immortale per passare la notte nel suo nuovo palazzo divino, del tutto identico ai due che l'avevano preceduto e che erano andati distrutti. Il primo, quello originale, a causa della guerra civile con Yong'an, il secondo fatto costruire per lui da Jun Wu e raso al suolo dallo stesso imperatore celeste. Il Principe Ereditario si augurò che il 3 per lui fosse un numero fortunato. 

Come sempre ad attenderlo i due vicedei prestati in via temporanea da Quan Yizhen. 

Dopo essersi tolto la veste logora e macchiata, gli vennero servite delle costolette di maiale con salsa di fagioli neri e una fetta di torta, dopodiché si chiuse nello studio per mettere in ordine la documentazione sulle preghiere ricevute dai fedeli. Ai due vicedei aveva assegnato dei casi più semplici da esaminare, lasciando che lui vagliasse quelli più complessi per poter impartire loro in seguito ordini più specifici. Fortunatamente non vi erano implorazioni così difficili da esaudire, solo particolarmente delicate. Un bambino in fin di vita per essere caduto in un lago ghiacciato, per cui le cure parevano non sortire effetto, una gravidanza difficoltosa che rischiava di interrompersi anzitempo, e via così. 

Dopo un paio d'ore passate ad analizzare attentamente ogni singola situazione, al bimbo e alla gravida venne data la precedenza e Xie Lian chiamò gli attendenti per distribuire i compiti per l'indomani. Consegnò al primo una boccetta di ceramica con una medicina che avrebbe fatto star bene il piccolo raffreddato nel giro di una giornata, al secondo diede una fascia magica che il medico della donna avrebbe dovuto avvolgere intorno al suo ventre, che avrebbe protetto il feto per tutta la restante durata della gestazione. Un terzo caso venne invece deliberatamente ignorato, con sommo rammarico. Dai dettagli raccolti, traspariva il volere del fato che il contadino aggredito in casa propria dai briganti non fosse salvato da alcun intervento divino e contro il destino neppure il Cielo poteva nulla. Non era difficile per un dio esperto capire quando un decesso, un infortunio, un aborto o in generale un evento nefasto erano opera della sorte che non andava contrastata, ed era il motivo per cui non potevano essere i vicedei a sostituire nel lavoro l'Ufficiale incaricato, ma solo aiutarlo ed esserne gli emissari. 

Una volta congedati, Xie Lian si stirò e si abbandonò sulla poltrona dietro il tavolo da lavoro finemente intarsiato, ingombro di carte. 

Troppo silenzio. 

Al santuario di Puqi vi era sempre qualche fedele che, dopo una giornata piegato nei campi di riso o a battere chiodi, trovava il tempo di recarsi all'altare. Non mancava mai l'occasione per fare due chiacchiere con loro e, quando non poteva, si godeva il loro familiare e rassicurante parlottare in sottofondo. Al tempio delle Mille Lanterne era circondato dal cicaleggio incessante della Città Fantasma, che era un costante e ininterrotto tripudio di suoni e rumori d'ogni genere. Dal retro si udivano poco in verità, ma dalla sala delle preghiere bastava lasciare l'ingresso appena socchiuso perché gli giungesse quel vociare vivace.

Lassù invece, a quell'ora, c'era solo un silenzio opprimente. 

Era stato così anche prima che il Regno venisse quasi raso al suolo? Non se lo ricordava bene, ma non gli era sembrato avesse provato un qualche fastidio di sorta. Ora, chissà perché, quella quiete gli pareva sgradevole e innaturale. 

Forse mi sono affezionato troppo ai mortali e ai fantasmi e alle loro chiassose abitudini. 

Quello che pareva rendere quel silenzio difficile da sostenere, era però qualcuno a fianco con cui condividerlo. 

Più che ai rumorosi fantasmi e mortali, si era molto velocemente abituato a trascorrere le sue serate con San Lang. Le ore diurne passavano più serene e veloci quando sapeva che al termine si sarebbe ricongiunto con lui. 

Gli mancava da far male. 

Cercò di concentrarsi su altro, ad esempio su come organizzare la sorpresa che aveva in serbo per lui. 

Quando la testa iniziò a ciondolargli, si alzò e prese la via della propria camera, dove un ampio letto a baldacchino in legno di palissandro troneggiava su una bassa piattaforma di legno, semi nascosto da tendaggi chiari in seta che ne circondavano il perimetro costituito da quattro colonne e una ringhiera riccamente intarsiata. 

Ebbe a malapena la forza di spogliarsi, rimase con lo zhong yi bianco e si infilò sotto la coperta, abbandonandosi completamente al sonno.

 

Notes:

¡Hola a todos!

Ma quanto, quanto ci piace un Pei Ming per cui la relazione tra San Lang e Xie Lian è così normale e naturale che si stupisce dello stupore altrui! Quest'uomo merita di guidare la parata del prossimo gay pride 😂

Invece Hua Cheng ci mette di fronte a un dilemma: è accettabile che una persona, per amore e per il nostro bene (e consapevole di un nostro eventuale rifiuto) ci scavalchi imponendo la sua volontà anche coinvolgendo terze persone?
Difficile dare una risposta, dipende suppongo dal soggetto che "subisce" l'iniziativa: se è un individuo molto indipendente, probabilmente il gesto rischierà di sfociare in una grossa discussione. Se, come nel caso di Xie Lian, c'è una cieca fiducia nell'altro, un amore infinito e la consapevolezza che a volte quel qualcuno possa farci arrivare dove noi rifiutiamo di andare per orgoglio o viltà, allora l'esito sarebbe quello che abbiamo letto in questo capitolo.
Attenzione però a non confondere un aiuto occasionale con un desiderio di controllo, a non annullare se stessi a favore dell'altro per pigrizia o compiacenza. Il rischio è di perdere se stessi e diventare un burattino senza autonomia e senza diritto di decidere della propria vita.
Come disse Hua Cheng a Feng Xin nel quarto capitolo durante l'inaugurazione del nuovo santuario di Puqi:

"Lascerò come sempre che Sua Altezza decida spontaneamente ciò che ritiene meglio."

"È un dio celeste, un dio marziale." Gli aveva risposto Fen Xin in quell'occasione. "Cos'altro dovrebbe essere, se non questo?!"

"Libero." Gli aveva risposto Hua Cheng.

Libertà. Una parola di mille colori e altrettante sfumature.
Cercate di non perderla mai.

 

Se siete arrivati fin qui e questa storia vi sta piacendo, un kudos è il modo giusto per dirmelo 💙

 

Alla prossima! 💙

Chapter 18: Segreti sepolti al cimitero di Jiujiang

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

𝗖𝗮𝗽. 𝟭𝟴 - 𝗦𝗲𝗴𝗿𝗲𝘁𝗶 𝘀𝗲𝗽𝗼𝗹𝘁𝗶 𝗮𝗹 𝗰𝗶𝗺𝗶𝘁𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗝𝗶𝘂𝗷𝗶𝗮𝗻𝗴. 

 

 

Usciti dall’array di comunicazione al termine della riunione con il resto del Consiglio, i due Generali del Sud uscirono dalla locanda senza rivolgersi la parola.

Nan Feng, poche centinaia di metri dopo aver lasciato l'edificio, chiese informazioni a un carrettiere di passaggio e poco dopo trovarono un negozio di sartoria, dove confermarono che erano in vendita anche articoli da lavoro e per il travestimento. Oltre all'abbigliamento necessario per camuffarsi acquistarono una capiente sacca, dentro la quale nascosero parrucche, baffi e tuniche, che Fu Yao si caricò in spalla avviandosi verso il cimitero.

In tutto questo, non si erano scambiati ancora una singola parola. La tensione che scorreva tra loro conteneva una tale quantità d'elettricità che sarebbe bastata una scintilla per illuminare tutta la provincia di Jangxi, anticipando l'invenzione della lampadina di qualche secolo. 

Uscirono dal villaggio e camminarono per diversi chilometri, ad andatura 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘦 per non destare sospetti tra gli occasionali viandanti, fino a giungere nei pressi di un'alta recinzione in pietra. L'ingresso era costituito da una porta di legno, al di sopra di cui una targa dipinta recitava 共同的墓地 'cimitero comune'. I dignitari, i nobili e i ricchi infatti non trovavano la pace eterna in quel luogo, ma altrove, in tombe ben più ampie ed elaborate rispetto a quelle semplici fosse scavate nel terreno.

A quel punto finalmente il silenzio venne rotto.

"Andiamo dietro a quegli alberi a cambiarci", propose infatti Fu Yao e, senza aspettare la risposta, si avviò. Dal momento che era lui a portare la sacca col vestiario, Nan Feng non ebbe scelta che seguirlo. 

Ne uscirono con un camuffamento di tutto rispetto: i baffi sottili e la corta barbetta davano al loro viso di alter ego diciassettenni una certa maturità. I capelli castano ramati di Fu Yao, così simili a quelli di Feng Xin, erano stati nascosti da un severo copricapo nero, identico a quello calzato da Nan Feng per nascondere la sua chioma corvina, che ricordava in maniera sorprendente quella di Mu Qing.

Si erano mai soffermati a riflettere sul perché per i loro alias avessero scelto di prendere sembianze così simili alla rispettiva nemesi? Certamente no. Ogni cosa in loro gridava "toglietevi la benda e aprite gli occhi, guardatevi! Non è l'odio ciò che vi lega!", ma la benda rimaneva al suo posto, continuando a celare una verità troppo scomoda, che nessuno voleva dover ammettere a voce alta. 

Il travestimento di entrambi era completato da una tunica grigio scuro per Nan Feng, uguale a quella dei funzionari medici che avevano visto a casa della vittima la mattina precedente, mentre una formale tunica nera e grigia e un copricapo nero davano la giusta austerità al magistrato Fu Yao. 

Il custode si rivelò essere un uomo piuttosto avanti con gli anni e, da come strizzava gli occhi per metterli a fuoco, anche piuttosto miope. Come previsto non conosceva l'identità dei veri funzionari, perciò non fece storie per accompagnarli alla tomba della penultima vittima che rispondeva al nome di Xue Baoyu. 

Alla richiesta però di un documento ufficiale che supportasse la successiva richiesta di scavare e riportare il cadavere alla luce, I due vicedei si guardarono l'un l'altro allarmati. A quello non avevano pensato! 

Fu Yao in un lampo afferrò un pezzo di carta dalla manica: era la ricevuta degli abiti affittati poco prima nel negozio del villaggio. Incrociò le dita e lo sventolò davanti alla faccia del custode, ma non troppo vicino ai suoi occhi. La speranza era che se davvero l'anziano non ci vedeva bene, non sarebbe stato in grado di cogliere la differenza. Con un po' di fortuna, magari era persino analfabeta. 

Analfabeta non lo era, ma Fu Yao ebbe comunque fortuna: il custode era davvero così miope che non riuscì a distinguere i minuscoli caratteri e, non trovando motivo per dubitare delle loro intenzioni (chi mai avrebbe voluto d'altronde dissotterrare un cadavere, se non dei medici o dei funzionari dell'ordine?) chiese loro di attendere accanto alla tomba.

Dopo pochi minuti tornò accompagnato da un giovanotto di aspetto piuttosto grossolano, ma con una prestanza fisica di tutto rispetto, con una pala in mano. 

Il terreno freddo e duro oppose una forte resistenza ai colpi pur inferti con potenza dall’inserviente e, mentre lui grondava sudore, i due ufficiali lì accanto pestavano i piedi per il freddo, da cui nemmeno i pesanti mantelli parevano proteggerli. Occorse ad ogni modo appena un shichen per raggiungere la bara di legno ed estrarla, perché ad un certo punto Fu Yao ne ebbe abbastanza e con una scusa andò a toccare la pala del becchino infondendole sufficiente mana da sciogliere il terreno come burro. Di questo prodigio il giovane, non particolarmente sveglio, non si accorse minimamente e anzi si riempì di malcelato orgoglio per l'impresa compiuta. 

A quel punto i due sedicenti funzionari fecero allontanare i dipendenti cimiteriali e si apprestarono ad aprire la cassa. Nan Feng raccolse un po' della sua energia spirituale nel palmo della mano e con un gesto brusco fece saltar via il coperchio di legno. 

Seppur in presenza del deterioramento dovuto alla naturale decomposizione, una cosa apparve subito chiara: il decesso di Xue Baoyu era avvenuto in circostanze diverse rispetto a quelle di Lao Ling. 

Ciò che apparve loro fu uno scheletro rivestito di pelle e scarni muscoli rinsecchiti: era completamente disidratato. 

"Eccola qui, la vittima che corrisponde alla descrizione degli omicidi fatta dagli abitanti di Jiujiang", constatò Fu Yao.

Nan Feng assentì. "Due demoni", disse. 

"Due demoni", confermò Mu Qing. 

"Merda. Avevo sperato che le cose non fossero così complicate".

"La teoria del Kuei-Jin si adatta al  vecchio Ling, ma non a Xue Baoyu."

"Torniamo alla locanda e facciamo il punto della situazione". Il generale del sud-est si avviò verso la capanna del custode per avvisarlo che potevano riseppellire il corpo. 

Recuperarono la sacca e tornarono nelle loro vesti, patendo ulteriormente il freddo, per cui questa volta non si fecero scrupoli e fecero la strada del ritorno a una velocità di molto superiore alle normali capacità umane, rallentando solo nelle rare occasioni in cui incrociavano qualche viandante. Di utilizzare l'array accorcia-distanza non se ne parlava, troppo spreco d'energia per così pochi chilometri. 

Tornati alla locanda salirono in camera per lasciare la sacca con i travestimenti e ne discesero poco dopo, accomodandosi al tavolo appartato che l'oste aveva riservato loro. Quando la figlia del proprietario venne a proporre loro una zuppa di noodles con pollo, recando nel frattempo una brocca d'acqua con due tazze e flirtando non troppo discretamente con Nan Feng, Fu Yao divenne irrazionalmente maleducato, guardandola storto e sbuffando ad ogni frase che pronunciava. Ad un certo punto Mei Mei dovette serrare le sue graziose manine a pugno per non essere scortese a sua volta. Non capiva l'ostilità di quel ragazzo, non aveva fatto nulla per infastidirlo. Anzi, semmai il suo interesse era stato da subito orientato verso l'amico con i capelli scuri e...

Oooh! 

Mei Mei sgrano' gli occhi, passandoli da uno all'altro. 

Si inchinò profusamente verso Fu Yao. 

"Perdonatemi! Perdonatemi!"

Fu Yao quasi sputo' l'acqua che stava bevendo. 

"???"

"Non avevo capito che voi due..." li indicò entrambi col dito, interrompendosi a metà per pudore. 

Questa volta fu Nan Feng a rischiare di soffocare. 

"???"

Fu Yao si alzò furibondo, torreggiando sulla minuta cameriera. L'atteggiamento minaccioso non sfuggì all'oste, che accorse accanto alla figlia. 

"Che succede? Vi ha forse mancato di rispetto?" Chiese preoccupato rivolto al giovane in piedi. 

"Oste, vi ordino di non farci servire più da  vostra figlia! Ha azzardato..." le parole gli rimasero per un attimo incastrate in gola. "Ha avuto l'ardire di..." e di nuovo, ormai paonazzo e sull'orlo di un attacco apoplettico, non riuscì a proseguire. 

Resasi conto dell'errore e della sua gravità, Mei Mei si inchinò di nuovo, scusandosi ripetutamente e trascinando via il padre. 

In tutto ciò, Feng Xin era rimasto paralizzato di fronte alla scena assurda che si era appena consumata e a cui faticava a dare un significato. 

"Ma cosa cazzo è successo? Vuoi dirmi una volta per tutte che ti ha fatto quella ragazza per odiarla tanto?" Anche Nan Feng aveva assunto un colorito acceso.

"Tu, stupido troglodita che finge di odiare le donne e ne scopa una a ogni angolo di strada! Come osi criticare il mio comportamento quando non hai il minimo ritegno neppure mentre sei in missione! Devi essere stato un gran pessimo amante se ha pensato che tu e io... Che noi... Aah, maledizione!" E lo piantò in asso, furibondo, andando verso l'oste ruggendo di voler consumare il pasto in camera e salendo le scale che conducevano al piano superiore a due a due. 

Feng Xin non lo riconosceva più. Da quando era iniziato quel dannato incarico a Jiangxi Mu Qing sembrava fuori di sé e la spiegazione avuta quella mattina a colazione diventava via via sempre meno convincente.

Furibondo a sua volta, diede la stessa indicazione all'oste per il pranzo e raggiunse la camera di Fu Yao.

Di fronte alla porta, tese l'orecchio. Il silenzio fu quasi più inquietante del rumore di oggetti in frantumi della sera prima, ma forse aveva solo esaurito la scorta di oggetti da fare a pezzi. 

Bussò, ma senza attendere il permesso spinse verso sinistra la scorrevole, per scoprire, questa volta senza sorprendersi, che nuovamente non era stata bloccata. 

Mu Qing, tornato alle sue sembianze, era dall'altra parte della stanza in posizione d'attacco, gli occhi fiammeggianti e il volto arrossato. 

Feng Xin aveva giusto fatto in tempo a ritrovare il proprio aspetto originale prima di essere fulmineamente raggiunto e colpito da un cazzotto, che lo centrò in pieno sulla mandibola. Venne colto alla sprovvista e perse l'equilibrio, crollando con un tonfo sulle assi di legno del pavimento. 

Non era la prima volta che si colpivano, il loro rapporto nei secoli era spesso trasceso in scontro fisico, alla base di cui c'era sempre stato un battibecco per questioni più o meno futili, ma ora Feng Xin davvero non capiva. Avevano stipulato quel silenzioso patto di non belligeranza un anno prima ed era andato tutto bene fino al giorno precedente, eppure adesso Mu Qing sembrava posseduto dal demone della furia, spiegazioni più razionali di questa lui non ne aveva. 

Feng Xin gli lanciò uno sguardo ostile attraverso le ciocche sfuggite dalla crocchia, rialzandosi lentamente, mentre l'altro con la guardia alzata gli sibilava un "vattene" che prometteva un ulteriore scontro fisico. Se uno era agile e snello, l'altro era più muscoloso e solido, ma questo non determinava a prescindere le sorti delle dispute: come potevano testimoniare molti funzionari divini presenti loro malgrado a molte di esse, tali lotte avevano spesso nessun vincitore e causavano molti lividi a entrambi. 

"Non me ne vado. Voglio una spiegazione, cazzo!" Esclamò il Generale del Sud-Est sfregandosi la guancia dolorante. "Hai bisogno di un esorcismo, sei completamente fuori di testa!"

"Tu... Tu... È solo colpa tua!" gli gridò di rimando l'altro generale. 

"Ma di che parli? Se ci siamo rivolti la parola a malapena! Se ce l'hai con Mei Mei, e solo il fato ne conosce il motivo, perché te la prendi con me?"

"Sei un idiota!"

Perso completamente ogni barlume di controllo, Mu Qing si avventò nuovamente su Feng Xin, che però questa volta non si fece trovare impreparato: bloccò il pugno col palmo, stringendolo in una morsa di ferro. Vide simultaneamente partire l'altro braccio pronto a colpire e lo afferrò per il polso. 

Lo sguardo feroce che passò tra i due avrebbe potuto incendiare l'intera locanda. 

Feng Xin serrò la presa cercando di farlo indietreggiare, ma con pari forza Mu Qing resistette cercando di divincolarsi. Nonostante tutto finì per cedere terreno arretrando di due passi e Feng Xin a quel punto infilò uno stivale dietro il suo, facendogli perdere l'equilibrio. 

Caddero sul letto e Mu Qing si ritrovò schiacciato dal corpo dell'altro.

Rimasero senza fiato. I loro volti erano a pochi centimetri, il respiro ansimante di ciascuno lambiva l'altro in una calda carezza, negli occhi incatenati si intravedeva l'inizio di una nuova battaglia, questa volta diversa dalle altre. Un conflitto dei sensi, risvegliati dopo il lungo sonno a cui erano stati costretti nei secoli. 

Le morbida bocca di Mu Qing si schiuse appena, gli zigomi si arrossarono e le iridi si velarono. Feng Xin rivide qualcosa che non credeva possibile dopo ottecento anni. Suo malgrado accorciò la distanza tra le loro labbra, attraverso cui poteva passare solo una sottile pergamena. Sembrava di nuovo lui, il ragazzino di quella sera nelle stalle di Xianle. 

Ma non era più quel Mu Qing da troppo tempo ormai. Era stato ingannato, preso in giro da quel perfido arrivista che aveva usato lui e Xie Lian per emergere e farsi strada dai bassifondi. Non era desiderio ciò che gli vedeva negli occhi, era solo l'arma nascosta che sapeva tirare fuori all'occorrenza per qualche suo scopo recondito. Quale fosse quello scopo in quel momento non aveva importanza e non gli interessava nemmeno. Lo odiò per essere capace di simulare così bene. Si odiò per essere stato tentato di cedergli e avventarsi su quelle labbra così sapientemente offerte. 

Lasciò la presa sui polsi e si rialzò dal letto, guardandolo con disprezzo. 

"Tra un shichèn ti voglio di sotto, dobbiamo fare il punto delle informazioni raccolte. Trova il modo di tenerti a freno e quali che siano i tuoi problemi personali vedi di risolverli. Un'altra intemperanza del genere e te ne torni alla capitale. E farò rapporto a Ling Wen". Si voltò e lasciò la stanza. 

Feng Xin mantenne un sorprendente autocontrollo, ma bastò chiudersi alle spalle la porta della propria camera per crollare seduto a terra con la testa sulle ginocchia e il respiro affannoso. Non era tipo da lacrime, ma se c'era una volta in cui avrebbe voluto versarle, era quella. Non lo fece, non volle concedere a quell'infido generale la soddisfazione di piegarlo. Strinse le mascelle fino a sentire scricchiolare i denti, finché non ritrovò un barlume di lucidità. 

Il perché all'improvviso nell'arco di ventiquattr'ore Mu Qing fosse ammattito, rimaneva però ancora senza risposta. Sembrava in qualche modo legato alla figlia dell'oste e quella consapevolezza lo fece scattare alla conclusione più ovvia: se ne era infatuato! Mu Qing le aveva messo gli occhi addosso! Gli uscì una cinica risata, pensando che Mei Mei sembrava invece convinta che fossero loro due ad avere una tresca proibita. Che assurdità! Com'era potuta arrivare a una simile conclusione? Per una volta Mu Qing aveva avuto ragione, era solo una sciocca cameriera.

La risata finì per spegnersi in un gemito frustrato. 

Che si prenda pure Mei Mei, ma chi la vuole! Ho avuto una sola donna in vita mia e va benissimo così. Non ne ho bisogno.

Si rialzò da terra e si mise di fronte allo specchio in bronzo appeso alla parete per risistemarsi l'acconciatura. Poi si tolse gli stivali e sedette sul letto in attesa del pranzo. Quasi sperò che l'oste se ne fosse dimenticato, gli era decisamente passato l'appetito. 

 

 

Mu Qing era sconvolto. Il viso accaldato, ciuffi ribelli che parevano seta nera gli scendevano disordinatamente sul collo, aveva lo sguardo febbrile, il respiro corto. 

Cosa era accaduto? Cosa stava per accadere? E cos'aveva desiderato che accadesse?

Non aveva più nulla da sbattere a terra per sfogare l'impetuosa frustrazione e riuscì a reprimere l'impulso di affettare il letto con la sciabola. 

Lo stava per baciare. Lì per lì ne era stato così convinto che aveva addirittura dischiuso le labbra in un chiaro invito a non trattenersi. Invito che Feng Xin però aveva rifiutato, guardandolo con... Cosa? Con disgusto? Sì, quando si era rialzato gli era sembrato disgustato. In ottocento anni doveva aver maturato la consapevolezza che dovevano piacergli  le donne alla fin fine. Perché allora mentire fingendosi un misogino incallito? Che senso aveva? O magari era solo lui a non piacergli. Dopotutto come dargli torto, se Feng Xin aveva mai provato qualcosa, e già di quello dubitava fortemente, quel qualcosa era stato spazzato via dalle frustate ricevute otto secoli prima. Lo aveva visto svenire sotto quei colpi.

Se solo avesse potuto tornare indietro... Correre da lui e abbracciarlo, invece di rimanere nascosto. Avrebbe dovuto chiedergli scusa per essere scappato dalla stalla e di nuovo scusa per non aver testimoniato contro gli stallieri, perché in due, come attendenti del Principe Ereditario, avrebbero avuto un peso maggiore e forse Feng Xin sarebbe solo stato confinato nelle sue stanze per un mese, magari due, ma almeno non avrebbe portato per sempre sulla schiena quelle sottili cicatrici, quelle lievi striature a perenne memoria di quanto fosse pericoloso essergli amico. 

Si lasciò andare a faccia in giù sul letto, quello stesso letto dove qualche minuto prima il suo cuore aveva preso a battere furiosamente, desiderando l'impossibile. 

Vedeva ben chiaro l'abisso che li separava e sapeva ciò che doveva fare: tornare ad essere quel Mu Qing, quello che feriva e non permetteva a nessuno di ferirlo, quello gelido, sprezzante e talvolta indifferente, quello che detestava Feng Xin come il peggior nemico sulla Terra. 

Qualcuno bussò. 

Una cameriera di sì e no tredici anni portò dentro il suo pranzo. Subito dopo la sentì bussare alla porta a fianco. 

Non aveva appetito, ma anche il cibo avrebbe contribuito a rimettergli la testa sul giusto asse e perciò mangiò seduto al tavolino di fronte al letto, seppur di malavoglia. 

Avevano una missione da compiere, dovevano farlo insieme e non poteva tirarsi indietro, ma sarebbe stata l'ultima. Al rientro lo avrebbe fatto presente a Ling Wen e allora non avrebbe avuto più niente a che fare col Generale Nan Yang. 

 

Lui era in anticipo e Mu Qing in ritardo, come al solito. Questo diede a Feng Xin altro tempo per riflettere. 

Era sempre stato il più sanguigno dei due, ma ciò che stava capitando tra loro era così fuori dal comune che persino le loro personalità parevano essersi invertite: lui era quello che ora cercava di controllarsi, Mu Qing quello che invece perdeva le staffe.

Era davvero infatuato di Mei Mei? O era vera la storia dell' intraprendente vicedio che attentava alla sua immacolata virtù? Se fosse stato così, le reazioni scomposte che aveva mostrato smentivano l'apparente disinteresse verso tali profferte amorose e questa cosa lo infastidì suo malgrado. 

Quando finalmente lo vide scendere, nelle algide sembianze di Fu Yao, raccolse tutta la propria calma e freddezza e tirò fuori dalla manica gli appunti presi fino a quel momento, sistemandoli davanti a sé sul tavolo come uno scudo difensivo, dove già l'oste aveva in precedenza depositato un pennello sottile, un calamaio e dei fogli di carta in fibra di bambù. 

Quando Fu Yao si sedette, Nan Feng cercò di non mostrare il disagio che provava, fissandolo in volto con indifferenza. L' altro non si sottrasse, incrociò le mani sul tavolo e come se nulla fosse accaduto disse: "Bene, vediamo cos'abbiamo raccolto" e lo guardò, in attesa. 

L'altro prese uno degli appunti sparsi sul tavolo e cominciò. 

"Il cadavere nella tomba di stamattina è il penultimo corpo rinvenuto e risale a tre settimane fa. Appartiene a un certo Xue Baoyu, un capocantiere di circa trentacinque anni, ed è stato rinvenuto completamente privato di tutti i fluidi corporei nel bosco appena fuori dal villaggio, ci siamo passati accanto proprio ieri venendo qui."

Fu Yao annuì e Nan Feng procedette. 

"Siamo d'accordo che in questo caso abbiamo a che fare con un demone diverso da quello che ha ucciso l'ultima vittima, perché Lao Ling era sì dissanguato, ma non prosciugato della linfa. Il primo demone necessita di entrambi, il secondo a quanto pare solo di sangue".

"Il che, dicevamo, chiama in causa come sospettato numero uno un Kuei-jin per il caso del Vecchio Ling", intervenne Fu Yao.

"Esattamente, ma di Kuei-jin ci sono varie sottospecie. Molti abitano un corpo umano per anni, assorbendo lentamente il 𝘲𝘪 che gli occorre per sopravvivere e integrandolo con sporadiche vittime occasionali, fino ad esaurire completamente il loro ospite e ucciderlo, altri come gli Yulan-jin sono costretti a cambiarlo spesso perché esauriscono il qi molto più velocemente. Se fosse uno di questi, trovarlo sarebbe più difficile".

"Non è detto", obiettò Fu Yao. "Gli Yulan-jin non arrivano mai ad uccidere l'ospite, di solito lo abbandonano prima. In questo caso indagare su persone che improvvisamente hanno accusato una forte prostrazione potrebbe esserci d'aiuto".

"Parliamo pur sempre di due villaggi da scandagliare. Perché un corpo, il primo per quel che ne sappiamo, è stato trovato nella vicina Nanchang e non sappiamo ancora quale delle due entità sia coinvolta."

"E questo" aggiunse Fu Yao "ci porta a domandarci quale potrebbe essere l'altro demone."

"Demoni? Qui da noi a Jiujiang?" fece improvvisamente una voce femminile. 

Entrambi alzarono lo sguardo.

"..."

Una donna matura ma avvenente era in piedi accanto al loro tavolo. Era abbigliata con un elegante hanfu blu scuro, i capelli neri raccolti in un elaborata acconciatura sovrastavano un gradevole viso di porcellana, dove però il pesante trucco non riusciva a nascondere le rughe che ne tradivano l'età non più giovanissima, e le orecchie ai cui lobi pendevano lunghi monili con pietre blu perfettamente intonati all'abito. 

"Perdonatemi l'intromissione. Sono Bai Qi Luo, moglie del locandiere. Avete conosciuto una delle mie figlie, Mei Mei" e si voltò intenzionalmente verso Fu Yao, mostrando di essere a conoscenza dello spiacevole episodio di qualche ora prima. 

Fu Yao la ignorò e Nan Feng intervenne per distogliere l'attenzione della matrona. "Ah sì, certo, Mei Mei. Davvero una cara ragazza!"

"Sono felice che vi abbia fatto una buona impressione." Bai Qi Luo sorrise all'altro avventore, non senza aver lanciato un'ultima occhiata carica di disappunto a Fu Yao. 

"Passandovi accanto non ho potuto fare a meno di ascoltare le vostre ultime parole. Credete dunque che le uccisioni siano opera di qualche demone?" Bai Furén esibì un'espressione intimorita. 

Fu Yao pensò che tutti lì al villaggio dovevano essere perfettamente consapevoli che i deceduti erano stati vittima di un demone, quale essere umano sarebbe stato in grado di arrivare a tanto! Dunque perché quella donna fingeva d’ignorarlo? Forse era solo un modo per rompere il ghiaccio o forse, avendo maltrattato la sua giovane figlia, era venuta a studiare lui. 

"Ne siamo certi né più né meno di tutti gli altri abitanti, almeno dalle chiacchiere che abbiamo udito in giro." Rispose con cortesia Nan Feng. 

"E... Potreste forse avere un'idea di quale essere immondo ha fatto di Jiujiang la sua attuale dimora?" Insistette lei. 

"Come potremmo saperlo noi?" disse Fu Yao a quel punto. "Siamo solo forestieri di passaggio, anzi siamo spaventati quanto voi all'idea che un demone malvagio si aggiri da queste parti." Si strinse i lembi della tunica fingendosi impaurito. 

Nan Feng abbassò gli occhi,  sconfortato da quella patetica recita. Mu Qing era un ottimo attore, gli dei erano testimoni che aveva trascorso la vita intera a perfezionarsi, ma in quel frangente sembrava solo voler prendere in giro la matrona senza preoccuparsi di quanto ciò fosse evidente e Bai Qi Luo lo aveva inteso perfettamente. Strinse le labbra e con un breve cenno del capo si limitò a pronunciare un "Capisco, buona giornata", allontanandosi impettita. 

Nan Feng scosse nuovamente la testa. 

"L' hai offesa profondamente, ci sputerà nei piatti."

"Questo la terrà lontana da noi. Le abbiamo permesso di udire troppo, dobbiamo fare più attenzione". Fu Yao era accigliato.

"D'accordo, la prossima volta allora ci vedremo in camera mia." propose il generale del Sud-Est, fingendo una noncuranza che era ben lontano dal provare. Loro due di nuovo in una camera da letto... Tsk

L'altro generale tradì la sorpresa allargando gli occhi per una frazione di secondo, ma si ricompose subito e rispose con una lieve nota polemica: "Perché non nella mia?"

Nan Feng lo guardò sarcastico. 

"Perché nella tua non è rimasta in piedi nemmeno una sedia" e godette nel vedere i lineamenti dell'altro irrigidirsi. 

Fu Yao, sulla scia dell'abitudine ad avere sempre l'ultima parola, stava per controbattere che per sedersi c'era sempre il letto, ma si trattenne appena in tempo.

Non gli rimase che la stessa tattica adottata da Bai Furén: stringere i denti e tacere. 

 

 

 𝙂𝙇𝙊𝙎𝙎𝘼𝙍𝙄𝙊 𝙚 𝘾𝙐𝙍𝙄𝙊𝙎𝙄𝙏𝘼'

 

Lo specchio: Gli specchi hanno una lunga storia nella cultura cinese, risalente almeno all'XI secolo a.C. Erano perlopiù in bronzo e diventarono più uniformi e tipicamente rotondi durante la dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.), mentre una maggiore varietà nelle forme si osserva nelle dinastie Song e Yuan (X-XIV secolo), quando apparvero anche oblunghi e ottagonali. La parte anteriore dello specchio era così finemente lucidata che poteva riflettere l'immagine del viso della persona che vi si poneva davanti e alcuni avevano una maniglia o degli occhielli per essere appesi.

Negli ultimi secoli, durante il regno della dinastia Qing (1616-1911), gli specchi di bronzo furono gradualmente sostituiti da specchi di vetro. (Fonte: 𝘢𝘶𝘴𝘵𝘳𝘢𝘭𝘪𝘢𝘯.𝘮𝘶𝘴𝘦𝘶𝘮) 

Qi (giapponese: ki [氣], coreano: gi [기]): corrisponde all'energia vitale. Secondo la medicina tradizionale cinese, questa energia vitale nell'individuo si trova qualche centimetro al di sotto dell'ombelico e viene alimentata attraverso il respiro, il cibo e le abitudini di vita. 

Fūrén: appellativo che sta per signora. Equivale al madam che nelle traduzioni viene, ad esempio, anteposto al cognome Yu del clan Yunmeng Jiang per appellare formalmente la madre di Jiang Cheng. 

Lì: (in cinese semplificato 里) è un'unità di misura di lunghezza, nota anche come "miglio cinese", che nel XX secolo è stata portata a circa 500 metri, un'approssimazione di un'antica unità di misura utilizzata in Cina. Nel Regno di Mezzo cinese, durante la Dinastia Qin (221 a.C.-206 a.C.) un lǐ contava circa 576 metri, durante la dinastia successiva degli Han equivaleva invece a 415,8 metri. (Fonte: Wikipedia) 

Invenzione della carta: Ci sono numerose prove archeologiche di tipologie primitive di carta risalenti al II secolo a.C. in Cina, soprattutto a base di canapa, però la data ufficiale dell’invenzione della carta nella sua forma raffinata è fissata al 105 d.C. la qualità era già molto cresciuta verso la fine del periodo Han (206 a. C. -220 d.C.). Fibre di diverse piante, erbe, materiali vegetali, canapa, corteccia e persino stracci venivano usati in una costante ricerca e sperimentazione, volte a trovare la combinazione più economica per produrre la carta di maggiore qualità. Il rattan rimpiazzò la più antica carta di canapa e fu favorito per secoli, lasciando poi il posto alle fibre di bambù, che diventarono la materia prima più diffusa a partire dall’VIII secolo d.C.. Una delle ragioni per l'abbandono del rattan fu che la richiesta di carta era talmente alta che questa pianta dalla crescita lenta era praticamente scomparsa in alcune regioni della Cina. Il bambù cresce invece molto più velocemente della canapa. A partire dalla dinastia Song (960-1279) le tecniche di produzione della carta migliorarono sempre di più, la materia prima più diffusa a quei tempi era la corteccia bollita dell’albero di gelso ed era di qualità talmente alta che veniva venduta ai paesi stranieri lungo la Via della Seta. Carta speciale con particolare consistenza, trama o colorazione era riservata per la calligrafia e l’arte, venivano prodotte usando riso, paglia di grano, corteccia di legno di sandalo, steli di ibisco e persino alghe. Con l’invenzione della xilografia - non è chiaro se in Corea oppure in Cina, intorno all’VIII secolo - la richiesta di carta aumentò e con l’invenzione della stampa a caratteri mobili la carta dovette diventare più spessa per resistere alla pressione dei pesanti blocchi metallici. Queste due invenzioni - carta e stampa - avrebbero rivoluzionato la comunicazione, e sarebbero rimaste le regine incontrastate dei mezzi di comunicazione fino all’avvento dei computer. (Fonte: worldhistory.org)

 

Notes:

Siamo tornati a sud, nello Jiangxi, dove i nostri mitici FengQing se la devono vedere con sentimenti repressi per centinaia d'anni che rifiutano di far uscire allo scoperto. Tra un litigio e un momento 𝘩𝘰𝘵 trovano fortunatamente anche il tempo di fare il punto delle indagini e scoprono che non saranno così rapide come pensavano.
Ahiahiahiiiiii, qui la gitarella dei nostri due generali rischia di prolungarsi abbastanza da far saltare definitivamente i nervi a qualcuno, chissà con quali conseguenze 🤔 e possiamo solo immaginare come ognuno di loro affronterà questa specie di forzata coabitazione a Jiujiang 🤭

Alla prossima!

Chapter 19: Dietro le porte socchiuse

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

 

Nan Feng concentrò nuovamente l'attenzione sul caso. La piccola vittoria verbale ottenuta sull'altro non gli stava dando la stessa soddisfazione che avrebbe ricevuto fino a qualche giorno prima. 

"Dov'eravamo rimasti? Ah, sì... Dobbiamo capire con quale altro demone abbiamo a che fare oltre al probabile Kuei-jin." Riprese in mano il pennello e tracciò vari sinogrammi per tenere traccia di tutti i dettagli snocciolati.

"Pensi sia sufficiente aver visto solo un paio di cadaveri? Questo ci dice che ce ne sono due, ma nient'altro." Rifletté Fu Yao.

"Sono d'accordo, ma penso che potremo risparmiarci altre esumazioni. Ora che abbiamo visto con i nostri occhi in che modo agiscono i due demoni, ci serve più che altro capire quali vittime ha fatto uno e quali l'altro, per poter confrontare luoghi, date, qualsiasi cosa ci permetta una mappatura del loro modo di agire e risalire con certezza alle specie con cui abbiamo a che fare."

"Per fare questo basterà introdurci nuovamente nell'ufficio governativo. Tutti i documenti ufficiali sui crimini commessi nella contea sono conservati nei loro archivi, sicuramente troveremo anche la relazione sulla vittima di Nanchang oltre a quelle di Jiujiang."

"Penso di sì. Aver visto di persona la crudeltà di cui sono capaci quei due esseri immondi ci permetterà di valutare con un occhio più critico ciò che troveremo scritto nei rapporti."

"E quando avremo raccolto questi dati potremo iniziare a selezionarli e incrociarli." Concluse Fu Yao. "Quindi è deciso, la prossima tappa sarà l'ufficio governativo, stanotte."

"Sì, due 𝘴𝘩𝘪𝘤𝘩𝘦𝘯 dopo cena ci introdurremo nel loro archivio."

"𝘏𝘢𝘰 𝘣𝘢. Nel frattempo ho intenzione di andare a parlare con la domestica di Lao Ling. Vediamo se ha qualcosa di utile da raccontare."

"Io gironzolerò per il villaggio e cercherò altre testimonianze per ottenere le date approssimative dei decessi, questo ci faciliterà la ricerca dei documenti."

Si alzarono e uscirono in strada, percorrendo insieme la via principale, in religioso silenzio. Concluso l'argomento indagine, non avevano più nulla da dirsi.

Nan Feng dopo un 𝘭𝘪 si congedò con un secco "𝘪𝘰 𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘲𝘶𝘪" e senza attendere risposta si infilò velocemente nella sala da tè.

Fu Yao lo guardò sparire dietro la porta a doppio battente dell'edificio, con la spiacevole sensazione che gli mancasse qualcosa. Gli mancava lui.

"Maledizione!" imprecò ad alta voce, proseguendo lungo la via a passo deciso.

Otto secoli. Quel muro spesso e alto che avevano eretto era rimasto solido e intatto per otto secoli. Avevano già lavorato insieme, allora perché quella volta era diverso?

La risposta era ovvia nella sua semplicità: le altre volte erano state solo poche ore di collaborazione e l'ultima missione che li aveva visti lavorare insieme risaliva ad almeno un centinaio d'anni prima, molto prima che Xie Lian ascendesse di nuovo.

Proprio quest'ultimo era stato il vero fattore scatenante: il ritorno di Xie Lian e la conseguente comparsa in mezzo a loro di Hua Cheng. Da lì qualcosa in lui era cambiato, ma non se ne era reso conto subito. Non si era accorto dell'improvvisa necessità che aveva di vedere Feng Xin, di scambiare con lui qualche parola, fosse anche un insulto o un litigio. La ricostruzione del Regno Immortale aveva concesso loro di stare gomito a gomito e non aveva fatto caso di svegliarsi la mattina con un entusiasmo in precedenza assente. Non si era accorto nemmeno dello sforzo profuso per mantenere i toni indifferenti e distaccati nei suoi confronti, quando prima gli venivano invece così naturali, frutto di secoli di pratica. La spudoratezza del Signore del Regno dei Fantasmi e del Dio Marziale Incoronato di Fiori era stata come una chiave che aveva sbloccato una serratura arrugginita. La porta si era schiusa. Cigolante, traballante, ma si era inequivocabilmente aperta e richiuderla pareva impossibile, gli dei sapevano se ci stava provando. Un vento forte, impetuoso, soffiava contro quella porta, pretendendo di spalancarla, contrastando ogni suo sforzo di sbarrarla a doppia mandata.

Feng Xin non lo voleva, non più ormai. Forse però aveva capito tutto. L'avvicinarsi delle loro labbra ne era stato un chiaro segno, ma invece di concretizzare si era allontanato bruscamente, probabilmente irridendolo tra sé per la sua debolezza, soddisfatto di quella piccola rivincita. Poteva essere crudele Feng Xin, non meno di lui, e non poteva più permettergli di umiliarlo. Il muro doveva essere reso nuovamente invalicabile, la porta sbattuta e sigillata. Il generale dai capelli castano ramato non doveva più trovare spiragli in cui infilare una delle sue frecce acuminate.

Perché Feng Xin si era di nuovo intrufolato nei suoi pensieri? Era sollevato di averlo scaricato dieci minuti prima alla sala da tè, perché solo in seguito a ciò si era reso conto d'aver respirato con metà della sua capacità polmonare, andando quasi in apnea.

Stava diventando sempre più complicato ed erano insieme solo da due giorni, non se ne capacitava.

Consapevole della propria diafana bellezza, non si curò dei numerosi sguardi d'ammirazione che le giovani donne di passaggio gli rivolgevano. Sentì addosso anche il famelico sguardo lascivo di qualche uomo attempato e, considerato che lui aveva un aspetto poco più che adolescenziale, la cosa lo nauseò. Gli riportò alla mente i soliti vecchi ricordi che avrebbe preferito si fossero smarriti nel tempo e che invece erano sempre lì, sepolti, ma non abbastanza in profondità. E come in un circolo vizioso, quelle reminiscenze lo riportavano puntualmente a Feng Xin e al loro passato che non poteva più essere cambiato.

Serrò le mascelle per arginare quel nuovo fiume di pensieri dentro il quale aveva annaspato troppe volte e si accorse d'essere arrivato in prossimità dell'abitazione di Lao Ling.

Aveva sperato in un colpo di fortuna, ovvero trovare la governante che si occupava di rassettare la casa prima di lasciare definitivamente il servizio, invece trovò tutto sbarrato.

Andò a presentarsi al proprietario della casa vicina, dai cui battenti color ciliegio si affacciò una matrona robusta e spettinata, adorna di un'accozzaglia di gioielli di poco valore e svariati colori, chiaramente indispettita d'essere stata distolta da quelli che probabilmente erano i preparativi per la cena.

"Mi scuso per la mia visita inopportuna, sono un lontano nipote di Lao Ling..."

L'espressione della donna si distese leggermente, assumendo una sfumatura dispiaciuta.

"Ah, il venerabile Zhen... le mie condoglianze, che tragedia!"

"Sì, ecco... Sono proprio le circostanze così insolite in cui è morto ad avermi portato qui. Trovo la cosa davvero mostruosa e vorrei saperne di più, purtroppo i Garanti dell'Ordine sono molto riservati sulle indagini e io vorrei davvero capire cos'è accaduto a mio zio."

Mu Qing sbatté le lunghe ciglia castane del suo clone, ostentando innocenza e ingenuità in una maschera di sincera angustia, sperando di far leva sul tratto che accomunava moltissime donne: spettegolare.

Non rimase deluso. La matrona si impettì e, rassicurata dai modi e dalla bella presenza del giovane interlocutore, si presentò e lo fece entrare. La signora Jin Ting si rassettò velocemente le ciocche sfuggite dallo chignon, la chincaglieria che ondeggiava e tintinnava ad ogni movimento, e lo condusse al tavolino basso che occupava la parte centrale dell'ampia sala, circondato da piccoli sgabelli. Fu Yao ne scelse uno e si accomodò.

"Attendetemi, preparerò del tè e vi darò tutte le informazioni in mio possesso" e sparì.

Fu Yao si guardò intorno. La grande sala al centro della quale era seduto si apriva su tre diversi ambienti. Due erano chiusi da porte scorrevoli grigliate, di fattura molto semplice ed economica, probabilmente camere da letto. L'altro ambiente era aperto ed era la cucina dove si era diretta la padrona di casa, che vide sistemare sul tavolo da pranzo una teiera e due tazze.

Quando Jin Fūrén lo raggiunse col vassoio, le sorrise amabilmente e aspettò pazientemente che fosse lei ad entrare nel discorso. Non dovette attendere molto, era evidente che scalpitava all'idea di raccontare ciò che sapeva.

Lao Ling era vedovo e viveva solo, lavorava di giorno e dormiva di notte come chiunque, ma pare fosse una persona con poca fiducia nel prossimo e pretendeva una domestica che lavorasse per lui due volte alla settimana nelle ore notturne quando era in casa, tanto aveva il sonno pesante e non ne sarebbe stato infastidito. Una vera fortuna, aveva ribadito Jin Fūrén, che il Vecchio Ling fosse morto una di quelle due volte, in questo modo era stato possibile dare subito l'allarme.

Già, che incredibile fortuna, aveva pensato Fu Yao tra sé con disprezzo rivolto a quella donnetta così superficiale. L'allarme l'avrebbero potuto benissimo darlo i suoi datori di lavoro la mattina dopo non vedendolo arrivare, e in un qualsiasi altro giorno l'anziana governante avrebbe evitato il trauma di scoprire la mostruosità commessa a pochi passi da lei.

"Trovo insolito che una donna di quell'età abbia accettato di lavorare di notte, no?" Indagò amabilmente, mantenendo saldo il sorriso cordiale. 

"Ah, certamente sì. Difatti una sera, una delle poche volte in cui l'ho incrociata mentre entrava a casa di quell'uomo, glielo chiesi e mi disse che in realtà le rimaneva comodo poiché poteva riposare la mattina e badare al nipotino nel pomeriggio."

"Sembrerebbe una donna di una certa tempra" considerò.

"Mah, a vederla non parrebbe proprio, ma forse il figlio e la nuora non navigano in buone acque e si dà da fare per dar loro una mano."

"Possibile."

"Certo che..." La signora Jin si morse il labbro, attendendo un segnale per continuare.

Fu Yao si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, per non rischiare d’irritarla. "Certo che...?" la sollecitò pazientemente.

"Un lavoro di questo tipo, a quell'ora e a casa di uno scapolo, solo una persona di quell'età potrebbe farlo senza dar adito ai pettegolezzi. Non certo una come Jiang Mei Mei."

𝘔𝘦𝘪 𝘔𝘦𝘪? 𝘘𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘔𝘦𝘪 𝘔𝘦𝘪?

"State parlando della figlia del proprietario della Locanda della Lanterna Rossa?"

"Esattamente. Avete per caso preso alloggio lì?"

"𝘚𝘩𝘪. Ma cosa c'entra ora la signorina Mei Mei?" 

"Voi non potete saperlo, Fu 𝘟𝘪𝘢𝘯𝘴𝘩𝘦𝘯𝘨, ma gira voce che quella cara ragazza sia stata molestata qualche settimana fa dal Vecchio Ling. Lui era solito recarsi alla locanda dopo il lavoro per fare due chiacchiere con l'oste e bersi qualcosa, ma una sera lui non c'era e sembra, questo almeno dicono i pettegolezzi, che abbia allungato le mani su Mei Mei. La poveretta si è divincolata e sembra che sia sopraggiunta di corsa sua madre, Bai Qi Luo."

"Quella donna sarebbe capace di terrorizzare un demone in persona. Scommetto che Ling Zhen se l'è data a gambe", Fu Yao rise suo malgrado.

"Vedo che avete conosciuto anche Bai Fūrén e, se posso dirlo, l'avete perfettamente inquadrata."

"Potete dirlo."

Quello che non capiva invece era perché la matrona avesse tirato in ballo quella maldicenza. Apparentemente non aveva attinenza con la morte del suo vicino di casa.

O sì?

"Ritenete possa esserci una connessione tra questo e la brutta fine che ha fatto Ling?"

"𝘉𝘶, 𝘣𝘶! Non potrei mai arrivare a tanto, ma pensavo che saperlo potesse esservi utile." Jin Ting ebbe la buona grazia di arrossire, sapendo che non era stata la volontà di dare impulso all'indagine che l'aveva spinta a rivelare quella succosa dicerìa. Ad ogni modo lui non poteva sottovalutare l'informazione, che in qualche modo collegava le due locandiere a quel decesso. Una di loro poteva nascondere un demone al proprio interno?

Si alzò, ringraziando Jin Ting per l'ospitalità.

"Vorrei parlare con la domestica, sa dove potrei trovarla?" si ricordò di chiederle sulla porta.

"Oh bè, non saprei dirvi dove abita, ma ci ho scambiato qualche parola giusto ieri sera mentre entrava qui a fianco. Ricordo che mi ha detto che i parenti più prossimi di Ling Zhen l'hanno pregata di lasciare la casa pulita e in perfetto ordine. Quindi forse verrà anche questa sera per completare il lavoro."

"Grazie, Signora Jin. Solo un'altra cosa... Se dovessero presentarsi da voi dei Funzionari dell'Ordine, siate così cortese da non rivelare la mia presenza e il mio interesse al caso dello zio. Non amano molto i ficcanaso."

"Ma voi siete un parente, Fu 𝘟𝘪𝘢𝘯𝘴𝘩𝘦𝘯𝘨. Cosa ci sarebbe di strano?"

“Soprattutto i parenti vengono considerati degli impiccioni. Siate gentile, non mettetemi nei guai."

"Non temete, i funzionari sono già passati ieri a raccogliere la testimonianza mia e di mio marito, non credo torneranno."

"𝘏𝘢𝘰. È stato un piacere, grazie per il tè."

Fu Yao si rimise in strada con un certo sollievo. Il tintinnare continuo di quei ninnoli che la donna si era appesa addosso gli aveva logorato i nervi, già piuttosto tesi. 

Stava per arrivare lo 𝘠𝘰𝘶 𝘚𝘩𝘪 e si chiese se convenisse attendere pazientemente l'arrivo della domestica o tornare direttamente l'indomani. Rientrare ora però significava rivedere Feng Xin, e solo a pensarci le sue viscere si contrassero. D'altro canto erano rimasti d'accordo per vedersi due 𝘴𝘩𝘪𝘤𝘩𝘦𝘯 dopo cena per introdursi nell'archivio della contea, perciò non c'era fretta.

Decise di bighellonare lì intorno aspettando che calasse la sera, poi il freddo lo indusse a una veloce ritirata dentro una taverna. Sperò almeno che Jin Fūrén avesse ragione e non si rivelasse un'attesa vana.

Non lo fu.

Quando molto più tardi uscì dalla taverna, dove aveva consumato anche il pasto serale, tornò indietro verso la casa di Lao Ling e qualcuno finalmente venne al portone.

Si aprì solo uno spiraglio di uno dei due battenti che immettevano nel piccolo cortile interno e tutto quello che poté vedere fu una porzione di volto avvizzito, un lungo ciondolo d'oro con una pietra azzurra appeso a una collana e un hanfu viola. L'occhio che spuntava dietro la fessura pareva assai diffidente.

“Ehm... Buonasera. Mi chiamo Fu Yao e sono un lontano nipote del defunto Lao Ling. Sto... uhm... cercando di aiutare i Funzionari dell'Ordine a far luce sulle cause che hanno portato alla tragica morte di mio zio e vorrei scambiare due parole con voi, se non vi dispiace.”

Si dispiacque per il turbamento che la sua improvvisa visita stava evidentemente causando nella donna, ma parlare con lei era fondamentale. Nello stesso momento in cui quella fessura si allargò di poco, consentendogli di inquadrare una spaventata vecchietta con i capelli candidi raccolti in una crocchia, dall'interno sentì arrivare l'autoritaria voce di un uomo in avvicinamento.

 D'istinto Fu Yao mise la mano sull'elsa di 𝘡𝘩𝘢𝘯 𝘔𝘢𝘥𝘢𝘰.

“Madre, con chi state parlando? Non vi ho forse detto di non aprire a nessuno? Dopo quanto è accaduto in questo posto vi ho già concesso troppo facendovi tornare qui per assecondare la volontà dei figli di Lao Ling!”

Dietro le spalle della donna comparve un uomo massiccio con i capelli neri raccolti in alto e, dal poco che intravide, abbigliato con un sobrio hanfu beige. Era piuttosto corrucciato e lo fissava ostile. Spostò la madre di lato e prese il suo posto nella fessura del battente.

“Chi siete? Che volete? Mia madre ha già detto ieri mattina tutto ciò che sapeva!”

 “Vi chiedo scusa. Mi chiamo Fu Yao”, fece l'ennesimo inchino di quel pomeriggio, “e sono il nipote di Lao Ling. Sono partito da…” Fu Yao si affrettò a pensare a una località non troppo distante. “... Fuzhou non appena ho avuto la tragica notizia. Io e i miei cugini vogliamo vederci chiaro su chi abbia ucciso così brutalmente nostro zio.” A furia di ripeterla, quella storiella ormai l'aveva imparata a memoria.

“Cugini, eh? Come mai i fratelli Ling non ci hanno mai parlato di voi? Il Vecchio Ling vi ha mai detto di un nipote, madre?” E si voltò verso l'anziana, che scosse la testa. Anche lei lo guardava con sospetto, parevano entrambi decisamente più svegli della Signora Jin.

“Non ci siamo mai tenuti molto in contatto, in effetti, ma siamo tutti molto scossi e vogliamo che si arrivi alla verità.”

Una risolutezza che, unita al fatto che pur avendo la medesima altezza la stazza dell'altro pareva il doppio di quella di Fu Yao, parve convincere il figlio della domestica ad aprire definitivamente il portone, facendosi di lato.

“Sono Chang Yang, questa è mia madre Hu Wei Fang” si presentò.

Non lo fecero accomodare in casa, dal momento che, immaginò il dio marziale, non era la loro proprietà. Si fermarono quindi a parlare in cortile, al freddo, e Fu Yao maledì quell'eccessivo rispetto dell'etichetta. Provò però anche pena per l'anziana, che vide stringere i lembi dell’hanfu. Gli ricordò sua madre ed ebbe una stretta al cuore. Il figlio pareva invece non avvertire il disagio dovuto alla temperatura rigida, né sembrava preoccuparsi di quello della madre. 

𝘌𝘤𝘤𝘰 𝘶𝘯 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘰𝘧𝘧𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘦𝘳𝘢𝘵𝘶𝘳𝘦 𝘳𝘪𝘨𝘪𝘥𝘦. 𝘈𝘯𝘥𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘧𝘦𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥'𝘢𝘤𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 co𝘯... 𝘈𝘩, 𝘮𝘢𝘭𝘦𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦!

Strinse le labbra indispettito, ma si riscosse subito.

“Tutto quello che vorrei sapere”, Fu Yao si volse verso la donna, “è se l'altra notte, entrando in casa, avete notato qualcosa d'insolito.”

“𝘉𝘶 𝘴𝘩𝘪.” Non aggiunse altro.

Fu Yao ritentò.

“Lao Ling vi lasciava la porta aperta quando sapeva del vostro arrivo?”

“𝘚𝘩𝘪.”

Il dio si volse verso il figlio.

“Dunque chiunque ne fosse a conoscenza sarebbe potuto entrare.”

“Immagino di sì. Ma mia madre da un po' di tempo ormai di giorno non esce di casa, forse l'ultima volta è stata quando ha comprato delle pezze per fare un abito al nostro ragazzo mesi fa, non incontra nessuno tranne me, mia moglie e nostro figlio. È mia moglie che si occupa di tutte le incombenze esterne, davvero difficile che possa averne parlato con qualcuno. Vero, madre?”

“No, non ne ho parlato con nessuno”, confermò.

“Nemmeno con la vicina di casa?” Indicò col mento l'edificio accanto. “So che avete avuto modo di scambiare quattro chiacchiere.”

“𝘉𝘶.”

Il che non escludeva che la vicina lo sapesse ugualmente. Poteva averglielo detto lo stesso Ling per quel che ne sapeva.

“Quella ficcanaso pettegola! Scommetto che se mia madre le ha concesso un po' di libertà, le avrà raccontato qualche dettaglio piccante degli abitanti qui intorno. Come un marito possa tollerare un simile comportamento dalla propria moglie non lo capisco.” Lo sdegno sul volto dell'energumeno era palese.

Fu Yao avrebbe voluto obiettare che, se quello era il criterio su cui basarsi per scegliersi una moglie, allora più della metà degli uomini sarebbe rimasto scapolo, ma preferì non indugiare in discorsi superflui.

“Vorrei farvi un'altra domanda, signora Hu, se permettete. A che ora vi siete accorta che Lao Ling era morto?”

L'anziana tirò ancor di più i lembi del pesante, ma evidentemente non abbastanza, abito viola.

“Stavo per andarmene come sempre al 𝘔𝘢𝘰-𝘚𝘩𝘪, prima del sorgere del sole. A quell'ora il Venerabile si alzava e di solito ci scambiavamo i saluti, mi pagava e me ne andavo. È sempre stato così, ma non quella mattina. Ho pensato si fosse sentito male e sono andata a controllare e poi... Ho visto... Lui era…” Hu Wei Fang vacillò e il figlio la sorresse.

“Basta così. Mia madre è molto provata, non c'è altro che possa aiutarvi più di quanto non sia già stato raccolto dai Funzionari. Se permettete, ora ci congediamo, fa molto freddo e mia madre rischia un malanno.”

“Certamente, Chang 𝘟𝘪𝘢𝘯𝘴𝘩𝘦𝘯𝘨, chiedo scusa per il disturbo, mi siete stati di grande aiuto.» Poi si volse verso la madre. «Perdonatemi d'avervi turbata. Grazie della collaborazione.”

Si inchinò ed uscì dalla proprietà.

Mentre a passo svelto rientrava alla locanda della Lanterna Rossa, rifletté sul fatto che nessuna delle persone incrociate fino a quel momento aveva l'aria di nascondere un demone. Sempre che la loro teoria fosse giusta e avessero a che fare con un kuei-jin. Presenze demoniache non ne aveva avvertite, ma ce n'erano alcuni, tra cui appunto anche i kuei-jin, che potevano sopprimere temporaneamente la loro energia risentita. Per farli uscire allo scoperto andavano rinchiusi per un giorno intero e allora sarebbero stati costretti a riattivarsi, ma per fare ciò dovevano almeno avere uno o più sospetti e comunque, se si fossero sbagliati, le conseguenze sarebbero state spiacevoli.

Il particolare della porta lasciata priva di sbarra per consentire l'accesso alla domestica era ciò che aveva sperato di non trovare. La vicina, unanimemente riconosciuta come un'impicciona dedita alle chiacchiere, se ne fosse stata a conoscenza avrebbe potuto diffonderlo a macchia d'olio facendolo giungere alle orecchie sbagliate e, a questo punto, ad essere sospettato sarebbe stato un intero villaggio. Un kuei-jin non agiva per vendetta, ma per alimentarsi di 𝘮𝘢𝘯𝘢 attraverso il sangue della vittima, inutile perciò scandagliare tra chi aveva motivi di risentimento verso Lao Ling: ogni singolo abitante avrebbe potuto ospitare il demone.

Quando arrivò alla locanda era trascorso appena uno 𝘴𝘩𝘪𝘤𝘩𝘦𝘯 dopo l'orario della cena. Stava per prendere le scale quando vide con la coda dell'occhio la chioma scura di Nan Feng a un tavolo d'angolo.

Non era solo.

Mei Mei, non più in abiti da cameriera, ma ben vestita e ordinata, era seduta allo stesso tavolo e i due parevano immersi in una piacevole conversazione.

Gli salì un livore che minacciò seriamente di esplodere lì in mezzo alla sala, perciò, con uno sforzo assolutamente divino, si lanciò per le scale per chiudersi in camera e cercare di calmare il respiro. Stava iperventilando e iniziò a girargli la testa.

𝘊𝘢𝘭𝘮𝘢𝘵𝘪! 𝘊𝘢𝘭𝘮𝘢𝘵𝘪! 𝘜𝘯 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘪𝘳𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢... 𝘋𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰... 𝘍𝘶𝘰𝘳𝘪... 𝘋𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰... 𝘍𝘶𝘰𝘳𝘪... 𝘋𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰...

Qualcuno bussò alla porta.

 

 

Notes:

Uh, ma è già finito? Allora eccoci di nuovo a commentare il capitolo. Dunque mentre l’inquietante ombra del caso Lao Ling si allunga su tutto il villaggio, qualcuno — leggasi Fu Yao 😆— continua a collezionare nervosismi più per colpa di certi generali che non per via del kuei-jin.
Feng Xin che lo manda in apnea, che si intrattiene un po’ troppo piacevolmente con la cameriera della Lanterna Rossa… e il nostro dio marziale che, fra un’indagine e un’interrogatorio, finisce a iperventilare sulle scale come un adolescente geloso 🤣
Il bello è che ufficialmente, loro due, non si sopportano. O forse sì? O forse no? O forse sì ma non lo sanno? O lo sanno e si rifiutano d'ammetterlo? Ormai la risposta più o meno l'abbiamo avuta 🤭
Insomma, l’indagine continua, i demoni si nascondono, i sospetti si moltiplicano… ma alla fine quelli più confusi sembrano proprio essere i nostri due generali del Sud.
Dite pure la vostra se volete!
Alla prossima 👋

Chapter 20: Il cuore ha le sue ragioni

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

𝘊𝘢𝘭𝘮𝘢𝘵𝘪! 𝘊𝘢𝘭𝘮𝘢𝘵𝘪!

𝘜𝘯 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘪𝘳𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢... 

𝘋𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰... 𝘍𝘶𝘰𝘳𝘪... 𝘋𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰... 𝘍𝘶𝘰𝘳𝘪... 𝘋𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰...

Qualcuno bussò alla porta.

... 𝘍𝘶𝘰𝘳𝘪...

Mu Qing sapeva chi c'era in corridoio.

E di nuovo non aveva sigillato la porta. Perché?

Era troppo sconvolto per ricordarsene? O lo faceva consapevolmente?

Fissò la griglia scorrevole, semplice, di legno, ricoperta in carta di riso.

Aprì la bocca, ma non ne uscì nulla.

La muscolatura era così rigida che anche le corde vocali parevano non riuscire a vibrare per emettere suoni.

"Ti ho visto rientrare. Hai fatto tardi." disse Nan Feng al di là della porta.

"...𝘌𝘯" gracchiò.

Deglutì e si schiarì la voce.

Rimase un attimo in silenzio, ma nemmeno Nan Feng aggiunse altro.

"Da-... Dammi un minuto" si costrinse allora ad articolare.

Si sedette sul letto e prese di nuovo a inspirare ed espirare lentamente, una pausa necessaria per placare l'impulso di sfogarsi rompendogli il muso.

Dunque era così? In tutti quei secoli il desiderio di sfidarlo e picchiarlo erano stati solo un surrogato del sesso che avrebbe voluto e non avrebbe mai fatto con lui? 

Che ironia.

Forse era stata colpa della tacita tregua di un anno prima se stava avendo quel crollo emotivo: senza uno sfogo, i sentimenti repressi stavano prendendo il sopravvento.

Lui, sempre così calmo, così algido, ridotto alla stregua di un pazzo isterico. Era Feng Xin quello irascibile di solito, una caratteristica che in quel frangente, nel suo essere assente, costituiva la prova che il collega non era coinvolto nella sua stessa tempesta emotiva. La calma olimpica che manteneva di fronte alle sue improvvise intemperanze lo irritava enormemente, facendolo sentire ancor più in difetto. Dei… non poteva di nuovo perdere le staffe, non poteva fargli un'altra sceneggiata. Avrebbe finito per capire. O nella migliore delle ipotesi, l'avrebbe preso per un imbecille.

"Entra" gli disse infine con un sospiro rassegnato, alzandosi dal letto e portandosi al centro della stanza.

Gli indicò il basso tavolino, dove i due sgabelli rotti in precedenza erano stati sostituiti dall'oste con dei cuscini colorati. Le suppellettili invece prudentemente non erano state rimpiazzate e la stanza ora risultava spoglia in maniera deprimente.

Feng Xin riprese il suo aspetto e si sedette.

"Tutto ok?" chiese, studiandolo.

Bastò quello, un sottilissimo velo di

(𝘴𝘪𝘯𝘤𝘦𝘳𝘢?) 

preoccupazione, per far salire a Mu Qing nuovamente il sangue alla testa.

Dentro... Fuori... Dentro... Fuori...

"Certo, perché non dovrebbe?". 

Perché

pensò Feng Xin, 

ti ho visto uno sguardo incendiario negli occhi, prima che sparissi al piano superiore. 

Aveva dedotto che dovesse essere capitato qualcosa nel corso del pomeriggio inerente alla missione, ecco perché aveva lasciato Mei Mei così su due piedi ed era salito a cercare lui.

Nessun altro motivo.

𝘕𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘰.

"Dall’espressione che avevi" gli disse, “ho capito che c’erano novità importanti sul caso."

Mu Qing restò sorpreso.

Mi ha visto. Eppure non sembrava nemmeno guardarmi... 

Quasi in risposta a quel silenzioso dubbio, Feng Xin si ritrovò a pensare:

Non ho mai distolto lo sguardo dall’ingresso, ti aspettavo.

E appena l’aveva intravisto, aveva subito voltato gli occhi altrove, fingendo interesse per la conversazione della ragazza di fronte a lui, che quella sera si era di nuovo auto invitata al suo tavolo dopo cena, approfittando dell’assenza del suo aggressivo compagno. Da lì in poi si era perso ogni singola parola di quello che gli stava raccontando la giovane, con la testa già al piano di sopra. Cinque minuti, forse meno, ed era già salito a bussare alla porta di Mu Qing. 

Ormai riconquistata una parvenza di calma, il generale Xuan Zhen rispose:

"In effetti novità ce ne sono, ma non positive."

"Mh?"

"Ho fatto una lunga chiacchierata con la vicina di casa di Ling Zhen, Jin Ting. Il dettaglio più importante è che lui era un assiduo frequentatore di questa stessa locanda. Veniva spesso dopo il lavoro a bere e una sera ha stupidamente allungato le mani sulla tua ragazza."

"La mia cos... Ah! Ancora con questa storia? Vuoi piantarla di-"

Mu Qing alzò in modo aristocratico ma deciso la mano affusolata, bloccando la protesta.

"Non m’interessa, fa come ti pare."

Solo fingere quell’apparente disinteresse succhiò via una buona fetta del suo mana.

"Stavo dicendo” riprese apparentemente imperturbabile, che Mei Mei ha ricevuto da un Lao Ling probabilmente alticcio sgradite attenzioni, tanto che è dovuta intervenire addirittura Bai 𝘍𝘶𝘳𝘦𝘯. In quel momento suo marito Jiang Shi Ze era via, anche se non dubito che nei giorni seguenti l’oste sia andato a far visita a Ling per un chiarimento. Si suppone che da allora il vedovo non abbia più messo piede qui dentro. È facilmente verificabile e comunque non ci interessa particolarmente saperlo. Quello che ci interessa sapere è-"

"È che le due donne di casa avevano un motivo per avercela con lui." Terminò al suo posto Feng Xin.

"Anche l'oste, se è per questo, però dal momento che i Kuei-jin attaccano per necessità e non per rivalsa, è un dettaglio da registrare, ma non risolutivo."

"Vero. Niente comunque vieta a un demone di unire l’utile al dilettevole."

L’altro Generale ne convenne, ma questa teoria lo rendeva per metà fiducioso e per metà sospettoso. Avevano davvero la soluzione a portata di mano?

Non aver avvertito vibrazioni negative nei tre locandieri non costituiva una prova definitiva d’innocenza. L’unico modo per testarli sarebbe stato poter trascorrere accanto a loro almeno un’intera giornata, costringendoli così a ripristinare l’energia risentita temporaneamente soppressa. Difficile, a meno di voler usare le maniere forti,  perciò vi si poteva ricorrere unicamente se i sospetti erano quasi certezze e mancava all'appello solo la prova definitiva. Ma non era quello il caso. 

Feng Xin si alzò e si diresse verso un mobile a ripiani, su cui era appoggiato un vassoio di legno finemente decorato che conteneva una boccetta d’inchiostro già pronto, qualche foglio, una ciotola e un pennello.

"Posso?"

"𝘌𝘯."

Prese gli strumenti per la scrittura e li appoggiò sul tavolo, tornando a sedersi.

Versò un po’ d’inchiostro nella ciotola e intinse il pennello, stilando un breve riassunto di quanto detto, con una scrittura che Mu Qing conosceva bene e che per l'ennesima volta lo indusse a roteare gli occhi in alto, esasperato dalla sua sciatteria. 

In un altro foglio il marziale del Sud-Est scrisse una lista di persone da indagare più a fondo.

Solo la famiglia Jiang, per ora.

"C’è ancora dell’altro."

Il Generale Nan Yang alzò lo sguardo e mise giù il pennello.

"Ho avuto modo di parlare con la domestica del Venerabile. La vicina ha raccontato che era stato Ling a richiederle un servizio notturno ma, parlando con il figlio di lei, sembra sia stata più una cosa concordata. È una donna anziana, che pare non gradisca uscire di casa e interagire col resto del mondo."

"Questo giustifica il fatto che se ne vada a zonzo di notte? Semmai pone dei dubbi: a una certa età si cerca il caldo e la sicurezza, soprattutto di notte, perché lei no? Non l’hai trovato strano?"

"Aah, io molto, in verità, ma il figlio non è certo meno sospetto. Ha una stazza che gli avrebbe permesso di sopraffare facilmente anche uno come Lao Ling, che non era certo mingherlino da vivo."

"Allora segniamoli entrambi. La domestica in particolare, visto che aveva libero accesso a quella casa."

"In fondo non è sempre colpa del maggiordomo?" ironizzò Mu Qing.

Feng Xin si lasciò sfuggire un mezzo sorriso alla battuta e per un attimo i loro occhi si incontrarono.

Calò un silenzio imbarazzato da cui li tirò fuori Feng Xin.

"Abbiamo finito?"

"In verità no, ed è in arrivo la brutta notizia. Lao Ling, nelle sere in cui sapeva sarebbe arrivata Hu Wei Fang, aveva l’abitudine di lasciare il portone non sbarrato, quindi in quelle occasioni l’interno della casa era facilmente accessibile dall'esterno per chiunque."

"Ma nessuno poteva saperlo, questo conferma i sospetti sull’anziana Hu!" Feng Xin si batté il pugno sull’altra mano, soddisfatto.

"Non essere precipitoso, c’è un’altra cosa che non ti ho detto."

L'altro attese.

"Pare che la vicina di casa sia una ficcanaso da primo, secondo e terzo posto a pari merito.”

“Caspita!”

“Già. Anche se ha fatto passare gli incontri come occasionali, sono convinto che per curiosare abbia atteso diverse volte l’arrivo di Hu 𝘍𝘶𝘳𝘦𝘯 per scambiarci qualche parola nonostante l’ora tarda. Questo fa supporre che l’avesse tenuta d’occhio e potesse aver notato il particolare dell’ingresso non sbarrato. Oppure potrebbe averlo saputo dallo stesso Lao Ling, anche se è meno probabile. Ad ogni modo, oltre a infilare dritto il nome di Jin Ting nella nostra lista, dobbiamo prendere atto che la sua lingua lunga potrebbe allargare di un bel po’ la cerchia di chi avrebbe potuto essere a conoscenza del dettaglio."

"Proviamo a vederla da un'altra prospettiva." Rimuginò pensieroso Feng Xin. “Un Kuei-jin deve infilarsi in un corpo e prenderne possesso per sopravvivere; una volta fatto, vive la sua vita da parassita, nutrendosi del 𝘲𝘪 che gli occorre prelevandolo in parte dal corpo occupato, che lentamente inizia a indebolirsi, e in misura maggiore da vittime esterne che invece ci rimettono subito la vita. Se chi lo ospita in quell'istante dovesse morire improvvisamente, avrebbe poco tempo per cercarsi un altro contenitore e, non trovandolo, morirebbe a sua volta entro poche ore. Ed ecco la mia domanda: perché infilarsi nell’abitazione di un perfetto sconosciuto, rischiando sia di essere scoperto che di mettere in pericolo il corpo attuale e quello futuro? Sappiamo dalle testimonianze che Lao Ling era abbastanza alto e robusto, così come sappiamo che questo tipo di demone non sceglie le vittime a caso, se può evitarlo. Sarebbe dunque valsa la pena mettere se stesso a repentaglio per avere proprio lui, proprio Ling Zhen? Perché non uno più facilmente assoggettabile? Uno incontrato per caso in strada magari, da trascinare in un vicolo buio… una vittima facile da sopraffare: una donna, un ubriaco, un adolescente… Non un energumeno di due metri, in casa sua."

“Eppure l'energumeno è morto ugualmente, con tutti i suoi due metri e la stazza.” ribatté Mu Qing. 

“Infatti. Era abbastanza diffidente da volere una domestica notturna, per non doverla lasciare sola in casa di giorno quando si assentava per andare al lavoro, ma non lo era abbastanza da non farsi sorprendere da uno sconosciuto in casa propria. Lasciando la porta aperta, non poteva non sapere di essere vulnerabile alle intrusioni, perciò avrebbe dovuto stare perlomeno un po’ più attento.”

“Tu ragioni da guerriero.” considerò Mu Qing, “Un normale mortale, conosciuto da tutti in città e amico di molti, non si sarebbe preoccupato della possibilità di ricevere visite inopportune di notte.” 

“In un grande villaggio come questo” obbiettò Feng Xin, “girano ladri e malfattori come altrove, e anche di più, e lui è stato dipinto come una persona diffidente. Se qualcuno si fosse introdotto in casa, avrebbe almeno lottato. La mano che abbiamo visto sporgere dal lenzuolo quando è stato portato via dai funzionari dell'ordine non aveva segni da difesa. Se invece fosse stato colto nel sonno, vorrebbe dire che, quando è entrato, la domestica era già in casa.”

“Può essersi intrufolato prima dell'arrivo della domestica per poi nascondersi in attesa che andasse a letto, per poterlo sopraffare più facilmente.”

“Ma perché sbattersi tanto? Per un Kuei-jin che senso avrebbe? Si torna a parlare di nuovo di movente e di solito questo tipo di demone non ne ha. A meno che…”

“... A meno che chi è entrato in casa sua non fosse esattamente uno sconosciuto e forse un motivo per farne la sua vittima ce l'aveva." concluse il generale del Sud-Ovest. 

“Esatto. Non è detto che avesse un motivo, ma che si conoscessero comincio a pensarlo anch'io. Solo in questo modo avrebbe avuto mezzi e opportunità. Avendo questi, anche la scelta della  vittima diventerebbe più plausibile: se avesse creduto di poter agire con la fiducia del padrone di casa, allora Ling Zhen avrebbe rappresentato più una risorsa che un problema. Pensa quanto sangue un corpo del genere poteva contenere… Un vero banchetto a sette portate.”

"𝘏𝘢𝘰. Allora concentriamoci sulla cerchia di conoscenze del Vecchio Ling, quelle che lui avrebbe fatto volontariamente entrare in casa."

"Completiamo per quanto possibile questa lista e poi partiremo a studiarli più da vicino uno per uno, da quelli più probabilmente coinvolti a quelli meno."

“Non sarà un compito facile. Lao Ling era un tipo socievole, qui al villaggio praticamente tutti gli interpellati sapevano chi era. Non tutti lo frequentavano, ma una buona fetta può entrare di diritto nell'elenco di persone che lui non avrebbe avuto difficoltà ad accogliere in casa. 

“Di notte?”

“Di sera, quantomeno. Hu 𝘍𝘶𝘳𝘦𝘯 è arrivata col buio e non si è accorta di nulla fino all'ora di andarsene la mattina. Poveretta, credo che ancora maledica il senso del dovere che l'ha spinta ad andarlo a svegliare per non fargli far tardi al lavoro. Non dev'essere stato un bello spettacolo.”

“Quant'è rumoroso e impegnativo succhiare via sangue a un essere umano?” Rifletté Feng Xin. 

“Non me lo chiedere, non ne ho la più pallida idea. Se ragioniamo a rigor di logica, presumendo che sia una cosa rapida e continua, almeno un'ora. Forse di più?”

L'altro si strinse nelle spalle, non lo sapeva, ma aggiunse: “In ogni caso ci sarebbe stato il gorgoglio del sangue succhiato. E nel silenzio della notte…”

“Hu 𝘍𝘶𝘳𝘦𝘯 ha l'udito nella media.” precisò subito Mu Qing, avendo già capito dove l'altro voleva andare a parare.

“... la domestica non avrebbe potuto ignorarlo.” finì Feng Xin. 

“Quindi o è stata lei, o è accaduto prima che arrivasse.”

“Ma certo, un goccio in compagnia prima di cena, perché no? Cazzo, con questi presupposti il Venerabile potrebbe aver fatto entrare in casa sua mezzo villaggio!”

“E non dimentichiamoci i tre locandieri. La scusa di un chiarimento, lui che si sente mortificato, apre, li fa accomodare… Merda! Dovremo trascorrere almeno due mesi in questo fottuto posto!” Sbottò Mu Qing. 

Per un attimo calò un silenzio carico. Il tipo di silenzio che tra loro due sapeva sempre di tensione e di conti in sospeso. E Feng Xin impulsivamente, stupidamente, scelse la via peggiore per spezzarlo.

Si sporse verso di lui con una smorfia sarcastica.

“Così mi ferisci, Generale.” Gli mise un dito sotto il mento. “Non apprezzi forse il tempo trascorso in mia compagnia?”

Si rendeva conto pienamente della sua follia, ma era stato più forte di lui. Quanto vino di riso gli aveva fatto bere Mei Mei per fargli commettere quell'improvviso suicidio?

La prevedibile reazione di Mu Qing fu immediata. Afferrò e torse il polso di Feng Xin, strappandogli un gemito di dolore.

"Tu corteggi la morte!" Ringhiò minaccioso, alzandosi in piedi e tirandoselo dietro. Tenendolo saldamente, lo sospinse senza tante cerimonie verso l'uscita.

Feng Xin tentò una maldestra difesa:

"Dai, stavo scherzando, lo so che mi detesti, la mia era solo una battuta cretina!"

"Io ti detesto?! Semmai è il contrario, brutto idiota! E comunque i tuoi scherzi sono idioti quanto te!" Continuò a sospingerlo, mentre l'altro cercava di opporsi.

"Ah, no davvero, non rigirarla come ti fa più comodo! Sei tu quello che se ne va sempre in giro con una scopa nel culo!"

Feng Xin si pentì immediatamente della frase infelice che gli era scappata. 

Tanto valeva mettere in mano all'altro generale il suo arco e scoprirsi il petto! Nominare a Mu Qing una scopa, in qualsiasi contesto, equivaleva veramente a cercare la morte. E lui aveva scelto decisamente quello peggiore. 

"Sei spregevole! Ma di che mi stupisco? Sei sempre lo stesso strafottente figlio di puttana che eri un anno fa, anzi otto secoli fa!" Gli inveì contro Mu Qing, riuscendo a spingerlo più vicino alla porta.

A quell'accusa Feng Xin però reagì.

Con uno scatto si liberò dalla sua presa e facendo forza sulla poderosa muscolatura lo sospinse a lato, abbattendolo col peso del suo corpo contro la parete e bloccandogli i polsi ai lati della testa.

"Chi tra noi due otto secoli fa è stato spregevole, mh? Non ne abbiamo mai più parlato, ma visto che hai tirato fuori il discorso, chiariamo giusto un paio di cose. 𝘛𝘶 sei il figlio di puttana per cui sono stato frustato, quello che invece di ringraziarmi mi ha trattato alla stregua di un nemico, quello che..."

La voce gli rimase incastrata in gola.

Stava per dire "𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘪 𝘩𝘢 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘪 𝘮𝘪𝘦𝘪 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪" ma non poté. Non senza strapparsi il cuore dal petto e metterglielo nuovamente in mano.

"Quello che…?" Lo incalzò Mu Qing.

Feng Xin avvicinò il proprio volto a quello di lui, le labbra così vicine che poteva passarci non più di un dito attraverso.

"Non riuscirai a farlo di nuovo", sibilò con voce pericolosamente bassa il Generale del Sud-Est, l'alito caldo e leggermente alcolico che accarezzava la bocca dell'altro.

Un brivido percorse la schiena di Mu Qing, fino a raggiungere il cavallo dei pantaloni nascosti dalla tunica blu.

Chiuse gli occhi, temendo che l'onda che lo stava travolgendo fosse visibile attraverso le iridi liquide di desiderio.

"Quello che…?" ripeté, articolando a fatica.

"Guardami…"

Mu Qing non poteva. Serrò le palpebre ancora più strette.

"Guardami!" Gli strinse i polsi fino a farli dolere.

Avrebbe potuto liberarsi, ma non lo fece.

Lentamente schiuse gli occhi. Quelli di Feng Xin erano lì, così vicini che ci si sarebbe potuto annegare dentro.

Le labbra premettero sulle sue.

Non ci fu bisogno di forzare. Mu Qing si arrese subito aprendo la bocca, e la lingua dell'altro si infilò dentro affondando con prepotenza. Si intrecciarono in un bacio carico, violento, così intenso che il respiro si spezzò e le gambe gli cedettero. 

Se Feng Xin non lo avesse tenuto inchiodato al muro, Mu Qing sarebbe scivolato a terra.

Un calore infuocato gli bruciò sotto pelle, consumandolo dall’interno.

Voleva afferrarlo, aggrapparsi a lui, sentire il suo corpo scolpito e la pelle bollente sotto le dita.

Cercò di liberare i polsi, stretti in una morsa di cui nemmeno Feng Xin si stava rendendo conto.

Con un gemito frustrato Mu Qing cercò di divincolarsi con più energia, voleva tutto e lo voleva subito, doveva solo riuscire a dirglielo.

Sfuggì alla bocca famelica per prendere fiato, ma Feng Xin fraintese. Aveva desiderato quel bacio fin dalla sera nelle stalle e per ottocento anni aveva represso l’istinto di sbatterlo al muro e riscuotere quel debito, ma la sua parte umana alla fine aveva ceduto davanti alla sua apparente, fragile vulnerabilità. 

Il risveglio dal sogno tanto agognato fu brusco. Il dibattersi dell'altro e il rifuggire dalle sue labbra tradirono intenzioni ben diverse dalle proprie. Quando sentì quella bocca staccarsi da lui all’improvviso, aprì gli occhi e si allontanò di scatto, lasciandolo libero e Mu Qing, senza sostegno, cadde in ginocchio, ansimante, sorpreso da quella brusca reazione.

Lo guardò in cerca di una spiegazione, aspettando una reazione dall'altro, una qualsiasi, perché lui davvero non aveva fiato per parlare e non capiva perché Feng Xin lo stesse guardando in quel modo, come se…

Lo detestasse.

Dall’alto, Feng Xin notò il segno rosso sui polsi candidi e quegli occhi lucidi e spalancati. Aveva forzato un contatto che Mu Qing non aveva voluto, fraintendendo di nuovo. Era caduto ancora in trappola.

"𝘕𝘰𝘯 𝘳𝘪𝘶𝘴𝘤𝘪𝘳𝘢𝘪 𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘰" gli aveva detto pochi minuti prima.

Eppure, era bastato un solo sguardo languido e una voce appena roca per farlo cedere. Per poterlo denigrare e ridicolizzare il giorno dopo, probabilmente. 

Avrebbe mai capito che Mu Qing non era capace di amare, ma solo di ferire?

Stupido. Ancora una volta si era comportato da stupido.

Non provò pietà nel vederlo a terra sconvolto.

Era stato lui a provocarlo per primo, vero, ma non si aspettava che la battaglia verbale sarebbe diventata fisica, trasformando quel gioco in qualcosa di crudele. Sapeva sempre come prenderlo, come illuderlo, e allora che gli rimanesse pure in bocca il disgusto per quella saliva non richiesta, era l'unica microscopica soddisfazione che poteva trarre da quella sciagurata parentesi. 

"Non accadrà mai più.”

Non erano delle scuse, che Mu Qing peraltro non voleva. Erano molto peggio di quelle. 

“Voglio che tu stia lontano da me d’ora in poi. Fai un favore a entrambi e torna domani stesso alla Capitale, al registro della contea me la sbrigo da solo. Non ti voglio più vedere!"

Duro, grondante di disprezzo.

Mu Qing lo guardò incredulo dal basso, senza capire cosa avesse fatto di male per scatenare tanto rancore. Cos'aveva sbagliato perché si arrabbiasse così? 

Ma forse non era rabbia. Forse era esattamente ciò che sembrava: vendetta.

Si era preso una rivincita dopo ottocento anni. Aveva trovato una crepa nella sua barriera, un punto debole. Ne aveva approfittato, lasciandolo umiliato in ginocchio, a implorarlo con gli occhi d’essere baciato ancora.

Lo guardò andarsene in silenzio.

Una dolorosa fitta, fredda come la lama di una spada, gli attraversò il petto dove in origine c'era stato il calore di quel fuoco acceso dalle sue labbra.

Lo odiò, perché capace d'essere tanto vile pur di ottenere una rivalsa.

Lo odiò, perché niente sarebbe stato più come prima.

Lo odiò, perché era stato il suo primo vero bacio e sarebbe stato anche il suo più doloroso ricordo.

 

 

 

Feng Xin era avvolto dall'oscurità, appiattito dietro l'angolo.

Stava tenendo d'occhio l'edificio governativo di fronte da circa un bastoncino d'incenso e allo stesso tempo stava cercando di ritrovare la tranquillità perduta.

Più cercava di concentrarsi per garantirsi che la struttura fosse deserta, più subdolamente la sua mente perversa lo riportava a quanto accaduto poco prima alla locanda.

Continuava a sentire in maniera vivida tutte le sensazioni provate e cercava disperatamente di respingerle, ma si ripresentavano come un'onda di marea causandogli fitte al basso ventre.

In quello stato d'animo era difficile lavorare, soprattutto era difficile focalizzare l'attenzione sull'obiettivo.

Scosse la testa e riportò lo sguardo sull'ingresso dell'austero palazzo.

Non avvertì alcun movimento, ma ad un tratto sentì che c'era qualcosa, o qualcuno, dietro di lui.

L'istinto reagì prima della ragione, si voltò fulmineo e serrò la mano su un collo diafano.

Incrociò due occhi d'ossidiana che lo fissavano con sdegno.

"Mu... Qing..."

Lasciò immediatamente la presa e lo smarrimento iniziale lasciò il posto alla rabbia.

"Che cazzo ci fai qui? Ti avevo detto di starmi lontano e tornare al Regno Celeste, non ti voglio tra i piedi!"

Sibilò inferocito.

Con lo stesso tono basso e adirato, il Generale del Sud-Ovest replicò:

"Non ti permetterò di rispedirmi a calci alla Capitale, quest'indagine è tanto tua quanto mia, non ci rinuncio solo perché ho la sfortuna di avere un collega scemo!"

Feng Xin alzò il pugno pronto a colpirlo, come aveva fatto innumerevoli volte al pari dell'altro per sfogare la collera reciproca, e l'altro attese, pronto a schivarlo e contrattaccare.

Invece quel pugno si distese e la mano calò nuovamente sul fianco.

"Che c'è, hai scoperto che in fondo baciare un uomo non ti ha fatto così schifo?" Lo derise Mu Qing.

"Baciare un uomo non mi fa schifo. Baciare te invece sì."

Feng Xin gli voltò la schiena e tornò ad osservare l'obiettivo dall'altra parte della strada.

"Potevi evitare di farlo allora, perché ha fatto schifo anche a me!" 

Mu Qing si sentiva puerile, ma non poté farci niente. Neppure in quella diatriba dove stavano dando il peggio di sé, non voleva essergli secondo.

"Visto che su questo siamo d'accordo, non resta che chiudere con successo questa missione e tornarcene a casa."

"Non vedo l'ora. Sa il Cielo se sono stufo di avere a che fare con te tutti i giorni, dopo quello che hai fatto stasera poi..." Mu Qing si rese conto della scorrettezza, ma voleva ferirlo.

Non gli vide serrare i pugni, irrigidire il corpo, diventare un blocco di puro granito.

"Piantala con le chiacchiere inutili", lo zittì Feng Xin con voce annoiata, frutto di uno sforzo assolutamente sovrumano. In realtà era acutamente consapevole della sua presenza e del suo delizioso profumo.

Si sorprese a desiderare che lo afferrasse da dietro, che lo abbracciasse e gli appoggiasse la guancia sulla schiena, che sentisse il proprio cuore battere furiosamente per lui, che gli dicesse che era stato tutto un equivoco, che non lo aveva preso in giro, che aveva desiderato baciarlo tanto quanto lui.

Si scoprì teso ad attendere che accadesse davvero.

Si vergognò della propria debolezza e perciò mise nelle parole successive una durezza che avrebbe frantumato un diamante.

"Per il bene degli dei che proteggono me e te, ti prometto che quando torneremo alla Capitale specificherò nel rapporto da consegnare a Ling Wen che non lavoreremo più assieme, che la nostra è un'incompatibilità insormontabile e che pertanto nessuna richiesta di partecipare congiuntamente a una nuova missione sarà accolta in futuro. Fa' lo stesso e non avremo più nulla a che spartire."

Se Mu Qing fosse stato colpito in pieno petto da una delle frecce scagliate dal suo arco, non avrebbe potuto provare maggior dolore.

Ma a celare i suoi pensieri, le sue intenzioni e i suoi sentimenti era ormai abituato da troppe centinaia d'anni.

Emise un esagerato sospiro di sollievo.

"Oh dei, siate lodati! Finalmente un'idea decente partorita da quel tuo cervello di ratto. Lo farò anch'io, stanne certo!"

"Bene!"

"Bene!"

Calò un silenzio tombale.

La mezzanotte era vicina. In giro non c'era più anima viva.

Feng Xin gli fece cenno di seguirlo.

Attraversarono velocemente la strada e si nascosero nell'ombra, in un punto dove l'illuminazione delle lanterne non arrivava.

Era arrivato il momento di mettere da parte le questioni personali.

Feng Xin si mise in posizione dando la schiena alla strada.

Mu Qing si guardò intorno e, accertatosi che non ci fosse nessuno in arrivo nei paraggi, gli diede l'ok con un cenno della mano.

Feng Xin allora concentrò il suo mana sul palmo, lo indirizzò in avanti e un'onda d'energia si abbatté sul portone, frantumando la grossa serratura di ferro.

Con uno schiocco di dita entrambi crearono una sfera di luce con cui illuminarono l'ambiente, che avevano già percorso in precedenza quando erano venuti a cercare le spoglie di Lao Ling.

Ora dovevano trovare la sala dove venivano archiviate le relazioni delle ispezioni cadaveriche.

Affiancati, si guardarono intorno cercando di respirare il meno possibile quell'aria impregnata di un fetore nauseabondo, ma già sapevano che lungo quel corridoio si aprivano solo ambienti deputati alla pratica della medicina legale, proseguirono quindi velocemente fino ad arrivare alla porta in fondo, che immetteva in un nuovo corridoio.

Era più breve del primo, solo un ingresso su ciascun lato, ma nessun archivio.

Nan Feng utilizzo il canale spirituale:

𝘚𝘢𝘭𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘢𝘭 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰. 

Fu Yao assentì e lo seguì lungo l'uscita opposta che da quel corridoio portava a una scala che saliva al secondo piano.

Al buio, dato il luogo, lo scricchiolio del legno suonava lugubre oltre che amplificato.

Iniziarono a sbirciare dentro le stanze e al terzo tentativo trovarono quello per cui erano venuti.

File di scaffali contenevano centinaia, forse migliaia di documenti stipati in contenitori di bambù.

𝘊𝘦𝘳𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘳𝘦 𝘭'𝘰𝘳𝘥𝘪𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘭𝘢𝘴𝘴𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘵𝘪, suggerì Fu Yao.

𝘏𝘢𝘰. 

Si misero all'opera e, compreso velocemente l'ordine d'archiviazione, avrebbero dovuto metterci poco per trovare ciò che cercavano, invece dopo quasi un 𝘴𝘩𝘪𝘤𝘩𝘦𝘯 non avevano assolutamente niente in mano.

"Com'è possibile?! Devono essere qui!" ruggi Nan Feng ad alta voce.

Non mancava solo il rapporto di Ling Zhen, ma anche tutti quelli a lui collegati.

Fu Yao si guardò intorno.

Tra due scaffali, di fronte alla porta in fondo alla sala, c'era un tavolo ingombro di carte.

Vi si diresse e dietro al tavolo, a terra, trovò un altra cassetta di legno. Un'occhiata veloce fu sufficiente per capire che era esattamente ciò che stavano cercando e richiamò l'attenzione del compagno.

Alcuni rapporti erano sparsi sul tavolo, evidentemente qualcuno si stava occupando attivamente delle indagini, ma avendo a che fare con un demone e non con un comune criminale, erano destinate inevitabilmente a risolversi in un nulla di fatto.

"Guarda qui: la vittima di Nanchang." disse Nan Feng appoggiando i fogli sul tavolo.

"Si tratta di una donna, Peng Li, di quarantun'anni. Vedova, come Lao Ling."

"Dissanguata. Il corpo, secondo quanto è descritto qui, presentava delle vaghe macchie ipostatiche."

Proseguì Fu Yao.

"Significa che c'era ancora sangue. Poco forse, ma c'era. Dissanguata, ma non disidratata quindi. Stessa modalità di Lao Ling."

"Kuei-jin quindi."

"𝘌𝘯."

Fu Yao prese il pennello sulla scrivania e lo intinse nel poco inchiostro non seccatosi nella ciotola, prendendo velocemente appunti.

L'altro generale si mise a dettargli i dati salienti.

"Peng Li è deceduta a novembre, circa tre mesi fa. Viveva sola. Ritrovata a letto come il Venerabile. A fare la scoperta la domestica la mattina seguente al Chen Shi.

Hanno tentato di interrogarla, ma è stata trovata in uno stato di grande prostrazione, incapace di mettere insieme pensieri coerenti. Hanno in programma di tornare a farle visita nei prossimi giorni."

"Dobbiamo precederli."

"Sono d'accordo."

Proseguirono a scartabellare ogni singolo faldone prendendo velocemente appunti, avrebbero messo tutto nel giusto ordine una volta rientrati alla locanda.

Quando uscirono di soppiatto dall'edificio era quasi terminato lo 𝘠𝘪𝘯-𝘚𝘩𝘪 e il cielo stava iniziando a schiarire.

"Se rientriamo alla locanda a quest'ora assurda desteremo sospetti.

Qui si accorgeranno presto dell'effrazione e daranno l'allarme, l'oste e la sua famiglia potrebbero collegare le due cose e denunciarci", rifletté Nan Feng.

"𝘌𝘯. Troviamo una porta."

Fu Yao dovette applicarsi con un certo impegno per creare una matrice che potesse condurli direttamente all'interno della locanda.

Dopo due tentativi andati a vuoto e il cinabro pericolosamente agli sgoccioli, finalmente si ritrovarono nella sala ristorante della Lanterna Rossa, buia e silenziosa, e salirono le scale a un palmo da terra per non far scricchiolare le assi.

Senza salutarsi, ognuno si chiuse nella propria camera.

 

Vi siete mai chiesti perché in questo dipinto di Magritte le due persone che si baciano hanno un lenzuolo sulla testa? 
Questo è un momento straordinario, perché quando gli occhi si chiudono e le labbra si toccano, le anime tremano. Ma noi non possiamo vederlo e neanche loro possono. Un lenzuolo copre i loro visi, li separa, li divide e li nasconde l’uno allo sguardo all’altra. Sono vicinissimi eppure non potrebbero essere più lontani. 
Ecco, quel lenzuolo è il simbolo di tutte le parole non dette, gli abbracci negati, i silenzi che sono diventati abissi e gli abissi che si sono fatti silenzi. È il simbolo di tutto quello che uccide l’amore, che è dialogo e non monologo. 
L’amore, ecco cosa sta dicendo Magritte, deve essere un incontro tra due interezze, non tra due metà mancanti. Amare significa mettersi a nudo. Il vero amore non è né fisico né romantico. Non puoi toccarlo, misurarlo, vederlo ma solo sentirlo e immaginarlo. Perché sono sempre le anime a fare l’amore. [Guendalina Middei]

 

 

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧𝗔'

 

Maggiordomo: Il detto 𝘭'𝘢𝘴𝘴𝘢𝘴𝘴𝘪𝘯𝘰 è 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘮𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘳𝘥𝘰𝘮𝘰 deriva dalla letteratura gialla e dai romanzi di Agatha Christie, in particolare dal suo romanzo "L'assassinio di Roger Ackroyd" (1926), dove il colpevole è effettivamente il maggiordomo. Questo 𝘤𝘭𝘪𝘤𝘩𝘦́ letterario è stato poi ripreso e satirizzato in molti altri contesti, diventando un luogo comune della narrativa gialla. La battuta di Mu 𝘘𝘪𝘯𝘨, simpatica nel contesto, è chiaramente anacronistica rispetto all'epoca e al background della storia.

Durezza del diamante:

Nella scala di Mohs, che misura la durezza dei minerali, il diamante è considerato il più duro.

Yin-Shi, Chen Shi: Nel sistema tradizionale di misurazione del tempo chiamato 干支 Ganzhi, Yin-Shi corrisponde al periodo tra le 3 e le 5 del mattino e come animale zodiacale associato ha la tigre.

Chen Shi invece comprende il periodo tra le 7 e le 9 del mattino ed è abbinato al drago.

Cinabro: Minerale di colore rosso vermiglio se puro, costituito da solfuro di mercurio, dal quale veniva ricavato un colore rosso intenso che noi conosciamo come vermiglione.

Per la sua capacità di trasformarsi in mercurio, il cinabro è alla base di tutto il pensiero alchemico cinese dell'antichità e riveste un ruolo di primaria importanza anche nelle tecniche di longevità e di ricerca dell'elisir di immortalità proprie del taoismo. (Fonte: varie web)

Vaso cinese intagliato in lacca cinabro. 

 

Notes:

Bentornati!

L’indagine della nostra coppia di generali preferita prosegue… più o meno 😆 Mentre raccolgono indizi, continua infatti anche la loro faida personale fatta di litigi, tensione latente, baci rubati e dispute vecchie di otto secoli (cosette leggere insomma 🤣). Per un passo avanti che fanno, tornano indietro di due, bisogna proprio dire che Mu Qing e Feng Xin si stanno impegnando con tutte le loro forze per incasinarsi la vita a vicenda. Ma va bene così, altrimenti le loro giornate (e le nostre letture 😜) sarebbero una noia mortale!
Tra archivi forzati, rancori personali che nemmeno un secolo e mezzo di terapia risolverebbe e un tasso erotico illegale, direi che ce n'è abbastanza per il prossimo disastro annunciato.
Se vi va lasciate un commento e ditemi cosa pensate della coppia più disfunzionale dell'anno 🤯
Se invece volete seguirmi su Ig, dove troverete tante fanart sulle mie fic e non solo, trovate il link sotto, profilo privato con accesso su richiesta.
https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

Alla prossima settimana!

Chapter 21: Una convivenza difficile

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Capitolo 21 – Una convivenza difficile

 

 

Quella puzza…

Lo assalì alle narici con una violenza stordente.

Era un incubo, doveva esserlo per forza. Ma era troppo forte, troppo nauseante.

Ming-Xiong, ti prego, aiutami… Non resisto più! Sto impazzendo!

Xie Lian, amico mio… Non abbandonarmi, ti scongiuro!

Shi Wudu! Fratello, dove sei?

Qualcosa gli sfiorò il braccio. Lo investì il fetore di corpi non lavati, di sangue rappreso, di ferite in decomposizione e di escrementi, ne venne trafitto come da un nugolo di frecce scagliate da un bastione.

Shi Qingxuan urlò.

Si svegliò nel suo letto. Lenzuola morbide, profumate. Non una cella affollata e lurida, ma una camera pulita e ordinata.

Nessuno che lo annusasse, che lo stesse toccando con mani sudice o lo stesse leccando come se fosse uno spiedo saporito. 

Era stato davvero solo un incubo, ne sentiva però ancora la terrificante sensazione addosso. Svegliarsi avrebbe dovuto regalargli sollievo, invece era come se vi fosse ancora dentro, e non capiva perché quella cappa opprimente non volesse scivolargli via di dosso.

L’atmosfera di quella tetra residenza, di cui era ospite suo malgrado, sembrava alimentare il disagio che provava, invece di dissiparlo.

Sentì un bussare concitato.

Senza attendere risposta, il battente prese a scorrere e Hè Sheng si precipitò dentro.

“Ti ho sentito urlare. Che succede?”

Qingxuan non poteva vedergli la metà superiore del volto per via della maschera, ma il resto sì. Le labbra piene, non più violacee come quando lo aveva conosciuto, ma sempre troppo esangui, erano tirate in una smorfia tesa. Lo aveva certamente infastidito essere buttato giù dal letto anzitempo.

Combattendo col residuo d’inquietudine dovuta al sogno, lo sguardo dell'ex divinità scese verso il collo candido dell'uomo, notando la casacca dello zhong yi leggermente aperta sul torace, da cui si intravedeva l’inizio dei pettorali scolpiti.

Distolse rapidamente gli occhi. 

Non c’era nulla di sconveniente in realtà. Erano due maschi e vedere reciproche porzioni di corpo era naturale. Lui però quel genere di confidenza non l’aveva mai avuta con nessuno, se non con suo fratello quando da ragazzini si immergevano al fiume.

E comunque non era la stessa cosa.

Se avesse visto il petto nudo di Shi Wudu gli avrebbe dato scherzosamente dello svergognato, fosse stato Xie Lian sarebbe stato imbarazzato, ma avrebbe sdrammatizzato con una serie di battute. Con Hè Sheng al contrario si ritrovava la lingua incollata e le guance infuocate.

Tutto quello che invece notò Hè Xuan fu il volto del ragazzo girarsi di scatto dall’altra parte, probabilmente seccato per l’intrusione improvvisa nella sua stanza.

Stava riposando quando lo aveva sentito gridare, nonostante le camere non fossero vicine. Non aveva perso tempo a farsi domande e si era semplicemente precipitato da lui. Per fortuna gli occhi gli erano caduti sulla maschera e l’aveva afferrata al volo, ma c’era mancato tanto così perché si facesse scoprire.

“Hai sognato ancora 𝘭𝘶𝘪?”

Si riferiva, ovviamente, a se stesso. Ricordava un altro suo risveglio, altrettanto agitato, in cui aveva indirizzato parole d’odio ad Acque Nere Affonda Barche, senza immaginare d’averlo proprio davanti.

“No” rispose Shi Qingxuan, “ma c’entrava comunque. Ero in un posto molto simile al diyu, perché sono sicuro che il diyu non può essere peggiore. In quella cella mi ci aveva rinchiuso lui, assieme a dei derelitti impazziti per le sofferenze patite e io, io… ho desiderato tanto di poter morire piuttosto che sopportare ancora quella prigionia!” 

Due grosse lacrime gli scivolarono lungo le guance.

Le dita affusolate di Hè Xuan artigliarono il pantalone nero di seta. Sapeva bene cosa lo avesse costretto a sopportare: era ciò che lui stesso aveva subìto, da mortale, rinchiuso per due anni in una fetida prigione. Non lo aveva meritato lui, ancor meno Shi Qingxuan. Ma non si poteva tornare indietro. Un Supremo aveva molti poteri, ma non quello di cambiare il passato. 

Allungò una mano verso di lui e la ritirò subito, non visto. Era ancora vivo il ricordo dell’abbraccio nell’armeria. Aveva cercato di non pensarci più, ma  faceva troppo spesso capolino a tradimento. Lo aveva scacciato e avrebbe continuato a farlo, perché non voleva dover dare risposte a domande che non aveva nessuna intenzione di porsi.

Lasciò velocemente la camera senza aggiungere una parola. Se un fantasma non respirava, perché sentiva l’opprimente sensazione della mancanza d’aria nei polmoni?

Lungo il corridoio quasi si scontrò con Xiao Bao. Gli diede ordine di recarsi da Shi Qingxuan per accertarsi che non avesse bisogno di nulla e di avvisarlo che, date le circostanze, quella mattina la colazione sarebbe stata servita prima.

Quando Shi Qingxuan scese, Hè Xuan notò che si era sistemato i capelli castano scuro esattamente come li portava quando era il Maestro del Vento: lunghi e lisci con una piccola crocchia in alto. Era fermata da un semplice nastro, poiché l’antico e vistoso fermaglio in argento e turchesi, a cui era particolarmente affezionato, sembrava fosse andato perduto.

O forse lo aveva venduto per procurarsi cibo.

Questo gli tolse l’accenno di sorriso nato spontaneamente al vederlo. Venne assalito nuovamente dal senso di colpa, da quel subdolo sentimento strisciante come una serpe, che non serviva a nulla ora, se non a ricordargli quanto dolore aveva inflitto a quella creatura, solo perché, suo malgrado, si era ritrovata ad essere la persona sbagliata nel posto sbagliato.

Il ragazzo notò il cambio d’espressione, capì d’esserne in qualche modo la causa e se ne rattristò. Cominciò a credere che, dopo un mese nell’ingrato ruolo di balia, maestro d’armi e guida spirituale, Hè Sheng iniziasse ad averne abbastanza di lui. Come dargli torto? Era un dio che invece di prodigarsi per far carriera tra le schiere celesti, era confinato in un tetro maniero dove, se non si stava attenti, si finiva per precipitare in un nulla primordiale che attendeva le proprie vittime subito fuori l’uscio. Quasi una punizione. E magari lo era.

Se non altro questo avrebbe spiegato il suo perenne cattivo umore, che sembrava sempre accompagnarlo come una nube scura pronta a scagliare fulmini e saette. 

Si avvicinò al tavolo imbandito.

Non aveva più le stampelle, la rigida steccatura alla gamba era stata tolta, camminava perfettamente e con i capelli a posto e un bell’abito così simile a quelli del vecchio Feng Shi,  si sentiva di nuovo lui.

Quasi.

Mancavano due cose perché fosse davvero lui: il suo ventaglio e la sua divinità. Ma quelli poteva scordarseli. Il primo era finito chissà dove, quanto al secondo non nutriva la stessa cieca fiducia per le sue capacità d’ascesa che parevano avere tutti gli altri.

“Buongiorno, Hè-Xiong.”

Da qualche giorno aveva preso ad appellarlo in quel modo confidenziale, lo stesso che un tempo usava per il suo migliore amico Ming Yi. A dire il vero l’altro non sembrava aver gradito molto la novità, ma non gliel’aveva nemmeno vietato e perciò aveva continuato. Aveva un disperato bisogno di creare un ambiente amichevole e confortevole attorno a sé, visto che dalla parte opposta in quel senso non stava ricevendo molto aiuto, ma fortunatamente il suo buon carattere aveva almeno conquistato i fedeli attendenti, che ora lo trattavano con molta più familiarità rispetto a prima.

Hè Xuan sollevò appena lo sguardo dal piatto. Per un istante lo fissò, poi abbassò di nuovo lo sguardo e a mezza voce, appena udibile:

“Siediti e mangia.”

Shi Qingxuan lo guardò, incerto se obbedire o mandarlo al 𝘥𝘪𝘺𝘶. Poi abbassò gli occhi sul 𝘤𝘰𝘯𝘨𝘦𝘦 e si accorse d'avere una gran fame.

Decisamente più scorbutico del solito quella mattina. A taluni dei la privazione di una misera ora di sonno faceva proprio un gran brutto effetto. 

Non aveva alcuna intenzione di farsi rovinare la giornata, perciò si sedette e Acque Nere lo prese come un segnale, iniziando a riempirsi il piatto in maniera spropositata. Nell’ultima settimana aveva a malapena toccato cibo ed eccolo lì ora ad abbuffarsi senza ritegno.

𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 è 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘦𝘴𝘴𝘪𝘮𝘢, 𝘮𝘢 𝘷𝘦𝘳𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘦𝘴𝘴𝘪𝘮𝘢 𝘢𝘣𝘪𝘵𝘶𝘥𝘪𝘯𝘦 𝘢𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦, pensò Qingxuan. Il giorno che Hè Sheng fosse stato meno ombroso gliel’avrebbe senz'altro fatto presente.

Prese una piccola ciotola di giada nera riempiendola con del congee di riso e verdure, mise in un piattino un paio di baozi ripieni di carne e funghi e si sedette di fronte al padrone di casa, all'altro capo del lungo tavolo da pranzo.

Come sempre Hè Xuan indossava un elegante hanfu nero, che quella mattina presentava una variante insolitamente vivace: bordi argentati allo scollo e alle maniche.

Mentre subiva quel non troppo velato esame, Hè Xuan cercò di calmare, senza riuscirci, la propria sfrenata corsa al cibo. Colse in pieno lo sguardo perplesso di Shi Qingxuan, ma dopo un mese con lui in casa, tollerare la situazione diventava ogni giorno più difficile ed era l'unico sfogo che potesse in un certo senso riportargli un po’ d'equilibrio.

Quando gli avevano liberato finalmente la gamba, che si era perfettamente risanata, aveva voluto seguirlo personalmente nella riabilitazione lampo che era seguita, salvo scoprire che la sua vicinanza era una tortura al pari del doversi privare del cibo durante i suoi attacchi di fame.

Non capiva in che modo, non capiva il perché, ma se era costretto - e lo era - ad afferrarlo per un braccio o per la vita, sentiva qualcosa scorrergli dentro e percorrerlo da capo a piedi.

Cosa fosse lo sapevano i demoni. Lui no. Non gli era mai capitato prima. Aveva passato notti intere ad occhi aperti a rivangare il passato. C’era mai stato qualcuno che gli avesse causato un tale terremoto emotivo? Suo padre? Sua madre? Sua sorella? No, né in vita, né in morte.

La sua fidanzata, Miao-er? Di certo l’aveva amata, e il dolore per la sua fine era stato lacerante, ma… no, non ricordava un tale sconvolgimento nel toccarla. 

Dopo di lei non aveva più cercato nessuna donna, da mortale. Da immortale, invece, aveva smesso presto di contare. Le fanciulle di passaggio che gli avevano scaldato il giaciglio, sempre al di fuori del suo territorio, erano state solo uno sfogo, consumato con la stessa voracità che riservava ad una ciotola di zuppa. Al contrario di quest’ultima, di loro si era però stancato sempre molto in fretta e a un certo punto, gradualmente e quasi senza accorgersene, aveva smesso di sgattaiolare fuori dal suo regno alla ricerca di quell'effimero piacere. Non che quel passatempo sarebbe potuto durare ancora a lungo: poco dopo infatti si era presentata l’occasione di infiltrarsi nel Regno Celeste, per scoprire chi fosse il responsabile della sua rovina, e da quel momento aveva mantenuto un comportamento irreprensibile e inattaccabile, per non prestare il fianco a critiche ed eventuali indagini interne da parte di Jun Wu. Non sapeva all'epoca d'essere stato scoperto quasi subito dall'Imperatore.

In tutto questo dunque, poteva dire onestamente che la vicinanza di una qualsiasi delle donne con le quali s'era accompagnato, gli avesse mai causato quel tumulto? No, non poteva. 

Un mese sotto il suo stesso tetto e Shi Qingxuan pareva essergli entrato sottopelle. Come un parassita, gli stava succhiando via lucidità e autocontrollo.

Avevano vissuto insieme nel Regno Celeste per quanto… Due secoli? Tre? 

Perché ora c’era questa corrente tra loro, che non aveva mai notato prima?

Perché prima eri accecato dalla vendetta,

gli sussurrò una vocina nella testa,

mentre ora il tuo cuore è libero di vedere, di provare, di sentire.

Ma Shi Qingxuan è un uomo, per i maledetti dei!

Per un attimo temette di aver gridato, ma per fortuna fu solo nella sua testa: la bocca era rimasta sigillata in una linea dura.

Shi Qingxuan nei tratti visibili del suo volto vide un irrigidimento, al punto che pensò gli stesse per scoppiare una vena in testa.

"Hè…Xiong, è tutto a posto?" chiese, preoccupato.

"No!" ruggì, alzandosi di scatto e facendo cadere la sedia.

"???"

"Oggi e nei prossimi giorni, al campo d'allenamento, la mattina sarai seguito da Huang Yichèn, nel pomeriggio sarai in armeria con Xiao Bao. Io ho altri impegni!"

"Ma..."

"Niente ma, cazzo!" E fuggì dal salone, lasciando almeno metà dell'abbondante colazione nelle tazze.

"... ..."

Shi Qingxuan rimase interdetto.

Era la prima volta che lo sentiva parlare in modo così colorito. La prima volta che lo vedeva perdere davvero la calma. E sinceramente non aveva nemmeno la più vaga idea di cosa avesse scatenato la sua furia.

Cercò di finire il pasto, ma, nonostante fosse tutto squisito, l'appetito ormai gli era passato.

Quasi gli avesse letto nella mente, un servitore entrò e gli domandò se avesse gradito. Pensieroso, Shi Qingxuan annuì e si alzò per consentirgli di fare il suo lavoro senza intralci.

Salì in camera a cambiarsi. Per allenarsi al campo, la preziosa veste di seta bianca e verde che indossava, una delle tante che Hè Sheng aveva acquistato per lui, sarebbe stata d'intralcio. Certamente avrebbe dovuto imparare a combattere anche con quella indosso, ma a suo tempo.

Era sempre stato abbastanza abile a difendersi, ma il ventaglio era stata la sua sola arma, che perlopiù aveva usato per scatenare forti venti contro i pochi pericoli che lo avevano minacciato. Perché lui, appunto, non era un dio marziale e non andava a caccia di guai, tranne quelli in cui si era involontariamente ritrovato a causa di Acque Nere Affonda-Barche.

Capiva però il perché dello sforzo profuso per insegnargli il 𝘸𝘶𝘫𝘪, e non ne era del tutto dispiaciuto. C'era stato un tempo in cui aveva desiderato sul serio essere un dio marziale; non si ricordava bene quando e dove ciò fosse accaduto, ma senz'altro durante una delle tante avventure vissute insieme a Xie Lian.

Ricordava bene che quella volta Lian aveva tirato un sacco di calci con cui aveva steso delle figure di cui non ricordava bene l'aspetto, ma che li stavano inseguendo, e lo aveva ammirato e invidiato per la forza e l'agilità mostrate. Aveva raccontato l'aneddoto anche a Hè Sheng, che però, da dietro la maschera, non aveva fatto trapelare la benché minima indulgenza. Anzi, aveva ripetuto con durezza le stesse frasi che a suo tempo gli erano state dette, più bonariamente, dall'amico marziale: il suo corpo non aveva l'attitudine indispensabile per ascendere come dio marziale.

Ci era rimasto male.

Non per le parole, perché erano vere, ma per il tono usato. Hè Sheng sapeva essere così sprezzante a volte… ma in quel caso ricordò che aveva cercato di mitigare la sua durezza rivolgendogli un mezzo sorriso. Sì, mezzo. Di più non si poteva pretendere da lui, davvero.

"Questo, Bayu, non significa che tu non possa imparare a lottare e a difenderti, a tirare con l'arco e a impugnare una spada. Non dovrai più scappare e subire, ma potrai fermarti e combattere, se sarà necessario. Avrai un ulteriore bagaglio che ti sarà utile per tentare di ascendere di nuovo."

Si era chiesto se Hè Sheng credesse davvero alle sue parole o se fosse stato solo istruito a dovere dai superiori. Se avesse davvero avuto quel qualcosa di speciale necessario per diventare un immortale, ciò non avrebbe dovuto essere palese già quand'era un ragazzino? E, vedendo quest'innata predisposizione, il Reverendo delle Parole Vuote non avrebbe evitato di attaccarsi a lui, sapendolo una causa persa? Perché si sa, un bambino destinato ad ascendere in giovane età era uno sforzo inutile per quel demone: una volta asceso a divinità, non solo avrebbe dovuto staccarsi dalla sua vittima, ma avrebbe addirittura rischiato di esserne ucciso. Essendo le cose andate in maniera ben diversa, ritenne che il bel discorsetto fosse stato confezionato appositamente per motivarlo, senza avere un briciolo di fondamento. Allora che senso aveva per tutti darsi tanto da fare? 

I primi due giorni senza imbracatura ci erano andati cauti, anche per capire come rispondesse la gamba da poco guarita, per poi aumentare velocemente il ritmo. Infondendogli quotidianamente energia spirituale, Hè Sheng lo metteva nelle condizioni di essere più forte, più agile e più resistente, salvo poi arrivare all'ora di cena con giust'appena la forza di masticare. Ma quel dio in nero non sembrava nutrire la benché minima compassione: aveva una tabella di marcia in testa e la seguiva scrupolosamente e, a proposito, doveva ricordarsi di dirne quattro a Xie Lian su come istruiva quella sorta di carceriere.

Tra l'altro non aveva mai fatto così tanti bagni come in quell'ultima settimana. Lui era stato a suo tempo un tipo certamente pulito e profumato, aveva avuto sempre cura del suo già bellissimo aspetto esteriore, ma poi le sfortunate circostanze lo avevano portato ad avere altre priorità, scampare a una prematura morte per fame, ad esempio. Per cui, a poco a poco, la luminosità del viso, il profumo della pelle e la lucentezza dei capelli erano spariti, lasciando il posto a un aspetto spento e lurido: i capelli ridotti a una matassa incolta e pulciosa, l'acqua e soprattutto il sapone un lusso che non si poteva permettere e di cui aveva finito per non sentire neppure la mancanza.

Ora, invece, il rito del bagno serale si era fatto necessario alla sua stessa sopravvivenza, perché la miscela d'erbe che una vecchia guaritrice, fatta venire dal padrone di casa, gli mischiava nell'acqua, e il successivo massaggio con un olio speciale dall'odore pungente, avevano il potere di alleviare in parte il dolore e la stanchezza che altrimenti non gli avrebbero permesso di riposare adeguatamente.

Aveva chiesto un giorno all'anziana donna di togliersi la strana maschera che anche lei indossava, poiché non aveva nulla da temere da lui, ma gli era stato sbrigativamente risposto che il padrone non lo consentiva.

Hè Sheng pareva avere una fissazione per le maschere a quanto pareva, eppure sia gli dei che i loro sottoposti di norma erano molto avvenenti, cos'aveva da temere? Se anche bello non lo fosse stato da mortale, cosa di cui dubitava fortemente, lo stato di divinità che aveva assunto avrebbe livellato il difetto fino a farlo scomparire del tutto. Forse, nel suo caso e in quello della guaritrice, l'imperfezione era così importante ed estesa da richiedere molto tempo per la guarigione. O forse il Nuovo Regno non funzionava più come quello vecchio, chissà. 

Con quei pensieri, ingarbugliati e ribelli come la matassa dei suoi capelli un mese prima, Shi Qingxuan si diresse sul retro del palazzo, verso il campo d'allenamento che, rispetto all'abbandono in cui erano stati lasciati i giardini, era invece ben tenuto.

Non era arrivato ancora al recinto, quando dalle stalle vicino al campo gli giunse un nitrito e sbucò fulmineo un maestoso destriero, dal manto lucido e scuro come la notte, lanciato al galoppo sfrenato con sopra un uomo in nero che, sotto i raggi del sole, emanava barbagli argentati. Vide cadergli qualcosa dal capo e, improvvisamente, i capelli dapprima trattenuti si sciolsero al vento, in una selvaggia criniera che frustava l'aria, mentre cavallo e cavaliere sparivano in lontananza tra gli alberi.

Shi Qingxuan rimase folgorato da quell'apparizione e si portò una mano al petto, stringendosi convulsamente la veste. 

Era Hè Sheng quello che aveva appena visto uscire dalle stalle. 

Ed era senza maschera.

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧À

 

𝗩𝗲𝗻𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗦𝗵𝗶 𝗤𝗶𝗻𝗴𝘅𝘂𝗮𝗻: nella novel originale il ventaglio venne restituito a Shi Qingxuan da Hè Xuan, che lo aveva riparato e conservato. In quell'occasione Black Water stava facendo un favore a Hua Cheng, prendendone le sembianze per ingannare Jun Wu, perciò il ragazzo probabilmente non seppe mai la verità. Qui invece questo dettaglio (uno dei pochissimi in verità) viene volontariamente modificato: Shi Qingxuan il ventaglio non lo ha mai riavuto indietro.

Baozi 包子: sono i panini al vapore ripieni che in Cina vengono consumati a colazione, pranzo e cena. Piatto originario del Sichuan ma diffuso in tutta la terra di mezzo, con qualche distinzione nel ripieno che varia da regione a regione. La leggenda vuole che dal classico pane cinese (mantou 馒头) vuoto e senza condimento, si sia arrivati al panino farcito per poter somministrare le erbe medicinali all'imperatore, che era ghiotto di pane.

La bulimia di Hè Xuan: l'alternanza di periodi di grandi abbuffate di cibo ad altri di quasi totale digiuno, derivano dal periodo traumatico che Hè Xuan ha trascorso in prigione, dove veniva fatto praticamente morire di fame. I fantasmi non hanno necessità fisica di mangiare, ma spesso mantengono per abitudine certi schemi che avevano da vivi, mangiare e dormire ne sono un esempio. Abbuffarsi di cibo è la risposta compulsiva della Calamità del Mare allo stress, causato dai prolungati periodi di digiuno patiti in passato, seguiti dagli inevitabili sensi di colpa tipici della bulimia che lo inducono a respingere il cibo in una continua alternanza.

Fēng Shī: Signore/Maestro del Vento

Wuji 無極: dal III sec. a.C. al XIX sec. d.C. era il termine utilizzato per definire quello che oggi viene chiamato Kung Fu. Durante la dinastia Han comprendeva il combattimento con e senza armi, il pugilato, la lotta libera, il sollevamento pesi, il combattimento a cavallo, il tiro con l'arco e saper ovviamente maneggiare la spada. Intorno al 500 d.C. arrivò in Cina un monaco buddista indiano, che si stabilì a Shaolin. Insegnò ai monaci del luogo esercizi fisici e di respirazione yoga che rappresentavano il nucleo delle tecniche conosciute oggi come Kung Fu Shaolin, trasformandoli in formidabili combattenti. Il Wuji/Kung Fu conobbe la popolarità dalla dinastia Song, quando si diffusero circoli di lancieri, arcieri e lottatori. L'esecuzione delle arti marziali venne soppressa (ma praticate in segreto) quando la Cina venne governata dai Mongoli sotto la dinastia Yuan (1279/1368 d.C.) e riprese vigore durante la dinastia Ming, sviluppandosi fino ai giorni nostri senza più battute d'arresto. (Fonte: pugnozen.it)

Shi Qingxuan dio marziale: nella novel accade durante la fuga di Shi Qingxuan sull'Isola di Acque Nere. Tornato a Puqi insieme a Hua Cheng, Xie Lian effettua un trasferimento dell'anima per entrare nel corpo di SQX e capire se sia riuscito a mettersi in salvo. Una volta dentro al suo corpo lo trova nella foresta che scappa da mortali impazziti, che come lui sono fuggiti dalla terribile prigione di Hè Xuan. Xie Lian li stende a suon di calci usando il corpo del Maestro del Vento ed è a questo punto che SQX sbalordito esclama pressappoco: "Li ho picchiati io? Forte! Il Dio Marziale è così figo! Voglio anch'io essere un dio marziale!" Ma viene subito raffreddato da Xie Lian che gli ricorda che il suo corpo non è adatto allo scopo. In questa fiction Shi Qingxuan, probabilmente per istinto d'autoconservazione dopo lo shock subito a seguito delle torture subite, non ricorda né dove né quando ebbe questo moto di benevola invidia per le doti marziali di Xie Lian, quindi non riesce a fare i necessari collegamenti per smascherare la messa in scena di Hè Xuan.

 

Notes:

Eh sì, avete tutti pensato come me la stessa cosa: “Shi Qingxuan, fratello, smettila di fissare i pettorali di Hè Xuan e concentrati sul congee, per gli dèi!”

Macché! Scommetto invece che eravate tutte lì a pensare: "speriamo che a Hè Xuan si apra un po'di di più la vestaglia!" 😂 Capiamolo, poveraccio: dopo tutto quello che ha passato, è già tanto se riesce a distinguere la zuppa da un turbamento esistenziale. E poi, l'ha detto lui, non vede il petto di un uomo da quando era un ragazzino, è un turbamento legittimo. Ora mi chiedo: quando andava ad allenarsi col (finto) Maestro della Terra, erano tutti bardati come se fossero i -20° in alta montagna? 😅
Ce n'è anche per lo scorbutico Hè Xuan, eh. Lo so, lo so: vi sembra un concentrato di malumore, mistero e appetito patologico. Ma questa è la bellezza delle calamità marine: riescono a divorare un tavolo intero di baozi e a farti venir voglia di saltare in sella con loro ugualmente, per cavalcare lontano... almeno fino al prossimo ristorante 😂

Scrivere questo capitolo è stato un po’ come allenarsi con Xiao Bao: faticoso, a tratti sadico, ma con una certa soddisfazione finale.

Ci rivediamo nel prossimo capitolo, dove — promesso — le cose non si faranno sicuramente più semplici, ma forse un po’ più interessanti sì 😉

 

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Chapter 22: Giù la maschera Black Water!

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

Aveva smarrito il fermaglio durante quella folle corsa, ma se ne era accorto solo quando era arrivato al ruscello dove era sceso per far riposare il cavallo. 

Così come gli aveva promesso, lo aveva lasciato libero di galoppare lungo il sentiero tra i boschi, appena un bastoncino d'incenso, limitandosi a tenersi aggrappato alla criniera corvina dello splendido stallone, serrando le cosce su quei fianchi poderosi. 

Per la prima volta, da quando era diventato un fantasma, forse da molto prima, si era sentito libero. Aveva sentito qualcosa sbocciare da quel suo inutile cuore che non batteva, ma che in egual modo sembrava racchiudere una vasta gamma di sentimenti che ricordava vagamente d'aver provato secoli prima. Sentimenti sigillati dentro quell'organo morto, eppure pulsanti di vita, quella che fisicamente non aveva più, ma che spiritualmente gridava d'essere vissuta. 

… 𝘚𝘩𝘪 𝘘𝘪𝘯𝘨x𝘶𝘢𝘯…

… 𝘚𝘩𝘪 𝘘𝘪𝘯𝘨𝘹𝘶𝘢𝘯… 

… 𝘚𝘩𝘪 𝘘𝘪𝘯𝘨𝘹𝘶𝘢𝘯… 

Perché gli era venuto in mente proprio lui? 

Seduto ai piedi di un albero a pochi passi dalla riva, dove Hǎi nù si stava pigramente abbeverando, lasciò andare la testa all'indietro sul tronco e chiuse gli occhi. 

Sapeva dall'inizio, forse non consciamente, che lui sarebbe diventato di nuovo un problema.

Ultimamente c'erano state cose su cui non aveva voluto soffermarsi, per timore di trovare una risposta a quei dubbi che lo avevano assillato fin dal momento in cui lo aveva abbracciato nell'armeria. Dubbi che in realtà risalivano a molto prima probabilmente, seppelliti dal denso e vischioso strato di rancore che aveva soffocato ogni altra sua emozione, prendendo il sopravvento su tutto il resto.

Non seppe quanto tempo passò così, la mente alla totale deriva, il sole che spostandosi in cielo lo avvolse in un manto caldo.

Nella sua lunga vita ricordava d'aver sempre avvertito addosso una spiacevole sensazione di freddo, spiegabile forse con la prigionia trascorsa in carcere quand'era un mortale. Aveva occupato una cella perennemente buia, umida, invasa dai ratti e con razioni di cibo scarne che spesso si dimenticavano di portargli. Aveva patito la fame, il freddo, la privazione di sonno, ma era un uomo così determinato che nemmeno quella dura prova lo aveva spezzato. Poi un giorno, qualcuno aveva semplicemente messo fine alla sua sfortunata vita. 

Detestava la luce diretta del sole, il che naturalmente non gli impediva di conviverci, e quando la pelle cominciò a scaldarsi scoprì invece che quei raggi tiepidi erano tutto sommato piacevoli. Si abbandonò a quell'inaspettato senso di benessere, il tempo smise di esistere e permise per una volta alla mente di andare alla deriva. 

…𝘚𝘩𝘪 𝘘𝘪𝘯𝘨𝘹𝘶𝘢𝘯... 

Eccolo lì, che si insinuava di nuovo subdolamente tra i suoi pensieri. La causa indiretta di quella sfrenata galoppata. 

Cavalcare era un passatempo a cui non si era mai dedicato, poiché preferiva di gran lunga percorrere il mare sul dorso dei suoi 𝘣𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘳𝘢𝘨𝘰𝘯𝘴, ma ora che c'era lui in giro non s'azzardava a farlo più e aveva dovuto ripiegare su quel maestoso purosangue che nemmeno aveva saputo di avere nelle scuderie.

Cercò di distogliere i suoi pensieri dalle profondità di quegli occhi verdi come il Mare del Sud. 

Quando quella mattina l'istinto annebbiato dalla rabbia lo aveva guidato fin lì, aveva scoperto che in mezzo alla dozzina di cavalli allevati ce n'erano due davvero pregevoli, uno dalle dimensioni ragguardevoli e dalla muscolatura guizzante, che rispondeva appunto al nome di Hǎi nù, dal manto lucido e nero e il temperamento nervoso, mentre l'altro era candido come una nuvola e probabilmente per quello era stato chiamato Mián Yún, apparentemente più docile. La scelta era ovviamente ricaduta sul morello corvino. 

Gli aveva accarezzato il muso distrattamente, senza timore, e l'animale, dopo un primo accenno di ribellione, aveva accettato il contatto fissandolo dritto negli occhi. 

"Ha riconosciuto un suo simile", gli aveva detto lo stalliere. 

"Mi stai paragonando a un cavallo?", ma aveva inteso cosa l'altro intendesse. 

"Sto dicendo che ha capito che anche voi siete un purosangue che non si piega, come lui".

A Hè Xuan era scappata una smorfia. 

"Immagino che arrivato su quest'isola abbia dovuto arrendersi." aveva mormorato, continuando ad accarezzargli il muso. 

"In realtà nessuno si è azzardato a cavalcarlo finora. Lui e la puledra bianca sono arrivati non molto tempo fa, dopo che siete tornato dall'altra isola".

Black Water aveva calcolato velocemente che era tornato dal nascondiglio, dove aveva atteso che il mandato d'arresto emesso dall'Imperatore Celeste decadesse, più o meno nove mesi prima. 

"Significa che per tutto il tempo questo povero animale è rimasto rinchiuso qui?"

"Oh no, no! Lo portiamo nel galoppatoio dove può correre liberamente, poi lo riportiamo dentro, ma è sempre una gran fatica. Non ci ha mai aggredito, però ci fa sudare per farsi riacciuffare e fa capire molto chiaramente che è lui a lasciarsi prendere, non noi a catturarlo."

"Un animale nobile e intelligente. E allora" e si era rivolto al cavallo con dolcezza, la rabbia di poco prima improvvisamente scemata, "ti va di fare una vera cavalcata? La meta la decidi tu."

Il cavallo, nello scuotere la testa in risposta, sembrava essere d'accordo. 

"Vai pure. Ci penso io", aveva detto allo stalliere. 

Non vantava una gran confidenza con i cavalli, animali di terra che erano utili ai suoi collaboratori per ispezionare quotidianamente il territorio. Però era intimamente convinto che si fosse stabilita con quello splendido esemplare una sorta di connessione. 

Senza utilizzare finimenti per non irritarlo, lo aveva fatto uscire dal box e i due stallieri si erano allontanati per il timore di una qualche bizza dell'animale, che però stranamente non si era manifestata. Sembrava conscio che chi lo stava guidando era molto più forte di lui, così come sembrava accettare il fatto che quello era il suo padrone, l'unico a cui avrebbe consentito di farsi cavalcare. 

Tenendosi pronto ad una possibile reazione, era salito agilmente in groppa. Hǎi nù aveva scalpitato un po', non abituato ad essere montato, e lui si era limitato ad assecondarlo, con una certa tensione. Quando sembrava essersi tranquillizzato, si era chinato in avanti sussurrandogli: "Ora portami dove vuoi".

Si era eretto e con un lieve colpo di talloni sui fianchi del cavallo lo aveva spronato verso l'uscita. 

Hǎi nù era scattato in avanti lungo il corridoio della stalla uscendo con foga all'aperto, tanto che aveva rischiato di essere disarcionato. Si era piegato in avanti aggrappandosi alla criniera, cercando di tenersi in equilibrio e di non farsi sbalzare via. 

Non si era minimamente accorto di Shi Qingxuan a meno di mezzo li di distanza, non si era accorto nemmeno d'aver perduto il fermaglio. Aveva sentito solo l'aria tiepida che gli sferzava il volto, i muscoli guizzanti del cavallo tra le sue cosce, e per un po' era riuscito a togliersi il Maestro del Vento dalla testa. 

Ma soprattutto, non si era accorto di non aver indossato la maschera.

La maschera! 

Hè Xuan, seduto sotto l'albero, si toccò il viso e ne avvertì con sgomento l'assenza. 

Poi improvviso da dietro arrivò uno scricchiolio di foglie secche. 

I suoi sensi scattarono subito all'erta, ma non aprì gli occhi. Era nel suo territorio, nessuno lì poteva nuocergli. Certamente non era Shi Qingxuan, aveva impartito ordini precisi ai suoi attendenti perché ne seguissero i progressi al campo d'allenamento. Era comunque qualcuno che lo stava disturbando e attese che si avvicinasse per rimproverarlo, pronto ad aggredirlo se l'amico si fosse rivelato un nemico. 

Il sole che gli inondava il volto venne oscurato.

Aprì gli occhi e capì d'aver commesso un grave errore. 

 

 

Aveva raccolto da terra il fermaglio perso da Hè Xuan, un pregevole accessorio d'argento lavorato con intricati motivi che si chiudeva ad anello. 

Huang Yichèn gli era corso dietro, con ben a mente le istruzioni ricevute frettolosamente mentre il padrone gli era volato davanti diretto alle scuderie, cosa già di per sé abbastanza insolita. Shi Qingxuan però si era categoricamente rifiutato d'allenarsi quella mattina e invero aveva addotto una scusa piuttosto buona: come poteva sottoporsi allo sforzo richiesto senza aver ricevuto la quotidiana dose d'energia spirituale? 

A questo dettaglio pareva non aver pensato nessuno e fu così, con la scusa di riportargli il fermaglio, che il ragazzo aveva preso la via del sentiero.

Ci mise pressappoco tre bastoncini d'incenso ad arrivare al ruscello, una bella camminata in quel bosco non troppo fitto, dove i raggi del sole a tratti filtravano rendendo l'aria meno umida. 

Si chiese se quel piccolo espediente gli avrebbe consentito di vederlo finalmente in volto. Probabilmente no, era troppo scaltro per farsi cogliere in fallo così facilmente. 

Quando arrivò a ridosso del corso d'acqua, lo intravide più avanti, seduto con la schiena appoggiata a un tronco, il volto appena visibile rivolto verso l'alto, a catturare il calore del sole.

Senza maschera. 

Si avvicinò cautamente, emozionato, ma calpestò del fogliame secco e si immobilizzò, maledicendosi. Lui però non si mosse, pareva assorto, o forse addormentato. Non sapeva che quel dio era in realtà un fantasma e che i fantasmi non dormono mai, non profondamente, almeno.

Fece gli ultimi passi mettendoglisi di fronte e proiettando la sua ombra su di lui, che spalancò immediatamente gli occhi. 

Occhi d'acciaio, profondi come un abisso. 

Un lampo scosse Shi Qingxuan. Le pupille si dilatarono fino a ridurre il verde delle iridi come il sole durante un eclisse.

"... !"

Fu solo un attimo.

Quel guizzo, parimenti agli altri già avuti in precedenza, fu troppo rapido e inafferrabile per poter dare finalmente al ragazzo la risposta che cercava a quel senso opprimente di familiarità che sentiva da quando aveva messo piede in quel territorio. 

Mise nuovamente a fuoco Hè Sheng, ancora a terra, che lo fissava quasi con... orrore.

"... "

Allarme. Sgomento. Smarrimento. 

Shi Qingxuan lesse questo e molto altro nelle sue magnetiche iridi grigie. 

Aveva sperato ogni singolo giorno di poter vedere per intero quei lineamenti nascosti, che dovevano pur recare uno o più difetti per essere così accanitamente celati. Invece, guardando dall'alto il funzionario divino, trovò che fosse incredibilmente bello, molto più della sua originale aspettativa. Una bellezza insolita per un dio, più simile a quella pericolosamente seducente di Hua Cheng, che a quella limpida ed eterea degli dei.

Anche questo pensiero gli diede una leggera scossa, ma ancora più rapidamente di prima la scintilla svanì, nascondendosi in qualche remoto angolo della sua memoria a cui non aveva accesso. 

"C-ciao..." Lo salutò titubante, spostando gli occhi di lato, imbarazzato. Gli era arrivata addosso come una tonnellata di legname la consapevolezza che Hè Sheng era venuto in quel posto per starsene solo e tranquillo e lui invece era andato lì a disturbarlo. 

Al tempo stesso gli occhi che lo fissavano dal basso si strinsero in due fessure e parvero studiarlo. 

"𝘋𝘶𝘪𝘣𝘶𝘲𝘪. Non dovevo seguirti, volevo solo lasciarti questo, lo hai perso quando sei uscito dalle stalle". Glielo lanciò in grembo e fece un rapido dietro front per tornare da dov'era venuto. 

Non lo sentì muoversi, ma si sentì improvvisamente afferrare per un polso e voltare bruscamente, finendo per il contraccolpo quasi addosso all'uomo, i cui occhi erano saldamente piantati nei suoi come se vi cercasse qualcosa. Tra loro, solo la mano di Shi Qingxuan sul suo petto, che si era frapposta per evitare l'urto. 

I respiri si scontrarono e si fusero. 

"Tu... " Iniziò Hè Sheng. "Tu non..." e attese. Un guizzo, un barlume, qualsiasi cosa che gli comunicasse che quello sciocco finalmente aveva fatto le somme. 

Shi Qingxuan si liberò dalla presa con uno strattone e si mise a distanza di sicurezza, il cuore che batteva all'impazzata. 

C'è da dire che se fosse stato ancora una divinità, l'identità di Acque Nere sarebbe stata smascherata in un istante, poiché la quantità di energia risentita che permeava l'aria era tale da non dare adito a dubbi di trovarsi di fronte a un fantasma molto, molto potente. Invece sentiva sì intorno a sé l'aria carica d'elettricità ma, per un comune mortale qual'era, non vi era alcuna possibilità di distinzione e la attribuì perciò a semplice furia divina. Che lo spaventò anche un po’ a dire il vero. 

"Ti ho già detto che mi dispiace Hè Sheng! Me ne vado! Subito, guarda! Ecco, me ne sto andando!" E si voltò nuovamente verso il sentiero a passi rapidi. 

"Fermati!"

Secco, perentorio. 

Shi Qingxuan si bloccò sul posto. 

"Ti riporto indietro a cavallo. Farai prima." A Black Water sfuggì un sospiro. Feng Shi lo attribuì al dispiacere d'essere stato interrotto in un momento di pace e rilassatezza. Questo lo rattristò nuovamente ed era già la seconda volta quel mattino. Ogni giorno che passava si convinceva d'essere un peso indesiderato sulle spalle di quel bellissimo dio. Avrebbe voluto parlarne con Xie Lian, tirarsi indietro da quella folle crociata organizzata per lui. O almeno chiedergli di liberare Hè Sheng e assegnargli un vice-dio qualsiasi.

Giusto, Xie Lian. Che fine aveva fatto?

Hua Cheng gli aveva certamente portato i suoi saluti, possibile che fosse più impegnato persino di Pioggia Cremisi da non poter passare di persona a vedere gli incredibili progressi fatti in così poco tempo? 

Hè Sheng gli fece cenno dalla riva di avvicinarsi. Solo in quel momento il ragazzo prese coscienza dell'enorme, spaventoso destriero nero su cui era appena montato e che sembrava essere stato plasmato direttamente dal 𝘥𝘪𝘺𝘶. 

"C-cosa... Cosa... 𝘉𝘶 𝘣𝘶 𝘣𝘶! Io su quel coso infernale non ci salgo!"

"Non fare storie!"

"Oh, altroché se le faccio! Oggi per colpa tua ho saltato l'allenamento, perciò camminare mi farà bene, sai come si dice: yi ri bu zuo, yi ri bu shi

E si voltò nuovamente, puntando dritto verso il sentiero. 

"SHI - QING - XUAN!" Scandì Black Water con un ruggito. "Non muovere un altro passo o sculaccio quel tuo sedere ossuto!"

L'altro strinse i pugni e avvampò d'umiliazione, ma non si girò. Rimase in bilico tra la voglia di tornare indietro a dirgliene quattro o marciare spedito nel fitto del bosco. Ciò che non prese in considerazione fu la terza opzione: essere issato di peso e piazzato in groppa a quella bestia enorme e potenzialmente mortale. Non si era accorto che cavallo e cavaliere gli fossero arrivati alle spalle. 

"???"

Era stato sollevato come se avesse avuto il peso di una piuma, ritrovandosi seduto davanti a Hè Sheng con le gambe a lato. Dopo un leggero tocco di talloni il cavallo iniziò ad avanzare lentamente, inoltrandosi tra gli alberi. 

Per Qingxuan stare con la schiena dritta e il petto rivolto in avanti era estremamente scomodo, ma sarebbe morto piuttosto che muovere un muscolo per trovare una posizione migliore. Non che credesse ne esistesse una. Perciò rimase caparbiamente rigido sul dorso di Hǎi nù, a labbra strette e senza proferir parola. 

"𝘉𝘢𝘪𝘺𝘶, rilassati per favore. Sembra che hai una scopa nel-". Si fermò. Non era il modo giusto. 

Si schiarì la voce e ricominciò:

"Sei troppo rigido, Hǎi nù finirà per innervosirsi e disarcionarci entrambi". Era una sciocchezza, ma mettendogli paura forse lo avrebbe ammorbidito un po’. Il ritorno sarebbe stato lungo a quell'andatura, una volta sceso si sarebbe sentito a pezzi. 

Shi Qingxuan invece a quell'avvertimento sussultò e questo fece davvero effetto sul cavallo, che diede una lieve sgroppata a mo' di protesta, niente che Hè Sheng non potesse controllare, ma sufficiente per indurre il ragazzo a più miti consigli. 

"Cosa devo fare per non irritare questo signor cavallo, dunque?" Chiese piccato.

"Appoggiati a me, ti terrò io."

"E chi terrà te?" Chiese dubbioso.

 

"𝘗𝘧𝘧𝘵… Non ho bisogno di tenermi. Finché andremo al passo riuscirò a mantenere l’equilibrio, sta tranquillo."

"E se invece 𝘤𝘰𝘴𝘰 qui si dovesse imbizzarrire?"

"Probabilmente moriremo sotto i suoi zoccoli".

"Vorrai scherzare!" e si voltò di scatto verso di lui, trovandosi a tu per tu con la pelle liscia e candida del suo collo, con quel profumo marino e agrumato che gli penetrò subito nelle narici, dandogli un inspiegabile languore. 

Hè Sheng abbassò il volto, per incrociare i suoi occhi verde-mare.

Quelle soffici labbra erano così vicine e il suo respiro così caldo... 

𝘋𝘦𝘪 𝘮𝘢𝘭𝘦𝘥𝘦𝘵𝘵𝘪… 

Sollevò di nuovo la testa di scatto per fissare un punto lontano di fronte a lui. 

"Girati 𝘉𝘢𝘪𝘺𝘶 e stai calmo. Ti riporterò indietro sano e salvo." 

Shi Qingxuan obbedì, rosso in viso. Per un attimo aveva quasi pensato... che lui lo avrebbe... 

E se l'avesse fatto davvero? Ah, lo avrebbe schiaffeggiato e in qualche modo sarebbe sceso da quel dannato mostro a quattro zampe, tornandosene a piedi! 

Ma non era successo proprio un bel niente, né ce n'era stata l'intenzione. Stava facendo tutto da solo, come al solito, e si stava agitando per nulla. 

"Smettila di muoverti e appoggiati a me come ti ho detto", ripeté irritato Hè Sheng. 

Shi Qingxuan questa volta obbedì senza storie. Dapprima si addossò rigidamente, ma ben presto l'andatura dondolante dello stallone finì per cullarlo. 

La mano destra sul braccio di lui, la sinistra sulla propria coscia, Hè Xuan cercò inutilmente di non prendere consapevolezza di quell'alto e ancora gracile corpicino abbandonato su lui, del profumo di gelsomino che emanavano i capelli proprio sotto al suo naso. 

Non riusciva a capire e questo era ciò che più lo disturbava. 

Perché quello sprovveduto gli causava un tale trambusto interiore? 

Perché il solo toccarlo gli dava i brividi? Non brividi brutti, ma brividi belli, quelli che ti fanno desiderare di averne ancora. 

E perché quando aveva avuto le sue labbra vicino... 

"Merda, basta!" L'esclamazione gli sfuggì soffocata, ma ugualmente udibile. 

"Hè Sheng! Che linguaggio è questo?" Lo rimproverò. "Stamattina mi sembri proprio Feng Xin!"

"Chi diamine è adesso Feng Xin?"

Lentamente Shi Qingxuan si sollevò dal suo petto e si voltò a guardarlo, negli occhi la fiamma del sospetto. 

"Ma tu... Chi sei davvero?"

Hè Xuan si era reso conto troppo tardi del passo falso. Feng Xin, chiunque fosse, era qualcuno che evidentemente avrebbe dovuto conoscere bene, ma sul serio quel nome, benché vagamente familiare, in quel momento non gli diceva nulla. 

Tergiversò. 

"In che senso chi sono? Te l'ho già spiegato tempo fa, mi pare".

Ritenne opportuno fermare il cavallo. 

"Se sei davvero un dio, come puoi non conoscere il Generale Nan Yang!" lo accusò l'altro. 

𝘊𝘢𝘻𝘻𝘰, 𝘕𝘢𝘯 𝘠𝘢𝘯𝘨 𝘑𝘪𝘢𝘯𝘨𝘫𝘶𝘯, 𝘮𝘢 𝘤𝘦𝘳𝘵𝘰, 𝘍𝘦𝘯𝘨 𝘟𝘪𝘯 𝘥𝘦𝘷'𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘷𝘦𝘳𝘰 𝘯𝘰𝘮𝘦! 

Per tutto il tempo che era stato in incognito alla Capitale Celeste quell'irascibile dio marziale non si era quasi mai fatto vedere, non l'aveva mai sentito chiamare col nome umano e lui era stato troppo disinteressato per badarci. 

Ora però doveva correre ai ripari. 

"Infatti il Generale Nan Yang lo conosco, anche se non così bene perché l'ho incrociato solo un paio di volte. Quello che invece non ho mai sentito è il suo nome di nascita. Sono asceso da poco, davvero pretendi che sappia i nomi personali di tutti gli Ufficiali, visto che non mi è nemmeno richiesto di usarli?"

Lo sguardo sospettoso di Shi Qingxuan si sciolse in un sorriso sollevato. 

"Hai ragione, è vero, perdonami. Sono stato precipitoso".

𝘚𝘦𝘪 𝘴𝘷𝘦𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦, 𝘮𝘪 𝘩𝘢𝘪 𝘤𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘴𝘶𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘧𝘢𝘭𝘭𝘰. 𝘌 𝘪𝘰 𝘥𝘰𝘷𝘳ò 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘱𝘪ù 𝘢𝘵𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦.

A Hè Xuan fu abbastanza chiaro che sotto lo strato di fiducia che Shi Qingxuan pareva avergli concesso, ribollivano dubbi, timori e congetture. 

Quello che aveva dell'incredibile era che non l'avesse ancora riconosciuto. Alcuni ambienti del maniero dovevano essergli familiari per forza, il suo stesso volto mentre lo torturava, per gli dei, non poteva essergli estraneo! Possibile che lo shock gli avesse cancellato ogni ricordo?

Avrebbe dato il suo regno per poter tornare indietro e comportarsi con lui diversamente. Ora poteva solo cercare di aiutarlo a riprendersi ciò che gli aveva tolto. 

"Perché questo sospiro, Hè Sheng?" Chiese Shi Qingxuan, la testa morbidamente appoggiata al petto di lui, godendo del dondolìo della cavalcatura.

Già, buffo. Perché sospirare quando non gli serviva neppure respirare?

L'abitudine. Certi atteggiamenti te le portavi dietro per sempre, ma ovviamente non era in quel senso che era stata intesa la domanda.

Eppure nemmeno di quello Shi Qingxuan pareva essersi accorto. Che non respirava. Che il suo cuore, ora così vicino alle sue orecchie, non batteva. Che il suo corpo non emanava calore. Sarebbe venuto il giorno in cui ogni tessera avrebbe trovato il suo incastro, e il quadrato originale avrebbe ripreso forma.

Il più tardi possibile, sperò. Dopo aver compiuto il suo dovere. Per lui.

E un po' anche per se stesso. Perché senza volersi porre troppe domande, era semplicemente contento di averlo ritrovato, contento di potergli restituire almeno qualcosa di ciò che gli aveva portato via.

Contento di averlo così vicino. 

La mano sul braccio scivolò intorno alla vita di Shi Qingxuan, l'altra si mosse per fare altrettanto, fino a congiungersi entrambe sul suo ventre con le dita intrecciate. 

Lo sentì abbandonarsi completamente su di sé. 

Da quel momento nessuno dei due parlò più, solo il ritmico oscillare dei fianchi del cavallo e lo scalpiccio degli zoccoli costellò la strada del ritorno. 

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗘 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧À

 

Hǎi nù (海怒): Furia del Mare o Mare Infuriato. 

Mián Yún (绵云): Nuvola Soffice. 

Duìbùqǐ (对不起): Scusa/mi dispiace.

𝗬𝗶 𝗿𝗶 𝗯𝘂 𝘇𝘂𝗼, 𝘆𝗶 𝗿𝗶 𝗯𝘂 𝘀𝗵𝗶 一日不作,一日不食: significa «un giorno senza lavoro, un giorno senza cibo» ed è attribuito al monaco Baizhang Huaihai (720–814). Baizhang era un maestro Chan (Zen) che diceva questa frase ai suoi discepoli: infatti anche da anziano insisteva a lavorare nei campi, e quando loro cercavano di impedirglielo per rispetto, lui smetteva di mangiare finché non lo lasciavano tornare al lavoro, pronunciando questa massima. (Fonte: fo.ifeng.com)

𝗧𝗮𝗻𝗴𝗿𝗮𝗺: è il gioco a tessere citato da Hè Xuan. È stato inventato dal matematico cinese Liu Hui, vissuto nel III sec. d.C. ed è diffuso tutt'oggi. È costituito da sette tavolette inizialmente disposte a formare un quadrato. I sette tan sono due triangoli rettangoli grandi, un triangolo rettangolo medio e due piccoli, un quadrato ed un parallelogramma, lo scopo del puzzle è quello di formare una figura diversa utilizzando tutti i pezzi, senza sovrapposizioni. 

 

Notes:

Avete appena assistito a uno spettacolo raro: un dio dei mari che minaccia di sculacciare un (ex) Maestro del Vento, e quest’ultimo che sembra più spaventato dallo stallone cavallo che dallo stallone fantasma 🤭
Eppure, tra uno sguardo d’acciaio e una criniera che fluttua, tra un respiro trattenuto e due mani che si intrecciano, si intuisce che dietro a tutte queste scenate c’è molto di più di un semplice rimprovero. Sono i sentimenti che urlano dietro una maschera, quelli che non si possono confessare, neppure a se stessi, quelli che è meglio nascondere per il bene di tutti.
Intanto Hè Xuan cavalca con in mente solo due pensieri: “sta zitto, non guardarmi così” e “se mi guardi ancora così, giuro che ti bacio” 😏

Bene, grazie per aver letto. Ora andate pure a cercare anche voi un destriero nero e qualcuno che lo cavalchi facendovi tremare le ginocchia come Acque Nere 😉

Vi ricordo il mio profilo Instagram per chiacchiere e fanart sui capitoli e non solo ⬇️

https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

Chapter 23: Una lingua più affilata della spada

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

Dopo aver finito di disegnare la matrice e aver aperto la porta, Pei Ming si ritrovò di fronte una grande distesa di terreni agricoli, in lontananza montagne e colline verdeggianti. 

Dopo aver camminato per un po', trovò una piccola capanna di paglia. Se la ricordava. Era lì che aveva trovato nascosti Shi Qingxuan, Xie Lian e Hua Cheng quando erano scappati dal Regno Superiore, dopo aver sottratto il Maestro del Vento alle inutili cure di suo fratello. C'era anche Ming Yi con loro. O meglio, il famigerato Acque Nere Affonda-Barche che si spacciava per lui. 

Shi Wudu... Era passato più di un anno ormai, ma non aveva smesso di sentirne la mancanza. Era stato un amico fraterno, l'unico con cui aveva potuto parlare a cuore aperto. L'unico a cui una sera aveva confidato il disagio che provava ogni volta che si ritrovava davanti la Rain Master. 

Erano nel suo palazzo e ci stavano dando sotto col vino. Quando aveva sentito la storia, Il Maestro dell'Acqua gli aveva risposto sbrigativamente: "È solo una donna, dimenticala come hai fatto con tutte le altre."

"Le altre le ho solo scopate, non uccise." aveva puntualizzato. Bastava qualche tazza di vino per perdere i modi altezzosi e raffinati e trasformarsi in un comune villano. Se a loro si univa Ling Wen tenevano un comportamento più decoroso, ma quella sera Ling Wen non c'era e stavano bevendo parecchio. 

"Tecnicamente non l'hai ammazzata tu", aveva precisato Shi Wudu. 

"Tecnicamente, avevo chiesto a quel figlio di puttana del padre di sacrificare se stesso per fare ammenda e salvare la vita degli ostaggi."

"Erano finti ostaggi".

"Era in corso una guerra, avrei usato ogni mezzo per vincerla."

"Invece quelli di Yushi sono stati capaci di cogliervi di sorpresa".

"Come avrei potuto immaginare una tale vigliaccheria da parte della famiglia reale? Ancora adesso non ho parole..."

"È stata lei però a farsi volontariamente eleggere sovrana per potersi offrire in sacrificio, non l'hanno costretta, se la memoria non m'inganna".

"È così infatti, Ma non avrebbero dovuto permetterglielo. Non ho mai capito perché l'abbia fatto."

"Forse il Re sperava che trovandoti di fronte sua figlia, una donna che conoscevi, avresti desistito."

"L'avrei fatto?" Su quella domanda aveva scolato l'ennesima tazza.

Già. L' avrebbe fatto? Voleva vincere quella guerra a tutti i costi, fin dove sarebbe stato disposto a spingersi?

Era riandato con la mente a centinaia d'anni prima. Conosceva già la risposta.

 

 

Un messaggero aveva comunicato loro che la decisione era stata presa e che il sovrano di Yushi si sarebbe presentato di fronte al nemico, eseguendo i tre inchini richiesti e consegnandogli la propria vita in cambio del rilascio degli ostaggi. Non sapevano che era una trappola.

Era stata un’idea del suo vice generale, nonché al tempo suo migliore amico, Rong Guang. Erano certi che il Re non si sarebbe mai piegato, perciò la sua gente avrebbe constatato che il proprio sovrano non era disposto a sacrificarsi per il bene del popolo. Una volta spazzati via i regnanti e annessi i due territori, gli abitanti di Yushi avrebbero accettato i nuovi governanti con più entusiasmo. 

Era stato con incredulo sgomento che, schierato con il suo esercito di fronte ai cancelli del palazzo di Yushi, aveva visto uscirne la principessa invece del Re. 

"Che significa?" Aveva esclamato con asprezza. E con placida calma, lei gli aveva spiegato la situazione. 

Si erano fissati a lungo, mentre tutt’intorno il silenzio si era fatto irreale, pesante come piombo.

Cosa doveva fare? Tutto l’esercito aveva gli occhi su di lui, in attesa. E tra le file c'erano gli immancabili oppositori, pronti a cogliere un solo passo falso per infangare la sua gloria e strappargli il comando.

Huang aveva eseguito i tre inchini. 

Rong Guang gli aveva prontamente bisbigliato all'orecchio che non cambiava nulla, che non poteva tirarsi indietro ora, c'era troppo in gioco e non aveva alcuna importanza chi avevano di fronte.

Ma per lui ne aveva. 

Fissando il volto determinato della nuova regina, aveva realizzato con un dolore acuto che rifiutare quel sacrificio avrebbe scatenato conseguenze politiche e diplomatiche ben più gravi di qualsiasi rovina personale.

Era immerso in quelle considerazioni alla disperata ricerca di un appiglio, mentre il tempo tutt'attorno sembrava essersi fermato, al punto che non si udiva neppure il ronzio di una mosca.

E poi, all’improvviso, Sua Altezza aveva estratto la spada legata al fianco e, senza la minima esitazione, si era recisa la gola. Nessuna richiesta di trattativa, nessun tentativo di salvare la propria vita.

Era scattato in avanti per sorreggerla, mentre il sangue tingeva il terreno e si mischiava alla polvere.

 

 

"Non l'avresti fatto, no. E infatti lei l'ha capito e si è uccisa", aveva detto Shi Wudu riportandolo al presente. "Ha fatto tutto da sola, ha operato una scelta pagandone le conseguenze. Non è quello che capita a tutti, prima o poi?"

Parole che di lì a poco sarebbero diventate per Shi Wudu amaramente profetiche. 

"Ho esitato. L' unica volta in tutta la mia vita, mortale e immortale, in cui ho avuto un'esitazione. Ma no, è vero, non avrei desistito dal portare a termine il piano, neppure se lei mi avesse concesso qualche attimo in più per pensarci, invece di cogliermi in contropiede."

"Aaah, Pei-Xiong... È solo senso di colpa quello che provi, o è qualcos'altro?" 

"Non essere idiota. È una donna e come tale non posso tollerare d'essere stato la causa della sua morte. Mi è proprio inconcepibile il pensiero."

"La morte di Xuan Ji però non ti ha sconvolto tanto".

"Xuan Ji era pazza. Tra noi le cose erano chiare, è lei che ha perso la testa. Yushi Huang è stata solo una vittima di macchinazioni politiche più grandi di lei e di me."

"Aah... la vecchia Xuan Ji. Donna focosa e poi feroce fantasma. Ha girato parecchio sulla bocca di tutti la maledizione che ti aveva lanciato quando è stata catturata. In quel momento erano presenti solo Sua Altezza il Principe di Xianle, uno dei marziali del Sud e Pei Xiu, se devo incolpare qualcuno per aver messo in giro la voce, punterei decisamente su quest'ultimo."

"Di che maledizione parli? Perché nessuno mi ha detto niente?"

"Erano solo i vaneggiamenti di una folle, perché venirti a tediare con queste sciocchezze?"

"Ora lo stai facendo."

"Colpa del vino, le tue giare contengono roba davvero pregiata" e ne ingollò un altro sorso. 

"Allora diamo la colpa al vino e finisci di dire. Quale maledizione Xuan Ji avrebbe scagliato su di me?"

"Uhm, fammici pensare un attimo Pei-Xiong... ah, sì. Ecco: -Ti maledico. Faresti meglio a non innamorarti mai di nessuna, ma se verrà quel giorno dovrai ardere come me nel fuoco dell'amore e del desiderio non ricambiati, fino a bruciare le tue carni-. Era pressappoco così. Che donna patetica deve essere stata e che fantasma ancora più patetico."

Quel commento lo aveva irritato, anche se non aveva replicato. Seppur per poco, lui l'aveva amata. Era fiera e indipendente e questo l'aveva affascinato, ma non era il tipo di donna con cui potersi legare per il resto della vita e questo Xuan Ji non l'aveva mai accettato, anche se aveva messo le cose in chiaro fin dall'inizio. Alla fine era stata solo una vittima del troppo amore e lui... lui come sempre era andato avanti, lasciandola indietro a leccarsi le ferite. Non l'aveva abbandonata del tutto, se ne era preso cura attraverso altri, ma non aveva potuto darle ciò che desiderava e lei alla fine si era uccisa, diventando un mostro assetato di sangue. 

Quante donne aveva preso e lasciato? Era stato sempre chiaro con tutte e c'era stato reciproco rispetto per quel che ne sapeva, ma era anche vero che non era mai tornato indietro a controllare. Del suicidio di Xuan Ji aveva inevitabilmente saputo, le loro sorti erano rimaste intrecciate, ma di tutte le altre, una volta che si erano detti addio, non si era più interessato. Erano vive? Erano morte? Avevano generato figli suoi? Non ricordava neppure i loro nomi, solo che erano molto belle, perché da quel punto di vista era esigente. 

Lui e Shi Wudu nel corso della serata avevano finito per parlare d'altro anche se, complice il vino, le parole della maledizione lo avevano rincorso per l'intera notte. Il mattino dopo però le aveva già scordate. 

 

Ci ripensava ora, mentre camminava sul sentiero che dall'alto dominava le piantagioni. Un gruppo di contadini stava lavorando nelle risaie e al suo passaggio drizzarono la schiena, osservandolo dal basso incuriositi, mentre in un appezzamento più lontano un grosso bue nero pascolava. Non era certo se fosse solo un’impressione, ma gli pareva che quella grossa bestia lo stesse fissando malevolo. 

Aveva abbandonato le spoglie del generale Ming Guan per assumere la forma di un comune cittadino vestito con una certa ricercatezza, ma aveva scordato che la matrice accorcia-distanza lo avrebbe condotto a ridosso delle coltivazioni. Agli agricoltori che lo scrutavano, quel baldanzoso giovane uomo pareva in effetti decisamente fuori posto, mentre camminava tentando di non infangarsi gli stivali di ottima fattura. 

Non perse di vista il bue mentre proseguiva, cercando intanto con lo sguardo i tetti della residenza della Maestra della Pioggia. Probabilmente gli sarebbe toccato chiedere indicazioni a quella gente armata di vanghe e zappe affilate. Non sembravano ostili, ma solo perché non sapevano chi fosse.

Per quanto conoscesse il territorio di Yushi abbastanza bene, non aveva idea di come poter raggiungere la residenza di Rain Master. Non sapeva né come fosse fatta esternamente, né dove fosse ubicata. Il vecchio Palazzo Reale era stato abbattuto dopo la guerra con Xuli, immaginò pertanto che Huang avesse rimediato un'altra dimora una volta ascesa e aver deciso di non voler rimanere a vivere nella Capitale. Dove questa fosse, per lui era un vero mistero. Quando era partito aveva semplicemente sperato, forse un po' troppo ingenuamente, di vedere qualcosa che assomigliasse a una reggia. 

Una voce femminile lo chiamò dal basso. 

"Ehi! Generale! Chi state cercando?"

Si voltò e vide una contadina con la schiena dritta e le mani appoggiate a un lungo bastone, alla cui altra estremità era quasi certamente attaccata la lama di una falce, nascosta sotto il pelo dell'acqua. Il viso della giovane era parzialmente coperto da un cappello conico in bambù e, nonostante gli abiti comodi e stazzonati, Pei Ming intuì che sotto dovesse celarsi un gran bel corpo di donna. Le popolane però non facevano parte della selvaggina che si dilettava solitamente a cacciare, quindi le si rivolse con l'abituale tono arrogante e autoritario.

"Sto cercando Huang Wánghòu. Dovreste essere così gentile da indicarmi la via per la sua residenza."

"Farò di più, vi ci porterò io." Lasciò la falce, che rimase piantata in acqua, e si strofinò le mani sull'abito logoro, avanzando verso di lui. 

"Fermatevi! Non è mia intenzione causarvi noie, se mi date chiare e semplici indicazioni sarò perfettamente in grado di-"

"Nessuna noia." Risalì il breve crinale, raggiungendolo rapidamente. "Prego, seguitemi." E lo superò, facendogli strada.

Per non essere sgarbato Pei Ming non protestò oltre, ma era oltremodo infastidito dalla sfacciataggine di quella contadina. 

Camminarono in silenzio, l'una davanti e l'altro dietro, per almeno due bastoncini d'incenso prima di vedere finalmente il tetto blu di un palazzo circondato da una muraglia, con il portone sovrastato da una targa verde su cui era dipinta in caratteri oro la scritta 雨师居, Residenza Yushi. 

Il muro di cinta era poco esteso, perciò Pei Ming suppose che il palazzo all'interno fosse piuttosto modesto. 

Si fermarono di fronte al doppio battente di legno massiccio. 

Pei Ming le si affiancò per congedarla, ma non fece in tempo ad aprire bocca che il portone si spalancò e ne uscirono due militari, che si inchinarono salutando: "Bentornata, Vostra Altezza!" e si misero di piantone ai lati dell'ingresso. 

Pei Ming spalancò gli occhi. La donna si sciolse il nastro che teneva legato il cappello e se lo tolse, rivelando un volto familiare. 

Ma certo, che sciocco! Lo aveva chiamato G𝘦𝘯𝘦𝘳𝘢𝘭𝘦. Come avrebbe potuto riconoscerlo come tale, se non fosse stata lei? 

Accaldata, con i capelli sommariamente raccolti, le gote arrossate e gli occhi vivaci, era semplicemente deliziosa. 

Pei Ming si contrasse, i lineamenti improvvisamente induriti. 

"Rain Master... Vi siete dunque divertita alle mie spalle?" 

Come sempre lei parlò lentamente, in parte anche a causa della ferita autoinflitta. "In verità sì, Generale. Sapete, capita di rado un diversivo da queste parti."

Nel suo territorio Yushi Huang sembrava essere perfettamente a suo agio.

Nonostante lui si stesse sforzando di mantenere il solito contegno severo, quell'aspetto scarmigliato ma incredibilmente naturale, così genuinamente sbarazzino, lo fecero vacillare. 

Per l'ennesima volta l'attenzione volò sul sottile filo chiaro appena visibile sul collo di Huang, sulla cicatrice che sarebbe rimasta a perenne memoria di ciò che li aveva uniti in un destino infame, per il quale però lei sembrava non avergli mai serbato rancore. 

"Entrate, vi offro qualcosa da bere mentre mi spiegate il perché di questa insolita visita. Se non erro è la prima volta che venite nella mia residenza."

"Non ce n'è bisogno", si schernì Pei Ming. "dovevo solo dirvi che-"

"Insisto, Generale. Non vorrete essere così scortese da rifiutare l'invito di una signora senza una valida ragione?"

Lo stava sfidando? Perché scappare di fronte a una donna che lo sfidava non era proprio nel suo stile. Perciò accettò di varcare quella soglia. Rientrarono anche i due soldati, che sbarrarono di nuovo il portone. 

Una volta all'interno ebbe conferma delle modeste dimensioni del complesso, trattandosi di una dimora reale. Era formato da un edificio situato sul lato opposto del cortile interno, residenza privata di Yushi Huang, e da due ali laterali riservate al personale e agli ospiti. 

"Lo sapete, mi basta poco." Rispose lei a una domanda mai posta, ma che chiaramente Pei Ming doveva aver dipinta in faccia. 

"Mi scuso se guardandomi intorno vi sono parso maleducato." Fece lui contrito.

"Lo siete sempre con me, perché vi scusate proprio ora?" Nel tono non c'era risentimento, era una semplice constatazione. 

Quella stoccata lo colpì in pieno, ma preferì non rispondere, tanto più che aveva ragione da vendere. 

Si era già pentito di essere venuto.

Si trovava nel suo territorio per la prima volta dopo secoli ed era stato subito messo in svantaggio. 

"Accomodatevi. Datemi qualche minuto per rinfrescarmi e cambiarmi d'abito, sarò subito da voi" e scomparve al piano superiore. 

Il generale del Nord si accomodò su un ampio divano e, senza alcuna fretta, continuò a scrutare pigramente l’ambiente intorno a sé. Le numerose finestre finemente lavorate, lasciavano entrare una generosa quantità di luce, mentre ai quattro angoli della stanza massicci bracieri di bronzo  diffondevano un calore costante e piacevole, riscaldando adeguatamente l’intero ambiente. In quel momento Pei Ming aveva la netta sensazione che su uno di quei bracieri ci fosse appoggiato il proprio sedere, tanto si sentiva sulle spine.

Aveva cercato invano per tutta la mattina di contattare la Maestra tramite il canale di comunicazione spirituale. Aveva immaginato che, lavorando nei campi come era solita fare, si fosse disconnessa dalla matrice e questo lo aveva profondamente irritato, perché lo aveva costretto a recarsi di persona da lei. 

Non riuscendo più a stare seduto si alzò e iniziò a girare nervosamente per la sala, finché il rumore di passi che scendevano le scale lo indussero a voltarsi. 

Ora la riconosceva.

Indossava un hanfu di seta verde scuro, con una fascia alta ricamata a cingerle la vita, mentre sotto si intravedeva una lunga gonna nera. I capelli castani erano sciolti sulle spalle con una piccola crocchia in cima, fermata da un intricata coroncina di rametti e foglioline in filo di rame. 

Era bella. Di una bellezza non vistosa, non sfacciata come quelle a cui era abituato, ma non meno invitante. 

Lo aveva già notato allora. Gli era sembrata giovane e poco femminile all'epoca, ma aveva scorto subito qualcosa di speciale in lei, così speciale che non aveva osato posarle gli occhi addosso e farne una delle sue tante prede usa e getta. E lo notava ora, così come aveva fatto una settimana prima, un mese prima e un anno prima, quando era venuta a salvarlo sul Monte Tonglu da quella furia scatenata di Xuan Ji. 

 

A Pei Ming Ming si seccò la saliva in gola. Poi lo sguardo cadde di nuovo sulla sottile cicatrice, attirato come da un forza magnetica, e allora per l'ennesima volta, con gli occhi dei ricordi, la vide tagliarsi la gola. Vide il suo sangue spruzzare tutt'intorno, vide se stesso inorridito scattare in avanti ad afferrarla prima che cadesse a terra. Sentì la sua stessa voce gridare di far venire i medici e, dalla loro, dichiarare che la ferita era troppo profonda e la regina non sarebbe sopravvissuta. 

Non si era aspettato che le cose prendessero quella piega. Perché, maledizione, aveva preso il posto del padre?

Aveva cercato di tamponarle la ferita, sapendo quanto fosse vana quella premura. L'aveva presa tra le braccia e aveva oltrepassato i cancelli del palazzo rimasti aperti, per portarla nel Tempio Taoista del Drago della Pioggia, dove lei coltivava e dove l'aveva conosciuta. Con il corpo esanime della loro sovrana tra le braccia, nessuno aveva osato fermarlo. Era sua intenzione attendere che esalasse l'ultimo respiro, per farla poi seppellire nel Mausoleo Imperiale come le spettava di diritto, ma quel momento non era arrivato mai.

All'improvviso, mentre lei era adagiata a terra nel Tempio, un lampo aveva squarciato l'aria accecandolo, seguito dal rombo di un tuono. Quando poté vedere di nuovo, il corpo di Yushi Huang era scomparso. 

Tornato al presente, il volto del generale parve scolpirsi nella pietra. Distolse gli occhi dalla sua gola e tornò verso il divano, attese che lei si accomodasse per prima e poi fece altrettanto. 

Prima che potesse parlare arrivò una cameriera a cui venne chiesto di portare del te e dei dolciumi, 

"Quanto è grave?" Chiese poi Huang. 

"Come, prego?"

"Il generale del Nord che si infanga gli stivali per arrivare a me, può voler dire solo che è successo qualcosa di davvero grave".

Pei Ming si sistemò meglio sulla seduta, voleva apparire più rilassato di quanto non fosse. 

"Niente di grave in verità, solo di urgente", specificò. 

Si portò con noncuranza il tè alle labbra. 

Scottava. 

Si sarebbe troncato la lingua a morsi piuttosto che lasciar trapelare il dolore, perciò ingoiò. Lingua e palato andarono a fuoco, ma lui stoicamente trattenne ogni più piccola smorfia di sofferenza per non darle alcuna soddisfazione. 

Yushi Huang fece per bere a sua volta, ma il fumo che saliva dalla tazza la dissuase e la riappoggiò sul vassoio di legno, preferendo pizzicare un dolcetto. 

Pei Ming se la prese comoda. 

La spiò da sotto le folte ciglia nere. Vederla agitarsi, seppur impercettibilmente, gli confermò che stava riguadagnando terreno. 

Yushi Huang: "Ditemi pure, allora."

Pei Ming: "Avete fretta di cacciarmi Rain Master? Dov'è finita l'ospitalità sbandierata poco fa?" C'era una sottile vena di perfidia nella sua voce, che ella percepì. 

Le mancò il terreno sotto i piedi. Aveva approfittato dell'effetto sorpresa godendosi quell'effimero vantaggio, ma lui era troppo abituato alle battaglie, sul campo, a letto e anche in un salotto evidentemente, e aveva riconquistato velocemente la padronanza di sé, trattandola come una ragazzina e non come un membro del Consiglio Celeste suo pari, come la dea degna di rispetto che era. E sotto quegli occhi così intensi, così profondi, si sentiva una sciocca, perché non riusciva a calmare il suo folle cuore.

Nonostante ciò, gli tenne testa. 

"Nessuna fretta Generale. I miei campi non scappano e ho a disposizione tutto il tempo che riterrete necessario ad espormi il problema".

"Questo tè è davvero speciale. Una miscela di prima scelta, senza alcun dubbio. Posso chiedervi dove vi rifornite?" Pei Ming usò ancora quel tono mellifluo di chi gioca al gatto col topo. E lui chiaramente voleva essere il gatto.

"Avete seriamente smosso le vostre celebri terga dal Palazzo Ming Guan per chiedermi dove compro il mio tè?"

"Oh, vi chiedo scusa. È forse un segreto della Residenza Yushi? Davvero non era mia intenzione offendervi con questa banale osservazione." Le lanciò uno sguardo sornione.

Sì, se fosse stato davvero un gatto, ora Yushi Huang lo avrebbe visto leccarsi i baffi. 

"No Generale, non è un segreto. Sono solo sorpresa. Da come vi siete ustionato la lingua con l'unico sorso che avete bevuto, dubitavo semplicemente che foste riuscito ad apprezzarne il sapore come dite." Un angolo della morbida bocca si sollevò in su.

Pei Ming strinse gli occhi e la sua prima reazione fu correre in difesa: "Vi sbagliate, io..." Ma giustificarsi era esattamente ciò che non doveva fare.

Quella dannata impertinente! Essere seduta sul divano di casa le dava un'autorità e una sfrontatezza che non le aveva mai visto. E questo gli solleticava i lombi. 

Le rispose a tono. 

"Ho una lingua, Maestra del Vento, abituata ad affrontare ogni tipo di calore, un tè non può certo trasmetterni quel tipo di bollore che può scuotermi." e alzò un sopracciglio guardandola beffardo, sulle labbra un sorriso scaltro. 

Quando la vide arrossire, seppe d'aver vinto quella piccola battaglia verbale. Era stato quasi troppo facile. 

Rain Master avvampò.

Il venerato Generale del Nord, il dio che era stato secondo solo a Jun Wu, e che ora era secondo solo al Principe Ereditario, davvero era sceso così in basso da fare a lei un'allusione sessuale? Oh, era stata mascherata bene, abbastanza che se lei avesse protestato lui l'avrebbe umiliata, dichiarandola vittima di pensieri lascivi scaturiti da una frase assolutamente innocente e priva di ogni sottinteso. Era bravo con la lingua, su questo la Maestra della Pioggia dubbi non ne aveva avuti mai, la sua fama lo precedeva. Era una lingua tagliente, ma che secondo le voci di dei e credenti sapeva essere incredibilmente voluttuosa. 

Oh, dei! 

Avrebbe voluto sprofondare per la piega che stavano prendendo i suoi pensieri.

 

Visto che ormai il disagio della donna era palese, e soddisfatto di averle chiuso il becco, Pei Ming decise di averne pietà.

Prese un altro sorso di tè, questa volta a temperatura decente, e lo gustò per un attimo prima di dire più conciliante: "Sul serio, è buono."

Yushi Huang annuì e con un sospiro lasciò che la tensione scivolasse via. Sapeva maneggiare la spada e la vanga, ma sul terreno di gioco di Pei Ming era senza scampo. Provò un enorme sollievo quindi nel vederlo finalmente porre fine a quella sterile e sfiancante contesa verbale. Eppure, nonostante fosse lui a cercare ogni volta lo scontro, tra i due avrebbe dovuto essere lei ad avere tutti i motivi per serbargli rancore. Questa contraddizione la sconcertava ogni volta, e più ci pensava più le sfuggiva il senso di quella sua palese ostilità, che la feriva, oltre che umiliava.

Stava diventando impaziente, voleva che se ne andasse al più presto, che tornasse ai suoi agi e ai suoi lussi alla corte celeste e la lasciasse in pace. Perciò fu più sbrigativa di quanto le buone maniere consentissero quando gli disse:

"Va bene generale, ve ne manderò una scorta se lo desiderate, ma ora ditemi quale questione urgente vi ha portato qui, ve ne prego."

E finalmente Pei Ming decise che era ora di affrontare il motivo per cui era venuto. 

"Sono stato contattato da Pioggia Cremisi, questa sera verrà alla Capitale con una trentina dei suoi per dare un occhiata alla situazione e vedere in che modo poterci aiutare. Sarebbe il caso ci fossimo tutti. Tutti quelli che non sono in missione ovviamente."

"Verrà davvero quindi? Non ero sicura che Sua Altezza non sarebbe intervenuta a dissuaderlo."

"Sua Altezza è un persona con la testa sulle spalle, forse non è contento, probabilmente lo stesso Hua Cheng se lo sarebbe risparmiato, ma hanno fatto certamente i loro calcoli."

"En. Ci sarò, non dubitate Generale."

"Molto bene." Terminò di bere il tè e si alzò. Per un attimo fu tentato di scusarsi d'averla messa in imbarazzo poco prima, poi ci ripensò e prese la via dell'uscita. Mai scusarsi.

"Mi perdonerete se non vi accompagno. Mi devo cambiare d'abito, i campi mi aspettano."

Fu il turno di Pei Ming d'annuire. 

"Conosco la strada".

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧À

 

Cappello di bambù: In Cina è chiamato dǒu lì (斗笠) ed è un tipo di copricapo originario dell'est e sud-est asiatico, ha una forma conica e viene fissato mediante una stringa di tessuto che passa sotto il mento. Viene usato essenzialmente come protezione dal sole e dalla pioggia, specialmente da chi lavora nei campi di riso. Quello della Maestra è un dispositivo spirituale con una duplice funzione, è infatti in grado di raccogliere e muovere la pioggia, ma non di crearla. Venne prestato a Xie Lian quando questi tentò di contrastare la siccità di Yong'an. 

Wánghòu 王后: regina.

Yu-shi: Maestro/a della Pioggia. 

 

 

Notes:

E finalmente fa il suo ingresso anche la quarta coppia (che però coppia non è ancora e chissà se lo diventerà mai) di questa fanfiction: la "quasi canon" Pei Ming + Yushi Huang. Perché quasi canon? Perché nella revisione alla novel attuata da MXTX e non ancora pubblicata fuori dall'Asia, abbiamo la conferma, seppur in poche righe, del sentimento che Pei Ming nutre per la Maestra della Pioggia. I come, i quando e i perché non ci vengono forniti, o perlomeno io non ne sono a conoscenza, perciò rimangono solo le ff a colmare le lacune.
In questo capitolo veniamo a sapere che Pei Ming rivanga (è il caso di dirlo, vista la recente gitarella a Yushi 🤭) in continuazione il passato burrascoso che condivide con Yushi Huang, non si da pace e il fatto che lei non serbi rancore pare irritarlo ancora di più. Rain Master però non ha capacità di tolleranza illimitate, sarà interessante perciò vedere quanto resisterà di fronte alla lingua tagliente e ai modi sgarbati del nostro bel generale.
In attesa di ulteriori sviluppi da parte dei Minghuang, vi lascio con uns piccola anticipazione: nel prossimo capitolo torneranno gli Hualian 🥰
A presto!

Chapter 24: Come estranei nel proprio regno

Summary:

E' trascorso un anno dalla battaglia contro Jun Wu e Xie Lian puo' finalmente riabbracciare il suo San Lang, ma come disimparare un'astinenza che ha praticato con devozione per otto secoli?
Mu Qing e Feng Xin si uniscono nell'indagine su una serie di morti sospette, ma tornerà a galla un episodio del loro passato che avevano cercato di dimenticare e che li porterà finalmente a un difficile, ma necessario, confronto.
Un misterioso e affascinante uomo mascherato dichiara a Shi Qingxuan di essere un emissario del Regno Immortale, incaricato di rimetterlo in condizione di ascendere di nuovo. Ritrovare la perduta immortalità significherà perdere un pezzetto di cuore?
Doloroso è il passato che lega il Generale Ming Guang alla Maestra della Pioggia e tra loro regna il gelo: lui a disagio, lei incapace di fargli comprendere che non serba rancore. In mezzo, un sentimento vecchio di secoli imprigionato in una ragnatela di timori e rimpianti.
Mentre sullo sfondo si delinea l'assetto del Nuovo Regno e si elegge il Consiglio che dovrà governarlo, le vite dei protagonisti subiranno nuovi e sorprendenti mutamenti, nel tentativo di trovare il proprio posto nel nuovo ordine celeste e nel cuore di coloro che amano.

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

 

 

 

Erano stati giorni frenetici in cui Hua Cheng aveva dovuto organizzare al meglio una vera e propria spedizione di salvataggio.

Un anno prima avrebbe esultato all’idea di dimostrare ancora una volta quanto fossero inetti gli ufficiali divini, bisognosi addirittura della loro vecchia nemesi per sopravvivere. Ma ora che anche Xie Lian guidava la Capitale Immortale, il solo obiettivo era aiutarlo a risolvere il problema, senza secondi fini.

Aveva persino acconsentito a far smettere di suonare quella campana mezza rotta e stonata, ritenendo d'aver ormai raggiunto il suo scopo. 

Le maestranze erano state scelte accuratamente, fantasmi che non avrebbero creato problemi e avrebbero lavorato con impegno, felici di aiutare il loro Signore e la sua deliziosa 𝘮𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦. 

L'immobilismo della Corte Superiore però lasciava perplesso lui quanto chi ci viveva. Perché non si verificavano più ascensioni? Perché l'autorigenerazione era bloccata? Era stato pesantemente danneggiato, ma ora lo stavano ricostruendo, una buona metà del lavoro anzi era già stata compiuta. Dov'era allora il problema?

Non spettava a lui risolverlo, ma era un bel grattacapo sulle spalle del suo dio: se non trovava una soluzione poteva significare l'inizio della fine per il Cielo e per coloro che lo abitavano. 

Intanto, a seguito della scoperta che il regno era stata violato prima da Acque Nere, poi da Pioggia Cremisi, una delle primissime contromisure adottate dai sopravvissuti era stata quella di rinforzare le difese, tracciando nuovi sigilli spirituali creati appositamente per impedire altri accessi illeciti.

Naturalmente, non esisteva alcuna garanzia che fantasmi particolarmente potenti non sarebbero comunque riusciti ad aggirare quelle barriere, perciò si adoperarono anche per rafforzare la sorveglianza: vennero ripristinati e potenziati i turni mensili di ronda tra gli dei marziali, ognuno dei quali si assumeva, con il supporto del proprio personale, la responsabilità di pattugliare l’intero territorio.

Con Jun Wu definitivamente fuori gioco, e con Hua Cheng e He Xuan ormai privi di qualunque ragione per continuare a interferire, il pensiero diffuso era che, tutto sommato, si potesse finalmente tornare a dormire sonni più tranquilli.

Sempre che il Regno Celeste decidesse di risvegliarsi. Sembrava caduto in una sorta di coma profondo, come se fosse in lutto per la scomparsa dell’antico imperatore. 

Ovviamente non era quella la causa reale, ma ogni settimana che passava senza il minimo cambiamento alimentava nuove inquietudini e nuove domande.

Una preoccupazione in più, che si sommava al peso già enorme sulle spalle degli dei, in particolare su quelle dei cinque incaricati di presiedere il nuovo Consiglio.

L’unico fronte in cui potevano tirare un sospiro di sollievo era quello della ricostruzione. Almeno lì, potevano contare sull’imponente contributo appena offerto dal Re Fantasma: una possibilità che, ad averci pensato appena un mese prima, nessuno avrebbe mai preso seriamente in considerazione.

 

 

Pei Ming lasciò la propria sala nel primo pomeriggio, scortato da due dei suoi attendenti. Aveva trascorso la mattinata in uno dei palazzi minori, rientrando per concedersi una pausa e recuperare le energie. Ora, nella sua fulgida divisa marziale blu e oro, avanzava in direzione del portale dell'Ascensione, dal quale sarebbero giunti di lì a poco Hua Cheng e il suo seguito. 

Tutti i sigilli erano stati rimossi e Xie Lian aveva tracciato una nuova matrice, in grado di catalizzare il potere dei dadi di Hua Cheng. Questo accorgimento gli avrebbe consentito per la prima volta di varcare l’ingresso principale come un ospite gradito piuttosto che come un pericoloso intruso. Anche se quello non era l’unico modo in cui avrebbe potuto oltrepassare quei sacri confini: all’interno del Xianle Palace esisteva un altro passaggio, intatto, sbloccato e già impiegato in passato sotto il naso dei funzionari celesti. Hua Cheng aveva avuto il permesso 𝘶𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦 del Consiglio di servirsene, a patto che la sua presenza restasse confinata all'interno del palazzo stesso, sotto la responsabilità del Principe Ereditario. Fino a quel momento però non se ne era ancora presentata l’occasione.

Davanti al portale si era già radunata una piccola folla in attesa.

C’era anche Ling Wen, che per l’occasione era riuscita a staccarsi dalle pile di documenti ammassate in ogni angolo della sua residenza.

Si presentava con il solito aspetto esausto di chi lavora troppo e dorme troppo poco. Alta, magra, sempre avvolta in austere tuniche nere, conservava intatto quel sarcasmo sottile e quell’intelligenza affilata che l'avevano sempre contraddistinta. All’epoca di Jun Wu era stata una figura influente, una delle colonne portanti dell’apparato amministrativo. Ora non era che una dea della letteratura rispettata più per abitudine che per timore o convinzione.

Il caso del Broccato Immortale, da cui era uscita assolta ma non senza un’ombra di negligenza, e l’ambigua posizione mantenuta durante la caduta dell’Imperatore, l’avevano resa oggetto di una sottile diffidenza che, con il passare delle settimane nel nuovo regno in costruzione, aveva lentamente ma inesorabilmente logorato la sua precedente e indiscussa autorità.

Lei e Pei Ming erano stati molto legati un tempo, ma morto Shi Wudu le cose erano precipitate in poco tempo e alla vecchia amica era poi mancato il coraggio di schierarsi nettamente contro il vecchio Imperatore. Per uno come Ming Guang 𝘑𝘪𝘢𝘯𝘨𝘫𝘶𝘯, la cui integrità morale era fuori discussione e non esistevano mezze misure, era stato un duro colpo da incassare. 

Poco più in là Lang Qianqiu, generale d’Oriente. Impeccabile nella sua divisa blu reale e giallo ocra, aveva la fronte cinta da una catenella dorata e i capelli castano chiaro legati in una coda alta. Ventiduenne, mostrava un'aria innocente che traeva in inganno: in realtà aveva un carattere istintivo e sapeva essere incredibilmente collerico e spietato. Trecento anni prima, ancora umano, aveva ucciso e inchiodato in un sarcofago il suo ex precettore di stato, senza sapere che fosse un immortale. Xie Lian aveva passato circa un secolo ad agonizzare dentro quella bara. 

Al suo fianco, ritto e impettito, il generale dell'Occidente Quan Yizhen. Abbigliato in modo simile al collega dell'Est, i suoi capelli neri folti e ricci lo rendevano riconoscibile ovunque andasse. Pei Ming durante il vecchio regno non solo non aveva mai voluto approfondirne la conoscenza, ritenendolo uno sciocco incivile così come lo consideravano la maggior parte degli altri funzionari, ma aveva addirittura tramato per sostituirlo con il suo protetto Pei Xiu. Sarebbe stato un clamoroso sbaglio, che gli si sarebbe ritorto contro in termini di potere e popolarità: Pei Xiu in seguito era stato infatti bandito dal Regno Immortale, mentre Quan Yizhen durante lo scontro con Jun Wu aveva dimostrato coraggio e valore, guadagnandosi il rispetto di tutti, compreso quello dello stesso generale del Nord. Quan Yizhen aveva effettivamente un carattere difficile, poco empatico, molto irascibile; ma era capace di slanci d'affetto stravaganti verso coloro per cui provava simpatia, e Xie Lian era in assoluto il suo preferito tra tutti i funzionari celesti. 

Tutt'intorno sostavano impazienti altri dei marziali d'importanza minore e numerosi civili. Nascosta in mezzo a loro Pei Ming intravide la Maestra della Pioggia nel suo hanfu verde, con il cappello di bambù sulla schiena. Si chiese dove avesse parcheggiato l'inseparabile bue e, avanzando, finì per scorgerlo in una via laterale, quietamente accovacciato in placida attesa del ritorno della sua padrona. Incrociò lo sguardo della bestia e gli corse un brivido lungo la schiena: quell’animale sembrava odiarlo. Pareva lo stesse fissando con astio, come se fosse pronto a scattare in piedi per caricarlo.

Accelerò il passo, inquieto. 

"Buongiorno Generale Ming Guang!".

Si voltò e con stupore riconobbe dietro di lui i colleghi del Sud. 

"Buongiorno a voi, Generali Nan Yang e Xuan Zhen. Non eravate in missione?"

"Lo siamo ancora, ma l'ingresso ufficiale di Hua Cheng nel Regno Celeste con uno stuolo di fantasmi al seguito è uno spettacolo che davvero non potevamo perdere!". Feng Xin gli strizzò l'occhio. 

Pei Ming spostò lo sguardo su Mu Qing, che non guardava nessuno di loro e fissava un punto indefinito, la postura rigida. Pareva con la testa altrove. 

Pensando avessero avuto uno dei loro soliti battibecchi, Pei Ming li prese bonariamente in giro: "Qual è la causa stavolta? Vi siete già picchiati o ci riservate lo spettacolo per dopo? Vedete di non distruggere nuovamente il Gran Viale della Potenza Divina!" e rise, ma rimase sconcertato dalla reazione degli altri due: Feng Xin abbassò lo sguardo in silenzio, Mu Qing lo fissò con un intento omicida e si allontanò verso il folto gruppo in attesa. A quel punto anche Feng Xin lo seguì, rivolgendogli un breve cenno di commiato. 

"Ma che cazzo..." mormorò Pei Ming osservandoli.  Normalmente alla scusa che aveva loro fornito ci si sarebbero attaccati coi denti, iniziando a recriminarsi a vicenda chissà quale imperdonabile colpa. Invece pareva esserci una sorta di freddo imbarazzo tra loro. Che diavolo avevano combinato a Jiujiang?

Riprese a sua volta la direzione del portale, affiancandosi a Xie Lian. 

"I tuoi due generali sono tornati", gli disse. 

"Non sono più da tempo i miei generali, non farti sentire se non vuoi rischiare la vita", rispose l'altro. Poi si voltò a cercarli e li vide, ma non lo stavano guardando. Pur in piedi vicini, che già era un risultato notevole rispetto al passato, si ignoravano come sempre. 

"Sono strani. Secondo me giù al Sud è successo qualcosa, non sembra uno dei loro soliti bisticci." Osservò Pei Ming. 

"Ha importanza? Sono adulti, sanno cavarsela."

"Lascia che ti dica, e credimi sulla base della mia lunga e notevole esperienza, che si comportano come due amanti colpevoli."

A Xie Lian andò di traverso la saliva e rantolò. 𝘊𝘰𝘶𝘨𝘩 𝘤𝘰𝘶𝘨𝘩 𝘤𝘰𝘶𝘨𝘩!

"Generale!" esclamò quando si riprese, "Ma di che stai parlando?!"

"Non ho detto che lo siano, ma che lo sembrano. Hanno lo stesso atteggiamento che ho visto centinaia di volte durante la mia lunga vita. Vorrai riconoscermi che so di che parlo."

"Non metto in dubbio la tua esperienza in fatto di... uhm... sì, insomma. Ma qui si parla di due uomini agli antipodi per carattere e interessi, che a malapena riescono ad occupare contemporaneamente lo stesso ambiente e respirare la stessa aria. Ti assicuro che sei completamente fuori strada!"

"Altezza, se bastasse detestarsi per non finire a letto insieme, la metà delle storie d'amore che conosco non sarebbero mai iniziate."

Xie Lian divenne rovente e si passò una mano sul viso accaldato. Quell’esplicita insinuazione su Feng Xin e Mu Qing era assolutamente imbarazzante, oltreché fuori luogo. 

"Aaah, Generale…” Cercò di tenere ferma la voce. “Sembri dimenticare che Feng Xin e Mu Qing si detestano fin da ragazzini e di questo sono stato personalmente testimone. Non c'è mai stato affetto, figuriamoci amore tra loro e non mi risulta che le cose siano cambiate in questi otto secoli. Permettimi di dubitare che lo siano in pochi giorni."

"Li conosci senz'altro più di me e potresti aver ragione tu, ma in linea di massima su queste cose non sbaglio mai. Se hanno di nuovo discusso, questa volta si tratta certamente di qualcosa di diverso. Non si picchiano o si punzecchiano come al solito, si guardano di sottecchi fingendo di ignorarsi ed è abbastanza strano."

Questo in effetti Xie Lian non lo aveva notato, ma alzò le spalle con disinteresse, volendo troncare la questione. 

"È qualcosa di cui comunque non ci dobbiamo impicciare, ne convieni?"

"E sia. Lasciamo i piccioncini a sbrigarsela da soli."

"Ma per favore..." e Xie Lian scosse la testa disperato. Poi si toccò le tempie con le dita per ricevere una comunicazione. 

"Stanno arrivando!" annunciò a voce alta.

I tre generali e Rain Master si mossero all’unisono per affiancarlo.

Calò il silenzio e rimasero in attesa.

Da dietro i battenti giunse una vibrazione intensa, e attraverso le fessure filtrò una lama di luce. Le porte sacre vennero aperte da due vicedei, rivelando un gruppo silenzioso ed eterogeneo di fantasmi, capeggiato da Hua Cheng.

Xie Lian si fece subito avanti. 

"Benvenuti a tutti, grazie di essere qui. Vorrei dirvi quanto vi siamo grati per la vostra disponibilità." E si inchinò, seguito da Rain Master e via via dagli altri ufficiali presenti. 

"Gege... Era necessario?" bisbigliò Hua Cheng, indicando la solenne accoglienza. 

Pei Ming lo udì.

"Vuoi farmi credere che dopo averci tormentato con la campana per ricordarci la tua grandezza, ora ti vergogni di un misero comitato di benvenuto?" lo canzonò. 

Hua Cheng si voltò verso di lui. "Bada alle parole, Generale. Potrei cucirti quella bocca con cui, mi dicono, sai fare magie. Sarebbe un peccato privare le donne mortali di un tale strumento di piacere, non trovi?"

"Oh, santo cielo..." Xie Lian si portò una mano alla fronte.

Pei Ming rimase un attimo interdetto. Intorno a loro, il brusio si spense di colpo. Possibile che quella collaborazione fosse destinata a naufragare ancor prima di iniziare?

Poi dalla sua gola scaturì una bassa risata.

"Avete ragione, Xuè Yu. Troppe fanciulle piangerebbero, e le loro lacrime farebbero straripare il fiume Yangtze... una tragedia nella tragedia!" sogghignò.

Non solo dunque l’arrogante Lao Pei non si offese, ma sentì persino che avrebbe potuto andare d’accordo con quel Re Fantasma, se avesse trovato il modo di prenderlo per il verso giusto.

Hua Cheng rispose con una smorfia compiaciuta. Si era aspettato una reazione piccata, invece quel marziale aveva mostrato ironia e intelligenza, confermando che forse non era poi così pessimo per essere una divinità.

"𝘏𝘢𝘰𝘭𝘦, 𝘩𝘢𝘰𝘭𝘦! Venite. Vi mostriamo la Capitale, poi parleremo dell’organizzazione del lavoro."

Xie Lian si mise in marcia, affiancato da Hua Cheng, Pei Ming e Rain Master. I due generali del Sud, invece, si congedarono per far ritorno a Jiujiang. Gli altri dei si dispersero, riprendendo le loro funzioni.

I circa trenta fantasmi si accodarono, guardandosi attorno con occhi strabiliati e diffidenti. Abituati al caos, all’allegria e al rosso dominante di Ghost City, furono colpiti dalla quiete algida e dalla luminosità austera del Paradiso: tetti d’oro, facciate candide, geometrie perfette.

Erano abbigliati in modo stravagante, in un’accozzaglia di colori accostati senza apparente logica, alcuni con maschere a celare volti deformi, altri a viso scoperto, incuranti del loro aspetto insolito. Ascoltarono con attenzione la spiegazione sui ritardi nella ricostruzione e su come si sperasse potessero contribuire.

Il giro della Capitale portò via circa un'ora. A quel punto, anche Huang si congedò per tornare a Yushi, e del Consiglio rimasero soltanto Xie Lian e Pei Ming.

Quest’ultimo radunò alcuni dei suoi uomini, dando ordine di organizzare i fantasmi per competenze e assegnarli ai settori che più necessitavano del loro intervento.

"Bene, che ne dite di un tè nel mio palazzo? Abbiamo molto di cui discutere", propose Xie Lian.

Dopo un cenno d’assenso da parte di entrambi, si incamminò verso lo Xianle Palace.

Quando Hua Cheng si ritrovò la reggia di fronte, una copia di quella fatta erigere e poi distrutta dallo stesso Jun Wu, qualcosa gli tremò nel petto.

L’ultima volta che era stato lì, un anno prima, per portare via Xie Lian e permettergli di difendersi dalle accuse di aver causato la strage al Banchetto Dorato, era approdato direttamente nell’androne del palazzo, che conduceva ai giardini e all’ingresso principale. Vederla ora da fuori, com’era sempre apparsa ai suoi occhi di bambino, lo fece vacillare. I ricordi lo travolsero come un’onda, potenti e inarrestabili.

Lo scherno dei ragazzini.

La caduta dalle mura.

Il suo abbraccio.

I suoi occhi.

Quegli orecchini di scintillante corallo rosso.

Suo cugino Qi Rong che lo chiudeva in un sacco e lo trascinava legato alla carrozza.

Di nuovo il Principe, venuto a salvarlo.

E poi la guerra.

La morte. La sua. Di Xie Lian.

Bai Wuxiang.

I trentatré dei...

Fu una girandola di orrori, che lo investì con la furia di un tornado.

Pei Ming e Xie Lian parlavano tra loro e non si accorsero che Hua Cheng era rimasto indietro. Quando Xie Lian però si voltò, capì subito che qualcosa non andava. 

"Precedimi, Generale" disse, e tornò indietro.

Hua Cheng aveva lo sguardo fisso sul palazzo, i pugni chiusi.

Xie Lian gli prese una mano tra le sue. 

"Che succede?" chiese preoccupato. 

"Ricordi, Gege. Di una vita fa. Di dieci vite fa."

Seguendone lo sguardo, Xie Lian capì. 

"Mi dispiace San Lang. Non ho pensato che rivederlo potesse–"

"Non è colpa tua. È questo inutile fantasma che per secoli ha creduto di essere immune al dolore dei ricordi, invece è rimasto lo stesso debole di quando ti è crollato tra le braccia." I lineamenti si indurirono. 

"San Lang, persino le divinità tremano nell’udire il tuo nome. Come puoi credere davvero a ciò che dici?"

"Immagino allora che il passato sia l'unico a non temermi. L' unico vero nemico al cui cospetto le mie gambe cedono."

"Il tuo passato è stato terribile, ma è ormai così remoto che–"

"Ma non il tuo Gege. Non il tuo…"

"Io non–"

"Ho parlato di passato. Non solo del mio. Io ho certamente sofferto, ma non quanto te. Non ho dovuto affrontare il dolore e le umiliazioni che tu hai sopportato. Ma le ho viste, una per una. Da fuori, spesso impotente. E questo continuerà a graffiarmi il petto, che io lo voglia o no."

"Allora sono io a causarti quest’afflizione!"

Xie Lian si sentì improvvisamente sommerso da una tristezza sconfinata.

"No Gege, non tu, ma coloro che ti hanno fatto soffrire. Provo un odio tale per loro e per ciò che ti hanno fatto..."

"San Lang, guardami. Guarda dove siamo. È tutto finito. È davvero tutto finito. Jun Wu, volontariamente o indirettamente, ha scatenato tutti gli eventi di cui parli, ma è stato punito. Non permettere che la sua ombra adesso ci tormenti e ci divida!"

"Dividerci? Mai!" Ruggì. "Piuttosto scendo nelle viscere del Monte Tonglu e lo finisco con le mie stesse mani!"

"Ora calmati, ti prego."

Erano sul ponticello che dalla pubblica via conduceva a Xianle Palace, con Pei Ming che li osservava dall'ingresso della residenza reale con morboso interesse. Tutto quello che Xie Lian poté fare fu solo stringere quel pugno serrato tra le sue mani, finché lo sentì allentarsi. 

"Va tutto bene San Lang. Per una volta... Va tutto 𝘧𝘰𝘵𝘵𝘶𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 bene."

Hua Cheng sorrise alla volgarità uscita da quelle labbra di solito così morigerate.

Intuendo il suo pensiero, Xie Lian disse con finta allegria: “Non mi hai mai sentito quando sono sotto l'effetto dell'alcol!”.

“Oh… mi sembrava mi avessi detto che–”

Xie Lian agitò la mano: “È stato tanto tempo fa e non rispettavo i precetti alla lettera.” 

Vide l’occhiata sorpresa dell'altro e si affrettò a precisare: “Ma naturalmente ho sempre rigorosamente rispettato la castità!” e imbarazzato scese velocemente dal ponte che attraversava il laghetto di ninfee e carpe koi, per affiancarsi a Pei Ming che attendeva paziente, godendosi il siparietto tra i due.

Hua Cheng aveva capito che quel linguaggio colorito era stato utilizzato solo per rafforzare il concetto e rassicurarlo. E aveva funzionato, si stava rilassando.

Lanciò un'occhiata al Generale Ming Guang e realizzò che per un tè c'erano compagnie peggiori di quella. Poi si voltò verso Xie Lian e disse ridente: "Sì, Gege ha ragione. Adesso va tutto 𝘧𝘰𝘵𝘵𝘶𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 bene."

 

 

Che non proprio tutto filasse per il verso giusto fu chiaro poco dopo quando, di fronte alle rispettive tazze fumanti, affrontarono la questione del potere spirituale della Capitale. 

"Devo chiedervi una cosa." Hua Cheng guardò alternativamente l'uno e l'altro. "Quando siete tornati qui per ricominciare la nuova edificazione, non avete notato niente di strano?"

"A parte che era praticamente terra bruciata? Non mi viene in mente niente. Cosa intendi di preciso?" Rispose Pei Ming. 

Il Re Fantasma si rivolse a Xie Lian. 

"𝘉𝘶, 𝘣𝘶, niente di che." Confermò lui. 

"Non c'è energia spirituale qui." Fece allora notare Hua Cheng. 

Pei Ming: "Ma scherzi? Qui ce n'è da scoppiare di energia spirituale!" 

Hua Cheng: "Della vostra, certamente. Manca quella del Regno. Se sopprimeste tutti quanti contemporaneamente il vostro mana, ve ne accorgereste anche voi. Ora come ora questo non è niente più che un terreno buono per coltivare broccoli."

Pei Ming si volse verso Xie Lian, sperando di sentir arrivare una secca smentita, ma il Dio Marziale dei Fiori stava fissando a bocca aperta il compagno. 

"È... È davvero così?", articolò. 

Pioggia Cremisi annuì. 

"Non ci avete fatto caso perché ognuno di voi emette notevoli quantità di mana, che satura l'ambiente. Questo vi ha impedito di cogliere ciò che mancava e se anche qualcuno all'inizio avesse percepito una debolezza spirituale, si sarebbe limitato a dare la colpa allo stato catastrofico in cui si trovava il Regno."

"Tu come te ne sei accorto allora?" Domandò Xie Lian. 

"Ricordi la prima volta che sono stato qui Gege? Avendo io un diverso tipo di energia, ho colto subito la quantità e la qualità di quella già presente. Capii allora che la vostra era solo metà di quell'energia, l'altra metà non vi apparteneva, era diversa. Pensai fosse il Regno stesso ad emetterla. Ora credo che fosse Jun Wu. Lui, da solo, ne aveva tanta quanto tutti voi messi insieme. Se l'avessi intuito prima, avrei anche scoperto che si trattava di Bai Wuxiang. Mi dispiace Gege.”

Xie Lian fece un cenno di diniego con la testa, ma senza poter aggiungere nulla perché fu anticipato da Pei Ming. 

"Se fosse così, come avremmo potuto sconfiggerlo? Come avrebbe fatto lui..." Indicò Xie Lian e lo vide portarsi istintivamente una mano al collo. Allora ricordò. "Avevi le catene maledette."

Xie Lian annuì. Lui era completamente senza potere all'epoca, poteva solo assorbirlo intorno a sé o farselo prestare da qualcuno. 

"L' implicazione di quello che si sta dicendo qui è assai grave", proseguì Pei Ming. "Il Regno era quel che era grazie all'Imperatore e ora che lui è stato fatto fuori non c'è più qi?" Non poteva, non voleva crederci. “Sua Altezza detiene quello stesso potere, perché non riesce a fare quello che faceva Jun Wu?"

"Non può essere davvero così. Eh, San Lang?" Xie Lian lo guardò speranzoso, tenendo la tazza di tè tra le mani e assorbendone il calore.

Rifletté ad alta voce. 

"Sappiamo per certo che c'è stato un altro regno, un'altra generazione di dei, prima che Jun Wu li spazzasse via prendendo il controllo. Come avrebbero potuto esistere senza la necessaria energia spirituale?"

"Forse c'era qualcuno potente quasi quanto Jun Wu che proiettava la propria." tentò Pei Ming, ma Hua Cheng obiettò: 

"Perché lui non ci riesce allora?” Indicò il Principe Ereditario. “Dovrebbe praticamente essere un passaggio naturale: arriva qualcuno con mana sufficiente per mandare avanti un Regno, il territorio lo assorbe e via che si riparte. Ma ciò non sta accadendo."

"Forse perché non basta", borbottò Xie Lian. "Intendo dire che forse non è solo questo."

"Tu con la Città Fantasma come hai fatto?" Chiese curioso Pei Ming.

Hua Cheng senza esitare: "L'ho creata io, è diverso".

"Mhn."

"E comunque Ghost City non si autorigenera, se qualcosa crolla, crolla e basta; se quella cosa la si rivuole, bisogna costruirla di nuovo, con le proprie forze. Se volessi, in questo processo potrei intervenire, ma non lo faccio. Quel posto deve poter sopravvivere anche quando io non ci sarò più."

"Conti per caso di andartene di nuovo, Xuè Yu?" Lo stuzzicò Pei Ming, ma Xie Lian si scoprì ad attendere con ansia la risposta. 

"Ogni cento anni il Monte Tonglu si apre perché possa uscirne un nuovo Re Fantasma," spiegò Hua Cheng, "l'anno scorso siamo riusciti ad evitarlo unendo le forze, ma non è detto che potrà sempre essere così. Un giorno potrebbe venire alla luce un altro pazzoide sadico come Qi Rong, o un pericoloso psicopatico come Jun Wu, più potente di me e Acque Nere messi insieme, che darà battaglia a noi per il territorio e a voi divinità per il potere. Non sono così ottuso da credere di essere imbattibile. Se io fossi la fonte primaria d'energia della mia città, questa sarebbe inevitabilmente condannata a morte dopo di me, invece ogni fantasma che vive lì sa cavarsela perfettamente e, quando intervengo con la mia magia, di solito lo faccio senza clamore. Ciò che sanno loro è che li proteggo, che faccio rispettare le regole e che non c'è pietà per chi le contravviene. Non occorre altro."

Pei Ming annuì di nuovo. Almeno per i prossimi novantanove anni potevano ragionevolmente dormire tranquilli.

"Dunque, ricapitoliamo." Fece Pei Ming, pescando una manciata di giuggiole da un piccolo vassoio. "Tolto Jun Wu dai piedi, siamo nella merda."

Hua Cheng rise e si servì a sua volta.

"Analisi breve e concisa, Generale. Perfetta, direi."

"Vi sembra il caso di scherzarci sopra?" Xie Lian li rimproverò ed entrambi si fecero subito seri. "Abbiamo appena scoperto che quando qualcuno prende il controllo del regno infonde, volontariamente o involontariamente, la propria energia nel suo dominio. Dobbiamo capire come fare perché questo accada di nuovo. E in fretta anche."

"... ... "

Sentì lo sguardo di Hua Cheng fisso con insistenza su di lui. 

"Che c'è?"

"Forse Gege potrebbe aver trovato la risposta".

Xie Lian: "???"

Pei Ming: "???"

"Ripeti ciò che hai detto, Gege."

"Ho solo detto che dobbiamo capire come fare perché questo accada di nuovo."

"Prima."

"Che quando qualcuno prende il controllo del regno infonde... Oh... Oooh! Forse ho capito!"

Hua Cheng annuì, ma Pei Ming si innervosì. 

"Smettete di parlare per enigmi. Che cosa avete capito?"

"Credo, 𝘑𝘪𝘢𝘯𝘨𝘫𝘶𝘯, che la parola chiave sia 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰𝘭𝘭𝘰. È così, vero?"  E si volse verso Hua Cheng per una conferma. Lui assentì.  "Noi ci siamo autoeletti membri di un Consiglio che d'ora in avanti gestirà il regno, ma non abbiamo mai davvero preso il controllo."

"Non credo di seguirti. Innanzitutto non ci siamo autoeletti, ma c'è stata una votazione pubblica."

"Me lo avete raccontato voi: è stata frettolosa, senza troppe cerimonie e nessuna ufficialità, addirittura un funzionario mancava all'appello e non ha potuto votare perché non è stato avvisato, cioè io. Inoltre,"  proseguì,  "quando avete deciso di far cadere le accuse contro Acque Nere, avete agito come dei governanti senza ancora esserlo. Lo avete fatto arbitrariamente, prima ancora di indire quella specie d'elezione, limitandovi a radunare più gente possibile nella pubblica piazza e mettendo tutti al corrente della decisione presa. Certo, nessuno ha protestato: i funzionari divini, poiché di coloro rimasti eravate quelli più importanti e più in vista, vi avevano già riconosciuto tacitamente il potere di fare e disfare a piacimento. Erano abituati alla supremazia assoluta di Jun Wu e non si sarebbero sognati di contestare, sono troppo pigri per farlo. Tra l'altro, a quella decisione oltre a me non ha partecipato neppure Yushi Huang e, se non ricordo male, la prima regola del Consiglio è che per le decisioni importanti occorre la presenza di tutti e cinque i membri."

"Santi dei..." Pei Ming si portò un dito alla base della fronte.  "... a differenza nostra Jun Wu, a modo suo, deve aver fatto subito capire chi comandava, mentre noi non abbiamo ancora nemmeno mai appoggiato le terga sui troni..."

"E per concludere..." riprese Xie Lian, ma a quel punto proseguì Pei Ming, che ormai aveva capito. 

"Lo so. Stupidamente non abbiamo pensato di trovare del tempo per organizzare una cerimonia ufficiale con cui ratificare l'esistenza stessa del consiglio, con cui decretare l'ufficialità di questo nuovo governo. In definitiva..." Li guardò allibito. Faticava a dirlo perché stentava a crederci. 

Hua Cheng finì per lui: "Il Nuovo Regno non vi riconosce."

 

 

 

GLOSSARIO e CURIOSITÀ

 

Jun Wu e il Regno Celeste: quando finalmente Xie Lian e le altre divinità prendono coscenza che Jun Wu e Bai Wuxian sono la stessa persona, l'imperatore sprigiona i suoi poteri ed è in questo contesto che nel libro viene spiegato che il regno era originariamente basato sull'immenso potere magico dello stesso Jun Wu. 

Banchetto Dorato: tra la seconda e la terza ascesa, Xie Lian è diventato Precettore di Stato del giovane principe ereditario Lang Qianqiu alla corte di Yong'an. Il giorno del suo compleanno il Re e la Regina avevano organizzato un sontuoso banchetto per festeggiarlo, ma  alcuni ribelli di Xianle camuffati da amici e alleati di Yong'an fecero una strage da cui il principe si salvò perché arrivò in ritardo, cogliendo però il precettore mentre estraeva la spada dal petto del Re. La vendetta di Lang Qianqiu sarà tremenda. Solo secoli dopo scoprirà che il responsabile del massacro non fu Xie Lian, anche se quest'ultimo fu davvero costretto ad uccidere suo padre per mantenere la pace tra la popolazione di Xianle, ormai integrata, e la popolazione di Yong'an. Ora, anche se rimane un certo disagio di fondo, Xie Lian e Lang Qianqiu si rispettano e si aiutano, cercando pian piano di ricostruire quel rapporto di fiducia che li aveva legati in passato. 

Sotto: un'immagine ufficiale della sala del Palazzo Reale di Yong'an allestita per il Banchetto Dorato. 

Yangtze: è conosciuto come Fiume Azzurro e divide la Cina settentrionale da quella Meridionale, con i suoi 6300 km è il fiume più lungo dell'Eurasia e il terzo per lunghezza nel mondo. (Fonte: varie web)

 

Notes:

Bentornati!
Dopo secoli di illecite intrusioni, minacce, rintocchi sinistri e disastri vari, ecco che un fantasma mette finalmente piede alla Capitale Celeste come ospite d'onore. Emozione? Certo. Tensione? Abbastanza. Gaffe diplomatiche? Ovviamente. Con Pei Ming nei dintorni, c'è sempre il rischio di far saltare tutti gli schemi. Ma ciò che è così bravo a disfare, il nostro 𝘑𝘪𝘢𝘯𝘨𝘫𝘶𝘯 è anche bravo a riparare, e per fortuna ci mette subito una pezza. Non so perché, ma secondo me questi due predatori naturali si piacciono. In senso amichevole e platonico, of course!
Chi si sarebbe aspettato poi di vedere San Lang che, davanti allo Xianle Palace restaurato, va in crash come Meta col black-out globale del 2021? 🤪 Sto giro la pezza la mette Xie Lian… 𝘧𝘰𝘵𝘵𝘶𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 bene, direi 😏 Giuro, mi piacerebbe vederlo ubriaco una sera in compagnia di Hua e Pei, ci sarebbe da sganasciarsi 😂
Invece dobbiamo accontentarci (per ora) di averli attorno a un tavolo a bere tè, aria riflessiva, discorsi profondi… e mentre il Cielo naviga in cattive acque, loro tre scoprono di nuotare tra i liquami 🤣
Che dire: un terzetto davvero ben assortito, mi piacciono molto e spero anche a voi.

Qui il mio profilo Instagram (privato, accessibile su richiesta) con tante fanart sui capitoli ⬇️

https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

 

Alla prossima 💙

Chapter 25: Parole di troppo e parole non dette

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

Feng Xin ormai aveva i nervi tesi quanto la corda del suo arco spirituale. Nelle sembianze del giovane Nan Feng, scese le scale e raggiunse un tavolo d'angolo. Dopo l'ennesima notte insonne un feroce mal di testa gli stava spaccando in due il cranio. Erano troppi i pensieri che lo tenevano sveglio.

La missione non produceva risultati con la dovuta celerità. 

Era colpa loro? Si stavano lasciando sfuggire dettagli importanti?

D'altra parte concentrarsi con Mu Qing accanto gli era sempre più difficile e sospettava che per l'altro fosse lo stesso anche se, suppose, per motivi completamente opposti ai suoi.  

Quando Mei Mei arrivò solerte affiancata da una ragazza di bell'aspetto, lui non alzò nemmeno la testa.

"Permettete Nan Gongzǐ? Vorrei presentarvi mia sorella" chiese lei titubante.

Alzò gli occhi cerchiati e arrossati. Era immortale, ma il suo corpo era umano: se era vero che per un dio il bisogno di riposo era minimo, quel minimo andava comunque rispettato e doveva anche dedicare il giusto tempo alla meditazione per rinforzare il suo nucleo spirituale. Invece lui ultimamente dormiva poco e meditava anche meno. Si sentì un po’ più solidale con Ling Wen. 

Dovette compiere un enorme sforzo per non essere sgarbato e dirle di lasciarlo in pace. C'era già Mu Qing a rivestire il ruolo del cliente sgradevole ed era necessario non essere più malvisti di così dall'oste e dalla sua famiglia. 

"Ma certo", rispose quindi, alzandosi.

"Lei è la mia 𝘫𝘪𝘦𝘫𝘪𝘦, Jiang Maylin."

Nan Feng si chinò leggermente nel saluto tradizionale a cui la ragazza rispose inchinandosi a sua volta.

"Mia sorella non fa che parlare del forestiero ospite della nostra locanda. Ora ne capisco il motivo..." ridacchiò.

Al ragazzo sembrò troppo sfacciata, come d'altro canto il suo aspetto: grossi orecchini ai lobi, pesanti bracciali ai polsi, trucco pronunciato, scollatura in evidenza, occhi che lo fissavano con un’insistenza che aveva un che di lascivo.

"Sono di troppo o posso sedermi a fare colazione?" La voce seccata di Fu Yao interruppe le presentazioni.

Si accomodò dall'altro lato del tavolo e fissò ostentatamente le due sorelle, con la chiara intenzione di metterle a disagio. Mentre Mei Mei effettivamente abbassò il viso, intimidita dall'ormai nota ostilità, Maylin ricambiò quello sguardo quasi con sfida.

"Non mi avevi detto, sorella, che anche il suo compagno fosse così... Interessante." Sembrò compiaciuta.

Fu Yao alzò un sopracciglio.

"Ehm... Questa è la mia 𝘫𝘪𝘦𝘫𝘪𝘦 Jiang Maylin."  Ripeté Mei Mei.

Fu Yao non venne meno alle regole del galateo, per quanto fortemente tentato. Si alzò e scambiò il saluto.

"Sarebbe possibile avere del congee?" Chiese poi.

"Due" aggiunse Nan Feng, con la testa che gli pulsava.

Dopo un inchino Mei Mei si allontanò per portare l'ordine in cucina, mentre la sorella rimase.

"Posso sapere il vostro nome?" Chiese a Fu Yao.

Di fronte a lui, con uno sguardo severo, Nan Feng gli stava intimando di non essere sgradevole come suo solito, così l'altro generale rispose in maniera corretta e lei ribatté: "È davvero un piacere conoscervi, Fu Gongzǐ".

"Uhm... Altrettanto." Anche se l'espressione di lui diceva tutt'altro.

"Da dove venite?"

"Dal nord."

"Rispetto a Jiujiang praticamente tutto è nord. Siate più specifico, sono curiosa."

𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘷𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘮𝘢𝘥𝘳𝘦, pensò Fu Yao. 

"Xianle." Buttò lì con indifferenza.

Nan Feng: "...!"

"Mai sentita. Dev'essere un villaggio molto piccolo."

𝘚𝘰𝘭𝘰 𝘶𝘯 𝘨𝘳𝘢𝘯𝘥𝘦 𝘳𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦 𝘱iù 𝘥𝘢 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘭𝘪

"E' un posto che in pochi ricordano in effetti." Affermò. 

"Bene allora, gente di Xianle, mi congedo, ma spero di rivedervi più tardi. Sarebbe interessante..." E guardò Fu Yao con intenzione, "... approfondire la reciproca conoscenza." E si allontanò, avvicinandosi a un altro tavolo.

Pareva che il suo ruolo fosse quello di padrona di casa, anche se Fu Yao udì toni meno seducenti mentre conversava amabilmente con la coppia seduta accanto. 

Tornò con l'attenzione a Nan Feng, che lo stava fissando assorto.

"Che vuoi?" Gli chiese poco amichevolmente.

"Niente.  Sono solo sorpreso."

"Di che?"

"Sei riuscito a non essere incivile."

"Io non sono affatto incivile."

"È vero, normalmente non lo sei, ma da quando siamo qui sei diventato villano. Vedo però che con Maylin ti sei intrattenuto amabilmente. Per i tuoi standard, intendo. La trovi interessante?"

"Che ti frega?"

Nan Feng fece spallucce. 

"Mhf, niente. Anzi, trovo che dovresti provarci con lei. Secondo me ci starebbe."

Nan Feng si prese idealmente a schiaffi da solo. Ma di che stava blaterando? E difatti i lineamenti di Fu Yao si alterarono, passando dallo sbigottimento alla collera.

Tenne bassa la voce, ma le vibrazioni rabbiose erano chiaramente avvertibili.

"Ma chi cazzo sei tu per dare consigli del genere a me? Va a divertirti con Mei Mei se ci tieni, tanto pare non aspetti altro, ma non impicciarti della mia vita privata!"

Si chiusero quindi in un ostinato mutismo, interrotto solo dalla stessa Mei Mei tornata con la colazione e ignara di essere in qualche modo parte integrante di quel malumore.

Fu mentre consumavano il congee in un silenzio teso che arrivò Xie Lian attraverso la connessione mentale. Comunicò loro che dopo pranzo Hua Cheng sarebbe entrato, questa volta dalla porta principale, nel Regno Immortale con la schiera di fantasmi arruolati per la ricostruzione. 

"So che siete impegnati lì al sud e la vostra presenza non sarà strettamente indispensabile, ma magari vorreste esserci."

"No, non vorremmo." Ribatté aspramente Fu Yao, di umore assolutamente esplosivo. 

"Vedremo come organizzarci", rispose invece un Nan Feng più conciliante. "Se non ci vedrai, vorrà dire che porterai tu i nostri ringraziamenti a Pioggia Cremisi" e alzò un dito perentorio verso l'altro, intimandogli di non contraddirlo. 

Fu Yao tacque.

"Come sta andando laggiù ragazzi?" Si informò allora Xie Lian. 

"Molti indizi ci portano a pensare che ci siano due demoni in circolazione, forse uno di loro è un kuei-jin, ma per capire a che specie appartenga l'altro abbiamo ancora troppo poco in mano." Spiegò Fu Yao. 

"𝘡𝘩𝘶 𝘯𝘪 𝘩𝘢𝘰 𝘺𝘶𝘯, allora."

"𝘋𝘶𝘰 𝘹𝘪𝘦."

La comunicazione si chiuse e tornarono al loro pasto, terminato il quale lasciarono detto all'oste che sarebbero rimasti in camera e di non voler essere disturbati. 

"Potevi inventare almeno uno straccio di scusa, così daremo l'impressione che..." Fu Yao si fermò. 

"Continua. Che impressione daremo?"

"Niente. Non ha importanza." E prese la via delle scale. 

Nan Feng lo seguì al piano superiore e, vedendo che la porta della camera di Fu Yao era stata lasciata appositamente aperta, entrò. 

"Ho quasi finito il cinabro." disse quest'ultimo tirando fuori dalla manica una boccetta di ceramica. 

"Non preoccupartene, ce ne procureremo dell'altro in qualche bottega a Nanchang. Forza, inizia."

Fu Yao iniziò a disegnare la matrice accorcia-distanza sulla parte liscia del pannello scorrevole. 

"Spero che a nessuno venga in mente di venire più tardi a pulire le camere. Se vedono che gli abbiamo imbrattato la porta questa volta ci cacceranno via." borbottò mentre dipingeva l'array. 

Essendo un artefatto magico, si sarebbe dissolto al loro rientro senza lasciare alcuna traccia, il pericolo stava nel lasso di tempo che intercorreva tra l'andata e il ritorno: in quella parentesi se qualcuno fosse entrato in camera, al di là della constatazione dell'ennesimo atto vandalico verso gli arredi della locanda, avrebbe potuto inavvertitamente attivare la matrice. L'energia spirituale catalizzata per compiere la trasmigrazione avrebbe polverizzato l'ignaro mortale, senza lasciare ai parenti nemmeno un’unghia su cui piangere. Era anche grazie a questo che i sospetti sulla reale natura di Hua Cheng erano diventati certezza quando erano partiti per la missione a Ban Yue, anche se i test tentati successivamente avevano fallito nello svelare che genere di immortale fosse.

I due generali aprirono la porta e al di là della soglia non c'era più il corridoio della locanda ma una chiassosa via cittadina. 

Nanchang non era molto dissimile dal villaggio da cui provenivano, anzi le differenze erano davvero minime. Si aggirarono per la 𝘫𝘪𝘢𝘰𝘵𝘰𝘯𝘨 𝘨𝘢𝘯𝘹𝘪𝘢𝘯, parecchio affollata allo Si Shi. Ad un certo punto si divisero per raccogliere il maggior numero di testimonianze possibile sulla vittima del novembre precedente. Anche se erano trascorsi tre mesi, un omicidio così efferato non poteva già essere uscito di mente. 

Come d'accordo, si ritrovarono per pranzo in una delle due locande presenti sulla via principale, la cui insegna a caratteri gialli su sfondo marrone riportava 好食客栈, Hǎo shí kèzhàn, Locanda del Buon Cibo. Con una premessa del genere, le aspettative quindi erano alte. 

 

In inverno la poca luce faticava a penetrare all'interno degli edifici e lì come altrove l'illuminazione era affidata alle numerose lanterne al soffitto e alle pareti. Quando Fu Yao entrò, Nan Feng era già seduto ad un tavolo in fondo, lontano dall'ingresso. Aveva il viso appoggiato sul palmo della mano e lo sguardo era perso nel vuoto. Le luci tremolanti giocavano con i suoi lineamenti, mettendo in risalto le ombre scure sotto gli occhi.

Era così dannatamente bello. E non lo aveva certo scoperto in quei giorni, ne era sempre stato consapevole. Solo, la barriera che aveva eretto tra loro e che Feng Xin aveva contribuito a rinforzare, era improvvisamente e miseramente crollata, almeno dal suo lato. Mentre da quello di Feng Xin pareva ancora tenere bene. Anche se a volte... 

Non poté non ripensare al bacio che si erano scambiati. Ai brividi provati. All'erezione tra le gambe che aveva implorato pietà. Avrebbe buttato la sua coltivazione alle ortiche la sera prima, se solo Feng Xin lo avesse voluto tanto quanto lui. Invece aveva solo voluto umiliarlo per vendicarsi. 

Mentre si avvicinava, Nan Feng si girò e lo vide. Gli sembrò davvero stanco. O forse afflitto era la parola giusta? Gli sembrò persino di scorgere nel suo sguardo una tacita richiesta di tregua. 

Gāisǐ! imprecò tra sé avvicinandosi al tavolo. Vedeva cose che non esistevano! 

"Eccomi." Disse Fu Yao, sedendosi. 

"Aspettavo te per ordinare."

"Hao." Fu Yao alzò un braccio per richiamare la giovane che serviva ai tavoli. "Che prendi?" 

"Baozi. Anche una porzione di youtiao."

"Ti va di dividerla? Una intera per me è eccessiva"

"En."

Fu Yao passò l'ordinazione alla cameriera, poi stette per un po' a guardarlo. Nan Feng aveva appoggiato di nuovo il mento sulla mano e osservava l'andirivieni del locale con pigro interesse. 

"La tua aura è debole." disse, sperando non la prendesse nel verso sbagliato. Aveva cercato di usare un tono colloquiale, ma con lui non gli veniva facile. 

"Mh", fu la telegrafica risposta. 

"Hai bisogno di meditare."

"Mh mh", mugugnò affermativamente. 

"Capito. Parliamo del caso allora."

"No. Dopo." Si sollevò, abbandonandosi allo schienale. "Se ci godessimo solo il pranzo e ne parlassimo più tardi?"

"Non volevi andare ad accogliere il tuo amicone su alla Capitale?"

"Non è mio amico. Cerco solo di non pestargli i piedi. Per Xie Lian soprattutto."

"Pfff…"

"Comunque sì, sarebbe il caso di andare. Entrambi.'

"D'accordo. Prima torniamo a Jiujiang però. Voglio chiudere in fretta la matrice." 

"En."

"Quando torniamo prenditi del tempo per meditare, però."

Quando vide lo sguardo meravigliato di Nan Feng, si affrettò ad aggiungere malamente: "C'è bisogno di tutta la tua lucidità in questa missione. E poi conciato così da fastidio guardarti, fai abbastanza schifo."

Nan Feng strinse gli occhi. 

"Allora guarda altrove e non rompermi le palle." Replicò aggressivo. 

Cazzo! Perché non ho tenuto la bocca chiusa! Possibile che si apra sempre prima che riesca a collegarla al cervello?

Le nocche di Fu Yao sbiancarono mentre si rimproverava mentalmente per quell'inutile provocazione.

Il pranzo fu costellato di rumori di bacchette che sempre più nervosamente cozzavano contro la ceramica delle ciotole. Arrivati al termine del pranzo, erano arrivati al punto di pregare tutti gli dei perché quella missione si risolvesse al più presto, liberandoli da quel costante logorìo.

 

Giunti alla Capitale, il generale Ming Guan, incontrandoli sulla via che conduceva alle Porte dell'Ascensione, li prese amichevolmente in giro riferendosi al loro palese malumore: 

"Qual è la causa stavolta? Vi siete già picchiati o ci riservate lo spettacolo per dopo? Vedete di non distruggere nuovamente mezzo regno!"

Mu Qing si irrigidì. Lo sapeva! Non dovevano venire! D'istinto stava per rispondergli in malo modo, ma inimicarsi Pei Ming era l'errore più grosso che si potesse commettere: da quando avevano cominciato la rifondazione della Capitale era certamente meno arrogante e più rilassato, ma sarebbe stato un errore sottovalutarlo per questo. Non volle pertanto rischiare di ricevere altre pessime battute e rispondere sgarbatamente al collega generale e tutto quello che riuscì a fare fu allontanarsi senza rispondere. 

Si piazzò poco distante da Xie Lian, senza salutarlo. Era pronto ad esplodere e sarebbe bastata una sillaba di troppo per comportarsi... Come aveva detto Nan Feng? Da villano. E Xie Lian non lo meritava.

Venne quasi subito raggiunto da Feng Xin.

Non gli si mise distante venti zhang come avrebbe fatto in passato, ma proprio accanto. Le braccia si sfioravano.

Lo guardò con la coda dell'occhio: i capelli castani sotto il sole mandavano tenui riflessi color rame, la pelle della calda tonalità del grano metteva in risalto gli occhi dalla sfumatura dorata, il collo liscio e, ne era certissimo, dalla consistenza vellutata, svettava su spalle larghe, più delle sue, che sovrastavano un petto e dei bicipiti solidi e scolpiti, che lui in quel momento poté solo immaginare sotto le vesti marziali.

Nelle loro sembianze originali entrambi erano più energici e i loro poteri più forti e Feng Xin aveva perso l'aria malaticcia di poco prima. In una parola, era tornato a splendere come sempre.

Ebbe una contrazione allo stomaco. Poi sentì uno sguardo su di lui, capì senza guardare nella sua direzione che Xie Lian li stava osservando. Fece finta di niente e puntò lo sguardo verso il portale, svuotando completamente la mente. 

Ne era certo, aveva gli occhi di Mu Qing addosso. Sentiva sempre quando questo accadeva. Cosa stava provando nel guardarlo? Odio? Repulsione? Perché lo aveva baciato, santiddei! Era così idiota da essere persino convinto di essere stato ricambiato, almeno all'inizio. Che lo fosse, un idiota beninteso, lo aveva capito subito dopo, dalla sua reazione scomposta e disgustata. 

Tuttavia... 

Ancora perseverava suo malgrado nel credere che c'era stato un momento all'inizio in cui erano stati in totale sintonia. Un'illusione, certamente. Lo scherzo di una fantasia troppo fervida. 

Quando sentì di non avere più la sua attenzione su di sé, si permise di rilassarsi un poco. Poi arrivò l'annuncio di Xie Lian e allora si mossero per affiancarlo. 

Più tardi si congedarono per tornare a Jiujiang.

Rientrarono a metà dello Shen Shi e andarono a riposarsi ciascuno nella propria stanza. Feng Xin passò l'ora successiva a meditare, anche se il tempo trascorso al Nuovo Regno lo aveva ristorato. Aveva assorbito il mana attorno a sé e aver ripreso anche se per poco le sue originarie fattezze gli aveva permesso di accumularne di più e più velocemente. Perché avesse subito quel tracollo, seppur non grave, poteva solo spiegarlo con le notti insonni e la disattenzione verso le proprie elementari esigenze. 

Non si sorprese quando, appena entrati nel Tu Shi, sentì bussare alla porta.

“Ti aspetto di sotto.” Gli arrivò dall'altra parte, poi udì i passi che si allontanavano. 

Quando lo raggiunse in strada, con le sembianze di Nan Feng, il suo volto era una maschera di indifferenza, come se le parole di Fu Yao a pranzo fossero state normale amministrazione e non l’attacco personale e gratuito che aveva invece percepito.

Gli accennò un’ombra di sorriso, perfino. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di mostrarsi turbato. 

"Allora, alla solita sala da tè come da programma? Hai gli appunti con te?", disse in maniera casuale e Fu Yao, che si era confezionato una serie di giri di parole per chiedere scusa senza farlo davvero, si trovò senza niente da dire. 

"En" fu tutto quello che gli uscì. 

"Mentre ci incamminiamo inizio a raccontarti qualcosa. Intanto stamattina mi sono fatto indicare da alcuni passanti la casa di Peng Li e, come pensavamo, anche a distanza di tre mesi si ricordano tutti benissimo della sua insolita morte. Tutto quello che ho potuto dedurre da fuori è che la signora era benestante. Mi sono finto un acquirente interessato alla residenza e ho saputo dai vicini che è stata ristrutturata di recente ed è piuttosto estesa." 

Non ricevendo riscontro, Nan Feng si voltò verso il compagno e lo trovò assorto, non era chiaro se su ciò di cui lo aveva appena informato o se non avesse ascoltato una parola. 

Osservandone il profilo, provò un’insopprimibile voglia di rompergli quel bel naso. In realtà glielo aveva rotto tante volte in passato e naturalmente, per il potere che l'immortalità aveva conferito loro, era sempre perfettamente guarito. 

Contò fino a dieci per resistere alla tentazione, poi ricominciò perché non gli era bastato. Infine lo apostrofò: 

"Ma almeno hai ascoltato una parola di quello che ho detto?!"

"Come? Oh, io... Sì." Pausa. "No, veramente no."

Adesso il naso glielo rompo davvero!

 

Era quasi buio, ai lati decine di lanterne erano state già accese ed illuminavano la strada. La sala da tè non era lontana e loro non avevano fretta.

Feng Xin si era zittito e Mu Qing vide che fissava ostinatamente dritto davanti a sé, la bocca una linea sottile. 

Doveva scusarsi con lui.

Per una volta era giusto che lo facesse, non era stato né insultato né provocato, era stato lui ad essere inutilmente scortese solo per nascondere l'imbarazzo e il desiderio che aveva di lui.

Fece per aprire bocca, ma non ne uscì alcun suono. 

Coraggio. Puoi farcela. Non è difficile chiedere scusa. È una sola parola, massimo due. Lui lo apprezzerà, visto che non lo hai mai fatto prima. Avanti, parla!

Ma ottocento anni di provocazioni, litigi, pugni e recriminazioni non potevano essere cancellati con un colpo di spugna, o da qualche parola buttata lì a caso per convenienza, né era facile far uscire quelle parole quando il timore di essere oggetto di derisione era così radicato.

La bocca si richiuse, lo sguardo tornò verso terra e il silenzio perdurò fino alla sala da tè. 

Il locale non era affollato, salirono comunque al piano superiore e come sempre scelsero il tavolo più appartato che trovarono nella sala ancora vuota. 

"Come dicevo prima," attaccò Nan Feng, “stamattina mi sono fatto indicare da alcuni passanti la casa di Peng Li ed è risultato che la signora fosse danarosa dopo la morte del marito, i vicini mi hanno informato che la residenza era stata ristrutturata di recente ed è anche piuttosto estesa. Questo purtroppo non dice molto, a parte che di solito le persone benestanti che vivono sole, soprattutto donne, tendono a non fare entrare sconosciuti in casa e a tenere gli occhi aperti."

"Pensi che il kuei-jin fosse qualcuno dell'impresa che si è occupata della ristrutturazione o che comunque conosceva?"

"È possibile. Dobbiamo ricontrollare gli appunti presi all'archivio della Magistratura e vedere se sono risultate tracce di forzatura all'ingresso. Se riuscissimo ad avere la certezza di questo, potremmo legittimamente sovrapporre il dettaglio al caso di Lao Ling e la storia del portone lasciato aperto non avrebbe più così tanta importanza, potremmo concentrarci esclusivamente sul più ridotto gruppo di conoscenti."

Fu Yao annuì. 

"Io invece ho scoperto che anche Peng Li aveva una domestica, una certa Shu Ya Nan."

"Niente di strano. Chi tra quelli che possono permetterselo non ce l'ha?"

"Qualcosa di strano invece c'è. Per un colpo di fortuna ho incrociato una donna che a sua volta fa la serva per una ricca famiglia del luogo, evidentemente esiste un sindacato o un'associazione o qualcosa del genere, perché è stata proprio lei a parlarmi di Shu Ya Nan dicendomi che tra domestiche si conoscono più o meno tutte."

"Una domestica è una persona normalmente molto vicina alla vittima. Dovremmo interrogarla."

"Probabilmente è già stato fatto, o meglio, ci hanno già provato."

"Ne sei sicuro? Perché nel verbale che abbiamo trovato a Jiujiang, non ricordo se ne facesse menzione."

"No, infatti. Probabilmente l'incartamento su Shu Ya Nan essendo incompleto è in mano a qualche funzionario che sta svolgendo l'indagine e non abbiamo potuto visionarlo, ma non ci avremmo ricavato comunque niente perché so che non sono riusciti a parlarci."

"È fuggita?"

"No, è in coma."

"Uh?"

"La domestica che mi ha dato tutte queste informazioni, e che fortunatamente aveva una gran voglia di chiacchierare, mi ha raccontato che la mattina successiva alla scoperta del cadavere, fatta proprio da Shu Ya Nan, la ragazza si è sentita male mentre era al mercato. 

"In che senso si è sentita male?"

"Tutto quello che mi ha saputo dire è che è svenuta di fronte a una bancarella di stoffe e da lì non ha più ripreso conoscenza. Non mi ha saputo dire altro, non è in confidenza con la ragazza e non si è più informata ulteriormente sulle sue condizioni."

"Ha smesso di essere un pettegolezzo interessante, immagino." disse Nan Feng con malcelato disprezzo. 

"È grazie a persone come lei se possiamo svolgere il nostro lavoro."

"Ciò non le rende meno meschine."

"Sei sempre pronto a guardare le persone dall'alto della tua perfezione, vero?" 

A Nan Feng non sfuggì il tono bellicoso di Fu Yao. 

"Non di nuovo, ti dispiace? Voglio arrivare in fondo a questa storia e arrivarci velocemente, piantala di incazzarti per ogni stupidaggine che irrita la tua proverbiale sensibilità." 

L’ultima parola era stata infarcita di sarcasmo: proprio lui, che sputava sentenze su tutto, si irritava per un giudizio più che legittimo?

Il messaggio arrivò forte e chiaro e Fu Yao si trattenne dal ribattere. 

Nan Feng però volle mitigare l'atmosfera, perché doveva comunque riconoscergli che aveva fatto un buon lavoro.

"Le informazioni che hai raccolto sono preziose. Ci danno un punto da cui partire a Nanchang."

"Torneremo a Nanchang quindi?"

"Non subito, ma quando si sveglierà Shu Ya Nan sicuramente sì."

Arrivò il tè, accompagnato da due fette di torta all'osmanto, e il discorso venne accantonato. In seguito, ricapitolarono il tutto prendendo appunti e rientrarono alla Lanterna Rossa per la cena. 

 

 

 

 

 

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧À

 

Gongzǐ 公子: Signore o giovane maestro, usato in segno di rispetto verso uomini giovani, se si ritiene abbiano una certa importanza. Se si aggiunge [𝗘𝗿] davanti sta per 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘦 𝘮𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘰 quando non è il primogenito. 

Jiějiě 姐姐: sorella maggiore (nei capitoli gli accenti originali vengono omessi perché la scrittura in corsivo non li supporta) 

Saluto tradizionale [Zuò Yi]: viene compiuto stando in piedi, le mani leggermente incurvate (la sx sulla dx per un uomo, viceversa per una donna) si uniscono davanti al petto con le braccia che formano un arco, accompagnato da un lieve inchino in segno di rispetto. Significa 𝘥𝘪 𝘣𝘶𝘰𝘯 𝘢𝘶𝘴𝘱𝘪𝘤𝘪𝘰. 

Zhù nǐ hǎo yùn 祝你好运: buona fortuna. Duō xiè 多谢: Molte grazie. Xièxiè 谢谢: grazie. Fēicháng gǎnxiè 非常感谢: ti sono molto grato/a.

Array: non è scritto in nessuna parte della novel che un umano mortale non possa attraversare la matrice accorcia-distanza (anche se, a rigor di logica, la spiegazione data qui potrebbe essere più che plausibile) di conseguenza anche il riferimento a Hua Cheng è inventato. 

Si Shi 巳時: come già detto, nell'antica Cina le ore erano divise in 12 gruppi di due ore ciascuno, detti shichen, ognuno dei quali è rappresentato da un animale dello zodiaco. Si Shi comprende le ore dalle 9 alle 11 del mattino ed è abbinato al serpente, mentre Shen Shi va dalle 15 alle 17 ed è raffigurato dalla scimmia e Tu Shi dalle 17 alle 19 ed è rappresentato dal gallo.

Jiāotōng gànxiàn 交通干线: la main street, la strada principale. 

𝗬𝗼𝘂𝘁𝗶𝗮𝗼 油条: bastoncini di pasta fritta leggermente salati. Vengono consumati in molti modi: con latte di soia e polpette di riso a colazione, oppure avvolgendo i bastoncini in una pasta di riso serviti con salsa di soia, solo per citarne un paio tra i tanti, essendo assimilabili (seppur alla lontana) ai nostri grissini. L'invenzione di questi bastoncini risale alla dinastia Song: secondo la leggenda, furono generati in seguito a una protesta contro il primo ministro Qin Hui e sua moglie, ritenuti colpevoli di avere orchestrato un complotto ai danni del generale e patriota Yue Fei. Gli youtiao sono spesso costituiti da due lunghi pezzi uniti al centro, con una parte che rappresenta il marito mentre l'altra rappresenta la moglie, e vengono fritti e mangiati come sorta di immaginaria vendetta nei confronti dei due traditori. 

Notes:

Bentornati!
In questo nuovo episodio di “𝘋𝘶𝘦 𝘎𝘦𝘯𝘦𝘳𝘢𝘭𝘪 𝘦 𝘶𝘯 𝘊𝘳𝘪𝘮𝘪𝘯𝘦”, i nostri eroi Fu Yao e Nan Feng riescono a:
✅ Scambiarsi frecciatine velenose.
✅ Trattenere scuse che salverebbero l’universo.
✅ Investigare tra domestiche comatose e pettegole da tè delle 5.
❌ Concludere qualcosa a livello sentimentale.

Grazie per aver seguito un’altra puntata del loro percorso spirituale verso la dannazione romantica. Ve lo prometto, chiuso con voi andrò a offrir loro una tisana calmante e magari il nome di un buon strizzacervelli, perché qui non servono solo talismani: ci vuole un vero esperto di traumi relazionali 😂

 

Se siete arrivati fin qui e questa storia vi sta piacendo, un kudos è il modo giusto per dirmelo 💙

 

A presto!

Chapter 26: Due anime in conflitto

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

 

Dopo l’improvvisata riunione a tre al palazzo di Xie Lian, l'animo di Pei Ming e in seguito anche quello del resto del Consiglio, si era notevolmente risollevato. Aver trovato la probabile soluzione al problema che la Corte Celeste si portava dietro dall'inizio di quella nuova era, rappresentava l'agognato passo avanti di cui avevano disperatamente bisogno anche se, come ultimamente capitava sempre più spesso, c'era voluto nuovamente che Hua Cheng ci mettesse lo zampino.

Stavano diventando troppo dipendenti dalla sua apparente onniscienza. Non era un bene che un fantasma, una Calamità addirittura, fosse così 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘴𝘢 alla Capitale Immortale, ma ora come ora pareva non se ne potesse proprio fare a meno.

 

 

Erano arrivati ormai a ridosso della primavera, perciò per qualche mese almeno il clima alla Corte Celeste sarebbe coinciso con quello del Regno Mortale. 

Pei Ming si deterse il sudore. Era stato un soldato, un comandante, un generale, il duro lavoro non lo spaventava, anzi faticare sotto quel tiepido sole lo temprava. 

La Sala Marziale del Nord era servita da uno stuolo di capaci vice dei che si occupavano di tutti i casi che lui diligentemente ogni mattina all'alba smistava, suddivideva e assegnava perché venissero risolti, prima di recarsi nei cantieri. 

I fantasmi di Hua Cheng non stavano creando problemi, parlavano poco e si davano parecchio da fare. La ricostruzione aveva ricevuto un impulso tale dopo il loro arrivo, che stavano procedendo spediti come mai prima. Arrivavano la mattina presto e se ne andavano solo al tramonto, alcuni di loro in vita erano stati artigiani specializzati e avevano addirittura dato ottimi suggerimenti per facilitare e accelerare l'edificazione. Alcuni funzionari li guardavano ancora con un certo sussiego, ma il loro prezioso contributo era indiscutibile e, a parte quello, niente turbava quell'insolita collaborazione. 

“Buongiorno Generale.”

Pei Ming si voltò. Rain Master era ferma all'ingresso del palazzo dove aveva appena finito di trasportare alcuni pesanti pannelli dipinti da Xie Lian, che avrebbe installato in giornata. 

“Buongiorno a voi” rispose rigido, chinando brevemente il capo.

Yushi Huang all'inizio aveva dato disponibilità a prestare il proprio tempo alla ricostruzione per un solo giorno alla settimana, ma dopo il ritorno di Xie Lian era riuscita a ritagliarsi un secondo giorno, a discapito dell'amato lavoro agricolo, che a onor del vero poteva procedere per brevi periodi anche senza la sua presenza. 

Pei Ming la stava aspettando.

Non se ne era reso conto subito, ma col trascorrere delle settimane, ogni volta che realizzava che era uno di quei 𝘥𝘶𝘦 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘪, si era scoperto ad attendere il suo arrivo senza dispiacersene. 

Se qualcuno gliel’avesse chiesto, avrebbe detto che lo spartiacque era stato la sua visita a Yushi di qualche settimana prima, quando era tornato alla Capitale con una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco.

Ma la verità era un'altra, e la sapeva solo lui. 

C'era stato un tempo molto, molto lontano, in cui le cose avrebbero potuto essere diverse. 

Un tempo in cui per lei aveva dato alle fiamme dei piani di battaglia e pilotato una guerra. Ma di questo Yushi Huang era totalmente ignara. 

Allora aveva desiderato che le loro strade si incrociassero per procedere assieme lungo un unico percorso, ma il fato aveva deciso altrimenti: il piano concepito per salvarla, l'aveva uccisa.

Era morta per colpa sua e questo aveva cambiato tutto. 

Una volta ascesi entrambi, non si erano mai trovati da soli faccia a faccia, lui aveva fatto in modo di evitarlo e, supponeva, anche lei. Poi un giorno, centinaia d'anni dopo, si erano seduti a un tavolo per prendere un tè come se niente fosse, come se il loro ingombrante passato non incombesse ancora su di loro.

Quel giorno non aveva trovato di meglio da fare che provocarla in casa sua. Huang aveva cercato di tenergli testa, per un po’, poi aveva mostrato segni di cedimento e lui, invece di affondare i denti, aveva mollato l'osso. Era questo che al rientro lo aveva roso come un tarlo. 

Schiacciarla per soffocare il rimorso. Sapeva che non era stato altro che quello. Una vergognosa autodifesa. E più gli si rivolgeva con quell'aria di algida superiorità, più il desiderio di sottometterla urgeva d'essere soddisfatto. Ma quando  la dea aveva mostrato finalmente la sua debolezza, invece di infierire si era scoperto ad arretrare e a posare le armi. 

Poteva davvero credere d'aver cancellato il passato? Se Il senso di colpa era ancora lì, a incidere ogni giorno con caratteri di fuoco il suo nome sul petto, quello stesso nome poteva onestamente dire che non era stato marchiato secoli prima anche sul cuore?

Non era pronto a dare una risposta a quella domanda che rifiutava di porsi. Il passato era passato ed era giusto rimanesse lì. E non c'era nulla di meglio che seppellirlo sotto il peso dell’arroganza, della presunzione e della superbia con cui l'aveva affrontata nelle loro rare occasioni d'incontro. 

Sarebbe stato tutto più semplice se Rain Master avesse sfoggiato il risentimento che aveva tutto il diritto di provare verso di lui. Invece no, era sempre così maledettamente serafica! Niente pareva scalfirla e questo lo irritava profondamente. Perché meritava il suo biasimo, ma lei non lo riteneva degno neppure di quello. 

Dopo essere stato salvato sul Monte Tonglu, alla colpa si era aggiunta anche l'umiliazione. Un cocktail micidiale. In seguito alla nascita del Nuovo Regno –e quindi al moltiplicarsi delle occasioni d'incontro– era sorto in lui il desiderio di rimetterla al suo posto, almeno verbalmente. Sì, era stato piuttosto meschino da parte sua, doveva ammetterlo, ma era l'unico argine che era in grado di opporre contro gli assalti di un passato scomodo. Un argine che stava iniziando a mostrare delle crepe. 

Dopo la non programmata sortita a Yushi, aveva sentito l’impellente necessità di uno svago, dove svago era l’eufemismo che usava per sesso. Era sceso tra i mortali e aveva abbordato facilmente una bellissima nobildonna con cui aveva trascorso una piacevole serata di chiacchiere.

Chiacchiere. Nient'altro. 

Quando lei lo aveva, neppure troppo sottilmente, invitato a seguirla nella sua residenza, da cui pareva che il marito sarebbe mancato per alcuni giorni, aveva cortesemente rifiutato. 

“Domani mi aspetta una dura giornata di lavoro", le aveva risposto, congedandosi. Aveva rifiutato una notte di sesso per la prima volta in vita sua! E l'indomani, guarda caso, sarebbe stato uno dei famosi 𝘥𝘶𝘦 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘪 di Huang alla Capitale. 

Aveva avuto così tante donne che più di un oppositore, sia nel Regno Superiore che tra i mortali, aveva malignamente suggerito che ad ucciderlo sarebbe stata la sifilide prima ancora del filo di una spada. Oltre al buongusto nello scegliersi la compagnia però, era stato soprattutto il suo mana ad impedire che qualche strana malattia potesse attecchire.

Non giaceva con una fanciulla da tanto e quando l'occasione si era presentata (anzi no, quando l’aveva decisamente cercata e trovata) la sola idea di mischiare i fluidi corporei con una sconosciuta lo aveva infastidito. Aveva pensato, abbastanza assurdamente: e se mi prendo qualche strano morbo? Non c'era motivo perché capitasse proprio quella sera quando non era accaduto per secoli, ma tant'era. Era rientrato nella sua Sala Marziale pieno di confusione. Dandosi dell'imbecille, beninteso. 

Ora le assai poche ore che aveva libere le trascorreva a chiedersi perché ciò fosse accaduto. 

Quel perché, sapeva di averlo di fronte in quel momento.

Stramaledetta donna! Con quel sorriso pacifico e l’atteggiamento da “𝘱𝘶𝘰𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘦 𝘤𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘶𝘰𝘪, 𝘯𝘰𝘯 𝘮𝘪 𝘧𝘦𝘳𝘪𝘳𝘢𝘪” era stata un sottile stiletto, che mese dopo mese in quell'ultimo anno gli si era insinuato nelle carni, affondando senza che lui quasi se ne accorgesse.

Quel giorno, quando detergendosi la fronte con una pezza aveva improvvisamente udito il suo saluto, avrebbe potuto tranquillamente dirsi contento che fosse finalmente arrivata.

Ovviamente non lo avrebbe mai ammesso a voce alta. E non perché detestava doverle concedere la vittoria –sì magari, anche– ma principalmente perché tutto il Paradiso l'avrebbe biasimato per aver osato mettere i suoi occhi d’impenitente donnaiolo su un giglio puro qual era considerata la Maestra della Pioggia. 

Pazienza.

Yushi Huang non era che l'ultima di una lunga serie di donne che aveva attirato la sua attenzione, passato l'interesse ne sarebbero arrivate altre e lei sarebbe stata archiviata al massimo come l'unica a non essere entrata nel suo letto. Poco male. Non l'avrebbe saputo nessuno. 

 

 

Se fino a qualche settimana prima Huang era stata solita rivolgersi a Xie Lian per ricevere i compiti della giornata, da un po’ di tempo passava invece da Pei Ming come prima cosa, che però puntualmente la spediva qua e là dove c'erano lavori secondo lui più consoni a una 𝘴𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳𝘢. 

Finchè l'ultima volta era sbottata, cosa insolita per lei. 

“Generale Ming Guan, insomma! Sono una donna, ma tutt'altro che fragile mi sembra. Non credete che cucire tende per le varie Sale sia al di sotto delle mie capacità?”

Lui aveva alzato un sopracciglio. 

“È un lavoro come un altro e occorre che qualcuno lo faccia.”

“Perché non voi, allora?”

“Perché a me da bambino non hanno insegnato a cucire.” aveva risposto pragmatico. “D'altro canto non siete una dea marziale, avreste la forza necessaria  a distribuire e montare cento pannelli di legno massiccio in una sola mattinata? Vedete, non è solo questione di genere, Madame, ma di poteri divini. A ognuno il suo.”

Lei era rimasta in silenzio, non sapendo come controbattere.

Ming le aveva visto serrare i pugni e si era atteso una reazione. Che era stata quella di non averne. Con palese disappunto del Generale, si era limitata ad allentare la stretta alle mani, rivolgendogli uno di quei suoi insopportabili sorrisi quieti. 

“D’accordo allora. Datemi istruzioni.”

Pei Ming avrebbe voluto gridarle di imporsi a lui per una volta, di contrastarlo, di provarci almeno. In fondo stava tutto il giorno piegata sui campi: non era una dea marziale, ma non le mancava né la caparbietà né la resistenza fisica. Invece aveva evitato il conflitto e lui allora l'aveva rispedita tra stoffe e aghi da cucito, dove a onor del vero era molto brava e sapeva persino ricamare splendidamente. 

"Cos'avete per me oggi?” Huang entrò nel cortile e gli si fermò di fronte. 

“Non siete un po’ troppo ben vestita?” Osservò scettico, squadrando l'abito di seta verde muschio con ricami dorati.

“Devo vestirmi da contadina anche per tenere un ago in mano?”

“Oggi non terrete un ago in mano.”

“Ah, no?”

“Mi occorreranno le vostre braccia. Mi avete ricordato che avete capacità che sono al di sopra di quelle delle altre dee, perciò ho intenzione di sfruttarle.”

Lei lo guardò diffidente.

“È una trappola, vero? Avete studiato l'ennesimo modo per umiliarmi.”

Lo disse schiettamente, ma con la sua solita cadenza lenta e misurata, senza particolari inflessioni, come se fosse un fatto ordinario a cui era oramai abituata. 

“𝘗𝘧𝘧𝘧… Affatto. Ho davvero riflettuto sullo scambio avuto la volta scorsa e devo ammettere che forse avevate ragione.”

Cough! Cough! Cough! 

Yushi Huang si batté teatralmente il petto, poi ridacchiò coprendosi pudicamente la bocca con la mano. 

“Voi che mi date ragione! Santi dei, farete crollare il Cielo di nuovo!”

“Smettete di fare la spiritosa Madame e seguitemi piuttosto. Vi avverto che riporterete a casa quel bell'abito a brandelli.” Girò i tacchi e fece strada all'interno del palazzo. 

“E voi piantatela di chiamarmi Madame, come se fossi una delle vostre puttane.”

Pei Ming si voltò di scatto. Oltre alla volgarità, impossibile come la neve ad agosto sulle labbra di Rain Master, era stato anche il tono carico di sdegno a confonderlo. 

Si ritrovò a fissare due profondi occhi neri, in cui della risata di poco prima non restava traccia. Allo stesso modo, era scomparsa la sua proverbiale espressione serena e imperscrutabile.

A sua volta Huang, oltraggiata, riteneva d'aver già sorvolato una volta di troppo su quel titolo e non intendeva lasciar correre nuovamente. Attese quindi le sue scuse, che però non arrivarono nel modo immaginato. 

“Mi spiace se il mio passato sentimentale vi turba, Maestra”, replicò infatti il Generale, con asprezza. “Vi assicuro che mai nessuna prima d'ora è stata appellata da me con tale titolo e che non avete alcun motivo per offendervene. Detto ciò, vi do la mia parola che non verrà più utilizzato e mi scuso per avervi involontariamente turbata.”

La dea non aveva mai sentito scuse meno sincere di quelle e la lingua partì prima che potesse fermarla. 

“Di sentimenti nel vostro passato non vi è traccia, mi risulta, ma ciò dopotutto non mi riguarda. Vi ringrazio ad ogni modo per la comprensione.”

Il ghiaccio in quelle parole avrebbe potuto gelare l'intera Cina.

Pei Ming non capì quell'improvviso mutamento in lei, ma decise di evitare la pepata replica che aveva sulla lingua. Non era certo così che si era immaginato l'inizio di quella giornata. 

Quel che Pei Ming aveva ingenuamente rimosso, e dunque non ricordava assolutamente, era che Madame era stato il modo con cui, negli ultimi tempi della loro relazione e per mantenere un certo distacco, era stato solito chiamare Xuan Ji. Xuan Ji era stata un ufficiale dell’esercito di Yushi e sua amante per un certo periodo di tempo, la più lunga relazione mai avuta, pur senza avergli impegnato seriamente il cuore. Questo Huang lo sapeva perché entrambe provenivano dallo stesso regno e, in uno dei tanti sproloqui contro il generale prima di darsi finalmente pace, Xuan Ji aveva casualmente buttato lì quel dettaglio, quell’onorifico usato all'epoca con distacco e disprezzo. 

Mentre seguiva l'uomo all'interno dell'edificio cercando di adattare la vista al cambio di luce, Yushi si diede della stupida. Il passato di Pei Ming era noto a tutti, non che ne facesse un vanto ma nemmeno lo nascondeva, nella convinzione che ci fossero solo due cose per cui valesse la pena di vivere: la guerra e l'amore. Amore diceva, non sesso. Ma quel che faceva lui era sesso e basta e le sue arti amatorie erano celebri tra le mortali così come tra i fantasmi e i demoni di sesso femminile. Purché fossero di una bellezza al di sopra dello standard e possibilmente dotate almeno di una cultura base, non era remota la possibilità d'essere scelte per una notte o, se si era veramente fortunate e ben dotate, più d'una. 

Chissà com'è giacere con lui… 

“Maestra, siete qui con me o altrove?”, la riscosse Pei Ming. 

Colta in fallo, lei arrossì. 

“Certo che sono qui, che domande!”

Smettila Yushi! Non gli piacevi da mortale, visto che 𝘩𝘢 𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘤𝘤𝘩𝘪 𝘴𝘶 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘦 le figlie del Re tranne te, e certamente non gli interessi ora che mostra a malapena di sopportarti. Basta di sperare che ti veda come una donna invece che come una seccatura!

Ma neppure la ragione la fece tacere. 

“Posso farvi una domanda Generale? È certamente inopportuna, ma confesso che è una curiosità che ho da tempo.”

Pei Ming sospirò. Sentì nelle ossa che sarebbe stata una domanda sgradevole. 

“Avanti, chiedete.”

“Perché non avete mai avuto una relazione con una dea? Ora ce ne sono molto poche tra cui scegliere, ma prima ce n'era un discreto numero, alcune anche molto avvenenti. E disponibili nei vostri riguardi, ve lo posso garantire.”

Lo stava fissando senza alcun impaccio, il tono disteso, come se parlasse della fioritura fuori stagione dei ciliegi. 

“Per gli dei, Maestra… avevate ragione, siete davvero inopportuna.” Pei Ming però stava ridendo.

Quella piccola e imprevista sfacciataggine, unita all’intemperanza di poco prima da parte dell’altrimenti impeccabile Rain Master, stava iniziando a rendere la mattinata parecchio stuzzicante. 

“Non ho problemi a rispondervi.” si affrettò ad aggiungere, quando la vide pronta a scusarsi e fare marcia indietro. “Porto per le dee troppa riverenza per iniziare con una di esse una relazione con intenzioni meno che serie e durature. In secondo luogo, è anche per una questione pratica: avere una possibile Xuan Ji in giro per la Corte sarebbe come avere il diyù in casa. Perciò ho sempre avuto una regola ferrea, mai infranta finora: 𝘭𝘦 𝘶𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪 𝘤𝘦𝘭𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘵𝘰𝘤𝘤𝘢𝘯𝘰.” 

Non era la risposta che Yushi Huang avrebbe voluto, ma era esattamente quella che si era aspettata. Mettere gli occhi su una dea significava fare sul serio, diventare monogamo, e lui non ci pensava proprio. Ma com'era possibile che in quella lunghissima vita non si fosse mai innamorato nemmeno una volta? 

In quell'attimo di silenzio che era calato tra loro lui la fissò, chiedendosi il perché di quella domanda così fuori dall'ordinario. Un'uscita estemporanea, come se ce l'avesse in testa da chissà quanto e avesse l’impellente necessità di esternarla. 

Le aveva risposto con la consueta franchezza, eppure provava un profondo disagio.

Non aveva mai occultato le sue innumerevoli avventure, tanto che si scrivevano romanzi e opere teatrali in merito ma, di fronte a lei, il suo passato di abile amatore di cui era sempre andato fiero sembrava diventare un fardello, di cui avrebbe voluto sbarazzarsi all'istante.

Era per questo che si era rifiutato di approfittare della sua ultima conquista mortale? Perché sapeva che avrebbe avuto difficoltà il giorno dopo a sostenere lo sguardo di Huang così limpido e senza ombre? Eppure, nel cogliere i frutti che la natura gli offriva, non aveva mai visto nulla di sbagliato. Era uno scambio reciproco: le donne gli donavano piacere, e lui lo restituiva con la stessa intensità.

Nello sguardo di Huang non vide biasimo, né condanna. Nulla di nulla.

Perché allora, mentre continuavano a fissarsi in silenzio, sentiva il bisogno di cancellare almeno una buona parte di quel passato? 

Fu lui a riscuotersi per primo. 

“Bè, suppongo di aver dato una risposta chiara alla vostra inconsueta curiosità, ora pensiamo al lavoro e la prossima volta indossate abiti più comodi.” Le disse sbrigativo, voltandole le spalle e indicandole dei secchi di pittura, dei grandi pennelli, una scala e una parete. Le diede istruzioni, mostrandole come fare, e da quel momento ogni argomento personale venne accantonato, anche se nient’affatto bandito dalle loro menti. 

 

 

Mentre Ming si affaccendava a montare i doppi pannelli che avrebbero trasformato un grande ambiente in due locali separati, Huang in cima alla scala verniciava una delle pareti. Era molto precisa, attenta, non trascurava gli angoli e non ignorava eventuali imperfezioni, che ripassava meticolosamente con un nuovo strato di pittura perché apparisse perfetta. 

Pei Ming si avvicinò per controllarne il lavoro. 

Niente da dire, la pittura era stata stesa uniformemente e la superficie era stata dipinta in maniera impeccabile. Peccato fosse stato così cocciuto da non sfruttare prima queste sue qualità. Avrebbero avuto dei tendaggi in meno, ma qualche palazzo verniciato in più. 

Pensò che meritasse un complimento. 

“Sapete Maestra, siete stata davvero abile a--”

Huang sobbalzò per lo spavento. Era così concentrata nel rimbalzare tra il lavoro e i suoi pensieri a senso unico sul bel generale, che la voce di lui le giunse totalmente inaspettata. Nel trasalire mise un piede in fallo e perse l'equilibrio. 

L'uomo la vide piombare giù in una nuvola di seta verde e con uno scatto in avanti la afferrò prima che cadesse a terra.

Era la seconda volta in vita sua che Yushi Huang si ritrovava tra le sue braccia, la terza se si contava anche quella di cui non serbava ricordo perché in fin di vita, ma era la prima in cui si ritrovò ad avvampare in viso col cuore che minacciava di uscirle dal petto. 

“Tutto bene?” Le chiese lui, schiarendosi subito la voce perché gli era uscita maledettamente roca.

“Io… Io… sì. Mettetemi giù per favore!” lo disse con voce stridula causata dal nervosismo. Temeva seriamente potesse udire i battiti impazziti del suo cuore e capire ciò che essi celavano.

“Ma certo, non penserete che ci tenga a trattenervi.” Rispose lui irritato, lasciandola andare bruscamente. 

Dannata donna, possibile che la infastidisse così tanto essere toccata da lui? In fondo l'aveva appena salvata da una rovinosa caduta! 

“E comunque, non c'è di che!” aggiunse contrariato. 

“Oh, avete capito male! Io…”

“Per favore, evitate stupide scuse. Io non piaccio a voi e voi… Bè, voi non piacete a me, un 𝘨𝘳𝘢𝘻𝘪𝘦 per aver salvato il vostro fondoschiena dal doloroso impatto col pavimento sarà più che sufficiente.”

Voi non piacete a me. 

Certo, lo aveva sempre saputo, ma sentirselo dire a così chiare lettere… 

“Certamente. Grazie.” si limitò a rispondere, con l’aria più sdegnosa che riuscì a mettere insieme, per salvare la faccia e ripristinare la giusta distanza tra loro. 

Pei Ming era un sogno proibito che non avrebbe mai trovato riscontro nella realtà. E poi, con tutta la dolorosa onestà: se anche lui avesse improvvisamente deciso di corteggiarla, come avrebbe potuto affiancarsi a quel libertino, senza soffrire le pene del diyù al pensiero delle donne con cui l'avrebbe certamente tradita e di cui tutti avrebbero probabilmente saputo, tranne lei?

Il fato in quel caso giocava a suo favore e non aveva senso cercare di cambiarlo, se teneva all'incolumità del proprio cuore. 

“Fate una pausa. Il vostro palazzo non è lontano da qui, ristoratevi e poi tornate.”

“Non ne ho bisogno Generale.” Fece lei risentita. Non era una donnetta da poco che potesse rimanere scioccata per una semplice caduta!

“Fate come volete, ci vediamo più tardi.” E la lasciò sola. 

La ragazza rimase sconcertata. Si affacciò alla finestra e solo allora si avvide che era ora di pranzo. Aveva fatto di nuovo la figura della sciocca, e ormai sembrava una costante.

Quando lui era presente entrava in modalità autodifesa e finiva per travisare anche le situazioni più banali. Vedeva ogni sua parola come un attacco più o meno diretto, anche quando non ve n'era ragione. 

Insomma era prevenuta, ma lo era per colpa sua! 

Quando era asceso non si erano incontrati per lungo tempo, poiché lei preferiva di gran lunga frequentare i campi e la sua gente piuttosto che l'ambiente falso e frivolo della Capitale, ma poi era inevitabilmente accaduto e Pei Ming ne era certamente rimasto sorpreso. Spiacevolmente, se doveva fare affidamento sull'espressione che gli aveva visto comparire in viso. Non le aveva detto nulla, né chiesto nulla. Le aveva rivolto un cenno del capo come doveroso saluto ed era passato oltre.

Erano state pochissime le volte in cui avevano dovuto condividere gli stessi spazi, poi era accorsa in suo aiuto sul Monte Tonglu e quello sembrava aver peggiorato la situazione. 

Dunque, come poteva non essere maldisposta nei suoi riguardi? Invero, ultimamente sembrava accettare la sua presenza con meno rammarico. Definirlo gentile sarebbe stato esagerato, ma dava perlomeno l'impressione d'essere più disponibile. Nonostante ciò continuava, per un riflesso incondizionato, a diffidare delle sue intenzioni e finiva per apparire una sciocca come in quello specifico caso.

Era una stimata dea, era stata di grande aiuto contro Jun Wu e gestiva un territorio da sola, poi bastavano un bel fisico e un paio d'occhi dorati per farla sentire insicura come una scolaretta. 

Accidenti a lui! 

 

 

Notes:

La mattinata è iniziata con vernice, scala e qualche pennellata di vetriolo. È finita con un salvataggio da manuale e due cuori che fanno finta di battere forte solo per la fatica della giornata.
In realtà credo che oggi qualcuno abbia fatto grandi scoperte: il nostro generalissimo che la sua regola ferrea «le ufficiali celesti non si toccano» non è poi così ferrea. Quanto a Rain Master, che cadere tra le braccia del generalissimo è infinitamente più pericoloso che cadere cadere a terra battendo il sedere.

Potremmo dunque riepilogare così:
1 parete dipinta, 0 infortuni, 1 caduta in braccia proibite, 1 litigio evitato per miracolo.
Se questi sono i ‘progressi’ decantati da Pei Ming alla Corte Celeste, li aspetterà una primavera parecchio movimentata 😏
Se vi piace la mia storia ricordate di lasciatemi un Kudos 💙

Chapter 27: Una questione di coscienza

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

I giorni sull'isola di Acque Nere scorrevano a ritmo serrato, seguendo un rigido protocollo sul quale Hè Xuan non transigeva, nonostante le animate proteste di Shi Qingxuan.

Senza averlo prima avvisato, Hè Sheng aveva iniziato a ridurre gradualmente il mana, che aveva permesso al ragazzo di affrontare il primo periodo d'addestramento senza crollare come una bambola di stracci. Quel piccolo supporto extra aveva evitato soprattutto che si scoraggiasse di fronte ai limiti del suo corpo mortale, ulteriormente appesantiti dall’immobilismo a cui erano stati costretti alcuni suoi arti fino a poche settimane prima.

Era però arrivato il momento per l'ex dio di affrontare la parte più difficile: contare sulle sue sole forze e prendere coscienza di cosa fosse in grado di fare e cosa no, di irrobustire quelle gracili spalle su cui sarebbe ricaduto il peso di un obiettivo assai difficile da raggiungere. Difficile, ma non impossibile. Era buono, onesto e altruista e vedeva opportunità anche dove c'era solo miseria. Hè Xuan aveva visto ascendere gente per molto meno. Doveva solo metterlo nelle condizioni di essere di nuovo se stesso, il resto sarebbe dipeso da lui. Se non fosse riuscito a riconquistarsi lo stato divino, avrebbe almeno potuto vivere una vita dignitosa e lui avrebbe considerato ugualmente assolto il suo compito. 

Dunque gli stava togliendo progressivamente quel quotidiano supporto spirituale e fino a quel momento Shi Qingxuan pareva non essersene accorto. Ogni mattina, pur tra mille preghiere di saltare qualche allenamento in favore di un'altra passeggiata a cavallo, ci metteva uno slancio degno del ragazzo che aveva conosciuto alla Corte Celeste, con un entusiasmo che aveva finito per contagiare anche Huang Yichèn e Xiao Bao e questo forse lo aveva sorpreso più di tutto il resto. 

𝘋𝘰𝘷𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘻𝘢, 𝘘𝘪𝘯𝘨𝘹𝘶𝘢𝘯? 𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘱𝘶𝘰𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘢 𝘦𝘴𝘶𝘣𝘦𝘳𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘦𝘳𝘪 𝘶𝘯 𝘥𝘪𝘰?

Lo invidiava e disprezzava, lo considerava debole e forte allo stesso tempo. Lo confondeva.

Di notte, nella solitudine della sua camera da letto, si scopriva a pensare che sarebbe stato piacevole avere di nuovo un amico con cui poter trascorrere del tempo insieme, con cui condividere il fardello dell'eternità. Aveva già sperimentato cosa significasse avere Shi Qingxuan accanto, ma allora il veleno che aveva dentro gli aveva fatto odiare ogni singolo minuto trascorso a sopportare la sua voce squillante e la sua esuberanza. Non di rado aveva fantasticato di tagliargli la gola per farlo tacere una volta per tutte, salvo poi arrivare a farsi convincere a usare il suo prezioso mana per prendere sembianze femminili e correre qua e là per il Regno Mortale con due ingombranti tette sul petto. Lui una donna! Pfff! Ancora si chiedeva come aveva fatto a farsi convincere. 

Ora lo sapeva. Lo aveva capito col trascorrere di quelle ultime settimane: quell'odio c'era stato, era stato reale ed era innegabile, ma era stato cerebrale, tutto nella sua testa. Non si era accorto, non allora perlomeno, che i suoi sentimenti avevano invece remato al contrario, controcorrente, sfidando l'impetuosità del rancore per i due fratelli Shi. 

Il suo animo aveva lottato per accettare l'amicizia che in modo così spontaneo e innocente Shi Qingxuan gli donava. Non l'aveva fatto, non aveva ceduto, ed era andata com'era andata.

Non c'era giorno da quando Qingxuan era sull'isola, in cui non avrebbe voluto poter tornare indietro e farla pagare solo all'unico responsabile di tutto, suo fratello Wudu, ma il passato non si poteva cambiare e Qingxuan non l'avrebbe comunque perdonato. E se anche per assurdo fosse accaduto, lui stesso non si sarebbe mai potuto assolvere. 

Si era ripetuto che non c'era pericolo, che il suo unico scopo era metterlo in grado di coltivare al meglio delle sue possibilità e che non aveva alcuna importanza quali fossero i sentimenti di Shi Qingxuan verso di lui. Non gli interessava il suo perdono, solo scaricarsi una coscienza che non aveva nemmeno saputo d'avere, finché Hua Cheng non gli aveva mostrato la miserevole vita che conduceva per strada a causa sua.

Lo aveva ribadito anche a Pioggia Cremisi: “È 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘵𝘳𝘢 𝘮𝘦 𝘦 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢, 𝘲𝘶𝘦𝘭 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦 𝘥𝘦𝘤𝘪𝘥𝘦𝘳à 𝘥𝘪 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘶𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘢𝘳à 𝘱𝘪ù 𝘶𝘯 𝘮𝘪𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘣𝘭𝘦𝘮𝘢, 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘦 𝘯𝘦 𝘢𝘯𝘥𝘳à 𝘷𝘪𝘢 𝘥𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵'𝘪𝘴𝘰𝘭𝘢".

Era stato un illuso ed era convinto che l'altro Supremo avesse previsto tutto con largo anticipo.

Forse avrebbe dovuto ingoiare l'orgoglio e chiedergli aiuto, o magari un consiglio. Anche solo l'idea era ridicola e Xue Yu gliel'avrebbe rinfacciato per i secoli a venire. Da solo però non era affatto sicuro di farcela, non adesso che si era innescata una spirale che lo stava trascinando sempre più giù e contro cui lottava ogni singolo giorno. Non era più gravato dall’enorme peso interiore di dover ottenere giustizia per sé e per i suoi cari e sentiva un enorme vuoto, che chiedeva a gran voce d'essere colmato. Ma non poteva, non voleva fosse Shi Qingxuan a farlo. 

Quella mattina a colazione lo osservò da sopra la tazza di tè che stava sorseggiando.

La maschera d'argento ormai era stata accantonata: aveva visto il suo volto al fiume e anche così Shi Qingxuan non l'aveva riconosciuto. A conferma che quando lo aveva tenuto prigioniero era talmente scioccato, e lui talmente trasfigurato dall'odio, che non era tuttora in grado di collegare i suoi lineamenti allo spietato assassino di suo fratello. 

Ogni tanto però qualche piccolo interruttore nella sua testolina scattava, lo capiva da come si bloccava improvvisamente rimanendo assorto per qualche minuto, senza sentire né vedere nient'altro.

Ormai era solo questione di tempo. 

“C'è un motivo particolare per cui questa mattina sembri tanto allegro?” Gli chiese, senza ricambiarne il sorriso. Un giorno lo avrebbe riconosciuto e lo avrebbe ferito di nuovo. Doveva tenerlo a distanza il più possibile, almeno emotivamente. 

“Cerco di esserlo io per entrambi, tu sei sempre così ombroso!” Il viso allegro di Shi Qingxuan mostrò un grazioso finto broncio.

“Però non mi hai detto il motivo per cui ti sei svegliato più euforico del solito.”

“Perché oggi so che mi porterai a cavallo!”

“Ah, sì? E cosa ti fa pensare che oggi la mia risposta sarà diversa?”

“Non lo so. È una splendida giornata, qui al nord non se ne vedono tante di giornate così, è una fine d'inverno insolitamente calda, perché sprecarla?”

𝘕𝘰𝘯 𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘢 𝘯𝘰𝘳𝘥, 𝘉𝘢𝘺𝘶, 𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘢 𝘴𝘶𝘥 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘪ù 𝘢 𝘴𝘶𝘥 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘱𝘶ò. 𝘔𝘢 𝘵𝘶 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘶𝘰𝘪 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘳𝘭𝘰, 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩è 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘶 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘵𝘪 𝘩𝘰 𝘪𝘯𝘨𝘢𝘯𝘯𝘢𝘵𝘰. 

Black Water sospirò. Quel pensiero deprimente, uguale a tanti altri, gli fece venire un’improvvisa voglia di assecondarlo.

“Sai che ti dico? Che hai ragione, oggi andremo di nuovo a cavallo. Contento?” 

Mentre lo diceva abbassò gli occhi pulendo delicatamente la bocca col tovagliolo, vergognandosi per quel piccolo cedimento. Sentì lo stridere dello sgabello e senza neppure il tempo di alzare lo sguardo si ritrovò circondato dalle braccia di Shi Qingxuan, che lo ringraziò stampandogli un sonoro bacio sulla guancia. 

“Qingxuan!” latrò sconvolto, scattando in piedi. 

“Oh, io… mi dispiace! Non credevo che… scusa! È che sono così contento…” 

Era mortificato per l'espressione di sdegno sul volto di Hè Sheng. Quest'ultimo dal canto suo si sentì un verme. Aveva appena finito di pensare quanto fosse pentito dei patimenti inflittigli ed eccolo lì a non perdonargli neppure una piccola manifestazione d'affetto fraterno.

Lui d'altro canto a quell’atteggiamento prorompente non si era mai abituato, lo smodato bisogno di contatto fisico dell'altro lo aveva sempre messo a disagio, già da prima di sapere quale parte avesse avuto il Maestro del Vento nel dramma della sua vita mortale. Non sapeva spiegarlo, se non col fatto che all'epoca, impersonando il ruolo di un altro, quegli abbracci in realtà non erano destinati a lui.

Ritrovato l’abituale distacco, si sedette di nuovo e si scusò: “Perdonami 𝘉𝘢𝘺𝘶, mi hai colto alla sprovvista. Non sono avvezzo a queste cose e perciò sii gentile, limitati ad esprimere a voce la tua gioia, sarà ugualmente efficace." E riuscì a confezionare una piccola smorfia che voleva somigliare a un sorriso. 

Shi Qingxuan annuì, troppo felice all'idea della passeggiata al fiume per prendersela più di tanto.

Aveva già deciso che avrebbe trovato il modo di sciogliere quel pezzo di ghiaccio vestito di nero. Pezzo di ghiaccio in tutti i sensi, aveva scoperto: quando con le labbra gli aveva sfiorato la guancia era stato come toccare una superficie di marmo. Aveva assolutamente bisogno di fargli trascorrere più giornate al sole, che coincideva col desiderio di restare da solo con lui. Non si era chiesto perché lo volesse, era così e basta. 

“Mi piace quando mi chiami 𝘉𝘢𝘺𝘶” gli disse.

“Mh? E perché?”

“Perché è una cosa solo nostra.” Sussurrò in modo un po’ troppo intimo, mentre tornava al suo posto. 

Piccola canaglia! 

Hè Xuan ringraziò la sua impossibilità ad arrossire.

Tuttavia… 

“Non ci credo, He Sheng! Hai le guance rosa! Allora anche tu sei soggetto alle emozioni come una qualsiasi altra divinità, pensavo fossi un'eccezione!” Lo prese in giro Shi Qingxuan. 

“Ma che…!” Black Water si alzò di scatto ed uscì dalla stanza per andare in quella attigua, dove c'era uno specchio in bronzo lucidissimo, che gli rimandò un’immagine che non avrebbe mai creduto di poter vedere: il suo viso era davvero arrossato! 

Il suo mana

Solo i fantasmi più potenti erano in grado, grazie alla loro immensa energia spirituale, di tornare ad avere l'aspetto di quando erano mortali. I loro capelli, la pelle perfetta, il fisico solido, tutto era riconducibile ad essa. Più forte era, più i fantasmi avrebbero potuto assomigliare alla perfetta copia di sé che erano in vita. Ecco perché la sua isola, così come la Città Fantasma, erano popolate di creature strane se non addirittura deformi. Lui ogni giorno sprecava mana prezioso perché attendenti e servitori apparissero come i vice-dei che Shi Qingxuan si aspettava che fossero. 

Ma quello… andava decisamente oltre! 

Si toccò le guance. Erano fredde. Segno che era solo una proiezione, non un vero fenomeno fisiologico, non c'era sangue che scorresse in lui. 

Non ci aveva mai provato ma forse, se avesse voluto, sarebbe persino stato in grado di far battere il suo cuore, anche se certamente a lungo andare gli avrebbe prosciugato quasi tutta la forza vitale.

“Scusa Hè Sheng. Ti ho messo in imbarazzo, non volevo.”

La voce di un sogghignante Shi Qingxuan alle sue spalle lo fece sobbalzare. 

“Invece volevi.” Lo osservò dal riflesso nello specchio, mentre riprendeva il controllo e faceva sparire quella sconveniente manifestazione di debolezza. 

Che risate si sarebbe fatto Hua Cheng a vedere il temibile Acque Nere ridotto alla stregua di un adolescente ai primi turbamenti! 

Shi Qingxuan ebbe il buongusto di chinare colpevolmente la testa, non senza che Hè Xuan gli notasse una smorfia maliziosa su quella sua bocca impertinente. 

Piantala di scherzare col fuoco Bayu. Non hai idea di chi sia la persona con cui stai giocando. 

Fianco a fianco giunsero alle scuderie, il cui odore pungente fece arricciare il naso all'ex Maestro del Vento. 

“Scommetto che in questo momento ti manca il tuo ventaglio!” lo prese in giro l'altro. 

Qingxuan stava per rispondergli, quando lo sguardo gli cadde sul cavallo bianco accanto a Hǎi nù.

“Che meraviglia!” Esclamò, rimanendo però a distanza di sicurezza, piantato nel mezzo del corridoio che separava le due file di stalli. 

“Lei è Mián Yún, una cavalla che mi dicono essere docilissima.”

“È una lei? Io adoro le femmine!” e gli si illuminò il viso. 

"Perché non ti avvicini e le accarezzi il muso? Pare ami le coccole.”

“Proprio come me. Allora andremo certamente d'accordo."

“Lo spero, visto che dovrai cavalcarla.”

“Cosa?! Io da solo su… su di lei?”

“Un dio deve anche saper cavalcare, all'occorrenza.”

“Io non sapevo cavalcare, eppure-” Ma il giovane si bloccò subìto, ricordandosi che la sua ascesa non era avvenuta in modo canonico. 

“Avanti, poche storie. Volevi cavalcare ed eccoci qua!”

“Ma sul TUO cavallo e con TE in groppa!”

“Allora facciamo un patto: nelle prossime due ore monterai in sella a Mián Yún cercando di starci sopra senza cadere –e lo considererò il tuo allenamento di questa mattina– io in cambio mi impegno a portarti con me su Hǎi Nù al fiume, più tardi. Che te ne pare? È un accordo ragionevole."

“Credo che tu sia solo molto abile a raggirare le persone.” Gli fece una linguaccia, ma si accorse dell'espressione colpita di Hè Sheng e pensò di averlo offeso. 

“Scusa, era solo per dire, stavo scherzando!”

“Certamente, non preoccuparti.” Hè Xuan si riprese velocemente, ma inutile dire che quella frase, così apparentemente casuale, era oltremodo appropriata rivolta a lui. 

 

Dopo aver messo i finimenti alla giumenta, la prima difficoltà fu salire in sella, ma fatta qualche prova con una paziente Mián Yún, superò velocemente l'ostacolo.

“L’assetto è molto importante, Fēng Shī”, iniziò quindi a spiegare lo stalliere, Tang Fu, che li aveva seguiti nel recinto. “È l’arte di essere in simbiosi con il cavallo durante il movimento. Semplificando, devi imparare a “sentire il cavallo”: sentirlo nelle sue richieste, nei suoi movimenti e nelle sue necessità.”

Anche Hè Xuan, a terra a fianco dello stalliere, tese le orecchie. Aver montato una volta senza cadere non significava saper portare un cavallo. Visto che per un po’ sarebbe stato quello il loro passatempo, era meglio che approfondisse anche lui l'argomento. Gli mancava cavalcare i 𝘣𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘳𝘢𝘨𝘰𝘯𝘴, soprattutto sott'acqua, ma era troppo rischioso avventurarsi sulla spiaggia. Doveva essere prudente. 

“Nel momento in cui il cavallo si muove”, continuò intanto Tang Fu, “anche alcune parti del nostro corpo inizieranno a muoversi e non riusciremo più a gestirle così facilmente come quando il cavallo è fermo. Chi ci riesce in maniera più naturale vuol dire che ha un buon assetto.”

Seguirono alcune indicazioni pratiche sulla postura in sella: come tenere le gambe, le mani, il bacino, persino la testa. 

Dopo ciò, Hè Xuan si ritenne un miracolato a non essere stato disarcionato appena uscito dalle scuderie. 

Come se gli avesse letto nel pensiero, Tang Fu si rivolse a lui. 

“Hǎi nù vi ha riconosciuto come suo padrone, ve lo dissi l'altra volta. Credo che nemmeno se lo cavalcaste seduto al contrario vi scalcerebbe via.” Rise. 

“Diciamo che non lo metterò alla prova” ribatté Hè Xuan. 

Tang Fu: “In realtà, considerato che lo avete montato senza sella e senza redini, vi siete dimostrato un ottimo cavaliere.”

“Vuol dire che non avevi mai cavalcato prima di allora?” intervenne a quel punto uno stupefatto Shi Qingxuan. “Non avevi forse detto che non è possibile ascendere se non si sa cavalcare?” 

Tang Fu capì di aver fatto una clamorosa gaffe, ma aveva a fianco il maestro dell'inganno, che corresse subito il tiro. 

“Voleva solo dire che non è facile stare seduto su uno stallone al galoppo senza i finimenti e che pertanto mi sono dimostrato bravo. Tutto qui. Metti a cuccia quel tuo cervellino iperattivo e limitati ad ascoltare la lezione.”

Tutto sommato quella spiegazione aveva un senso e Shi Qingxuan si rilassò, chiedendosi perché continuasse involontariamente a cercare prove di qualche misfatto. L'istinto lo portava suo malgrado a cercare parole e sfumature fuori posto, come se intuisse che qualcosa in Hè Sheng non andava. Eppure lui e i suoi servitori ogni giorno erano a sua disposizione perché tornasse ad essere quello che era stato fino a un anno prima. Di che altre prove aveva bisogno a sostegno del fatto che erano brava gente al servizio di Xie Lian?

Le due ore trascorsero velocemente e Shi Qingxuan si divertì, mostrando di possedere una grazia innata nel tenersi in equilibrio sulla cavalla mentre questa andava al passo, anche se Tang Fu lo riprendeva spesso:

“Su la testa, Fēng Shī.”

“Stringi le gambe, Fēng Shī.”

“Schiena dritta, Fēng Shī.”

“Santo cielo Fēng Shī! Ho detto di tenere dritta la testa!”

Hè Xuan era rimasto ad osservarlo tutto il tempo. Si era allontanato solo per un bastoncino d'incenso e una volta tornato nel recinto non aveva dato spiegazioni. 

Appena iniziato il wu shi, erano usciti dal recinto lasciando che Tang Fu riportasse Mián Yún alla stalla. Poco dopo lo stalliere tornò con uno scalpitante Hǎi nù. 

“Non è felice d'essere stato sellato, vedo.” Commentò Black Water. 

“Decisamente no. Ho faticato a farlo uscire dalla stalla, ma una volta fuori si è calmato un po’ non appena vi ha visto. Credo abbia capito che oggi dovrà servire voi.”

Hè Xuan gli accarezzò il muso. 

“Vuoi provare a toccarlo?” Disse a Shi Qingxuan. 

“Non mi addenterà la mano?”

“Ma che dici! Se non si è rifiutato di averti in groppa l'altra volta, non vedo perché dovrebbe morderti ora. Da’ qua!”

Afferrò la mano che Qingxuan gli stava porgendo poco convinto, la portò delicatamente sul muso di Hǎi nù e la coprì con la propria, in modo che l'animale avesse un punto di riferimento familiare. 

Nonostante non fosse stato fatto con intenzione, il contatto fu comunque molto intimo e fece arrossire vistosamente il ragazzo, mettendo così in imbarazzo anche Hè Xuan. D'altronde Hǎi nù sembrava gradire e così nessuno dei due osò togliere la propria mano. 

Hè Xuan lo aiutò poi a salire sullo splendido stallone, a cavalcioni questa volta, e gli si mise dietro afferrando le redini. 

In quel mentre arrivò un trafelato Huang Yichèn, che porse loro un cesto di vimini rettangolare.

“Come avete ordinato.” Disse. 

“Passalo a lui.”

E Huang Yichèn aiutò Shi Qingxuan a sistemarselo davanti, per poi tornare verso il maniero. 

“Tu tieni quello, io terrò te”, lo istruì. 

“Che cos'è?” 

“Volevi approfittare della giornata calda e ho pensato potessi trovare divertente pranzare al fiume.”

“Ecco dov'eri andato prima!”

En”.

L'altro si voltò di scatto per cercare d’abbracciarlo, felice dell'inatteso regalo, ma provvidenzialmente intervenne uno scarto nervoso del purosangue, che terrorizzò Qingxuan al punto che tornò immediatamente nella posizione di partenza, rigido come un pilastro di giada.

"Come ti è venuta questa splendida idea?” Gli chiese allora elettrizzato, una volta avviati al passo sul sentiero. 

“Sembravi contento di andare al fiume stamattina e lo eri anche in sella a Mián Yún nonostante i rimproveri di Tang Fu. Ho immaginato che sarebbe stato come aggiungere fiori su una seta.”

“Fantastico! Davvero fantastico!”

“Non ti agitare che innervosisci di nuovo Hǎi nù.”

“Scusa, scusa.”

Rimase eretto in sella così come gli era stato insegnato e di questo Black Water ringraziò il 𝘥𝘪𝘺𝘶, perché limitava di molto il contatto fisico tra loro. 

Da quando lo aveva portato su quell'isola di peso, era la prima volta che lo vedeva così felice e questo gli regalava un senso di soddisfazione che gli era estraneo da quando era diventato un fantasma. Neppure la vendetta aveva avuto quel sapore dolce. 

Gli stava succedendo qualcosa. Qualcosa di cui si era accorto fin dai primi giorni e che, nonostante la strenua resistenza, stava abbattendo le sue barriere. 

La manifestazione più ovvia di quel qualcosa l'aveva avuta quella mattina, ma da molto prima lo spettro dei colori percepibile dalla sua mente si era arricchito di tonalità e sfumature che fino a poco prima gli erano risultate estranee. Da quando il fogliame su quel sentiero era così verde? E da quando l'acqua del fiume aveva assunto quella gradazione che al sole lo faceva sembrare una lunga stuoia di smeraldi? 

Ma non erano solo i colori. C'era altro. 

Era felice se lui era felice. Scontento se lui era giù di corda. In imbarazzo per una frase maliziosa o se si toccavano per sbaglio. 

𝘋𝘦𝘪 𝘮𝘢𝘭𝘦𝘥𝘦𝘵𝘵𝘪, 𝘱𝘶𝘯𝘪𝘵𝘦𝘮𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘵𝘦, 𝘮𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘧𝘢𝘵𝘦𝘮𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰!

Quasi in risposta a quella silenziosa e disperata preghiera, il cavallo emise un basso nitrito. 

“Accarezzalo Bayu. Tranquillizzalo.”

Shi Qingxuan obbedì e passò un palmo sul setoso manto nero. 

“Perché si è innervosito?”

“Credo sia per colpa mia.”

“E tu Hè-Xiong perché sei nervoso?”

“Non ha importanza Qingxuan. Non ne ha, davvero.”

“Non voglio che tu sia triste o arrabbiato proprio oggi.”

“Non sono né triste né arrabbiato, stai tranquillo.”

“Allora sei preoccupato.” E si adagiò contro il petto di Hè Xuan, perché dopo due ore di cavalcata su Mián Yún, a Shi Qingxuan aveva iniziato a dolere la schiena. 

Era così piacevole stare appoggiato su di lui…

Anche l'altra volta, quando si era sentito circondare dalle sue braccia in un gesto protettivo, aveva provato una strana sensazione. Strana, ma gradevole. Forse più che gradevole, ma non sapeva che aggettivo usare, perché non capiva nemmeno lui cosa fosse. Non erano molte le persone che lo avevano abbracciato. Sua madre, suo padre, in misura minore suo fratello, e certamente ne aveva avuto una percezione diversa e in quel caso “gradevole” era il termine giusto. Anche aver abbracciato Xie Lian e Hua Cheng all’inaugurazione del santuario lo era stato. Ma con Hè Sheng era diverso. Si svegliava la mattina contento perché lo avrebbe visto, perché avrebbero trascorso la giornata insieme. Non c'era fatica a cui non si sarebbe sottoposto, se fosse stato sotto quello sguardo che aveva il colore del mare in tempesta. 

Forse qualcosa di simile l'aveva provata per Ming Yi, ma non ne era certo. Ming Yi non si era mai fatto abbracciare, quando gli si era buttato addosso giocoso era stato sempre respinto bruscamente. Certo, ora ne conosceva il motivo, ma non era davvero in grado di dirsi se le sensazioni provate erano le stesse. Non aveva nemmeno una grande importanza dopotutto, era storia passata.

Quello invece era il presente e perciò abbandonò il capo sul suo petto con un ingenuo sospiro soddisfatto. 

Se avesse potuto, il Re Fantasma invece l'avrebbe scaraventato giù di sella, ma rischiava di rompergli di nuovo un braccio o una gamba, vanificando il lavoro svolto fino a quel momento. Dovette perciò limitarsi a stringere i denti per respingere lo strano languore che lo stava pervadendo, per non circondarlo con le braccia come aveva fatto la volta precedente, un gesto di cui si era pentito ad ogni metro guadagnato dal cavallo verso la stalla.

Perché era lì che aveva finalmente realizzato. Con il calore del corpo di Qingxuan contro il suo, aveva capito di essere perduto.

 

 

La temperatura in quella seconda settimana di marzo, su al nord si sarebbe avuta solo a maggio. Perciò quando scese da cavallo e andò verso riva, Shi Qingxuan era euforico. Non aveva mai particolarmente amato l'inverno da mortale, ma da mendicante lo aveva detestato con tutto se stesso. Continuava a trovare strana una temperatura così elevata per il periodo e persino la vegetazione sembrava insolita, ma raggiante com'era non vi dedicò più di un fugace pensiero. L'acqua, che in quel punto scorreva placida, era cristallina e dava l'impressione di non essere troppo profonda. 

“Hai mai fatto il bagno nel fiume?” Chiese alzando la voce, mentre Hè Xuan, più lontano, legava Hǎi nù a un albero. 

Praticamente ci vivo in acqua, pensò tra sé Acque Nere, rendendosi conto che era da settimane che non immergeva nemmeno un piede in mare. 

“Sì, spesso.” gli rispose. “Ma non da quando ci sei tu. Non ne ho avuto il tempo.”

Shi Qingxuan lo raggiunse di nuovo. 

“Allora facciamo un bagno, dopo?”

“A stomaco pieno non è consigliabile immergersi nell'acqua fredda. E quella, credimi, è molto fredda.”

“Facciamolo prima allora.”

Prima sarebbe adesso. È quasi mezzogiorno.”

“Abbiamo fretta di tornare indietro?”

“Non direi.”

“Allora basta chiacchiere!” E iniziò a slacciarsi la cintura della tunica. Solo a quel punto Hè Xuan realizzò le implicazioni di un bagno nel fiume con lui. 

“Forse non è una buona idea Bayu, se ti ammali non potremo rispettare il programma dell'addestramento.” Tentò, suonando assai poco convincente alle sue stesse orecchie. 

“Ma tu sei abituato a gestire la tua vita immortale con calcoli e schemi? Non ti permetti mai di lasciare le cose al caso?” obiettò l'altro. 

Per non doverlo guardare, mentre cercava una risposta plausibile al perché non fosse disposto a giocare col caso, tirò fuori dal cesto una coperta che stese all'ombra degli alberi, poco lontano dalla riva. 

Allargò la tunica e si sedette, con la schiena appoggiata a un tronco e le gambe distese, fasciate nei morbidi pantaloni neri infilati sotto agli stivali.

Stava diventando tutto una maledetta complicazione. 

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧À

 

Wu Shi: orario compreso tra le 11 e le 13.

Equitazione: informazioni prese da www.scuderiacavalcare.it

Aggiungere fiori su una seta 錦上添花: è un'espressione cinese, si pensa risalente alla dinastia Song, il cui significato è "rendere qualcosa di già bello ancora più bello", oppure "aggiungere il tocco finale". In italiano, un'espressione equivalente potrebbe essere "mettere la ciliegina sulla torta”.

 

 

 

Notes:

Ma rieccoci, cari lettori (tanti, rispetto ai kudos e ai commenti: non vergognatevi di dire la vostra su questa fic, se vi piace o non vi piace, cosa vorreste e cosa non vorreste mai, o di mostrare il vostro apprezzamento con un bel cuoricino, benzina per un autore 💪).
Dopo la pausa di una settimana per ricaricare le batterie, e la fantasia, siamo di nuovo qui e questa volta al caldo di un'isola del sud.
Avevamo lasciato il tenebroso Hè Xuan con un piano semplice (si fa per dire): raddrizzare Qingxuan, allenarlo, fargli smaltire un anno di pigrizia e poi spedirlo via come pacco postale senza ricevuta di ritorno. Invece eccolo qua: il Re Fantasma delle Acque Nere ridotto a chiedersi perché le foglie siano così verdi e perché gli venga da stringere qualcuno invece di affogarlo nel fiume (e qui, diamo tempo al tempo 😏).
Il vero colpo di scena non è la cavalcata, né il picnic, ma la scoperta che l’orgoglio e la ragione non servono a nulla quando il cuore (che non batte, se battesse pure... eeeehhhh!) decide di iscriversi a un corso accelerato di sentimenti 🥰
Comunque se pensavate che il momento più drammatico del capitolo fosse il pensiero di Hè Xuan “sono perduto”… vi siete sbagliati. La vera tragedia è stata convincere Shi Qingxuan a salire sulla cavalla senza urlare come se lo stessero portando al patibolo. Io c'ero e, ve lo giuro!, ho avuto compassione del povero Black Water 😂 ma anche questa alla fine è stata superata 💪
Cosa accadrà ora? Sarà un picnic tranquillo o ci aspettano scintille? In un bosco, una scintilla può trasformarsi in incendio e l'acqua del fiume potrebbe non bastare a spegnerlo... 😉
Alla prossima!

Chapter 28: Seguendo il vento e la marea

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

Seduto con la schiena appoggiata a un tronco e le gambe distese, Hè Xuan lo squadrò dal basso. 

“Se proprio vuoi andare a farti una nuotata vai pure allora, ma rimani qui davanti e fa' attenzione, l'acqua è davvero gelida.” 

“Ma dai! Non è divertente da solo!” Si lagnò Shi Qingxuan. 

L'altro allora cercò di deviare il discorso su terreni meno infidi. 

“Alle scuderie hai detto una cosa interessante. Che adori le femmine. Avrai avuto un sacco di ragazze allora, anche se immagino non quante il generale Ming Guang.”

Sapeva già che non era così. Aveva capito che quella frase era riferita ad altro, ma al momento gli sembrò un buon diversivo per distoglierlo dall'idea di immergersi insieme. 

Arrivò infatti un diniego immediato, accompagnato da una smorfia: "Bu shi” 

“Oh… Non ti piacciono le signore, quindi? Eppure avevi detto-”

“Quando ho detto che adoro le femmine era riferito al mio passato. Mi trasformavo spesso quando ero il Maestro del Vento, i mortali mi veneravano in forma femminile e in quella sembianze i miei poteri erano maggiori. E poi mi sentivo a mio agio.” 

“A tuo agio con due…” e Black Water con un ghigno mimò un grosso seno con le mani.

“Il mio non era così grosso!” rise. “Comunque no, non mi dava fastidio, come ti dicevo mi sentivo a mio agio. Era Ming-Xiong semmai ad avere problemi, quando diventava una donna le aveva davvero grandi.” Il sorriso gli si spense all'istante. 

“Non parlare di lui, se non ti piace.” 

“Al contrario, ho dei bei ricordi che lo riguardano. Quello che davvero non mi piace è che sono ricordi belli solo per me.”  Si sedette anche lui sulla coperta rossa.  “Ero sinceramente affezionato a Ming Yi, ma se non altro ora mi è chiaro perché mi frequentasse e allo stesso tempo fosse così scorbutico. Però non è di quello che serbo brutti ricordi. È Acque Nere a popolare i miei incubi. Ovunque si trovi ora, so che ha odiato ogni minuto trascorso con me in quelle vesti. Ha odiato ME. Forse mi detesta tuttora ed è pentito di avermi lasciato in vita. Se un giorno dovessi ascendere di nuovo, lo cercherò e lo affronterò.”

Quelle parole colpirono profondamente Hè Xuan.

Voleva addirittura ucciderlo? 

Shi Qingxuan non avrebbe dovuto andare lontano per cercarlo, perché la sua copertura presto o tardi sarebbe saltata e se lo sarebbe trovato proprio di fronte, a portata di mano, e questa era una cosa certa come il sole che splendeva su di loro in quel momento. 

Shi Qingxuan non avrebbe mai potuto farcela naturalmente, non c'era addestramento che potesse trasformarlo in un dio marziale, ma non per questo si sentiva meno turbato.

Sapere una volta di più quale profondo risentimento si annidasse nel suo petto, saperlo ora che lui aveva invece iniziato a intuire ciò che si agitava nel proprio, era qualcosa che gli faceva male. Una pugnalata dritta allo stomaco. 

“Non farlo.” Lo ammonì. “Hai già avuto uno scontro con lui e ne sei uscito a pezzi. Non puoi semplicemente ignorarne l'esistenza? È un Supremo, nemmeno Hua Cheng o Xie Lian avrebbero molte possibilità di ucciderlo.”

“Ucciderlo? Ma io non voglio questo!” Esclamò sorpreso Shi Qingxuan e proseguì: “Santi dei, sarebbe un suicidio da parte mia! E poi… io non lo voglio morto.”

Difficile descrivere cosa provò Hè Xuan a sentire quella serafica ammissione. Si era trovato catapultato dall'inferno al paradiso in un attimo.

Era frastornato. 

C'era dunque la speranza che una volta uscito allo scoperto, non vedesse nei suoi occhi il rancore che avrebbe meritato? 

La malefica ragione però prese il sopravvento: sicuramente parlava senza rendersi pienamente conto di ciò che diceva. Forse credeva di non disprezzarlo, ma l'aver impersonato Earth Master per ben tre secoli, aver strappato la testa di Shi Wudu con inaudita ferocia davanti a lui, averlo torturato e ora addirittura rapito per sottoporlo a una riabilitazione contro la sua stessa volontà, mentendogli ancora… L'elenco era talmente lungo, che anche solo richiamarlo alla memoria gli faceva girare la testa. 

Non dubitava che Shi Qingxuan fosse in buona fede, ma i suoi veri sentimenti sarebbero emersi solo quando si sarebbe trovato davvero faccia a faccia con il famigerato Black Water e allora non sarebbe stata la pacifica resa dei conti che il giovane cultore ingenuamente immaginava.

Shi Qingxuan riprese con calma, ignaro del maremoto che aveva scatenato nel suo affascinante interlocutore: “Voglio solo capire perché mi ha lasciato vivere. So perché ha ucciso mio fratello, ma perché ha risparmiato me?”

“Cosa vorresti sentirti dire, 𝘉𝘢𝘺𝘶?” gli chiese Hè Xuan un po’ troppo aggressivo, ma se il ragazzo lo notò, non gli diede peso.

“Che tra noi non è stata proprio tutta una menzogna. Solo questo.”

Hè Xuan scosse la testa con una smorfia ironica. “𝘗𝘧𝘧𝘧… E se anche te lo dicesse? Se affermasse che ti ha lasciato in vita perché in fondo ci teneva a te, in che modo cambierebbe quello che ti ha fatto?”

“Cambierebbe tutto”, rispose serio. 

Hè Xuan alzò le sopracciglia. 

“Per i maledetti dei, Qingxuan! Ha ucciso tuo fratello e hai subìto tu stesso la sua vendetta. Davvero saresti in grado di perdonarlo?!”

“Ma io non ho niente da dovergli perdonare!” s’infervorò. “Amavo mio fratello, era la persona più importante della mia vita, ma ha commesso un reato sia in Cielo che in Terra, portandomi con sé con l'inganno nel Regno Superiore. A pagarne le conseguenze sono stati un uomo innocente e tutta la sua famiglia. Chi deve perdonare chi, in realtà, Hè Sheng? Forse dovrei addirittura scusarmi io, per me e soprattutto per Shi Wudu!" 

“Sei completamente impazzito…” mormorò incredulo, incrociando le braccia sulle ginocchia e nascondendoci la testa, sentendo suo malgrado uno strano e impossibile calore allargarsi nel petto. Stava arrossendo di nuovo? Ma cosa diavolo gli stava succedendo? 

Shi Qingxuan parlava come un pacifico cultore taoista, come un monaco ascetico vedeva solo il buono, rigettando il male. Somigliava a quell'idiota di Xie Lian in questo, ma era sicuro che le fiamme nei suoi occhi, almeno quelle, lui le ricordasse bene lì, da qualche parte in quella sua caotica testolina.

Forse, sospettò, se dopo tutto ancora non aveva riconosciuto né lui né il posto in cui era stato tenuto prigioniero, le sue iridi rosse colme di brutale bestialità erano allora l'unica cosa che gli avrebbe restituito la memoria.

Avrebbe voluto alzare lo sguardo in quell'istante e mostrargli chi era, cos'era davvero.

Lui non era Ming Yi, Earth Master era stato  solo un ruolo che aveva recitato, in un corpo con un aspetto che non gli apparteneva, mentre nella sua fantasia Shi Qingxuan continuava a confonderli, a mischiarli come se fossero stati un’unica persona con abiti diversi. Non era così e questo lui sembrava non essere in grado d’accettarlo. 

L’aver ucciso colui che era stato la causa della propria morte e di quella dei suoi cari, dopo che a ciascuno di loro era stato riservato il più spietato dei destini, era una cosa di cui non si sarebbe pentito mai. Davanti alle urne con i miseri resti della sua famiglia, avrebbe strappato la testa di Shi Wudu altre mille volte, anche in quel preciso istante. Se Shi Wudu fosse improvvisamente riapparso tra loro, non avrebbe esitato un attimo, neppure con suo fratello presente. Ecco, questo era quello che li avrebbe tenuti divisi per l'eternità. 

“... Ma non ce ne sarà mai l'occasione, suppongo”, stava intanto continuando a dire Shi Qingxuan, “probabilmente non riuscirò più ad ascendere e, anche se capitasse, non vorrà mai incontrarmi. Per lui sono un capitolo chiuso.”

Oh Bayu, quanto ti sbagli…

Poi il giovane concluse: “Ho un solo desiderio: vorrei conoscerlo nella sua vera forma, perché non ricordo quasi nulla di lui. Vorrei incontrarlo e trovarlo non più arrabbiato, ma sereno per aver avuto la sua giustizia. Guardarlo e chiedergli se davvero per lui sono stato solo un mezzo per raggiungere lo scopo, o se lungo il percorso ha iniziato a provare almeno un po’ di affetto per me.”

Hè Xuan si alzò. Non riusciva più ad ascoltarlo, nemmeno a stargli vicino. 

Avrebbe voluto gridargli che no, alla fine per lui non era stato solo un mezzo per raggiungere lo scopo, che però questo non aveva alcuna importanza, perché per il resto dei suoi giorni avrebbe avuto le urne con le ceneri della sua famiglia a ricordargli che il Maestro del Vento era ancora il nemico. E non importava se era un nemico incolpevole.

Lo aveva lasciato vivere e lo stava aiutando a riavere ciò che gli aveva tolto, ed era già più di quello che le anime dei suoi familiari potessero tollerare. Desiderare qualcosa più di questo era follia pura, un affronto al loro ricordo e una sfida agli dei. Un sacrilegio che avrebbe popolato le sue notti di incubi che lo avrebbero tormentato per l'eternità. 

“A pensarci bene ho cambiato idea sul bagno. Sta iniziando a fare un po’ caldo.” Disse bruscamente. 

Tutto, pur di farlo tacere, pur di non dover sentire altro.

Avvertiva la terra franargli sotto i piedi.

Aveva il bisogno soffocante di scendere in spiaggia e montare uno dei dragoni per farsi portare lontano, al largo, in mezzo al nulla. Nuotare, fino a sfinirsi, fino a stordirsi, e poi farsi riportare a riva e rimanere disteso sulla sabbia senza più un pensiero in testa, senza più lui in testa… 

Si tolse l'hanfu nero e lo lanciò con negligenza sulla coperta assieme alla cintura, i gesti erano nervosi, il volto contratto. Sentiva ardere i suoi occhi, se Shi Qingxuan avesse incrociato il suo sguardo in quel momento avrebbe visto quelle braci fiammeggiare, avrebbe ricordato tutto e posto fine a quella situazione delirante.

Tenne lo sguardo fisso verso il corso d'acqua, mentre in perfetto equilibrio si tolse prima uno stivale e poi l'altro e le fasce che avvolgevano i polpacci. Si tolse anche la casacca nera senza maniche e rimase con solo i pantaloni.

Senza una parola, si avviò a passo svelto verso il fiume e vi si immerse, l'acqua gelida lo avvolse completamente. Il freddo improvviso lo colpì come la scarica di un fulmine e, anche se per pochi e brevi attimi, ogni assillo fu scacciato via, assieme all'immagine di lui. 

Di tutto quel fermento interiore Shi Qingxuan pareva beatamente ignaro. Perciò, felice che il cosiddetto 𝘧𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘤𝘦𝘭𝘦𝘴𝘵𝘦 avesse cambiato idea sulla nuotata, si affrettò a spogliarsi e a raggiungerlo, rimanendo a sua volta in pantaloni. 

Il fiume in quel punto non era troppo ampio né pareva troppo profondo, raggiungere la riva opposta non sembrava rappresentare un problema. Lui non era un abile nuotatore, ma ad arrivare dall’altra parte non avrebbe avuto problemi, raggiungendo così Hè Sheng che nel frattempo aveva già compiuto la traversata. Era seduto all'ombra, puntellato sulle mani con il bel volto pallido rivolto verso il cielo, ad occhi chiusi. 

Ebbe la bella pensata di scendere un po’ più a valle, giusto un centinaio di metri, per poter guadare lontano da Hè Sheng e arrivargli da dietro, per coglierlo di sorpresa.

Fu questione di un attimo: arrivato nuotando proprio al centro del fiume, dove aveva già intuito che l'acqua era più profonda rispetto a dove avevano steso la coperta, si sentì improvvisamente trascinare giù. Fece in tempo ad emettere un breve grido prima di essere risucchiato sotto. 

Hè Xuan udì qualcosa, ma aprendo gli occhi di scatto non vide nulla, né in acqua né a riva. 

Cazzo!

“Shi Qingxuan! Dove ti sei cacciato?!”

Ma in risposta solo il silenzio spezzato dal frinire delle cicale. 

“Maledizione! Shi Qingxuan!” chiamò. 

E tutto all'improvviso fu chiaro. 

Ti prego, fa’ non sia stato così stupido!

Corse in acqua e si tuffò seguendo la direzione della corrente, che in realtà era piuttosto debole, almeno in superficie. Era nel suo elemento naturale e anche se ad un certo punto la visibilità non era più così netta, non ebbe difficoltà a scorgere un’indistinta chiazza bianca trattenuta sul fondale e trascinata via. 

Gli ci vollero pochi secondi per raggiungerla: afferrò il corpo inerme per la vita e lo trascinò in superficie. 

“Shi Qingxuan! Shi Qingxuan!” Lo schiaffeggiò leggermente, ma non diede segno di vita. Le labbra erano viola. 

Cazzo! Cazzo! Cazzo!

Lo afferrò più saldamente e iniziò a nuotare velocemente verso riva. 

Lo adagiò sulla coperta e iniziò il massaggio cardiaco. 

“Avanti, stupido idiota, non puoi farmi questo!”

Compresse il torace svariate volte e insufflò aria nei polmoni. Era gelido e si maledì di non poter usare il proprio corpo per scaldarlo. Riprese il massaggio cardiaco e tornò sulla sua bocca per soffiare aria. 

All'improvviso si ritrovò a fissare dritto in un paio di iridi verde mare che lo guardavano sgomente. 

Dopo un secondo di totale confusione, fece un salto all'indietro, ritrovandosi col sedere per terra. I capelli fradici appiccicati al volto e alle spalle, il fermaglio finito chissà dove. 

“Stai… stai bene?” chiese Hè Xuan.

“Credo che… aah, mi viene da vomitare!” e Qingxuan si voltò giusto in tempo per espellere un fiotto d'acqua, poi si mise seduto. 

“Accidenti…” disse solo, gli occhi un po’ arrossati. 

Black Water lo fece alzare e afferrò il suo hanfu nero, con cui cercò di asciugarlo meglio che poteva, poi trascinò la coperta al sole e lo fece sedere, avvolgendolo nella tunica bianca di lui.

Si sedette a sua volta, infilandosi la casacca nera, l'unico indumento asciutto che gli era rimasto. 

Shi Qingxuan si sostenne il mento con una mano. “Ho bagnato i tuoi vestiti”, disse osservando il mucchietto di stoffa fradicio gettato con noncuranza sull'erba. 

“È tutto quello che hai da dire?! Ma cosa ti è saltato in testa?! Ho chiuso gli occhi un minuto, un minuto solo, e tu che fai? Cerchi il punto più pericoloso da guadare. Aaah, 𝘨𝘢𝘪𝘴𝘪, mi farai dissolvere!”

“Eri davvero preoccupato per me?” chiese speranzoso. 

Hè Xuan distolse lo sguardo: “Certo che lo ero, che diamine! Hua Cheng e Xie Lian mi spellerebbero vivo se ti succedesse qualcosa.”

E quella non era sicuramente una bugia: se fosse accaduto davvero, si sarebbe consegnato spontaneamente nelle mani di Pioggia Cremisi, il quale probabilmente l'avrebbe sottoposto al lingchi. O forse più sadicamente l'avrebbe dilaniato attraverso il wǔ xíng. Nessuno aveva idea di quanto potesse essere perverso Hua Cheng quando era incazzato. 

Ma Shi Qingxuan non era soddisfatto e indagò ancora: “Solo per questo? Mi hai salvato solo perché hai paura di Xue Yu?”

“Non ho paura di lui, figurati! Ma mi hanno dato un compito da portare a termine, hai idea del casino che scoppierebbe se tu morissi mentre sei sotto la mia responsabilità?” Sbuffò sonoramente e si stese per asciugarsi, chiudendo gli occhi. 

Era sempre il solito cucciolo in cerca di rassicurazioni. Cosa sperava di sentirsi dire? Che il suo cuore immobile l'aveva gettato nel panico? Che il suo corpo freddo lo aveva riempito di terrore? Che la sensazione lasciata dal contatto tra le loro labbra, nonostante l'urgenza del momento, ce l'aveva ancora impressa sulle sue? 

Quasi stessero pensando la stessa cosa, Shi Qingxuan si portò le dita a sfiorarsi la bocca. Quando aveva aperto gli occhi e lo aveva visto, e sentito, su di sé, era troppo confuso per avere una qualsiasi reazione che non fosse di smarrimento, ma ora… 

“Grazie.”

“Mh?”

“Grazie per avermi tirato fuori da lì. Io non so davvero cosa sia successo.”

Era affranto per aver rovinato quella meravigliosa giornata. 

“È successo quello che accade sempre quando non si presta la dovuta cautela e si fa di testa propria. Nei fiumi in alcuni punti si formano dei mulinelli ed è rischioso, ma è anche colpa mia. Ho dato per scontato che avresti attraversato qui dove non c'era alcun pericolo, non avrei dovuto distogliere l'attenzione da te.”

“Mi dispiace.” ripeté il ragazzo. Non sapeva cos'altro dire. 

“Lascia stare. Solo, non prendere più iniziative.”

Si voltò e si mise prono, tenendo il viso voltato dall'altra parte per scoraggiarlo dal continuare la conversazione. Aveva bisogno di riprendersi, quei concitati minuti di salvataggio lo avevano scosso più di quanto volesse ammettere. 

Il clima quel giorno era perfetto: né troppo caldo né troppo freddo, ottimo per lui. I fantasmi tendevano a rifuggire sole e caldo, ma in effetti Hè Xuan in quel momento aveva trovato la condizione ideale. Il pensiero di rientrare nel suo freddo palazzo quasi lo deprimeva. Una sensazione che stava sperimentando sempre più di frequente. Straniante.

Quando si accorse di avere la postura ancora rigida, cercò di rilassare le membra per godersi appieno quella pace. 

Shi Qingxuan lo osservò. Voleva sdebitarsi e in qualche modo farsi perdonare per averlo messo in difficoltà. Guardando quella spalle ampie, bianche e lisce, propose: “Ti va se ti aiuto a rilassarti un po’ con un massaggio? Sono bravo, Shi Wudu me lo diceva sempre.”

Hè Xuan tornò ad irrigidirsi all'istante e l'altro lo vide dalla contrazione dei bicipiti. 

“Se mi tocchi ti spezzo le dita.” Ringhiò. 

“Oh… hǎo ba.”

Lasciò vagare lo sguardo intorno, mordendosi distrattamente la pellicina di un dito, ma poi tornò nuovamente su di lui. 

Sembrava esattamente ciò che diceva di essere, una divinità. I pantaloni inzuppati gli aderivano alle gambe come una seconda pelle, delineando il contorno delle cosce muscolose. 

Shi Qingxuan deglutì. Risalì con lo sguardo fino ai glutei sodi, si vergognò e tornò a concentrare l'interesse verso il corso d'acqua davanti a loro.

Perché si sentiva così strano? Perché desiderava guardarlo e guardarlo gli causava quel profondo turbamento? 

“Sento da qui che sei agitato. Vuoi mangiare? O preferisci finire di asciugarti, prima?”

Non sentendo arrivare risposta Hè Xuan girò la testa e lo vide sospettosamente immobile a fissare il nulla. 

Si tirò su a sedere e si accorse che aveva gli occhi lucidi. 

“Shi Qingxuan…” Gli sfiorò una spalla, ma l'altro con uno scarto rifiutò il contatto.

“Ma che ti prende?” poi vide una silenziosa lacrima scivolare giù. 

“Per il 𝘥𝘪𝘺𝘶, Shi Qingxuan… sei scosso per quel che è accaduto? È tutto a posto, sta' tranquillo. Dai, vieni qui.” Lo attirò a sé, mettendogli un braccio attorno alle spalle. 

Perché dimenticava sempre di quanto quel ragazzo fosse sensibile? Tra l'altro era tecnicamente morto per un minuto abbondante, quindi aveva tutte le ragioni per sentirsi traumatizzato. 

Solo che quello che voleva essere un gesto amichevole, consolatorio, si rivelò una trappola. 

Shi Qingxuan ricambiò la stretta, circondandogli a sua volta la vita, e se nell'armeria le emozioni represse erano affiorate, ora rischiarono di straripare.

Avevano entrambi pochi abiti addosso, la loro pelle a contatto fremeva. Bolliva quella di Shi Qingxuan nonostante fosse quasi assiderato fino a poco prima, bolliva quella di Hè Xuan scaldato dal calore dell'altro. Quest'ultimo avrebbe dovuto tirarsi indietro, staccarsi e porre termine a quel sottile martirio dei sensi, ma quella lacrima chiedeva conforto e non osò. Era rigido e pronto ad allontanarlo da sé non appena l'avesse ritenuto il momento giusto. 

Invece, senza preavviso, Shi Qingxuan alzò il viso su di lui e i loro occhi si incontrarono. 

Hè Xuan si paralizzò completamente. 

Avvertì distintamente il pericolo, ma non seppe reagire. Quello dei sentimenti era un terreno su cui non lottava da troppi secoli e non è che prima ci avesse combattuto chissà quali battaglie. 

Shi Qingxuan si eresse un pochino e posò le labbra sulle sue, delicatamente, attendendo di essere respinto. Teneva gli occhi chiusi, per pudore, per timore, aspettandosi d'essere allontanato bruscamente. Stava rovinando tutto, lo sapeva, ma era così confuso, così smarrito per il groviglio di emozioni che si agitava in lui. Era stato sul punto di affogare, in acqua sì, ma anche su quella coperta, dove Hè Xuan disteso in tutta la sua bellezza lo aveva disorientato. Non sapeva quello che faceva, ma nondimeno voleva farlo. 

A Hè Xuan mancò il fiato. Lui al contrario era ad occhi spalancati e stava combattendo una battaglia che sentiva già persa. Lo sentiva in ogni fibra del suo corpo teso allo spasmo, in ogni brivido che gli correva lungo la schiena. Con un gemito frustrato gli afferrò con violenza i capelli e affondò in quella bocca di prepotenza, con l'impeto di chi dopo essere stato giorni senza bere, si vede offerta una brocca d'acqua pura. 

Shi Qingxuan era impreparato a quella reazione e sgranò per un attimo gli occhi, per richiuderli subito e abbandonarsi a quella girandola di sensazioni mai provate.

Era il suo primo bellissimo, incredibile, meraviglioso bacio. 

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧À

Polpacci fasciati: fasciarsi polpacci e caviglie era una misura di protezione. La loro funzione principale era quella di ridurre la possibilità di lesioni alle gambe durante le marce e i combattimenti dei soldati. (Fonte: baike.baidu.com)

Lingchi e wǔ xíng: sono due tipi di tortura in voga nell'antica Cina. Il lingchi era un macabro metodo di esecuzione in uso dal X sec. d.C. fino al 1905, in cui le vittime venivano fatte a pezzi un po’ per volta fino alla morte (Fonte: Allthatsinteresting.com). Il wǔ xíng (o cinque punizioni) era un nome collettivo per una serie di torture. Prima della dinastia Han le punizioni includevano tra le altre cose l'amputazione di naso e piedi, la castrazione e la morte. In seguito queste furono cambiate in servitù penale, esilio, punizione corporale sotto forma di frustate con strisce di bambù o fustigazione con un bastone o morte. 

Il fiato di Hè Xuan: ovviamente a Hè Xuan il fiato manca in senso pratico, perché non respira, ma la sensazione che prova è la stessa: quella costrizione al petto causata da una forte emozione. 

 

 

Se questa storia vi sta piacendo, un kudos è il modo giusto per dirmelo 💙 Oppure se vi va lasciate un commento, ditemi cosa ne pensate di una coppia così divisiva come quella dei Beefleaf. 

Se invece volete seguirmi su Ig, troverete tante fanart sulle mie fic e non solo al il link sotto, profilo privato con accesso su richiesta e siete tutti i benvenuti. 
https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

 

Notes:

Questo capitolo e il precedente sono stati un lungo crescendo, un rincorrersi di emozioni trattenute che non potevano più restare in silenzio. Hè Xuan e Shi Qingxuan hanno seguito ciascuno il suo vento e la sua marea, e alla fine si sono trovati lì, dove le parole non bastano più e restano solo i gesti.
Se il loro primo bacio vi ha toccato il cuore, allora l’eco di queste pagine ha raggiunto il suo scopo 💙

Chapter 29: Vuoi nasconderti ancora Gege?

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

 

Per l'ennesima volta Xie Lian si svegliò da solo nel grande letto.

Ormai faceva la spola tra il Regno Superiore e il santuario di Puqi, con sempre più sporadiche incursioni nella Città Fantasma.

Erano state settimane frenetiche. Con l’arrivo dei fantasmi di Hua Cheng alla Corte Celeste i lavori avevano subìto un forte impulso, e intanto Xie Lian, con l’aiuto del suo scarno personale, si era dedicato a un’infinità di incombenze: aveva accolto e risolto numerose preghiere, si era affannato invano alla ricerca di Shi Qingxuan ed era stato presente a ogni nuova convocazione del Consiglio dei Cinque presso la Grande Sala Marziale. Quest'ultima, non essendo più la residenza dell’Imperatore, era stata costruita di dimensioni più ridotte rispetto alla precedente, ma rimaneva ugualmente un edificio imponente. Si articolava in due vasti ambienti: la sala principale, destinata a ospitare i funzionari celesti durante i consessi ufficiali, e una seconda sul retro, riservata invece agli incontri informali del Consiglio, riunioni a cui di recente erano riusciti a prendere parte anche i Generali del Sud, rientrati temporaneamente da Jiangxi. Lo scopo era stato soprattutto discutere la delicata questione del presunto rigetto del regno nei loro confronti - ipotesi ancora tutta da dimostrare - e organizzare l’evento solenne che avrebbe sancito la loro nomina e consolidato il loro status di governanti. 

Hua Cheng a sua volta, planimetrie alla mano, passava le serate e parte delle nottate in una delle grandi sale al piano terra di Paradise Manor a discutere con le maestranze della gestione dei lavori. Era stato pattuito con la Corte un regolare compenso per gli operai che vi partecipavano, mentre Pioggia Cremisi si sarebbe “accontentato” di un altro colossale spot pubblicitario lungo un anno, che prevedeva che ogni giorno a mezzogiorno venisse dichiarato a gran voce, e in modo udibile in tutta la Capitale Immortale, quanto fosse magnifico e indispensabile il Re Fantasma. Feng Xin e Mu Qing avevano tentato una debole protesta, non troppo convinta e comunque subito soffocata dalla logica delle argomentazioni a sostegno. 

Con un po’ di buona volontà e qualche sacrificio, nulla avrebbe impedito a Xie Lian e Hua Cheng di trascorrere almeno una parte della notte nello stesso letto. Eppure, invece di concederselo, sembrava cercassero sempre una scusa per evitarlo.

Le ragioni, opposte ma speculari, erano fonte di tormento: Xie Lian, diviso tra desiderio e timore, lo voleva e al tempo stesso lo respingeva; Hua Cheng, invece, dubitava di riuscire a dominarsi con lui così vicino. Solo l’idea di poter violare il suo dio, costringendolo involontariamente ad assecondarlo, gli incuteva un orrore senza pari.

Così finivano per incontrarsi solo di tanto in tanto: quasi sempre al santuario durante il giorno, assai più raramente al Tempio delle Mille Lanterne. Condividevano il pranzo, poi lasciavano che i baci si facessero via via più appassionati, finché la passione non scivolava inevitabilmente verso il basso, insinuandosi tra le cosce. Allora, puntualmente, uno dei due  - talvolta entrambi - si staccava con un pretesto, si rifugiava in un gesto qualsiasi o addirittura sceglieva di andarsene.

Ciò che non comprendevano era che più si ostinavano a tergiversare, più il desiderio cresceva e diventava incontenibile.

Una notte, nel suo palazzo celeste, Xie Lian si era svegliato, dopo un vivido sogno sul suo San Lang, con un pulsare indecente. Nel dormiveglia aveva portato una mano a coppa all'inguine, muovendola per trovare sollievo, ma poi si era svegliato del tutto e aveva provato una tale vergogna da recitare il Sutra per la mezz'ora successiva. Sarebbe stato così bello poter dare uno sfogo a quelle strane ed eccitanti sensazioni, non da solo però. Voleva disperatamente che fosse San Lang a toccarlo, ma poi sentiva un tale disagio quand'era con lui che non si sentiva capace di lasciarsi andare. Era come chiuso in una gabbia che si andava restringendo sempre di più, togliendogli ossigeno a poco a poco. 

 

 

Xie Lian si era completamente dimenticato di un’iniziativa presa qualche settimana prima, che lo aveva riempito di entusiasmo e che era certo sarebbe piaciuta anche a Hua Cheng. Con quell’idea aveva sperato di trovare il coraggio per compiere il grande passo, ma i molti eventi succedutisi l’avevano relegata in un angolo della mente.

Una mattina in cui discuteva con i due generali dell’Est e dell’Ovest su come procedere nei lavori di un palazzo minore, la famosa idea gli balenò davanti agli occhi, incarnata in una rispettabile dea dell’arte, la Principessa Ning Sun Xue. Comparve di fronte a un Xie Lian indaffarato, la tunica bianca che usava per dipingere ridotta ormai a un’unica crosta di vernice rappresa. Quel cencio sarebbe stato buono solo per la pattumiera, eppure lui era restìo a rovinarne un’altra: non ne possedeva molte e non era ancora riuscito a ritagliarsi il tempo per fare acquisti.

Quando alzò gli occhi e la vide, si sollevò velocemente per inchinarsi e salutarla adeguatamente, poi la guardò meglio e la memoria si riaccese. 

“Perdonatemi, non vi avevo riconosciuta!” Xie Lian si prostrò nuovamente. 

“Non solo questo, Vostra Altezza. Credo vi siate anche scordato della commissione che mi avete affidato.” Rispose lei con un sorriso tranquillo, perfettamente conscia del ruolo gravoso che il principe stava portando sulle spalle in quanto membro del Consiglio. 

A quel punto Xie Lian spalancò gli occhi e ricordò. 

“Oh santo cielo, mi dispiace davvero, perdonatemi!” E si portò una mano al capo per disperazione. 

La dea constatò quanto quell'uomo fosse incredibilmente umile, così diverso dagli altri membri maschili del Consiglio. Aveva sentito molto parlare di lui, per lo più in negativo, quando era asceso all'incirca un anno e mezzo prima, e aveva addirittura assistito a una lite tra il generale Nan Yang e due anonimi funzionari colti nell'atto di parlar male di Tài Zǐ Yuè Shén. Il generale li aveva aspramente rimproverati, invitandoli a guardare a casa propria prima che in quella degli altri. Lo aveva trovato strano, poiché in pubblico all'epoca quel generale rivolgeva a stento la parola al principe, ma poi aveva saputo dei loro trascorsi e aveva più o meno inquadrato la situazione. 

Non conoscendo il passato di Xie Lian, in un primo momento lo aveva giudicato con superficialità: troppo dimesso per essere un principe ereditario e, ancor più, per incarnare la dignità di un dio. Non a caso ricordava che molti lo chiamassero con spregio “dio dei rottami”.

Eppure, contrariamente a quel soprannome, era sempre stato gentile e rispettoso con chiunque. Un’attitudine rara per un dio marziale, tanto più in chi era stato ripetutamente umiliato come lui. Era proprio quella mitezza, incrollabile nonostante tutto, a distinguerlo dai colleghi più sanguigni: i generali Ming Guang, Xuan Zhen e lo stesso Nan Yang, senza contare i due che in quel momento lo assistevano nei lavori, i generali Qi Ying e Tai Hua.

Lei non lo aveva conosciuto di persona che poche settimane prima, quando le aveva commissionato un abito ormai pronto da tempo per essere misurato e rifinito. Aveva dovuto ammettere che oltre a una bellezza perfetta e delicata, appena sminuita dall’abito logoro che indossava, possedeva anche un carattere squisito, capace di rendere piacevole ogni conversazione. Sembrava quasi impossibile associare quella figura remissiva e affabile all’immagine di un dio marziale forte e agile, quale pure era.

“Non fatevene cruccio Diànxià.” Rispose infine Ning Sun Xue. “Venire a voi è stato un piacevole diversivo, rispetto alle stoffe e ai tendaggi che mi vengono richiesti da un anno a questa parte. Soprattutto ora che ho perso l'aiuto della Maestra della Pioggia.”

“Oh… Non vi è più assegnata?”

“Purtroppo no, il Generale Ming Guang l'ha reclamata e francamente ancora mi sto domandando in cosa potrà mai essergli utile.”

“Non sottovalutate Rain Master, ha intelletto e capacità fisiche notevoli.”

“Non ne dubito, ma lo trovo egualmente strano.” E poiché era una delle poche dee a cui non piaceva indulgere in pettegolezzi, non insistette e tornò all’argomento iniziale.

“Vi ho cercato perché avete una veste da misurare e a cui dovrò apportare le opportune migliorie, altrimenti non potrò concluderlo.”

“Avete ragione, la mia gratitudine per esservi presa il disturbo di ricordarmelo. Passerò questa sera appena terminato qui, se per voi non è un problema.”

“Benissimo Altezza, vi aspetterò.” 

Xie Lian la scrutò pensieroso finché non scomparve, poi lentamente prese forma un sorriso e una nuova luce gli accese lo sguardo. 

Quan Yizhen si avvicinò e gli si mise di fronte. 

“Perché state sorridendo Altezza?”

“Perché è appena arrivata una buona notizia. Oh, sì… molto buona!”

 

 

 

La giornata trascorse con quel vago sorriso che non smise mai di aleggiargli sul volto.

L’abito.

Il progetto che aveva commissionato per darsi coraggio, e che gli eventi successivi avevano fatto scivolare nell’ombra, tornava ora a imporsi con tutta la sua forza simbolica.

Si sentiva di nuovo euforico: voleva Hua Cheng, voleva offrirsi a lui in tutti i modi possibili ed era convinto che quel “travestimento”, se così lo si poteva definire, avrebbe favorito i suoi propositi e reso più semplice compiere il grande passo. San Lang di certo avrebbe approvato: il suo sguardo rapito sarebbe stato un’arma di incoraggiamento ancora più potente della veste stessa. Proprio l’incoraggiamento di cui sentiva di aver bisogno, più di qualsiasi altra cosa.

Nella residenza della Principessa Ning Sun Xue, Xie Lian si trasformò in un obbediente manichino, mentre il sontuoso vestito veniva stretto in alcuni punti ed allargato in altri, l'orlo veniva allungato, le maniche accorciate e così via. 

Una volta terminato, Ning Sun Xue si allontanò per ottenere una migliore visione d'insieme e una genuina espressione di stupore le apparve in viso. 

“Vostra Altezza, siete… Dei, siete… perdonate la franchezza… davvero bellissimo!” Si coprì in fretta la bocca con la mano, nel timore che dalle labbra le sfuggissero commenti inappropriati.

Xie Lian arrossì fino alla radice dei capelli. 

“Dite davvero?”

“Avrei taciuto, piuttosto che mentire. Venite, guardatevi voi stesso.” Lo accompagnò davanti a un grande e lucidissimo specchio in bronzo che non arrivava a mostrarlo per intero, ma che rivelava in buona misura lo splendido lavoro fatto dalla sarta. 

Xie Lian rimase senza fiato. Era… di nuovo lui, il radioso Principe Ereditario di Xianle!

Si coprì le guance con le mani e le sentì caldissime. 

Poi all'improvviso una voce tuonò fuori dalla sala adibita dalla principessa a temporanea sartoria. 

“Vostra Altezza, è permesso?” 

Con l’arroganza che gli era propria, Pei Ming non attese l'autorizzazione e scostò la tenda, per fermarsi basito subito dopo. 

“Che mi venga in accidente… 𝘋𝘪𝘢𝘯𝘹𝘪𝘢?! Questa proprio non me l'aspettavo!”

“Generale Ming Guang, non si usa più attendere il permesso, invece di entrare in casa di estranei e precipitarsi in una stanza privata?” Lo redarguì lei spazientita, mentre l'imbarazzo di Xie Lian aumentava a dismisura. 

“Chiedo scusa Principessa, ero convinto foste sola e lavoraste sugli arazzi che andranno nelle camere del futuro Wind Master. In effetti è il motivo per cui sono qui.”

Pei Ming non sembrava affatto seccato d'essere stato così platealmente redarguito. Aveva tutta l'attenzione rivolta a Xie Lian. 

“Se ti fai anche acconciare i capelli in maniera adeguata, sarai un vero schianto! È una sorpresa per Pioggia Cremisi?”

Troppo perspicace! 

“Generale…” La spudoratezza di Pei Ming gli era intollerabile, strinse i pugni e con la faccia imporporata gli disse, controllando a fatica le parole, ma scandendole bene: “... Potreste gentilmente uscire e attendere dietro le tende il vostro turno?”

Pei Ming si accorse d'aver esagerato con la confidenza e si inchinò.

“Hai ragione, mi dispiace. Principessa, ripasserò domattina.” E girò i tacchi, scomparendo. Poi ci ripensò e infilò nuovamente la testa tra i pesanti tendaggi. 

“Farai un figurone, sei splendido!” E scomparve di nuovo. 

Xie Lian sospirò. Pei Ming era incorreggibile, ma i suoi complimenti gli avevano fatto piacere e rassicurato anche più di quelli di Ning Sun Xue, la quale a tal proposito disse:

“Se l'uomo più esperto del regno in fatto di bellezza vi dice che siete splendido, non potete fare altro che crederci.”

E Xie Lian ci credette. 

 

 

Si stava incamminando verso il suo palazzo con l'intenzione di un bagno e di un cambio d'abito, quando venne contattato nella schiera. 

Era Hua Cheng. 

“Buonasera Gege. Com'è andata la giornata? Mi sei mancato...”

“Anche tu! Sei impegnato questa sera?” Chiese speranzoso. 

“Sì, bè… Sì.”

Delusione a pioggia cadde su Xie Lian. Dopo l'ebbrezza di poco prima, erano bastate quelle poche sillabe per gettarlo di nuovo nello sconforto. 

Hua Cheng, diversamente dalle altre volte, avvertì qualcosa di diverso in quella che era ormai diventata più che altro una consolidata routine, perciò tornò un passo indietro. 

“Però, se tu vuoi…”

“Sì?”

“Se tu vuoi, sono libero fino a metà Hai Shi, poi ho… ehm… il solito consulto con gli artigiani.” 

Consulto che, per inciso, aveva opportunamente deciso lui che avvenisse alle 10 di sera - come quelli che lo avevano preceduto - e che di solito si protraeva abbondantemente oltre la mezzanotte, complice l'alcol e il piccolo buffet che veniva regolarmente servito per l'occasione. 

“Lo voglio. Sì, lo vorrei davvero San Lang. Ci vediamo così poco ultimamente…” E tirò un lungo sospiro, che a Hua Cheng fece molto male.

Non stavano facendo le cose nel modo giusto, lo sapeva, ma nemmeno lui aveva idea di cosa fosse “giusto” in questa situazione. Xie Lian da una parte non era pronto e lui dall'altra aveva paura di sé stesso. L'unico modo per non combinare un pasticcio gli era sembrato quello di vedersi il meno possibile, ma ogni volta che avevano una conversazione come quella temeva che il rimedio fosse peggiore del male e Xie Lian questa volta era parso sinceramente afflitto. 

“Ho voglia di vederti anch'io, da morire”, rispose quindi. 

“Ti va di venire a cena qui alla Capitale? Il portale che avevi creato nel mio palazzo è stato lasciato aperto per te… per noi.”

“D'accordo. Dammi un'ora di tempo.”

“Ti aspetto.”

Xie Lian arrivò all'altezza del ponticello sospeso che attraversava il laghetto artificiale antistante Xianle Palace. All'esterno delle altre Sale Marziali sostavano solitamente una o due ufficiali militari al servizio della divinità residente, ma lui non aveva ancora trovato il tempo di incrementare il personale e aveva solo i due vicedei prestatigli da Quan Yizhen, che erano troppo indaffarati per riuscire anche a montare di guardia alle porte del palazzo. Non che fosse una così grave mancanza, dal momento che nessuno avrebbe mai osato entrare in una Sala Marziale senza permesso, anzi in generale nessuno entrava da nessuna parte senza permesso. Tranne Pei Ming, a quanto pareva. 

Entrato nel suo palazzo, appoggiò per un attimo la fronte alla porta riccamente intarsiata, accarezzando il pensiero che di lì a poco avrebbe trascorso qualche ora con il suo San Lang.

Si diresse velocemente al piano superiore, dove la grande vasca da bagno in pietra era stata già riempita d’acqua fumante. 

Come bentornato nel Regno Celeste, Pei Ming gli aveva fatto recapitare un cesto di bellezza: lozioni, creme, profumi e oli di ogni varietà. Si era chiesto se era il genere di regalo che era solito fare alle sue amanti e all'epoca gli sfuggì il senso di un simile presente, ritenendolo al limite del buongusto.

Adesso invece gli era piuttosto chiaro.

Pei Ming era una volpe, avanti anni luce rispetto a lui, che era vissuto per troppo tempo in povertà, negandosi anche il più piccolo lusso. 

Scelse dal cesto un olio da bagno al gelsomino e lo abbinò a una lozione per il corpo della stessa fragranza.

L'idea che avrebbe trascorso la serata con Hua Cheng lo aveva rinvigorito al punto che aveva la sensazione che sarebbe sgusciato fuori dalla propria pelle per l'entusiasmo.

Ultimamente erano state solo toccate e fughe, poche toccate e molte fughe in verità. Ne capiva perfettamente il motivo e lo aveva anche assecondato, d'altronde avevano così poco tempo da dedicare alla loro relazione e anche al modo per viverla meglio, che erano un po’ in balia degli eventi, come quando si erano chiusi nella bara sballottati dal mare in tempesta nel territorio di Acque Nere. In quel giorno particolare però, dopo aver indossato quell'abito in sartoria, aver ricevuto dei complimenti e aver sentito la sua voce subito dopo, non voleva trascorrere un'altra serata ancora a struggersi per lui quando poteva averlo vicino, non dopo tutto quello che avevano sofferto per ritrovarsi. 

 

 

Mancava poco a metà Xu Shi quando in lontananza Xie Lian sentì un forte rombo.

Proveniva dall’androne esterno. 

Era seduto da una mezz'ora al tavolo della piccola e accogliente sala che era sempre stata anche in gioventù il suo angolo preferito, dove spesso sua madre lo aveva osservato costruire palazzi con le foglie d'oro. In quella stessa sala aveva discusso con il padre alcune faccende di governo, poco prima di ascendere, e si era più volte lamentato con la regina del comportamento vergognoso di Qi Rong. Proprio lì aveva denunciato come quel pazzo avesse quasi ammazzato un ragazzino, che solo secoli dopo avrebbe scoperto essere Hua Cheng, chiudendolo in un sacco legato dietro a una carrozza lanciata per le vie della città. Ma era pur sempre figlio della sorella della regina, e lei non era potuta intervenire con la severità che sarebbe stata necessaria. Le conseguenze di quella mancata disciplina si erano viste in seguito, anche se forse non sarebbe bastata a imbrigliare la follia e la crudeltà innate del cugino.

Il frastuono proveniente dall'esterno lo riscosse dai suoi ricordi.

Quel palazzo nel Regno Immortale, così simile a quello dato alle fiamme dai ribelli di Yong’an, era stato voluto per lui da Jun Wu. Pensando di fargli cosa gradita Feng Xin e Mu Qing, mentre lui si struggeva nell'attesa del ritorno del suo amato, lo avevano fatto ricostruire identico, anzi ancor più dettagliato dato che, avendoci vissuto, erano a conoscenza di particolari che nemmeno l'onnisciente imperatore poteva conoscere. 

Purtroppo non era stato un regalo gradito, tutt'altro.

Lui avrebbe solo voluto dimenticare la sofferenza legata a quel palazzo. I suoi genitori avevano un posto speciale nel suo cuore, non aveva bisogno di quel ricettacolo di ricordi per richiamarli alla mente. Era invece ogni volta una dolorosa pugnalata oltrepassare il portone e trovarsi investito da antiche memorie fatte di tormento, desolazione e sangue. 

Si alzò dallo sgabello, per andare ad accogliere San Lang. 

Non glielo aveva detto, ma quando tempo prima era rimasto così scosso alla vista della facciata esterna di Xianle Palace, avrebbe voluto rivelargli che anche lui aveva provato a lungo le stesse identiche sensazioni, ma che col tempo ci si faceva l'abitudine. Invece aveva preferito rassicurarlo con leggerezza per non gravarlo ulteriormente, perché aveva tutta l'intenzione di creare nuovi ricordi con San Lang tra quelle mura, che spazzassero via quelli vecchi appartenenti ormai ad un passato polveroso che faceva ancora troppo male. 

Aprì i battenti e si affacciò alla passerella che correva tra le due vasche ornamentali, in cui guizzavano carpe koi dai colori sgargianti, tra le ninfee dal tenue rosa che galleggiavano leggere sulla superficie. Oltre il lungo camminamento, l’androne spalancato lasciava intravedere la figura di Hua Cheng che avanzava verso di lui. I folti capelli neri ondeggiavano al ritmo dei suoi passi eleganti e sicuri, accompagnato dal lieve scampanellìo dei suoi stivali. Solo a quella vista Xie Lian ebbe un tuffo al cuore e serrò involontariamente le dita sul legno della porta, tanto forte da rischiare di sbriciolarla. 

Era emozionato, come sempre ogni volta che lo vedeva, ma quella sera un po’ di più. Sospettò che la risolutezza con cui aveva deciso di affrontare la crisi tra loro, ne fosse in parte la causa. 

L'occhio onice di lui brillava, con la stessa identica trepidazione celata dietro il sorriso sicuro. 

Quando Hua Cheng salì i pochi gradini e gli fu vicino, venne colpito dal profumo di gelsomino della sua pelle e dal suo sguardo febbrile. Non seppe spiegarselo, ma sentì che c'era qualcosa di diverso quella sera.

Erano ancora all'aperto, circondati dai palazzi delle altre divinità. Hua Cheng trattenne l'impulso di abbracciarlo e nel più assoluto silenzio gli mise una mano sulla schiena e lo sospinse delicatamente all'interno. 

Tempo di chiudere i battenti e Xie Lian volò tra le sue braccia. Il fantasma lo strinse a sé come se dovessero diventare un'unica persona e prese la sua bocca come un trofeo di guerra, penetrando con impeto tra le labbra già dischiuse e pronte ad accoglierlo. Un bacio travolgente, una scarica di brividi che scesero lungo la spina dorsale, un bacio che sapeva di sensazioni celate e di intenzioni represse. 

“Ahh, quanto mi sei mancato!” Esclamò Hua Cheng tra i suoi capelli, come se non lo vedesse da settimane. 

“Sono solo tre giorni”, ridacchiò Xie Lian, compiaciuto che San Lang provasse ciò che lui stesso provava.

Rimasero qualche minuto abbracciati, poi udirono qualcuno schiarirsi la voce. 

Uno dei due vice dei di Quan Yizhen, a testa bassa e dalla soglia della sala attigua, cercava di richiamare discretamente l'attenzione del principe ereditario. 

Xie Lian fece per staccarsi immediatamente, ma Hua Cheng glielo impedì, cingendone la vita e tenendolo vicino. Premette leggermente con le dita sul suo fianco per rassicurarlo e, pur a disagio, Xie Lian non tentò di divincolarsi ancora. 

Prese un profondo respiro e guardò dritto negli occhi l'attendente, fingendo una sicurezza ben lungi dal provare, soprattutto cogliendo l'imbarazzo del giovane, che continuava a tenere la testa bassa. 

“Sì, prego.” Lo incalzò Xie Lian. 

“Attendiamo ordini per la cena.” Rispose gracchiante il ragazzo dall'insolita chioma bionda. Fu costretto a schiarirsi di nuovo la voce e a ripetersi.

Aveva il volto congestionato e Xie Lian faticò a mantenere a sua volta la padronanza di sé, in una facciata che rappresentasse una valida alternativa al fingere la propria morte accasciandosi sul pavimento per la vergogna. 

“Tra mezz'ora servila pure, ti ringrazio.”

L'attendente si inchinò, scomparendo rapidamente, e Xie Lian poté respirare di nuovo. 

Attraverso la stoffa Pioggia Cremisi poté sentire finalmente i muscoli di lui rilassarsi.

Ma c’era una domanda che esigeva d'esser posta, qualcosa che Hua Cheng aveva bisogno di sapere. 

“Dimmi. Vorresti continuare a nasconderti, Gege?”

 

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧À

 

Tài Zǐ Yuè Shén 太子悦神: Sua Altezza che compiacque agli Dei. 

Ming Guang, Xuan Zhen, Nan Yang, Qi Ying e Tai Hua: ricordo che sono i nomi con cui sono ascesi i vari generali ai quali sono stati assegnati i territori di competenza. Nell'ordine sono Pei Ming, Mu Qing, Feng Xin, Quan Yizhen e Lang Qianqiu. 

Diànxià: Vostra Altezza

Hai Shi 亥時: è lo shichen che va dalle 21,00 alle 23,00 ed è rappresentato dal maiale. 

Xu Shi 戌時: è lo shichen che va dalle 19,00 alle 21,00 ed è rappresentato dal cane. 

Ning Sun Xue: personaggio inventato funzionale alla trama, dea dell'arte. Esistono dei dell’arte nell'universo di Mo Xiang Tong Xiu? Non saprei, ma se si sono quelli della letteratura perché non quelli dell'arte? E a me serviva una sarta 😏

 

 

Notes:

Ben ritrovati, e grazie di cuore per le hits e i kudos che mi lasciate: un attestato di interesse sempre crescente che apprezzo tantissimo 🙏
Ma veniamo al capitolo, che ci mostra gli Hualian alle prese con un sentimento che non sanno bene come gestire: piuttosto che rischiare di fare e sbagliare, preferiscono non fare. Quanto hanno ancora da imparare sulla vita di coppia 🙄 Ma chissà… forse nel prossimo capitolo scopriremo che questa cena a casa di Xie Lian fungerà da trampolino di lancio verso… Ops! Mi sto auto-spoilerando, scusate 😅😜
Veniamo allora all’altro tarlo che mi ha punto per tutta la stesura di questo e di altri capitoli: la ricostruzione della Capitale Celeste.
Onestamente non ho mai capito bene come funzioni il Regno, per esempio: in uno dei primi capitoli della novel originale viene detto che Xie Lian è asceso da tre giorni, distruggendo mezza capitale. Poi incontra Ling Wen, che gli mostra la campana mancante (precipitata su Mu Qing) e un palazzo che prima non c’era, eretto in pochissimo tempo per sostituire quello di Feng Xin andato distrutto. Un palazzo costruito in soli tre giorni (forse in poche ore?) che io non mi spiego, se non pensando che Jun Wu o il Regno stesso avessero il potere di “creare” cose.
Poi però, alla fine della novel, si parla di lunghi lavori di ricostruzione a cui ha dovuto contribuire persino Pioggia Cremisi. Dov’è finito tutto quel potere che il Regno Celeste sembrava possedere?
A questo punto è importante un’affermazione fatta nel romanzo (mi pare nell’arco del Monte Tonglu, ma non giurerei) secondo cui il potere della Città Immortale derivava da Jun Wu. Senza di lui, tutto fermo, bloccato. Anche con i finanziamenti sotto banco di Hua Cheng (che peraltro è tornato un anno dopo l'inizio dei lavori), la ricostruzione restava comunque nelle mani di un manipolo di dèi sopravvissuti… che non erano certo esperti di edilizia! Insomma: fanno prima a costruire il ponte di Messina in Italia che a vedere la fine dei lavori in Cielo 😂 Diciamo quindi che qui si è presa una strada logica e inoppugnabile per accorciare i tempi e, se tutto va bene, il Nuovo Regno sarà completato con tempistiche di gran lunga inferiori a quelle servite per concludere la Salerno–Reggio Calabria 🤣
Alla prossima 💙

Chapter 30: La paura bussò, ma il coraggio aprì e non trovò nessuno

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

 

 

 

“Vorresti continuare a nasconderti?” Gli chiese Hua Cheng.

“Sì! Cioè, no! Oh, non lo so…"

“Vorrei saperlo, in modo da non causare inutile imbarazzo a Gege.”

Xie Lian avvertì distintamente la nota delusa. Si sentì terribilmente in difetto, anche perché non era tutta la verità. 

Lo invidiava per essere così sicuro di sé su tutto, soprattutto su loro due, non aveva timore ad amarlo alla luce del sole. Lui invece, ogni volta che si scansava in pubblico, che voltava altrove lo sguardo o che fingeva fossero solo amici, pur sapendo che non c’era sasso al mondo che ignorasse la verità, finiva per fargli un enorme torto. Aveva paura di mostrare apertamente i suoi sentimenti.

In un recesso della sua mente, in profondità – ma neppure troppo – viveva ancora il doloroso ricordo della catena che si era fatto stringere alla caviglia da Jun Wu e che gli aveva sigillato la fortuna. Da allora, tutto ciò che aveva amato e desiderato apertamente gli era stato immancabilmente strappato nel peggiore dei modi. Ogni cosa su cui aveva posato le mani si era ridotta a immondizia.

San Lang non meritava un compagno che cadeva a pezzi. Lui non meritava San Lang.

Si mise le mani tra i capelli e si lamentò:

“Sono un completo disastro. Tutta la mia vita da quando sono asceso la prima volta è stata un disastro. Come puoi amare uno come me? Non merito un granello dell'affetto che provi nei miei riguardi San Lang, io…”

Hua Cheng interruppe quel fiume di parole abbracciandolo di nuovo ancora più stretto. 

“Perdona questo inutile fantasma, Gege. La mia insicurezza è diventata la tua, merito di essere colpito.” Affondò il volto nella massa di capelli castani, sinceramente affranto. 

Bu, bu… Ti prego!” Xie Lian lo staccò a forza, trattenendolo per le braccia e fissandolo con decisione. “Tu sei assolutamente meraviglioso! Così paziente con questo dio disgraziato, più di quanto sia sopportabile. E non c'è giorno che io non ringrazi il destino e la tua tenacia per averti qui con me. Non c'è inquietudine che io non possa superare con te accanto, non c'è… ostacolo” e calcò sulla parola, perché capisse il preciso riferimento, “che io non sia disposto a superare.”

“Non c'è alcun ostacolo Gege. Va tutto bene così.” Tentò di rassicurarlo. 

“Non va tutto bene, lo sappiamo entrambi. Io…” E arrossì. Era così difficile parlare di certe cose! Ma doveva essere chiaro, non dovevano più esserci equivoci.

Lanciò un'occhiata attorno a sé, poi abbassò la voce e avvicinò il suo volto a quello di lui. 

“Io lo voglio così tanto San Lang…” e già solo dirlo gli trasmise un brivido. 

“Aah Gege…Tu vuoi la mia morte!” Esclamò Hua Cheng con voce strozzata, dolorosamente consapevole di quel corpo così caldo troppo vicino al suo. 

“La cercheremo insieme allora, vuoi?” Sussurrò Xie Lian appiattendosi su di lui circondandolo con le braccia. 

Fu Hua Cheng questa volta ad allontanarlo da sé, anche se solo di un infinitesimale spazio. 

“Ne sei sicuro? Proprio qui nell'ingresso, con i tuoi vice dei che probabilmente stanno origliando dietro quella porta?” lo canzonò, tentando di non farsi travolgere dal significato lampante di quelle parole. 

“Oh… Ma certo! Non so cosa… Santo Cielo!” Xie Lian avvampò, tentando di scostarsi maggiormente da Hua Cheng, che però lo trattenne. 

“Ricordati di tirare fuori questo lato di te così stuzzicante per il dopocena, mi piace.”

Xie Lian arrossì di nuovo. Dubitava fortemente di essere stuzzicante in quel momento, si sentiva solo sciocco, insicuro e anche un po’ ridicolo, ma il desiderio negli occhi del Re Fantasma invece era inequivocabile, e questo lo eccitò e spaventò al tempo stesso. 

Hua Cheng lo lasciò andare e Xie Lian sollevato fece strada fino alla sala dov'era seduto poco prima. 

Si accomodarono uno di fronte all'altro, San Lang gli sorrise e gli strinse la mano sopra al tavolo. Xie Lian ricambiò, felice che fosse lì, con una voglia matta di sederglisi sulle ginocchia, di abbracciarlo e baciarlo fino a rimanere senza fiato. La cena però stava per essere servita e lo stesso Hua Cheng aveva suggerito di attendere un momento più consono per condividere un po’ d'intimità. 

Xie Lian era cosciente di aver appena dato il via a un gioco che non aveva chiesto San Lang di iniziare, che aveva voluto lui nell'euforia del momento, e che ora richiedeva di essere giocato fino in fondo. Non l'avrebbe mai forzato a fare nulla, si sarebbe dissipato per la quarta volta piuttosto, ma lui non poteva certo lasciarsi andare a provocazioni così esplicite e pretendere che il fantasma le ignorasse come se fossero parole vuote.

Sì, era stata senza dubbio l’ondata d’entusiasmo nel rivederlo a spingerlo a quell’ardita manifestazione di passione. Un invito a varcare il confine e ad andare oltre ciò che avevano condiviso – molto poco – fino a quel momento. Forse era proprio lo slancio che ci voleva per dare una svolta al loro rapporto. Forse, in un modo o nell’altro, tutto stava finalmente trovando il giusto incastro. Questo era ciò che gli suggeriva la ragione.

Eppure, puntualmente, fu assalito dall'ansia.

Cosa ci si aspettava che facesse? 

Sapeva ben poco di ciò che condividevano a letto un uomo e una donna, ma ottocento anni a girovagare tra i mortali qualcosa gliel’avevano pur insegnato. Era quello che accadeva tra un uomo e un altro uomo che gli sfuggiva. Nemmeno i secoli trascorsi a vagare per vicoli malfamati, dove ogni peccato si intuiva dietro tende socchiuse e le grida oscene, lo avevano preparato a questo. 

Lo avrebbe scoperto quella sera stessa? 

L'ansia gli ridusse i polmoni alla grandezza di due mandorle e rischiò di andare in apnea. 

A Hua Cheng questo non sfuggì. 

“Respira Gege. Hai un corpo umano, anche se immortale, l'aria ti occorre.” E accentuò il sorriso. “Gustiamoci la cena, vuoi? Sei stato un ragazzaccio, ma questo umile non terrà conto delle tue innocenti e deliziose provocazioni e avrebbe piacere solo di godere della tua compagnia.”

Poco mancò che Xie Lian scoppiasse a piangere. 

Si poteva essere così incredibilmente comprensivi, quando l'unica reazione logica e sensata sarebbe stata rimproverarlo per la sua sconsideratezza? 

Xie Lian deglutì a fatica e vide alle spalle di San Lang uno dei vice dei sulla porta. 

“La cena è pronta, Vostra Altezza.”

“Grazie Yáng Fǔ.” Il principe si alzò. 

Fece un bel respiro, nient’affatto intenzionato a fare marcia indietro con il suo re. Non solo sentiva di essersi spinto troppo oltre, ma se avesse rimandato ancora sarebbe arrivata la notte in cui la sua mano avrebbe agito per conto proprio nel sonno e inorridiva all'idea di avere il suo primo momento di piacere per mano propria e non per quella di Hua Cheng.

Mentre gli passava davanti per condurlo in sala da pranzo, gli sussurrò: 

“Scordati di cavartela così facilmente San Lang, dovrai darti parecchio da fare stasera.”

Se la pelle nivea di Hua Cheng avesse saputo mostrare il proprio rossore come quella di Hè Xuan, avrebbe probabilmente ricordato molto da vicino una pesca matura. L'unica cosa che invece tradì lo stupore fu l'occhio spalancato, a seguire un baldanzoso Xie Lian che fino a pochi minuti prima sembrava aver bisogno di un urgente ripristino del mana, mentre ora avanzava impettito davanti a lui come se niente fosse. 

Riavutosi dalla sorpresa, gli sfuggì un mezzo sorriso. 

Aveva capito quanto Xie Lian desiderasse abbattere quella barriera tra loro, vedeva la lotta interiore che combatteva contro i precetti assorbiti e praticati troppo a lungo per potersene spogliare senza patemi. Capiva quel tentativo disperato di forzare se stesso per scavalcare un muro costruito un secolo dopo l'altro un mattone alla volta. Ma era una lotta soltanto sua, lui non poteva, né voleva, intervenire in alcun modo. Non finché Xie Lian non fosse stato assolutamente sicuro di ciò che desiderava. Solo allora lo avrebbe preso per mano e condotto sulla strada del piacere, percorsa da milioni di amanti fin dall'alba dei tempi. Avrebbero scoperto insieme cosa significava amarsi completamente, ma suo doveva essere il passo successivo e sua sarebbe stata la scelta del momento. 

Lui poteva solo attendere. 

 

 

 

La cena fu squisita, anche se per Xie Lian non si trattò di una novità. Per l'ennesima volta constatò che, quando Quan Yizhen gli aveva mandato in soccorso quei due aiutanti, aveva decisamente azzeccato i soggetti, visto che ognuno di loro era cucito esattamente per il compito al quale era stato assegnato. Anche se… erano sicuramente due individui fuori dall'ordinario. 

Il primo, Wǔ Yún, era alto e massiccio. Portava il cranio completamente rasato, con una lunga treccia sulla nuca. Pur essendo di bell’aspetto, incuteva timore: il volto sempre accigliato, lo sguardo duro e la fedele spada a due mani lo rendevano un uomo capace di mettere soggezione a chiunque. Burbero e poco incline al sorriso, compensava con la prestanza fisica, che metteva senza esitazione al servizio di Xianle Palace.

Il secondo, Yáng Fǔ, appariva ancora più insolito, biondo con occhi azzurri: caratteristiche rarissime da quelle parti, a meno che non appartenessero a uno straniero. E difatti, come Xie Lian aveva poi scoperto, il padre di Yáng Fǔ era stato un commerciante scandinavo che aveva spinto le sue rotte fino all’estremo Oriente. Si era innamorato di una donna del posto e si era stabilito definitivamente in Cina dopo averla sposata. Da lui Yáng Fǔ aveva ereditato il colore dei capelli e degli occhi, oltre all’altezza. Dalla madre, invece, aveva preso i lineamenti delicati, le labbra morbide e il fisico magro e armonioso. Diversamente dal compagno, non era un guerriero, anche se seguiva un regolare addestramento. Alla Sala Marziale di Quan Yizhen si dedicava soprattutto a mansioni pratiche, le stesse che svolgeva anche a Xianle Palace: cucina, giardinaggio, piccola sartoria e, come Wǔ Yún, l’esaudimento di alcune preghiere dei fedeli.

A modo loro entrambi gli ricordavano Feng Xin e Mu Qing anche se, al contrario dei due generali del Sud, i due attendenti andavano molto più d'accordo. Per questo a poco a poco li aveva presi a benvolere e ci si stava affezionando, anche se presto avrebbe dovuto salutarli. Quan Yizhen non li aveva ancora reclamati indietro, ma i patti erano chiari: una volta che Xie Lian avesse assunto finalmente del personale al suo servizio, i due sarebbero rientrati alla loro residenza. 

Dopo i noodles e un'abbondante porzione di manzo piccante, che aveva notevolmente accaldato il povero Xie Lian che già si sentiva sulle braci ardenti, Yáng Fǔ servì loro il dolce, anzi i dolci, perché era particolarmente abile con la pasticceria ed era tanto bravo a prepararli quanto goloso nel mangiarli. 

Sul tavolo arrivarono quindi delle piccole monoporzioni di torta all'Osmanto e i Nan Gua Bing. 

Hua Cheng lo ringraziò e osservò il giovane attendente allontanarsi. 

“È così esotico.” commentò mentre si serviva. 

“Sì, è davvero fuori dal comune. Devo temere la sua bellezza?” Xie Lian scherzava naturalmente, eppure lo osservò bene aspettando la replica. 

“Ahh, povero me se dopo ottocento anni di attesa che tu fossi mio, devo subire il sospetto che bastino dei capelli biondi e degli occhi chiari per distrarmi. Siamo per caso gelosi Gege?” chiese malizioso. 

“Chi, io? Ma va’.” Pausa. “Accidenti, sì!” E rise della sua piccola debolezza. “Voglio la tua attenzione in esclusiva.”

“Quella ce l'hai già. Vuoi altro da me?” Fece allusivo. 

A quel punto Xie Lian comunicò un messaggio rapido attraverso la schiera, poi si alzò e fece il giro del tavolo, con il cuore che prese a pompare sangue così velocemente che il ronzio quasi gli precluse il pur eccellente udito. 

Si sedette sulle ginocchia di San Lang, prese un piccolo pezzo di tortino e lo imboccò. Un gesto tutto sommato innocente, non fosse stato per il fatto che le dita di Xie Lian furono catturate dalle labbra di Hua Cheng e succhiate sensualmente. Furono trattenute pochi secondi appena, sufficienti a Xie Lian per ricevere una scossa al basso ventre e farlo agitare ancora di più. 

Certamente Hua Cheng da quella posizione non poteva avvertire l'eccitazione del dio, né l'ampia tunica avrebbe svelato il segreto, ma in fondo questo non aveva alcuna importanza: Crimson Rain non avrebbe mosso un dito su quel corpo che bramava più d'ogni altra cosa, non avrebbe condotto il gioco, non ancora. 

Mentre gli baciava i polpastrelli umidi, Hua Cheng chiese: “Con chi comunicavi poco fa?”

“Con Yáng Fǔ e Wǔ Yún, ho chiesto loro di ritirarsi e di non disturbarci.”

“Mmmm, Gege ha forse qualcosa in mente?”

“Sì, bè… Sì, Insomma… Sì.” Sospirò, seccato dalla propria goffaggine.

Era stato un principe, un generale, un precettore di stato, un tempo era stato sicuro di sé e abituato a dare ordini. Poi a poco a poco i secoli trascorsi come l’ultimo tra gli ultimi lo avevano plasmato. Era imbattibile con la spada, con un potere spirituale secondo a nessun altro, eppure era così abituato a stare un passo indietro che anche in quel momento avrebbe voluto che fosse il suo Re a prenderlo in braccio e trascinarlo in camera da letto, ma sapeva che non sarebbe accaduto. Gli stava concedendo la libertà di giocare, di procedere o tirarsi indietro. 

Si sollevò dalle sue ginocchia e gli tese la mano. 

“Andiamo di sopra.” 

Non era una domanda, ma un'affermazione che non ammetteva repliche. 

 

 

 

“Questa sera direi di tornare alla Corte Intermedia, quei due avranno davanti una luuunga notte!” esclamò Yáng Fǔ con uno squittio, mentre metteva via l'ultima ciotola lavata, con l'aria furba di chi la sapeva lunga. 

Seduto al piccolo tavolo della cucina, che vicino a lui sembrava ancora più piccolo, Wǔ Yún si accigliò. 

“Ti sbagli. Ho sentito con queste orecchie il fantasma dire che se ne andrà a metà 𝘩𝘢𝘪 𝘴𝘩𝘪.”

“Sono sicuro che cambierà idea.”

“Riponi male la tua sicurezza. Lo attendono gli artigiani che lavorano qui alla Corte Superiore, non mancherà l'appuntamento. Sarà anche un maledetto fantasma, ma gli va riconosciuto un certo senso del dovere.”

“Basta con questo malcelato disprezzo per Pioggia Cremisi. Lo capisco e, credimi, se fosse riservato a chiunque altro avresti tutto il mio appoggio, ma lui davvero non se lo merita.”

“I fantasmi sono fantasmi. Qualcuno meglio, qualcuno peggio, ma sono sempre una razza bastarda.” Sputò a terra con sdegno. 

“Ora pulisci tu!”

“𝘔𝘧𝘧”. Wǔ Yún si alzò e prese lo straccio dalle mani del biondo semidio, tolse ogni traccia lasciata sul lucido pavimento di legno e glielo rilanciò. Yáng Fǔ lo afferrò al volo con due dita e una smorfia, per gettarlo in un angolo assieme ad altri strofinacci da lavare. 

“I tuoi genitori sono morti molto prima che che Hua Cheng si conquistasse il titolo di sovrano del Regno Fantasma, non ha senso avercela con lui. Anzi, è stato Acque Nere Affonda-Barche a darti giustizia ed è un fantasma anche lui.”

“E non lo detesto certo di meno. Non ha divorato i colpevoli per buon cuore, l'ha fatto perché conveniva a lui. Non credo sappia nemmeno di aver tolto di mezzo gli assassini dei miei genitori.”

“Sia come sia, Hua Cheng non c'entra niente, da quando ci sono lui e la sua città gli assalti ai mortali si sono drasticamente ridotti e, quando capitano, so che vengono puniti da Chengzu con molta severità. 

“Ma se chi è stato a Ghost City giura che vendono e mangiano parti di corpi umani!”

“Saranno quelli che si introducono in città senza permesso. È proibito ai mortali entrarvi, e per un buon motivo, ma ci sono sempre gli stolti temerari che non afferrano il pericolo. Hua Cheng si preoccupa che nessun fantasma porti volontariamente dei mortali da macellare nel suo territorio, ma se il cibo si presenta bussando alla porta, probabilmente non li considera più affari suoi.”

“Un modo un po’ comodo di vedere le cose.”

“E comunque sta aiutando di nuovo la Corte Celeste, non è obbligato ma lo fa, gli dobbiamo perlomeno rispetto, se non proprio ammirazione.”

Wǔ Yún ripiombò pesantemente sulla sedia, facendola scricchiolare. 

“Lo fa per Xie Lian e per nessun altro motivo. Se quei due rompono, Pioggia Cremisi ci dichiarerà guerra seduta stante.”

“Non ha importanza il motivo per cui lo fa, ma poiché lo fa – e questo ci è di aiuto – tanto basta. E loro non romperanno. Basta guardarli, sono così belli e innamorati!” cinguettò sospirando, con gli occhi a cuore. 

Al che il guerriero seduto si mise due dita in gola, mimando un conato di vomito.

“Vergognati Wǔ Yún! Non osare mancare di rispetto al Principe Ereditario, è una persona dolce e di buon cuore e lui non merita davvero il tuo biasimo!” Gli occhi azzurri del ragazzo, così simili per tonalità al colore del suo hanfu, mandarono lampi di genuina indignazione. 

Con la massima indifferenza Wǔ Yún rispose:

“Era rivolto a te, idiota! A me Xie Lian piace, lo sai, non starei qui altrimenti. Sei tu che mi fai vomitare quando usi il falsetto e fai la faccia da comare pettegola.”

“Ti piaccio di più quando mi mostro come un vero uomo, vero?” lo provocò l'altro, allargandosi la veste e mostrando un abbondante porzione di pettorali scolpiti, seppur meno voluminosi di quelli del collega. 

“Santiddei, copriti! Ma che ti prende stasera, sono gli ormoni in circolo nella reggia a darti alla testa?” Si alzò. “A proposito, il capo ci ha congedato, sarà meglio muoversi. Queste mura saranno certamente spesse, ma non ho intenzione di avere un'eventuale prova del contrario.”

“𝘗𝘧𝘧𝘵… Paura che troppa eccitazione nell'aria possa smuovere il tuo pisello di pietra?” Lo prese in giro Yáng Fǔ ridendo. 

“Il mio pisello…” alzò un sopracciglio, “di pietra ci diventa al momento giusto e soddisfa molte signore mortali, nessuna lamentela ricevuta finora. Non saranno certo quei due di sopra a risvegliarlo.” Alzò gli occhi in direzione del piano superiore. “Ora piantala di dire stupidaggini e andiamocene.”

“Agli ordini!” Yáng Fǔ fece un ironico saluto marziale e Wǔ Yún scosse la testa rassegnato. Non c'era niente da fare: lo scandinavo, come lo chiamava spesso, era sempre in vena di scherzi, a volte riusciva ad essere davvero esasperante. Ma se proprio doveva lavorare con qualcuno, non avrebbe voluto nessun altro ad affiancarlo. Di sicuro, con lui non ci si annoiava mai. 

 

 

 

San Lang si alzò da tavola e strinse la mano a Xie Lian. 

Lo seguì su per le scale, poi lungo il corridoio fiocamente illuminato. 

Fin dove si voleva spingere Xie Lian? Doveva assecondarlo o era meglio battere in ritirata per salvarli da un imminente disastro? Forse per quello era già troppo tardi. 

Xie Lian aprì la porta della sua camera. 

Hua Cheng provò un'emozione indescrivibile nell’entrare in quella stanza, che immaginava fosse l'esatta copia di quella originale. 

“Così da mortale dormivi qui.” Disse quasi con riverenza. 

Shi.” 

Xie Lian era a corto di parole. Anche di fatti. Lui il passo l'aveva fatto, ma da lì non aveva un'idea di come muoversi. Farlo sedere su una poltrona? Sul letto? Per la miseria!  

“Gege, rilassati.” Da dietro Hua Cheng gli spostò i capelli e depose un bacio sul collo, dove un'arteria pulsava furiosamente. 

Xie Lian mugolò di piacere. Si sentì circondare da dietro dalle sue braccia e diventò terreno di battaglia tra i sensi e la ragione. 

I primi gli sussurravano “lasciati andare… lasciati andare…” mentre la seconda gridava “scappa via, scappa via! Dimostrerai tutta la tua inettitudine e smetterà di amarti!”

I primi, di nuovo: “lui accetta in egual misura ogni tua virtù e ogni tua debolezza, ama la tua forza e al tempo stesso la tua fragilità.”

E la seconda: “C'è un limite anche all'amore e tu stai per scoprirlo!”

“Gege…” San Lang interruppe quella furiosa lotta interiore. Appoggiò il mento sulla sua spalla. “Ti amo. Niente e nessuno potrà mai cambiare questo. Volevo che lo sapessi.”

“San Lang… dimostramelo, ti prego.” Fu quasi un’implorazione. “Fammi vedere in quanti modi si può amare.”

“Gege…” Hua Cheng lo strinse forte, l'odore della sua pelle che penetrava in lui anche senza bisogno di respirare. “Non voglio costringerti a fare niente, non sarebbe giusto.”

Xie Lian si staccò bruscamente e si voltò indispettito. 

“Smetti di trattarmi come se fossi di porcellana! Credi davvero che in un combattimento non riuscirei ad avere la meglio su di te?”

“In realtà ne sono abbastanza convinto. Anche se spero di non doverlo mai scoprire.”

Xie Lian sbottò esasperato: “Allora sbattimi su quel letto, maledizione! Come te lo devo far capire che ho bisogno che sia tu a prendere l'iniziativa?!” E distolse subito lo sguardo, col viso infuocato, stringendo i pugni e resistendo all'impulso di fuggire dalla stanza per andarsi a nascondere in qualche anfratto del palazzo. 

“Oh…” L'occhio di Hua Cheng assunse una forma quasi perfettamente rotonda. “Ooh!” ripeté, “D’a… D’accordo.”

Xie Lian fece una smorfia e, pur tenendo il viso ancora rivolto a lato, lo guardò di sbieco. Ci era voluto tutto il suo coraggio per dirgli chiaramente ciò che voleva e ciò che si aspettava. Dall'espressione sorpresa di Pioggia Cremisi, seppe di non aver sbagliato. 

Hua Cheng chiuse con un solo passo lo spazio che li separava, lo prese per la vita e gli sussurrò a fior di labbra: “Nǐ gěi wǒ wánquán de zìyóu ma?

“San Lang… Fàngshǒu qù zuò.

 

 

GLOSSARIO E CURIOSITÀ

 

Nan Gua Bing: tortini di zucca fritti.

Hai Shi 亥時: è lo shichen che va dalle 21,00 alle 23,00 ed è rappresentato dal maiale. 

Nǐ gěi wǒ wánquán de zìyóu ma? 你给我完全的自由吗? : “Mi dai completa libertà?” 

Fàngshǒu qù zuò 放手去做: “lascia andare e fallo”, uguale al nostro “fallo e basta”. 

(Fonte: Un'amica di origine cinese 😏) 

 

Notes:

Conoscevamo il vecchio Principe Ereditario come il 𝘥𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘧𝘰𝘳𝘵𝘶𝘯𝘢, ma in questo capitolo abbiamo conosciuto la sua vera maledizione: l’ansia da prestazione. Xie Lian, sappi che le ragazze ti amano per questo 💪
Comunque, tra sospiri, polmoni mandorlati e provocazioni fatte col cuore in gola (e a cuor leggero) Xie Lian si è lanciato in un gioco molto pericoloso… ma c’è da scommettere che Hua Cheng questa volta non se lo farà scappare 😏

Intanto, al piano di sotto, Yáng Fǔ e Wǔ Yún si sono subito fatti conoscere: uno in versione fangirl con gli occhi a cuoricino 💙, l’altro pronto a vomitare di conseguenza 🤢. Due attendenti, due opposti, ma ditemi la verità… non piacerebbe anche a voi conoscerli un po’ meglio?

Come sempre, un grazie infinito e un bacio sulla fronte a tutti coloro che lasciano complimenti, siete il motivo per cui vado in giro sorridente come un idiota 😁

P.S.: ho tanto parlato di Yáng Fǔ e Wǔ Yún, ma non vi avevo mostrato il loro aspetto, così (una sorpresa dell'ultimo secondo) ho inserito in fondo al capitolo una nuova fanart dedicata a loro. Un piccolo extra per chi ama scoprire anche i personaggi secondari. È così che ve li immaginavate?
Molto altro potete trovarlo sul mio profilo IG, non è pubblico, ma accolgo tutti 💙

https://www.instagram.com/bionik08_95?igsh=dTB5ejYyYm9scnFu

Chapter 31: La seduzione del Re Fantasma

Notes:

 

🔥Questo capitolo contiene scene esplicite di sesso🔥

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

 

 

Hua Cheng era più alto di Xie Lian di oltre una testa. I capelli, pura seta nera che scendeva liscia sulle spalle, oscillavano lievemente al suo passo. La sottile treccia, decorata dalla perla di corallo rosso appartenuta in un lontano passato a Xie Lian, gli accarezzava la tempia e la guancia. Gli stivali tintinnarono mentre entrava con lui nella sua camera da letto.

Bello da togliere il fiato, con i lineamenti pallidi e affilati, il Re Fantasma afferrò il suo dio per la vita e a fior di labbra mormorò: “Gege allora mi lascia completa libertà?”

“Mio San Lang…” Gli prese il volto tra le mani. “...fallo e basta. Mi fido di te.” E chiuse gli occhi, abbandonandosi a lui. 

Le labbra di Hua Cheng si posarono sulle sue, trasmettendogli una sensazione dolce come caramello.

Si staccò di poco. “Gege. Guardami."

Xie Lian non lo fece. Teneva le palpebre abbassate, troppo concentrato a contenere la tempesta dentro di sé per quello che stava per accadere. 

"Gege." Le dita lunghe gli sollevarono il mento. L’espressione giocosa di Hua Cheng era sparita, sostituita da un'intensità feroce che trasmise brividi al suo corpo accaldato. 

“Tutto in me è attratto da te, ho bisogno di starti vicino. Di proteggerti, di vederti sorridere e, anche… di vederti godere.

𝘎𝘰𝘥𝘦𝘳𝘦… quella parola così lasciva gli bruciò sulle guance, rotolò giù per il collo e si fermò sotto l'ombelico. 

“Non hai nulla da temere. Preferirei morire di nuovo piuttosto che fare qualcosa contro la tua volontà."

“No!” Lian spalancò gli occhi e la sua foga scosse entrambi. “Non dirlo, neanche per scherzo! Basta morire. Io... ah... Io ti preferisco qui. Con me." Lo abbracciò stretto quasi temesse di vederlo davvero svanire in una nuvola di farfalle argentate. 

“Gege", sussurrò e il suo respiro accarezzò l'orecchio di Xie Lian. "Gege, ti ho desiderato così tanto, fin dal primo momento in cui ti ho visto..."

“Eri solo un bambino…” Gli ricordò con una punta di indulgenza. 

“Era un desiderio diverso, ma ti volevo per me già allora.”

“Sei un uomo caparbio.”

“Questo fantasma è solo molto innamorato.”

“Lo so… e non scapperò questa volta. Ma aiutami, perché ho paura. Non di te, ma di me. Quando mi tocchi… mi accadono cose strane. È come sentire scorrere un fuoco nelle vene, come se mi dovessi sciogliere da un momento all'altro. Perdo il controllo… e questo mi spaventa.”

“Gege si fida di me?”

“Più che di chiunque altro.”

“Possiamo fermarci anche ora, se vuoi."

“Se lo farai non ti perdonerò!”

“Aah… Vostra Altezza, adesso ne sono certo… sarai sul serio la mia morte!”

Abbassò la bocca su quella di Xie Lian, stavolta con meno delicatezza, e si slacciò Eming dalla cintura per lanciarla lontano. La scimitarra non cadde, atterrò di punta con eleganza e saltellò in un angolo lontano della stanza. 

Il dio gemette mentre il Supremo lo sospingeva verso il letto. I loro corpi, scossi da un nervosismo febbrile e da un disperato bisogno di contatto, vibravano all’unisono come corde tese di un 𝘳𝘶𝘢𝘯. Si distese e lui gli fu subito sopra.

A quel punto e di sua iniziativa, Ruoye scivolò via in fretta dal polso di Xie Lian e raggiunse l'arma spirituale contro la parete più lontana. Il dio però non se ne accorse: la bocca di Hua Cheng aveva già cominciato a esplorarlo con sensuale insistenza, lambendo le sue labbra fino a schiuderle. Le lingue si intrecciarono in un bacio rovente, umido, carico di promesse, e d’istinto le cosce di Xie Lian si serrarono intorno ai fianchi dell’amante, incapaci di lasciarlo andare.

“Gege ha un sapore così dolce, che vorrei divorarlo!”

L'ennesimo brivido corse lungo la schiena di Lian, mentre la lingua di lui lo percorreva con smania e senza vergogna. Non era mai stato baciato così. Per quanto eccitante fosse sempre stato, questa volta Hua Cheng sembrava guidato da un rinnovato entusiasmo e da una frenetica passione. 

Xie Lian si accorse mortificato del pulsare violento del suo inguine, della sua intimità che premeva contro il ventre dell'altro. Si irrigidì, arrossì.

Hua Cheng se ne accorse, lasciò la sua bocca e gli ripeté all’orecchio: 

“Posso fermarmi se vuoi.”

Vittima del suo stesso pudore, non riuscì a rispondere, ma la frustrazione lo fece quasi piangere. Strinse le labbra, cercando di comandare con la mente quell’organo impazzito racchiuso tra le cosce, di calmarlo. E fu allora che Hua Cheng si strofinò su di lui. 

“Gege, non ho più il controllo del mio corpo, quello che mi fai solo respirando sul mio collo mi sta facendo impazzire!”

Xie Lian allora sentì distintamente la sua durezza sfregare contro la propria e, nel delirio del piacere provocato da quel contatto, un pensiero lo attraversò: anche San Lang era nelle sue stesse condizioni! 

Questo lo confortò e, rinfrancato, riuscì a rispondere con voce spezzata: 

“Non…ah… non ti fermare!” 

Quello scivolare l'uno sull'altro intensificò il palpitare al basso ventre.

“Gege oggi mi ucciderà, non si rende neppure conto del potere che ha su di me.”

La risposta fu un lamento a denti stretti e occhi serrati. Lian era come un vulcano pronto ad eruttare. 

“Non potrò fare tutto ciò che vorrei, il tempo è tiranno,” sospirò con voce arrochita Hua Cheng, “ma farò in modo che Gege abbia qualcosa a cui pensare quando me ne andrò.”

Xie Lian non poté ribattere, perché il labbro inferiore venne preso e succhiato senza pietà dal fantasma. Quella vorace suzione arrivò dritta al cavallo dei pantaloni, già disperatamente teso.

Non trattenne i gemiti, stava già perdendo la ragione.

All'improvviso venne colpito da una spiacevole sensazione di fresco. Hua Cheng gli aveva aperto la tunica esterna e aveva slacciato quella sotto, scoprendogli il candido petto di giada su cui spiccava la catenella con le ceneri del fantasma, che scivolarono dietro una spalla. 

Le vesti bianche si aprirono sotto mani impazienti, il petto chiaro e liscio di Lian brillò sotto la luce calda delle candele. I pantaloni tradivano il gonfiore che premeva sotto la stoffa di lana e Xie Lian tentò di coprirsi, ma Hua Cheng gli afferrò i polsi e li spinse sopra la testa, trattenendoli con una mano, mentre l’altra gli strinse l’inguine a coppa.

“Gege, una sola parola e smetto.”

Xie Lian non la disse. Ansimò invece nella sua bocca, si inarcò sotto quella mano che iniziò a muoversi lenta ma decisa.

“Non… ce la faccio!” Gemette, implorante. “Fammi… Nngh… Aaah… Fammi qualcosa!”

Hua Cheng lasciò i suoi polsi e scivolò in basso, divaricandogli le gambe per farsi spazio. Abbassò la stoffa e Xie Lian, mortificato, si coprì il volto con un braccio. La sua virilità, libera, si eresse impudente e quando venne imprigionata dalla mano dell'altro, si contorse mugolando. Accortosi di un rivolo di saliva che colava sul suo mento, non seppe trattenersi: senza interrompere il contatto tornò sul suo viso, leccandolo via, per poi penetrare con foga nella sua bocca. Con la stessa bramosia rispose Xie Lian, sfregando al contempo i fianchi per ricevere soddisfazione da quella mano impudente.

Hua Cheng scivolò di nuovo verso il basso, depositando baci sul petto, sul ventre magro e scolpito, sull'ombelico. Sentì la mano inumidirsi. Piccole goccioline stavano scivolando giù attraverso le sue dita. 

Avrebbe voluto avere più tempo, avrebbe desiderato dedicarsi a lui con più attenzione, ma qualcosa gli disse che quel tempo sarebbe rimasto comunque inutilizzato, perché Xie Lian non era più in grado di resistere oltre. 

Hua Cheng passò la lingua sulla punta rosea, leccando delicatamente le perle opalescenti che colavano lungo i lati. 

Xie Lian si sollevò di scatto. “No… togli la bocca! Non va bene!”

Hua Cheng lo guardò dal basso, gli occhi velati di desiderio. 

“Gege. Lascia fare a me. Lasciati amare come meriti.”

Affondò la bocca e Xie Lian si inarcò e poi ricadde disteso, un grido gli rimase imprigionato in gola, venne travolto da un’estasi violenta e sublime. 

Hua Cheng leccò, succhiò e divorò come un uomo affamato in cerca di cibo da centinaia d'anni. 

Il ventre di Xie Lian si strinse e qualcosa di strano ed estraneo si formò nelle sue profondità. Qualcosa di ronzante e caldo, di pesante e teso. La pressione aumentò. 

La vista di Xie Lian si annebbiò, un piacere come non ha mai conosciuto prima scosse il suo corpo, travolgendolo a ondate.

Hua Cheng non si spostò, tenne la bocca serrata raccogliendo tutto ciò che il suo dio aveva da dargli. 

Quando gli spasmi cessarono, Xie Lian ci mise un attimo per tornare al presente. Sollevò la testa a guardarlo e vide un filo biancastro scivolargli a lato della bocca. 

“San Laaaang!” ricadde giù coprendosi il viso con le mani. “Perché l'hai fatto? Sputalo!”

“Troppo tardi.” Un sorriso malizioso gli si dipinse in volto. 

Sentendo il tono Xie Lian alzò nuovamente la testa, in tempo per vederlo raccogliere con un dito il seme colato e leccarlo, mentre lo fissava intenzionalmente. 

Ricadde giù. “Oh, dei… Oh, dei!” ansimò. 

Da Hua Cheng arrivò una risata bassa, prima che gli risistemasse i pantaloni richiudendo i lembi delle vesti. Gli si stese accanto e lo attirò a sé, circondandolo con un braccio. 

“Sono stato bravo?”

Xie Lian alzò gli occhi ancora velati su di lui. Il suo sguardo era traboccante di "Lodami!" e "Accarezzami la testa!"

“Oh San Laaang, che spudorato! Come puoi chiedermi una cosa del genere??” Avvampò e nascose il viso nell'incavo del suo braccio. 

“Non vuoi dare una piccola soddisfazione a questo umile?”

“...”

“Mhm?”

“...”

“Non ho fretta.”

“Sei… stato… bravo.” Balbettò alla fine, il volto affondato tra le pieghe dell’𝘩𝘢𝘯𝘧𝘶 color acero. 

Hua Cheng gli sussurrò all'orecchio: “Vuoi sentire il tuo sapore sulla mia bocca?”

“San Laaang!”

“Il sapore di Gege è delizioso, è come nettare degli dei.” Asserì convinto. 

“Sei così… sfacciato!” 

“Allora… Non sei curioso neanche un po’?” Xie Lian alzò lo sguardo, scettico. 

“... … ”

Xie Lian rifletté. Se San Lang aveva potuto ingoiare il suo seme, come poteva lui non acconsentire a quella semplice, seppur bizzarra, richiesta? 

Hua Cheng, che adorava il lieve cipiglio che si disegnava in volto all'amato ogni qualvolta si concentrava su un ragionamento complesso, lo osservò divertito. Anche metterlo in imbarazzo era estremamente piacevole. 

Alla fine lo vide annuire. 

“Sei davvero senza un briciolo di vergogna…” Protestò ancora Xie Lian, più debolmente questa volta, mentre facendosi coraggio accoglieva le labbra di Hua Cheng, intrecciando la lingua con la sua.

Effettivamente la sua bocca aveva un sapore strano, dolciastro, ma tutt'altro che assimilabile al nettare degli dei per i gusti del dio marziale. 

“Non mi sembra molto buono.” Ammise innocentemente. 

“Tutto di te è buono e niente di te va sprecato.” Affondò il viso nella massa di capelli castani sfuggiti al nastro e Xie Lian gli si strinse addosso. 

Il corpo vibrava ancora, mentre il calore sciropposo del desiderio andava spegnendosi a poco a poco. La sua mente era ancora in subbuglio per la novità dell'intimità. Non era mai stato toccato in quel modo. Non aveva mai avuto un orgasmo. L'eccitazione era stata un concetto amorfo, sperimentata solo artificialmente secoli prima col polline malefico dei demoni 𝘓𝘢𝘯𝘥 𝘰𝘧 𝘵𝘩𝘦 𝘛𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳, solo vagamente accarezzata nei sogni notturni. Quella sera aveva sperimentato il vero piacere carnale, che lo aveva lasciato sazio e completamente spossato. 

“Purtroppo devo andare Gege, mi attendono. Aaah, ma perché!” Hua Cheng, frustrato, lo strinse ancora più forte e affondò il volto nell'incavo del collo.

Xie Lian si aggrappò a lui a sua volta. Avrebbe voluto trattenerlo per tutta la notte e fare ancora un po'di quello che avevano fatto prima, magari invertendo i ruoli.

Un lampo a quel punto lo attraversò e all'improvviso, senza pensarci e senza alcun pudore, scattò con la mano fin tra le gambe di Hua Cheng e ne sentì distintamente la durezza. 

“Ooh! Ma tu sei ancora…” 

Hua Cheng spalancò l'occhio a quel contatto e lo scansò, tirandosi seduto. 

“Non preoccupartene Gege, passerà.”

“Ma io vorrei…”

Quegli occhi lucidi di un desiderio non ancora sopito, quasi lo convinsero a disertare la riunione a Paradise Manor. 

“Gege, tu mi vuoi davvero uccidere!” Esclamò. “Te lo prometto, avrai l'occasione di giocare ancora con questo tuo devoto credente.”

“Ma non è giusto che tu… E che io non…”

Hua Cheng si alzò a malincuore dal letto e lo tirò su con sé, abbracciandolo.

“Spero sia stato bello per te quanto lo è stato per me.”

“San Lang… è stato incredibile, per un attimo ho creduto di morire! Non credevo fosse così… così… così, insomma.”

Hua Cheng non stentava a crederlo, poiché aveva letto sul suo viso ogni singola emozione che aveva provato. 

Sapeva che fare l'amore, in tutte le sue sfumature, donava un intenso piacere, un’estasi senza eguali. Lo sapeva perché si era informato, perché non avrebbe mai messo un dito su di lui senza prima sapere come farlo. Non aveva mai avuto esperienze con altre persone prima di lui, non avrebbe diviso il letto con nessuno al di fuori del suo Principe, il suo dio. 

“Ripenserò ai tuoi gemiti stanotte. Al tuo viso così rosso, al tuo corpo così teso…” Mormorò tra i suoi capelli. 

“San Lang continua ad essere una civetta sfacciata!" Le guance di Xie Lian bruciavano. 

“Colpevole!" Hua Cheng lo lasciò finalmente andare. "Gege lo rende divertente, arrossendo in modo così grazioso. Non posso farne a meno."

Lo baciò sulla fronte. 

“Ora devo andare davvero. Spero che potremo rivederci presto.”

“Ti accompagno.”

“Non ce n'è bisogno, riposati Gege.”

Xie Lian ricadde seduto sul letto, Hua Cheng recuperò Eming e scomparve chiudendosi la porta alle spalle. Ruoye a quel punto si sentì autorizzata a riavvolgersi al polso del suo padrone. 

Pioggia Cremisi lanciò i dadi nel corridoio, il tempo di raccoglierli e un'intensa luce verdeazzurra lo avvolse, riportandolo nella sua reggia.

Ad accoglierlo all'ingresso Yin Yu.

“È da molto che attendono?”

“No, 𝘊𝘩𝘦́𝘯𝘨𝘻𝘶̌. L'ultimo è arrivato da pochi minuti, sono piacevolmente intrattenuti dalle ballerine e da abbondanti libagioni. Non si accorgeranno nemmeno del vostro ritardo.”

“Bene”, si limitò a rispondere, avviandosi verso la sala delle riunioni. 

“Solo un momento, 𝘊𝘩𝘦́𝘯𝘨𝘻𝘶̌.” 

Hua Cheng si volse e Luna Calante si indicò con l'indice un'angolo del proprio mento. 

Il Re fantasma si toccò a sua volta e sentì una patina secca nel punto che Yin Yu gli aveva mostrato. 

“Oh!”. Imbarazzato la sfregò via.  L'avrebbe lasciata per accarezzare quella traccia di lui più tardi, nel suo letto, se solo non avesse dovuto presentarsi davanti ad almeno cinquanta spettri, che avrebbero capito in un istante l'accaduto e ne avrebbero fatto il pettegolezzo dei giorni a venire. Consideravano Xie Lian il suo promesso sposo, lo chiamavano confidenzialmente “zio” ma più spesso “moglie”, sapeva che attendevano impazienti l'annuncio delle nozze, chiedendosi il perché di tanto procrastinare. Non avevano idea di quanto fosse stato impervio il loro cammino da quando si erano ritrovati. 

“𝘋𝘶𝘰 𝘹𝘪𝘦̀.” Disse al funzionario, lasciandoselo alle spalle per raggiungere a passo rapido le maestranze impiegate alla Capitale Celeste. 

“𝘠𝘪𝘯𝘨 𝘨𝘢𝘪 𝘥𝘦.” L'ufficiale in nero sorrise. Indubbiamente il capo aveva avuto un piacevole intermezzo con Sua Altezza il Principe Ereditario. 

 

 

 

 

L'indomani Xie Lian fu svegliato da un bussare deciso alla porta. 

“Mmh…” si mosse languidamente tra le lenzuola, i muscoli rilassati come non li ricordava da tempo. 

“Vostra Altezza, chiedo scusa”, disse compunto Wǔ Yún al di là della porta, "sono venuto a chiedervi se desiderate fare colazione.”

Xie Lian si svegliò del tutto. Ma che razza di ora era?! 

“Oh! Si, sì, certamente! Di’ pure a Yáng Fǔ che scenderò tra un bastoncino d'incenso.” 

“Eseguo.”

Sentì i passi di Wu Yun allontanarsi.

Da quanto non dormiva così così bene? Da secoli, forse addirittura dalla sua prima ascesa, perché agli dei di riposo ne basta poco e indulgere nel sonno era, ed è, considerata una pigra quanto inutile abitudine mortale. 

Si sollevò a sedere, guardandosi intorno. La vera spiegazione era che gli dei facevano poco sesso. Se avessero tutti preso esempio dalla ben nota eccezione, la necessità di dormire tra gli ufficiali divini sarebbe certamente aumentata. Anche se, ora che ci pensava, Pei Ming stranamente risultava dormisse molto poco. Forse in quanto militare di lunga esperienza era da sempre abituato a trascorrere le notti in bianco. Quell'uomo aveva una riserva d'energia che pareva infinita, mai con un capello fuori posto neppure quando lo incrociava in abiti da lavoro tra le vie della Capitale. 

Lavoro! 

Oddei, lo attendevano al cantiere! Doveva rifinire dei pannelli che andavano portati a Pei Ming per essere inseriti in alcune sale marziali! 

Accidenti! Accidenti! Accidenti! 

 

 

Yáng Fǔ attese che Xie Lian si fosse seduto a tavola prima di girargli intorno e mettersi dietro di lui. 

“Dianxia, questa mattina siete distratto. I vostri capelli non sono stati raccolti in modo ordinato. Permettete?”

Xie Lian arrossì. Sembrava avesse scritto in faccia ciò che era accaduto la sera prima tra lui e il Re dei Fantasmi. 

“Ce-certo. Grazie.”

“Non sentitevi in imbarazzo, Altezza. Non con me e neppure con Wǔ Yún. Con nessuno dovreste, in realtà. Siete una coppia benedetta dal cielo e dalla terra, la gente vi ama.”

“Oh, dei…” Sospirò Xie Lian. Non era un argomento di cui volesse parlare, fortunatamente Yáng Fǔ capì e non insistette. Si limitò a sciogliergli i capelli, pettinarli con le dita lunghe e sottili e raccoglierli nuovamente, fermandoli saldamente con il nastro bianco. 

“Ecco fatto. Ora siete in ordine.”

“Grazie, siete diventati così indispensabili, così preziosi per me…” Una nota di sconforto velò la sua voce. “Non so davvero come farò senza di voi. I lavori qui alla Capitale presto giungeranno al termine e dovrò assolutamente cercarmi del personale e restituirvi alla vostra Sala.”

“Se voi solo lo voleste…" Una lieve esitazione. “...Io potrei rimanere, forse.”

“Tu vorresti rimanere qui con me?” Gli occhi di Xie Lian si illuminarono.

“Mi piacerebbe, dovreste chiederlo a Qí Yīng Jiāngjun però. Se lui darà il suo consenso non ci saranno impedimenti da parte mia.”

“Sarebbe magnifico!” Esclamò Xie Lian felice, battendo le mani in maniera infantile. “Glielo chiederò questa mattina stessa.”

Poi si impensierì all'istante. 

“Ma Wǔ Yún? Lui non vorrà rimanere di certo…”

“Non potrete saperlo se non glielo chiederete. È un guerriero, Qí Yīng Jiāngjun è un generale con un territorio da gestire ricco di conflitti e combattere è ciò che Wǔ Yún desidera più d'ogni altra cosa.”

“Allora credo di avere già la risposta."

“Anche voi però siete un dio marziale.”

“Ma non ho un territorio.”

“Avete tutti i territori. Forse, essendo questa situazione così nuova per voi, non vi è ben chiara una cosa: ora siete in assoluto il dio più potente del regno. Ovunque si generi un conflitto superiore alle singole capacità di un solo generale voi sarete chiamato in causa. È un compito impegnativo, non meno di quanto lo sia stato per Jun Wu, ma assai stimolante per un vice dio guerriero.”

Yáng Fǔ si adombrò. “Lo ammiravo così tanto, era il faro che illuminava la via di ciascuno di noi…”

“Di chi parli?”

“Di Jun Wu. Ma per lui eravamo solo formiche da schiacciare quando non gli servivamo più, pedine da muovere sulla sua personale scacchiera. Come lo detesto. Saperlo ancora vivo da qualche parte mi terrorizza.”

“Non temere, è al sicuro sotto il Monte Tonglu, vegliato dal suo antico precettore Mei Njianqing che ne conosce la pericolosità più di chiunque altro. Non farà più del male a nessuno. ” Mentre lo diceva, una mano gelida gli artigliò la nuca, perché lui più di tutti aveva subito le conseguenze dei pericolosi giochi di potere del loro vecchio Imperatore. Anzi, parlando di pedine, lui era stato in assoluto il pezzo più importante della scacchiera, quello che aveva subito le sue morbose e malate attenzioni, che era stato mosso e spostato perché gli fosse cagionato il maggior danno possibile, per piegarlo, per poter poi rappresentare per Xie Lian quel porto sicuro da cui sperava tornasse ogni volta. Jun Wu lo voleva al suo fianco, voleva che fosse come lui, trasformarlo 𝘪𝘯 𝘭𝘶𝘪. Per fortuna, in quel piano altrimenti perfetto, era spuntato un Re rosso che aveva scombinato tutti i suoi obiettivi. 

“Non hai nulla da temere.” Ripeté Xie Lian, forse più a se stesso che al biondo attendente. 

Yáng Fǔ annuì e scomparve verso le cucine, da cui tornò con una ricca colazione, che però Xie Lian sbocconcellò appena per potersi precipitare al cantiere e cercare di recuperare il ritardo. 

Uscì dal palazzo e attraversò il ponticello sospeso sulle vasche di ninfee, che immetteva sulla via principale della Capitale. In lontananza dalla sua sinistra vide arrivare una nota figura in verde e decise di aspettarla. 

“Buongiorno Vostra Altezza, grazie per avermi attesa.” Yushi Huang si inchinò con grazia. Xie Lian ricambiò. 

“Buongiorno a voi Yushi 𝘕𝘪𝘢𝘯𝘨 𝘕𝘪𝘢𝘯𝘨. È un piacere fare un pezzo di strada in compagnia, una volta tanto. Siete diretta alla sartoria della Principessa Ning Sun Xue?”

“No, Altezza. Sono diretta dal Generale Ming Guan.”

“Ah, già. Dimenticavo che da un po’ di tempo Pei Ming pare abbia deciso di non poter fare a meno di voi. Sono sinceramente contento che ora andiate più d'accordo.”

“Andare d'accordo non è il termine esatto, Altezza, ma apprezzo che mi ritenga idonea a svolgere lavori non strettamente legati alla mia natura femminile.”

“In parole povere vi sta piacendo farvi schiavizzare da lui.” Xie Lian rise, ma poi vide che ella era vistosamente arrossita. Erroneamente pensò dipendesse dal sanguinoso passato condiviso con Pei Ming. 

“Perdonatemi Maestra, è stata una battuta sciocca da parte mia, conoscendo i vostri precedenti.”

“Voi sapete ciò che accadde tra Yushi e Xuli?”

“Shì. So quale sacrificio vi siete imposta per il bene del vostro popolo e so che il generale non vi fermò.”

“Non poteva.”

“No, probabilmente no. Non senza scatenare altre spiacevoli conseguenze. A volte il destino è davvero crudele, soprattutto nell'avervi rimesso in seguito uno di fronte all'altra alla Corte Celeste.”

“Forse non è una cosa negativa. Il destino non è mai casuale e ha sempre un disegno per ognuno. Io non ho nulla contro il generale Ming Guan, credo di averglielo dimostrato. Forse, solo all'inizio, ero effettivamente un po’ risentita…”

“Vi riferite a quando avete messo fuori gioco il suo vice dio, nonché pupillo?” ridacchiò. 

“Ehm… sì. Ma è stata l'arroganza del generale a provocarmi e portarmi a quelle estreme conseguenze!”

“Non ne dubito. Perciò che siate riusciti a fare i conti col passato e a lasciarvelo alle spalle, assume ancora più valore.”

“Non è esattamente così, Principe. Non abbiamo mai parlato del passato. Fingiamo semplicemente… che non esista, immagino. Un giorno, forse, dovremo affrontarlo.”

“Sì, dovreste. Ma ogni cosa a suo tempo.”

E Xie Lian pensò al tempo che aveva impiegato lui, per scendere a patti con la parte fisica della sua relazione con Hua Cheng. 

“Forse si sta rendendo conto che anche se appartengo al Regno di Yushi, non sono una nemica, non più.” E per alleggerire i toni: “Ora almeno non cambia più strada quando mi incontra, immagino sia un grosso passo avanti.” Celò l'espressione divertita coprendosi la bocca con la mano. 

“Non solo non vi evita, ma vi apprezza al punto da volervi accanto per intere giornate. È ben più di un passo avanti. Andatene fiera, perché l'ostinatezza di Pei Ming è seconda solo al suo ben noto fascino, eppure siete riuscita a fargli cambiare atteggiamento nei vostri confronti.”

Yushi Huang fu costretta a riflettere. 

Perché Pei Ming all'improvviso aveva deciso di poter non solo sopportare la sua presenza, ma addirittura richiederla quotidianamente? La risposta per lei era abbastanza ovvia. 

“Vi ringrazio Altezza, ma temo che il vostro ottimismo sia mal riposto, il generale ha solo compreso che sono una risorsa ancor più che un ostacolo.”

“Questo significa apprezzare le vostre doti e riconoscere il vostro valore, come dicevo è un buon inizio. Quando si accorgerà che il passato è passato e che siete una donna e una dea eccezionale, non potrà non mostrarvi il suo sincero apprezzamento.” Erano arrivati ad un palazzo quasi ultimato, méta di Yushi Huang. Si fermarono e Xie Lian aggiunse: “Ho imparato a conoscerlo in questi mesi, può essere un uomo duro e molto deciso, ma non esita a cambiare idea o a tornare sui propri passi se si accorge d'aver fatto un errore e non è da tutti. In una battaglia, così come in un dibattito del Consiglio, io vorrei poter sempre avere a fianco un uomo come lui.”

Rain Master annuì. 

“Sì, è un uomo davvero speciale.”

Il calore di quelle ultime parole, dette dalla dea prima di salutarlo con un inchino ed entrare nei giardini del palazzo, rimasero impresse in Xie Lian e gli fecero sorgere un primo, impalpabile dubbio. 

 

 

 

𝗚𝗟𝗢𝗦𝗦𝗔𝗥𝗜𝗢 𝗲 𝗖𝗨𝗥𝗜𝗢𝗦𝗜𝗧𝗔’

𝗥𝘂𝗮𝗻 (阮): antico strumento musicale cinese della famiglia dei liuti, con un corpo rotondo e un manico dritto e lungo. Prese il nome dal poeta e musicista Ruan Xian vissuto in epoca Jin e conobbe una grande popolarità durante la dinastia Tang. Una versione moderna di questo strumento viene tuttora utilizzata in alcuni 𝘦𝘯𝘴𝘦𝘮𝘣𝘭𝘦 (ad esempio quelli cantonesi) e nell'Opera di Pechino. (Fonti: varie dal web) 

𝗗𝘂𝗼 𝗫𝗶𝗲 多谢: “molte grazie”. 

𝗬𝗶𝗻𝗴 𝗴𝗮𝗶 𝗱𝗲 应该的: “è mio dovere”, una risposta un po’più formale rispetto a 𝗯𝘂 𝗸𝗲𝗾𝗶 不客气 “di nulla” che è paragonabile al nostro classico “prego”.

Yushi Niáng Niáng 雨师娘娘: Maestra/Dea della Pioggia. 

 

 

 

Notes:

Ben ritrovati! ✨
Il capitolo di oggi non ha bisogno di troppe introduzioni: San Lang e Dianxia hanno finalmente deciso che i letti servono a qualcos’altro oltre che a dormire 🔥 Naturalmente è solo l'inizio: come ci ha spiegato in una vecchia intervista l'autrice MXTX, una volta scoperto il sesso Gege diventerà affamato ed esigente e San Lang dovrà essere sempre a sua disposizione (e noi qui tutti immaginiamo quale enorme "sforzo" dovrà fare San Lang per accontentarlo). Ma non sarà subito, la trama di questa fiction è piuttosto articolata, i risvolti sono molteplici e, ahimè, il sesso non è ancora in primo piano (ma arriverà statene certi, tengo al sesso tra le nostre quattro coppie come Gege alle ceneri di Hua Cheng, siete assicurati 💪).
Invece, per lo stoico sacrificio di dover assistere a certe attività hot, Eming e Ruoye meriterebbero un capitolo a parte esclusivamente dedicato a loro. Ci penserò, ma intanto devono accontentarsi di una fanart, dove Ruoye tenta di coprire lo sguardo a un curiosissimo Eming. A proposito, a Ruoye dopo è toccato un lavaggio in candeggina: era completamente arrossito 😂
Ehm... Scusate...
Comunque, grazie a chi legge e a chi lascia kudos, potete lasciare anche un commento, positivo oppure anche negativo, prometto di non sfidarvi a duello all'alba.
Il mio profilo Instagram dedicato alle fanfic e alle fanart, è privato ma siete tutti i benvenuti ⬇️
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Alla prossima 💙