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Si o no?

Summary:

Raccolta di storie che partecipa al Writober di Fanwriter.it

Notes:

Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it

Giorno 1
Pumpnight: Devozione

Chapter 1: Devozione

Chapter Text

Andrew non si era mai impegnato particolarmente nel giocare ad exy: Non lo riteneva abbastanza interessante o divertente, inoltre non riusciva proprio a capire l’ossessione di Neil e Kevin per quello sport.

Era sempre stato sicuro che non si sarebbe mai impegnato seriamente e che, di sicuro, non avrebbe continuato a giocare come professionista una volta diplomato, eppure eccolo li a difendere la porta con ogni briciolo di energia come se ne andasse della sua stessa vita.

Se avesse detto al se stesso più giovane che un giorno si sarebbe impegnato così tanto nel suo ruolo di portiere di sicuro avrebbe pensato di essere finalmente impazzito come lo avevano sempre considerato tutti, ma non era impazzito e anzi era più lucido di quanto non fosse mai stato anche prima dei farmaci impostogli dal tribunale e che gli erano miracolosamente stati tolti da tempo. Era stata una sua scelta e per una volta sapeva che non se ne sarebbe pentito in futuro.

Vide Neil recuperare la palla con la sua racchetta e sfrecciare verso la porta avversaria prima che quest'ultima si illuminasse di rosso. L’attaccante si voltò indietro e rivolse ad Andrew un sorriso genuinamente felice prima di tornare in posizione spronato dagli applausi dei tifosi e dalle pacche affettuose dei suoi compagni di squadra. Fu un gesto breve ma per Andrew vedere la soddisfazione e la gioia sul viso di Neil valeva ogni muscolo indolenzito delle braccia e ogni goccia di sudore accumulata.

Non avrebbe mai capito la venerazione di Kevin e Neil verso l’exy, eppure aveva imparato a non definirlo più uno spreco del suo tempo, finendo col considerarlo interessante e, in rare occasioni, divertente; non che lo avrebbe mai ammesso.

Grazie all’exy e alla testardaggine di Kevin aveva potuto incontrare Neil, il suo drogato, il suo sogno irrealizzabile e per merito di quello sport, almeno in parte, l’attaccante aveva deciso di smettere di correre, scegliendo di essere Neil Josten e non un fuggitivo dai molteplici nomi falsi e infine di voler essere di Andrew.

Il portiere si riscosse dai suoi pensieri con una scrollata di spalle, staccando gli occhi da Neil e riportandoli sulla palla e sull'andamento della partita che stavano ancora giocando, infondo aveva promesso che non avrebbe lasciato passare nemmeno una palla e poteva già pregustare il dolce sapore della sua ricompensa.

Alla fine Kevin aveva davvero mantenuto la sua promessa: aveva dato ad Andrew qualcosa per cui valeva la pena vivere, solo che non era stato l’exy come si era aspettato, ma un certo vice capitano dai glaciali occhi blu e i brillanti capelli castano ramati che aveva saputo abbattere ogni sua difesa, rispettando rigorosamente i suoi limiti senza mai infrangerli o spingersi oltre e proteggendolo anche quando non voleva essere protetto.

Non sarebbe sempre stato facile. C'erano dei no che forse non sarebbero mai diventati si e dei si che potevano diventare dei no in giornate particolarmente brutte. Eppure c'erano anche le sigarette condivise sul tetto del dormitorio; i mignoli intrecciarsi nelle notti buie in cui riuscivano a dormire nello stesso letto e la comprensione reciproca che non aveva bisogno di parole ma solo di sguardi.

Neil non era più un sogno irrealizzabile; era concreto e reale e aveva scelto di stare con lui tra tutti ed Andrew era disposto a fare qualunque cosa perché le cose non cambiassero, anche sopportare la sua ossessione per l'ex e impegnarsi seriamente con esso. Se nel mentre gli fosse iniziato a piacere seriamente era un segreto che non avrebbe mai lasciato le profondità della sua oscura anima e che Neil non avrebbe mai dovuto scoprire.

Chapter 2: Candy Apple

Notes:

Giorno 2
PumpColors: Candy Apple

Chapter Text

Era la sera di halloween e l’Eden’s Twilight era pieno di gente travestita visto che chi si presentava in costume aveva un drink gratis. Nonostante questo i Foxes riuscirono a trovare un tavolo libero in cui si sistemarono stringendosi gli uni agli altri mentre Andrew e Neil si dirigevano al bar come al solito.

Mentre aspettavano che i loro drink venissero preparati lo sguardo di Andrew scivolò sul corpo di Neil: indossava un paio di jeans larghi e sbiaditi e una maglietta bianca schizzata di sangue finto e strappata nei punti giusti da mostrare qualche lembo di pelle ma non abbastanza da rivelare le cicatrici che sfregiavano il suo torso. Spostò l'attenzione verso i suoi occhi resi più grandi e luminosi dal trucco che Allison gli aveva applicato con precisione e infine sui suoi capelli spettinati, per poi scendere nuovamente sul suo viso verso le labbra invitanti che in quel momento sorridevano sfacciatamente.

Si aspettava un commento sarcastico o compiaciuto ma si accorse che Neil stava ricambiando il suo sguardo scrutatore, soffermandosi sulla camicia sbottonata fino a mostrare una generosa porzione di pelle pallida del suo petto.

Sorrise in un ghigno soddisfatto, mostrando i finti canini che indossava come accessorio del suo costume e disse: « Stai fissando,» in un tono canzonatorio a cui Neil rispose prontamente: « Anche tu » cercando di suonare compiaciuto senza riuscire ad evitare di arrossire, distogliendo infine lo sguardo quando un vassoio colmo di bicchieri colorati gli fu posato davanti.

Fu solo al secondo giro di drink che notarono le invitanti mele candite messe a disposizione per i clienti. Neil le osservò mordendosi il labbro con fare pensieroso finché i suoi occhi non si illuminarono di una scintilla che Andrew sapeva essere un segnale di guai imminenti.

L’attaccante ne afferrò una mentre tornavano al tavolo e attese finché Andrew non posò i drink e gli rivolgesse di nuovo la sua totale attenzione, poi la portò lentamente alle labbra assaporandola con un generoso morso, incatenando lo sguardo di Andrew che si distrasse solo quando un rivolo di succo sfuggì creando una scia bagnata verso il mento di Neil e lungo il suo collo, per poi tornare a concentrarsi sulle labbra macchiate del rosso brillante della mela candita e dalla lingua che le lambì con fare provocante mentre gli occhi blu si scurivano di malcelato desiderio.

Non ci volle molto prima che Andrew lo afferrasse per la maglietta, attirandolo a sé e sussurrandogli sulle labbra: « Si o no? ». « Si, » rispose subito Neil in un sussurro carico di desiderio e si sporse in avanti senza toccarlo, aspettando che fosse Andrew a decidere quali fossero i limiti. Andrew tuttavia non lo baciò come gli aveva fatto credere ma preferì concentrarsi sul seguire con la lingua la dolce scia sul mento e lungo il collo, soffermandosi sulla porzione di pelle lasciata scoperta dalla maglietta per dargli un morso leggero, avendo cura di pungerlo coi finti canini, prima di risalire e prendere finalmente possesso delle sue labbra rese ancora più dolci e appiccicose a causa della mela candita. Bacio che fu prontamente ricambiato.

Ad un certo punto Neil abbandonò la mela da qualche parte per affondare le dita fra i capelli di Andrew, dimenticandosi che fossero diventare appiccicose, afferrandoli quando il portiere decise di mettere fine al bacio mordendo e succhiando un'ultima volta le sue labbra, facendogli sfuggire un gemito.

Si obbligarono a separarsi ricordandosi di essere in un locale pieno di gente che li stava fissando poco discretamente.

Andrew incrociò lo sguardo di Neil, col viso arrossato e il respiro affannato, e indicò l’uscita con un cenno della testa, aspettando che annuisse prima di esclamare: « Andiamo a casa » come congedo dai loro compagni di squadra più o meno sobri e ordine esplicito ad Aaron Nicky e Kevin, che sbuffarono infastiditi ma non osarono contraddirlo consapevoli che non ci avrebbe pensato due volte a lasciarli a poedi visto che solo lui e Neil avevano le chiavi della Maserati.

Andrew guidò fino alla casa di Columbia come se i limiti di velocitâ non esistessero e quando arrivarono non perse tempo ad assicurarsi che gli altri entrassero sani e salvi in casa. trascinò Neil dentro e poi su per le scale fino alla sua stanza, che avevano iniziato a condividere, strappandogli una risata divertita mentre chiudeva la porta a chiave con più forza del necessario. Risata che si spense non appena Andrew si avventò nuovamente sulle sue labbra ancora rosse ed invitanti, con la promessa implicita di farlo a pezzi fino a che entrambi non fossero stati pienamente soddisfatti.

Chapter 3: Sandalo

Summary:

Giorno 3
PumpInk: Sandalo

Notes:

Un piccolo momento domestico tra Andrew e Neil

Chapter Text

La stanza era silenziosa quando un fruscio disturbò il sonno leggero di Andrew senza tuttavia allarmarlo come invece accadeva nel periodo in cui gli erano stati tolti i farmaci.

Ancor prima di aprire gli occhi percepì l'essenza del corpo di Neil accanto a sé, anche se il suo calore è il suo profumo aleggiavano ancora sul cuscino e tra le lenzuola.

Sbatté le palpebre prima di concentrarsi sulla tenue luce che entrava dalla finestra, per poi spostare lo sguardo verso Neil che finiva di indossare i suoi pantaloncini da corsa pensando di essere discreto. « Vado a correre, » lo informò quando notò il suo sguardo assonnato, rivolgendogli uno dei suoi soliti sorrisi allegri che Andrew pensò dovessero essere illegali a quell'ora del mattino. « Drogato, » borbottò in risposta, alzamdo un sopracciglio con disapprovazione ai pantaloncini corti che l'altro si ostinava ad indossare anche in pieno autunno, senza tuttavia commentare sapendo che sarebbe stato uno spreco di tempo ed energie.

« Torna a dormire, ci metterò circa un ora e prenderò il telefono, » gli disse mostrando il telefono carico per rassicurarlo per poi dargli un casto bacio sulle labbra prima di uscire dalla stanza. Andrew si voltò dall’altra parte e aspettò fino a che non sentì il rumore della serratura chiudersi prima di riaddormentarsi.

 

Si svegliò un paio d’ore dopo con l'odore di caffè e pancake che gli solleticava piacevolmente il naso. Si alzò dal calore confortevole delle coperte e si trascinò fuori dalla camera da letto fino alla cucina, appoggiandosi con un fianco allo stipite della porta per osservare la schiena di Neil che armeggiava con la spatola davanti ai fornelli, per poi dirigersi verso di lui quando capì che non lo aveva sentito arrivare, cingendogli la vita con le braccia e sprofondando il viso fra i suoi capelli che profumavano del costoso shampoo al sandalo che gli aveva regalato Allison insieme ad altri prodotti per la cura personale.
« Buongiorno Drew ti sei svegliato finalmente,» lo salutò l’attaccante, ridacchiando quando il portiere gli strofinò il naso contro le ciocche ancora umide borbottando: « Giorno. Ti sei fatto la doccia. Hai un buon profumo ».

Dopo un'altra paio di minuti Andrew si staccò da lui e accettò con gratitudine la tazza che gli veniva offerta, concentrandosi sul colore marrone chiaro del suo caffè prima di sorseggiarlo lentamente, notando con piacere che Neil aveva messo la giusta quantitâ di zucchero e panna come piaceva a lui, sentendo il suo petto riempirsi di un piacevole calore e nascondendo il sorriso che minacciava di incurvargli le labbra dietro al bordo della tazza.

Si sedette sul bancone della cucina godendosi la sua bevanda calda e attendendo che Neil finisse di impiattare i pancake in due piatti, ignorando che alcuni fossero un po' bruciacchiati visto che li avrebbe comunque annegati nello sciroppo d’acero e ricoperti da una quantità imbarazzante di panna montata che avrebbe fatto storcere il naso a Neil, il quale invece avrebbe optato solo per la frutta.

 

Dopo la colazione entrambi si coricarono sul divano, decidendo di trascorrere quel loro tanto agognato giorno libero dagli allenamenti avvolti in calde coperte a consumare cibo da asporto e cioccolata calda e a scambiarsi pigri baci col sottofondo della TV accesa, mentre fuori la fredda pioggerella autunnale aveva iniziato a cadere ticchettando contro i vetri delle finestre.

Con un libro in mano e Neil placidamente addormentato con la testa appoggiata sopra il suo petto Andrew si sentì finalmente a casa e al sicuro come non pensava che si sarebbe mai sentito e per una volta il groviglio di sentimenti che sentiva crescere dentro di sé non lo spaventò.

Forse poteva finalmente concedersi di essere felice con Neil al suo fianco.

Chapter 4: Piacere

Summary:

Giorno 4
PumpNight: Piacere

Notes:

Il capitolo si concentra sulla relazione tra Andrew e Bee con un piccolo momento tra Andre e Neil

Chapter Text

Andrew non avrebbe mai pensato di trovare piacevole parlare con una psicologa, almeno fin quando non era entrato a fare parte dei Foxes e aveva incontrato la dottoressa Betsy Dobson.

Aveva odiato gli strizzacervelli da cui il tribunale lo aveva obbligato ad andare. Lo avevano valutato dall’alto in basso con supponenza e alla fine gli avevano imposto quelle maledette medicine che gli annebbiavano la mente e gli inducevano un’odiosa euforia; quindi aveva pensato che anche Betsy non gli sarebbe andata a genio. Alla fine fu il primo ad essere stupito quando, dopo solo il primo incontro, dovette ammettere che la donna non gli dispiaceva per nulla e anzi provava un certo apprezzamento e fiducia nei suoi confronti.

Gli appuntamenti regolari con Bee divennero una piacevole routine nella sua vita, non solo perché gli piaceva la cioccolata calda che la donna gli preparava ogni volta, ma soprattutto per il suo atteggiamento calmo e comprensivo: Bee non lo costringeva mai ad aprirsi, aspettando i suoi tempi e accettando i suoi silenzi, finendo a volte per sviare la conversazione su di sé raccontandogli della sua giornata o dei suoi interessi per smorzare la tensione e far finire la seduta in modo più leggero.

Andrew non riusciva davvero a capire l’avversione di Neil nei confronti di Betsy, ma infondo il coniglio lo aveva stupito più di una volta ed era uno dei motivi per cui aveva catturato la sua attenzione, oltre ai suoi segreti e al suo atteggiamento.

Col passare del tempo Andrew finì per raccontare a Bee di Neil e della loro relazione a cui si rifiutava ancora di dare un nome: un rapporto iniziato solo come attrazione fisica reciproca che si era evoluto in qualcosa di più profondo. A volte Andrew non capiva come potesse piacere ad uno come Neil, specialmente visti i suoi numerosi limiti per quanto riguardava l'intimità. Neil aveva sempre rispettato i suoi no dandogli sempre dei sì in risposta, ma con la laurea in agguato e un futuro di cui non era ancora certo le incertezze tornavano ad affiorare come le giornate buie e gli incubi.

« So che i cambiamenti possono spaventare ma credo che anche Neil sia nella tua stessa situazione, infondo sará un grosso cambiamento anche per lui e la separazione non sarà facile per nessuno di voi due, » disse gentilmente Bee mentre finivano di sorseggiare la cioccolata calda. « Dovresti parlarne con lui, di sicuro capirá ciò che ti turba e insieme potreste trovare una soluzione che tranquillizzi entrambi » aggiunse con un sorriso. « Forse,» rispose Andrew ma entrambi sapevano che avrebbe sicuramente seguito il suo suggerimento.

La conversazione si concentrò su argomenti meno seri e alla fine della seduta si salutarono con la promessa di rivedersi la settimana successiva.

Quando Andrew tornò alla Fox tower Neil lo stava aspettando. Si scambiarono uno sguardo consapevole prima di dirigersi sul tetto. Ebbero una conversazione che entrambi avevano rimandato da tempo mentre fumavano immersi nella tranquillità della notte. Entrambi si misero a nudo davanti all’altro e alla fine un grosso peso si sollevò dalle loro spalle mentre suggellavano una promessa con un bacio profondo; le dita intrecciate e la speranza di un futuro condiviso.

Chapter 5: Caduta

Summary:

Giorno 5
PumpINK: Caduta

Notes:

Un po' di introspezione di Andrew, la sua paura delle altezze e il tentativo di provare qualcosa e un piccolo scambio di segreti tra lui e Neil

Chapter Text

Andrew era stato sincero con Neil quando alla domanda di cosa avesse paura lui gli aveva risposto le altezze, anche se allora non lo aveva preso sulserio.

Non era la caduta a spaventarlo ma la consapevolezza di non poter avere il pieno controllo sul suo corpo. Il brivido che lo scuoteva ogni volta che si avvicinava al bordo del tetto mentre fumava era la prova che poteva ancora provare qualcosa di reale oltre la nebbia dei farmaci e dell'apatia che aveva sostituito tutti i suoi sentimenti impedendogli di provare qualunque cosa. Era simile a quando, durante la sua adolescenza, tagliarsi le braccia lo aiutava a sopravvivere perché il dolore acuto e il sangue che macchiava la pelle pallida e le piastrelle del bagno erano il segno che nonostante tutto era ancora vivo; spezzato ma non ancora distrutto.

Semtì qualcuno armeggiare con la serratura della porta e poi dei passi avvicinarsi a lui. Andrew non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi fosse arrivato, limitandosi a prendere il pacchetto di sigarette e tirarne fuori una per poi porgerla a Neil quando gli si sedette accanto insieme al suo accendino

« Non riesco proprio a capire come tu faccia a restare seduto qui con quell'espressione indifferente nonostante la tua paura dell'altezza, » commentò Neil dopo qualche attimo di silenzio. Andrew lo guardò con la coda dell’occhio, espirando il fumo prima di rispondere: « Forse perché non sono un coniglio come te » stappandogli una risata divertita.

Rimasero nuovamente in silenzio a contemplare il sole che tramontava mentre consumavano le loro sigarette finché Neil non ruppe nuovamente il silenzio. « Hai detto che lo fai per provare qualcosa. Anche quelle… » disse avvicinando una mano verso la fascia nera al braccio destro senza toccarla « Erano per sentire qualcosa?» chiese infine senza distogliere lo sguardo da lui, cercando i suoi occhi nocciola, resi quasi dorati dalla luce del sole, quando si voltò dalla sua parte.

Ad Andrew non piaceva parlare di sé e ancor meno rivangare il suo passato, eppure era il turno di Neil nel loro gioco delle verità. Si perse per un attimo in quei suoi occhi blu freddi come il ghiaccio prima di rispondere: « No, erano per soffocare ciò che sentivo con il dolore. Erano il segno che fossi ancora vivo, che potevo andare avanti un altro giorno e fingere che non mi importasse nulla ». Vide il dolore trafiggere lo sguardo di Neil, ma durò solo un attimo prima che tornassero luminoso come al solito. « Non guardarmi così. Adesso sono solo cicatrici, come le tue. Il mondo non è stato gentile con noi e io non credo nel rimpianto. Lascia che il passato rimanga sepolto come è giusto che sia » aggiunse, alzando una mano verso l'orlo della sua felpa, aspettando che Neil desse il suo consenso prima di infilarci la mano sotto e sfiorare con le dita le cicatrici sul suo stomaco e il suo petto, facendolo rabbrividire e arrossire leggermente come ogni volta che Andrew toccava le sue cicatrici con riverenza.

« Andre sì o no? » gli chiese Neil sporgendosi leggermente verso di lui con le mani ferme lungo i fianchi per non toccarlo. Andrew tolse la meno da dentro la felpa e gli afferrò le mani.portandogliele verso il viso mentre rispondeva: «sì» aggiungendo rapidamente, « Dal collo in su » per poi afferrare Neil e spingerselo addosso per reclamare le sue labbra.

Il sole era tramontato e un vento gelido si stava alzando ma a loro non importava: persi l'uno nell’altro con le mani di Neil tra i capelli di Andrew e quelle del portiere che percorrevano la sua schiena. Le lingue intrecciate in uno scontro senza eccezione di colpi e il cuore che batteva forte non per paura ma per puro e semplice desiderio; qualcosa che Andrew pensava non avrebbe mai provato ma che con Neil era facile come respirare.

Il destino non era stato giusto con nessuno dei due ma alla fine li aveva fatti incontrare e quello faceva tutta la differenza del mondo. Quello era abbastanza per dimenticare il passato e sperare in un futuro a cui nessuno dei due si era mai concesso nemmeno, almeno non fino a quel momento.

Chapter 6: Wine

Summary:

Giorno 6
PumpCOLORS: Wine

Notes:

Andrrw e Neil riuniti con i Foxes e un maglione color vino

Chapter Text

Una delle cose che Andrew odiava era ritrovarsi in mezzo a un gruppo di gente allegra e rumorosa, specialmente quando l’idea di rimanere chiuso in casa a Columbia raggomitolato sotto le coperte con Neil accanto a sé era mille volte più allettante, eppure sapeva quanto al suo drogato mancassero le ragazze da quando si erano diplomate e che non avrebbe voluto perdersi una rimpatriata con tutte le volpi originali per nulla al mondo e lui si sarebbe fatto trascinare da Neil ovunque perché ovviamente non era così intelligente come pensava e quel “niente” iniziale era diventato “tutto” anche se non lo avrebbe mai ammesso.

La casa di Abbby non era stata così piena di gente da molto tempo e l’infermiera era stata sinceramente felice di ospitarli per la loro rimpatriata, offrendosi anche di cucinare mentre gli altri avrebbero pensato all’alcol. Anche l’ex corvo francese era presente, anche se sembrava essere stato costretto da qualcuno, e Andrew non ne capiva il motivo ma sospettava fosse tutta colpa di Kevin, tuttavia non avrebbe indagato perché non gli importava abbastanza da preoccuparsene.

Appena arrivarono Neil fu subito sequestrato dalle ragazze che iniziarono ad assillarlo di domande sugli esami e sul suo ruolo da capitano. Allison gli fece persino un regalo: un maglione di un color vino che fece storcere il naso ad Andrew quando lo vide, nonostante i commenti sul fatto che fosse sofisticato e che il guardaroba di Neil necessitasse di più indumenti come quello.

Color vino come la macchia che faceva bella mostra di sé sulla felpa di Andrew grazie ad un Nicky piuttosto alticcio che era inciampato sui suoi stessi piedi rovesciando il bicchiere di vino, gentile aggiunta di Jean che ovviamente non poteva accontentarsi di bere birra o whisky come i comuni mortali, proprio addosso a lui.

Si alzò di scatto imprecando a denti stretti, lanciando un’occhiata omicida al cugino prima di dirigersi in bagno per cercare di salvare la sua felpa ormai macchiata.

Alla fine l'acqua ossigenata riuscì a togliere la macchia, tuttavia avrebbe dovuto lasciarla asciugare prima di poterla rimettere addosso e non aveva portato un cambio con sé. Quella serata stava davvero mettendo a dura prova la sua scarsa pazienza a quanto pareva.

Neil apparve sulla porta e rimase immobile per un paio di secondi ad osservarlo prima che i suoi occhi si illuminassero di un luccichio pericoloso. « Sembra che tu abbia bisogno di qualcosa di asciutto e per tua fortuna ho proprio un maglione nuovo da prestarti, » disse sventolandogli davanti il suddetto maglione color vino che gli avevano regalato. « Preferisco morire congelato, » rispose con finta espressione annoiata. « Eddai Andrew non vorrai davvero uscire solo col giubbotto? Se ti ammali e salti il prossimo allenamento Kevin non ti lascerà più in pace e poi non è così terribile come pensi… chissà magari ti dona» controbattè Neil curvando le labbra in un sorriso divertito. « lo hanno regalato a te, non vorrei che si sporcasse accidentalmente » protestò calcando sulla parola “accidentalmente”. «Non vedo quale sia il problema, infondo ci scambiamo sempre i vestiti e poi ormai la serata è finita e sono sicuro che non desideri rimanere qui un minuto di più » fu la risposta di Neil ed Andrew dovette a malincuore dargli ragione. « Non una parola, » lo avvertì infine, strappandogli il maglione dalle mani e indossandolo velocemente senza guardarsi allo specchio, lanciando un'occhiataccia a Neil quando aprì bocca sicuramente pronto a fare un qualche commento a riguardo, aggiungendo: « Questo rimarráa a Columbia nel fondo dell’armadio » per poi uscire con la risata di Neil che gli rienpiva le orecchie.

Quando tornarono alla casa di Columbia quella sera il maglione venne gettato da qualche parte nella stanza che condividevano e dimenticato e Neil non ebbe né il tempo né la volontà di lamentarsene.

Chapter 7: Rust

Summary:

Giorno 7
PumpCOLORS: Rust

Chapter Text

« Stiamo scherzando?! Il coach non può davvero pensare di farci passare la notte qui! » esclamò indignata Allison, stringendosi nella sua giacca firmata mentre fissava con disgusto l’hotel fatiscente in cui si erano fermati.

 

Quel giorno sembrava davvero che una forza superiore ce l'avesse con i Foxes: quella mattina il pullman della squadra sembrava non volerne sapere di andare in moto facendoli ritardare nella loro tabella di marcia e rischiare di perdere la partita che dovevano giocare in trasferta; la partita era stata un disastro e riuscirono a vincere per il rotto della cuffia con indignazione di Kevin; infine il riscaldamento del pullman si era definitivamente rotto e la pioggerella che aveva iniziato a cadere quando erano ripartiti si era trasformata in una vera e propria tempesta e così Wymack e Abby decisero che era meglio passare la notte nei dintorni e ripartire la mattina seguente sperando che il clima fosse più clemente.

L’unico hotel che trovarono lungo la strada era un edificio fatiscente che sembrava più un luogo infestato che un posto caldo è accogliente dove dormire e Allison ovviamente fu la prima a lamentarsi, seguita a ruota da Nicky, mentre gli altri erano solo troppo stanchi e infreddoliti per avere qualcosa da dire. Dan da brava capitana rimise subito tutti in riga. « Dai ragazzi non è la cosa peggiore che ci sia mai capitata e poi è solo una notte e sinceramente preferirei passarla dentro una stanza calda piuttosto che in quella ghiacciaia su ruote in mezzo ad una tempesta » disse ricevendo approvazioni più o meno convincenti.

Nonostante l'aspetto non molto accogliente dell’hotel e il periodo sfavorevole le stanze erano quasi tutte occupate e i ragazzi dovettero dividere quelle che restavano. Alla fine la seconda stanza doppia la condivisero Andrew e Neil senza troppe obiezioni.

Fortunatamente avevano fatto la doccia negli spogliatoi dopo la partita e, dopo aver visto i rubinetti color ruggine del lavandino, ne Andrew e ne Neil avevano intenzione di lavarsi i denti lì dentro, anche se l'acqua scorreva senza problemi dalle tubature e sembrava abbastanza pulita anche se aveva un odore vagamente ferroso.

La stanza era calda ma il riscaldamento aveva visto tempi migliori e dalla finestra entravano spifferi gelidi che li facevano rabbrividire di tanto in tanto.

Dopo essersi assicurato che la serratura fosse chiusa Andrew si mise sotto le coperte dal lato destro e Neil si affrettò a seguirlo occupando l'altro lato del letto matrimoniale. Rimasero a fissare il soffitto per un po' mantenendo le distanze prima che Andrew si voltasse verso Neil e chiedesse: « Abbracciarsi, si o no? ». « Si,» rispose subito Neil, aspettando che Andrew si avvicinasse e lo manovrasse fra le sue braccia prima di trovare una posizione comoda per entrambi, col viso di Neil contro il petto di Andrew e quello di Andrew tra i capelli di Neil.

Gli passò le mani lungo la schiena sentendo il suo tremole affievolirsi per via del calore dei loro corpi a stretto contatto e delle pesanti coperte che li coprivano.

« Io e mia madre sceglievano spesso posti come questo hotel. Erano anonimi ed era più semplice passare inosservato. Dormivamo nello stesso letto schiena contro schiena e con una pistola sotto il cuscino. Non ho mai più condiviso il letto con nessuno altro dopo… a parte con te » sussurrò l’attaccante rompendo il silenzio in cui erano sprofondati. A Neil non piaceva parlare del suo passato o di sua madre eppure negli ultimi tempi era diventato più aperto con Andrew e quei momenti di vulnerabilità tra loro erano aumentati. Andrew lo strinse maggiormente contro il suo petto, sussurrandogli: « Dormi coniglio » posandogli un bacio fra i capelli e chiudendo gli occhi, lasciandosi cullare dal suo respiro che diventava via via più regolare e dal peso famigliare del corpo di Neil contro il suo.

Si addormentarono entrambi, confortati dalla sicurezza della vicinanza dell’altro.

Chapter 8: butterscotch

Summary:

Giorno 8
PumpCOLORS: butterscotch (Toffee)

Notes:

Andrew e i suoi sentimenti contrastanti riguardo a Stuart Hatford

 

L'ho scritta e riletta velocemente quindi mi scuso per eventuali errori

Chapter Text

Andrew nutriva sentimenti contrastanti nei confronti di Stuart Hatford, lo zio di Neil.

Aveva salvato il coniglio da morte certa e aveva ucciso suo padre, cose per cui gli era riluttantemente grato, ma faceva anche lui parte della malavita, anche se in Inghilterra, ed era parte della famiglia di Neil, rendendolo un pericolo agli occhi di Andrew.; non avrebbe permesso che uno dei membri della famiglia di Neil provasse di nuovo a portarglielo via, che avesse buone intenzioni o meno.

Il fatto che Neil non lo avesse mai chiamato anche dopo la morte della madre era un chiaro segnale che neanche lui si fidava pienamente dello zio britannico e se Neil non si fidava nemmeno Andrew lo avrebbe fatto e anzi lo avrebbe tenuto d'occhio come la minaccia che rappresentava e si sarebbe assicurato che mantenesse le distanze il più possibile.

Rimase quindi stupito quando li vide parlare in modo fsmiliare prima della partita contro i Ravens e ancora di più quando, tempo dopo, Neil gli disse che si stavano tenendo in contatto e che lo zio gli inviava dei regali di tanto in tanto: per lo più capi di abbigliamento e tè pregiato e a volte qualche dolcetto.

 

Quel pomeriggio stava finendo di studiare per un esame di diritto penale che si sarebbe svolto il forno seguente quando Neil entro nella camera con una strana espressione in volto e le mani nascoste dietro la schiena.
Andrew alzò lo sguardo su di lui con un sopracciglio alzato e rimase in attesa.

«Voglio farti provare una cosa, sì o no?» gli chiese ed Andrew fu tentato di dire di no solo per vedere crollare quella sua espressione fiduciosa, ma alla fine cedette con un sospiro e rispose «Sì» con tono distaccato. Neil si accese di entusiasmo e disse: «Bene, allora chiudi gli occhi e apri la bocca». «Sei serio?» gli chiese Andrew scettico ma Neil annuì vigorosamente iniziando ad emanare una certa energia nervosa come se non vedesse l’ora di scoprire la reazione di Andrew a qualunque cosa avesse escogitato. Il portiere sospirò nuovamente e fece come gli aveva chiesto sentendosi momentaneamente a disagio soprattutto nel constatare la fiducia che riponeva dell'attaccante.

Non dovette attendere molto prima che Neil facesse scivolare qualcosa dentro la sua bocca, sfiorandogli accidentalmente le labbra con le dita leggermente appiccicose: un dolcetto morbido che sapeva di caramello e burro.

« Cos’è?» chiese riaprendo gli occhi e leccandosi le labbra. «Toffee. Me li ha spediti mio zio insieme a dell’earl grey » spiegò tirando fuori la confezione da dietro la schiena, mostrandogli i dolcetti dal colore dorato, « Sono troppo dolci per i miei gusti ma ho pensato che a te potessero piacere » aggiunse con un sorrisetto compiaciuto che Andrew trovò sia irritante che intrigante. «Non sono male per essere un suo regalo, » rispose Andrew per poi afferrare Neil per il colletto della felpa ed attirarlo a sé per un bacio veloce e rubargli la confezione di dolci per poi tornare al suo studio. «In efetti non sono poi così male » Neil ridacchiò e uscì dalla stanza borbottando qualcosa sullo scrivergli un messaggio di ringraziamento a cui Andrew non diede importanza.

Ad Andrew non piaceva Stuart Hatford, ma doveva ammettere a malincuore che almeno aveva buon gusto e che forse se Neil era felice di riallacciare i rapporti con lui Andrew lo avrebbe accettato, ciò non voleva dire che avrebbe abbassato la guardia, infondo rimaneva sempre un pericolo e lui non era più disposto a correre il rischio di perdere Neil, non dopo l'ultima volta e non dopo ciò che aveva iniziato a significare per lui. Avrebbe lottato per quel sogno irrealizzabile divenuto realtá a qualunque costo e lo avrebbe fatto sia per Neil che per se stesso

Chapter 9: Lucchetto

Summary:

Giorno 9
PumpNIGHT: Lucchetto

Notes:

Warning: menzione di Drake e del passato di Andrew, attacco di panico

Chapter Text

La prima cosa che aveva fatto Andrew quando lui e Aaron si trasferirono nella casa a Columbia con Nicky fu controllare la serratura della sua camera da letto: Non avrebbe dormito in una stanza che non poteva chiudere a chiave, non dopo le esperienze passate nelle case delle numerose famiglie affidatarie; non dopo Drake e soprattutto non con quei farmaci che gli annebbiano la mente costantemente.

Suo fratello e suo cugino non capirono e non lo avrebbero mai fatto pienamente ma a lui non importava; non avrebbero chiesto e lui non avrebbe spiegato e ognuno sarebbe andato avanti per la propria strada.

Kevin fu un piccolo cambiamento nella sua vita monotona: un'altra persona con cui stringere un accordo; un'altra persona da proteggere; qualcuno che gli aveva fatto una promessa e che aveva deciso di diventargli amico.

Neil invece fù uno scossone violente che lo aveva destabilizzato fin dal loro primo incontro in cui Andrew lo colpì con una racchetta exy per bloccargli la fuga.

Era un coniglio pieno di segreti e bugie che catalogava ogni via di fuga possibile appena entrava in una stanza.

Andrew aveva imparato a scassinare serrature e lucchetti ancor prima di finire in riformatorio, quindi aprire la serratura della stanza che Neil condivideva con Matt e Seth fu un gioco da ragazzi, soprattutto quando era vuota, e ancora di più trovare il borsone da cui il coniglio sembrava non separarsi mai.
Non sapeva cosa si aspettasse di trovare ma di certo non un contenitore pieno di articoli su Kevin e Riko e svariate mazzette di banconote.

Un'altra cosa che non si aspettò da Neil Josten, sempre ammesso che fosse il suo vero nome, era che anche lui avesse eccellenti doti da scassinatore e che sapesse parlare altre lingue oltre all’inglese.

Neil Josten era una minaccia
Una minaccia che indossava lenti a contatto marroni per celare occhi blu freddi come il ghiaccio; che pagò qualcuno per farsi mettere ko quando lo avevano drogato all’Eden’s Twilight; che gli rivelò una mezza verità in tedesco e strinse un accordo con lui nel soggiorno di Wymack.
Una minaccia a cui Andrew decise di dare una possibilità insieme alla chiave della casa di Columbia; a cui permise di guidare la sua auto -concessione che aveva permesso solo a Nicky e Renee-.
Una minaccia con cui scambiava segreti e sigarette sul tetto della Fox Tower; un coniglio che decise di smettere di correre; un martire che si gettò in un nido di corvi per Andrew e che gli disse che lo avrebbe rifatto se significava non perderlo.

Un sogno irrealizzabile che rischiò di perdere e che giurò non sarebbe mai più successo.

Neil fù la prima persona a rispettare i suoi limiti ancor prima che Andrew glielo avesse chiesto; che lo capì; che lo scelse nonostante tutto e l'unico che vorrebbe accanto in giornate come quelle: quando il passato tornava a tormentarlo.

La colpa era come sempre della sua memoria eidetica. Molti gliela invidiavano ma Andrew l’aveva sempre odiata: era utile quando si trattava di studiare o di giocare ad exy, ma era capace di catapultarlo in un vero è proprio incubo ad occhi aperti in una brutta giornata o quando succedeva qualcosa che lo faceva scattare.

Aveva rinchiuso i fantasmi del passato nella profondità della sua mente ma nessun lucchetto metaforico li avrebbe mai fermati: lo avrebbero forzato e sarebbero emersi a tormentarlo.

 

Andrew era sul tetto della Fox Tower rannicchiato in un angolo con la testa tra le mani. Sentiva il tocco indesiderato di centinaia di mani bruciargli su tutto il corpo e voci che gli dicevano parole che non voleva sentire ma che ricordava perfettamente come i ricordi di quei momenti, facendogli salire la bile in gola che ricacciò giù insieme alle lacrime che gli pizzicavano gli occhi.

« Andrew » una voce familiare penetrò la nebbia del suo attacco di panico e quando alzò gli occhi vide Neil accanto a sé, abbastanza vicino da poterlo toccare se avesse voluto ma abbastanza lontano da non sfiorarlo accidentalmente.
Bello e irreale come solo le allucinazioni potevano essere ma anche così dolorosamente reale.
Il sollievo lo trafisse come una coltellata e Andrew tornò finalmente a respirare.

Nel non aggiunse nient’altro e non si mosse. Rimase lì ad osservarlo con quei suoi profondi occhi blu che non trasmettevano paura o compassione ma solo la profonda comprensione di chi si sveglia ancora urlando nel cuore della notte per via degli incubi o si rinchiude in se stesso in una giornata no.

Alla fine Andrew gli fece segno di sedersi accanto a lui e prese due sigarette, accendendole e dandone una a Neil quando gli fu vicino.

Rimasero fuori a fumare finché il sole non tramontò e la nicotina non alleviò il senso di nausea e il disagio.

Quella sera non si scambiarono segreti, né baci e tocchi casuali e non condivisero il letto come avevano preso l'abitudine di fare. Neil non disse nulla a riguardo, limitandosi ad offrirgli uno delle sue felpe morbide e calde e preparargli una tazza di cioccolata calda quando Andrew finì la sua veloce doccia bollente, per poi dargli la buonanotte e rifugiarsi tra le calde coperte del suo letto.
Andrew gliene fu internamente grato, godendosi il calore e la dolcezza della cioccolata.

Quando si rannicchiò sotto le coperte seppellì il naso contro il colletto della felpa respirando l'odore di Neil che impregnava il tessuto e chiuse gli occhi, addormentandosi cullato da una sicurezza diversa da una serratura chiusa: quella di avere qualcuno disposto a coprirgli le spalle anche quando pensava di non averne bisogno. La sicurezza di non essere più solo ad affrontare il mondo.

Chapter 10: Avvolgere

Summary:

Giorno 10
PumpNIGHT: Avvolgere

Notes:

Un raro piccolo momento di intimitá tra Andrew e Neil

Chapter Text

I Foxes erano a metà dell'allenamento quando nuvole temporalesche oscurarono il cielo promettendo pioggia. Nessuno voleva inzupparsi di pioggia e rischiare di prendersi un malanno a quel punto del campionato, quindi Dan li radunò e insieme al coach decise di sospendere l'allenamento per quel giorno.

Neil e Kevin non ne furono entusiasti al contrario di Andrew, felice di poter tornare alla Fox tower senza che gli dolessero le braccia più del necessario e potersi rilassare mangiando una vaschetta di gelato o bevendo cioccolata calda.

Appena salirono sulla Maserati la pioggia iniziò a cadere aumentando d'intensità di secondo in secondo e, visto che l’universo sembrava voler sempre rovinare l’umore di Andrew, il motore dell'auto iniziò a fare uno strano rumore lasciandoli a piedi a metà strada. In condizioni normali Andrew sarebbe sceso e avrebbe aperto il cofano per dare un’occhiata ma diluviava ed erano lontani dai dormitori, inoltre studiava per laurearsi in giustizia penale non in meccanica quindi non avrebbe comunque combinato un gran che.

Gemiti frustrati si udirono dai tre passeggeri stilisti dietro mentre la meno di Neil sfiorava la sua ancora posata sul cambio. Si scambiarono un’’occhiata prima di prendere entrambi il cellulare: Andrew chiamò il soccorso stradale e Neil chismò Matt per chiedere un passaggio. Anche Kevin si rese utike chiamando il coach visto che non c'erano abbastanza posti nel pick up del compagno di squadra.

Alla fine si divisero in due gruppi: Kevin e Nicky con il coach; Andrew, Neil e Aaron con Matt e Dan.

Nessuno di loro aveva un ombrello e la breve chiaccherata col soccorritore stradale sotto la pioggia era stata sufficiente ad infradiciare Andrew fin dentro le ossa; non che Neil e gli altri fossero tanto più asciutti.

Arrivati alla Fox tower andarono ognuno nelle proprie stanze e senza la presenza di Kevin e Nicky, che avevano deciso di farsi ospitare da Wymack, Andrew e Neil avevano la stanza tutta per loro.

« Vai prima tu. Stai tremando e se ti ammali e salti l'allenamento domani Kevin sará insopportabile, » gli disse chiudendo a chiave la porta e affrettandosi a togliersi le scarpe anche se era consapevole che avrebbe comunque gocciolato ovunque. Neil annuì dirigendosi verso il bagno, voltandosi per guardarlo con fare interrogativo come a porgli una domanda silenziosa prima di entrare.
Andrew sapeva che lo stava invitando a unirsi a lui ma non sapeva se era disposto a farlo.

Non era la prima volta che condividevano la doccia ma di solito Andrew rimaneva vestito, spogliandosi solo una volte che Neil usciva, ma i vestiti erano pesanti e bagnati e sarebbe stato scomodo e controproducente tenerli addosso e Andrew non sapeva se sarebbe stato pronto a rimanere completamente nudo davanti a lui.

Non era di Neil che non si fidava ma di së stesso e della reazione che avrebbero avuto il suo corpo e la sua mente in una situazione di vulnerabilità come quella.
L’intimitá non lo spaventava: era entrato a patti con la sua sessualitá e il bisogno di soddisfare certi suoi bisogni molto tempo prima e lui e Neil avevano già condiviso parecchi momenti insieme a baciarsi e darsi piacere a vicenda, ma non erano mai andati oltre e a volte concedeva a Neil di toccarlo solo sulle spalle o tra i capelli e spesso preferiva occuparsi di fare stare bene lui e occuparsi di sé stesso da solo.

Riflettè sui prove i contro di compiere quel passo in avanti: erano da soli e se fosse stato troppo Neil sarebbe uscito e lo avrebbe lasciato da solo finché non si fosse calmato senza chiedere o essere dispiaciuto.

Bee gli aveva detto che era un processo lento e che non doveva avere fretta e Neil non gli faceva nessuna pressione ma Andrew aveva iniziato a volere di più solo che non sapeva quando sarebbe stato troppo.

Sospirò stancamente e prese una decisione dirigendosi anche lui verso il bagno.

Quando entrò il vapore caldo abbracciò il suo corpo in un abbraccio umido. Si spogliò velocemente priva che potesse cambiare idea, gettando i vestiti bagnati sul pavimento, e si aporestò ad entrare nella doccia nello stesso istante in cui Neil si voltò a guardarlo senza riuscire a trattenere lo stupore di vederlo lì così davanti a lui.

Andrew rimase ad osservarlo mentre l'acqua calda colpiva il suo corpo e gli appiattiva i ricci castano ramati, finché Neil non sussurrò il suo nome riscuotendolo. « Girati e resta fermo, » gli ordinò e Neil annuì distogliendo lo sguardo con le guance lievemente arrossate e girandosi verso le piastrelle. Andrew gli si avvicinò abbassando l’intensitá dell’acqua e prendendo lo shampoo di Neil
« Ti aiuto a lavarti, si o no? » gli chiese aspettando il suo consenso prima di iniziare ad insaponargli i capelli, strofinando con cura il cuoio capelluto coi polpastrelli, passando poi a districare i nodi che si erano formati senza tirare le ciocche per poi inclinargli la testa verso il getto d’acqua per sciacquarli. Quando fu soddisfatto passò al suo corpo: si concentrò sulle sue spalle tese massaggisndole, scendendo lungo le braccia per poi risalire e percorrergli la schiena e il petto, sfiorando le cicatrici che conosceva a memoria come ogni centimetro del suo corpo. Lo insaponò e lo risciacquo con cura senza soffermarsi troppo sulle parti che lo avrebbero fatto fremere; per quello ci sarebbe stato tempo più tardi, ma in quel momento Andrew voleva sperimentare un tipo d’intimita diversa che non richiedeva nulla di sessuale.

Neil sembrava rilassato e soddisfatto mentre dalle sue labbra uscivano mugolii di approvazione, cedendo tra le mani di Andrew come creta da modellare.

« Posso? » gli chiese Neil quando Andrew finì di lavarlo e lo fece girare verso di sè. Rifiettè per un attimo cercando in se stesso un qualche segno di disagio; non trovandone nessuno acconsentì. « Solo i capelli per ora, » disse voltandosi e chiudendo gli occhi, lasciandosi avvolgere dal profumo dei loro shampoo e dalla leggera pressione delle dita di Neil tra i suoi capell. Quando lo risciacquo Andrew gli prese le mani facendone scorrere una dalle spalle alla schiena fermandola qualche centimetro più su del suo osso sacro e l’altra sul suo petto fino alla pancia « Non più giù » disse dandogli il consenso di fare ciò che aveva fatto precedentemente lui ma coi propi limiti.

Inizialmente si irrigidì, soprattutto quando Neil sfiorò le cicatrici sulle sue braccia, ma lentamente il tocco delle sue dita callose divenne familiare sulla sua pelle e la pressione costante ma mai eccessiva lo rilassò.

Era strano fidarsi di qualcuno fino al punto di cedergli il controllo, anche se in minima parte, rimanendo vulnerabile mentre si lasciava scoprire un centimetro alla volta, come donare un pezzo della sua anima. Si sentiva ancora vagamente a disagio ma non era spiacevole: Neil lo toccava con cura come se Andrew fosse prezioso; come se fosse degno di quelle cure affettuose.

Andrew finì di lavarsi da solo mentre Neil si asciuga e andava alla ricerca di vestiti comodi per entrambi.

Più tardi, coricato sotto le coperte, Neil gli sussurrò: « Grazie per esserti fidato di me e avermi permesso di prendermi cura di te » con la voce arrochita dal sonno. « Dormi drogato, » gli rispose vedendo il sorriso incurvargli le labbra prima che Neil cedesse al sonno. Si addormentò anche lui sentendosi soddisfatto di quel piccolo passo in avanti che avevano fatto.

Chapter 11: Ritratto

Summary:

Giorno 11
PumpNIGHT: Ritratto

Notes:

Neil Josten è un problema da risolvere per Andrew, peccato che la dolorosa soluzione è Baltimora

Chapter Text

Neil Josten era un problema da risolvere ed Andrew era intenzionato a riuscirci.

Aveva iniziato cercando di smontare le sue bugie pezzo per pezzo per analizzare singolarmente le verità che ci avrebbe trovato dentro: prima un raccoglitore pieno di banconote e notizie su Kevin e Riko; poi le lenti a contatto marroni che nascondevano penetranti occhi blu; il francese è il tedesco che parlava fluentemente; la mezza verità che gli aveva rivelato per spiegare i soldi e l’ossessione per Kevin stringendo un accordo con lui dopo Columbia; infine Abram e le cicatrici che nascondeva sotto i vestiti.

Verso la fine della stagione autunnale del suo terzo anno Andrew pensava di essere vicino alla risoluzione di Neil, anche se la sua mente continuava a dirgli che era tutto inutile perché Neil Josten era solo un’allucinazione creata dai farmaci e quando se ne sarebbe sbarazzato anche lui sarebbe scomparso. Capì quanto fosse in errore dopo essere tornato da Eastriver alla fine delle vacanze invernali.

Occhi blu ghiaccio, capelli castano ramati e una benda sullo zigomo a nascondere il segno del suo martirio: Neil Josten non era mai stato un'allucinazione ma un sogno irrealizzabile che non sarebbe mai stato di Andrew.

L’avversione di Neil nel guardarsi allo specchio; Nathan; Nathaniel; la scritta di buon compleanno nel bagno degli spogliatoi il 19 gennaio e infine il messaggio da un numero sconosciuto di un conto alla rovescia giunto al termine nel suo cellulare ritrovato nel borsone abbandonato in quel parcheggio e Baltimora.

Il tempo era scaduto senza che Andrew sapesse che Neil Josten aveva sempre avuto una scadenza per essere risolto e la consapevolezza bruciante di essere arrivato troppo tardi; di aver fallito. Aveva sciolto il patto con Neil per lasciarlo libero come gli aveva chiesto e il risultato era che lo aveva perso e non aveva il potere di fare nulla per riportarlo indietro.

Non si accorse delle sue mani attorno alla gola di Kevin mentre pretendeva delle risposte su Neil, né di quando Renee lo convinse a lasciarlo e a fare un passo indietro e nemmeno dei secondi-ore-minuti trascorsi in uno stato di perenne apatia, prima della chiamata che riaccese la scintilla di una speranza che non sapeva di essere più in grado di provare da molto tempo.

Riconobbe la sua voce dal corridoio che stavano percorrendo, anche se roca e spezzata dalla sofferenza.

Andrew pensava di essere pronta a vedere Neil in qualunque stato lo avessero trovato, eppure quando varcò la soglia della camera d’hotel, ancora ammanettato a Wymack, e lo vide fu colpito da così tante emozioni tutte in una volta che vacillò un solo secondo prima di precipitarsi verso di lui.

Una volta durante il loro gioco delle verità Neil gli aveva detto che odiava vedere il suo riflesso perché era il ritratto di suo padre, eppure in quel momento sembrava più simile al ritratto del dolore che di un uomo.

Il sollievo che vide nello sguardo di Neil quando lo vide lo ferì perché quell' idiota coperto di bende e che fatica a rimanere in piedi continuava a preoccuparsi più per lui che per sé stesso. Andrew lo odiava così tanto da aver superato ampiamente il 100% eppure non riuscì ad allontanarsi da lui e a reprimere quel l'istinto possessivo e ferocemente protettivo che aveva provato solo per la sua famiglia e Kevin e che in quel momento era rivolto solamente a Neil, come se in quella stanza, e in tutto l'universo, esistessero solo loro due.

Lo fece inginocchiare e gli si inginocchiò accanto iniziando a scrutarlo e a catalogare ogni ferita e bruciatura visibile sotto le bende sul suo viso, minacciando con lo sguardo chiunque osasse solo pensare di avvicinarsi.

« Tu non andrai da nessuna parte, » disse quando Neil lo informò dei piani dell'FBI sulla protezione testimoni, infondendo in quelle parole tutta la sua sicurezza perché erano vere: non avrebbe più permesso a nessuno di portargli via Neil e di farlo soffrire in quel modo; mai più. Una promessa che avrebbe mantenuto a qualunque costo.

Chapter 12: Ordine

Summary:

Giorno 12
PumpNIGHT: Ordine

Chapter Text

Andrew aveva visto la stanza di Neil quando la condivideva con Matt ma non aveva mai prestato troppa attenzione ai particolari e poi in quel periodo l'attaccante possedeva solo il suo borsone con dentro lo stretto necessario e la cassaforte che conteneva il suo raccoglitore. Col tempo le cose che possedeva si erano accumulate, tuttavia da quando aveva scambiato la stanza con Aaron Andrew aveva sempre visto la parte di Neil in un ordine quasi maniacale.

« Quando eravamo in fuga io e mia madre eravamo sempre pronti ad andarcene in qualunque momento. Eliminare le nostre tracce era fondamentale e probabilmente la sua paranoia mi ha un po' contagiato, » gli spiegò Neil quando un giorno Andrew gli chiese il motivo per cui teneva sempre tutto in ordine, mentre fumavano una sigaretta sul tetto della Fox Tower. « So che ora è diverso, non devo più fuggire e sono al sicuro, ma tenere ogni cosa in ordine è rassicurante » aveva aggiunto e Andrew aveva annuito; infondo capiva quanto poteva essere confortante avere una routine e che certe abitudini erano difficili da cambiare soprattutto se radicate in profondità. Per Neil era l’ordine mentre per Andrew era guidare.

Neil non teneva più il suo borsone a portata di mano; aveva i cassetti pieni delle sue cose e di quelle prese ad Andrew come alcune delle sue felpe e più di un paio di scarpe da ginnastica che facevano bella mostra di sé vicino all’entrata. Andrew sapeva che non sarebbe scomparso da un giorno all'altro, nemmeno dopo un incubo particolarmente terribile o quando lo vedeva irrigidirsi per un movimento brusco alle sue spalle, tuttavia non poteva respingere quel briciolo di preoccupazione; sapeva anche che la sua vita in fuga lo aveva portato fino a lui più o meno sano e salvo e che il merito era di sua madre, tuttavia non riusciva a non provare rancore verso quella donna e la vita a cui aveva costretto il figlio, anche se non lo avrebbe mai detto a Neil.

Sia Andrew che Neil avevano avuto una vita difficile fin dall’infanzia ed erano sopravvissuti anche se in modo diversi; erano entrambi rimasti feriti e avevano sviluppato i propri meccanismo di difesa e in quel momento stavano provando a guarire e a guarirsi a vicenda anche se a volte non era facile.

 

Quando quel pomeriggio rientrò dalle sue lezioni universitarie il dormitorio era vuoto: Kevin era ancora a lezione mentre Neil gli aveva mandato un messaggio dicendogli di essere andato a correre per smaltire lo stress dello studio. Entrando in camera gettò un'occhiata verso il letto di Neil notando la sua felpa nera che spiccava sulle lenzuola accuratamente piegare come se la stesse sfrontatamente rivendicando. Le labbra gli si sollevarono in un sorriso impercettibile mentre si dirigeva verso i cassetti di Neil, aprendoli e tirando fuori la felpa orribilmente arancione che sapeva essere la sua preferita, indissandola senza troppi ripensamenti per poi stendersi sul suo letto per un meritato riposo. Quando Neil sarebbe tornato e l'avrebbe visto si sarebbe lamentato con Andrew per il suo furto e per aver frugato tra le sue cose oppure, come. Andrew prevedeva, avrebbe assunto un'espressione compiaciuto e si sarebbe limitato a fissarlo come faceva sempre soprattutto quando erano solo loro due e Andrew lo avrebbe accusato di starlo facendo e intimato di smetterla con quel tono tagliente a cui nessuno dei due credeva davvero e alla fine avrebbe sospirato e lo avrebbe invitato a stendersi con lui fino all’ora di cena e infine avrebbe accompagnato lui e Kevin allo stadio per gli allenamenti serali senza togliersi la felpa di Neil nonostante quell’orribile colore acceso e gli sguardi poco discreti dell’amico, ignorandolo come sempre insieme al sorriso troppo luminoso del suo drogato.

Chapter 13: Insieme

Summary:

Giorno 13
PunpINK: Insiene

Chapter Text

Andrew aveva sempre cercato di tenere insieme la sua famiglia stringendo accordi e proteggendola nell’unico modo che conosceva: con possessivitá e ferocia. Sapeva che non sarebbe durato per sempre, che quella famiglia si sarebbe disfatta dopo la laurea e che sia Nicky che Aaron lo avrebbero abbandonato, tuttavia Andrew aveva smesso da tempo di credere in cose come la famiglia o l’affetto. Tutti lo avevano sempre usato e infine abbandonato ed era sicuro che anche la sua famiglia di sangue lo avrebbe fatto ma a lui non importava: non provava più niente e non aveva bisogno di niente.

Era preparato a rimanere solo per tutto il resto della sua vita ma poi era arrivato Neil Josten e aveva sconvolto l'intera esistenza di Andrew.

All’inizio pensava sarebbe stato una divertente distrazione momentanea di cui si sarebbe presto annoiato, ma Neil si rivelò una fonte inesauribile di sorprese; inoltre Andrew era autodistruttivo ma non stupido: Neil era attraente ancora prima che scoprisse le sue cicatrici e il suo vero aspetto, soprattutto senza le lenti a contatto a nascondere quei penetranti occhi blu, ma aveva sempre preferito ignorarlo soprattutto sapendo che l”altro “non dondolava” come aveva affermato fin dall’inizio.

Il loro primo bacio sul tetto fu un errore a cui Andrew pose fine respingendolo; il secondo scambisto nella sua stanza fu un test per verificare se il coniglio avesse davvero capito e fosse pronto a dare il suo consenso consapevolmente; il terzo avvenuto nel dormitorio di Neil fu la conferma di potersi spingere oltre e che l'attaccante avrebbe rispettato i suoi limiti e dirde inizio ad una relazione puramente fisica che soddisfaceva entrambi, almeno fino al giorno in cui Neil gli chiese di porre fine al loro accordo e in cui in seguito rischiò di perderlo.

Quando lo ritrovò a Baltimora coperto di ferite, lividi e ustioni Andrew compresse che non voleva perderlo e che, forse, voleva qualcosa di più dalla loro non-relazione anche se non sapeva se fosse pronto ad accettarlo.

Non fu semplice: a volte facevano faticoso passi avanti per ritrovarsi il giorno successivo al punto di partenza, ma Neil non si era mai tirato indietro né dimostrato impaziente o frustrato dai numerosi rifiuti di Andrew superiori ai suoi "sì"

Alla fine Andrew scelse Neil e in momenti come quello, le mani che sfioravano con riverenza ogni cicatrice che sfregiava la pelle di Neil che giaceva soddisfatto col viso sepolto contro la sua spalla e le dita ancora impigliate tra i suo capelli biondi nel loro letto, era consapevole che non se ne sarebbe mai pentito perché anche Neil aveva scelto lui e glielo dimostrava in ogni momento anche quando non ne era consapevole, scaldandogli quel suo cuore congelato che pensava fosse morto da tempo

Insieme avrebbe costruito il futuro che si erano conquistati, diventando la famiglia che non avevano mai avuto.

Chapter 14

Summary:

Giorno 14
PumpINK: Fatica

Chapter Text

Trascorrere le vacanze di primavera in uno chalet sulle Smoky mountains era diventata una tradizione per i Foxes. Quello sarebbe stato l’ultimo anno visto che le ragazze si sarebbero diplomate, anche se avevano promesso di organizzare delle rimpatriate quando avessero trovato il tempo e di tenersi in contatto, quindi Andrew si arrese alle numerose attività di gruppo programmate senza lamentarsi, soprattutto perché sapeva quanto fosse importante per Neil e infondo anche a lui avevano iniziato a piacere i ragazzi più grandi anche se non lo avrebbe mai ammesso.

Lo chalet gli piaceva: era caldi e confortevole; potevano portare tutto l'alcol che volevano e bere senza preoccupazioni e lui e Neil avevano una camera tutta per loro; l’unico problema erano le pareti sottili ma Andrew avrebbe trovato una soluzione per mantenere intatta la loro privacy mentre si godevano del tempo di qualità insieme.
Peccato che nessuno gli avesse parlato del trekking.

Andrew non era un uomo pigro: non si svegliava all'alba per correre come un certo drogato ma gli piaceva sollevare pesi in palestra e fare gli esercizi di stretching durante gli allenamenti; fare un’escursione su una dannata montagna era una cosa molto diversa.

« Dai Andrew sarà divertente e poi dicono che il panorama da lassù è pazzesco. Tutta la fatica che faremo sarà ripagata, » disse Neil cercando di convincerlo nonostante il suo scetticismo. Gli occhi di Neil erano luminosi e il suo sorriso stupidamente felice e Andrew non riusciva mai davvero a negargli nulla quando lo guardava in quel modo quindi cedette a malincuore.

La vista era davvero stupenda e le guance arrossate per lo sforzo di Neil ancora di più ma le sue gambe lo ressero a malapena durante il ritorno e quando rientrarono finalmente allo chalet Andrew era esausto. Riuscì miracolosamente a farsi una doccia calda e infilarsi vestiti comodi prima di barcollare verso il letto e cadere a faccia in giù troppo stanco per fare altro.

« È stato davvero intenso però è stato divertente vero?:» chiese Neil avvicinandosi a lui e sedendosi sul bordo del letto. Andrew rispose con un grugnito senza voltarsi a guardarlo facendolo ridacchiare. Sentiva addosso il suo sguardo come ogni volta che lo fissava ma non si sentiva a disagio ed era troppo stanco per intimargli di smetterla quindi si limitò a sospirare e chiudere gli occhi lasciando che l'altro riflettere in silenzio.
« Forse potrei aiutarti… voglio farti un massaggio alla gambe, si o no? » gli chiese infine. Andrew ci pensò su per qualche secondo, valutando quanto la cosa potesse metterlo a disagio e alla fine rispose: « Si. Solo sopra i pantaloni ».

Nell’ultimo periodo lui e Neil avevano si erano concessi maggiore intimitá e fin dove potevano spingersi senza superare i rispettivi limiti, tuttavia Andrew non si sentiva ancora completamente a proprio agio a togliersi i vestiti davanti a Neil o lasciare che toccasse la sua pelle nuda in certe parti del corpo e Neil lo capiva e lo rispettava. Andrew si fidava di Neil e Neil si fidava di Andrew e quello era fondamentale soprattutto quando si trovavano fuori dalla linea di confort.

Lo sentì avvicinarsi al suo corpo e poi percepì il tocco delle sue mani sulla caviglia destra. Si irrigidì per un secondo e Neil rimase immobile finché non lo sentì rilassarsi nuovamente, poi iniziò ad esercitare una leggera pressione e frizionare e impastare con le dita, risalendo lentamente fino al polpaccio e sulla coscia per poi scende. Quando fu sicuro di aver sciolti ogni muscolo teso passò alla sinistra sempre con la stessa pressione e gli stessi movimenti decisi e delicati.
Andrew percepì il calore delle mani di Neil anche attraverso i vestiti e fu sorpreso di non esserne minimamente a disagio e anzi di trovarlo piacevole.

Il suo respiro si rilassò e la sua mente si svuotò concentrandosi solo sulla sensazione di benessere che Neil gli stava donando con quel massaggio e senza accorgersene scivolò in un sonno rilassato.

Chapter 15: Cosmico latte

Summary:

Giorno 15
PumpCOLORS: Cosmico latte

Notes:

Warning: menzione del passato di Andrew quindi menzione di abusi e autolesionismo

Chapter Text

Andrew Minyard aveva sempre affermato di essere allergico ai libri ma in realtà da giovane leggere non gli dispiaceva anzi era una piacevole distrazione.
Si nascondeva in un angolo della biblioteca della scuola e leggeva qualunque libro gli sembrasse interessante.

Una volta gli capirò tra le mani un libro di astronomia che parlava della via lattea, dei pianeti e delle stelle e se ne innamorò, poi la vita lo schiacciò con tutta la sua crudeltà: cambiò una casa famiglia dopo l’altra e ogni esperienza era sempre più spiacevole della precedente; ogni tocco più rivoltante e umiliante. Non importava quanto piangesse o supplicase perché la realtà era che non avrebbero mai smesso e allora desiderò di spegnere ogni sua emozione fino a non provare più nulla, soffocando il dolore con la lama affilata di un coltello

Iniziò a odiare i libri perché non poteva più perdersi in mezzo alle storie che narravano; perché loro non potevano salvarlo. Nessuno avrebbe potuto. Tuttavia la sua memoria eidetica non gli fece dimenticare nemmeno una riga letta.

 

Disteso sul tetto della Fox Tower con una sigaretta tra le labbra, una bottiglia di whisky piena per metà e il sonno scacciato dagli incubi, Andrew Minyard osservava il cielo anche se con l'inquinamento luminoso non poteva veder molte stelle.

Sentì il rumore di passi avvicinarsi a lui ma non distolse lo sguardo dal cielo notturno, consapevole di chi fosse arrivato. Neil gli si sedette accanto e Andrew lasciò che gli togliesse la sigaretta dalle labbra e se ne accese un’altra consapevole che non sarebbero rientrati molto presto. « Anche io non riuscivo a dormire, » disse Neil dopo un attimo di silenzio per poi stendersi accanto a lui.

Rimasero a fumare e guardare il cielo avvolti in una bolla di tranquillità confortevole, poi Andrew disse: «Cosmic latte » indicando il cielo scuro. « Cosa? » chiese Neil confuso , voltando la testa verso di lui. « Il colore della via lattea si chiama cosmico latte, » spiegò Andrew, « L’ho letto in un libro quando ero più giovane » aggiunse con tono indifferente come se stesse parlando di qualcosa di banale invece che del suo doloroso passato. « Non l’ho mai vista, » ammise Neil, « In reaktá non penso di aver mai prestato molta attenzione al cielo o alle stelle mentre ero in fuga », « Nemmeno io e qui c'è troppo inquinamento luminoso per vederla ».

Rimasero nuovamente in silenzio e Andrew pensò che lo sarebbero rimasti finché non si fossero stancati e fossero rientrati ma poi Neil disse: « Andiamo in un posto dove possiamo vederla nella prossima pausa, solo io e te » e avvicinò le dita alle sue senza toccarle. « Va bene, » gli concesse Andrew, annullando la distanza delle loro mani ed intrecciando le dita con le sue mentre un piacevole calore gli invadeva il petto.

Chapter 16: Vanilla

Summary:

Giorno 16
PumpCOLORS: Vanilla

Chapter Text

Andrew si accese una sigaretta aspettando che Neil finisse di caricare gli ultimi scatoline nella Maserati; aveva smesso quasi del tutto di fumare ma a volte ne sentiva ancora il bisogno e il trasloco era uno di quei momenti.

Ci avevano messo del tempo per scegliere la casa giusta dove avrebbero iniziato a convivere. Neil non si intendeva molto di immobili quindi inizialmente aveva lasciato fare ad Andrew, ma il portiere aveva insistito per fare delle ricerche insieme e poi andare a vedere quelle che avrebbero scelto.
Non avevano molte pretese: doveva essere spaziosa e confortevole.

La casa che scelsero non era stata la loro prima scelta, eppure quando entrarono a vederla per la prima volta furono entrambi d'accordo sul fatto che fosse perfetta per loro: era una casa a due piani con una cucina ad angolo, un soggiorno spaziosop illuminato da un'ampia porta finestra, due camere da letto, due bagni e uno studio; le pareti erano di un caldo color vaniglia che faceva un bel contrasto coi mobili in mogano e fuori aveva un bel giardino.

Andrew non era un uomo a cui piaceva essere circondato dai colori tuttavia quelli tenui delle pareti e delle tende non gli dispiacquero anzi, gli davano una sensazione di calma. Gli bastò un'occhiata per capire che anche Neil se ne era innamorato.

« Questo è l’ultimo,» annunciò Neil chiudendo il bagagliaio per poi dirigersi nel posto del passeggero. Andrew spense la sigaretta sotto lo stivale e si sistemò con calma nel posto dip guida, rivolgendo un'ultima occhiata a Neil prima di accendere il motore e chiedergli: « Pronto? » anche se sapeva già la risposta. Neil mise la mano sopra la sua posizionata sopra la console centrale e rispose: « Penso di non essere mai stato così sicuro di qualcosa nella mia vita come andare a convivere con te Drew ». Con la coda dell’occhio vide il dolce sorriso che gli rivolse e si affrettò a immettersi nella strada. Il « Drogato » che gli uscì dalle labbra sarebbe sembrato freddo ad uno sconosciuto ma Andrew sapeva che Neil aveva colto l’affetto nelle sue parole perché gli strinse la mano una volta prima di lasciarlo andare e ridacchiò felicemente.

Nessuno dei due sapeva dove li avrebbe condotto il futuro; l’unica certezza è che sarebbero stati insieme.

Chapter 17: Anima

Summary:

Giorno 17
PumpINK: Anima

Notes:

Warning: riferimenti al passato di Andrew

Chapter Text

Andrew non era mai stato religioso nonostante alcune delle famiglie in cui era capitato lo fossero: aveva conosciuto solo sofferenza, dolore e umiliazione quando cercava solo di essere accettato e amato e dopo tutto quello che aveva subito credere in un dio misericordioso per lui era impossibile.

Andrew non aveva mai creduto in Dio o in tutte quelle sciocchezze religiose come il confessare i propri peccati e supplicare la salvezza della propria anima; eppure, con un borsone familiare in mano, mentre osservava un parcheggio vuoto che portava i segni della violenza appena avvenuta cercando tracce di ciocche castano ramate e occhi troppo blu avrebbe voluto farlo come faceva Renee e pregarlo, supplicarlo, di restituirgli Neil.

« Se sono stati loro a prenderlo allora è morto, » aveva sussurrato cupamente Kevin dopo aver visto il conto alla rovescia sul telefono di Neil e la chiamata con il prefisso di Baltimora

Neil doveva essere solo l’effetto collaterale dei suoi farmaci; un sogno irrealizzabile. Andrew non voleva niente, non desiderava niente e Neil era niente per lui e allora perché provava tutta quella rabbia: rabbia verso Kevin per avergli nascosto chi era Neil; verso Neil per aver rotto il loro accordo e comportarsi sempre da martire; rabbia verso se stesso per averglielo permesso, per non averlo protetto, per essersi permesso di desiderare qualcosa.

Se esiste un Dio di certo non aveva misericordia nè per Neil e nè per Andrew.

La suoneria del cellulare del coach distrusse la calma opprimente che regnava nel pullman e l'espressione sorpresa e speranzosa di Wymack catturò l’interesse di Andrew, scuotendo la sua apatia.

« Andiamo a Baltimora,» annunciò dopo aver concluso la chiamata lasciando tutte le volpi sorprese e in parte sollevate dal tono risoluto dell’uomo.

Andrew non si accorse di aver trattenuto il respiro fino a quel momento ma all'improvviso gli sembrò di riuscire a respirare liberamente per la prima volta e dopo molti tempo si permise di sperare: Neil era salvo, stava bene ed era al sicuro e loro stavano andando a riprenderselo.

Chapter 18: Celadon

Summary:

Giorno 18
PumpCOLORS: Celadon

Notes:

Warning: Accenni a Proust, Easthaven e a Neil dopo il Nido

Chapter Text

Ad Andrew erano sempre piaciute le sedute di terapia con Bee; non ne aveva mai saltata ne rimandata una ed era sempre felice di parlare con lei.

Dopo Easthaven le visite obbligatorie dalla psicologa si erano riditte ma non erano cessate ed Andrew ne era stato felice: non gli erano piaciuti molto gli psicologi di quel centro anche se, a parte Proust, si erano dimostrato tutti professionali e gentili e sinceramente per Andrew Betsy era l’unica ad avvicinarsi ad una figura materna e parlare con lei era un supporto emotivo insostituibile.

«Ciso Andrew è da un po' che non ci vediamo » Bee lo accolse con un saluto caloroso e un dolce sorriso mentre Andrew si accomodava sul divano. Era la prima volta che le parlava senza farmaci in circolo e inizialmente aveva avuto un po' di ansia nello scoprire se sarebbe cambiato qualcosa visto che era completamente se stesso; fu felice di constatare che trovava l'ambiente confortevole come al solito e la presenza di Bee confortante.

Accettò la sua cioccolata calda osservando la tazza celadon abbinata a quella di Bee che si abbinava perfettamente all'ambiente rassicurante che li circondava, riflettendo sulla domanda che gli aveva posto su come si sentisse, bevendo un lungo sorso prima di risponderle e iniziare a raccontarle del percorso alla clinica, di come si sentisse senza i farmaci ad annebbiargli la mente e, ovviamente, dell'aspetto in cui aveva ritrovato Neil: capelli castano ramati, occhi blu, un tatuaggio a sfregiargli lo zigomo e con ferite e lividi piuttosto gravi che gli avrebbero impedito di giocare per almeno un'altra settimana.

« È un sogno irrealizzabile con un disgustoso complesso da martire Bee, » aveva sbottato infine, ancora frustrato dalla conversazione avuta sul tetto con Neil e dalla sua sfacciataggine nell’affermare di voler guardare le spalle di Andrew anche a costo di farsi male invece di rifugiarsi dietro di lui e usarlo come scudo come facevano tutti. « Ti da fastidio che lui si sia esposto per te perché nessuno lo ha mai fatto prima e questa situazione ti mette a disagio, » commentò gentilmente Betsy. «Sono solo sorpreso dalla sua scarsa autoconservazione » ribattè Andrew, distogliendo lo sguardo e concentrandolo sulla tazza vuota ancora tra le sue mani. Bee canticchiò conorensiva e poi si apprestò a cambiare argomento con disinvoltura per alleggerire gli ultimi minuti a loro disposizione.

Quando si salutarono Andrew si sentì più rilassato come ogni volta che aveva una seduta con lei ma ancora piuttosto confuso su tutta la situazione che riguardava Neil; Bee gli suggerì di riflettere sulle sue sensazioni riguardo Neil in modo da poter approfondire la prossima volta se ne avesse avuto voglia e forse Andrew avrebbe prestato più attenzione al coniglio nei giorni successivi.

Si accese una sigaretta mentre aspettava che Nicky tornasse a prenderlo e lasciò che la sua mente si svuotasse, concentrandosi solo sul vento gelido che soffiava, sul sapore dolce della cioccolata che aveva ancora sulle labbra e sulla nicotina che gli riempiva i polmoni, lasciando che tutto il resto scomparisse.

Chapter 19: Forest green

Summary:

Giorno 19
PumpCOLORS: Forest green

Notes:

Warning: Spoiler sulla serie, morte canonica di un personaggio, abuso di alcol
Genere: Hurt/confort, angst

Chapter Text

Erano tutti riuniti nella stanza delle ragazze quando ricevettero la notizia: Riko Moriyana era morto e l'allenatore dei Ravens, Tetsuji Moriyana, si era dimesso.

Andrew non ne fu sorpresol: dopo le condizioni in cui aveva ridotto Jane, la scoperta da parte del preside della Edgar Allan su ciò che avveniva all’interno della squadra e la partita persa alla fine della quale Riko aveva cercato di colpire Neil con la racchettaz sommati a ciò che Neil gli aveva raccontato sulla famiglia principale e il suo incontro con Ichiroz era naturale che ci sarebbero state delle conseguenze.
Nemmeno Neil sembrò stupito anche se finse un sussulto per non destare sospetti sulla sua reazione indifferente, mentre le altre volpi rimasero scioccate dalla notizia; Kevin, com'era prevedibile, fu quello che la prese peggio di tutti: sussultò violentemente per poi chiudersi in un silenzio teso con lo sguardo perso nel vuoto, prima di alzarsi e barcollare verso la porta per poi uscire sbattendola dietro di sé.

Andrew si alzò per seguirlo, sicuro che lo avrebbe trovato nella loro stanza ad attaccarsi alla prima bottiglia di alcol disponibile, ma esitò e si voltò a guardare Neil rivolgendogli una domanda silenziosa a cui lui rispose: « Va da lui Andrew, ha bisogno di te in questo momento. Vi raggiungerò tra poco » con un piccolo sorriso tirato. Andrew rimase a fissare quei suoi occhi brillanti per un altro paio di secondi prima di annuire e fare un cenno di saluto per poi raggiungere Kevin.

Quando entrò nella stanza Kevin stava parlando al telefono in un francese fitto con la voce più acuta del solito. Andrew non capiva cosa stava dicendo ma gli bastò guardarlo per capire che non stava avendo una conversazione piacevole e che il suo interlocutore era sicuramente Jean. Quando riattaccò si lasciò scivolare a terra con una bottiglia di vodka stretta nella mano destra e gli occhi verde bosco che luccicavano di lacrime non versate.

Andrew si sedette sul divano difronte a lui e lo osservò mentre si attaccava alla bottiglia fino a svuotarne metà del contenuto. « So cosa pensi, » la voce di Kevin uscì roca rompendo il silenzio,
« Riko era uno stronzo con un ego smisurato che ha fatto ripetutamente del male a me Jean e Neil ma non è sempre stato così » continuò tirando su col naso, « Il Riko che ho conosciuto e con cui sono cresciuto era appassionato e felice e mi ha fatto innamorare di exy. Era il migliore e lo rispettavo ma col tempo per lui non fu abbastanza: voleva essere riconosciuto da suo padre e da suo fratello e la passione è diventata ossessione e frustrazione e la frustrazione è diventata violenza; i metodi del master e la gestione dei Ravens hanno solo alimentato la sua oscurità » bevve un'altra generosa sorsata di vodka e finalmente alzò lo sguardo verso Andrew che era rimasto immobilead ascoltarlo in silenzio. «Non capisco perché dopo tutto quello che ha fatto tu lo stia ancora giustificando » commentò infine, « Perché nonostante tutto era come un fratello per me, anche dopo il male che mi ha fatto, anche dopo aver rotto la mia dannata mano! » rispose Kevin quasi urlando con una rabbia che Andrew non sapeva se fosse rivolta a lui a se stesso o a Riko, «Lui era come un fratello per me Andrew e adesso è morto…» sussurrò con la voce spezzata e le lacrime che gli bagnavano il viso; le asciugò bruscamente con il braccio e poi sbottò: « Riko è morto e nello stesso momento il master si è dimesso, che coincidenza vero? Suicidio hanno detto, suicidio… certo, come se fosse mai stato così facile » scoppiando in una risata isterica che sfumò divenendo singhiozzi disperati.

Andrew non capiva quello che stava provando Kevin e non avrebbe finto di farlo né lo avrebbe consolato ma sarebbe rimasto lì e alla fine, quando l'alcol o la stanchezza avrebbero avuto la meglio, avrebbe raccolto i pezzi e lo avrebbe aiutato a rimettersi insieme, trascinandolo a letto nella migliore delle ipotesi o suostenendogli la testa mentre vomitava nella peggiore; era l’unica cosa che poteva e sapeva fare.

Ore dopo, con Kevin che giaceva svenuto sotto le coperte e Andrew ancora sveglio che fissava il soffitto, sentì la porta aprirsi e chiudersi e poi la figura familiare di Neil avvicinarsi di soppiatto verso di lui aspettando che Andrew annuisse e scostasse le coperte rannicchiandosi verso il muro prima di infilarsi con lui nel letto. « Come stá?» gli chiese in un sussurrò guardandolo negli occhi stanchi, « Stará bene » rispose sinceramente. Neil annuì e chiese « Si o no?». Andrew non ebbe bisogno di chiedere a cosa sivriferisse avendolo intuito dal suo sguardo e disse solo: « Si » lasciando che Neil si rannicchiasse accanto a lui con la testa posata a pochi centimetri dalla sua spalla. Chiuse gli occhi e si lasciò andare alla stanchezza rassicurato dal calore e dal respiro di Neil accanto a lui e dalla sicurezza che la sua famiglia stava bene e che lo sarebbe stata anche in futuro.

Chapter 20: Odore

Summary:

Giorno 20
PumpNIGHT: Odore

Chapter Text

L’ultimo anno di Andrew era trascorso più velocemente di quanto si aspettava; un battito di ciglia e la stagione exy era fenita e lui si accingeva a dare il suo ultimo esame.

La laurea era vicina, Andrew aveva già firmato un contratto con una squadra professionista e cercato un appartamento in cui trasferirsi, e con essa anche la separazione da Aaron e soprattutto da Neil

L'attaccante aveva sofferto per la partenza delle ragazze due anni prima e per quella di Matt l’anno precedente; il suo quinto anno lo avrebbe passato a destreggiarsi tra l’essere il capitano dei Foxes, gestire le nuove reclute e cercare di laurearsi e avrebbe dovuto farlo per la prima volta da solo, anche se avrebbe avuto il coach e Abby ad aiutarlo, e Andrew era leggermente preoccupato di come questi cambiamenti avrebbero influito su di lui. Neil non aveva fatto alcun commento a riguardo ma negli ultimi giorni sembrava nervoso e la causa era sicuramente l’imminente separazione da Andrew.

Quella sera lui e Neil salirono sul tetto della Fox Tower come avevano iniziato a fare ogni sera per passare un po' di tempo da soli a condividere sigarette e segreti o immersi in un silenzio confortevole. Andrew accese due sigarette mettendosene una tra le labbra e passando l'altra a Neil che la accettò con un sorriso. Era una delle ultime notti che potevano passare insieme da soli e entrambi sembravano agitato ma l'odore della nicotina era utile per calmare i nervi di Neil e schiarire la sua mente.

« Non riesco ancora a credere che la stagione sia finita, » commentò Neil incapace di rimanere in silenzio, « Il prossimo anno tu non ci sarai e io sarò da solo a tenere in riga quelle teste calde e a gestire le matricole, sarà un inferno » continuò cercando di smorzare la tensione con una risatina mentre il suo sguardo vagava ovunque tranne che su Andrew, cosa di cui il portiere si accorse subito ma non commentò. Il silenzio calò di nuovo ma fu Andrew quella volta a romperlo: « Presto me ne andrò ma non sarò dall'altra parte del mondo, ci sono sempre gli aerei anche se non mi piace volare e potrai sfruttare a pieno il telefono che ti ho dato » disse e poi aggiunse perché sapeva quanto il suo drogato potesse essere davvero un idiota a volte: « Non solo per le chiamate di emergenza. Verrai ad aiutarmi col trasloco durante le vacanze estive e ti darò una chiave, inoltre non mi importa di che ora sia o che giorno della settimana se succede qualcosa, qualunque cosa, tu mi chiamerai e io risponderò e la affronteremo insieme ».
Neil finalmente posò i suoi occhi su di lui e lo fissò intensamente come faceva sempre e Andrew dovette reprimere l’impulso di ordinargli di smetterla. « Ho smesso di scappare » gli ricordò e Andrew sbuffò una nuvola di fumo prima di commentare: « Si ma sappiamo entrambi che a volte la tua testa ragiona ancora come quella di un coniglio in fuga » ricordandogli quanto una brutta giornata o un incubo particolarmente vivido innescassero il suo bisogno di correre o rifugiarsi in un angolo sicuro. A chiunque altro il tono di Andrew sarebbe sembrato duro ma sapeva che Neil capiva che non c'era cattiveria o fastidio nelle sue parole ma sincera preoccupazione. « Va bene, prometto che ti chiamerò anche solo per farmi dare dell’idiota per le mie paranoie ma tu dovrai fare lo stesso, promettimi che mi chiamerai anche solo se stai attraversando una brutta giornata » rispose infine Neil continuando a fissarlo mentre la sua sigaretta si spegneva dimentucata tra le sue dita.

Andrew non gli rispose, spegnendo la sigaretta e gettandola oltre il bordo per poi voltarsi verso di lui e chiedergli: « Sì o no ?», « Si Andrew, con te è sempre sì ». Andrew lo attirò a sé strattonando il colletto della sua felpa e scontrò le loro labbra in un bacio rude ed esigente considerandolo una risposta migliore di qualunque parola.

Lui e Neil avrebbero avuto una relazione a distanza; Andrew sapeva che non sarebbe stato facile ma ci aveva riflettuto e ne aveva parlato varie volte anche con Bee e lei gli aveva dato pieno sostegno e consigli utili.
Non sapeva come sarebbero andate le cose ma voleva provarci perché aveva rischiato di perderlo una volta e si era ripromesso di non permettere che accadesse mai più.

Andrew aveva sempre sostenuto di non volere nulla e poi era arrivato Neil e per la prima volta lui aveva desiderato qualcosa, qualcuno, e quel qualcuno lo aveva scelto e continuava a farlo avendo totale fiducia in lui, quindi almeno poteva provare a dare fiducia a Neil e al Nulla che avevano e fare del suo meglio perché durasse il più a lungo possibile e forse anche ad essere felice.

Chapter 21: Teal

Summary:

Giorno 21
PumpCOLORS: Teal

Chapter Text

Andrew aveva iniziato la giornata maledicendosi di essersi alzato dal letto quella mattina: aveva dovuto lottare contro un Neil visibilmente influenzato che insisteva di poter andare ad allenarsi senza troppi problemi se avesse preso le medicine, riuscendo faticisamente a farlo desistere e rimanere a letto; poi aveva quasi minacciato Kevin quando si era lamentato della situazione, insistendo che almeno Andrew dovesse andare ad allenarsi, come se Andrew potesse fidarsi a lasciare il drogato da solo a prendersi cura di sé stesso, sbattendolo in fine fuori dal dormitorio insieme al suo borsone di allenamento.

Era già esausto e non aveva ancora nemmeno bevuto il suo caffè mattutino né fumato una sigaretta.

Si avvicinò a Neil che tremava sotto il mucchio di coperte e lo fissava con gli occhi blu lucidi per la febbre e gli sfilò il termometro che gli aveva precedentemente infilato in bocca, verificando i suoi sospetti che il coniglio avesse la febbre alta. « Resta fermo qui,»gli intimo sparendo in cucina per poi ritornare con un impacco di ghiaccio che gli posò delicatamente sulla fronte ricevendo un mugolio di approvazione e splievo. « Mando un messaggio ad Abby per chiederle quali medicine devi prendere e ti preparo qualcosa di caldo » gli disse quando fu sicuro che Neil fosse a posto per il momento. « Grazie,» sussurrò dolcemente Neil e Andrew spari di nuovo in cucina per farsi un caffè e mettere su l'acqua per il tè di Neil.

Prese il barattolo con le foglie di tè che lo zio di Neil gli aveva spedito dall'Inghilterra sapendo che era il suo preferito e ne mise un cucchiaino nel bollitore quando l'acqua fu della temperatura giusta. Bevve il suo café con abbondante panna e zucchero e sgranocchiò una barretta al cioccolato fissando in silenzio il colore delle foglie di tè in infusione fino a che non trascorsero cinque minuti, poi lo filtro con un colino nella tazza preferita di Neil senza aggiungere zucchero o latte e si mise a tagliare della frutta in piccoli pezzi.

Quando entrò nella camera da letto Neil sembrava essersi addormentato. Andrew posò la tazza e il piattino di frutta sulla scrivania e chiamò il suo nome a voce alta per svegliarlo. Gli occhi di Neil si aprirono di scatto e sbatte le palpebre un paio di volte prima di concentrarsi su di lui.
« Colazione, » disse Andrew e lo aiutò a sedersi contro la testiera del letto avendo cura di mettergli un cuscino dietro la schiena. Quando si fu sistemato gli porse la tazza. « È l’earl grey che ti ha spedito tuo zio, » gli disse anche se forse Neil lo aveva già intuito dal profumo di bergamotto, « E ti ho portato anche un po' di frutta. Devi mangiare qualcosa prima di prendere le medicine » aggiunse. «Grazie Andrew, » gli disse con voce impastata prima di iniziare a bere il suo tè a piccoli sorsi sembrando rilassarsi mentre il liquido caldo lo scaldava e leniva la sua gola secca.

Stava ancora tremando quando riconsegnò la tazza vuota ad Andrew quindi il portiere decise di aiutarlo con la frutta imboccandolo con la forchetta. Neil ingoio solo qualche boccone prima di scuotere la testa dicendogli di non avere più appetito; Abby si era raccomandata di farlo mangiare ma Andrew non avrebbe insistito e mise via la frutta per un secondo momento, sostituendola con un bicchiere d'acqua e un paio di pillole che Neil ingoio senza fare storie.

« Come ti senti? » gli chiese quando Neil fu di nuovo steso sotto le coperte e con un nuovo impacco di ghiaccio sopra la fronte, « Come se fossi stato travolto da un’intera squadra exy, » rispose guardando Andrew con sguardo esausto mentre il portiere sbuffava per il riferimento all’exy, « Il tè ha aiutato però e anche la frutta » aggiunse regalandogli un piccolo sorriso. « Drogato. Dormi e lascia che le medicine facciano effetto » gli disse Andrew ma non si alzò dal bordo del letto dove si era seduto. Neil canticchiò affermativamente e chiuse gli occhi abbandonandosi al sonno. Andrew rimase ad osservare il suo viso rilassato nel sonno e ad ascoltando il suono del suo respiro regolare vegliando il suo riposo.

Chapter 22: Urlo

Summary:

Giorno 23
PumpINK: Urlo

Chapter Text

Kevin aveva dato il peggio di sé durante l'allenamento quel giorno e le cose non erano migliorate quella sera, quindi sia Andrew che Neil erano rientrati nel dormitorio con l’unico desiderio di crollare nei rispettivi letti e restarci fino al giorno successivo.

La notte era tranquilla e il dormitorio silenzioso a parte il solito russare di Kevin; Andrew stava dormendo serenamente quando un urlo lo fece svegliare di soprassalto. Sbatté le pappe ancora intontito dal sonno e si guardò intorno ma un nuovo urlo seguito da un gemito ruppe di nuovo il silenzio togliendogli ogni dubbio su cosa stesse succedendo.

Si avvicinò al letto a castello e alzò lo sguardo per vedere Neil contorcersi tra le coperte aggrovigliate attorno alle gambe e col viso sofferente rigato di lacrime. « Neil, » lo chiamò senza toccarlo pensando che se fosse stato svegliato da un tocco improvviso sarebbe stato peggio; non ottenendo risposta provò ancora: « Abram » un po' più forte. L’uso del suo secondo nome sembrò avere effetto: Neil spalancò gli occhi pieni di terrore e quando vide Andrew fece un movimento brusco non riconoscendolo e il portiere dovette afferrarlo per una spalla e spingerlo contro il materasso per evitargli di cadere, sussurrandogli: « Abram va tutto bene, sei al sicuro a Palmetto. Era solo un incubo ». « Andrew, » singhiozzò Neil riconoscendolo finalmente e rilassandosi sotto la mano di Andrew che allentò la presa quando fu sicuro che l’attaccante non correva più il rischio di farsi male involontariamente. « Va tutto bene, » ripeté Andrew vedendo il corpo di Neil ancora tremante, anche se aveva smesso di singhiozzare, « Non sei più nel nido. Tuo padre è morto. Riko è morto. Non sei più da solo e in fuga » aggiunse e Neil annuì ad ogni parola calmando gradualmente il respiro ancora accelerato come il suo cuore.

Quando si fu calmato del tutto Andrew gli fece cenno di seguirlo in cucina dove riempì un bicchiere d'acqua e glielo porse. Si sedettero sul divano e lui accese la TV abbassando il volume al minimo mentre Neil sorseggiava la sua acqua in silenzio. Rimasero ad osservare lo schermo per un po' avvolti dal basso ronzio del programma a cui nessuno dei due stava prestando attenzione finché Neil disse: « Adesso sto meglio Andare, grazie » con affetto nella voce stanca. Andrew annuì e spende la TV poi si diresse nuovamente nella camera da letto seguito da Neil e con un cenno indicò il proprio letto in un invito silenzioso a cui Neil acconsentì immediatamente.

Coricati sotto le coperte uno accanto all’altro Neil sembrò più calmo e rilassato di prima. « Puoi appoggiarti a me, dalla vita in su » gli concesse e l’attaccante non perse tempo a sistemarsi comodamente con la guancia premuta contro il suo collo.

La vicinanza di Neil non lo turbò e nemmeno sentìre il suo calore addosso; chiuse gli occhi e attese finché non sentì Neil cedere al sonno prima di fare altrettanto.

Chapter 23: Midnight

Summary:

Giorno 24
PumpCOLORS: Midnight

Chapter Text

Era arrivato l’evento Exy che i Foxes aspettavano di meno: il banchetto di natale del IRC.

Ogni anno succedeva qualcosa di spiacevole e i Ravens erano sempre stati coinvolti, ma Andrew pensò che quella volta sarebbe stato diverso: Kevin non sembrava più sconvolto mentre notava il pullman dei Ravens nel parcheggio; Neil non era più un fuggitivo che si nascondeva dietro un un nome falso, lenti a contatto marroni e tinta per capelli; non ci sarebbe stato nessun Riko Moriyana a guardarli con sdegno e superiorità e a lanciargli insulti e minacce dietro; in cambio però avevano un gruppo di matricole problematiche da gestire.

Si cambiò velocemente indossando lo stesso abito elegante degli anni precedenti e rimase nel corridoio in attesa di Neil. Non si aspettava molto dal suo abbigliamento ma quando lo vide uscire con un completo color mezzanotte che metteva in risalto i suoi occhi blu e i suoi capelli ramati Andrew non riuscì a distogliere lo sguardo; probabilmente avrebbe dovuto ringraziare Allison per i suoi ottimi consigli e per aver trascinato Neil con lei a fare shopping.

« Stai fissando, » lo prese in giro Neil usando la sua solita frecciatina contro di lui,l guardandolo a sua volta con uno sguardo compiaciuto anche se le sue guance tradivano la sua spavalderia spolverate di un rosa acceso. « Stai zitto e sbrigati, ci stanno aspettando » disse voltandoglii le spalle e incamminandosi con Neil che si affrettava a mettersi accanto a lui mentre entravano insieme alla loro squadra nel campo allestiti per il banchetto, se raggiungendo il loro tavolo senza intoppi.

La cena trascorse tranquillamente con solo un paio di battibecchi tra le matricole che vennero placati da Neil e dalle occhiate omicide del coach che minacciavano silenziosamente una punizione che non sarebbe piaciuta a nessuno durante il successivo allenamento.

I Ravens erano sempre altezzosi e inquietanti nei loro vestiti e atteggiamenti identici, ma senza Riko e l'allenatore Moriyama erano pressoché innocui.

Dopo la cena i giocatori si dispersero per il campo, chi sulla pista da ballo e chi a chiacchierare tra di loro.
Andrew si era diretto al bar per farsi versare un bicchiere di whisky che sorseggiò osservando distrattamente la gente intorno a sé finché il suo sguardo non fu catturato da Neil che chiacchierava con Jean insieme a Kevin; l’ex Ravens aveva un aspetto migliore rispetto a un anno prima, segno che Kevin avesse fatto la scelta giusta convincendolo a unirsi ai Trojans. Ad Andrew non importava molto del francese ora che non era più una minaccia e non capiva come Neil si fosse affezionato a quel uomo nel poco tempo passato insieme nel Nido e forse, in un angolo profondo della propria anima, era leggermente geloso di quel sorriso genuino che aveva mentre parlava con lui con gli occhi che scintillavano di divertimento, ma di certo non lo avrebbe mai ammesso

Neil sembrò percepire il suo sguardo perché si voltò nella sua direzione e i loro sguardi si incrociarono per un istante prima che si voltasse di nuovo e scambiasse un altro paio di parole coi due giocatori per poi voltarsi e camminare verso di lui. « Pausa sigaretta? » suggerì quando gli fu accanto. Andrew annuì e bevve l’ultimo sorso di whisky prima di posare il bicchiere e dirigersi verso le tribune in un angolo appartato dove non avrebbero dato fastidio e non sarebbero stati disturbati. Tirò fuori due sigarette dal pacchetto che aveva in tasca e le accese, porgendone una a Neil che la prese con un sorriso.

Fuori dalla ressa di giocatori l’aria sembrò essere più fredda e le giacche eleganti non servivano molto a scaldarli ma ad Andrew non importava mentre fumavano l’uno accanto all’altro con lo sguardo rivolto al cielo notturno. « Questa serata è trascorsa sorprendentemente senza incidenti è davvero strano, » commentò Neil « Noioso. La serata non è ancora finita comunque » rispose apatico come al solito anche se non gli dispiaceva non doversi più guardare le spalle aspettandosi qualche ripercussione dai Ravens, o fare da guardia del corpo ad un Kevin che per superare le sue paure si attaccava ad una bottiglia, o aspettarsi di vedere Neil scomparire da un momento all'altro per poi scoprire che era fuggito chissà dove.

« Si o no? » chiese Neil dustogkrndolo dai suoi pensieri mentre entrambi avevano consumato la propria sigaretta, « Si » rispose e si voltò verso di lui, avvicinandosi e prendendogli le mani, portandole verso il suo viso in un chiaro invito. Neil gli prese il viso tra le mani e lo baciò lentamente, sfiorandogli le labbra con la lingua; Andrew le dischiuse e lasciò che il bacio divenisse più profondo mentre le loro lingue si intrecciavano e il sapore del whisky si mescolava a quello dolce della bocca di Neil.

Si separarono e rimasero ad osservarsi in silenzio godendosi quell'intimità tranquilla fino a che il rumore di uno schianto e di urla non li fece voltare verso il centro del campo dove alcune delle loro matricole si stavano azzuffando. Neil sospirò alzando gli occhi al cielo esasperato e commento: « Forse dovrei solo ignorarli e lasciare che si facciano fuori a vicenda », « Avanti capitano vai a fare il tuo dovere, se si infortunano Kevin non finita di lemrntarsene » gli rispose con una punta di divertimento che sapeva che l'attaccante avrebbe colto.

Neil sbuffò infastidito prima di correre velocemente a separarli mentre Kevin andava a chiamare il coach e Andrew li osservava pronto a dare una mano a Neil se le cose si fossero messe male ma intenzionato a godersi la scena di Jack che veniva ripreso dal suo capitano e il suo allenatore davanti a tutti i giocatori che si erano voltati a guardare, con profonda soddisfazione.

Chapter 24: Mostro

Summary:

Giorno 25
Prompt extra: Mostro

Chapter Text

Andrew era abituato a sentirsi chiamare mostro fin dal liceo e non gli importava: era violento, diffidente e apparentemente privo di emozioni ma a lui andava bene così perché essere un mostro era la sua corazza contro un mondo in cui i veri mostri gli avevano tolto speranze e sogni e lo avevano ferito innumerevoli volte fino al punto in cui riusciva a trovare sollievo solo con la lama di un coltello sulla sua pelle candida che la macchiava di strisce cremisi.

Nessuno capiva Andrew, nemmeno il suo gemello e suo cugino, ma Andrew non voleva essere capito, compatito, giustificato; a lui bastava proteggere la sua famiglia anche se per farlo aveva dovuto usare metodi non convenzionali e violenti e in cambio non aveva ricevuto gratitudine ma odio e timore.

Betsy fu la prima persona adulta a guadagnarsi la fiducia di Andrew, e la prima psicologa che decise di frequentare volentieri, rispettando i suoi no senza insistere e facendolo sentire al sicuro durante le loro sedute; Wymack fu inaspettatamente il secondo: accolse le richieste di Andrew di far entrare nella squadra anche Aaron e Nicky, di procurargli alcol a volontà se avesse giocato e, soprattutto, gli concesse di non assumere farmaci durante le partite. La schiettezza burbera dell’uomo e le sue sincere intenzioni conquistarono in qualche modo Andrew tanto da intrufolarsi nel suo appartamento in cerca di alcol e tranquillità quando ne sentiva il bisogno senza mai essere cacciato via e lasciava che l’uomo si avvicinasse a lui anche quando l'astinenza lo rendeva vulnerabile senza nessun timore che gli avrebbe fatto del male o sì sarebbe approfittato di lui.

 

L’,interesse di Kevin verso di lui non fu inaspettato, ma la sua cieca fiducia quando entrambi si ritrovarono nei Foxes nel momento peggiore e più vulnerabile dell'ex Ravens si. Fu la seconda persona con cui strinse un accordo e la terza che aiutò ma, in confronto a Aaron e Nicky, Kevin aveva accettato i suoi metodi e aveva espresso la sua gratitudine più volte, facendogli anche una promessa: gli avrebbe dato qualcosa per cui andare avanti; si riferiva all’exy ma gli diede più di uno sport a cui appassionarsi perché inconsapevolmente gli diede la possibilità di avere anche Neil.

 

Neil Josten: un uomo anonimo con un aspetto anonimo; un giocattolo interessante; un bugiardo che nascondeva occhi freddi come il ghiaccio, capelli ramati e troppe cicatrici sotto vestiti larghi e sbiaditi; un fuggitivo che controllava ogni via di fuga possibile ed era sempre pronto a scappare come un coniglio; l’effetto collaterale dei suoi farmaci che divenne in realtà un sogno irrealizzabile.

Neil era il primo che si appoggiava a lui come se fosse un muro infrangibile e che lo guardava con così tanta fiducia e comprensione, come se Andrew fosse la risposta alle sue domande, da fargli male; era il primo che si era immolata come un dannato martire per lui e che, nonostante la paura e il dolore che gli era stato inflitto, gli aveva detto che si sarebbe sempre esposto per proteggere Andrew perché perderlo era peggio che farsi ferire.

Neil era un idiota che non dondolava ma per qualche motivo divenne attratto solo da Andrew; rispettava i suoi no e non lo toccava se non gli era prima concesso tenendo ostinatamente le mani dietro la schiena quando Andrew lo baciava premuto contro un muro o sul pavimento del tetto della Fox Tower.

Andrew lo odiava così tanto e glielo diceva continuamente ma in realtà era una bugia che entrambi avevano smascherato da tempo ma che nessuno dei due voleva correggere perché “amore”, non era il sentimento giusto a rappresentare ciò che provano l'uno per l'altro: un sentimento intenso, violento, bruciante ma così rassicurante e giusto.

Andrew era considerato un mostro da tutti ma non da Neil, perché anche lui aveva visto l'aspetto dei veri mostri e non avrebbe mai scambiato uno di loro per Andrew, non si sarebbe mai ritratto dal tocco di Andrew come aveva fatto col loro né si sarebbe aspettato dolore da Andrewz neanche quando gli mordeva le labbra durante un bacio particolarmente intenso o gli strattonava i capelli in un momento profondamente intimo.

Neil era la casa di Andrew come Andrew era la casa di Nei; entrambi avrebbero difeso l'altro con ogni mezzo a loro disposizione senza prestare importanza a cosa gli altri avrebbero pensato di loro o a come li avrebbero chiamati perché essere insieme, al sicuro e amati era tutto ciò che contava.