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Brotherhood | 형제애

Summary:

Debiti ardui da saldare. La volontà di addentrarsi su vie sconosciute. Una speranza di fare la propria parte per un futuro migliore. Troverà la forza e il coraggio per fare ciò che ritiene necessario? Ciò che ritiene giusto?

Chapter 1: 01 - Infruttuose ricerche

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Il suo capo gilda Ahn non è purtroppo riuscito a scovare traccia, né alcuna informazione di rilievo, sull’attuale ubicazione dell’hunter Seong, la qual cosa di per sé è del tutto sbalorditiva, considerando le notevoli capacità organizzative e gestionali di quell’uomo.

 

Il suo problema, tuttavia, non è per niente risolto e, anzi, si fa più pressante con il passare del tempo. Ha bisogno di trovare Seong Jin Wu e prendersi qualche momento per parlare a quattr’occhi con lui.

 

Per tale motivo si è risolto a contattare l’Associazione degli Hunter Coreani e chiedere umilmente di poter avere un breve incontro con il suo presidente, Goh Geon Hui.

 

Fatto curioso: il permesso gli è stato immediatamente concesso senza passare per le solite, interminabili trafile burocratiche. Ha trovato la notizia piuttosto strana e imprevista, ciò non di meno non si è fatto scrupolo alcuno e ha invece approfittato di quell’inattesa fortuna per precipitarsi seduta stante presso la sede dell’Associazione.

 

La signorina dell’accettazione, al suo ingresso inopinato e forse lievemente burrascoso, lo ha fissato in modo strano. Yun Ho si è sentito un po’ in imbarazzo, perché è perfettamente cosciente di essere abbastanza impresentabile in quel preciso momento, dopo la giornata assolutamente frenetica che gli è toccata ( le giornate!). I suoi capelli sono sempre stati un caos primordiale senza troppe speranze, questo è certo, ma di norma si impegna a indossare completi impeccabili o se non altro decorosi. Quel giorno, malauguratamente, non ha proprio trovato la possibilità di tornare a casa e darsi una ripulita, dopo aver trascorso la maggior parte del suo tempo correndo senza sosta da una parte all’altra di Seoul. Temeva, in cuor suo, di perdere l’occasione per vedere il Presidente, e chissà quando gli sarebbe ricapitato di ottenere un’udienza da quell’uomo tanto impegnato!

 

«Hunter Baek» lo accoglie il presidente Goh, alzandosi in piedi all’ingresso nel suo ufficio del nuovo arrivato.

 

«Signor Presidente. Grazie per avermi ricevuto senza preavviso» si affretta a dichiarare Yun Ho, abbastanza senza fiato.

 

Geon Hui sorride e gli fa segno di accomodarsi sulla poltrona accanto alla sua scrivania. «Sembravi piuttosto agitato» spiega pacato. Lo valuta con un’occhiata critica e solleva un sopracciglio. «Mi correggo: lo sembri ancora. Cosa posso fare per te, hunter Baek?»

 

L’imbarazzo di Yun Ho raggiunge il suo apice. Tenta di schiarirsi la voce, con l’unico effetto di tossire. «Mi scuso per il disagio. Io… Cercavo un’informazione.»

 

«Un’informazione?» si incuriosisce a quel punto Geon Hui. «Di che genere?»

 

Yun Ho si fa qualche scrupolo nel gettare le sue effettive intenzioni tal quali sono in mezzo a loro. Prova quindi a ricapitolare, brevemente, la sua situazione. «Avevo chiesto al mio capo gilda Ahn di aiutarmi. Purtroppo senza risultati. Ve lo dico per spiegare che non sono qui per cercare la via più facile, ma perché ritengo di non averne altre da seguire. Ho un debito… Ah! Che dico? Più di uno, in effetti, con l’hunter Seong Jin Wu. Ma sono capitate troppe cose, tutte insieme, e non ho mai trovato l’occasione per, se non sdebitarmi, almeno essere franco con lui. Ora, dato che mi era parso che le acque si fossero un po’ calmate e ci fosse del tempo per… ecco, riprendere in mano le redini della situazione…» Yun Ho tituba, incerto su come procedere.

 

«Seong Jin Wu è risultato del tutto irrintracciabile» gli viene in soccorso il presidente Goh.

 

Yun Ho lo fissa a occhi sgranati e con la mascella un po’ cadente. «Ecco… Qualcosa del genere» ammette, in un confuso e costernato gracidio. Non “qualcosa del genere”, ma proprio l’esatta definizione del suo problema più urgente! Ma che diamine succede in quella città, da qualche tempo a quella parte?

 

Goh Geon Hui sorride placido e posa il mento sul pugno chiuso, osservando con curiosità (e un pizzico di divertimento) il giovanotto seduto di fronte a lui.

 

«Hunter Baek, ho il fondato presentimento di conoscere quel che attualmente ignori.»

 

«Lo sospettavo» ammette, sgonfiandosi un po’ e massaggiandosi la tempia dolorante. «E posso sperare che ne voglia condividerne una minima parte?»

 

Il sorriso del Presidente si spalanca. «Certamente! Anche se temo che non ti sarà di molta utilità, ora come ora. Vedi, l’hunter Seong si trova, al momento, all’interno di un red gate comparso nel mezzo di una superstrada di Seoul e che, tra le altre cose, ha completamente paralizzato il traffico della zona.»

 

Lo sbalordimento di Yun Ho, in luogo di ridursi, si acuisce. «Volete dire che è là dentro… da solo?» soffia costernato.

 

Il presidente Goh soppesa la questione. «La definizione è alquanto astratta e particolarmente controversa. Diciamo di sì: da solo, con il suo esercito di ombre. Quindi direi: non esattamente, vero?» media, suo malgrado divertito dall'espressione confusa del Maestro della gilda della Tigre Bianca.

 

«Uh… Giusto» conviene, non troppo rassicurato nonostante tutto. «Immagino di avere le mani legate, fintanto che non sarà riuscito a uscire da lì.» “ Se uscirà da lì” lo avvisa una porzione del suo cervello, in modo tutt’altro che benevolo.

 

«Se lo desideri, potrei farti accompagnare sul posto da uno dei miei uomini. In tal modo, se non altro, ti renderesti conto della situazione» propone Goh Geon Hui, accomodante.

 

Yun Ho crede che quella soluzione non gli sarà di molta utilità: aspettare di fronte al red gate in preda all’ansia? Che brutta prospettiva! Ciò non di meno, l’idea di aspettare altrove, con la stessa identica ansia, non migliora di un soffio il suo umore nero. «Penso che accetterò la vostra proposta, e che probabilmente me ne pentirò fin troppo presto» dichiara demoralizzato.

 

Il presidente Goh ride allegro, forse immaginando i possibili risvolti di una tale linea d’azione. «Ti affiderò alla guida del mio hunter di fiducia, la cui presenza sul posto sono certo non darà noie all’hunter Seong: Wu Jin Cheol.»

 

«Ah!» esclama Yun Ho, sorpreso in modo piacevole, in quel caso. «Allora grazie» offre, ricambiando il sorriso del Presidente. Se non altro, lui e il capo Wu si conoscono già e, forse, riuscirà a strappare all’hunter di grado A qualche informazione supplementare su Seong Jin Wu, che ormai deve conoscere da diverso tempo.

 

«Non c’è di che. Ora, mio malgrado, sono costretto a congedarmi. Del lavoro, come al solito, mi attende. Spero che tu possa ottenere quel che cerchi, hunter Baek.»


“Lo spero anche io” riflette Yun Ho, inchinandosi al Presidente con un ultimo ringraziamento e prendendo la via verso l’uscita. Presto verrà raggiunto dal capo Wu e, assieme, si recheranno sul sito del nuovo red gate. Certo è che quel ragazzo ha proprio una gran sfortuna! Due red gate nell’arco di pochissimi mesi. Qualche divinità vendicativa deve avercela in modo particolare con lui.

Chapter 2: 02 - Interminabile attesa

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Il capo Wu sta sorridendo, mentre lo raggiunge all’uscita. Yun Ho ha un brivido. Quando mai quell’uomo ha sorriso? Troppi particolari non arriva a comprendere, e il disagio aumenta esponenzialmente.

 

«Hunter Baek. Ci rivediamo» lo saluta il capo della squadra di sorveglianza.

 

Annuisce, risolvendosi a rispondere al suo inatteso sorriso. «Già. Spero che non sia un disturbo.»

 

«Oh, per niente. Ero comunque curioso di scoprire quanto tempo ci avrebbe messo a riaprire questo gate. Ora ho la scusa perfetta per essere sul posto» lo sorprende di nuovo la sua replica.

 

«Mi sembra di capire che non hai alcun dubbio che succederà» ribatte, mentre raggiungono il parcheggio e, a sorpresa (di nuovo!), Jin Cheol gli indica una moto.

 

«Dovrei? Inizio a fare l’abitudine nel vederlo tornare da posti infernali. Se non altro stavolta non c’è nessun altro umano da salvare, con lui.»

 

Yun Ho conviene con un grugnito frastornato. No, lui l’ abitudine non l’ha ancora fatta. Osserva il capo Wu ispezionare con cura il loro veicolo e recuperare due caschi.

 

«Immagino che la situazione delle strade sia ancora irrespirabile.»

 

Jin Cheol annuisce. «L’alternativa era l’elicottero. Ma preferisco non dare troppo nell’occhio. Vieni, salta su» lo invita, salendo a sua volta a cavalcioni della sella e facendo segno a Yun Ho di accomodarsi alle sue spalle.

 

Il Maestro della gilda White Tiger ha a malapena il tempo di agganciare il casco sotto il mento e aggrapparsi alla giacca di Wu Jin Cheol, che quest’ultimo dà gas con energia ed esce dal parcheggio dell’Associazione come una saetta.

 

Al loro graduale approssimarsi al luogo della comparsa del gate, Yun Ho nota senza difficoltà l’aumento massiccio del traffico. Di lì a poco, un micidiale ingombro di veicoli fermi intasa completamente il percorso in ogni direzione visibile. Perfino a bordo della motocicletta, trovano a stento lo spazio necessario per procedere oltre. Le sue spalle si tendono istintivamente, nel momento in cui individua finalmente il bagliore rosso del gate sigillato. Chissà cosa si trova dall’altra parte di quel portale?

 

«Sang Hee» porge Jin Cheol, salutando la ragazza appostata davanti al red gate, nel momento in cui le si fermano di fronte.

 

«Capo Wu» soffia la giovane guardia, inchinandosi.

 

«Qualche problema?» si informa Jin Cheol, posando lo sguardo sul portale.

 

«A parte la gente agitata qua attorno e il tizio folle là dentro, direi di no» borbotta Sang Hee indispettita.

 

Jin Cheol si limita ad annuire, senza commentare nulla.

 

«Si sa che grado era stato rilevato, prima che si sigillasse?» chiede Yun Ho, accostandosi al portale.

 

«Sembra potesse trattarsi di un gate di livello B. Ma non c’è mai niente di davvero sicuro, in questi casi.»

 

Yun Ho annuisce, concentrato su altro. Non sente nulla. Il suo potere si rivela essere sempre del tutto inutile in situazioni analoghe a quella.

 

«È stato il presidente Goh a contattare l’hunter Seong e a chiedergli di intervenire. Lui si fida molto di quel ragazzo.»

 

Sospira e storce le labbra. «Non è una questione di fiducia, ma di buon senso. Perché mai permettergli di entrare da solo?»

 

«A noi può sembrare solo, ma non lo è sul serio.»

 

Yun Ho sposta l’attenzione dal portale al capo Wu e aggrotta la fronte. «Ha un esercito di ombre, d’accordo. Ma dipendono comunque dal suo potere. Se gli accadesse qualcosa, credi davvero che rimarrebbe qualche ombra a combattere al suo posto?»

 

Jin Cheol arriccia il naso, pensieroso. «Non ne sono certo. È difficile identificare il tipo di potere di cui dispone Seong Jin Wu e decifrare il modo in cui opera.»

 

Yun Ho stringe i pugni e digrigna i denti. Si sta innervosendo. E non sembra che il capo Wu intenda prendere con la dovuta serietà le sue pur legittime preoccupazioni.

 

«Non possiamo comunque fare nulla, a questo punto. Né il presidente Goh né l’hunter Seong si aspettavano di certo che la situazione potesse complicarsi in questo modo.»

 

«Questo non mi tranquillizza affatto» tiene a precisare, scontroso.

 

«Non era quello il mio obiettivo, infatti. So per esperienza che non sarai tranquillo finché il gate non si sarà riaperto.»

 

Sbuffa. «Almeno, in quel caso, non ci saranno più dubbi che sia ancora vivo» bercia. Invece lui di dubbi ne ha ancora molti, e si stanno facendo sempre più numerosi e pressanti. Spera di poterne chiarire almeno una piccola parte, ma per farlo dovrà rodersi il fegato ancora per chissà quante ore.

 



Ha trascorso le due ore seguenti a calpestare con una certa foga quasi infantile l’asfalto nei dintorni del red gate, mentre Wu Jin Cheol e la giovane guardia si aggiornavano a vicenda sulle ultime novità, sembrando poco interessati ai possibili accadimenti al di là del portale e, invece, abbastanza infastiditi dai curiosi che attendono con impazienza di poter ripartire per la propria strada.

 

Pensare che stavolta non c’è nemmeno la sua squadra in quel dungeon. Quindi perché mai dev’essere tanto impaziente e irrequieto? Stringe le labbra e fissa, una volta ancora, il portale che rimanda la sua luce di un asfissiante rosso cupo su di loro. Lo fissa con astio e risentimento. Lo fissa come se gli avesse fatto un torto personale. Ed è proprio così: gli ha già fatto perdere, ormai, quasi un’intera giornata! Tempo buttato via ad attendere che la situazione si sblocchi. Tempo che avrebbe certamente potuto spendere in modi più proficui. Ma come diamine si può pretendere che se ne torni a casa, o alla sua gilda, mentre quel maledetto portale resta sigillato? Semplicemente impensabile!

 

E poi, quando le lancette del suo orologio da polso stanno ormai raggiungendo l’orlo delle tre ore, il riflesso rosso sembra sgretolarsi e dissolversi, tornando a brillare di un azzurro limpido e quasi pacifico. Yun Ho sgrana gli occhi. È indeciso se fare un passo avanti oppure due indietro. Nell’incertezza resta invece piantato sul posto.

 

«Ecco l’hunter Seong» esclama Wu Jin Cheol, andandogli invece incontro senza riserve.

 

Infatti, poco dopo, l’ombra di una persona si fa largo fra la luce del portale e posa un piede all’esterno.

 

«Ehi, capo Wu! Come mai da queste parti?» è la domanda sorpresa di Jin Wu, che lo sta osservando con vivo interesse e altrettanta curiosità.

 

«Il presidente Goh mi ha spedito qui da te, per accompagnare l’hunter Baek in realtà» spiega Jin Cheol. Si sofferma qualche istante in più a scrutarlo e inarca un sopracciglio. «Sei fradicio» commenta, il tono secco che dà chiaramente l’idea della sua perplessità.

 

In effetti Jin Wu sta letteralmente gocciolando dalla testa ai piedi. «Posto piovoso. Mi ha rovinato il vestito buono» spiega succinto, posando poi uno sguardo indagatore e un po’ perplesso sulla figura leggermente defilata di Yun Ho.

 

«Una bella grana, eh» replica Jin Cheol.

 

Jin Wu torna con l’attenzione sul capo Wu e scuote la testa. «Non troppo. Ma il boss era timido e giocava a nascondino. Ho impiegato un’eternità per stanarlo» sbuffa, un filo seccato per l’inconveniente, ma non eccessivamente. Quella gita gli ha fatto guadagnare un bel po’ di esperienza supplementare, quindi nulla di cui lamentarsi davvero, alla fin fine. «Avete aspettato qui davanti tutto questo tempo?» domanda incerto.

 

«Oh, no. Solo le ultime tre ore circa. Tutto il resto è di competenza della signorina Sang Hee» spiega il capo della sicurezza.

 

«Ah, sì. Almeno adesso questa gente può ripartire» commenta Jin Wu, ironico, all’indirizzo della giovane agente che non può esimersi dal guardarlo storto. «E a cosa dobbiamo la presenza, qui, dell’hunter Baek?» si informa, tornando con lo sguardo scrutatore su Yun Ho.

 

Quest’ultimo, che fino a quel momento era rimasto in disparte a studiarlo con attenzione, sobbalza. «Ho provato a cercarti, ma eri sparito nel…»

 

Le sue parole si interrompono sul più bello, mentre dal gate spuntano fuori altre figure, più imponenti dell’hunter Seong. Un’intera squadra di ombre, all’apparenza sovraccariche di materiale recuperato dal dungeon.

 

«Uhm…» soffia un po’ incredulo, fissando stravolto quella sorta di processione.

 

Seong Jin Wu reclina il capo, incuriosito. «Il motivo per il quale mi cercavi?»

 

Yun Ho ha difficoltà a distogliere lo sguardo da quell’assembramento di evocazioni. Se prima poteva chiedersi il motivo per cui veniva chiamato esercito di ombre, ebbene, ora quel motivo non l’ha più. Sono, letteralmente, centinaia!

Chapter 3: 03 - Imbarazzanti conversazioni

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«Il… motivo… Giusto» borbotta Yun Ho, imponendosi un minimo di autodisciplina per fronteggiare con dignità il ragazzo. «Ecco, sono ormai diverse settimane che desideravo parlare con te, ma tra un guaio e l’altro, e poi il raid di Jeju e… Sai…»

 

«So» conviene Jin Wu, annuendo. «E posso chiedere di cosa desideri parlarmi?»

 

«No… Cioè, volevo dire: sì, certo» borbotta piano. Si guarda intorno. Ci sono vetture ancora bloccate in mezzo alla strada a vista d’occhio, per non parlare della presenza del capo Wu e di quella ragazza, Sang Hee. «Preferirei un posto meno affollato, in realtà» ammette imbarazzato.

 

L’interesse di Jin Wu si accresce considerevolmente. Dubita che l’hunter Baek voglia attaccar briga per qualche oscura ragione che ancora non conosce, ma anche se fosse… Diamine! C’è più d’un motivo se, negli ultimi mesi, ha faticato tanto, non è vero? Accenna un lieve sorrisetto di scherno e fa spallucce.

 

«Come vuoi» concede, dato che stavolta non ha impegni pressanti che lo obbligano a correre via come al solito. A parte, forse… «Dovrei darmi una sistemata, però» valuta, guardandosi con cipiglio critico. Sembra uno spaventapasseri reduce da un ciclone.

 

Yun Ho deve ammettere che l’hunter Seong è perfino meno presentabile di lui. Tuttavia ha quasi il timore di perderlo di vista e non avere in seguito di nuovo la possibilità di parlarci. Il ragazzo è incredibilmente sfuggente e molto difficile da trattenere a lungo.

 

«Se… non lo trovi sconveniente, potresti passare da me per farti una doccia calda e cambiarti d’abito» propone irrequieto, chiedendosi di che diavolo stia parlando. Da quando in qua si invita un collega a casa propria in quel modo? Beh, in effetti da quando detta casa è poco distante da quel gate. Ma a giudicare dall'espressione interdetta dell’hunter Seong, la sua è stata veramente una pessima trovata. «Non importa. Era solo una sciocchezza» tenta in fretta di correre ai ripari.

 

«È una questione seria? Stai per caso progettando di uccidermi e liberarti del mio cadavere gettandolo nel sottoscala?» si informa Jin Wu con un’assurda espressione fin troppo seria per essere reale.

 

Yun Ho arrossisce, prendendo una colorazione simile a quella dei suoi capelli. «Io… N-no» cigola a disagio.

 

«Andiamo. Fai strada» lo prende alla sprovvista il repentino cambio di direzione dei pensieri del ragazzo.

 

«Cosa?» soffia confuso.

 

«Ho appena accettato l’invito. Se non è troppo lontano possiamo fare due passi a piedi» spiega pacato.

 

Yun Ho si guarda intorno, spaesato. I soldati ombra stanno già scomparendo oltre l’ingorgo ancora indomato. Scuote la testa, sperando di schiarirsi le idee. La missione è ardua. Infine annuisce.

 

«D’accordo. Grazie» conferma. «Oh!» esclama, voltandosi verso il portale che si sta richiudendo proprio in quel momento. «Grazie per l’aiuto» dichiara, inchinandosi di fronte al capo Wu.

 

 

«Le tue evocazioni se la cavano da sole?» si decide a chiedere Yun Ho, mentre sono diretti verso casa, e dopo averci rimuginato sopra con insistenza e per diverso tempo.

 

«Conoscono le mie direttive e la destinazione. Quindi direi proprio di sì. Nel peggiore dei casi, Beru mi contatterà per chiedere appoggio» spiega leggero.

 

«Chi è Beru?» domanda istintivamente. Poi si tende, rendendosi conto di quel che ha appena fatto. «Ah, scusa. Troppo invadente.»

 

«Forse lo saprai in un altro momento. Adesso è meglio di no» replica con calma, senza sembrare minimamente infastidito, per sua fortuna.

 

Lo osserva, con tutta la discrezione che riesce a metterci, e si fa altre domande che non sa se avrà mai l’opportunità di porre all’unica persona che potrebbe dargli delle vere risposte. Tuttavia, una curiosità fra tutte lo punzecchia impedendogli di lasciar correre.

 

«Perché hai accettato?»

 

Jin Wu si volta appena. Ha i capelli appiccicati alla fronte. Se la sua carnagione fosse appena più sbiadita somiglierebbe a un cadavere affogato. Avrebbe dovuto lasciare che se ne tornasse a casa propria, magari che si riposasse qualche ora. Che sciocchezza si è ritrovato a commettere. Scuote la testa, contrariato da sé stesso e dal suo modo di imporsi continuamente, soprattutto quando c’è di mezzo quel ragazzo incomprensibile. Sempre lo stesso errore, senza mai imparare dai propri sbagli.

 

«Perché ho del tempo. Perché sembri ancora più agitato delle volte precedenti» considera pensieroso. «Rifiutare di nuovo sembrava… scorretto.»

 

Gli viene lo spiacevole sospetto di avergli fatto pena, ma in quel caso si guarda bene dal chiedergli conferma. Non ha nessuna voglia di peggiorare l’immagine che l’hunter Seong ha di lui e che, certamente, non dev’essere delle più rosee.

 

Distoglie lo sguardo dai propri piedi e, finalmente, riconosce il suo quartiere. «Eccoci. Quella con il tetto rosso laggiù è casa mia» indica, mostrandogli una modesta villetta a due piani, dai muri bianchi, con un piccolo giardino attorno e, di fronte, due grossi cipressi.

 

Un lieve sorriso distende le labbra di Jin Wu. «È bella. La mia famiglia non si vuole spostare dal vecchio palazzo in cui viviamo, purtroppo. Troppi ricordi che, a quanto sembra, trattengono mia madre.»

 

Sembra contrariato da quella constatazione. Forse i suoi, di ricordi, non sono altrettanto validi da giustificare la permanenza in un’abitazione sgradevole. Ma immagina che neppure quello sia un argomento di cui poter parlare liberamente.

 

 

Non appena apre la porta d’ingresso, Sally, la sua gatta korat, si attorciglia attorno alle sue caviglie facendolo ridere per la prima volta da parecchie ore.

 

«Ciao, bellezza. Ti sono mancato?» mormora, grattandole piano il mento.

 

Ovviamente Sally non gli risponde mai a voce (è una creatura piuttosto silenziosa), ma i suoi occhi verdi gli dicono chiaramente tutto quel che avrebbe bisogno di sapere. Quella sera i suoi occhi verdi, tuttavia, sono attirati da altro; stanno fissando in modo abbastanza inquietante il suo ospite imprevisto.

 

Yun Ho volta il capo verso Seong Jin Wu e scopre che i suoi, di occhi, brillano di blu. Se avesse il pelo della sua Sally, a quell’ora sarebbe completamente diritto. Uhm… In effetti, a ben vedere, lui l’avrebbe anche il pelo, solo che non ama in modo particolare mostrarlo in giro.

 

Sta per dire qualcosa, probabilmente qualcosa di molto stupido e improbabile. Non ne trova il tempo in quanto Jin Wu si è accovacciato, incuriosito, e Sally è balzata sulle sue ginocchia. Yun Ho sgrana gli occhi, sbalordito dalla sfacciataggine della sua gatta. Di solito è molto più riservata e guardinga. Ma quel giorno il mondo gira al contrario, evidentemente. Ha una mezza idea di scusarsi a nome di Sally ma, prendendolo di nuovo alla sprovvista, Jin Wu ride, e in quanto a Sally… La mascella di Yun Ho si allenta nel momento in cui realizza che quella sottospecie di gatta traditrice sta facendo le fusa. Ma che cavolo!

Chapter 4: 04 - Felini

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Si schiarisce la voce, sperando di attirare l’attenzione senza dover parlare, dato che non è troppo sicuro di cosa ne uscirebbe fuori. Per sua fortuna, la tattica funziona a meraviglia: l’hunter Seong leva gli occhi su di lui, in attesa di spiegazioni.

 

«Ti mostro il bagno degli ospiti» propone.

 

Jin Wu si limita ad annuire e a posare la gatta di nuovo a terra, poi lo segue senza una parola fra corridoi sconosciuti.

 

Yun Ho ha deciso di darsi da fare recuperando qualcosa di asciutto per il suo ospite e, in quella maniera, evitare di soffermarsi troppo con il pensiero sulle proprie manchevolezze e idee azzardate. Dopo aver fortunosamente trovato un paio di pantaloni da jogging e una felpa (persino con il cappuccio!) e aver piazzato entrambi in bellavista nell’antibagno, decide che non può assolutamente permettersi di rimanere sfaccendato per il resto del tempo che lo separa dalla sua sperabile chiacchierata con l’hunter Seong, quindi si getta con foga in cucina e si mette d’impegno a far bollire l’acqua per ottenere qualcosa di decente, tipo una tisana per fare un esempio. Non ha la più pallida idea di cosa possa andare a genio al ragazzo, a essere onesti. Magari preferisce il caffè, o forse qualcosa di più forte, ma forse potrebbe almeno apprezzare lo sforzo.

 

«Stai cercando di corrompermi per qualche motivo che ignoro?» lo coglie impreparato la voce del ragazzo alle sue spalle.

 

Yun Ho si sente molto in sintonia con Sally, in quel momento. Se si trovasse nella sua forma felina, avrebbe fatto un balzo fino al soffitto e sarebbe tuttora aggrappato al lampadario. Ma né il soffitto né il lampadario reggerebbero il suo peso. E, forse, il suo cuore finirà per fracassargli il petto, se l’hunter Seong continuerà a fargli prendere certi spaventi.

 

«Non capisco di cosa parli» si difende, borbottando e fissandolo truce. Jin Wu solleva il cappuccio della felpa, coprendosi i capelli ancora leggermente umidi, piega il capo di lato e se lo indica. «Oh… Pensavo soltanto che ti avrebbe fatto piacere.»

 

«Punto per hunter Baek, allora» concorda. Sally, nel frattempo, è tornata all’attacco e, stavolta, ha preso ad avvolgersi attorno alle caviglie del giovane hunter. Yun Ho la fissa con astio, provando senza successo a incenerirla sul posto. «Hai un bel gatto» commenta invece Jin Wu, un sorriso malcelato nella voce.

 

«Già, e sembra abbia un debole per te» bercia Yun Ho, incrociando le braccia al petto, un po’ offeso.

 

Non che Sally non gli abbia mai dimostrato il suo affetto e il suo interesse (soprattutto perché è lui a portare il cibo a casa). Ma non ha mai fatto lo stesso con gli altri, in particolar modo con perfetti estranei.

 

Jin Wu si stringe nelle spalle senza scomporsi. «Si dice che i gatti abbiano un qualche collegamento con l’aldilà. Io ce l’ho continuamente. Forse c’è qualcosa in comune, tra me e lei» prova a spiegare.

 

Sta per chiedergli come fa a sapere che è una lei , poi fissa imbronciato Sally alle prese con il suo nuovo giocattolo umano e sbuffa. Infine, si risolve a tornare a essere una persona civile (o quasi).

 

«Puoi sederti, se vuoi. Sto preparando qualcosa di caldo da bere. Spero che non faccia troppo schifo.»

 

Il ragazzo non commenta, come del resto accade spesso, ma accetta l’invito e si mette comodo. Poi anche la sua gatta fedifraga si mette comoda, sulle ginocchia dell’hunter Seong. Tsk! Sospira. È geloso di un gatto… Ma è mai possibile?

 

Un trillo fuori posto rompe il silenzio che è sceso sulla cucina da qualche momento. Jin Wu recupera il cellulare da una delle tasche della felpa e fissa lo schermo, crucciato. Scuote la testa e lo rimette via senza degnarlo di una seconda occhiata.

 

«Uhm… Qualche problema?» si azzarda Yun Ho.

 

«No. Solo un sacco di seccature. Aspetteranno. Non ho ancora imparato a essere in più posti allo stesso tempo… Ma ci sto lavorando.»

 

Yun Ho lo fissa attonito, chiedendosi se lo stia deliberatamente prendendo in giro. A prima vista non sembrerebbe, ma ha già avuto, in passato, parecchie difficoltà nel decifrare quella persona in particolare, quindi non ci giurerebbe.

 

«Di cosa volevi parlarmi?» lo ripesca dalle sue elucubrazioni la voce pacata dell’hunter Seong, che si sta girando fra le mani la tazza calda offertagli.

 

«Ah, io… È un po’ difficile. Mi ci sono preparato per un sacco di tempo, ma ora che siamo al dunque non sono certo da dove iniziare.»

 

«Ti sei preparato a cosa, per l’esattezza?» dubita, inarcando un sopracciglio. «Hai in mente un interrogatorio o qualcosa di simile?»

 

“Sta scherzando?” si chiede Yun Ho. Non lo sa. Non riesce a discernere se sia serio o meno. Che razza di persona complicata.

 

«No» scuote la testa. «Niente del genere. Anzi, in realtà, per cominciare, volevo scusarmi con te.»

 

Jin Wu lo osserva attento. «Perché dovresti? Di cosa, innanzitutto?»

 

«Perché sono stato spesso invadente. Perché ho avuto delle pretese che non avrei dovuto avere. Perché ho pensato di… usarti.»

 

Confondendolo, Jin Wu sorride. «Lo facciamo tutti, hunter Baek.»

 

«Yun Ho, se non ti dà fastidio. E sì, magari lo facciamo tutti, ma alcuni usano più tatto di me.»

 

«Non ne sono certo. Tu sei… Credo si possa dire che sei impetuoso. Molti usano l’astuzia (io, per esempio, lo prediligo), altri preferiscono essere subdoli. Va bene. Lo posso gestire.»

 

Yun Ho sbuffa una mezza risata. Non sa se essere imbarazzato o amareggiato. «La maggior parte di quelli come noi sono semplicemente troppo arroganti per accettare un rifiuto.»

 

«Hunter Baek… Ah, giusto: Yun Ho. Pensi siano in molte le persone disposte ad accettare con serenità un rifiuto? L’ultima volta che è capitato a me, ero abbastanza contrariato da pensare che potesse valere la pena di staccarti la faccia a morsi… Poi non se n’è fatto nulla perché, tutto sommato, siamo persone ragionevoli.»

 

Yun Ho batte le palpebre, incerto. «Parli di quella volta all’uscita dal primo red gate?»

 

Il sogghigno di Jin Wu gli fa accapponare la pelle. «L’impressione era quella, non è vero?»

 

«In effetti» ammette nervoso.

 

«Yun Ho, a volte le persone possono diventare tremendamente irragionevoli. Se poi quelle persone dispongono di un potere grande come il nostro, finiscono per diventare anche pericolose. Tu non fai parte di queste ultime.»

 

La risata secca di Yun Ho gli scuote il petto. «Non sai di cosa parli, ragazzo.»

 

Gli occhi di Jin Wu brillano di un blu profondo e insondabile. «Temo di saperlo, invece.» Sally soffia, irritata, sulle ginocchia di Jin Wu, e gli dà una zampata fra le costole. Il ragazzo sorride e gli gratta il mento. «Il tuo gatto ha un bel caratterino. Probabilmente siete più simili di quanto pensiate.»

 

Yun Ho è appena arrossito. Di nuovo. Quei due, assieme, lo faranno impazzire.

Chapter 5: 05 - Qualche chiarimento e altre sorprese

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«Quindi, mi hai invitato a questa piccola chiacchierata unicamente per scusarti per quella piccola scaramuccia, o c’è dell’altro?»

 

Yun Ho sospira. Sì, gli ha chiesto lui stesso di poter parlare. E sì, aveva le sue buone ragioni. In realtà è più corretto definirle preoccupazioni. Seong Jin Wu, tuttavia, sembra essere disposto ad ascoltare qualunque sia il suo problema. Se avesse messo un qualsiasi altro hunter di rango S alle strette in quel modo, probabilmente sarebbe finita in rissa aperta. L’hunter Seong lo osserva con curiosità, perfettamente tranquillo. Insolito.

 

«Io… ho fatto delle ricerche su di te» ammette, teso suo malgrado.

 

«Prima o dopo che il tuo capo Ahn ti ha parlato di me?» gli domanda a bruciapelo.

 

Schiude le labbra, interdetto e imbarazzato. «Dopo» riconosce.

 

Jin Wu accenna un lieve sorriso. «Lo immaginavo. Il signor Ahn è in gamba; è stato piuttosto arduo scrollarmelo di dosso, e non sono neppure troppo sicuro di aver avuto successo. È probabile che le ultime notizie lo abbiano dissuaso più facilmente delle mie minacce.»

 

Yun Ho spalanca gli occhi, attonito. «Lo hai minacciato?» soffia, ingoiando saliva e tremando per conto del suo capo gilda.

 

«Oh, solo a parole… Beh, d’accordo, quasi . Non ti preoccupare: non avevo comunque alcuna intenzione di fargli davvero del male. Cercavo solo di convincerlo e lasciar perdere. Non sono mai stato interessato a entrare in una delle gilde del paese. E neppure in una al di fuori del paese, se è per questo.»

 

Finalmente comprende. «Vuoi crearne una tua.» È l’unica possibilità logica fra tante inutili sciocchezze.

 

Jin Wu annuisce. «Ci stiamo lavorando. Ho chiesto conferma al presidente Goh: bastano tre hunter, e io ne ho già due disponibili, me compreso.»

 

«Avrei dovuto immaginarlo prima. Quella volta, alla sede dell’Associazione, non ci hai ignorati perché ti stavamo seccando nel momento sbagliato, ma per evitare di sentirti offrire un’opportunità che non ti interessava.»

 

L’hunter Seong si stringe nelle spalle. «Non voglio sentirmi dire quel che dovrei essere obbligato a fare, né come dovrei farlo. Tutti hanno dei limiti, ma i miei… non li ho ancora trovati. Forse non ci sono, dopo tutto.»

 

Sta respirando troppo velocemente, ma è veramente difficile rimanere calmi quando i propri dubbi trovano un riscontro così palese, una conferma senza mezzi termini. «Lo sapevo» soffia, fissandolo con sconcerto e… speranza?

 

Jin Wu aggrotta la fronte e lo osserva attento. «Come?»

 

« Quando , non come. Ho percepito il tuo potere all’uscita da quel primo red gate. Poi è successo di nuovo sulla soglia d’entrata dell’Associazione. E ancora, in seguito, durante il raid di Jeju. Ogni volta, ogni singola volta , quel che ho visto e sentito era differente, superiore alla volta precedente. Perché mai avresti voluto nascondere una parte del tuo potere? Non aveva senso. Allora… Ho immaginato l’impossibile.»

 

Annuisce. «Sì, posso salire di livello» conferma Jin Wu.

 

Il fiato gli si incastra in gola. Tossisce. «Cazzo» soffia attonito. «D’accordo. Io, sai, ero in qualche modo già preparato a questo, eppure…»

 

«Continua a sembrarti impossibile» comprende l’hunter Seong.

 

«Non è mai accaduto» tenta invano di spiegare, quasi supplicandolo di comprendere il suo turbamento, il suo disorientamento. Jin Wu si limita ad annuire di nuovo e a guardarlo, in attesa del seguito. Sa, in qualche maniera, che c’è altro. «Tu…» Cosa vuole chiedergli, veramente? In che modo ci riesce? Cosa vorrà farne dei suoi poteri? Perché è l’unico hunter al mondo che può salire di livello? No. È folle. «Conosci quel che sta accadendo?» mormora appena. Perché è quella la sua maggior preoccupazione: può davvero avere a che fare con questo cacciatore in grado di diventare più potente? Sono tutti in pericolo, ora? Più di quanto non lo fossero dieci anni prima?

 

Seong Jin Wu ha distolto lo sguardo da Yun Ho. Sembra intento a riflettere. All’apparenza può sembrare tranquillo, ma Yun Ho riesce quasi a scorgere la tensione nei suoi lineamenti. Anche l’hunter Seong è preoccupato, e non è affatto una buona notizia.

 

«Non ne sono sicuro. Non ancora. Ho indagato. Lo sto ancora facendo. Non ho nulla di certo in mano, al momento, ma c’è qualcosa di strano che…» Scuote la testa, la linea dura delle labbra suggerisce a Yun Ho il suo turbamento. «Hai ragione, Yun Ho: sta accadendo qualcosa e ancora non so di cosa si tratta, ma so che non è nulla di buono, e si sta avvicinando.»

 

«Cosa possiamo fare?» chiede agitato.

 

«Stare in guardia. Ogni piccola differenza potrebbe essere il segnale di un cambiamento più grande.» Si interrompe, pensieroso. «Ho una missione. Forse servirà a chiarirmi le idee. Ma mancano ancora diversi giorni, prima che io possa attivarla e…»

 

«Attivarla?» dubita Yun Ho, perplesso.

 

Il sorrisetto che compare sul viso di Seong Jin Wu gli fa correre un brivido lungo la spina dorsale. «Temo sia troppo presto per chiarirti questo particolare, e ho dei dubbi che possa aiutarti in qualche modo. Quindi, per favore, nessuna domanda su questo.»

 

Yun Ho lo fissa sbigottito. Poi le sue spalle si afflosciano e sospira. «Sono troppo invadente, e con la persona sbagliata, a quanto pare» si dispera. «Ho trovato un tuo vecchio messaggio, mentre cercavo qualcosa che mi spiegasse te. O almeno, penso fosse tuo. Era di qualche giorno dopo l’incidente del dungeon doppio.»

 

«Ah! Lo hai letto? Mi hanno preso in giro, per quella domanda. Non che mi sia importato più di tanto, ma ne ho dedotto che il problema fosse solo mio. Poi ho pensato non fosse affatto un problema, in realtà, ma piuttosto una fortuna inattesa. Adesso, però, inizio a chiedermi se, in realtà, io stia partecipando a qualche assurdo progetto per… Non ne ho idea, per cosa!»

 

Yun Ho sorride piano e pensa che quel ragazzo sia proprio, ma proprio tanto imprevedibile e, al tempo stesso, fortunatamente meno pazzo di quanto avrebbero potuto ritrovarsi fra capo e collo, tipo quell’idiota di Hwang Dong Su, per non parlare del suo capo totalmente fuori di testa. Tra l'altro dubita che, giunti a quel punto, Dong Su possa anche solo sperare di uscirne tutto d’un pezzo, se mai dovesse ostinarsi nella sua inutile vendetta. L’hunter Seong potrà anche sembrare pacato e ragionevole, ma è chiaro che nessun hunter di alto livello dovrebbe mai essere stuzzicato invano, perché chiunque, anche un santo, può finire col perdere la pazienza se messo alle strette.

 

«A cosa pensi, hunter Baek?»

 

La sua attenzione torna in maniera repentina sull’ospite che quasi scordava di avere di fronte. Storce la bocca, un po’ contrariato. «Pensavo avessimo concordato sull’usare i nostri nomi di battesimo» borbotta, un poco risentito.

 

Jin Wu si stringe nelle spalle. «Scusa. Sono abituato a mantenere le distanze e usare rispetto alle persone più anziane.»

 

Yun Ho trae un brusco respiro e lo fissa oltraggiato. «Ehi! Guarda che non sono ancora così vecchio!» esclama offeso.

 

Il ragazzo di fronte a lui ride, facendolo sbuffare di disappunto. «Beh, sei certamente più giovane di quanto fosse mio padre, ma lavoravi pur sempre con lui, da quanto ho letto e per quanto ricordo. Quindi, forse non troppo, vero?»

 

Il viso di Yun Ho è contorto in un broncio seccato. «Non ho ancora compiuto trentotto anni. Non sono vecchio» insiste cocciuto, pretendendo almeno quel riconoscimento.

 

Jin Wu annuisce compassato. «Va bene. Prendo atto: non sei vecchio.»

 

Perché gli sembra tanto una presa per i fondelli? Maledetto ragazzino sfacciato. Non lo sorprende, a quel punto, che la sua gatta abbia un debole per lui: sono proprio anime gemelle! Un segnale acustico lo distoglie dai suoi crucci.

 

L’hunter Seong recupera nuovamente il cellulare, scorre le notifiche e assottiglia le labbra, prima di sospirare. «Devo proprio andare, temo. Stanno diventando insistenti.»

 

«Immagino di sì» conviene. «Ti ho trattenuto troppo a lungo» considera mortificato.

 

La realtà è che avrebbe avuto ancora molto di cui discutere con lui e sperava, un po’ irragionevolmente, di avere più tempo a disposizione. A quanto pare si sbagliava di grosso. Quel ragazzo deve avere un’esistenza abbastanza frenetica. Se anche fosse stato favorevole all’idea, quale gilda dentro o fuori il paese sarebbe mai riuscita a trattenerlo nei suoi ranghi? Ma è inutile ragionarci sopra, a quel punto. L’hunter Seong avrà presto la sua gilda personale e potrà gestirla come piace a lui.

 

«Vuoi che ti faccia recapitare il tuo abito, quando sarà asciutto?» tenta, incerto, mentre Jin Wu si è già rimesso in piedi, dopo aver convinto Sally a tornare con le zampe a terra.

 

«Non serve. Tornerò a riprenderlo non appena troverò un momento libero» lo informa serafico.

 

Yun Ho lo fissa con tanto d’occhi. Questo vuol dire che… Cosa vuol dire? Potrà parlarci di nuovo e, magari, risolvere qualcun altro dei suoi mille dubbi? Jin Wu gli lancia un ultimo sogghigno, prima di voltargli le spalle e… scomparire nel nulla! La mascella di Yun Ho quasi casca a terra per lo sconcerto. Ma che cazzo!

Chapter 6: 06 - Cattive notizie

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Ha chiesto il favore, al suo capo gilda Ahn, di tenere monitorate tutte le notizie che riguardano l’hunter Seong. Non perché non si fidi del ragazzo, semplicemente perché, se dovesse succedere qualcosa di strano, vuole essere aggiornato il prima possibile per provare a evitare potenziali disastri. Se ci riflette con la dovuta attenzione, è più probabile che Seong Jin Wu li risolverebbe prima che Yun Ho abbia il tempo di organizzare la gilda White Tiger, ma questo non lo persuaderà di certo a rinunciare a un minimo di sorveglianza preventiva.

 

Il modo in cui lo ha fissato Ahn Sang Min gli ha chiaramente fatto intendere che lo ritiene un povero illuso. Quello che il suo capo gilda non sa è che Yun Ho non è più minimamente interessato alla possibilità di reclutare il ragazzo. Forse dovrebbe prendersi la briga di aggiornarlo, ma se lo facesse non avrebbe più una scusa valida per chiedere informazioni sull’hunter Seong. Quindi meglio farsi compatire piuttosto che restare all’oscuro delle ultime novità.

 

 

La prima novità che gli sottopone il capo Ahn gli fa corrugare la fronte di incomprensione: a quanto pare l’hunter Park Jong Su della gilda dei Cavalieri ha proposto a Seong Jin Wu una collaborazione per chiudere un gate, di un grado A piuttosto elevato, recentemente apparso nella città di Busan, probabilmente uno dei più grossi comparsi finora nella zona. Annuisce, infine, comprendendo le preoccupazioni dell’hunter Park, che è un hunter di grado A e purtroppo non dispone di alcun hunter di livello superiore all'interno della propria gilda. Inoltre immagina che l’hunter Seong possa aver accettato perché conta di accumulare ulteriore esperienza per… ecco, quella questione del salire di livello che ancora dà i sudori freddi a Yun Ho. Comunque nulla di cui preoccuparsi seriamente, al momento. Quindi tanto vale tornare a rilassarsi e a pensare ai problemi della propria, di gilda.

 

 

Tuttavia, il giorno seguente, una nuova notizia, molto peggiore della precedente, compare nel suo ufficio assieme al suo capo gilda Ahn, il quale mostra apertamente un’espressione piuttosto terribile. Quando gli viene spiegato il problema, il volto di Yun Ho si fa pallido.

 

«Un gate dentro un liceo di Seoul?!» rantola sconvolto. «Sei sicuro di quel che mi stai dicendo?»

 

Ovvio che è sicuro, in caso contrario non si troverebbe in quel momento di fronte a lui con quella faccia grigia e annichilita. In ogni caso, il capo Ahn annuisce con inusitata frenesia.

 

«Merda» soffia.

 

«C’è un altro fatto…» soffia Ahn Sang Min, sembrando addirittura più preoccupato di poco prima.

 

«Quale?» chiede trepidante, già preparandosi a una catastrofe.

 

«È lo stesso liceo che frequenta la signorina Seong Jin Ah, la sorella dell’hunter Seong.»

 

Sgrana gli occhi e un brivido di spavento lo scuote e gli ghiaccia il petto. «Merda» sbotta.

 

 

L’ultima comunicazione di quella giornata disgraziata, sempre da parte del capo Ahn, lo informa che la ragazza, Jin Ah, è fortunatamente viva ed è stata trasferita, assieme agli studenti superstiti del dungeon break (solo diciassette, pensa Yun Ho con sconforto), all’ospedale Il-Sin di Seoul. Probabilmente non dovrebbe. Probabilmente sarebbe più saggio per lui restarsene dietro la scrivania della sua gilda e attendere aggiornamenti. Ma sta accadendo qualcosa di importante, lo sente, e forse non si tratta solo di Seoul, né della sola Corea del Sud. Forse è qualcosa di molto più grande. E Yun Ho ha bisogno di sapere, perché non è tipo da rimanere ad aspettare con le mani in mano che qualcun altro faccia il lavoro per lui.

 

Nel momento in cui giunge, dopo un allucinante bagno di traffico intenso, nella zona dell’ospedale, il posto è gremito di gente, fra cui parecchi giornalisti, agenti dell’Associazione e, immagina, parenti dei ragazzi del liceo. Si sente orribilmente a disagio e decisamente di troppo. Per giunta non ha idea di dove lasciare la sua vettura. Un disastro, veramente. Osserva assorto l’edificio dell’ospedale, riflettendo, mentre cerca di scacciare lo sconforto e mantenere la lucidità.

 

Trattiene il fiato, mentre scorge invece l’auto del presidente Goh passare oltre l’assembramento di persone e fermarsi a fianco della sua vettura. Alla guida c’è l'onnipresente Wu Jin Cheol, che lo saluta con un cenno del capo. Il finestrino posteriore si abbassa e Yun Ho si trova di fronte al sorriso stanco del Presidente in persona.

 

«Hunter Baek» lo saluta, con un tono di voce decisamente affaticato.

 

Deglutisce un fastidioso bolo di saliva. «Signor Presidente» replica nervoso. «Non era mia intenzione disturbare. Intendevo solo…» Cosa, esattamente? Rimane in silenzio, incerto su quel che dovrebbe aggiungere.

 

Goh Geon Hui annuisce e non chiede altro, si limita a offrire un consiglio. «Cautela. È stata una giornata pesante.»

 

Yun Ho conferma con un piccolo cenno del capo e si congeda dal presidente dell’Associazione, andando in cerca di un posto libero in cui depositare l’auto e un modo per passare il più inosservato possibile ai curiosi e ai giornalisti che ingombrano la zona. Inizia a comprendere il vero motivo che spinge l’hunter Seong a indossare felpe scure con il cappuccio. Come diavolo potrebbe, Yun Ho, sfuggire all’occhio della stampa, con la sua testa rosso fiammante?

 

 

Ha la sgradevole impressione di essere appena finito nei deplorevoli panni di un ladro, mentre sguscia oltre l’angolo, attento a rimanere il più possibile fuori vista. Che gran brutta sensazione! Chissà se si può imparare a diventare invisibili? Sarebbe molto utile, in determinate circostanze. Un piccolo sorriso sfugge alla sua volontà, mentre immagina di usare i suoi poteri di metamorfosi e, contemporaneamente, rendersi occulto con la furtività. Quanti problemi potrebbe risolvere in un colpo solo, in quella maniera. Ma sono solo inutili sogni senza basi tangibili, i suoi, e deve ancora trovare il reparto giusto all’interno dell’ospedale; quindi meglio darsi una mossa, invece di sognare troppo in grande. Un’infermiera lo guarda storto, mentre prova a sgattaiolare oltre il più velocemente possibile ma senza fare danni. Yun Ho le indirizza un mezzo sorriso imbarazzato, piegando la testa un paio di volte in segno di scuse, prima di filare via.

 

 

Se lo ritrova davanti senza preavviso, appoggiato con una spalla al telaio di una finestra del corridoio, un’espressione che definire scura è dire poco, più che altro assolutamente spaventosa. Deglutisce nervoso e si ferma nel mezzo di quello stesso corridoio, mentre lo sguardo di Seong Jin Wu si sposta dall’esterno dell’ospedale a Yun Ho. I suoi occhi brillano brevemente di un azzurro accecante che gli fa vibrare le ossa. Yun Ho solleva velocemente le mani e gli offre un’occhiata che significa, più o meno: “Non mi uccidere. Vengo in pace!” L’hunter Seong batte più volte le palpebre, interdetto, e poi, per lo sconcerto di Yun Ho, sbuffa una breve, secca risata che si spegne in un attimo e lo lascia senza voce.

 

«Hai dato un’occhiata alle ultime notizie, immagino» commenta Jin Wu con un timbro di voce teso. Yun Ho annuisce lentamente e attende in silenzio. Il ragazzo appoggia il capo contro la parete al suo fianco e sospira. «Diciassette. Così pochi sopravvissuti. Se solo…»

 

Non è sicuro che sarebbe una buona idea fargli notare che, senza il suo intervento, potevano benissimo non essercene affatto di sopravvissuti, soprattutto considerando che nel conteggio c’è anche la sorella. No, anzi, che dice: sarebbe la peggior imprudenza dopo la sua sconsiderata decisione di immischiarsi in quella brutta storia.

 

«Come sta Jin Ah?» mormora invece, prudente.

 

Il sorriso amaro che gli indirizza il ragazzo gli contorce le budella. «È terrorizzata» commenta rattristato. «Nostra madre sta cercando di consolarla…» Scuote la testa, come se non ci credesse realmente.

 

Yun Ho annuisce di nuovo. Avrebbe così tante domande da fargli. Ma quello sembra proprio il momento peggiore in assoluto. «Spero che si riprenda presto» si limita ad augurargli, esitante. «Io… Ero passato solo per assicurarmi che steste bene» prova goffamente a giustificarsi.

 

Jin Wu lo osserva, reclina il capo e sbuffa piano. «Non sei troppo bravo nel raccontare menzogne» commenta leggero, facendo arrossire Yun Ho.

 

«Mi dispiace» soffia turbato.

 

«Lo so. So che sei preoccupato per quel che sta accadendo. Lo sono anch’io. Non so di cosa si tratta. Non so cosa fare per impedire… qualunque cosa stia per arrivare» rivela amareggiato.

 

«Voglio aiutare» dichiara Yun Ho, pregandolo in silenzio di non lasciarlo indietro, di non tenerlo in un limbo di false sicurezze.

 

Jin Wu annuisce, si copre la testa con il cappuccio della felpa e, prima di scomparire come sempre, gli passa accanto e soffia qualcosa che sarebbe sicuramente andato perso, se Yun Ho non avesse sviluppato, negli ultimi dieci anni, dei sensi sovrumani.

 

«Ci rivediamo presto.»

Chapter 7: 07 - Mosse azzardate

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Ah Jin . Il nome della nuova gilda creata da Seong Jin Wu. Il suo capo Ahn gli mostra l’articolo da poco uscito con un piccolo sorriso all’angolo delle labbra. Se Yun Ho non avesse la matematica certezza della sua lealtà, giurerebbe che lo stia apertamente sbeffeggiando.

 

«Sang Min, ho già rinunciato da tempo all’idea di averlo nella White Tiger. Non serve che tu ti diverta in questo modo a rigirare il coltello nella piaga» fa notare con un filo di acidità.

 

«Non mi permetterei mai!» esclama, facendolo quasi sembrare vero.

 

Yun Ho inarca un sopracciglio, scettico. «C’è altro che volevi dirmi? O sei soddisfatto di questo, per oggi?»

 

«In realtà sono qui per qualcosa di più grosso. Ma volevo prima condividere con voi la novità più innocua.»

 

«Non stai facendo un buon lavoro nel tranquillizzarmi, capo Ahn. Qualcun altro è morto?» inizia ad allarmarsi. Anche se l’espressione di Ahn Sang Min non sembra spaurita com’era invece qualche giorno prima, in concomitanza con il dungeon break nel liceo di Seoul.

 

«Oh, no. Nulla di tanto tragico. A dire il vero, penso si possa affermare l’esatto contrario.»

 

Yun Ho sbuffa. «Ti dispiacerebbe smetterla di tergiversare e venire al punto. Mi sta venendo il mal di testa, e sai bene che non conviene a nessuno.»

 

«Bene. Recentemente c’è stata una riunione straordinaria dell’Assemblea Nazionale per discutere delle regolamentazioni sugli hunters del paese. Il presidente dell’Associazione Goh ha chiesto una modifica.»

 

«Quale?» si incuriosisce Yun Ho, sporgendosi avanti sulla sua scrivania.

 

«Il riconoscimento delle creature evocate come membri effettivi di una squadra d'assalto» afferma il capo Ahn con uno sguardo scintillante.

 

Una volta ancora, la mascella di Yun Ho rischia di staccarsi e finire a terra. «Questo non…» Spalanca gli occhi e trae un brusco respiro, nel momento in cui comprende le implicazioni di quella mossa. «L’hunter Seong potrà entrare da solo in un qualsiasi gate. Di più: potrà mandare anche soltanto una parte del suo esercito di ombre a fare tutto il lavoro che farebbe un’intera gilda» esclama stupefatto.

 

«In realtà nessuna gilda ha mai avuto così tanti membri da poter reggere il conteggio e la potenza dell’hunter Seong.»

 

Yun Ho batte le palpebre, attonito. «La proposta è passata, quindi?» Ahn Sang Min annuisce. «Com’è possibile?»

 

«Oh, questo è facile: il presidente Goh ha ammesso apertamente che si tratta di un trattamento preferenziale in favore dell’hunter Seong, ha quindi spiegato che in caso contrario suddetto hunter avrebbe probabilmente deciso di lasciare la Corea del Sud per trasferirsi in un paese più civile e comprensivo e infine ha ricattato l'ex procuratore e membro dell'Assemblea Nazionale Nam Jun Wuk.»

 

Baek Yun Ho fissa per un interminabile momento l’uomo di fronte a lui, indeciso se credere alle sue parole. Poi, d’un tratto, scoppia a ridere, sorprendendo il suo assistente.

 

«Avrei tanto voluto essere presente» commenta divertito, appoggiandosi pesantemente allo schienale della sua poltrona e tentando di placare l’irrefrenabile accesso di riso.

 

 

Yun Ho si sta mordicchiando distrattamente la punta di un pollice, mentre prende in considerazione e valuta la sua ultima idea azzardata e attende che arrivi il capo Ahn per avere da lui un parere obiettivo.

 

«Buongiorno, signore. Mi avete fatto chiamare» gli giunge finalmente la conosciuta voce del suo assistente.

 

«Esatto. Vorrei chiedere la tua opinione.»

 

«Benissimo. Riguardo cosa?» si incuriosisce Sang Min.

 

«Domattina è previsto il primo raid ufficiale della gilda Ah Jin» esordisce cauto. Il capo Ahn annuisce e attende rispettosamente maggiori delucidazioni. «Ecco… Pensavo…» tituba, passando a mordicchiarsi il labbro.

 

Sang Min lo osserva qualche lungo momento con interesse e infine annuisce. «Vorreste recarvi sul posto per… dare un’occhiata» azzarda, con un piccolo sorriso all’angolo della bocca.

 

Yun Ho preme le labbra in una linea stretta. «Credi che sembrerei molesto e fuori luogo?»

 

Il suo capo Ahn sembra volersi prendere del tempo per riflettere sulla sua domanda. «Sicuramente ci sarà molta gente, sul posto, che sarà incuriosita dalla novità tanto quanto lo siete voi.»

 

«Io non sono affatto incuriosito» si impermalisce Yun Ho.

 

L'assistente annuisce compito. «No, certo. Dicevo: il posto, ovviamente, brulicherà di persone, poche delle quali davvero invitate a presenziare.»

 

«Io non sarei di certo fra quelle poche persone di cui parli» borbotta Yun Ho, piccato.

 

«Tuttavia potreste cogliere l’opportunità per dare effettivamente un’occhiata all’evento senza dover necessariamente giustificare la vostra presenza» suggerisce.

 

Crucciato, riflette sulle parole del capo Ahn. «In questo modo, però, lui non saprebbe che sono interessato ad approfondire la novità… O sì? Immagino che potrebbe facilmente percepire la mia presenza e, magari, chiedersene il motivo. Che ne pensi?»

 

Sang Min si passa una mano fra i capelli brizzolati, indeciso. «Suppongo che sia una possibilità concreta. Ma, forse, non il momento né il luogo più adatto per l’approfondimento che vorreste.»

 

Yun Ho si affloscia su sé stesso e sbuffa piano, un poco contrariato, senza ancora risolversi a rinunciare a quel progetto. «D’accordo. Dimmi, in tutta sincerità: quanto sembrerei idiota se mi presentassi comunque sul posto e non ne ricavassi nulla?»

 

Dopo essersi perso in congetture e considerazioni, il capo Ahn fa spallucce. «Non troppo» conferma, offrendo un sogghigno che fa sospirare di esasperazione Yun Ho.

 

 

Quella mattina è stato previdente e ha parcheggiato a diversi isolati di distanza. Non è come se gli mancassero le possibilità per fare una breve corsa fino all’ubicazione del gate, giusto? Quello che non si aspettava, al contrario, è che ci fosse così tanta gente. Hanno perfino organizzato un cordone di polizia per evitare che i buontemponi arrivino troppo accosti al portale. Bisogna ammettere che l’Associazione sa dimostrarsi efficiente a dovere, quando serve, e questa consapevolezza ha un che di confortante, dopo tutto.

 

In fondo (molto in fondo, dato che Yun Ho si trova ai margini della marea umana sopraggiunta) riesce a intravedere, poco discosti dal portale, un piccolo gruppo di soldati ombra, di quelli dall'aspetto di antichi cavalieri (ovvero i meno intimidatori fra tutte le possibili scelte dell’hunter Seong). Quindi il loro evocatore deve trovarsi nelle vicinanze ma, nonostante la statura ragguardevole di Yun Ho, non gli riesce di scorgerlo.

 

A un tratto i giornalisti accampati si muovono come uno sciame di api attirate dal miele e iniziano a schiamazzare e a riempire l’aria di flash accecanti. Un piccolo sorriso divertito arriccia le labbra di Yun Ho, mentre pensa che l’hunter Seong stia ormai raccogliendo l’amaro frutto della notorietà. Povero ragazzo. Non che non se la sia cercata, a ben vedere!

 

Sta ancora rimuginando sul modo più adeguato per attirare l’attenzione dell’hunter Seong quando, per un brevissimo istante, la superficie del portale risplende più intensamente. I suoi sensi si allertano per puro istinto, senza che Yun Ho ne abbia reale coscienza, e i suoi occhi ardono d’ambra per qualche attimo. Una frazione di secondo dopo, il suo sguardo viene attirato da un movimento imprevisto sopra la sua testa. “Ah, ecco. Direi che ho attirato l’attenzione. Fin troppo” bercia dentro di sé, scorgendo la sottile figura dell’hunter Seong precipitare direttamente su di lui dal cielo.

 

«Buongiorno, hunter Baek» saluta Jin Wu, dopo essere atterrato con leggerezza di fronte a lui, sfoggiando un sorrisetto sarcastico e uno sguardo incuriosito.

 

«Sì, lo so: sono sempre fra i piedi» commenta, scrutando con prudenza alle spalle del ragazzo e scorgendo l’ovvio interesse della gente accalcata poco distante da loro. «Davvero un po’ troppa attenzione» si rammarica, stavolta a voce alta.

 

«Andiamo. Immagino tu sia in vena di chiacchiere» replica Jin Wu, divertito.

 

Yun Ho non trova neppure il tempo di arrossire. L’hunter Seong lo ha afferrato per un braccio e poi ha spiccato un balzo allucinante trascinandolo con sé. E a Yun Ho sta venendo il mal d’aria, a dire il vero. Ma poco dopo si ritrovano di fronte al gate e può di nuovo respirare normalmente, mentre fissa il portale, ora a breve distanza, battendo le palpebre.

 

«Hunter Baek» lo saluta Wu Jin Cheol, con un lieve inchino.

 

E un altro ragazzino, poco discosto dalla squadra di soldati ombra strettamente e ordinatamente allineati, lo sta salutando con un enorme sorriso e una mano che si agita freneticamente in aria.

 

«Yu Jin Ho» lo ragguaglia l’hunter Seong. «Il mio vice maestro di gilda.»

 

Yun Ho si schiarisce la voce, imbarazzato. «Ah, sì. Piacere di conoscerti» borbotta, mentre il sorriso del ragazzino lo abbaglia ben più di quanto riesca a fare il gate.

Chapter 8: 08 - Un raid inaspettato

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Il capo Wu scompare qualche momento nel mezzo della sua squadra di monitoraggio, tanto da far credere a coloro che sono rimasti che si sia congedato, tuttavia poco dopo ricompare fra di loro agghindato di tutto punto come un vero hunter da raid, lasciando perplessi i presenti.

 

«Le tue intenzioni?» si informa Seong Jin Wu, incerto.

 

«Il presidente Goh mi ha chiesto di supervisionare questo primo raid della gilda Ah Jin. Mi sono preparato» afferma sicuro.

 

Yun Ho borbotta ma evita di metterci bocca, dato che il raid non è certo il suo. Il ragazzino, Jin Ho, sembra essere continuamente nei panni di una fangirl adorante e un po’ fuori di testa, ma non gli è troppo chiaro quale sia l’oggetto delle sue attenzioni. Dal canto suo, l’hunter Seong sogghigna.

 

«La curiosità non c’entra nulla, vero?» strascica sarcastico.

 

Wu Jin Cheol abbassa gli occhi e si schiarisce la voce. «Forse un po’» ammette suo malgrado.

 

«Va bene. Purché ti limiti a guardare, non ho problemi.»

 

«Assolutamente sì» conferma Jin Cheol, sembrando in effetti piuttosto eccitato.

 

A Yun Ho non era mai capitato di vederlo tanto su di giri. Di norma quell’uomo se ne va in giro tutto serio e concentrato sui suoi obblighi, e lancia occhiate raggelanti a tutti quelli che ha intorno. Dev’essere l’effetto che fa stare continuamente alle costole dell’hunter Seong. Spera di non finire anche lui col diventare una fangirl come quei due, a causa della sua cocciuta idea di volerne sapere di più.

 

«Hunter Baek?» lo interpella Jin Wu.

 

Sta per prenderla a male e ricordargli di nuovo che avevano un patto. Poi rammenta che non sono da soli e torna tranquillo.

 

«Io ho la sua stessa scusa» mette le mani avanti. «Intendo, la curiosità.»

 

Jin Wu si passa una mano sulla nuca, pensieroso. «Sperò che questo raid non si trasformi in uno spettacolo a beneficio degli altri» lamenta rammaricato.

 

«Prometto che non muoverò un dito» dichiara serio.

 

L’hunter Seong sospira, ma infine annuisce e abbozza un sorriso. «D’accordo. C’è più gente di quanta me ne aspettassi, ma immagino di poter gestire tutto.»

 

L’occhiata che gli destina Jin Wu lo lascia un lungo momento interdetto. Ha l’impressione che intenda metterlo in guardia, ma non è troppo sicuro su cosa esattamente. Yun Ho non ha ancora appreso l’arte della lettura del pensiero, quindi il ragazzo dovrà essere un po’ più specifico, se vuole dei risultati tangibili. Prima che trovi il tempo di farglielo presente, tuttavia, il leader del raid decide che è finalmente giunto il momento di rompere ogni indugio ed entrare nel dungeon. Quindi Yun Ho dovrà necessariamente trovare un momento più propizio per chiedere chiarimenti. Tanto per cambiare.

 

 

«Oh! Un nido di naga» esclama Yun Ho, vedendone arrivare loro contro circa una trentina.

 

Il capo Wu, al suo fianco, sembra piuttosto teso. Curiosamente il ragazzino, Jin Ho, continua a sorridere in modo preoccupante. Poi il suolo del dungeon, tutta la porzione visibile a occhio nudo, viene ricoperta da un’ombra nera e… Yun Ho ha qualche problema a credere a ciò che gli mostrano gli occhi.

 

«Ma quanti sono?» pigola scosso, mentre centinaia di evocazioni d’ombra emergono dal buio, evidentemente richiamate dall’hunter Seong.

 

Seong Jin Wu e Yu Jin Ho fanno qualche tranquillo passo indietro. Per lasciare campo libero alle evocazioni, comprende in fretta Yun Ho, osservando queste ultime assalire senza esitazione quei mostri (in verità, gli verrebbe da dire: quei poveri naga , vista l’orribile fine a cui sono destinati sotto l’assalto implacabile delle creature d’ombra).

 

Lì, accanto a lui, Wu Jin Cheol ha un’espressione basita che dev’essere la gemella di quella impressa sul viso di Yun Ho. Prova a riscuotersi, perché dopo tutto sembra che quello sia un buon momento per avvicinare Seong Jin Wu, il quale non ha l’aria di essere irrevocabilmente occupato.

 

Jin Wu lo accoglie con un sottile sogghigno. «Tutto a posto?» si interessa, anche se il suo tono sembra leggermente derisorio.

 

Difatti Yun Ho grugnisce per tutta risposta. «Suppongo che lo sia. Penso di non aver mai davvero capito. Fino a ora» ammette. Un soldato ombra, più grosso e massiccio di qualsiasi altro fosse comparso davanti ai suoi occhi in precedenza, lancia un urlo terribile che lo fa sobbalzare. Si rende improvvisamente conto che non si tratta di un semplice grido, ma di un vero e proprio urlo di provocazione. Un’abilità da cacciatore! «Quel tizio…» affanna, dopo essere rimasto un lungo momento di stucco.

 

«Iron. Magari troviamo un altro momento per parlare di lui, eh?»

 

Vorrebbe protestare, ma gli occhi di Seong Jin Wu, il brillio insondabile che li riempie, suggerisce a Yun Ho che è molto più saggio attendere i suoi tempi.

 

«Cosa cercavi di dirmi, prima che entrassimo nel dungeon?» si risolve a chiedere, dato che il caos provocato dalla battaglia in corso maschera splendidamente il loro scambio quasi mormorato.

 

Jin Wu lo osserva un lungo momento, prima di tornare con gli occhi sullo scontro (sul massacro, sarebbe più corretto dire). «Dato che sei qui, potresti farmi un favore?»

 

«Certamente. Di cosa si tratta?»

 

«Potrei finire con l’essere impegnato, nel corso di questo raid. Puoi assicurarti, in quei momenti, che non accada nulla di brutto a Jin Ho e al capo Wu?»

 

Yun Ho batte le palpebre, sorpreso. Poi, per la prima volta da molto tempo, sorride. «Puoi contare su di me» afferma sicuro.

 

 

Wu Jin Cheol, nonostante la carnagione a tratti spettrale, sembra cavarsela egregiamente. In effetti ha sempre pensato che quell’uomo fosse molto in gamba. Quella volta (fortunatamente l’unica) in cui si è sconsideratamente frapposto fra Baek Yun Ho e Hwang Dong Su, ha seriamente temuto per la sua incolumità, ma in questo caso non dà l’impressione di trovarsi davvero in seria difficoltà. A ogni modo, poiché ha dato la sua parola e non intende rimangiarsela, si impegna diligentemente nel tenere d’occhio il capo Wu, mentre fa del proprio meglio per evitare che il ragazzino adorante finisca nei pasticci. Ha come il presentimento che se il giovane Jin Ho dovesse riportare anche solo un graffio, l’hunter Seong non sarebbe per niente contento di lui, e Yun Ho non ha nessuna intenzione di scoprire fin dove sarebbe disposto a spingersi nel momento in cui dovesse perdere il controllo.

 

Nel frattempo, un altro soldato ombra ha attirato la sua attenzione. Uno ricoperto totalmente da un’elegante armatura e con un lungo e vistoso cimiero rosso sull’elmo. Ha una spada lunga con la quale, apparentemente, può produrre fulmini nel momento in cui viene maneggiata dal soldato ombra che, visibilmente, è piuttosto dotato come spadaccino. Yun Ho pensa che, considerata la sua notevole velocità e agilità, potrebbe facilmente tenere testa a un hunter di grado S, forse persino a Cha Hae In. Non aveva neppure idea che potessero esistere evocazioni tanto potenti. A che serve avere una gilda, se un unico hunter con il suo esercito di evocazioni può ripulire senza alcuna apparente fatica un dungeon di grado A?

 

A mettere ulteriormente in difficoltà i pensieri di Yun Ho, l’hunter Seong convoca un intero squadrone di formiche (quelle che ha ucciso durante il raid dell’isola di Jeju, in tutta evidenza), che subito si danno da fare per recuperare pietre, cristalli e corpi smembrati dei naga uccisi. E a volte, da quel che può vedere, cercano perfino di divorarli, quegli stessi corpi, salvo venire prese a calci dal loro evocatore che, ovviamente, è piuttosto scontento di vedere i mostri sconfitti finire nell’effimero stomaco delle sue evocazioni.

 

Sospira, abbastanza scombussolato da quel raid pieno di incognite e sorprese. Tuttavia può affermare che, almeno in parte, l’esperienza gli è stata utile per comprendere meglio l’hunter Seong Jin Wu e i suoi poteri. Meglio ma, chiaramente, non fino in fondo. Per quello, teme, dovrà cercare un altro modo per approfondire le sue ricerche.

Chapter 9: 09 - La fine di un boss e l’inizio di un’ombra

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Nell’ultima ora, all’interno del dungeon, Yun Ho ha osservato l’hunter Seong recuperare le essenze di tutti i naga uccisi dalle sue evocazioni. Dopo i primi due episodi, si è arrischiato a chiedere delucidazioni e il ragazzo gli ha detto che l’abilità si chiama “estrazione delle ombre”. In pratica, come supponeva, riporta a galla dall’altro mondo (dall’abisso, lo definisce lui) l’essenza, le abilità e le conoscenze di una creatura morta. E anche una parte della sua forza. In realtà, le ombre dei naga non sembrano troppo più deboli di quando erano in vita, almeno alle percezioni di Yun Ho. Si chiede se, come accade al loro evocatore, anche le ombre potrebbero venire potenziate, nel tempo e con l’esperienza, con le stesse dinamiche. Sarebbe davvero interessante, se quello fosse il caso. Potrebbe informarsi… Magari più tardi, perché in quel momento Seong Jin Wu sembra abbastanza irritato dalle truppe di formiche ombra che fanno, in tutta evidenza, quel che pare a loro. L’hunter Seong ne ha già fatte volare all’aria una generosa manciata, prendendole a calci. Yun Ho scuote la testa ma, in verità, deve ammettere che si sta abbastanza divertendo. Lo stesso non può affermare del capo Wu, che ha costantemente questa espressione sbalordita dipinta in faccia. Un po’ lo compatisce: non deve aver ancora mai realizzato che Seong Jin Wu non è affatto un hunter, non come tutti gli altri almeno. Prima o poi dovrà rendersene conto. Spera solo che sopravviva al contraccolpo.

 

 

Al momento si sente abbastanza incredulo. Sono appena giunti alla stanza del boss del dungeon. La creatura è piuttosto enorme e di una potenza preoccupante. Tuttavia, senza un’evidente motivazione, Seong Jin Wu ha richiamato a sé le sue evocazioni, ritirandole dal campo di battaglia; per lo meno tutte quelle non impegnate nel recupero dei materiali preziosi. Perché? Avrebbe potuto mandare avanti il cavaliere con il pennacchio sgargiante e quell’Iron che sembra in tutto e per tutto un tanker. Non riesce a comprendere l’utilità né la ragione dietro a quella mossa.

 

L’hunter Seong si volta e li fissa con calma. «Voi rimanete indietro» afferma.

 

Per essere precisi, quello appena udito aveva tutto l’aspetto di un ordine non trattabile. Non che Yun Ho abbia qualcosa in contrario. Difatti si limita ad annuire e ad allontanarsi verso l’uscita della stanza, trascinando con sé gli altri due hunters. Non per la prima volta, si chiede quale sia l’utilità di portarsi appresso un giovane grado D, che rischierebbe la vita in ogni momento e in qualunque dungeon di grado più elevato, soprattutto in uno come quello in cui si trovano quel giorno. Solo un altro dei tanti misteri che si infittiscono attorno all’enigmatica figura dell’hunter Seong, immagina.

 

Di fatto trovano, appena il tempo per farsi da parte. Seong Jin Wu deve aver deciso di abbreviare i tempi: ha aggirato rapidamente le poche guardie del boss naga e, saltando letteralmente contro quest’ultimo, lo ha tagliuzzato come del sashimi con i suoi coltelli spaventosamente affilati; poi, dopo aver brevemente preso a calci le guardie naga che malauguratamente si trovavano sulla sua strada, ha decapitato con un colpo secco il boss.

 

Yun Ho è rimasto per un eterno momento con la bocca spalancata, chiedendosi che diamine sia appena accaduto. L’hunter Seong ha ucciso il boss di un dungeon di livello A in qualcosa come trenta secondi? Da solo, per di più! Insensato. Sospira, scoraggiato. Ma perché si fa ancora quel tipo di problemi? Lo sapeva già dal principio che quel ragazzo può permettersi cose che nessuno al mondo si è mai nemmeno sognato. Il problema è che saperlo e vederlo sono due concetti totalmente differenti. In quel momento, per esempio, i suoi sensi gli suggeriscono che l’hunter Seong sembra più potente di quanto sembrasse durante il raid di Jeju. Impossibile, in base ai criteri di ogni altro singolo hunter. Seong Jin Wu è appena salito di livello. Yun Ho ne ha la subitanea coscienza, nonostante non vi avesse mai assistito fino a quel momento.

 

Tuttavia, se si guarda alle spalle, si rende conto che nessun altro sembra averlo realizzato. Solo Yun Ho. Aggrotta la fronte, osservando l’hunter Seong. No, non solo lui, ma anche il ragazzo, che ha ora un gran  sorriso splendente che gli rischiara i lineamenti. Si ritrova ad abbozzare a sua volta un sorriso, in simpatia verso la soddisfazione del suo giovane collega. Dev’essere un’esperienza particolare, salire di livello; strana ma in qualche modo piacevole. Peccato non poterla provare sulla sua propria pelle, si scopre a pensare, non senza un lieve moto di amarezza.

 

 

Wu Jin Cheol sta esaminando il cadavere del boss naga, che è davvero enorme, mentre il giovane Jin Ho saltella attorno all’hunter Seong, sembrando veramente eccitato, e quest’ultimo lo osserva con un’espressione divertita, forse addirittura intenerita. Bizzarro, lo strano rapporto di quei due ragazzi.

 

Poco dopo nota Jin Wu dire poche parole a Jin Ho, il quale annuisce e si allontana. Yun Ho non è certo di sapere quel che ha in mente l’hunter Seong, ma non deve attendere molto per scoprirlo

 

«Capo Wu, potresti scostarti qualche momento?» chiede infatti, dopo essersi avvicinato al boss riverso a terra.

 

Annuisce, sapendo ora che le sue intenzioni sono di recuperare per il suo esercito di ombre anche quella del boss di quel dungeon. Yun Ho deve ammettere di essere piuttosto curioso di scoprire se anche quell’ombra risulterà potente come le precedenti. Poi un pensiero incongruo gli passa per la testa, distraendolo dal presente: l’hunter Seong Jin Wu potrebbe aver estratto anche l’ombra della regina delle formiche e di quell’assurda formica umanoide che ha rischiato di spazzare via tutti gli hunters partecipanti al raid di Jeju? Non ha visto traccia di nessuna delle due creature, fra le evocazioni di Seong Jin Wu, ma questo non significa che non li abbia semplicemente tenuti da parte, come riserva per esempio. Potrebbe essersi fatto qualche scrupolo, sapendo che uno degli hunters superstiti di Jeju si trova nei paraggi ,dopo tutto.

 

Un grido agghiacciante, molto più orribile rispetto alle estrazioni precedenti, lo riporta con un brusco sobbalzo alla realtà. L’hunter Seong ha già impartito il suo ordine di estrazione e, ora, l’ombra del boss naga si sta levando dal suolo in modo grottesco e tutt’altro che rassicurante. Nel momento in cui l’estrazione viene completata, Yun Ho reclina il capo, valutando il nuovo elemento dell’esercito di ombre. All’apparenza è più piccolo di quanto non fosse da vivo; ha quasi le dimensioni di un normale naga. E tuttavia, nel momento in cui espande i suoi sensi per sondare le capacità di quest’ombra, Yun Ho può percepire con chiarezza l’onda di potere che emana e, istintivamente, rabbrividisce, trattiene il fiato e sgrana gli occhi. Sembra non ci siano differenze sostanziali fra la creatura originale e l’ombra estratta, come se tutto il suo reale potere si fosse condensato in un involucro più piccolo ma non per questo meno temibile. Deglutisce, impallidendo lievemente. Quel ragazzo è proprio spaventoso, certe volte. Per loro fortuna, sta dalla parte dei buoni.

 

«Merda» mormora appena fra sé, tirando un sospiro di sollievo.

Chapter 10: 10 - Pericolosi dubbi

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Se non l’avesse visto con i propri occhi, non ci avrebbe mai creduto. Le formiche ombra hanno portato fuori dal dungeon il corpo fisico del boss naga. Non trascinato, ma proprio portato ; se lo sono caricato addosso e, in un gruppo compatto e ben organizzato, hanno marciato ordinatamente fuori e l’hanno depositato di fronte al gate. Sbalorditivo. Il cadavere di un boss, soprattutto di uno di grado alto come quello, vale una fortuna sul mercato. E l’hunter Seong non ha dovuto nemmeno fare ricorso a minatori o altro personale; hanno fatto tutto le sue ombre. Un’intera, organizzatissima gilda, in un unica persona! L’ha già detto quanto si sente esterrefatto, per caso?

 

Si sta prendendo un po’ di tempo per riflettere seriamente su quanto ha appreso durante quell’imprevedibile raid, mentre l’hunter Seong è, suo malgrado, alle prese con i giornalisti che non sembrano intenzionati a lasciarlo andare, non senza portarsi a casa almeno qualche foto e un paio di parole. Ma Yun Ho li può capire facilmente, dopo tutto: Seong Jin Wu ha ripulito un dungeon di grado A in meno di tre ore. Nemmeno la gilda degli Hunters avrebbe saputo fare altrettanto con la sua prima squadra, ovvero quella d’élite in cui militano Choe Jong In e Cha Hae In.

 

Può facilmente notare come Wu Jin Cheol appaia abbastanza scosso, in seguito a quella prova. Yun Ho immagina che il capo della squadra di sorveglianza non si aspettasse quel tipo di raid. L’ha udito mormorare fra sé la parola “massacro” più d’una volta. Povero capo Wu. Forse, alla prossima occasione, ci penserà due volte prima di seguire l’hunter Seong per la sua curiosità personale (oltre che per quella del Presidente dell’Associazione). Yun Ho, al contrario, è più determinato che mai a scoprire tutto il possibile, fintanto che Seong Jin Wu gliene offrirà l’occasione, ovvero finché non si stancherà di avercelo fra i piedi.

 

E, a proposito dell’hunter Seong, se non si sta ingannando, sembra sia finalmente riuscito a liberarsi dalla morsa della stampa. Yun Ho si affretta a raggiungerlo, prima che decida per un’azione diversiva, seminando i giornalisti e gli hunters della sorveglianza, amici o nemici senza distinzione alcuna.

 

«Hyung-nim! Io sto tornando alla gilda. Starai bene?» esclama il giovane Jin Ho.

 

«Naturalmente» commenta Jin Wu con un piccolo sorriso divertito all’angolo della bocca.

 

«Ci vediamo domani, Hyung-nim!»

 

In quel caso l’hunter Seong si limita ad annuire e a girarsi verso Yun Ho, inarcando un sopracciglio.

 

«Stai cercando di dirmi che saresti felice se anche io togliessi il disturbo?» domanda con prudenza Yun Ho.

 

Jin Wu ride. È strano, lo credeva meno incline al divertimento, ma quel giorno lo ha visto allegro piuttosto spesso. Dev’essere davvero una buona giornata.

 

«Niente del genere. Sono sicuro che avrai un po’ di domande per me, mh?»

 

«Ah, qualcuna, in effetti. Ma posso aspettare.»

 

Jin Wu spalanca comicamente gli occhi. «Sono impressionato, hunter Baek. Andiamo. Passo da te a recuperare il mio abito, così avrai del tempo per risolvere qualcuno dei tuoi mille dubbi.»

 

Yun Ho sorride soddisfatto e si mette in marcia, seguito da Jin Wu.

 

 

«Posso chiederti in che modo sei riuscito ad arrivare sull’isola di Jeju? Sono abbastanza sicuro che non fossi con noi sul velivolo che ci ha portati tutti lì; anche se so che puoi contare sull’abilità della furtività, posso comunque percepire la tua energia» fa notare Yun Ho, mentre si avvicinano con un’andatura rilassata al suo quartiere.

 

Jin Wu si passa una mano sulla nuca, pensieroso. «È un po’ complicato da spiegare. Si tratta di una delle capacità che ho acquisito dopo aver cambiato classe.»

 

Yun Ho si volta di scatto e lo fissa allucinato. «Hai cambiato classe? Ma come? Quando? Non avevo neppure idea che si potesse fare» protesta.

 

Jin Wu arriccia il naso, scontento. «Ops…» mormora, visibilmente contrariato per essersi lasciato sfuggire quel piccolo particolare che poi tanto piccolo non è. «È complicato» torna a ripetere, infelice.

 

Yun Ho si affloscia scoraggiato. «Ho fatto la domanda sbagliata. Mi dispiace» assicura, effettivamente a disagio per aver messo il ragazzo di malumore.

 

L’hunter Seong infila le mani nelle tasche della felpa con un gesto più brusco del dovuto, visibilmente frustrato. «Ci sono troppe cose difficili da spiegare. Così come ci sono troppi dettagli che nemmeno io conosco, anche se ci sto lavorando, perché vorrei davvero capirci qualcosa di più. Essere preparato, il più possibile.»

 

«Preparato a cosa?» interviene l’hunter Baek.

 

Seong Jin Wu lo guarda storto, facendolo sussultare. «Se lo sapessi, non dovrei spaccarmi la testa per tentare di capire, ti pare?» sibila.

 

«Sì… g-giusto» conferma nervoso.

 

Jin Wu sbuffa amareggiato. «C’è un qualche genere di entità che si fa chiamare “sistema”. Io e questa entità, al tempo del dungeon doppio, abbiamo stretto una sorta di patto: sarei sopravvissuto a quel dungeon a condizione di impegnarmi per diventare più forte. Dal momento stesso in cui ho accettato (non che avessi molta scelta, allora) sono passato dall’essere un hunter all’essere un player. Le regole che vigono per gli hunters… non hanno più molto significato per me. Ero un grado E, fra i più scarsi per giunta. Ora sono arrivato oltre il grado S. Ma si tratta solo di gerarchie senza importanza, alla fine, perché non ho mai trovato un limite, come ti dicevo, e forse quel limite non esiste neppure.»

 

Yun Ho riflette su quello che gli ha appena rivelato l’hunter Seong. Hunter? Seong Jin Wu pensa di non esserlo più da quando è uscito illeso dal dungeon doppio. Potrebbe essere vero, ma i suoi poteri sembrano ancora, almeno in parte, classificabili con i parametri dell’Associazione degli Hunters. Una domanda, però, lo assilla e impensierisce.

 

«Come sai di poter fare davvero affidamento su questa entità, quel “sistema” di cui parli?»

 

Il sogghigno amaro che storce le labbra di Jin Wu gli dà i brividi. «Non lo so. Ha provato a uccidermi, più d’una volta. Non è mio amico. Forse non è neppure un vero alleato. Mi sta esaminando, sta valutando le mie capacità e i miei progressi. E neppure ho idea di quale sia il suo fine. Ho scelta? Non credo.»

 

Yun Ho rabbrividisce e per un breve momento chiude gli occhi. «Se fosse un nemico?»

 

«Se lo fosse, tanto peggio per i suoi piani: ha scelto la cavia sbagliata» dichiara freddamente Jin Wu, i suoi occhi che brillano di un blu profondo e senza fondo.

Chapter 11: 11 - Nuove rivelazioni

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Yun Ho apre la porta di casa e, con suo immenso disappunto, la sua gatta Sally si struscia contro le gambe di Jin Wu. «Pelosa traditrice» borbotta a mezza voce.

 

Jin Wu sogghigna perché, ovviamente, lo ha sentito in ogni caso, poi si china e raccoglie la gatta in una mano, guardandola negli occhi verdi. « Meow » gli fa inaspettatamente sapere Sally, condendo l’asserzione con uno sguardo strano che Yun Ho giudica languido. «Altrettanto» commenta Jin Wu, divertito.

 

Yun Ho sbuffa seccato e incrocia le braccia al petto con un’espressione visibilmente offesa. «Sei proprio una creatura ingrata: io ti nutro e ti do alloggio, e tu fai gli occhi dolci al primo che passa!»

 

Jin Wu ride e il precedente nervosismo di entrambi evapora nel nulla, mentre Sally, disinteressata alle recriminazioni del suo umano, fa le fusa contro il petto del suo ospite.

 

«Accomodati pure in soggiorno. Vado a recuperare il tuo abito.»

 

Il ragazzo, al suo ritorno, ha un’espressione interdetta. «L’hai persino portato in lavanderia» esclama sorpreso.

 

«Avrebbe finito per rovinarsi del tutto, se mi fossi limitato a lasciarlo asciugare. In questo modo, se non altro, lo potrai rimettere se l’occasione lo richiede» spiega, appendendo l’abito alla porta che dà sull’uscita, così che non venga inavvertitamente dimenticato alla partenza dell’hunter Seong (sempre ammesso che abbia intenzione di usare la porta come farebbe ogni comune mortale, ovvio).

 

«Diciamo che non sono esattamente il genere di persona che porta di frequente quel tipo di abbigliamento. Poi finirebbe in stracci al primo contrattempo » considera.

 

Yun Ho sbuffa una lieve risata. «Mi pare di capire che a te i contrattempi accadono di frequente.»

 

«O li faccio accadere. Dipende» replica misterioso.

 

« Li fai accadere?» dubita perplesso.

 

Jin Wu annuisce, soprappensiero. «Il “sistema” a volte mi offre la possibilità di partecipare a qualche svago . Lui li chiama dungeon istantanei. Non hanno comuni portali, si aprono solo con chiavi specifiche, in luoghi specifici, e si richiudono dietro di me, di solito.»

 

Yun Ho lo fissa a occhi spalancati. «Sembrano trappole belle e buone» contesta, affatto rassicurato.

 

«Oh, lo sono. Ma di solito sono anche create su misura, e quando non lo sono c’è una scappatoia, nella maggior parte dei casi.»

 

«Continuano a sembrare trappole, da qualunque lato le guardi» bercia. Jin Wu si limita ad annuire. Sospira, sapendo quanto siano inutili i suoi tentativi di andare a fondo alla faccenda. «Mi dicevi, poco fa, che hai cambiato classe» prova, sperando in qualche chiarimento.

 

«Giusto. È successo dopo aver completato uno dei suoi dungeon istantanei. L’idea mi intrigava, in effetti. Supponevo che avrei potuto accedere alla classe assassino, visto che, fino a quel momento, mi ero concentrato sugli scontri fisici ravvicinati. Lui non era d’accordo» racconta, con un sogghigno abbastanza inquietante dipinto in volto.

 

«E qual era la sua idea?»

 

«Mi ha proposto una classe mago: necromante» dichiara asciutto.

 

Yun Ho valuta quel che gli sta dicendo il ragazzo e non capisce. «Come ci è arrivato a quella conclusione? Da quel che hai detto, non avevi mai avuto a che fare con la magia» protesta.

 

«Esattamente quel che ho pensato io in quel momento. Di fatti ho rifiutato, perché tutti i miei sforzi precedenti, a mio modesto parere, sarebbero finiti nel cesso.» Scuote la testa. «Per questo ti dicevo che ha dei piani riguardo al sottoscritto. Ha insistito, quella volta. Oh, me l’ha presentata come una possibilità allettante, come un modo per accedere a poteri incredibili e bla-bla-bla. Voleva che seguissi la sua strada, Yun Ho. Non so cosa sarebbe capitato se mi fossi impuntato e avessi continuato a rifiutare, ma immagino nulla di buono.»

 

«Quella cosa è pericolosa» insiste Yun Ho.

 

Il modo in cui lo fissa Jin Wu gli fa chiaramente comprendere che non serve che glielo dica lui, e le sue successive parole glielo confermano.

 

«Ne sono perfettamente cosciente. Al momento, tuttavia, non ho trovato una via d’uscita che mi permetta di sopravvivere all’avventura. Ma sta giocando la sua partita in maniera incauta e sconsiderata. Non sembra considerare che se io divento più forte, un bel giorno potrei risultare del tutto ingestibile. Quanto è potente questa entità? Può dirsi completamente certa che, di questo passo, io non finisca per diventarlo di più?»

 

Yun Ho schiude le labbra, colto da una nuova consapevolezza. «Conti su questo» affanna sorpreso.

 

Jin Wu annuisce e sorride piano. «Finora avevo poche scelte. Spesso ha tentato (con successo) di nascondermi informazioni. Il giorno in cui troverò il modo di strapparle comunque, quel giorno sarà un “sistema” morto.»

 

«Sembra che tu abbia un piano tutto tuo» considera prudente.

 

«Forse non uno completo, per ora» ammette pensieroso. «Ma ho un appuntamento, tra qualche giorno. Potrei, chissà, perfino incontrare faccia a faccia lui o qualcuno direttamente legato a lui.»

 

«Di cosa si tratta? Un altro di quei dungeon istantanei creati per te?»

 

La fronte di Jin Wu si aggrotta. «Può darsi. Me l’ha venduto come un’occasione irripetibile, quindi non ho certezze. Staremo a vedere.»

 

«E se…» tituba, ansioso. «Se non fossi pronto?»

 

«Ho preso in considerazione questa possibilità. Per questo motivo sto cercando di accumulare il più possibile esperienza: per essere il più pronto possibile. Non posso aspettare che sia lui a offrirmelo, perché non è detto che ne abbia intenzione. E allora ci lavoro in autonomia.»

 

Yun Ho piega il capo, mentre ragiona. «Per questo sei finito in quel red gate. E poi ti sei infilato da solo nel dungeon di grado A.»

 

Jin Wu annuisce. «Più salgo di livello e più difficile è continuare a farlo, trovare una sfida che sia abbastanza ardua da stimolare le mie attuali capacità. Ma non posso fermarmi adesso, perché ogni volta che mi metto in gioco le mie statistiche aumentano…»

 

«Quali statistiche?» esclama confuso.

 

«Ehm… Quelle che mi propone il “sistema”. Tiene il conto dell’oscillazione di ogni mia singola capacità e dotazione e mi aggiorna quando si verifica un aumento delle statistiche. In questo, ammetto, è piuttosto comodo. Ho sempre sott’occhio i miei progressi e posso dirigere i miei sforzi verso i punti che risultano più deboli»

 

Yun Ho sospira frustrato. «Ogni volta che mi chiarisci un dubbio ne sorgono altri dieci. Di questo passo mi scoppierà la testa» mugola. Jin Wu si stringe nelle spalle ma non commenta. «Questa specie di appuntamento , quando sarebbe?»

 

L’espressione dell’hunter Seong sembra richiudersi come la porta blindata di una cassaforte. Allora, forse, potrebbe essere risultato troppo insistente per i gusti del ragazzo. Emette un lungo respiro un po’ tremante e scuote lentamente la testa.

 

«Va bene. Ho capito» mormora, suo malgrado amareggiato.

 

«Hunter Baek, una qualsiasi interferenza esterna potrebbe mandare a rotoli tutto quanto» rimarca asciutto.

 

Yun Ho non può fare a meno di notare, oltre al tono poco conciliante, il fatto che sono tornati a usare titolo e cognome. Una brutta notizia per le sue magre speranze. Immagina che a quel punto ci sia poco altro che potrebbe permettersi di chiedere, senza urtare oltre la pazienza dell’hunter Seong.

 

«È il caso che vada» lo avvisa il ragazzo, rimettendosi in piedi.

 

Ecco. Allora, a quel punto, sembra non ci sia altro che possa fare. Trae un respiro e offre un breve cenno di assenso. E, all’improvviso, rammenta il vero motivo per cui si era preso la briga di cercare l’hunter Seong, e si dà dell’idiota per aver lasciato trascorrere tutto quel tempo, senza fare null’altro se non interrogare a briglia sciolta il ragazzo.

 

«Aspetta… Io… Non ho mai davvero potuto ringraziarti per… quello che hai fatto» soffia, sforzandosi di non distogliere lo sguardo da quegli occhi brillanti e affilati.

 

«Cosa avrei fatto, esattamente?» chiede asciutto.

 

Una breve, secca risata, fa sussultare il petto di Yun Ho. «Per cominciare direi che hai salvato il culo dei pochi hunters di grado S rimasti in Corea del Sud. Se ci penso bene, nessuno sarebbe mai tornato indietro dall’isola di Jeju, né quel giorno né in futuro.»

 

«Se fossi arrivato prima, ne sarebbero tornati vivi di più» sibila contrariato.

 

«Se fossi arrivato dopo, saremmo morti tutti quanti» contesta pacato e con un piccolo sorriso un po’ triste.

 

Jin Wu lo fissa con un’intensità difficile da sostenere e poi scuote la testa. «Continuo a pensare di aver considerato male le mie priorità.»

 

Yun Ho aggrotta la fronte, incerto. «Non capisco» ammette confuso.

 

«Non capisci perché, di nuovo, ci sono troppi dettagli che non conosci» sbotta Jin Wu, frustrato.

 

«E che non puoi rivelarmi» comprende finalmente Yun Ho.

 

«Io…» affanna Jin Wu, inquieto. «Non so fino a che punto posso fidarmi.»

Chapter 12: 12 - Un elisir e mille dilemmi

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È abbastanza deluso. Non dalle parole di Seong Jin Wu, no; quelle, almeno in parte, le può comprendere. È deluso perché, in tutta evidenza, non ha saputo trovare la via per guadagnarsi un minimo di fiducia da parte del ragazzo. Ma, in fondo, che cosa è riuscito a dimostrare in tutto quel tempo, oltre alla sua cocciutaggine nel volersi immischiare in questioni non necessariamente di sua competenza?

 

«Sono troppo invadente e fuori luogo» si rammarica. «Tuttavia, vorrei che tenessi a mente che, se mai dovessi aver bisogno di un appoggio, puoi contare su di me. Sì, lo so che a te piace lavorare da solo» mette la mani avanti. «Però, ecco…»

 

Il ragazzo lo sta fissando in modo strano, come se tentasse di capire qualcosa di ignoto. «Baek Yun Ho. Mhh…» mormora, come fra sé. «Quando era piccolo, ricordo che mio padre, di tanto in tanto, aveva qualche aneddoto divertente su di te.» Yun Ho arrossisce, immaginando facilmente il tenore dei racconti di Seong Il Hwan. «Credo che lui si fidasse di te. Ti aveva assegnato una squadra tutta tua, a un certo punto, se non ricordo male.» Yun Ho annuisce, imbarazzato. «È una questione seria, Yun Ho. Non posso permettere che venga resa di pubblico dominio, capisci?»

 

«Io…» borbotta Yun Ho, confuso.

 

«No, ovvio che non puoi capire, dato che non ti ho spiegato assolutamente nulla. Quel che cerco di dirti è che mi serve che tu tenga la bocca chiusa, perché in caso contrario si complicherebbe tutto, forse irrimediabilmente. Un guaio enorme, insomma. Cosa mi dici?»

 

Yun Ho lo guarda negli occhi e riflette. Jin Wu non è una persona che prende i problemi alla leggera. Se pensa che le informazioni di cui dispone potrebbero portare a qualcosa di brutto, non può che credergli sulla parola. Quindi?

 

Annuisce. «D’accordo. Lo terrò per me solo» promette solenne.

 

Il ragazzo sembra prendersi qualche lungo momento per studiarlo con attenzione poi, apparentemente soddisfatto dei risultati del suo esame, sorride. «Per caso hai ancora un po’ di quel tè dell’altro giorno?» lo sorprende la sua domanda inopinata.

 

 

Mentre sorseggiano il tè, Yun Ho si è incuriosito per il fatto che, per quanto rammenta, non l’ha mai visto alle prese con bevande alcoliche. Così, ancora una volta, Jin Wu lo sorprende informandolo che bere alcol è diventata una delusione perché, per merito del “sistema”, il suo organismo elimina qualsiasi sostanza tossica e nociva, comprese le bevande fermentate.

 

«È come bere acqua sporca e insipida. A quel punto tanto vale bere tè, che almeno ha un sapore gradevole.»

 

Yun Ho non riesce a trattenersi e scoppia a ridere, trascinando con sé anche Jin Wu. Tuttavia l’allegria ha durata breve. L’hunter Seong trae un lento respiro, si mette più comodo sulla poltrona e si appresta a parlargli di dungeon istantanei, castelli pieni di demoni piuttosto agguerriti e sanguinari, e ingredienti misteriosi.

 

«Ci sono entrato due volte in tre momenti differenti, perché quel posto è immenso, soffocante e molto faticoso, e io avevo bisogno di una tregua e di un po’ di potenza supplementare. Per di più, salendo di piano, aumenta anche la pericolosità dei demoni. Quindi, al primo tentativo sono quasi morto, e al secondo non avevo assolutamente i mezzi per arrivare fino in cima. Però quella prima volta il “sistema” mi ha gentilmente informato che, se fossi riuscito ad arrivare fino al centesimo piano, avrei potuto procurarmi tutti e tre gli ingredienti necessari alla fabbricazione dell’elisir della vita, assieme alla ricetta per crearlo.»

 

Yun Ho scuote la testa, perché le informazioni si accumulano senza sosta e iniziano a essere veramente troppe da digerire. Ma una domanda, a quel punto, gli sorge spontanea.

 

«E a cosa dovrebbe servire questo elisir di cui parli?»

 

«Ecco, questo è il punto. Almeno sulla carta, serve a curare qualsiasi malattia.»

 

Yun Ho sgrana gli occhi. «Qualsiasi?» pigola frastornato.

 

«Esattamente.»

 

Nervoso, deglutisce. «E… L’hai già provato?» Jin Wu sospira e, cauto, annuisce. «Questo è…» affanna, con la testa nel pallone.

 

«Per favore, non dirlo. Ci sono particolari che ancora non conosci.»

 

Yun Ho lo guarda, la fronte aggrottata, e non capisce perché il ragazzo sembri tanto apprensivo. Quello di cui gli ha appena parlato potrebbe essere una scoperta incredibile e…

 

«Smetti immediatamente di pensare a quel che stai pensando» sibila la voce dura di Seong Jin Wu, facendolo trasalire.

 

«Ma… Perché?» chiede, confuso e agitato.

 

«Perché la quantità di elisir che si ricava dagli ingredienti che ho recuperato in quell’inferno è ridicolmente limitata. E non posso essere io a decidere chi ha il diritto di utilizzarla!» esplode, mentre le luci del salotto lampeggiano e la pelle del viso del padrone di casa impallidisce all’istante.

 

«Oh…» soffia incredulo. «Allora, come sai che funziona? Quando l’hai provata?»

 

Jin Wu si massaggia le tempie. «La prima volta che sono stato in quel posto… Non ero sicuro di voler arrivare alla fine. Sembrava un po’ troppo complicato per una semplice prova. Complicato e gravoso; un dispendio di tempo ed energie assurdo e scoraggiante. E… per che cosa, alla fine? Ma il “sistema” è furbo, e mi ha offerto un buon motivo, un motivo reale e, se portato a termine il compito, tangibile» spiega, rammentando con un brivido e una punta di amarezza quel momento. «Quattro anni fa mia madre è stata ricoverata in ospedale a causa della malattia del sonno eterno. Immagino tu sappia quel che significa.»

 

Sì, lo sa perfettamente cosa significa, e inizia anche a capire come devono essere andate le cose. Quell’entità che si fa chiamare “sistema” è sicuramente malvagia, è qualcosa a cui piace manipolare la gente. Spera che non finisca davvero per diventare il pericolo più grande, ma ha il dubbio che possa farci ben poco, se fosse quello il caso.

 

«Bene. Quello è stato il mio obiettivo principale per molto tempo: trovare tutti e tre gli ingredienti, impossessarmi della ricetta e realizzare quell’elisir. E poi portarlo nel mondo reale e provarlo su mia madre, sperando che funzionasse davvero, altrimenti sarebbe stato tutto inutile (o quasi).»

 

«E quindi, funziona? Lei è…?»

 

«Sì, funziona. E sì, lei è sveglia e sta bene» conferma Jin Wu.

 

Yun Ho trae un brusco respiro e si chiede se ci sia un qualche modo per replicare quell’elisir. Ma già Jin Wu scuote la testa.

 

«Non ho trovato alcuna soluzione, finora. Posso continuare a cercarla, ma non giurerei che sia una missione possibile. Quando l’ho creata ne ho ricavato sei boccette. Ora me ne sono rimaste cinque. Te lo ripeto: nonostante io abbia a disposizione una sostanza in grado di guarire qualsiasi malattia, non posso disporne a mio piacimento. Chi dovrebbe arrogarsi il diritto di stabilire quale persona malata meriti di guarire e quale no?»

 

Yun Ho annuisce, assorto, perché ha ben compreso il dilemma di Jin Wu, ma non ha una risposta, come del resto non ce l’ha l’hunter Seong. Si tratta di un dilemma senza soluzione. Se non altro, adesso sa perché il ragazzo rifiuta di parlarne. A che scopo discuterne, se non è possibile approdare a nulla?

Chapter 13: 13 - Quel momento specifico in cui non risulti per niente rassicurante

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L’hunter Seong sta fissando il soffitto. Non ha idea a cosa stia pensando ma, a giudicare dal suo aspetto e dalla tensione nei lineamenti, non crede si tratti di un pensiero gradevole.

 

«Così, il problema è questo» lo ripesca al presente la voce del ragazzo. «L’annuncio del nuovo raid a Jeju è giunto nemmeno una manciata di giorni dopo che ero riuscito a risvegliare mia madre e riportarla a casa. Per quanto ci potessi riflettere, l’idea di lasciare lei e Jin Ah da sole, in un momento simile, non sembrava troppo buona. C’era anche da tenere in conto quel Hwang Dong Su e il suo insano desiderio di uccidermi. Non sembra un tipo troppo sveglio, tuttavia non potevo certo sottovalutare la possibilità che intendesse prendersela con la mia famiglia. Inoltre, non avevo ancora trovato il modo meno traumatico per informare mia madre che faccio l’hunter come mio padre. Così, ecco, non sono riuscito a risolvermi ad accettare la richiesta del presidente Goh.»

 

«Avevi delle ragioni fondate per decidere di rimanere accanto alla tua famiglia. Non puoi certo fartene una colpa, se le cose sono andate peggio di quanto chiunque potesse supporre. Persino quell’arrogante di Goto Ryuji non ha potuto fare molto, di fronte a quella cosa abominevole a forma di formica.»

 

Jin Wu appunta il suo sguardo freddo e affilato in quello di Yun Ho. «Il presidente Goh ha scoperto che gli hunters giapponesi se ne sarebbero andati sul più bello, lasciandovi da soli a gestire tutta la colonia di formiche di Jeju.»

 

Yun Ho sgrana gli occhi, colto di sorpresa. «Cosa?» affanna incredulo.

 

Jin Wu si stringe nelle spalle. «Quello era il piano. I giapponesi volevano quell’isola, per cominciare. Eliminare tutti gli hunters di grado S della Corea del Sud era l’inizio. Direi che gli è andata male, perché ora sono loro quelli con almeno la metà degli hunters di grado S morti.»

 

«Sono proprio dei bastardi!» sbotta Yun Ho, indignato.

 

«Eh già. L’avessi saputo prima, avrei felicemente aggiunto le loro ombre alla mia collezione» considera Jin Wu con un poco di rammarico.

 

Yun Ho rabbrividisce a quel pensiero. «Potresti farlo davvero, quindi» soffia inquieto.

 

«Con qualunque creatura che disponga di un’anima integra e non corrotta, sì. Ma ho delle regole personali. Una di queste è di non estrarre l’ombra di nessun essere umano che non lo meriti a causa dei crimini che ha commesso in vita. Ho fatto una sola eccezione, e sto ancora cercando di capire se sia stata la scelta più saggia.»

 

«Se ti riferisci a Min Byeong Gyu, io credo che sia stata l’unica possibilità concreta per quel preciso momento. L’hunter Cha non sarebbe sopravvissuta il tempo di arrivare dai guaritori a Seoul, e così avremmo avuto due hunters deceduti invece di uno. Inoltre… hai deciso di non tenere con te la sua ombra, dopo tutto» mormora, rammentando quel momento con dolore.

 

«Non ne avevo nessuna intenzione fin dall’inizio. Chiedere aiuto alla sua ombra sembrava necessario. Trattenerla oltre il dovuto non lo era affatto.»

 

Yun Ho sorride piano. «Beh, comunque grazie.»

 

«Per che cosa, stavolta?» strascica interdetto.

 

«Perché sei una persona estremamente ragionevole, suppongo. Oh, e anche perché, in realtà, proprio per la decisione che hai preso, ho avuto l’opportunità di salutare per l’ultima volta il mio amico.»

 

Seong Jin Wu si limita ad annuire, nonostante troppi dubbi assillino ancora la sua mente.

 

 

«Jin Wu, ho un dubbio» se ne salta fuori Yun Ho, nel mezzo di un pesante silenzio a lungo calato nel suo salotto.

 

L’interpellato sospira, esasperato. «Ho fatto un pessimo affare» commenta sarcastico, levando tragicamente gli occhi al cielo.

 

Yun Ho sbuffa una risata. «Probabilmente sì. Mi chiedevo, se tua sorella è ricoverata in ospedale e vostra madre è a casa da sola, non dovresti pensare di lasciare qualcuno che sorvegli il tuo quartiere?»

 

Contrariamente alle sue aspettative, l’hunter Seong sorride. «Mi piace il modo in cui ragioni. Nostra madre si trova ancora con Jin Ah, e ho lasciato con loro Beru. Se qualcuno con cattive intenzioni si dovesse avvicinare, lui lo farà a pezzi seduta stante.»

 

Yun Ho rabbrividisce inconsapevolmente, poi l’ennesimo dubbio lo assale. «Non mi hai mai detto chi sarebbe questo Beru che ogni tanto nomini.»

 

Jin Wu pianta i suoi occhi, che ora brillano fiochi, sull’hunter Baek e sogghigna. «Non l’ho fatto di proposito. Ma se proprio muori dalla voglia di saperlo, Beru è l’ombra che ho estratto dal mostro formica di Jeju.»

 

Sgrana gli occhi e salta su dalla poltrona per poi ricaderci dentro frastornato. Annuisce. «Immaginavo che te lo saresti preso. È proprio tremendo quel tizio, ma posso supporre che ti sia piuttosto utile.»

 

«Diciamo che è un po’ complicato da gestire. Ha sempre questo desiderio di trucidare tutti quelli che gli capitano a tiro, quindi ogni singola volta sono costretto a specificare chi può eliminare e chi no. Ovviamente non torcerebbe mai nemmeno un capello alla mia famiglia, visto che a quanto pare mi considera il suo Re.»

 

Yun Ho lo sta ad ascoltare e non sa bene se ridere o piangere. È una situazione così tanto assurda che persino dal punto di vista di un hunter di grado S non ha il minimo senso.

 

«Me lo sono chiesto, più di una volta: come mai, alla fine, ti sei deciso a rifare il test di assegnazione? Ammetterai che ti ha creato un bel po’ di complicazioni.»

 

Jin Wu si mordicchia le labbra. Sembra persino aver preso un lieve colorito in viso, fatto inconsueto da che lo conosce. «Ero entrato da poco in possesso di un oggetto raro, nell’ultimo dungeon istantaneo nel quale ho recuperato anche quell’elisir. All’epoca avevo poche certezze, meno ancora di quante ne abbia adesso, e il mio obiettivo principale era assicurarmi che mia sorella e mia madre non avessero problemi finanziari, così…» Si passa una mano sulla nuca. Sembra nervoso, forse perfino imbarazzato. «Volevo farlo valutare e capire se mi conveniva venderlo, dato che sul momento non sapevo cosa farmene. Ma quando dico che è un oggetto raro, lo intendo nel modo più letterale possibile: non ho trovato nulla di anche vagamente simile sul mercato. Capisci quel che voglio dire?»

 

Yun Ho ci riflette con attenzione e crede di aver centrato il punto del discorso. «Presentarti a uno specialista con quel genere di oggetto e una classificazione da solo rango E ti avrebbe creato più guai di quanti avrebbe potuto risolverne.»

 

«Giusto» conferma il ragazzo, annuendo piano. «Ma se avessi rifatto il test di assegnazione, avrei potuto ottenere l’attestato di rango superiore. Doveva essere almeno una A, nelle mie speranze. Avevo un po’ di fretta e non eccessive pretese, ma devo ammettere una certa soddisfazione quando si è rivelato addirittura superiore alle mie aspettative. Non solo avevo ottenuto una conferma certa ai miei sforzi di quegli ultimi mesi, ma in quella maniera non avrei dovuto dare ulteriori spiegazioni, dal momento in cui fossi diventato più potente: ero già più o meno al livello massimo che sia possibile quantificare, in fondo.»

 

A Yun Ho sfugge una risata. «Direi che sei stato fortunato, in un certo senso.»

 

«Oh, suppongo di esserlo stato. Ma ho anche attirato parecchia attenzione, più di quanta ne desiderassi e per lo più sgradita. Certo, l’avevo messo in conto. E ho atteso il più possibile, prima di decidermi a farlo. Alla fine, mi ci sono rassegnato perché, anche volendo, non avrei comunque potuto attendere ancora per molto tempo: qualcuno nutriva già dei sospetti sulla mia pretesa di essere un rango E.»

 

«Sang Min, voglio dire il capo Ahn, mi aveva messo la pulce nell’orecchio, allora. Ma, sai, davanti a quel primo red gate era piuttosto ovvio che potessi essere molte cose incomprensbili ma, di certo, non un hunter di livello E» fa notare ironico. Cruccia la fronte, dubbioso. «Ora che mi ci fai pensare…» tituba.

 

Jin Wu reclina la testa, incuriosito. «Che succede?»

 

«Quella volta… L’Associazione ci ha allertati per un grosso problema in un dungeon di grado D che, a quanto pareva, si era rivelato un dungeon doppio.» Yun Ho si concentra sul ricordo del suo arrivo sul posto con alcuni membri della sua White Tiger e con il capo Wu accompagnato dai colleghi dei servizi di sorveglianza. «Eri tu, quel giorno. Ti avevo già incontrato! Oh, cazzo» realizza sbalordito.

 

Il ragazzo batte le palpebre, sorpreso. «Ah, mi avete raccattato voi dal primo dungeon doppio! Non lo ricordavo affatto. Però in effetti Wu Jin Cheol, quando era passato in ospedale al mio risveglio, mi aveva accennato qualcosa a proposito del fatto che la gilda White Tiger si era presentata sul posto e…»

 

«E abbiamo trovato solo te… Apparentemente illeso. E niente dungeon né statue assassine. Quello stronzo di un “sistema”! Ha fatto sparire tutto nel nulla, non è vero?»

 

Jin Wu sogghigna divertito. «Immagino di sì» conviene, stringendosi nelle spalle. Poi osserva distrattamente la gatta di Yun Ho pulirsi le zampe e un lieve sorriso increspa le sue labbra. Sospira. «Sarà meglio che vada, ora. Grazie per il tè, e per l’abito.»

 

«Era il minimo che potessi fare, tutto considerato» ribatte, accompagnandolo all’uscita, tallonato da Sally che sembra scontenta della sua partenza.

 

Uno strillo, che squarcia l’aria tranquilla del vicinato e spacca i timpani, lo fa sussultare. L’enorme ombra di quella specie di drago, che porta a spasso l’hunter Seong di tanto in tanto, compare sui tetti delle case del suo quartiere. Jin Wu spicca un balzo e atterra sul dorso della creatura che, rapida, vola via lasciandosi alle spalle un turbinio di vento.

 

Yun Ho scuote la testa e accenna un lieve sogghigno. «Quel ragazzo…» mormora fra sé, guardando l’ombra scura che diventa un puntino lontano. Infine si volta, raccoglie fra le braccia una Sally piuttosto contrariata e insieme rientrano in casa.

 

 

«Sembra che l’hunter Seong, in questi ultimi giorni, stia facendo gli straordinari» esordisce il capo Ahn, dopo aver bussato alla porta del suo ufficio e aver infilato dentro la testa.

 

Yun Ho lo guarda storto e sbuffa. «Quel ragazzo non fa che correre in giro per il paese e ripulire tutti i dannati dungeon sui quali riesce a mettere le mani!» sbotta.

 

Sta facendo un gioco, Yun Ho: il maestro di gilda indignato per la perdita di lavoro. Non è che possa andare a dire ai suoi colleghi e sottoposti che sperare di rallentarlo è inutile, e che il ragazzo si sta preparando a qualcosa di troppo grosso per loro, giusto? Prima di tutto, non crederebbero a una sua sola parola e gli riderebbero dietro. Poi, fatto da non sottovalutare, Seong Jin Wu si presenterebbe alla porta della gilda White Tiger con quei suoi occhi raggelanti e pretenderebbe spiegazioni. E no, non sarebbe per niente divertente. Meglio starsene buoni, aspettare di vedere quel che farà e, nel frattempo, fingere totale ignoranza.

Chapter 14: 14 - Crisi in Giappone

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È già trascorsa una settimana. Otto giorni, in realtà. Non ha più avuto sue notizie dalla fonte diretta, ciò nonostante il capo Ahn lo tiene regolarmente aggiornato sui suoi movimenti, quelli di pubblico dominio come anche quelli che possono conoscere solo le gilde tramite l’Associazione. Il suo sottoposto, sei giorni  prima, è entrato agitato nel suo ufficio portando con sé una notizia a suo dire sbalorditiva. Yun Ho l’ha ascoltato agitarsi e guardato quasi strapparsi i capelli. Perché tutto ciò? Ebbene, pare che la gilda Ah Jin abbia richiesto, per un’intera settimana, la gestione di un buon numero di dungeon di grado A e B sparsi in tutta Seoul e nella periferia, in tutta evidenza disinteressandosi del fatto che alcune zone facenti parte della sua richiesta sono sotto il controllo delle altre gilde (la sua, per fare un esempio). Yun Ho non è riuscito in alcun modo a preoccuparsi. Primo: l’hunter Seong probabilmente spazzerà via i mostri dei dungeon di grado B in mezz’ora o poco più e ha ben poco di cui temere (per non dire nulla). Secondo: è abbastanza sicuro che il suo piano sia quello di prepararsi il più possibile per l’appuntamento con il “sistema” che dev’essere ormai agli sgoccioli. In tutta coscienza, Yun Ho non se la sente di biasimarlo. Il capo Ahn ci è rimasto molto male a causa della sua tiepida reazione alle sue pur sconvolgenti novità. Il capo Ahn se ne farà senz’altro una ragione.

 

Al momento, tutti i telegiornali, quotidiani e social network girano ossessivamente attorno alla notizia della settimana: Yuri Orlov si recherà in Giappone per sigillare l’enorme gate di grado S apparso qualche giorno prima a Tokyo. Yun Ho non è troppo sicuro di che sentimenti provare. Da un lato è ancora profondamente indignato per l’ignobile comportamento dei giapponesi nei confronti della Corea del Sud, e può ben comprendere il rifiuto del presidente dell’Associazione di inviare aiuti. Dall’altro lato prova un certo timore. Quel portale ha un aspetto spaventoso e, francamente, dubita che Yuri Orlov possa davvero fermare qualunque cosa sia in attesa lì dentro con la sua sola magia, per quanto potente sia. Allo stesso tempo, spera che possa farcela perché, se si verificherà un dungeon break di quella cosa, dopo che avranno finito con il Giappone, i mostri potrebbero decidere di farsi una nuotata, e allora addio Corea.

 

Stringe le labbra in una linea dura, mentre le sue preoccupazioni non fanno che aumentare. Gli sarebbe piaciuto poterne discutere con l’hunter Seong, ma sembra sia fin troppo occupato in quei giorni e non avrebbe la minima idea di dove reperirlo, né se avrebbe il tempo materiale per scambiarci qualche considerazione. Ha lasciato cadere l’idea, almeno fino a quel momento. Ma il tempo corre e il suo nervosismo non accenna a placarsi.

 

 

In quel momento si trova in piedi all’interno della sala conferenze della sua gilda White Tiger, in compagnia di praticamente ogni singolo elemento assunto. Stanno tutti seguendo le vicende di Tokyo, come del resto starà accadendo in tutta la Corea del Sud e come, probabilmente, nel resto del mondo. Ormai non mancano che una manciata di minuti alla fine del tempo limite e l’hunter russo ha già messo in atto le sue competenze per creare la barriera contenitiva che, sperabilmente, terrà i mostri del dungeon all’interno.

 

Yun Ho non può fare a meno di essere scettico al riguardo. Per quanto potente possa essere la magia di un hunter, quel portale sembra pronto a scatenare un’apocalisse in piena regola. “Staremo a vedere” pensa fra sé. Ancora tre minuti. Dopo dei quali, se le cose andranno male, il Giappone dovrà dire addio alla sua città di punta e poi anche al resto del paese.

 

Sgrana gli occhi, mentre un brivido gelato gli percorre la schiena. Una figura enorme e scura si scorge già al di là del gate. Ed ecco spiegate le sue assurde dimensioni: sono dei giganti, non avrebbero potuto attraversare nulla di più piccolo.

 

«Sono già fottuti» mormora fra sé, considerando con uno sguardo rabbuiato la sottile barriera che avrebbe la pretesa di tenerli dentro.

 

Come a volergli dare per forza ragione, una delle creature, un tipo più ingombrante di quel primo esploratore e dei pochi colleghi che l’hanno succeduto, spinge da parte i compagni, si ferma qualche momento a valutare la barriera, poi fa qualche passo indietro e si getta in avanti dandole una spallata. Yun Ho sogghigna con amarezza. Non è che desiderasse avere ragione a tutti i costi. Ma tant’è. Avrebbero dovuto chiedere il soccorso di qualcuno che fosse molto più potente. “Tipo l’hunter Seong” gli suggerisce la sua testa. Il ragazzo, tuttavia, a quell’ora sarà occupato a scontrarsi con i dubbi propositi del famigerato “sistema” e di certo non gli passerà minimamente per la testa il pensiero dei giapponesi e dei loro guai con i giganti.

 

Scuote la testa e riflette. Le formiche di Jeju erano certamente temibili. Quei giganti, tuttavia, sembrano dotati di una forza incalcolabile. Però ci sarebbero sempre gli hunters di livello nazionale. Quella gente ha un potere enorme a disposizione. Yun Ho crede che potrebbero gestirli, in qualche maniera. Possibilmente prima che sia troppo tardi. E con tardi intende che non abbiano già provveduto a spazzare via Giappone e Corea.

 

Cruccia la fronte. No, questo non ha senso: la Corea del Sud dispone dell’hunter più potente su cui sia mai riuscita a mettere le mani da quando tutto è iniziato. Forse potrebbero sopravvivere, dopo tutto.

 

 

Mentre il mondo si dispera, Yun Ho decide di andare a trovare Choe Jong In alla gilda degli Hunters. Ha proprio bisogno di scambiare qualche opinione costruttiva con qualcuno di competente e, in mancanza dell’hunter Seong e non potendo disturbare il presidente Goh, l’unica alternativa seria e praticabile è Jong In, sperando che quella serpe non sia in giro per ripulire qualche dungeon. Poi rammenta che Seong Jin Wu ha sottratto loro praticamente tutti i dungeon di grado B e superiore per l’intera settimana e sogghigna, immaginando la frustrazione dell’hunter Choe.

 

«A cosa devo una tua visita, maestro Baek?» lo accoglie di malagrazia Jong In.

 

Eh sì, ha proprio un aspetto contrariato. Yun Ho, dentro di sé, un po’ gongola per il cattivo umore del suo collega e avversario storico, e quindi si guarda bene dal ragguagliarlo sul vero motivo per cui non possono disporre a loro piacimento dei dungeon aperti nelle loro zone di competenza.

 

«Il dungeon break di Tokyo» taglia corto, venendo subito al punto che lo ha spinto fino alla gilda degli Hunters.

 

L’hunter Choe si rabbuia all’istante. «Finirà per creare problemi non solo ai giapponesi. Quel boss che ha spezzato gli incantesimi di Orlov è spaventoso.»

 

Yun Ho annuisce, rammentando le immagini, riprese dai giornalisti sul posto, di quel mostro colossale. Se solo si limitasse alle sue dimensioni, il problema non sarebbe nemmeno così grave. Ma quella creatura è potente e, scoperta che ha lasciato chiunque vi abbia assistito di stucco, anche incredibilmente veloce. Come diavolo faccia un mostro così ingombrante a muoversi con una tale rapidità, è un vero mistero.

 

«Tuttavia, potrebbe esserci una speranza di risolvere la situazione» riflette ad alta voce, attirando l’attenzione di Jong In.

 

«Quale sarebbe, secondo te? Forse uno dei cinque hunters di rango Autorità Speciale, potrebbe riuscire a sconfiggerlo. Sottolineo forse. Quella cosa è semplicemente oltre ogni previsione» esclama, visibilmente preoccupato.

 

“Oltre ogni previsione… Penso proprio di conoscere qualcuno che risponde perfettamente a questa stessa definizione” rimugina fra sé.

Chapter 15: 15 - Il dungeon doppio

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Aveva intenzione di parlargliene, o almeno di accennare alla sua speranza. Qualcosa di imprevisto, tuttavia, manda all’aria le sue intenzioni. L’assistente dell’hunter Choe gli passa una chiamata che presto si scopre essere da parte del capo Wu. Jong In sgrana gli occhi, ascoltando il responsabile della divisione di sorveglianza e, a un certo punto, Yun Ho lo scorge impallidire visibilmente.

 

«Ho capito. Sì. Organizzo subito una squadra. D’accordo, certo. A dopo» termina così la chiamata.

 

Yun Ho lo valuta critico. «Che genere di problema hanno?» indaga prudente.

 

L’hunter Choe punta su di lui uno sguardo un po’ allucinato e deglutisce. «Un problema che riguarda l’hunter Seong» dichiara, sorprendendo Yun Ho. «Pare sia entrato in un dungeon di grado C che un’altra gilda, la Bravery, stava già ripulendo. Poco dopo, quegli stessi hunters che dovevano occuparsi del raid sono usciti di corsa, blaterando di statue che hanno tentato di ucciderli. L’hunter Seong è rimasto dentro.»

 

Con il proseguire della spiegazione, anche Yun Ho ha finito con il perdere un po’ del suo colorito. «Cazzo» sibila. Deve sicuramente trattarsi di quella specie di appuntamento che il ragazzo aveva con il “sistema”. Ma Yun Ho non aveva proprio capito che sarebbe avvenuto all’interno di un normale dungeon già occupato da altri hunters. Pensare che poteva restarci secca un’intera squadra!

 

«Dobbiamo intervenire sul posto e controllare la situazione» lo informa l’hunter Choe.

 

Yun Ho lo fissa a occhi spalancati. «Ma che… Stai scherzando?!» esclama agghiacciato.

 

«No, affatto» replica secco.

 

Yun Ho ha una mezza idea di prenderlo a schiaffi. Se Seong Jin Wu non dovesse riuscire a uscirne vivo, quante possibilità avrebbe chiunque altro? Già, ma come può spiegarlo a quel testone di Jong In senza spifferare gran parte dei segreti dell’hunter Seong? Facile: non può. Diavolo, ma che razza di giornataccia!

 

Quel che invece può fare, e che non lo rende per niente felice, è seguire gli idioti della squadra degli Hunters e assicurarsi (almeno nel suo piccolo) che rimangano tutti vivi, mentre Seong Jin Wu risolve il loro ultimo problema. Si augura di riuscire a portare a casa la pelle ancora una volta, com’è già accaduto in molti altri casi in passato. In fondo Yun Ho è sempre stato un uomo estremamente fortunato, persino quando faceva il pompiere. Quindi, perché mai ora dovrebbe andare diversamente? Con quella nuova speranza, si appresta a imporre in modo netto e inderogabile la propria presenza accanto alla squadra messa insieme in fretta e furia da Jong In.

 

 

Al loro arrivo al gate, trovano la squadra di sorveglianza diretta dal capo Wu. Quest’ultimo ha un’espressione agitata e, nel momento in cui lo scorge assieme alla squadra degli Hunters, non manca di mostrare un moto di sorpresa. Yun Ho è però troppo impegnato a constatare l’aura inquietante che filtra dal gate, per rendersi conto d’altro. Non ha molta voglia di infilarsi in quel posto e sa già che se ne pentirà al più presto, ma non ha neppure intenzione di permettere a quegli altri sconsiderati di entrare da soli e senza un’idea del guaio in cui si stanno cacciando. Quindi immagina che gli tocchi per forza. Sbuffa infelice e maledice in cuor suo quel diavolo di “sistema” imprevidente. O forse, chissà, ha appositamente scelto un dungeon già frequentato da una squadra di pulizia per complicare l’obiettivo all’hunter Seong. In base a quel che gli ha riferito il ragazzo, niente di più facile.

 

«Grazie per aver risposto alla mia chiamata d’urgenza» li accoglie Wu Jin Cheol.

 

La squadra di soccorso degli Hunters si limita ad annuire e a organizzarsi rapidamente per l’intervento imminente. Yun Ho guarda di traverso il capo Wu.

 

«Non avrai intenzione di entrare là dentro anche tu, spero» bercia.

 

Jin Cheol lo fissa, di nuovo sorpreso. «Naturalmente. Devo assicurarmi che l’hunter Seong stia bene.»

 

Ha una certa voglia di strangolarlo. Forse potrebbe assestargli un pugno e lasciarlo lì fuori stordito. Il tempo di riprendersi e, con un po’ di fortuna, Seong Jin Wu avrà già chiuso la questione. Wu Jin Cheol ha quest’aria fiduciosa che gli fa prudere le mani dalla voglia di menarle. Eppure il capo Wu deve necessariamente aver provveduto a rilevare il grado di magia che filtra dal gate. Non si rende conto che potrebbe facilmente finire con l’andare all’altro mondo?

 

«Bene. Siamo pronti? Vogliamo procedere?» domanda l’hunter Choe.

 

Avrebbe dovuto trattarsi di una domanda retorica. Non si aspettava opposizioni. Yun Ho ha tuttavia qualcosa da obbiettare.

 

«Lui non entra» sbotta deciso, puntando il dito sul capo Wu che, a quanto sembra, ha intenzione di portare dentro persino alcuni dei suoi uomini. Follia pura.

 

«Come sarebbe?» protesta Jin Cheol.

 

«Sarebbe che il posto è troppo pericoloso e finiresti per mettere inutilmente a repentaglio la vita della tua squadra, oltre alla tua» lo sfida.

 

«Ma devo…»

 

«TU RIMANI FUORI» ringhia, perdendo la pazienza, mentre i suoi occhi brillano d’ambra dorata. «O così, oppure faccio in modo che tu non possa entrare. A te la scelta.»

 

Wu Jin Cheol rabbrividisce e lo fissa sgomento.

 

«Vai pure a dire al tuo capo che non ti ho permesso di entrare. Scommetto che alla fine darà ragione a me» bercia sarcastico.

 

Il capo Wu, visibilmente, non capisce. Ciò nonostante, può ben vedere che l’hunter Baek è deciso a  mettere in pratica le sue minacce. Sospira, confuso. «D’accordo. Andate. E riportatelo fuori tutto intero, per favore.»

 

Yun Ho tentenna, interdetto dal tono che ha usato per porre la sua richiesta. A quanto sembra, il capo Wu ci tiene davvero a riavere indietro Seong Jin Wu. Dovrebbe provare a confidare maggiormente nelle capacità del ragazzo, invece di coinvolgere altra gente nelle sue battaglie personali. Ovviamente non è questo qualcosa di cui può discutere liberamente. Quindi offre un incerto sorriso e annuisce, prima di seguire la squadra degli Hunters in quel cavolo di dungeon maledetto.

 

 

Un dungeon doppio. Proprio come quello che gli aveva descritto l’hunter Seong e dove tutto ha avuto inizio. O almeno quel tutto che riguarda specificamente Seong Jin Wu. Il secondo dungeon, quello da cui proviene effettivamente l’aura sinistra, ha persino una porta dotata di serratura, forse per permettere all’unico in possesso di una chiave di accedere senza interferenze esterne. Ma se fosse quello il caso, perché organizzare quel dungeon all’interno di un altro dungeon di grado C? Ormai Yun Ho è più che convinto che quel “sistema” sia del tutto malato. Non che avesse poi molti dubbi in precedenza, ma quella che ha di fronte è certamente una conferma ai suoi fondati sospetti.

 

«Entriamo?» chiede l’hunter Cha.

 

Se Yun Ho la osserva con attenzione, può scorgere una tensione vibrante in lei. A quanto sembra, non è l’unico a trovare spiacevole quel luogo.

 

«Se lo ritenete necessario» borbotta, guadagnandosi un’occhiataccia da Jong In.

 

«Andiamo» decreta l’hunter Choe, sfidandolo a contraddirlo di nuovo.

 

«Idiota» mormora fra sé, comunque consapevole che il destinatario dell’insulto lo ha sentito perfettamente.

 

Il luogo è una camera circolare e molto spaziosa, dai soffitti alti più di quelli di una cattedrale. Un totale ingombro di frammenti di pietra sparsi per tutto il suolo e una gran quantità di polvere che ancora aleggia in sospensione nell’aria immota, rende il luogo un vero caos abbastanza irrespirabile. C’è da ammettere che Seong Jin Wu ha combinato un bel macello, lì dentro. Tuttavia, presto scorgono la figura ormai nota del ragazzo e, loro malgrado, temono il peggio. È disteso al suolo e privo di sensi. Ma a un esame più attento, chiunque può rilevare che il suo cuore batte regolarmente e non sembra aver subito danni rilevanti.

 

«Sta dormendo» si sorprende Yun Ho, ascoltando il suo respiro profondo e regolare.

 

Non è esattamente il posto che avrebbe scelto per schiacciare un pisolino. C’è qualcosa di sinistro in quella situazione. Perché il ragazzo è addormentato in un dungeon di quella potenza? Potrebbe essere sotto l’effetto di qualche incantesimo? Ma Yun Ho non ne comprende lo scopo. E poi si tende, nel momento in cui scorge un impercettibile movimento oltre l’hunter Seong. I suoi occhi si spalancano sulla figura di un’ennesima statua che, al contrario delle altre, si sta muovendo, nonostante gli evidenti danni subiti. Sulla sua schiena di pietra si notano delle cose informi che sembrerebbero ali spezzate. Poi la statua sogghigna e Yun Ho ha improvvisamente un gran brutto presentimento.

Chapter 16: 16 - Restare vivi

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Quella cosa a forma di statua scheggiata è semplicemente troppo potente per loro e, di quel passo, finirà davvero con l’uccidere qualcuno, se non si sbrigano a uscire da quel posto. Peccato che la creatura abbia provveduto a chiudere la porta della sala del boss alle loro spalle e ha inoltre scatenato contro tutta la squadra di hunters le altre statue del tempio ricomposte alla bell'e meglio. Per poco un tanker non ci finiva sotto. Gran brutta situazione. E in aggiunta, questa specie di angelo pazzo e monco si comporta in modo abbastanza strano: all’apparenza sembra stia proteggendo l’hunter Seong. Ma perché? E da chi, soprattutto? Troppe domande, e nessuno che abbia risposte adeguate a disposizione. Yun Ho lo sapeva fin dall’inizio che si sarebbe trattato di una pessima idea. Almeno ha salvato il capo Wu; magra consolazione.

 

«Che cosa facciamo?» grida un healer.

 

«Crepiamo, a quanto pare» sibila seccato Yun Ho, levando precipitosamente un combattente dalla traiettoria dei raggi disintegratori di un colosso di pietra dal sogghigno agghiacciante.

 

«Non scherzare in questo momento!» sbotta Jong In.

 

«E chi scherza? In che modo pensi di poter sopravvivere contro quel coso?» Lancia un grido, buttandosi a terra mentre un’enorme spada di pietra passa a meno di una spanna da dove stava in piedi giusto un attimo prima. «È tutta colpa tua. Idiota!» sbraita contro l’hunter Choe.

 

«Non è colpa di nessuno» si indispettisce Jong In.

 

Yun Ho controlla in fretta la posizione di Cha Hae In. È ancora impegnata nel suo scontro disperato con l’angelo di pietra, ma non ha per niente una bella cera in quel momento. Se non fosse per lei, quella cosa li avrebbe già ridotti tutti in briciole. Tuttavia dubita che riuscirà a tenerle testa ancora a lungo. Il divario di potere è troppo elevato. Lancia un’occhiata a Seong Jin Wu, ancora intrappolato nel suo strano sonno indisturbato. Chissà cosa potrebbe accadere se riuscisse a raggiungerlo. Magari riuscirebbe a risvegliarlo. Possibilmente prima di venire spiaccicato da una delle statue. Tanto vale tentare, decide.

 

«Choe!»

 

«Che vuoi, ora?» esclama inviperito.

 

«Vado a vedere se riesco a riportare nel mondo dei vivi la bella addormentata. Vedi se puoi coprirmi le spalle.»

 

Jong In si imbroncia, poi digrigna i denti, infine sbuffa e annuisce. «Bene. Sbrigati» taglia corto, scatenando una tempesta di fuoco degna del peggiore incendio estivo.

 

Per un soffio non gli appicca fuoco ai capelli, quel maledetto. Scommette che lo ha fatto di proposito. Bastardo. Se sopravvivono, troverà il modo per fargliela pagare con gli interessi. Se non altro è riuscito ad arrivare fino al ragazzo senza incidenti degni di nota. Ha un’espressione stranamente serena, mentre lo guarda pensieroso; ogni tanto scorge le palpebre muoversi in impercettibili tremolii. Sembra stia sognando, o qualcosa del genere. Quando lo tocca, ha la sensazione di immergere la mano in un secchio di ghiaccio. Però il ragazzo continua a respirare regolarmente. Prova a scuoterlo, ma non sembra avere alcun effetto sul suo sonno. Sì, decide: dev’essere qualche genere di incantesimo.

 

«Seong Jin Wu, puoi sentirmi? Qui abbiamo qualche problema. Ehi… Se mi senti, potresti, per favore, tornare un attimo da noi e darci una mano. Jin Wu? Merda…» borbotta, rendendosi conto di non ottenere alcun risultato.

 

Uno schianto, alle sue spalle, lo fa sussultare. Si guarda indietro con un moto di pura angoscia e scopre l’hunter Cha a terra, dopo aver evidentemente impattato con la parete dietro di lei. Sembra abbastanza a pezzi. Di quel passo finirà per farsi ammazzare.

 

«Per favore, svegliati! Abbiamo davvero, davvero bisogno di te, ora!» esclama trepidante.

 

Prova a sollevarlo, ma sembra incollato al suolo. Perché sta dormendo? A che serve!? Con un rantolo di sorpresa, si butta a terra per schivare la mano che l’angelo ha preso a prestito da un’altra statua, ma quella non demorde al primo tentativo andato male e, a quanto sembra, decide di dargli la caccia per liberarsi della sua presenza. Questo significa che il suo trovarsi nei paraggi dell’hunter Seong può effettivamente rappresentare un fastidio per i piani della creatura. Questo, per diretto collegamento, non può che significare che l’hunter Seong può davvero essere ridestato.

 

«Choe!»

 

«Sono occupato! Non lo vedi?» sbotta Jong In.

 

«No, idiota, non lo vedo perché lo sono abbastanza anche io. Mi serve un po’ di fuoco, proprio quaggiù, dove si trova l’hunter Seong.»

 

Jong In ringhia, frustrato, e dà un rapido sguardo alla posizione del ragazzo. «Levati di mezzo!» avverte, un attimo prima di lanciare il suo potere oltre le statue con l’obiettivo di raggiungere Seong Jin Wu.

 

Il suo fuoco non ha però la possibilità di arrivare fino al ragazzo. L’angelo gli ha appena fatto da scudo con il suo corpo di pietra. Choe Jong In sbuffa irritato. Yun Ho invece sorride, estremamente soddisfatto di quel risultato.

 

«Proprio come pensavo. Non vuole che si svegli. E allora infastidiamolo un po’.»

 

Per la seconda volta in pochissime settimane, lascia che il suo pieno potere si liberi, trasformandolo in una bestia magica, la tigre bianca che dà il nome alla sua gilda, e si libera con la forza di quel che rimane delle statue per raggiungere nuovamente l’angolo in cui l’hunter Seong sogna. Il ragazzo gli ha accennato al fatto che il “sistema” fa in modo che il suo corpo non subisca danni, o che questi vengano riparati molto in fretta. Yun Ho ha intenzione di testare la teoria e pianta gli artigli nella sua spalla destra. Seong Jin Wu detesta essere toccato senza permesso. Yun Ho spera che questo, sommato alla sensazione di dolore, lo faccia tornare da qualsiasi luogo lo tenga prigioniero.

 

Qualche istante dopo esulta, stavolta certo della buona riuscita del suo piano, mentre un’ombra buia come la notte inghiotte completamente il suolo. Gli occhi dell’hunter Seong si schiudono, brillando di blu profondo, e Yun Ho finisce scagliato via dall'onda d’urto del suo contrattacco.

 

«Gran bel piano» rantola, sputando sangue e cercando come può di rimettersi in piedi, mentre barcolla ammaccato.

 

Almeno è riuscito a ridestarlo. Forse, dopo tutto, potrebbe anche avere la fortuna di rivedere la sua gatta doppiogiochista, quella sera.

Chapter 17: 17 - Riflessioni e minacce

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L’iniziale intenzione di Yun Ho era di risvegliare l’hunter Seong e fornirgli rapidamente una sintetica spiegazione del perché il posto fosse pieno di gente che non c’entrava proprio nulla con il suo appuntamento con il “sistema”. Si risolve a cambiare idea perché, in quel momento, Jin Wu ha decisamente l’aria di uno disposto a polverizzare tutto quello che gli dovesse capitare a tiro. Siccome Yun Ho ci tiene a vivere ancora qualche annetto, preferisce rimandare a un momento più adatto qualsiasi chiarimento.

 

Di fatto, Seong Jin Wu si guarda rapidamente attorno, apparendo vagamente interdetto dalla presenza di tutti quegli hunters non invitati. Poi, visibilmente, smette di preoccuparsene e utilizza la sua abilità autorità del sovrano per portare lo scompiglio completo fra le statue di pietra ancora in piedi e funzionanti.

 

Yun Ho ha tentato, inutilmente, di seguire le sue azioni. Non ha capito in che modo riesca ad agire contro le statue, apparentemente senza spostarsi. Forse potrebbe tentare la sorte a chiederglielo in un momento più tranquillo. Per ora tutto quello di cui si è reso conto è che, ancora una volta, Seong Jin Wu è indiscutibilmente più potente di quanto non fosse l’ultima volta in cui si sono incontrati. Comincia a pensare che il ragazzo abbia ragione e che non esista un limite raggiungibile al suo… salire di livello. Nessuna vera regola, per un hunter che non è un hunter ma un player, a quanto pare. Ma non si lamenta: l’hunter Seong sta dalla loro parte e ha sicuramente come obiettivo di sterminare ogni singolo mostro in circolazione (e non). Rabbrividisce istintivamente, guardandosi con un po’ d’ansia le mani pelose e artigliate, sperando in cuor suo che non lo scambi accidentalmente per un mostro nel mezzo di uno scontro.

 

Quando il ragazzo sembra soddisfatto delle pietose condizioni dei soldati di pietra, scandaglia la zona con il suo sguardo penetrante e si fa un’idea dello stato di salute degli altri hunters. Per un attimo sembra indeciso se occuparsi per prima cosa di Hae In oppure di Yun Ho. Quest’ultimo scuote il capo e gli indica la ragazza. Può certamente aspettare; non è invece troppo sicuro che l’hunter Cha possa affermare lo stesso.

 

Seong Jin Wu, prima di muoversi per prestare soccorsi, solleva lo sguardo verso l’angelo ammaccato e assottiglia gli occhi. «Tu non muoverti da lì. Tra poco mi occuperò anche di te.» E, beh, quella pare proprio una minaccia coi fiocchi.

 

Yun Ho ha un brivido di sgomento, immaginando cosa ne sarebbe di loro se, per pura ipotesi, l’hunter Seong non fosse davvero un hunter ma una creatura come quelle contro cui combattono ogni giorno per proteggere le persone comuni. Lo sa che non è una buona idea fare quel genere di pensiero, ma non lo può proprio evitare perché, ogni volta che lo osserva, qualcosa dentro di lui non può che farsi domande a cui non trova risposte adeguate. Perché Jin Wu è differente da tutti gli altri hunters? Qual è il vero scopo? Yun Ho è quasi certo che esista uno scopo, ma se neppure il ragazzo lo conosce, quante probabilità ci sono che chiunque altro riesca a capirci qualcosa? Ben poche, suppone, se non nulle del tutto.

 

Sospira, come al solito con un nulla di fatto in mano, e osserva la stanza del boss. Un macello colossale: frammenti di pietra sparsi in ogni dove, persino peggio di quando sono entrati, con l’aggiunta di una squadra di hunters dagli sguardi abbastanza traumatizzati. Cosa diamine si aspettassero, entrando in un dungeon con quell’aura agghiacciante, davvero Yun Ho non lo capisce. Se non altro sono tutti vivi, il che è di certo il miglior risultato sperato. Però ci è mancato davvero poco. Dubita che avrebbero potuto resistere per altri dieci minuti in quelle condizioni.

 

Nel frattempo Seong Jin Wu si sta assicurando che Cha Hae In si stia riprendendo correttamente. Yun Ho inarca un sopracciglio, incuriosito, poi sogghigna. Quei due ragazzi hanno qualcosa, ci scommetterebbe. Il modo in cui lei lo guarda non è davvero fraintendibile, e lui sembra sinceramente interessato. Beata gioventù! Cruccia la fronte, perplesso; sta pensando come un vecchio di ottant'anni, e non ne ha ancora compiuti nemmeno la metà. Deve proprio darsi una regolata, o finirà per invecchiare prima del tempo.

 

«Come te la cavi?» indaga la voce di Jin Wu a poca distanza da lui.

 

Yun Ho sobbalza e grugnisce, perché ha ancora le ossa ammaccate e non è una buona idea fare movimenti bruschi. Ma era occupato nei suoi pensieri estemporanei e non ha notato l’avvicinarsi del ragazzo. C’è comunque da dire che l’hunter Seong è estremamente silenzioso. Furtivo, è l’aggettivo più appropriato. Un vero gatto, se mai ci fossero altri dubbi sul perché la sua Sally ha un palese debole per lui.

 

«Sono un po’ rotto. A parte questo, poteva sicuramente andare peggio» borbotta stizzito.

 

Jin Wu annuisce e recupera per lui una delle sue pozioni curative, facendogliela ingoiare con la sua solita autorità. «Mi dovrai chiarire qualche dettaglio, Yun Ho. Spero che tu ne sia cosciente» lo mette in guardia con una delle sue occhiate ammonitrici.

 

«Appena saremo usciti da qui» conferma. Comunque aveva intenzione di parlargliene, quindi tanto meglio se anche Jin Wu è d’accordo.

 

Poi il ragazzo inclina il capo e lo osserva attentamente. E un piccolo, buffo sorriso gli arriccia le labbra. «Somigli proprio a un grosso micione» commenta leggero.

 

Yun Ho arrossisce. O almeno, lo farebbe se non fosse ricoperto di pelliccia bianca dalla testa ai piedi. «Non prendermi in giro, ragazzaccio» borbotta offeso.

 

Jin Wu batte le palpebre. «Non lo stavo facendo. Intendevo proprio quel che ho detto. La tua gatta si è scelta l’umano migliore, direi.»

 

Yun Ho lo fissa attonito. Il ragazzo sogghigna e si allontana per occuparsi del resto della squadra. Yun Ho si imbroncia, scontento per l’imbarazzo. Non ha mai apprezzato quel suo aspetto ridicolo e pericoloso; ridicolo secondo i criteri degli hunters normali, pericoloso in base a come lo vede la gente comune. Jin Wu non è né gli uni né gli altri: pare che lo veda semplicemente come qualcosa di insolito ma non in modo spiacevole. Sarebbe il primo, in effetti. Chissà, forse è uno dei motivi per i quali si è concesso di parlare di sé e di qualcuno dei suoi segreti a qualcun altro, dopo tutto.

 

Nel momento in cui torna a prestare attenzione a quel che lo circonda, scopre che la squadra al completo si è radunata nelle vicinanze della porta, ancora chiusa, e che l’hunter Seong gli sta facendo segno di raggiungerli. Ah, sembra sia arrivato il momento di regolare i conti con l'artefice di quell’incontro. Yun Ho si affretta a raggiungere gli altri all’uscita e attendere di capire se potranno andarsene da lì prima dell’imminente scontro.

 

«Riapri la porta, Kandiaru» intima l’hunter Seong.

 

Oh! L’angelo ha un nome, dunque. E l’hunter Seong lo conosce! D’accordo, non è così inaspettato. Solo un pochino. Comunque l’angelo non sembra affatto contento di quell’imposizione. Non sa bene se a dispiacerlo sia l’idea di perdere il monopolio dei suoi ostaggi, oppure ricevere ordini da un essere umano. Di fatto, il suo sogghigno sembra più una smorfia incazzata.

 

«Penso che dovrai costringermi» replica con forza.

 

Seong Jin Wu inarca le sopracciglia e fa spallucce. «Penso che lo farò. Il problema è solo tuo» commenta pacato ma con una luce fredda che brilla nei suoi occhi calcolatori.

 

Yun Ho ha proprio la sensazione che l’angelo non durerà ancora a lungo. Purtroppo per loro, non potranno fare altro che assistere allo scontro. Meglio cercare un angolo sicuro, o almeno abbastanza lontano dall’epicentro della contesa da non rischiare l’incolumità di nessuno. L’aura che emana dal ragazzo suggerisce loro la massima prudenza.

Chapter 18: 18 - Consigli di coppia e qualche programma per il futuro

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Come volevasi dimostrare, l’angelo di pietra che l’hunter Seong ha chiamato Kandiaru ha avuto vita breve, se così si può definire. In effetti Jin Wu ha affermato, sembrando piuttosto certo di quel che stava dicendo, che la statua era una sorta di incarnazione di un’entità separata. Yun Ho non è troppo sicuro di aver afferrato il concetto. Questo Kandiaru si trova ancora da qualche parte, magari in uno stato incorporeo, a tramare vendetta? Oppure la perdita della sua “incarnazione” ha distrutto tutto, compresa la sua essenza? L’hunter Seong non dà l’idea di essere preoccupato al riguardo, quindi Yun Ho pensa di potersi permettere di tirare un sospiro di sollievo, almeno momentaneo.

 

Il ragazzo si è intrattenuto qualche tempo con la squadra degli Hunters e con il capo Wu, una volta usciti tutti sani e salvi dal dungeon doppio. Jin Cheol sembrava addirittura commosso da quel risultato, un po’ come se non ci credesse veramente, in effetti. Quindi perché mai aveva intenzione di entrare, se pensava che sarebbero morti? Almeno Yun Ho cullava fin dal principio la speranza di tenere fuori dai guai gli altri fino al recupero di Jin Wu.

 

A un certo punto, Cha Hae In è letteralmente fuggita a gambe levate nel momento in cui la sua squadra si è detta pronta a tornare alla gilda. La sua partenza precipitosa ha lasciato Seong Jin Wu interdetto e pensieroso. Quando Yun Ho gli si avvicina, il ragazzo ha ancora la fronte aggrottata e fissa il punto in cui è scomparsa la ragazza, poi sospira.

 

«È imbarazzata» gli dice, offrendo un piccolo sorriso.

 

Jin Wu distoglie lo sguardo dal sentiero e lo posa su di lui, inarcando le sopracciglia. «Cosa?» chiede confuso.

 

«Cha Hae In, intendo. Ti stavi chiedendo perché se ne sia andata tanto in fretta. È imbarazzata. Lo puoi capire dal modo in cui distoglie spesso lo sguardo, o dal fatto che si mordicchia le labbra. È chiaramente nervosa a causa della tua vicinanza.»

 

«Ma… non le ho fatto nulla di male» protesta piano.

 

Yun Ho scoppia a ridere, perché in certi contesti quel ragazzino è proprio buffo. «Non intendevo in quel modo. È un tipo di ansia differente. Come quando stai organizzando qualcosa di speciale per qualcuno di altrettanto speciale e vuoi che tutto sia perfetto. Hai presente?» Jin Wu reclina il capo, riflettendo, e annuisce. «Ecco, in quel modo esatto.»

 

«D’accordo. Quindi…»

 

«Quindi tu gli interessi più o meno nel modo in cui lei interessa a te. E aggiungo che siete proprio adorabili» ammette divertito.

 

Se non lo avesse visto con i propri occhi, non ci avrebbe mai creduto: è riuscito a far arrossire l’hunter Seong, quello che nella maggior parte del tempo sembra alternativamente un pezzo di ghiaccio o un demone incarnato. È una grande vittoria!

 

«Potrei invitarla fuori. Magari, se avessimo un poco di tempo per parlare di qualcosa che non riguardi i gates e i mostri, sarebbe più rilassata. Pensi che potrebbe funzionare?»

 

Yun Ho sogghigna. «Penso che non ti resti che provare e scoprire in che modo reagirà.»

 

Jin Wu batte la palpebre, accenna un breve sorriso e annuisce. «Bene» afferma fiducioso. Si sofferma qualche momento a osservare Yun Ho, indeciso. «Grazie» aggiunge.

 

Yun Ho sbuffa una mezza risata e si stringe nelle spalle. «Bah, tu salvi il culo a tutti quanti nella maggior parte dei casi. Se in cambio posso fare io qualcosa per te, tanto meglio.»

 

 

Ha riassunto per il ragazzo i fatti che hanno condotto la squadra degli Hunters all’interno del dungeon doppio, non mancando lungo la strada di biasimare il capo Wu per aver coinvolto tutti quanti in un suicidio di massa quasi certo. L’hunter Seong è persino riuscito nell’improbabile impresa di darsi dell’idiota per non aver richiuso la porta a chiave dietro di sé, dopo essere entrato nel dungeon; come se fosse davvero lui ad avere la responsabilità di quell’enorme casino che avrebbe potuto facilmente costare la vita di un’intera squadra di hunters, per di più fra i migliori sulla piazza.

 

In seguito a questo infruttuoso tira e molla su eventuali colpe, con tutta la discrezione che gli è riuscito di racimolare, Yun Ho ha tentato di informarsi sull’esito dello scontro con l’angelo di pietra alias Kandiaru, ma Jin Wu ha scosso la testa e gli ha fatto chiaramente capire che non è ancora il momento giusto per parlarne. Prima di questo ha bisogno di fare chiarezza innanzitutto per sé stesso. In seguito, se lo riterrà opportuno, ne discuteranno. Yun Ho è rimasto un po’ deluso dal risultato dei suoi sforzi, tuttavia ha intenzione di impegnarsi per rispettare i tempi e i modi del ragazzo, dato che in passato si è dimostrato fin troppo frettoloso e arrogante.

 

Infine si risolve ad affrontare il tema scatenante di quella giornataccia: il problema del Giappone.

 

Jin Wu recupera il suo cellulare… da qualche posto misterioso che non si sa bene dove si trovi, e dà un’occhiata agli ultimi avvenimenti dei vicini di nazione, per provare a farsi un’idea di quel che hanno di fronte. Ma sembra abbastanza dubbioso, mentre studia il filmato girato dai reporter, prima che facessero una gran brutta fine, durante il dungeon break.

 

«Cosa hai visto?» si interessa Yun Ho, incuriosito dall’espressione perplessa del ragazzo.

 

Jin Wu storce il naso. «Non ne sono sicuro. È tutto troppo piccolo e…» Solleva lo sguardo su Yun Ho e lo considera brevemente. «Per caso hai a disposizione uno schermo in cui si possa vedere questo filmato in modo chiaro?»

 

Yun Ho batte le palpebre, interdetto. «Il tuo vice non ne ha procurato nessuno per la vostra gilda?»

 

L’hunter Seong rotea gli occhi. «Jin Ho è troppo impegnato a scovare detrattori e a giustiziarli in pubblica piazza, per pensare anche agli arredamenti» bercia sarcastico.

 

Sgrana gli occhi e sbuffa una mezza risata. «È proprio un ragazzino intraprendente.»

 

Jin Wu si stringe nelle spalle. «Ha deciso di adottarmi in qualità di fratello maggiore, perché quello vero è uno stronzo» spiega succinto.

 

Yun Ho sorride. «Beh, la tua squadra funziona, comunque: lui si occupa dell’ufficio e tu dei mostri.»

 

«Oh, lo delizierebbe occuparsi dei mostri con me, ma se lo lascio a sé stesso mentre mi scontro con qualche boss, lui nel frattempo si fa ammazzare da una qualsiasi creatura dei dungeon di grado superiore. E, sai, io ci tengo abbastanza che resti vivo e felice.»

 

Ridacchia, scuotendo la testa. «Va bene. Se vuoi e non ci vedi nulla di sconveniente, ho un maxischermo alla White Tiger. Da lì puoi vedere tutti i dettagli possibili.»

 

«Non ho nessun problema, se non ne ha il tuo capo Ahn» commenta, un poco divertito.

 

«Oh, ma a lui tu piaci parecchio. Ho perso il conto di tutte le volte che mi ha seccato perché ti facessi il filo. Non ha mai capito perché io abbia rinunciato tanto presto. Credo di essere stato una bella delusione per i suoi grandi piani per la White Tiger» dichiara, provocando un sogghigno nell’hunter Seong.

 

In un dato momento rabbrividisce, stavolta a causa del vento freddo che si è alzato da qualche minuto. Purtroppo la sua giacca è abbastanza irrecuperabile. Un giorno o l’altro dovrà trovare un modo per portare con sé un ricambio, nel caso in cui gli venga la geniale idea di trasformarsi in bestia magica nel mezzo di una normale giornata qualunque in un qualunque ma molto meno normale dungeon, o di quel passo finirà per prendersi un’infreddatura. Il problema è che sarebbe scomodo girare costantemente con una borsa o uno zaino contenente una maglia di ricambio.

 

Aggrotta la fronte, mentre scorge l’hunter Seong allungare la mano nel vuoto e… Sgrana gli occhi, perché quello che ha appena visto non ha alcun senso. Eppure il maglione che gli sta porgendo Jin Wu è perfettamente solido e reale.

 

«Ma come diavolo hai fatto?!» sbotta confuso.

 

Jin Wu sospira, forse rendendosi conto di quanto sia scomoda la curiosità di Yun Ho. «Il “sistema” mi rifornisce di qualche comodità, fra cui un negozio virtuale tramite il quale posso acquistare un po’ di tutto, e una sorta di magazzino di stoccaggio per quel che recupero in giro e che può tornare utile in seguito.» Spiega succinto. Poi si interrompe, pensieroso. «Ora che ci rifletto, è bizzarro che il “sistema” continui a essere operativo, dato che ho sconfitto colui che lo ha creato: Kandiaru.» Inarca le sopracciglia, perplesso. «Mi chiedo come mai i suoi servizi siano ancora perfettamente funzionanti. Perfino gli aggiornamenti sul mio stato non perdono un colpo. Kandiaru doveva stare sulle palle a parecchi, se perfino un sistema artificiale gli ha voltato le spalle.»

 

«Ho capito ben poco di quel che hai appena detto. Però il maglioncino è caldo e comodo. Quindi grazie» taglia corto Yun Ho, quasi più confuso di prima.

Chapter 19: 19 - Una visita alla White Tiger

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In effetti Ahn Sahng Min è tutto fuorché contrariato dall’inattesa comparsa di Seong Jin Wu. Piuttosto, sembra eccitato e cautamente speranzoso, evidentemente travisando del tutto gli avvenimenti che si stanno producendo. Yun Ho non si prende la briga di fornirgli delucidazioni; che pensi pure quel che ritiene più opportuno. Il maestro della gilda si limita a scortare l’hunter Seong nella sala riunioni della White Tiger e organizzare per lui la proiezione dei filmati girati a Tokyo durante il dungeon break.

 

Jin Wu, appollaiato su un angolo del grande tavolo al centro della sala, nonché detentore indiscusso del telecomando, si concentra in silenzio su quanto accaduto in Giappone, piegando di tanto in tanto il capo da un lato, poi dall’altro, poi socchiudendo gli occhi, qualche volta inarcando un sopracciglio, spesso tornando indietro con il registrato e rivedendo ancora e ancora alcuni spezzoni. Blocca infine l’immagine sull’immensa figura del gigante che ha infranto la barriera magica di Yuri Orlov e balza giù dal tavolo, avvicinandosi allo schermo.

 

«Yun Ho, cosa noti di particolare?»

 

«A parte la bruttezza del mostro?» strascica sarcastico.

 

Jin Wu sbuffa piano, scuotendo il capo. «Seriamente. Qualcosa non va in questo tizio.»

 

Yun Ho aggrotta la fronte, raggiunge il ragazzo davanti allo schermo e osserva con attenzione la figura del gigante. Si fa anche prestare il suo telecomando e fa ripartire il video, riportandolo avanti e indietro per qualche momento. Si gratta la nuca, perplesso.

 

«Non ne sono sicuro. Però, in effetti, sembra comportarsi in modo un poco differente rispetto agli altri giganti usciti dal dungeon.»

 

Jin Wu annuisce. «La sua espressione… O meglio, quel che dovrebbe esserci ma, a dire il vero, io non vedo. E osserva il suo sguardo. Non ti dà l’impressione che sia troppo fisso, come se…»

 

«Come se fosse in stato di trance, o ipnotizzato da qualcosa» conferma, notando ora l’assenza delle normali emozioni omicide che si possono vedere nella quasi totalità dei mostri comparsi fino a quel momento sulla Terra. «Cosa vuol dire?» chiede confuso.

 

«Non lo so. Ma ho già visto qualcosa del genere, all’interno di altri dungeon.»

 

Yun Ho si volta a fissarlo, sorpreso. «Davvero?» L’hunter Seong si limita ad annuire, ancora concentrato sul gigante di Tokyo. «Potevano avere qualcosa in comune con quello che sta accadendo in Giappone?»

 

Jin Wu si sofferma a riflettere sulla sua domanda. «Forse» offre incerto. «Le altre volte ho avuto questa strana sensazione: mostri di grado elevato che davano l’impressione di essere sotto il controllo di qualcosa. Il problema è che queste… discrepanze, in quei momenti, sembravo in grado di percepirle unicamente io, e nessun altro che fosse presente in quel momento.»

 

Yun Ho ci pensa seriamente. «Potrebbe c’entrare quel Kandiaru? Hai detto che era una sorta di regista, no?»

 

«Architetto» lo corregge Jin Wu. «Ma sì, il concetto è comunque quello, e l’ho pensato anche io. Ho supposto che potesse essere il “sistema” stesso che, in qualche modo, interferiva con il comportamento dei mostri. Ma, vedi, finché si tratta di interferenze all’interno di dungeon creati dall’Architetto, avrebbe senso, ma interferenze su mostri reali in dungeon reali? O in questo caso, addirittura sul suolo giapponese? È difficile da credere. Eppure… Non così impossibile» considera pensieroso.

 

«Non capisco» ammette Yun Ho, frustrato.

 

Jin Wu lo guarda e gli offre un piccolo sorriso di scuse. «È perché non hai un quadro completo della situazione» fa notare pacato.

 

Yun Ho si irrigidisce e sta per sbottare qualcosa di abbastanza spiacevole e fuori luogo, come ad esempio: “Allora perché diavolo non mi chiarisci questo accidenti di quadro completo?!” O altre amenità di quello stesso tenore. Tuttavia, seppur con evidenti quanto ammirevoli sforzi, si trattiene dal dare in escandescenze.

 

«Yun Ho…» sospira il ragazzo. «È davvero un po’ troppo complicato da spiegare in qualche minuto. Io l’ho… visto, eppure faccio abbastanza fatica a crederlo reale. Come posso pretendere che tu riesca ad accettarlo?»

 

Yun Ho deglutisce, nervoso. Vorrebbe chiedergli di metterlo alla prova, assicurargli che può permettersi di reggere il colpo di qualcosa di assurdo. Lo ha già fatto in passato, così come di recente, dopo tutto. Invece si limita a imbronciarsi piano, immaginando che il ragazzo abbia le sue buone ragioni per tenersi per sé certe informazioni. Questa considerazione, tuttavia, non fa che metterlo maggiormente a disagio. Si chiede come possa supporre di rendersi utile, se non sa da che parte girarsi né cosa sia più giusto fare. Vuole solo assicurarsi di proteggere il suo paese e le persone che gli stanno attorno, non certo interferire nelle decisioni di chi invece si trova più in alto di lui. E Yun Ho ha il fondato sospetto che, al momento, in pochi possano davvero vantare una posizione più elevata di Seong Jin Wu.

 

«Voglio andare lì e guardarli da vicino. Penso di poterli contrastare ma, per averne la certezza, mi serve essere nei paraggi e valutare la loro effettiva forza» lo sorprende la considerazione dell’hunter Seong.

 

Rabbrividisce. «Intendi dire che andrai in Giappone da solo?» si accerta, abbastanza inquieto.

 

«Sì, intendo quello. E comunque “solo” è un termine relativo e arbitrario. Ci saranno le ombre del mio esercito con me.»

 

Yun Ho grugnisce, poco incline ad accettare quella dichiarazione per buona. «Non potresti chiedere a qualche altro hunter di accompagnarti?»

 

«No» replica asciutto. «O meglio: potrei di certo. Non ne ho alcuna intenzione. C’è un motivo se ho creato la mia gilda. Sai qual è?»

 

«Ehm… Non avere nessun altro fra i piedi a infastidirti, quando decidi di ammazzare qualche mostro?»

 

Jin Wu sfarfalla le ciglia, preso alla sprovvista, poi ride. «Bene, ecco, non avrei mai potuto esprimermi più chiaramente di così!» Scuote la testa, divertito, prima di ritrovare un minimo di serietà. «Perché non voglio avere nessuno attorno di cui dovermi preoccupare. Perché non voglio che nessuno tenti di farmi fare ciò che non intendo fare, così come l’esatto contrario. Perché non ci si può mai fidare della maggior parte della gente che ti sta accanto.»

 

Yun Ho lo fissa senza battere ciglio per un eterno istante. Deglutisce nervoso. Espira piano. «Ok, ho capito» mormora dispiaciuto e un po’ offeso.

 

Jin Wu lo osserva con curiosità. «Ho detto che non posso fidarmi quasi di nessuno. So che posso fidarmi di quello sciocco di Jin Ho, così come di mia madre e di Jin Ah. E ho capito di potermi fidare anche di te.»

 

«Oh» soffia piano, interdetto.

 

«Esattamente. Ma in ogni caso non ho intenzione di chiederti di accompagnarmi. Ti metterei in pericolo inutilmente.»

 

Yun Ho storce le labbra in una piccola smorfia amareggiata. «Sarei un peso» immagina depresso.

 

«Saresti una distrazione. E, in certi casi, una distrazione significa morte» rettifica freddo e pragmatico.

 

Impallidisce. Annuisce. «Tutto chiaro» conferma con un groppo in gola.

 

«Bene. Avviserò il presidente Goh che ho intenzione di andare in Giappone e scoprire se posso liberarli di quei giganti e, se sì, che in tal caso dovrò rimanere via qualche giorno. Te lo sto dicendo perché ho intenzione di portare con me ogni singola ombra in mio possesso. Sai cosa significa?»

 

A Yun Ho non serve rifletterci a lungo. La risposta è facile. «La tua famiglia avrà bisogno di protezione. Me ne occuperò io.»

 

Jin Wu sorride. Tutto qui. Per lui è sufficiente.

Chapter 20: 20 - Le donne della famiglia Seong

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È abbastanza a disagio mentre attende fuori, sulla strada proprio di fronte al portone di accesso al palazzo, una costruzione visibilmente antiquata e fatiscente. Mentre se ne sta con le mani in mano, aspettando di poter entrare, si domanda estemporaneamente se il posto sia a norma. Non ne ha l’aspetto. Anni prima, quando ha frequentato il corso per diventare vigile del fuoco, qualcosa sulla corretta costruzione di un edificio glielo hanno insegnato. Fissa quello che si ritrova di fronte e storce il naso. Comincia a capire perché all’hunter Seong non piace per niente. Una parte di lui crede che se si fosse trattato della sua famiglia, avrebbe costretto tutti quanti a traslocare altrove, in un posto più sicuro; un’altra parte della sua testa gli suggerisce che non è così semplice come può apparire dall’esterno, che a volte le persone si affezionano alle cose più impensate e, se succede con un’abitazione, lasciarla diventa doloroso. Si mordicchia un angolo delle labbra, nervoso e in ansia, e poi sobbalza, mentre Jin Wu gli compare accanto senza un solo rumore.

 

«Mi verrà un infarto, se continui a sbucare dal nulla in questo modo!» borbotta, con i nervi a fior di pelle.

 

Il ragazzo sogghigna malefico. «Non avevi forse detto di essere ancora giovane? Non sono sicuro che possa accaderti davvero. Sembri in ottime condizioni fisiche.»

 

Yun Ho si imbroncia. «Potresti smettere, per favore, di prendermi in giro?»

 

«Lo penso davvero! Comunque d’accordo: messaggio ricevuto. Puoi salire, ora. Le ho avvisate della tua… visita

 

Fantastico. E perché, ora, è tanto in ansia? Forse perché sta per incontrare la famiglia dell’hunter più potente della Corea del Sud? E in realtà anche la stessa famiglia del suo ex collega e caposquadra Il Hwan, che a suo tempo aveva perfino intenzione di fargli conoscere.

 

La ragazza, nel momento in cui ce l’ha di fronte, lo fissa con uno sguardo molto simile a quello del fratello maggiore. Suo malgrado, si ritrova a rimpiangere il fatto di non averla mai incontrata prima del dungeon break all’interno del liceo; sembra una persona vivace ed energica, ma riesce a vederla, in fondo ai suoi occhi, la paura che ora la frena, perché ha già visto più volte, in molte altre persone, quello stesso sguardo angosciato, quello di qualcuno che teme di girare l’angolo e scoprire qualcosa di orribile, qualcosa di mortale.

 

Yun Ho stringe i pugni e china la testa in segno di rispetto. Non è giusto che le persone comuni debbano vivere costantemente nella paura in quel modo, che dei ragazzi così giovani temano per il loro futuro. È semplicemente intollerabile. Vuole fare qualcosa, deve fare qualcosa, perché rimanere a guardare l’inevitabile lo farebbe impazzire.

 

La signora Park Kyung Hye gli sorride apertamente e lo osserva con curiosità, prima di esprimere un commento divertito: «Ricordo che mio marito mi aveva parlato dei tuoi capelli e di come somigliassero alle fiamme che doveva domare ogni giorno. Anche la tua testa sembra abbastanza indomabile.»

 

Yun Ho rimane a bocca aperta e prova a schiarirsi la voce, imbarazzato. «Qualche volta ha detto la stessa cosa anche lui» ammette in un soffio.

 

All’epoca non aveva ancora trent’anni ed era piuttosto esuberante e sanguigno. Non si è mai fatto pregare a rispondere a tono, né a scambiare battute salaci con Il Hwan. Qualche volta il signor Seong gli faceva notare che era infiammabile come l’erba secca. E lo era! A volte, gli capita di esserlo ancora, anche se fa del proprio meglio per trattenere il proprio carattere impetuoso.

 

La signora Park si porta una mano davanti alle labbra, con un gesto aggraziato, per nascondere una piccola risata. I suoi occhi sono gentili e gli sorridono come hanno fatto le sue labbra poco prima. Il Hwan diceva spesso che sua moglie doveva essere una santa per sopportare uno come lui, ma Yun Ho crede che avrebbero vissuto una bella vita, insieme, se il mondo non fosse stato messo sottosopra dai mostri fuoriusciti dai dungeon. Un altro buon motivo per non smettere di provare a porre fine a tutto quello. La sua speranza è tornata ad ardere con forza quando ha potuto vedere quello che riesce a fare Seong Jin Wu. È sicuro che se esiste qualcuno che può mettere davvero fine a quella situazione, dev’essere proprio l’hunter Seong, quello stesso ragazzo che è persino riuscito a risvegliare la madre affetta dal sonno eterno, probabilmente l’unica vittima della malattia che sia mai tornata a una vita normale. Se non è questo un perfetto biglietto da visita per un futuro senza dungeon né mostri, Yun Ho non sa veramente quale altro potrebbe esserlo.

 

 

Hanno necessariamente dovuto spiegare alla famiglia dell’hunter Seong il motivo della presenza di Baek Yun Ho e della sua intenzione di sorvegliare i dintorni. Sarebbe stato sospetto vederlo continuamente nei paraggi senza un buon motivo. È stato comunque abbastanza penoso dover ammettere che esiste la possibilità di una visita spiacevole da parte di un uomo altrettanto spiacevole quale è l’hunter Hwang Dong Su. Penoso e tuttavia necessario. Jin Wu ha bisogno della partecipazione di Beru così come delle sue ombre più potenti, per essere certo di poter sconfiggere i giganti che imperversano in Giappone, quindi in Corea non rimarrebbe nessun soldato ombra abbastanza potente da fronteggiare un hunter pericoloso come Dong Su. Magari un giorno riuscirà a persuadere Jin Wu a spiegarli perché quell’idiota di Dong Su vuole la sua testa. Fino a quel momento nessuno dei due hunters ha mai aperto bocca al riguardo, e Yun Ho inizia a essere proprio curioso.

 

Ora però non è davvero il momento per scavare nelle motivazioni personali di due hunters di grado S. Magari Jin Wu non se la prenderà troppo a male, ma qualcosa invece gli suggerisce che potrebbe non essere una buona idea condividere certe conoscenze con le due donne della sua famiglia. Le donne, in generale, possono apparire gentili e rispettose, fino a che non te le ritrovi sotto casa con una lama in mano.

 

«Quanto a lungo pensi di stare lontano?» indaga la signora Park, rivolta al figlio.

 

Jin Wu si massaggia la nuca, incerto. «È difficile dirlo con precisione. Probabilmente diversi giorni. Spero non più di una settimana» prova cauto.

 

La madre trae un lungo sospiro e, seppur titubante, annuisce. «Mi auguro almeno che i giapponesi siano collaborativi. L’ultima volta non mi è parso lo fossero molto.»

 

Yun Ho e Jin Wu sgranano gli occhi contemporaneamente. Il primo si lascia sfuggire un lieve sbuffo incredulo, pensando che quello della signora Park sia proprio l’eufemismo del secolo. Più che poco collaborativi, sono stati delle vere carogne, altro che!

Chapter 21: 21 - Vecchie conoscenze?

Chapter Text

Ha seguito i progressi dell’hunter Seong in Giappone in base a quello che il governo lascia trapelare in Corea, oltre che in base a quanto viene appreso dall’Associazione. Sembra che Jin Wu abbia saggiamente deciso di testare la forza dei giganti partendo da quelli più piccoli e, man mano, procedendo a eliminare quelli più ingombranti e pericolosi. Yun Ho ci tiene a sottolinearlo: eliminare. A quanto pare il ragazzo non ha perso tempo e ha abbattuto, personalmente o tramite le sue squadre di ombre, ogni singolo gigante sul quale è riuscito a mettere le mani. A quel punto sono passati già quattro giorni, ma i mostri di Tokyo avevano avuto tutto il tempo per spostarsi attraverso il paese, quindi all’hunter Seong è toccato, fra gli altri, il compito di inseguirli. È anche venuto a conoscenza del fatto che Seong Jin Wu ora può contare su sette nuovi soldati ombra, tutti ex giganti. “Quel ragazzo…” pensa, sogghignando.

 

Il suo naso intercetta un odore fuori posto, mentre sta percorrendo una balconata durante il suo solito giro d’ispezione nei pressi del palazzo che ospita la signora Park e la figlia Jin Ah. Si ferma, attento e guardingo, ed espande i suoi sensi, avvertendo l’energia magica di qualcosa. Si concentra maggiormente, ruotando su sé stesso, e i suoi occhi d’ambra si spalancano nel buio della sera: l’emissione di energia magica appartiene a un essere umano, quindi non può che trattarsi di un hunter. Assottiglia le labbra e rinserra i pugni. Perché mai un altro hunter che non sia Jin Wu o lo stesso Yun Ho dovrebbe prendersi la briga di bazzicare quel quartiere? Ha tutta l’intenzione di vederci chiaro, ma prima deve avvertire le due donne, con tatto, e chiedere loro di essere prudenti e non uscire di casa fino al suo ritorno.

 

È salito fin sul tetto, seguendo la scia di energia magica che lascia trapelare chiunque si stia spostando nei paraggi. In apparenza potrebbe sembrare l’energia di un hunter di basso livello, dato quanta poca ne trapela, ma Yun Ho sa fin troppo bene che un hunter potente e addestrato può celare gran parte del suo mana. Gli piacerebbe avere gli occhi della sua Sally, per poter scorgere qualcosa di chiaro. Ma il buio rimane troppo fitto e lo costringe alla prudenza. Però continua a sentire il suo odore, che è qualcosa di indefinito: polveroso e caldo al tempo stesso.

 

Un lieve fruscio gli fa tendere le orecchie. Ringhia un lieve brontolio indispettito e, nonostante non lo possa vedere, si sforza di rintracciare la sua posizione in base al punto da cui proviene la sua energia magica. Poi balza avanti, individuando all’ultimo momento il brillio del suo sguardo nel buio.

 

Atterrano entrambi duramente, in un confuso groviglio di stoffa e arti. Yun Ho sbuffa e tenta di graffiare l’intruso. Il tipo però è molto più forte di quanto si aspettasse e lo sbalza via con incredibile energia, invertendo le posizioni e bloccandolo con la schiena al suolo (sulle tegole del tetto, in effetti).

 

«Chi diavolo sei?» sibila adirato, tentando senza successo di scrollarselo di dosso.

 

Un piccolo sbuffo, dal suono divertito, gli scompiglia più ancora i capelli. «Non riconosceresti un vecchio amico nemmeno se ci inciampassi sopra, vero?»

 

Yun Ho, attonito, batte le palpebre. «Tu non… Il Hwan?» domanda incredulo.

 

«Complimenti. Hai azzeccato la risposta al primo colpo, teppistello.»

 

Le orecchie di Yun Ho si scaldano bruscamente. «Mollami! Dove diavolo eri sparito per tutti questi anni?» sbotta, per niente lieto di quell’improvvisata.

 

Lentamente, la mano dalla presa salda che lo teneva inchiodato al suolo si allenta, liberando il suo collo ammaccato, e il peso di un corpo robusto si scosta dal suo, lasciandogli infine l’agio di rimettersi almeno seduto.

 

Yun Ho si massaggia il collo e nel frattempo scruta l’uomo che lo sovrasta, o se non altro la sua silhouette. Può al contrario vedere chiaramente i suoi occhi che brillano d’oro, un colore che in passato ha sempre trovato piuttosto rassicurante ma che, quella sera, lo mette in agitazione.

 

«Come fai a essere qui?» insiste, pretendendo una risposta. «L’ultima volta eri disperso in un dungeon richiuso.»

 

«Ho trovato una via alternativa» replica serafico.

 

«Oh, sul serio? E non hai mai pensato di informare nessuno, per esempio la tua famiglia?» bercia sarcastico, faticando a credere all’insulsa storia dell’altro.

 

«Ho i miei motivi.»

 

«Me ne frego dei tuoi motivi! Che cazzo ci fai qui?» sbotta spazientito.

 

La figura in ombra dell’uomo si china un poco su Yun Ho, e a quest’ultimo pare di scorgere il suo sogghigno. «Mi assicuro che a nessuno venga voglia di far del male alla mia famiglia. Non è forse la stessa cosa che stai facendo tu?»

 

Yun Ho brontola ma non replica. D’altra parte, è la pura verità.

 

 

Il Hwan lo ha convinto (non senza un bel po’ di fatica e di trattative) a raggiungere assieme a lui un posto più riparato di quel tetto. In cambio Yun Ho ha preteso che questo fantomatico luogo possedesse dell’illuminazione, perché i suoi occhi non hanno ancora imparato a vedere nel buio, e vuole guardarlo in faccia e, eventualmente, prenderlo a pugni, prima di essere pronto ad ascoltarlo.

 

«Sei diventato più circospetto, in questi ultimi anni» commenta Il Hwan, una volta raggiunto il terrazzo di un palazzo accanto a quello in cui vive la sua famiglia.

 

«Le fregature servono almeno a questo» borbotta scontroso.

 

«So che hai conosciuto Jin Wu» ritenta.

 

«Io sì. E tu?» attacca, disposto ad andare anche oltre, se questo significa capire quel che sta veramente accadendo.

 

La bocca di Il Hwan si storce in una smorfia amareggiata. «Non è stato così semplice ritrovare la strada per la Terra» fa notare.

 

«Raccontane un’altra. Non credo affatto che tu abbia potuto farlo da solo» ritorce scontroso.

Questa volta sorride, anche se con cautela, e annuisce. «Sei sempre stato un ragazzo intelligente.»

 

«Sì, con la differenza che ora non sono più un ragazzo. Ti sei perso quasi dieci anni, nel caso tu non te ne fossi accorto.»

 

«Lo so» soffia. «Non mi aspettavo di certo che capissi.»

 

«Non c’è questo pericolo» conferma asciutto. «La differenza è che io non sono la tua famiglia. Magari loro potrebbero capirlo. Non sono troppo sicuro che lo accetterebbero, però» rimarca, fissandolo con uno sguardo duro.

 

«È uno dei motivi per cui non ho detto loro che sono di nuovo qui» fa notare con pazienza.

 

Tuttavia, il suo tentativo di giustificarsi gli si ritorce contro prima del previsto. Yun Ho si tende d’istinto e un sordo brontolio vibra nel suo petto. Il pugno che lo centra in pieno visto, Il Hwan non l’ha neppure visto arrivare, però ha fatto comunque un male d’inferno e il contraccolpo lo ha spedito a schiantarsi contro la balconata, rischiando di farlo precipitare giù in strada dal sesto piano.

 

Sputa a terra un grumo di sangue ed espira lentamente. Poi una lieve risata fa sussultare la sua schiena curva. «Circospetto, sì, ma ancora così impetuoso. Proprio come un incendio» soffia appena, con una nota di divertimento nella voce roca.

 

«Voglio delle spiegazioni, e le voglio adesso» gli ringhia contro Yun Ho, nell’espressione tesa nessuno spiraglio che gli indichi una possibile tregua.

 

Il Hwan sospira piano e, suo malgrado, annuisce.